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PLASTICSCAPE Riequilibrio tra paesaggio, produzione e residenza nel tessuto agroindustriale di Almeria

Laureando : Saverio Osti Relatori: Luca Emanueli, Gianni Lobosco Correlatori: Sergio Fortini, Maria Jesus Albarreal NuĂąez Sessione di laurea: giugno 2017 UniversitĂ degli studi di Ferrara Dipartimento di Architettura



a mia madre


Indice Abstract

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Introduzione

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1. 1.1 1.2 1.3

L’agricoltura intensiva in serra Nel mondo In Europa: il bacino del Mediterraneo In Spagna: Almeria

13 15 17 19

2. 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5

Il successo commerciale L’azienda agricola Il distretto industriale La produzione L’esportazione L’importanza economica

21 23 25 29 31 33

3. 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5

Struttura del paesaggio Paesaggio di plastica Paesaggio coloniale Paesaggio agricolo Paesaggio arido Paesaggio sotterraneo

35 37 39 43 45 47

4. 4.1 4.2 4.3 4.4

Cronologia dello sviluppo Tecnologia Infrastrutture Società Tipologia

51 53 54 57 61

5.

Analisi ambientale

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6. 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.6

Strategia territoriale L’alloggio dei lavoratori stagionali La gestione dei rifiuti vegetali Vias pecuarias Idrografia e spazi protetti Vuoti agricoli I nuovi distretti

71 73 77 81 83 87 89

7. 7.1 7.2

Il distretto di Las Norias Origine della Balsa del Sapo Un’isola di biodiversità

93 95 100

8. 8.1 8.2

Strategia per il riequilibrio del distretto Elementi in gioco Le fasi per il riequilibrio degli elementi

105 107 117


9. 9.1 9.2

Il nuovo distretto Le serre inserite La rete degli impianti

125 127 127

10. Il nuovo bosco 10.1 Filtro tra paesaggio e produzione

133 135

11. 11.1 11.2 11.3 11.4

Il nuovo quartiere Cucitura tra nucleo urbano e paesaggio Le fasi del progetto Le quantitĂ Il nuovo waterfront

137 139 141 147 149

12.

Conclusioni

153

Riferimenti

156

Ringraziamenti

160

Riduzione elaborati

163


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Abstract Alla crescita della popolazione mondiale si accompagna la necessità di produrre sempre più cibo. In questo scenario, la coltivazione intensiva in serra continua a crescere in molte regioni. La concentrazione della produzione smentisce l’idea di agricoltura come qualcosa di naturale: ad Almeria 30000 ettari lungo la costa del Ponente testimoniano la plastificazione del paesaggio che ha trasformato un’area marginale in un dinamico distretto industriale. L’affermazione di questo modello ad Almeria è dovuta al suo basso costo e a favorevoli premesse storiche, morfologiche e climatiche, che ne costituiscono la struttura del paesaggio. Questo successo ha portato alla creazione di forti squilibri nel territorio, in primis la carenza di alloggi destinati ai lavoratori stagionali e la difficoltà di gestire il flusso dei rifiuti vegetali. Lo sviluppo incontrollato delle serre ha soffocato i corsi d’acqua e gli spazi protetti, creando così zone di degrado. Per circoscrivere queste problematiche il territorio viene suddiviso in distretti agricoli, vengono messi a sistema le sue potenzialità e disequilibri ed evidenziati i vuoti agricoli dalla vocazione produttiva. Lo studio si concentra sul distretto di Las Norias: qui

uno specchio d’acqua sorto a causa della mancata pianificazione idrogeologica è diventato un sito naturalistico, ma la sua fruibilità è compromessa dalla pressione delle serre. Attraverso un’operazione di cambio di densità degli elementi in gioco viene ristabilito l’equilibrio interno del distretto: liberando il bacino dalle serre, concentrando la residenza dei lavoratori presso il nucleo urbano, distribuendo una rete di micro-impianti di compostaggio. Il nuovo quartiere sposta il limite del paese direttamente sull’acqua, ed i suoi elementi strutturali vanno a costituirne il nuovo waterfornt. Il progetto è la dimostrazione che un equilibrio tra paesaggio e produzione è possibile e questo procedimento è replicabile negli altri distretti del Ponente.

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Introduzione La popolazione mondiale sta crescendo rapidamente, e con essa la necessità di produrre sempre più cibo. La FAO stima che nei prossimi 30 anni il pianeta sarà abitato da 10 miliardi di persone e che per venire incontro alle necessità di questo aumento della popolazione gli agricoltori dovranno aumentare del 70% la loro produzione. All’ interno di questo scenario, a partire dagli anni ‘90 la produzione commerciale ortofrutticola in serra è cresciuta rapidamente in molte regioni. Secondo il 2016 World Greenhouse Vegetable Production Statistics, l’area globale di colture in serra è aumentata del 14% rispetto al 2015 arrivando a 473466 ettari ed è destinata a crescere sempre di più. La coltivazione intensiva in serra offre prodotti di qualità durante tutto l’anno grazie ad un uso efficiente delle risorse suolo, acqua e manodopera. Questa concentrazione della produzione genera paesaggi che smentiscono qualsiasi convinzione che l’agricoltura debba essere qualcosa di naturale: ad Almeria 30000 ettari lungo la costa testimoniano la plastificazione del paesaggio avvenuta in tempi brevissimi, trasformando una delle aree più marginali d’Europa in un dinamico distretto industriale. 11


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1. L’agricoltura intensiva in serra

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L’agricoltura intensiva in serra

1.1 Nel mondo L’orticoltura commerciale in serra è apparsa per la prima volta in Nord Europa all’inizio del XX secolo. Utilizzando serre in vetro dotate di riscaldamento, gli agricoltori cercavano il modo di coltivare specie sensibili al freddo durante tutto l’anno, anche durante i rigidi inverni. Con l’avvento delle plastiche all’inizio degli anni ‘60 e la crisi petrolifera degli anni ‘70, che ha aumentato notevolmente i costi per il riscaldamento, le colture in serra hanno cominciato a spostarsi verso regioni dagli inverni miti come il bacino del Mediterraneo. Recentemente queste colture si sono diffuse in paesi asiatici come India, Corea e, soprattutto, Cina. Se guardiamo la diffusione globale attuale della produzione vediamo che la maggior parte, quasi la metà, si concentra nel sud-est asiatico. Seguono l’Europa e il bacino del Mediterraneo con il 25%, il Giappone con il 15%, l’area mediorientale con il 6,4%, la Corea con il 5,8%, il Nord America con il 3,4% e l’America latina con l’1,6%.

