MEMORY BOX
MEMORY BOX Sasha Zelenkevich
“L’UOMO DI BUONA MEMORIA NULLA RICORDA, PERCHE’ NULLA DIMENTICA” Samuel Bechett
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a memoria è una funzione della psiche volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante un’esperienza. Non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria. Anche nel suo significato più ampio mantiene la sua indispensabilità a un processo lavorativo o conoscitivo, pensiamo alle RAM (RandomAccess Memory), o alle impronte fossili (memoria di un fenomeno), alle ombre lasciate a Hiro-
shima o nella ”Zona di interdizione”. La memoria è indispensabile alla sopravvivenza degli esseri viventi, alla loro eventuale evoluzione, ma è uno strumento meravigliosamente fallace e complesso. Proprio in questo è il suo fascino. I ricordi che dormono in noi tendono a cancellarsi con gli anni, si modificano e si accrescono incorporando lineamenti estranei. Un ricordo troppo spesso evocato tende a fissarsi in uno stereotipo che si instal-
la al posto del ricordo grezzo e cresce a sue spese. La memoria si confonde con i desideri e i miti personali e diventa non obiettiva, ma decisamente più interessante quando viene filtrata dall’io profondo. La memoria quindi, da funzione vitale atta al semplice ricordo, alla rielaborazione dello stesso a uso evolutivo e di apprendimento, diventa altra cosa. Acquista la capacità di portare al livello di coscienza la parte profonda, di trasportare,
come una tracimazione nel suo percorso, tutto il vissuto, pezzi di vita, rancori, paure e piaceri di ognuno. La memoria personale diventa, quando descritta, un accrescimento per il fruitore, che a volte la fa in parte sua unendola e trasformandola a sua volta... una sorta di memoria collettiva che continua a essere vissuta come un fatto unico e personale. Lo stesso identico evento è ricordato con poche similitudini, che con il tempo diminui-
scono, arricchendosi sempre più di particolari non inerenti, ma decisamente più interessati e personali. In ogni caso, la memoria appare inscindibilmente connessa con ogni altro tipo di attività mentale e intellettuale, in quanto da un lato è un fattore di organizzazione e di sistematizzazione dei dati, che vengono forniti e dall’altro, proprio nel ripresentare questi dati, fornisce ulteriori elaborazioni ed esperienze a questi connesse.
MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE
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n breve, ci sono due meccanismi di immagazzinamento, uno per la memoria a breve termine (MBT) e uno per la memoria a lungo termine (MLT): possiamo paragonare il primo alle RAM e le seconde a un hard disk.Nella memoria temporanea si verifica un rapido deterioramento delle informazioni, mentre la memoria a lungo termine conserva le informazioni in modo sostanzialmente stabile. L’insieme dei dati e il complesso delle infor-
mazioni presenti in ogni istante nella memoria a breve termine viene detto “cuscinetto di ripetizione”. L’informazione, se non ripetuta, viene conservata nel cuscinetto finché non è trasferita nella memoria a lungo termine o finché non viene rimpiazzata da una nuova. La memoria a lungo termine si considera virtualmente illimitata, ma la riattivazione di un’informazione può essere un atto molto complesso.
OBLIO
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a rievocazione immediata di un’informazione può mancare perché non è stata trasmessa alla memoria a lungo termine. La rievocazione di un’informazione della memoria a lungo termine può quindi essere priva di informazioni per una mancanza completa di dati che impedisce la messa a fuoco. Alcuni ricordi appaiono rimossi: tali ricordi sono inaccessibili perché la loro presenza sarebbe inaccettabile per il soggetto a causa dell’ansia
o dei sentimenti di colpa che potrebbero attivare, in altre parole il subconscio evita che le associazioni necessarie si formino. oblio è la dimenticanza non temporanea, non dovuto a distrazione o perdita temporanea di memoria, ma è uno stato più o meno duraturo, caratterizato da scomparsa o sospensione del ricordo con un particolare accento allo stato di abbandono del pensiero, della volontà e del sentimento.
MEMORY BOX
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l progetto Memory Box nasce agli inizi del 2011 da un’idea della stessa Sasha Zelenkevich e Massimo Nicotra. Questo progetto prevedeva la costruzione di un’opera in divenire di circa 200 moduli (rigorosamente di cm 16x17 con altezze variabili dai 2 agli 8 cm), in seguito elevato a 1.000. Le opere sarebbero state costruite in un arco di tempo non dato ed esposte in varie riprese con una mostra conclusiva che le avrebbe riu-
nite. Ogni pezzo viene studiato separatamente dall’altro e non costruito per accostamento, la necessità di considerare ogni modulo un’opera a se è vitale ed indispensabile. Non esiste una disposizione data, i moduli possono essere a parete, messi a terra o posizionati a varie distanze, vengono esposti con un minimo di 50 pezzi. Essendo costruiti in un lasso di tempo lungo risentono dei cambiamenti e delle evoluzioni del costruttore. Intenzione di
questa operazione non è valorizzare la memoria o il ricordo, il progetto è ben lontano da dare logiche del genere, si è semplicemente trovato interessante il processo dell’oblio, del rifiuto della memoria, e del riaffiorare, allontanandolo però dal personale o dal semplice ricordo e lasciandone solo il meccanismo, la parte più filosofica ed eterea. Quindi non scatole di memoria personale o collettiva, ma scatole che fomentino il meccanismo, che am-
plifichino quell’attimo lunghissimo che passa tra il riaffiorare e il conscio, un’esaltazione della meccanica del ricordo. Allo stesso tempo, Sasha, che chiama amorevolmente questi moduli legnetti, afferma che sono le pagine del suo taccuino, che in questo progetto proprio per il sistema di costruzione, sta creando i suoi appunti, che gettano le basi per la “Zona di alienazione”. Un progetto vivo dunque che prende come pretesto la memoria per
svilupparsi in più rami sia per il fruitore sia per l’artista, rami che non sempre si incontrano, ma che si stimolano a vicenda in questa ipotesi di lavoro. Una memoria non sterile quella di Sasha Zelenkevich, che proprio in virtù di questa sua potenza e prepotenza vitale è in grado di parlare al futuro, accarezzando l’oblio.
