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La Benedizione di Scegliere Dio sopra Ogni Cosa Dottor U. Suma Rao
FORUM DEGLI EX STUDENTI
LA BENEDIZIONE DI SCEGLIERE DIO SOPRA OGNI COSA
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DOTTORESSA U. SUMA RAO
AVEVO APPENA QUATTRO ANNI quando venimmo a sapere di Swami. A quel tempo, mio padre lavorava per una prestigiosa istituzione: il NITIE (National Institute of Industrial Engineering). Era ovvio che desiderava trasferirsi a Parthi perché, ogni volta che andava da Swami, Gli chiedeva se e quando poteva trasferirsi. Alla fine, venne a conoscenza di una possibilità, quando l’SSSIHL stava per iniziare il suo programma MBA. Gli venne in mente che, se avesse indirizzato la sua carriera dall’industria all’insegnamento, un giorno o l’altro avrebbe potuto avere l’opportunità di ricevere un ruolo di docente nell’Istituto di Swami. Con questo in mente, entrò a far parte del NITIE a Mumbai per ottenere il dottorato di ricerca. Tuttavia, anche dopo averlo completato, non ci fu nessun posto libero che potesse scegliere. Ancora una volta tornò all’industria e, non molto tempo dopo, arrivò la richiesta di assumere la carica, con effetto immediato, di Preside del Dipartimento MBA del Campus dell’SSSIHL a Prasanthi Nilayam. Questa carica lo sorprese tanto quanto tutti noi della famiglia.
Ma, ancor prima che tutto questo accadesse, mia madre, con la sua acuta lungimiranza e il suo profondo bisogno di essere vicino a Swami, aveva già deciso di iscrivere noi, le sue due figlie, alle Istituzioni di Bhagavan. In questo modo, noi due precedemmo i nostri genitori nell’Ashram! Mi unii al programma intermedio ad Anantapur e mia sorella entrò nella scuola di Prasanthi Nilayam. Quasi un anno e mezzo dopo, anche i miei genitori si trasferirono e, da allora, siamo tutti residenti felici e benedetti a Puttaparthi.
Il Passaggio dalla Capitale Finanziaria Indiana alla Capitale Spirituale del Mondo
Nei primi giorni, la differenza tra il nostro spartano stile di vita qui, rispetto alle dinamiche di Mumbai, era piuttosto netta. Tuttavia, tutte le difficoltà che ci trovammo ad affrontare non ci dettero problemi e le superammo con facilità. Per noi fu un onore essere vicini a Swami. Penso che
ciò che ha veramente aiutato me e mia sorella sia stato l’insegnamento iniziale dei miei genitori secondo cui dovevamo incanalare la nostra vita in una direzione significativa e impegnarci in una causa o scopo a cui prestare totale attenzione. Realisticamente parlando, allora mia madre era molto più collegata e attratta da Swami di mio padre che, pensavo, considerava l’Istituzione di Swami come una strada a cui poter degnamente contribuire. Era sempre incline in quella maniera, un uomo di servizio. Diceva che la vita può essere appagante solo quando si offre se stessi a una causa giusta. Fu questa convinzione che lo ispirò a perseguire nel desiderio di entrare a far parte dell’Istituzione di Swami, per la quale rifiutò diverse lucrative opportunità di carriera, inclusa un’offerta di lavoro all’estero.
Onestamente, penso che trattare con gli oppositori sia stata una sfida più grande! Molte persone intorno a noi ci avvertirono che stavamo facendo una mossa sbagliata e che i figli erano ancora piccoli. Ci chiedevano perché mio padre desiderasse cambiare carriera lavorativa quando era al suo apice! I miei genitori scelsero saggiamente di ignorare tutti questi commenti e rimasero fermi nella loro decisione.
Dal Timore di Dio all’Amore per Dio
Per me, diventare una studentessa Sai fu, di per sé, una sorta di metamorfosi. Come ho detto prima, conosco Bhagavan dall’età di quattro anni. Tuttavia, Egli era per lo più quella enorme fotografia appesa al muro. Partecipai ai Bal Vikas e frequentai la comunità Sathya Sai. Così, da bambina, credevo che Swami fosse qualcuno con cui dovevi comportarti bene e, se non lo facevi, allora si sarebbe arrabbiato. Questo era il tipo di sentimento che avevo: timore del peccato più che amore per Dio. Fu solo quando entrai a far parte del College Sathya Sai che scoprii che questo Dio non era semplicemente una fotografia sul muro o un essere lontano. Compresi che era qualcuno molto, molto vicino, fisicamente vicino. Anche il processo della scoperta di questa verità fu interessante.