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L’agricoltura intensiva in serra

1.2 In Europa: il bacino del Mediterraneo Esistono diversi tipi di coperture per proteggere le coltivazioni, classificabili in serre a bassa, media ed alta tecnologia. La loro diffusione dipende soprattutto dai climi in cui si trovano. Nel bacino del Mediterraneo, il secondo più importante distretto per la produzione in serra a livello mondiale, l’area dedicata ad orticoltura protetta è passata dal nulla degli anni ‘50 a 115000 ettari di coltivazione attuali. I paesi dov’è più diffusa sono Spagna, Italia, Turchia, Marocco, Francia, Israele e Grecia. In questi paesi la tipologia di serra più diffusa è quella a basso costo, poiché il clima mite rende superfluo il riscaldamento interno. Utilizzando materiali locali come il legno e aggiungendo una semplice pellicola di polietilene, gli agricoltori locali possono costruirsi una serra senza l’aiuto di nessun esperto. L’uso di serre in vetro è limitato alle piante ornamentali o medicinali. Le coltivazioni di solanacee (pomodori, peperoni e melanzane) e cucurbitacee (zucchine, meloni e angurie) rappresentano oltre l’80% della produzione. Le ragioni di questa diffusione sono la grande domanda di questi prodotti sul mercato, l’adattabilità alle variabili condizioni climatiche tipiche delle serre non riscaldate e dei trasporti di lunga distanza e l’esteso ciclo di

produzione che accresce il rendimento della serra. Un altro rilevante distretto europeo di produzione di trova in Olanda. Si differenzia dai metodi presenti nei paesi mediterranei per la diversità del clima. Qui infatti le serre più diffuse sono a medio-alta tecnologia: i costi di produzione crescono ma anche la produttività.

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L’agricoltura intensiva in serra

1.3 La Spagna: Almeria La Spagna rappresenta invece un caso paradigmatico di produzione ortofrutticola intensiva in serra nel bacino del Mediterraneo. Il paese è la seconda potenza più importante nell’esportazione di prodotti agricoli di agricoltura intensiva ed il maggior esportatore di prodotti ortofrutticoli. Ciò lo rende il paese con maggior superficie di serre in Europa (48800 ettari). Il settore ortofrutticolo è dunque il settore più importante dell’agricoltura spagnola. La maggior parte della produzione spagnola si concentra sulla costa mediterranea a cavallo tra le province di Granada e Almeria nell’Andalusia orientale e le province di Murcia e Alicante. Tra queste, nella provincia di Almeria si trova il 75,8% della superficie coperta da serre. Questa diffusione ha fatto si che Almeria si guadagnasse appellativi significativi come “orto d’ Europa” o “mar de plastico”. Un successo commerciale che ha completamente trasformato il paesaggio nel giro di pochi anni.

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2. Il successo commerciale

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Il successo commerciale

2.1 L’azienda agricola La maniera migliore per cominciare a spiegare il funzionamento e il successo di questo sistema è partire dalla sua unità produttiva minima: l’azienda agricola. Una prima caratteristica rilevante della struttura delle aziende agricole è la scarsa concentrazione della proprietà della terra. Il sistema di produzione in serra è costituito nella quasi totalità da aziende di piccola dimensione, essendo la superficie media di esse circa 3 ettari. Questa piccola dimensione fa si che predomini la gestione a carattere familiare. La dimensione media di una serra è di 1,1 ettari e l’azienda agricola più rappresentativa ne possiede 3. L’età media di queste strutture è di 14 anni. Altro fattore importante è l’età dei titolari di queste aziende. Mentre nel resto del paese predominano titolari dall’età avanzata, qui il 36% di essi non superano i 35 anni. Questa è una caratteristica fondamentale poiché testimonia la maggior attitudine al rischio e la maggior tendenza ad accettare innovazioni. La manodopera è fondamentalmente di carattere familiare ma anche nelle aziende più piccole è necessaria manodopera esterna.

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Il successo commerciale

2.2 Il distretto industriale Dal punto di vista territoriale, le imprese agricole (circa 12000) sono concentrate in uno spazio ridotto (250 kmq), condividendo lo spazio con imprese di commercializzazione, centri di investigazione e industrie fornitrici di materiali e tecnologia. Infatti l’intenso sviluppo sperimentato dall’agricoltura intensiva di Almeria non potrebbe essere compreso senza menzionare il sistema di commercializzazione che ha permesso di esportare i prodotti nei mercati di tutta Europa. Si sono sviluppati due metodi di commercializzazione, che si complementano e che competono tra loro: inizialmente la vendita in origine mediante un sistema di aste (alhondigas) e, in seguito, la vendita diretta ai mercati di consumo attraverso società mercantili dei propri agricoltori. Negli anni sessanta il sistema di distribuzione presentava una serie di problemi che minacciavano la crescita dell’agricoltura intensiva provinciale. La mancanza di concentrazione dell’offerta nelle aziende agricole, la mancanza di informazioni sui prezzi e sui canali di informazione e l’assenza di disciplina nel cercare di ottenere standard di qualità, collocava gli agricoltori in una posizione vulnerabile e allo stesso tempo permetteva a imprenditori di altre province di 25


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Il successo commerciale

appropriarsi del valore aggiunto derivato dal possesso dei canali di distribuzione. La creazione delle alhondigas rappresentò una rottura di questa dipendenza dall’esterno. Una volta costituiti, questi centri di vendita in origine hanno acquistato sempre maggior peso e la maggior parte degli agricoltori optarono per fare il primo passo dentro la catena di distribuzione. Col trascorrere del tempo gli agricoltori cominciarono a creare associazioni agrarie o società di carattere mercantile che si assumevano i compiti della distribuzione. Fin dall’inizio queste imprese si orientarono verso mercati europei, molto più esigenti di quello nazionale negli standard di presentazione e qualità del prodotto. Ciò portò alla normalizzazione per taglia, colore, qualità e imballaggio richiesti da ognuno di questi mercati. L’agricoltura in serra almeriense è un’agricoltura intensiva con consumi interni di diversa natura. Questo porta, oltre all’importanza dell’agricoltura intensiva in sé, la generazione intorno ad essa di una grande diversità di attività industriali e di servizi che sono diventati fondamentali per arricchire in sistema produttivo. A partire dagli anni ‘80 ha cominciato a conformarsi una rete di relazioni economiche

che definiscono l’attuale distretto agroindustriale almeriense. Questa rete di relazioni ha come nucleo centrale l’agricoltura in serra, attività che grazie alla sua intensità è capace di creare forti collegamenti all’indietro in input (sementi, prodotti agrochimici, plastica, serre, irrigazione e fertirrigazione, produzione biologica, substrati di crescita, ecc) e in avanti, generando un’attività vincolata alla manipolazione e commercializzazione della produzione ortofrutticola (imballaggio, macchinari industriali, trasporto, ecc). Questo distretto ha come elemento centrale uno spazio ridotto (intorno ai 30000 ettari) dove si trova il maggior centro di produzione ortofrutticola in serra del mondo. La sua concentrazione nel territorio genera una serie di economie esterne che riducono i costi di produzione, creando un’atmosfera industriale, chiave del suo successo.