Massimo Nicotra
Каб плыў судоў уратавальных дым, А родны край знікаў навекі ў хвалях, Я б лепей згінуў з ім, з яго апошнім жалем, Як жыў і мучыўся бязмерна - з ім. Новая Атлантыда (1982) 1
ZONA D’ALIENAZIONE
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zona d’alienazione intorno al reattore nucleare che ha ceduto. Un’ampia area in un raggio di 30 chilometri fu evacuata dei suoi abitanti, ed un’area ancor più grande fu interessata dall’inquinamento nucleare. Morirono o soffrirono malattie croniche decine di migliaia di persone, fu devastato un immenso territorio di bellezze naturali e fiorente agricoltura. Gli effetti di questa catastrofe si sarebbero Dopo Chernobyl il termi- sentiti per molti decenni. ne “Zona” ha acquistato La Belarus fu una delle un nuovo significato: la due Repubbliche Sovienche prima del disastro di Chernobyl “Zona” era una parola ben consolidata nel vocabolario sovietico. La Zona si riferiva ai gulag, a quella rete di campi di lavoro dove hanno patito milioni di cittadini sovietici. Sergei Dovlatov intitolò un suo racconto su una guardia di campo “Zona”, rappresentando l’irrazionale orrore della vita in quel sistema di lavori forzati.
tiche che più soffrirono gli effetti della “Zona”. l’altra è l’Ucraina. Migliaia di bielorussi furono costretti a lavorare nei pressi e dentro la “Zona” e tra loro molti tra i giovani più dotati del paese, ingeneri, fisici, ricercatori . A causa dei venti e piogge la ricaduta radioattiva ha riguardato prevalentemente la Belarus sud-orientale più di ogni altra regione. Senza dubbio la Belarus è l’unica ex-repubblica sovietica in cui l’eredità della “Zona” si sente ancor oggi in modo diretto
e spesso inquietante. La metafora si può applicare all’intero paese. Per molti la Belarus è diventata una grande zona d’alienazione: il punto di partenza di un esodo di massa verso altri paesi europei, un posto dove le regole comuni della vita moderna europea sembrano non potersi applicare. A sette decadi di governo sovietico succedette una dittatura autoritaria, e in tempi recenti il termine la “Zona” prende un senso più letterale: la gente continua a scomparire nel mezzo
della notte o è mandata in colonie penali per aver espresso il suo dissenso nei confronti del regime. I monumenti a Lenin e Dzerzhinsky riempiono il paesaggio, glorificando i crimini dei leader passati mentre la gente continua ad essere derubata e oppressa dal loro stesso stato. Quando il grande autore bielorusso Uladzimir Karatkevich (19301984) scrisse della sua “infinita sofferenza” nel suo amato paese natio, aveva in mente la distruzione sistematica
della cultura nazionale che è stata perpetrata non solo durante la sua vita ma anche nei secoli precedenti, caratterizzati dalla continua occupazione da parte di potenze straniere. In ogni paese distrutto uno dei compiti più urgenti per i sopravvissuti è di dare testi-
monianza della sofferenza e trovare un senso per il tragico passato e il difficile presente. La memoria dev’essere preservata per poter costruire il futuro. Ma malgrado questo Karatkevich si disperava, nella sua visione le barche di soccorso in missione per salvare le
1. Dovesse comparire il fumo delle navi di soccorso, e la mia terra natale scomparire per sempre sotto le onde, preferirei perire con lei, insieme nell’ultima sua miseria, come ho vissuto e sofferto infinitamente - con lei. Uladzimir Karatkevich, “Nuova Atlantide
loro vite arrivano troppo tardi. Nella “Zona d’Alienazione” anche l’artista deve piangere per la morte della memoria.
Simon M. Lewis University off Cambridge Traduzione di: Alessandro Baito
Catalogo a cura di Massimo Nicotra Grafica Alessandra Ascrizzi, Alice Mauro Chiaia Contatti Basement Projet Room +39 3292753063 basementprojectroom@gmail.com http://www.basementprojectroom.blogspot.it http://www.facebook.com/basementprojectroom Sasha Zelenkevich - sashazelenkevich@gmail.com Si ringrazia: Alessandro Di Gregorio, Associazione il Quadrato, Galleria Zamenhof, CGROUP.