Ricordo che nei primi giorni in cui ero al College di Anantapur, ero una studentessa piuttosto disillusa. Mi dicevo che ero solo un numero del registro e mi rifiutavo di credere che Swami mi conoscesse. Dopo tutto, ero solo una delle tante persone ad Anantapur. Spesso pensavo che mi sarei laureata al college senza che Swami avesse mai saputo della mia presenza qui. Ricordo che, un giorno, tali pensieri mi offuscavano la mente mentre sedevo sui gradini del college a guardare il tramonto. Di nuovo, mi venne spontanea la domanda: “Mi conosce davvero?” Quella stessa sera, Swami chiamò mio padre per un colloquio a Prasanthi Nilayam e disse: “Hai una figlia che è ad Anantapur, si siede sui gradini del college e disegna delle immagini.” Era esattamente quello che facevo! Swami continuò dicendo: “Dille che Anantapur è piena della Mia Presenza e se il suo cuore è aperto, lo saprà.” Fu una bella scossa!
Tuttavia, nonostante quell’affermazione del Signore Stesso, l’elemento di dubbio non svanì completamente dentro di me, semplicemente perché non era così facile tenere il cuore aperto! Tuttavia, successivamente, ebbi una serie di esperienze che confermarono la Sua presenza onnipervasiva nella mia vita. Per citare un esempio, per ogni semestre della mia vita nell’Istituto, ricevevo una sorta di “pagella” da Swami. Questo era nel mio subconscio, ovviamente. Per spiegarlo ulteriormente, una volta feci un sogno in cui Swami alzò il finestrino dell’auto quando mi vide, perché era turbato. Ero molto arrabbiata per il sogno e continuavo a razionalizzare che era solo un sogno e potevo aver immaginato tutto. Ma il sogno ricorreva alla fine di ogni semestre, dove sembrava che Egli mi desse un
aggiornamento sul mio andamento scolastico di quel lasso di tempo. Fui colta di sorpresa quando, un giorno, mentre entrava nella stanza dei colloqui, Baba mi guardò e disse: “Questo semestre è molto meglio.” Quelle parole furono sufficienti a convincermi che quei sogni non erano solo sogni, ma, anzi, una statistica che Egli stava tenendo sul mio profitto.
Le mie emozioni subirono un’accelerazione. Se da un lato era inquietante che Swami mi tenesse così strettamente d’occhio, dall’altro ero anche in una condizione estatica. Da allora, ci sono stati diversi casi che mi hanno convinto che Swami sapeva di me e delle mie azioni e atteggiamenti.
Un Fondamentale Riallineamento di Prospettiva
Ricordo che più tardi, quando eravamo giunti a Parthi per vedere uno spettacolo, mi chiamò e mi chiese: “Hai fatto Padanamaskar?” Non l’avevo fatto, ma dissi: “Sì, Swami. Rispose: “Ehi”! E mi chiamò vicino. Quando Lo raggiunsi, mi prostrai ed Egli mi tenne la mano sulla testa. Poi disse: “Kya Hai? Kya Chahiye?” (Che c’è? Che cosa vuoi?).
Gli risposi: “Swami, ho bisogno di purezza di cuore.” Mi guardò e rispose: “Dovresti aver fiducia in te stessa. I pensieri vanno e vengono. I pensieri sono dovuti ad Ahara e Vihara (cibo e ambiente in cui si sta e interagisce). Le cose vanno e vengono, mentre tu rimani. Credici di più. Quello sei tu. Non condannarti.” Si riferiva a tutta la negatività che avevo scritto, e ovviamente a tutta l’angoscia adolescenziale che avevo riversato nel mio taccuino. Non voleva che mi sminuissi. Egli vuole che ci allineiamo con il nostro sé più elevato e non con il nostro sé più basso. “Non condannare te stessa” fu ciò che trasmise.