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Il successo commerciale

2.3 La produzione La produzione finale agricola ad Almeria nel 2015 è cresciuta fino a 2 milioni di euro, fatto che la conferma come prima produttrice agricola dell’Andalusia con una percentuale sulla produzione regionale vicina al 25%. Analizzando la struttura interna del settore primario almeriense si evidenzia la grande importanza della produzione agricola che rappresenta il 91% della produzione finale agraria. Questa specializzazione nel sottosettore agricolo risulta evidente se comparata con la media andalusa e spagnola, dove apporta rispettivamente l’82% e il 61%. A sua volta la produzione agricola si concentra fondamentalmente nella produzione intensiva di ortaggi che ne rappresenta il 90% del totale della produzione e il 92% del valore. La produzione ortofrutticola almeriense è praticamente quadruplicata tra il 1975 e il 2005 passando da 669000 a 2630000 tonnellate, diventando la prima produttrice nazionale. Nel corso degli anni inoltre ha avuto luogo una maggiore diversificazione dell’offerta. La produzione è andata concentrandosi nel tempo in 8 prodotti che ne rappresentano il 94% del totale. Tra di essi, il maggior volume lo raggiunge il pomodoro, seguito dal peperone, dal cetriolo, dalla zucchina, dall’ anguria, dalla melanzana, dal melone e dai fagioli. 29


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Il successo commerciale

2.4 L’esportazione Lo sviluppo della struttura di commercializzazione ha permesso di passare da una situazione di dipendenza da altre province negli anni ‘60, a una situazione dove si vende direttamente da Almeria la quasi totalità dei suoi prodotti, tanto nei mercati spagnoli come nel resto del mondo. La commercializzazione all’inizio era rivolta al solo mercato interno spagnolo, poiché le vendite verso i mercati esterni cominciarono solo alla fine degli anni ‘70, vendite che nella campagna 1979/80 rappresentavano solo il 9% del totale. Questi mercati esterni sono andati assorbendo l’aumento della produzione che ogni anno cresceva esponenzialmente, in modo tale che ad oggi il 58,6% della produzione ortofrutticola di Almeria si vende all’estero. Negli ultimi 25 anni le esportazioni ortofrutticole almeriensi si sono moltiplicate passando da 80000 tonnellate nel 1980 a più di 1400000 tonnellate nel 2005. Con l’entrata della Spagna nella comunità economica europea, gli effetti benefici sulle esportazioni si mostrarono in tutta la loro potenza. Per prodotti, i più esportati percentualmente sono il cetriolo, il peperone, il pomodoro e la zucchina.

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Il successo commerciale

2.5 L’importanza economica Non si può non menzionare il contributo che questo agglomerato agricolo fornisce alla produzione finale della comunità andalusa. Le statistiche officiali mostrano il gran salto del 1993 (anno della liberalizzazione definitiva delle esportazioni verso l’unione europea) nell’apporto dell’agricoltura almeriense al totale regionale. Questo contributo, che dal 1976 al 1994 era arrivato al 15%, arriverà al 30% nei primi anni 2000. Per stimare cosa significa questo contributo, bisogna ricordare che più del 90% della produzione almeriense viene dai 26000 ettari localizzati nella regione del Poniente almeriense (un tempo chiamato Campo de Dalias), che costituiscono un distretto agricolo senza paragoni in Andalusia poiché apporta il 25% della ricchezza del settore con una superficie che è appena lo 0,5% di quella utilizzata per tutta l’agricoltura andalusa (4,9 milioni di ettari). Un traino che ha portato il PIL pro capite della provincia di Almeria dagli ultimi posti a livello nazionale ad essere superiore della media andalusa.

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3. Struttura del paesaggio La propagazione monotona delle serre occulta la struttura del territorio, ricopre il paesaggio senza soluzione di continuità. Ma come si è avuto modo di illustrare precedentemente, questo è un territorio complesso. Le serre sono esse stesse paesaggio, il più superficiale, al di sotto del quale ve ne sono altri che ne costituiscono la premessa storica e morfologica. Infatti sono paesaggi che si sono sovrapposti nel tempo, scolpiti dall’uomo o lasciati dalla natura, che sfumano uno nell’altro. La sovrapposizione è quindi una chiave di lettura per comprendere questa complessità.

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Struttura del paesaggio

3.1 Paesaggio di plastica Lo sviluppo dell’agricoltura intensiva corrisponde allo strato superiore, sviluppatosi a partire dagli anni ‘70 in poi. Può essere visto come un fluido che si muove seguendo le tendenze del mercato. Ha avanzato organicamente, sovrapponendosi alla lottizzazione precedente. I casi di pianificazione direttamente volta all’agricoltura in serra infatti sono rari. Uno di questi è la zona chiamata “Tierras de Almeria”, nei pressi di Almerimar, dove una maglia regolare di serre si sviluppa perpendicolarmente alla costa. Al suo interno convivono persone di culture e classi sociali di tutti i tipi, cooperitive, industrie per la priduzione di plastiche, servizi di trasporto, produzione di sementi. Questa mixitè è difficile da percepire ma che è ciò che nutre e ha creato questo paesaggio.