Swami spesso ci dice che, quando esaminiamo noi stessi, dobbiamo considerarci come esseri puri e valutare le altre cose come fugaci invece di collegarci alla nostra parte negativa. Penso che quel leggero cambiamento di prospettiva sia stato una lezione importante che ho imparato. Osservando a posteriori, Swami ha rimosso la mia preoccupazione per me stessa durante quel periodo ininterrotto di sei anni come studentessa Sai dal 1985 al 1991. La maggior parte delle persone ha degli obiettivi; usano Dio come mezzo per raggiungerli. Per coloro che credono in Dio, Swami sposta questi obiettivi in modo così sottile che non ci si rende nemmeno conto di quando ciò accade. Diventa Lui la meta e la vita diviene un mezzo per raggiungerLo. Una volta che avviene il cambiamento, si verifica anche un mutamento fondamentale nel modo in cui valutiamo le cose. Swami ha fatto questo riallineamento per me, spostando la mia attenzione, in modo sempre molto delicato, durante i giorni trascorsi da studentessa.
Canalizzare la Mia Arte e Creatività
Ad esempio, quando mi iscrissi al College di Anantapur, spesso mi passavano per la mente dei pensieri su che cosa avrei fatto dopo nella mia vita. Pensavo: “Fammi ottenere questa laurea e opterò per una carriera nell’arte. La preparazione commerciale sarà perfetta per l’attività pubblicitaria o grafica che intendo svolgere.” Ero propensa a pensare in questa direzione perché desideravo intraprendere una carriera artistica. Un giorno, durante un colloquio con Swami, Gli parlai del mio interesse per l’arte. Egli disse: “Why Art College Jana Hai? Drug addict Banana Hai? (vuoi andare all’Art College e diventare una tossicodipendente?). Pensai tra me e me: “Certo che no. Non voglio essere una tossicodipendente.” Egli disapprovò chiaramente la carriera artistica e, a quel punto, fu per me un duro colpo perché ci avevo messo il cuore.
Rimasi estremamente delusa. Pensai: “Perché non mi permette di fare ciò in cui sono brava?” Ma ora, quando guardo
indietro, mi rendo conto di aver dipinto e disegnato molto più di quanto avrei fatto in qualsiasi altra circostanza, tranne il fatto che non sono un’artista commerciale. Lavoro con bambine che sono brave nell’arte e, durante tutto l’anno, troviamo la nostra soddisfazione artistica nel disegno. Ad Anantapur, facciamo tutte cose creative: lavoriamo per l’Incontro dello Sport dove realizziamo enormi dipinti e cartelloni di 13 metri. Ho dipinto continuamente e Swami mi ha guidato personalmente nella mia arte come mia unica ispirazione.
Ci fu un’occasione in cui avevamo una tela che mia sorella aveva dipinto. Si trattava di un lago con degli alberi intorno e il loro riflesso. Quando la dette a Swami durante un’udienza, Egli disse: “Questo non è il modo di guardare un dipinto. Tienilo a distanza.” Quindi, presi il dipinto, andai alla fine della stanza delle udienze e Glielo mostrai. Lo guardò e disse: “È molto realistico. Guarda l’ombra degli alberi sull’acqua. È molto bello!” Poi si rivolse a mia sorella e continuò: “Tu sei brava a mescolare i colori”, e guardò me, dicendo: “Tu sei brava a disegnare.” Questo era esattamente la nostra ricchezza! Poi disse: “Ci sono delle fasi nel disegno: all’inizio, per disegnare, devi usare un oggetto come riferimento. In seguito devi prendere in considerazione la vita reale e disegnare. Supponiamo che tu stia facendo un ritratto. Prima lo riproduci da una fotografia, poi devi disegnare quell’immagine dalla vita reale e successivamente devi progredire per disegnarla a memoria. A quel punto, l’immagine è diventata una parte di te e viene da dentro.” Questa fu un’interpretazione spirituale davvero straordinaria!
Quando Scegliamo Dio, il Resto Arriva
Poi Swami mi guardò e disse: “Devi disegnarMi ogni giorno.” Ovviamente non sono riuscita a rispettare quell’impegno. Il Suo messaggio era forte e chiaro: quando l’oggetto diventa te, solo allora puoi riportare sulla carta l’essenza di quell’unità. In altre parole, il soggetto e l’oggetto devono unirsi. È la quintessenza dello yoga! Del resto, anche l’arte è yoga. Quindi, qualsiasi attività si intraprenda con quell’alto livello di eccellenza e senso di unità diventa adorazione. Per Swami, tutto era così!