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Struttura del paesaggio

3.2 Paesaggio coloniale Un requisito fondamentale per questo sviluppo fu la colonizzazione delle terre da parte dell’ Instituto Nacional de Colonización a partire dagli anni ‘50, organismo creato per investire nell’agricoltura e per l’insediamento di colonie agricole durante la difficile congiuntura del dopoguerra. La rivoluzione dell’agricoltura di Almeria risale all’introduzione dell’ enarenado da parte dei tecnici dell’istituto nazionale di colonizzazione. Si tratta di una tecnica che permette di coltivare terre dall’alto contenuto di sali, problema tradizionale del Campo de Dalias. L’ enarenado consiste nel sovrapporre al suolo originale sfavorevole uno strato di 30 cm di terreno argilloso, uno secondo strato di 2 cm di letame e un terzo strato di 10 cm di sabbia. Questa tecnica dal basso costo permette un aumento della produttività grazie all’anticipo dei raccolti su suoli di cattiva qualità, il suo maggior prezzo e la possibilità di due o tre raccolti all’anno, cosa che esige manodopera per tutto l’anno. L’obiettivo del INC era creare uno strato di imprenditori agricoli autosufficienti, proprietari di un lotto tra i 2,5 e i 5 ettari e di un alloggio, che ricevevano dall’ INC. Il colono, che veniva da zone di regressione economica, 39


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Struttura del paesaggio

era tutelato per i primi 5 anni di consegna del lotto e doveva seguire le indicazioni tecniche dei periti del INC. In seguito si convertiva in colono con accesso alla proprietà. Ad Almeria si costruirono 14 paesi in tre aree: 8 nel Campo de Dalias, 4 nel Campo de Nijar e 2 nella zona di Huercal Overa. Si realizzarono importanti infrastrutture (strade, pozzi, canali) per rendere irrigabili le terre, suddividendo il territorio in 6 settori di irrigazione. Di particolare importanza fu la costruzione di pozzi ad elevata potenza che permise l’accesso alle acque sotterranee per poter irragare i campi, cosa prima impossibile con i i mezzi rurali presenti. La distribuzione dei paesi nel territorio si basava sul “modulo carro” fissato a 2,5 km, che era la distanza massima consigliabile tra l’alloggio e la terra da coltivare, in modo tale che i coloni non perdessero più di 45 minuti negli spostamenti quotidiani. Il programma tendeva all’autosufficienza della nuova popolazione, per questo includeva edifici pubblici (chiesa, comune, scuola, edifici sociali) e diverse tipologie di alloggi (di coloni, operai, maestri artigiani...). L’architettura è semplice ed economica nella realizzazione, basata su materiali e tecniche locali,

ma di grande forza espressiva. Il disegno tenta di conciliare tradizione e modernità, evolvendosi dal regionalismo al linguaggio moderno. Fonte di ispirazione per gli architetti furono anche le città dell’Agro Pontino. La chiesa con il suo campanile è di solito il sito architettonico principale, risaltando nel nuovo paesaggio trasformato.

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Struttura del paesaggio

3.3 Paesaggio agricolo Durante la prima metà del ventesimo secolo, il paesaggio agrario del Campo de Dalias era costituito da un terreno incolto, utilizzato come pascolo invernale per capre e pecore che scendevano dalle valli della sierra alpujarreña. Le coltivazioni presenti erano soprattutto non irrigue. Le coltivazioni irrigue erano limitate ad alcuni punti dove potevano beneficiare degli scarsi suoli fertili e delle acque provenienti da sorgenti e da pozzi poco profondi. La salinità delle acque e dei suoli hanno fatto fallire i primi raccolti con le nuove irrigazioni. Perfino con piantagioni resistenti ai sali come l’orzo e l’erba medica il rendimento era mediocre. L’enarenado permise di superare il problema della salinità. Per proteggere i campi dal forte vento che faceva evaporare rapidamente l’acqua, si cominciò a proteggerli con filari di canne, che disposte verticalmente fungevano da schermo.

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Struttura del paesaggio

3.4 Paesaggio arido Il Ponente almeriense comprende la parte meridionale della Sierra de Gador, dove si trovano i pendii piĂš rilevanti e si estende dalle pendici di queste montagne verso sud creando un’estesa zona piana composta da materiali detritici ai cui bordi appaiono alcune formazioni ad estuario e alcune formazioni dunali di scarsa estensione. Questo contesto è attraversato da fiumare che rimangono secche per lunghi periodi di tempo. I materiali predominanti sono sabbie, limi, argille e marna. La vegetazione originale che appare in forma residuale, ha una certa rilevanza solo in alcuni segmenti del bordo litorale, specialmente presso la Punta del Sabinar.

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Struttura del paesaggio

3.5 Paesaggio sotterraneo La provincia di Almeria è una delle zone più secche d’Europa. Non vi sono fiumi a carattere permanente e le piogge sono estremamente scarse. Per lo sviluppo dell’agricoltura intensiva hanno perciò assunto enorme importanza le risorse delle falde acquifere nel sottosuolo. L’acquifero occidentale inferiore costituisce un acquifero libero nella Sierra e nella parte del Campo più vicina al suo bordo. Più a sud è confinato da materiali impermeabili. Si tratta di un acquifero fessurato costituito da rocce dolomitiche e calcaree provenienti dalla Sierra de Gador. Al di sopra dell’acquifero, in alcuni punti, si può trovare un tratto poroso fino a 100 metri di spessore di rocce calcarenitiche del Miocene superiore, strato che si va a sommare a quello di 600 – 1000 m delle rocce dolomitiche e calcaree. Nella zona sud-ovest si trova l’acquifero de la Escama de Balsa Nueva. Si tratta di un acquifero dalle scarse risorse ma che funge da barriera alla intrusione marina all’acquifero inferiore occidentale (AIO) con cui confina. L’acquifero superiore centrale (ASC) presenta un carattere di acquifero libero (in alcuni punti multistrato) e occupa una superficie di 225 kmq nella zona al 47


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Struttura del paesaggio

centro e al sud del Campo de Dalias. Quest’acquifero è formato da uno strato di 100-150 m di rocce calcarenitiche, sabbie plioceniche e in minor misura da depositi quaternari, i quali si appoggiano sulle marne anch’esse plioceniche che fungono da sottostrato impermeabile, con una profondità che può arrivare fino a 600-1000 metri. In generale presenta un’elevata salinità. L’acquifero inferiore nordest (AIN), di litologia analoga all’acquifero inferiore occidentale, costituisce la maggior parte del finaco calcareodolomitico meridionale della Sierra de Gador e il suo prolungamento verso il sud sotto la pianura, dov’è confinato da materiali impermeabili come filladi e metapelite provenienti dal manto di Felix. Da metà della pendenza della Sierra il manto si estende verso il Campo de Dalias, affondando sotto la pianura con una estensione e profondità non del tutto conosciute, dando luogo alla differenziazione tra gli acquiferi inferiore e acquifero intermedio nordest (AitN), formato da resti di rocce calcaree e dolomitiche. Altri materiali impermeabili danno luogo a diversi strati nei materiali miocenici e pliocenici, complicando la struttura. L’acquifero superiore nordest (ASN) ha caratteristiche idrauliche simili a quelle dell’acquifero superiore