Compresi allora che se si sceglie Dio, tutto ti viene dato in più. È davvero così. Quella decisione di scegliere di renderLo il punto focale della vita può arricchire tutto il resto all’intorno, perché Egli è l’anima presente in ogni cosa. Questo insegnamento è stato la più grande lezione e benedizione che io abbia ottenuto dai miei anni al College di Anantapur.
Detto questo, quando scelsi di canalizzare tutte le mie attività accademiche per mettermi in condizione di servire Swami, dovetti affrontare reazioni contrastanti da parte dei colleghi, di vari parenti e persino dei parenti stretti su quello che stavo facendo della mia vita, quando una brillante carriera mi aspettava altrove! Compresi da dove derivavano tali reazioni. Dopotutto, non stavo solo facendo scelte drastiche sul voler restare indietro e servire Swami, ma permettevo anche a me stessa di aspettare nel limbo finché Lui non mi avesse dato la direzione.
E mi fece aspettare per otto anni prima di dire: “Sì, iscriviti al College.” Quello era il periodo in cui prendevo una laurea dietro l’altra (M.Com. e M.Ed.) (Laurea in Economia & Commercio e Laurea in Pedagogia), poiché i miei genitori insistevano che continuassi a studiare mentre aspettavo le indicazioni di Swami. Avrei potuto fare altre cose, ma qualcosa dentro di me mi fece aspettare la Sua parola. Volevo fare quello che aveva detto e volevo che venisse da Lui.
In quel periodo decisi di restare nubile, con grande disappunto dei miei parenti. Ma ci pensai e valutai da sola che cosa volevo veramente. Credo che quando
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facciamo delle scelte, non le facciamo per Dio, ma di fatto per noi stessi. Ora ringrazio quel periodo, perché mi ha permesso di dire: “Non lo faccio per Swami, ma lo faccio per me stessa perché lo voglio.” L’introspezione mi fece chiarezza e rafforzò la mia decisione.
Processo Decisionale per Sé, non per Dio
Altrettanto interessante fu il periodo preparatorio all’assunzione di un incarico di insegnante al College di Anantapur. Pochi giorni prima di essere informata da Swami, feci un sogno in cui Egli mi dava un messaggio. Disse: “Non è sufficiente amare Dio. Devi obbedirGli. Quindi, quando do un’istruzione, bisogna obbedire. Quello è amore.” Sapevo che stava per succedere qualcosa a cui dovevo obbedire.
Circa quattro o cinque giorni dopo, Swami mi chiamò sulla veranda e mi chiese: “Accetterai Anantapur?” Risposi subito di sì. Poi chiese: “Quale materia? Che cosa vuoi insegnare?” Penso che mi abbia fornito una scelta perché ero qualificata per insegnare sia Pedagogia sia Economia & Commercio. Io risposi: “Qualunque cosa Tu dica, Swami.” Egli continuò: “No, scegli tu. Che cosa preferisci? Che cosa ti piace?” Continuai a dire di no, perché mi rendevo conto che se faceva la scelta Lui, la responsabilità era Sua. Pensiamo erroneamente che questo o quell’altro sia ciò con cui siamo a nostro agio, ma non credo assolutamente che la comodità sia nel disegno di Dio; la sfida è ciò per cui ci prepara. Inoltre, se ci impegniamo nel vero Nishkama Karma (azione senza desideri), allora facciamo invariabilmente il giusto tipo di attività. Ma quando ci piace o non ci piace qualcosa in modo troppo intenso, ciò non ci permette di farlo bene. Quello fu uno dei pochi momenti saggi della mia vita. Sebbene Swami avesse fatto sembrare che io potessi fare una scelta, continuò dicendo: “Se Me lo chiedi, voglio che insegni ad Economia & Commercio.” La decisione fu presa. Tale insegnamento non sarebbe stata davvero la mia scelta. Preferisco Pedagogia o Letteratura. Ma penso che, poiché non ho quell’attaccamento estremo che a volte può interferire nel modo in cui uno svolge il lavoro, ho un vantaggio. Sono in grado di esercitare un grado di distacco che mi fa fare meglio il mio lavoro, o almeno così spero.
Il Potere della Mancanza di Scelta
Questa decisione di non fare una scelta o di lasciare le cose a Baba, l’opportunità di prendere questa decisione arriva cento volte nella nostra vita. La parte strana di questo viaggio con Lui è che quelle conferme non devono sempre venire da Swami quando le cerchiamo maggiormente. Potrebbero venire molto, molto più tardi.