centrale, con il quale è geologicamente assimilabile anche se presenta maggior eterogeneità. Gli acquiferi del Campo de Dalias presentano diverse problematiche di inquinamento e molti di essi sono stati dichiarati sovrasfruttati. Le ragioni di questo inquinamento provengono dalla stessa attività agricola, nell’intrusione marina, dai rifiuti solidi urbani e dalle discariche. L’intrusione marina è un fenomeno che si produce negli acquiferi costieri ed è dovuto a movimenti temporanei o permanenti di acqua salata verso l’entroterra, con il conseguente spostamento dell’acqua dolce. Il processo è una conseguenza della diminuzione del flusso d’acqua dolce verso il mare. L’intrusione si produce quando le estrazioni di acqua sotterranea fanno diminuire questo naturale flusso d’acqua dolce e l’acqua salata invade l’entroterra. L’intrusione modifica le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua dell’acquifero come conseguenza degli apporti ionici dell’acqua del mare e dei processi fisicochimici che hanno luogo nella zona di contatto tra l’acqua dolce e l’acqua salata.

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4. Cronologia dello sviluppo

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Cronologia dello sviluppo

4.1 Tecnologia Da quando si generalizzò la produzione di ortaggi a metà degli anni ‘60, le tecniche di coltivazione hanno continuato ad evolversi. Sono sempre state introdotte innovazioni che hanno portato al miglioramento del rendimento delle serre e all’ampliamento della stagione produttiva. La gestione delle coltivazioni è diventata sempre più tecnica, in modo da far diventare l’orticoltura intensiva, nonostante la semplice struttura dell’involucro, un sistema tecnologico complesso e dinamico, che concentra grandi quantità d’acqua, manodopera e agrochimici di diversa natura su un suolo semiartificiale, e tutto questo coperto da una coperta di polietilene. L’uso delle serre ha permesso una maggiore precocità delle colture, ottenendo raccolti sempre più anticipati rispetto al resto della Spagna e dell’Europa, offrendo i suoi prodotti durante i mesi invernali senza dover usare i costosi sistemi di riscaldamento di altri punti d’Europa (principalmente Olanda). Inoltre allunga il ciclo vitale delle piante e si ottengono fino a tre raccolti all’anno. Il sistema assomiglia più a un sistema industriale che all’agricoltura tradizionale, con alti contenuti di consumi intermedi, una grande quantità di 53


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manodopera e una tecnologia sempre più sofisticata. Almeria è uno degli spazi con maggior densità di professionisti che si dedicano alla consulenza tecnicoagronomica per unità di superficie e orticoltore. Nella maggior parte dei casi non lavorano in maniera indipendente ma appartengono a struttture impresariali, svolgendo un ruolo fondamentale nella diffusione di queste informazioni nel sistema.

4.2 Infrastrutture Aeroporto Un primo abbattimento dell’isolamento di Almeria si ha con la costruzione dell’aeroporto nel 1968, che apre ampie possibilità di comunicazione e sviluppo soprattutto al settore turistico.

Autostrada Per quanto riguarda le infrastrutture stradali, l’inadeguatezza dell’unica via d’accesso (N-340) funge ancora da freno a uno sviluppo agricolo a maggiore scala (suppone un limite alle esportazioni). I nuclei urbani più vicini a questa via di comunicazionesi sviluppano più velocemente degli altri. Per questo motivo emerge come centro economico El Ejido e si stabiliscono nuovi nuclei come Campohermoso e San Isidro. Almeria capitale occupa una posizione strategica all’interno della provincia (nel delta del principale fiume della costa, l’Andarax). L’autostrada del Mediterraneo, nonostante l’apparizione più tardiva rispetto al resto del litorale (1995), ha reso possibile una comunicazione più rapida e di maggior respiro. Questa autostrada rappresenta uno dei fattori scatenanti di tutto il sistema della produzione in serra. La nuova infrastruttura si sovrappone alla

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Cronologia dello sviluppo

strada precedente tranne nei punti di esportazione più importanti, dove si biforca.

Treno Ancora nessuna linea ferroviaria percorre il Ponente Almeriense, il treno che collega la provincia al resto della Spagna si ferma ad Almeria capitale. Esiste però il progetto treno Mediterraneo Euromed, che attraverserà trasversalmente il Campo de Dalias. Questo progetto suppone un cambio nel modello delle comunicazioni e del trasporto di merci e passeggeri. Vi saranno conseguenze di grande rilevanza per l’agricoltura intensiva, darebbe un’alternativa all’autostrada e alla sua possibile congestione, dando una maggior capacità di esportazione.

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Cronologia dello sviluppo

4.3 Società L’ Instituto Nacional de Colonización Di fronte alla difficile congiuntura economica almeriense nell’immediato dopoguerra, caratterizzata da ritardo e marginalità, era evidente la necessità sociale ed economica di intervenire sulla campagna almeriense per migliorarne la produttività e le condizioni di vita degli agricoltori. Durante l’autarchia (19391959), una tappa del totale isolamento economico e commerciale, la campagna e l’agricoltura sono le uniche alternative possibili per il futuro degli spagnoli ed inoltre rappresentano una grande opportunità ideologica per il regime autoritario franchista. L’agricoltura e la residenza sono i due principali temi ricorrenti nella demagogia del regime, che ne conosce l’enorme incidenza sociale. Almeria riuniva queste condizioni e questo facilitò la sua adozione da parte del generale Franco per mettere in marcia un ambizioso progetto. Il Campo de Dalias offriva anche una magnifica opportunità di “rigenerazione socioeconomica per i diseredati”, nel linguaggio demagogico del nuovo stato. Ma indipendentemente da queste necessità, l’arrivo dell’Instituto Nacional de Colonización ad Almeria ha un protagonista: il generale Maximo Cuervo Radigales. 57


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Vincolato ad Almeria fin dalla gioventù, rimarrà sempre legato a questa terra. La sua rilevante carriera politica nello stato franchista gli permetterà di avere influenze e contatti che sarranno chiave per la dichiarazione di interesse nazionale del Campo de Dalias nella legge del 24 giugno 1941 e, in seguito, per l’approvazione del Plan General de Colonización del 25 settembre 1953.