Questo mi venne in mente alcuni anni dopo, nel 2005, quando Swami ci chiamò improvvisamente per un colloquio. Allora ero già diventata una insegnante. Egli mi guardò e sorrise, e io capii che era felice. Avevo sempre questo desiderio quando guardavo i ragazzi e pensavo: “Perché Swami non dice di essere felice con le sue ragazze? Perché sempre ragazzi?” Quella domanda mi dava fastidio. All’improvviso, quel giorno durante l’udienza mi guardò e disse: “Queste ragazze sono le Mie figlie. Mi hanno dato la loro vita.” Poi, elencando le mie qualifiche, snocciolò circa sei titoli di studio universitari di cui non avevo mai sentito parlare. Disse: “Ha finito tutto questo, ma se n’è andata? No! È tornata.”
Swami sorprende nel modo in cui loda i Suoi figli! Pensai: “Oh, Swami! Ho chiesto la Tua attenzione, ma davvero non volevo che fosse così.” Ma anche per quanto riguarda le piccole cose a cui si pensa, se mai le confrontiamo o le facciamo, Egli risponderà e chiarirà che è una relazione a tu per tu con Dio e nient’altro.
Obbedienza alla Sua Parola: il Dono di Chiedere
In quell’udienza, mi guardò e disse: “Chiedi quello che vuoi. Chiedi.” Potete immaginare la mia gioia, come se avessi appena vinto un milione di dollari. La mia mente stava pensando velocemente a ciò che avrei dovuto chiedere. Dissi: “Swami, puoi, per favore, darmi la Bhakti?’” Egli non sembrava contento di quella domanda e chiese: “Perché vuoi la Bhakti?” Risposi: “Swami, per tutta la vita scegliamo tra Te e le altre cose e ogni volta dobbiamo scegliere Te. Ciò significa che abbiamo bisogno di un certo grado di concentrazione su di Te o devozione a Te.”
Poi continuai: “Dammi la Bhakti, in modo che possa fare le scelte giuste fino in fondo.” Mi guardò e disse: “No, è la cosa sbagliata da chiedere. Hai bisogno della Bhakti per fare delle scelte. Ma ora hai fatto la tua scelta nella vita e quindi non hai bisogno di chiedere la Bhakti.” Replicai: “Che cosa dovrei chiedere?” Egli rispose: “Chiedi obbedienza.” Allora dissi: “Swami, per favore, dammi obbedienza. Anche se ammetto di non aver compreso completamente il Suo punto di vista, ebbi la sensazione che scegliere il proprio percorso è il primo aspetto e mantenere quella scelta nel rispettarlo è l’aspetto successivo: obbedienza a ciò che Egli dice. Interpretai così le Sue parole.
Gli Insegnanti Devono Dare l’Esempio
Cerco costantemente il modo migliore per incarnare questo nella mia vita, ora che il mio ruolo si è evoluto dall’essere una studentessa a quello di insegnante. Semplicemente, non è sufficiente dire qualcosa agli studenti: questo non rompe il ghiaccio con loro. Bisogna mettere in pratica ciò che si dice e guidare con l’esempio: solo allora accetteranno veramente il vostro insegnamento e avrete un impatto su di loro. Vedo sempre più chiaramente che se sono fedele al mio Dio, al mio obiettivo e alla mia vita, ciò ha automaticamente un impatto benefico e faccio meglio quello che devo fare.
Se guardo indietro, tutti gli anni che ho passato con Lui stavano preparandomi o spingendomi verso un obiettivo: l’obbedienza alla Sua parola. È stato un processo continuo, durante tutti i miei giorni da studentessa e ora come insegnante. Questo doveva solo essere messo in prospettiva futura. L’obbedienza è una parte molto importante dell’apprendimento e, in un certo senso, io sono proprio al centro di tutto. Sono in un ambiente di apprendimento in cui sono una insegnante, ma, a un certo livello, ancora una studentessa. Siamo sempre studenti con Swami.