Immigrazione internazionale La necessità di assumere manodopera al di fuori dell’ambito familiare è cresciuta progressivamente negli ultimi anni basicamente per due ragioni. Per prima cosa, la manodopera familiare, che era quella che apportava una forza lavoro extra nei momenti più impegnativi della stagione, si è fatta sempre meno disponibile. Questa diminuzione di disponibilità obbedisce a ragioni tanto di carattere sociologico (periodi più ampi di scolarizzazione, rifiuto verso i compiti più pesanti) quanto economico (spostamento di queste forze verso settori di lavoro ausiliari all’agricoltura). La conseguenza di questo processo è stata la crescita di posti vacanti nel lavoro temporaneo agricolo. La seconda ragione riguarda direttamente 58


Cronologia dello sviluppo

l’agricoltore. Dagli anni ‘80 ha teso ad aumentare la produzione attraverso l’ampliamento della superficie di coltivazione, come strategia per mantenere il livello dei ricavi e diversificare il rischio di fluttuazione dei prezzi nei mercati internazionali, ampliando la gamma dei prodotti offerti. Senza dubbio, aumentare la dimensione dell’azienda implicava dover introdurre un maggior numero di lavoratori temporanei, poiché l’apporto familiare non era più sufficiente. Pertanto, la minore disponibilità di manodopera familiare, insieme all’aumento della superficie media di coltivazione, hanno fatto si che crescesse la necessità di manodopera esterna. Come in altre zone, questa scarsità di manodopera agricola è stata ovviata mediante il ricorso al lavoro di immigrati stranieri (soprattutto provenienti dal Marocco) a partire dagli anni ‘80. Senza questa nuova forza, questa scarsità si sarebbe convertità in una restrizione dell’espansione. Inoltre, ha svolto una funzione di complementarietà, poiché occupando i posti più bassi della scala lavorativa, ha permesso e facilitato la mobilità professionale e economica dei lavoratori autoctoni in una chiara gerarchizzazione del mercato del lavoro. Tutto questo ha fatto sì che l’immigrazione straniera

abbia finito per diventare un elemento chiave per il consolidamento dell’agricoltura intensiva almeriense. Attualmente più della metà della manodopera salariata nell’agricoltura almeriense è straniera.

Integrazione europea A partire dal 1986 la Spagna è membro della comunità economica europea, fatto fondamentale per interpretare la crescita economica della provincia, sia per l’ampliamento del mercato di riferimento, sia per il contributo da parte della CEE (ora UE), di fondi strutturali e di coesione che hanno permesso il miglioramento della competitività delle imprese e lo sviluppo delle infrastrutture. A partire dall’ingresso nella comunità europea, si sono prodotte alterazioni rilevanti nel tessuto aziendale almeriense. Si è incrementato il processo di internazionalizzazione dell’economia, degli investimenti, dei prodotti e delle imprese. Le esportazioni dei prodotti agricoli sono così cresciute esponenzialmente, e con esse anche la superficie coltivata.

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Cronologia dello sviluppo

4.4 Tipologia Fino agli anni ‘90 lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura almeriense non si è tradotto in un miglioramento della tecnologia delle serre stesse. A lungo sono rimaste rudimentali, fondamentalmente a causa del lungo periodo di tempo necessario per rinnovare le strutture e al forte investimento necessario per farlo. Al giorno d’oggi, lentamente, si stanno realizzando migliorie nella struttura delle serre e si sta assistendo al progressivo abbandono delle strutture tradizionali.

Serra tipo Almeria La maggior parte delle serre della provincia sono del tipo Almeria, conosciuto anche come parral. Gran parte degli elementi strutturali sono flessibili e formati da fili di metallo, sottoposti ad una tensione iniziale durante il processo di costruzione. La copertura è formata da strati flessibili di plastica situati tra due reti metalliche, estendendosi queste fino alle chiusure laterali della struttura. Questo tipo di serra continua ad essere la più utilizzata nel sud-est della Spagna. La serra tipo Almeria si può trovare di diverse tipologie come: parral, raspa y amagado e asimetrico. Le differenze strutturali tra di esse sono molto piccole e in 61


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Cronologia dello sviluppo

realtà si denominano tutte e tre con lo stesso termine: tipo Almeria, poiché è lì la sua origine, ed è da lì che cominciò la sua espansione ad altre zone in Europa, in Africa, in America, e in Asia. Il Parral plano è una serra tipo Almeria la cui copertura è piana e la plastica è perforata per evacuare l’acqua piovana. La serra a Raspa y amagado, è serra tipo Almeria formata da moduli a due falde simmetriche addossati l’uno all’atro, mentre l’asimetrica, serra tipo Almeria è formata da moduli asimettrici rispetto alla linea di falda. Questa costruzione permette all’oggetto di adattarsi perfettamente all’irregolarità del terreno, per la quale si può usare solo la plastica come elemento di protezione. Questa serra che dialoga con il territorio è l’oggetto che costituisce e da la forma al paesaggio.

Serra multitunnel La serra multitunnel, chiamata anche serra industriale, si caratterizza per la forma semicilindrica della sua copertura e per la sua struttura totalmente metallica. Attualmente questo tipo di serra si sta diffondendo per coltivazioni di livello tecnico elevato, grazie alla sua maggior capacità di controllo di variabili microclimatiche. Questo tipo di serra è apparsa sul 63


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Cronologia dello sviluppo

Ponente almeriense a partire dalla fine degli anni ‘90. Gli attuali modelli di serre multitunnel sono costituiti da tubi di acciaio zincato, nella maggior parte di sezione cilindrica. L’altezza massima varia tra i 4 e i 6 metri. I tunnel hanno una larghezza che varia dai 6 ai 9 metri e la separazione tra gli appoggi è di solito tra i 4 e i 5 metri. La maglia più utilizzata misura 8 x 5 metri, quella delle serre precedenti è di 3 x 5. La grande distanza tra gli appoggi permette il lavoro e l’entrata di macchinari dentro la serra e l’altezza facilita la circolazione dell’aria. Al contrario delle serre precedenti hanno una buona impermeabilità alla pioggia e all’aria, questo permette di utilizzare dispositivi di controllo climatico. In questo caso la topografia si adatta all’oggetto. Vengono rimossi i pendii delle montagne, o si creano piattaforme mediante grandi platee per creare una superficie orizzontale su cui disporre l’oggetto. Se le prime serre dialogavano con il territorio, integrandosi e adattandosi agli incovenienti topografici, queste inventano un nuovo paesaggio di strati orizzontali, di enormi bancali che cercano una scala diversa con il luogo.

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5. Analisi ambientale

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Le premesse climatiche per lo sviluppo del sistema La provincia di Almeria è localizzata in un’area geografica molto particolare come l’arido sud-est della penisola iberica. Geograficamente è isolata dal mar Mediterraneo a sud e da una barriera orografica verso l’interno, costituita da catene montuose appartenenti alla Cordigliera Betica come la Sierra de Gador e la Sierra Nevada a ovest, la Sierrra de Cabo de Gata a est e la Sierra de los Filabres al nord. Sono importanti anche le depressioni del Campo de Tabernas e del Campo de Nijar. Il clima di Almeria è Mediterraneo subdesertico,

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caratterizzato dalla presenza di scarse precipitazioni che oscillano tra i 230 e i 250 millimetri annuali, concentrate in inverno, determinando una marcata siccità estiva. L’umidità media è del 65%, con una media di 26 giorni di pioggia all’anno, con novembre il mese più piovoso. L’influenza del mare è evidente per il suo contributo all’umidificazione delle masse d’aria che entrano dall’interno, essendo a volte gli unici contributi d’acqua che ricevono i suoli, permettendo lo sviluppo di comunità vegetali.


Analisi ambientale

Come in qualsiasi zona costiera, predominano due direzioni del vento, quelli che penetrano da sud-ovest e da ovest che vengono chiamati di ponente, e quelli che arrivano da est, conosciuti come venti di levante. La temperatura media annuale è calda (18°C), con agosto il mese più caldo e gennaio il mese più freddo. Le gelate sono scarse, tra gli 0 e i 10 giorni all’anno, e possiede uno dei maggiori indici di soleggiamento della Spagna peninsulare, con valori che superano le 3000 ore annuali. Con una media di 2994 ore di sole all’anno e 108 giorni completamente senza nuvole ,

è una delle città più soleggiate d’Europa. A volte nei mesi estivi la temperatura sale fino a superare i 40° a causa delle masse d’aria calda provenienti dal Sahara. Queste condizioni fanno si che sotto un semplice telo di plastica si crei un microclima perfetto per la coltivazione ortofrutticola. Durante il mite inverno questa serra rudimentale basta per mantenere il calore e riparare le piante dal forte vento, che viene così domato e convogliato all’interno per il ricambio dell’aria.

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6. Strategia territoriale

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Residenza a bassa densitĂ dei lavoratori stagionali

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Strategia territoriale

6.1 L’alloggio dei lavoratori stagionali Il migrante che si trova in situazione legale in questa provincia si trova attualmente in una situazione deficitaria rispetto al suo diritto ad avere un alloggio degno e adeguato, essendo il numero di migranti aumenteato ma non l’offerta immobiliare. La comunità autonoma dell’Andalusia ha effettuato uno studio sulle esigenze abitative dei lavoratori stagionali, in accordo con i comuni interessati. I dati riportati si riferiscono ad una raccolta dati risalente all’aprile del 2000. Le cifre riguardanti la popolazione migrante sono soggette a importanti oscillazioni, possono cambiare da mese a mese in maniera significativa, non solo rispetto al numero totale ma anche alla loro distribuzione nei vari punti della provincia. Questi dati perciò servono per avere solo un’idea generale della dimensione del problema poiché definire esattamente i numeri di questo fenomeno è molto difficile.

Lo studio Le zone studiate sono quelle del Ponente almeriense con 7 municipi e del Campo de Nijar con 2 municipi. La popolazione migrante, la maggior parte lavoratori temporanei agricoli, rappresenta circa il 7 % degli

abitanti della provincia. Il grado di insediamento di ogni comunità nazionale, per diverse ragioni, funge da polo di attrazione per i compatrioti. La componente maschile si situa intorno all’80% e la stragrande maggioranza di questi sono in età attiva. Si tratta quindi di un processo migratorio di carattere economico, dove i raggruppamenti familiari sono un’eccezione. C’è un’immensa varietà di nazionalità, ma la grande maggioranza proviene dal Marocco e da diversi paesi subsahariani. Si ritiene che tra tutti i municipi della provincia di Almeria, escluso il capoluogo, circa il 45% dei migranti vivano dispersi presso le aziende agricole, creando un enorme ghetto diffuso tra le serre. Questa percentuale arriva anche al 70% nel Campo de Nijar, di fronte a un 41% nel Ponente almeriense. In questa zona si considera che un 35% viva in appartamenti simili alla popolazione autoctona e un 65% in casas-cortijo (che non ha niente a che vedere con la residenza dei proprietari terrieri), magazzini o edifici in rovina. Più della metà degli alloggi non possiede acqua potabile, un 25% manca di energia elettrica e la maggioranza non possiede un sistema fognario. Circa la metà non presenta un bagno e una cucina indipendente. 73


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Nel Ponente almeriense, è più significativa la presenza di insediamenti dispersi nei municipi di La Mojonera e Vicar (olre il 60%) che a El Ejido (44%). Negli altri municipi la percentuale oscilla intorno al 30%. Si considera che la maggiore concentrazione di cortijos favorisce in alcune zone piuttosto che in altre l’insediamento disperso. Nonostante nello studio si affermi che nel Campo de Nijar il 70% dei migranti viva in mezzo alle serre di fronte al 41% del Ponente almeriense, si aggiunge anche che il numero di cortijos e di edifici dispersi è maggiore nel Ponente che nel Campo de Nijar. Questo potrebbe avere una di queste spiegazioni: o gli edifici

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dispersi sono, in generale, abitati da più migranti nel Campo de Nijar che nel Ponente, o che dentro al concetto di disperso si includono tipologie edilizie senza connessione con il nucleo urbano principale, che consistono in cortijos nel caso del Ponente, e in piccoli villaggi e i loro dintorni nel Campo de Nijar Esistono diversi indici di affollamento nei quali incide la necessità di risparmio e la difficoltà di incontrare alloggio presso la popolazione autoctona. Regime della proprietà: il 75% degli immobili è in affitto, il 18% in concessione e il 3% in proprietà. Negli affitti si registrano molte situazioni abusive. Stima del numero di alloggi: nello studio si realizzano


Strategia territoriale

1 lavoratore ogni 1,54 ettari

Residenza nelle aziende agricole

calcoli sulle necessità attuali e future che, basicamente, consistono nello stimare che sono necessari 0,65 lavoratori temporanei per ogni ettaro coltivato (un lavoratore ogni 1,54 ettari) e che, in una situazione sociale piÚ stabile, per ogni migrante in età lavorativa esisterebbe almeno un’altra persona dipendente da lui, raddoppiando la popolazione migrante calcolata. Da questi calcoli risulta che il numero di migranti senza un alloggio dignitoso in quel momento era di 28729 persone. La regione Andalusia, come misure da intraprendere per affrontare il problema, pensava che si dovessero stipulare contratti vincolati agli alloggi e stabilire quote di lavoratori. In questo modo, la Junta de Andalucia sarebbe stata in condizione in collaborare con lo Stato, di avviare la redazione di un decreto che contemplasse aiuti per costruire alloggi in promozione per lavoratori migranti. Le linee basiche per questi aiuti sarebbero un modulo ordinario per famiglie (70 mq) e un modulo abitativo per lavoratori temporanei (70 mq).