Swami dice che un insegnante è come un recipiente e la qualità dell’acqua in esso determinerà la qualità dell’acqua che scorrerà attraverso i rubinetti, cioè gli studenti. In un certo senso, siamo tutti studenti nella vita. Stiamo continuamente imparando e correggendo noi stessi. Ciò che conta è che, se si è veri, le persone lo vedono in voi. Non bisogna essere perfetti, ma certamente essere veri. Questa è stata una lezione importante che Swami mi ha insegnato quando mi disse direttamente di chiedere obbedienza.
A volte mi viene domandato se ho avuto dei ripensamenti dopo aver intrapreso il sentiero. Anche se non avrei potuto chiedere un lavoro più confortevole, ci sono stati certamente casi in cui mi sono sentita giù e mi sono chiesta: “In che cosa mi sono cacciata? È davvero quello che voglio fare per il resto della vita?” Ma il dubbio è più sulla falsariga di: “È questo ciò in cui sono veramente brava? Sto davvero dando un contributo qui?”
La Lungimiranza di Dio e il nostro Senno di Poi sono Sempre 20/20
Se guardo indietro alla mia vita con Swami, vedo chiaramente le decisioni che
Egli ha preso per me e ha sempre avuto ragione. Ma ho capito solo a posteriori quanto mi aiutasse quando non capivo me stessa troppo bene. E ora, sono certa e credo fermamente che questa sia la strada per me. Non ci sono dubbi su questo punto. Ciò detto, il dubbio riguardo il fatto se stia facendo il mio lavoro abbastanza bene, se sia onesta nel mio percorso e mi stia comportando secondo i Suoi criteri e le Sue aspettative su di me permane sempre nella mia mente.
È interessante notare che un’altra esperienza che mi convinse della mia scelta fu quando incontrai diversi dirigenti senior nell’ambito del mio dottorato di ricerca sulle questioni di genere nell’amministrazione. Incontrai alti dirigenti, vicepresidenti, dirigenti esecutivi e amministratori delegati. Ogni volta che entravo nei loro uffici, mi dicevo che forse avrei lavorato in un ufficio come loro se non fossi stata dov’ero. Mi chiedevo quale fosse il loro tipo di vita, anche se sapevo che non si possono trarre conclusioni solo con un incontro o due. Tuttavia, queste interazioni mi offrirono una possibilità in più di valutare se avessi ancora dei dubbi sul percorso che avevo scelto e se stavo perdendo altre buone opportunità. Questo processo di autoindagine confermò che la mia decisione era davvero quella giusta. Ho anche pensato che quando ci si concentra su se stessi e sulla propria crescita, si contribuisce al benessere sociale. È molto facile quando si ha Dio con noi, perché Egli in qualche modo ci spinge in questo viaggio interiore. È come se la propria coscienza fosse il miglior amico.
Portare i Valori Sai nelle Aziende Indiane
Altra cosa degna di nota: durante le mie interazioni con tutti i dirigenti senior, ero consapevole del fatto che qualsiasi lavoro svolgiamo nell’istituzione di Swami deve essere conforme alle migliori pratiche ed essere della massima qualità, in quanto riflette la credibilità dell’istituzione stessa. Quindi, mi caricai di un sacco di problemi per assicurarmi di seguire il protocollo ovunque fosse necessario. Ogni volta che incontravo delle persone, alcune delle quali conoscevano Swami e altre no, la risposta complessiva era estremamente favorevole. Penso che sia anche un po’ intrigante per loro quando ci vedono vestite con un sari; in questo senso rimaniamo distinte. Non si aspettano davvero che si arrivi in sari.
Molto spesso, dopo aver terminato la mia intervista e aver spento il registratore, ne avevo una a mia volta. Mi facevano domande sulla mia vita, da dove venivo e qual era la mia filosofia. Talvolta mi invitavano a pranzo per continuare il discorso. Quindi, in un certo senso, la mia persona e l’etica del lavoro hanno generato molto interesse positivo. Le persone che conoscevano Swami esprimevano il desiderio di venire a visitare il luogo. Alcune di loro mi chiedevano se fosse possibile partecipare alle lezioni, parlare o interagire con i nostri studenti, oppure visitare l’Istituto. Non riuscivano a credere che l’istruzione non solo fosse gratuita, ma anche d’eccellente qualità. Basano la loro impressione sul modo in cui parliamo, ci esprimiamo. Se siamo sciolti nel nostro eloquio e sinceri nelle nostre convinzioni, ciò si riflette sull’Istituzione. (Continua nella prossima pubblicazione) (Per gentile concessione di: Radio Sai)