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Impianti di compostaggio

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6.2 La gestione dei rifiuti vegetali Un rapporto della Consejerìa de agrucultura, pesca y desarrollo rural e della consejerìa de medio ambiente y ordenaciòn del territorio si sofferma sulla problematica della gestione e smaltimento dei rifiuti vegetali prodotti dalle serre, proponendo un modello di gestione diverso da quello attuale, caratterizzato dalla congestione dei pochi impianti presenti. Il problema più importante associato alla gestione dei rifiuti vegetali è la stagionalità della loro produzione. Durante i mesi di maggio e giugno e al termine dei raccolti di primavera si genera più della metà dei rifiuti. Poiché è nel Ponente almeriense che si concentra la maggior quantità di serre, con queste che si addossano l’una all’altra, è li che si concentrano i problemi. Solo nella provincia di Almeria si stima una produzione minima di 1 milione di tonnellate all’anno di questi scarti, concentrata nelle stagioni precedentemente menzionate. Secondo le organizzazioni agrarie gli impianti presenti non hanno la possibilità di accogliere in così poco tempo questo volume di rifiuti vegetali e gli agricoltori si trovano in difficoltà di fronte alla necessità di gestire gli scarti conformemente alla legge. Mettendo in relazione la mancanza di spazio con

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la stagionalità della produzione dei rifiuti, vi è una difficoltà nel disporre di una logistica di trasporto adeguata a soddisfare alla domanda nei due periodi più critici per trasportare i rifiuti dalle aziende agricole agli impianti. Conoscere l’ubicazione ideale per i nuovi impianti necessari è di grande importanza. Per questo è necessario realizzare studi previ che includano gli impianti esistenti, la superficie sotto serra e la rete stradale per identificare le zone più idonee a ubicare gli impianti in modo che si minimizzino i costi di trasporto. Uno degli obiettivi preposti dalla regione Andalusia è quello di migliorare la gestione e di ridurre i rifiuti vegetali di origine agricola. Una delle misure volte a soddisfare questo obiettivo è quella di investire nella creazione di piccoli impianti di valorizzazione sia da parte degli stessi produttori che da agenti esterni, in modo da dispiegare sul territorio una rete di gestione dei rifiuti vegetali che copra tutte le fasi (raccolta, pretrattamento, valorizzazione). La dimensione di questi impianti sarebbe medio-piccola in modo da ottenere un modello articolato, flessibile ed efficiente sia economicamente che ambientalmente. In particolare si fa riferimento a nuovi sistemi di gestione che si stanno sviluppando. Si tratta di sistemi 78

che stanno adottando imprese coinvolte nella gestione dei rifiuti nella provincia di Almeria, che funzionano come sistemi collettivi e consistono in una rete di microimpianti con una capacità di gestione di rifiuti uguale a quella generata da una superficie di 200 ettari di serre, il cui prodotto finale è compost o alimento per bestiame.


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6.3 Vias pecuarias Vengono chiamate vias pecuarias i tragitti di transumanza che uniscono i pascoli della Spagna, in modo che i pastori possano trasportare il bestiame verso le zone più favorevoli a seconda del clima: pascoli d’alta montagna in estate e pascoli in pianure dal clima temperato in inverno. La tradizione di intraprendere questi spostamenti a piedi si è persa con il tempo, caricando il bestiame su camion per il suo spostamento. Attualmente le vias pecuarias conformano un’immensa rete territoriale che va al di là della sua iniziale funzione zootecnica, costituendo un’eredità storica di primario interesse: sono un elemento essenziale di ordinamento del territorio, favoriscono la diversificazione del paesaggio, specialmente intorno ai nuclei urbani, promuovono la biodiversità favorendo lo scambio genetico delle specie animali e vegetali e permettono lo sviluppo di attività turistiche e legate al tempo libero compatibili con il rispetto e la conservazione dell’ecosistema naturale. Le vias pecuarias si classificano secondo le loro dimensioni in: Cañadas, dalla larghezza massima di 75 metri; Cordeles, dalla larghezza massima di 37,5 metri; Veredas, dalla larghezza massima di 20 metri.

Queste vie principali articolano lo spazio e si collegano tra di loro attraverso altre di larghezza minore chiamate ramales o coladas. Presso queste strade si situano abbeveratoi, luoghi di riposo e stalle, luoghi associati al transito di bestiame. Giuridicamente, in Spagna, le vias pecuarias sono beni di dominio pubblico e vengono gestite dalle comunità autonome (le regioni). Il recupero di queste vie è dunque di vitale importanza per la salvaguardia della memoria storica di questo territorio. Molti degli enti locali hanno pianificato la liberazione delle vias pecuarias dal soffocamento dell’attività produttiva.

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6.4 Idrografia e spazi protetti

Le aree protette

La frangia costiera almeriense, come per molte altre regioni marittime di Spagna e Italia, è una grande risorsa perl’industria del turismo. Ad Almeria il suo clima la rende una meta turistica anche d’inverno, soprattutto da parte di turisti tedeschi ed inglesi. Il turismo rappresenta l’altra grande risorsa della regione, dopo l’agricoltura intensiva. Tuttavia è facile immaginare come le possibilità di sviluppo nel settore turistico si scontrino con il degrado paesaggistico prodotto dalle serre.

Lungo il litorale si possono apprezzare diverse aree protette: le saline e le paludi di Punta Entinas – Sabinas, le lagune di Adra ed il Parco de Cabo de Gata. Sono luoghi di importanza naturalistica e storica (le saline sono di origine romana) e la loro protezione permette la permanenza di alcune speci faunistiche uniche in tutto il continente. Tuttavia queste zone sono costantemente minacciate dalle coltivazioni sotto serra che ne rosicchiano i bordi. La storia dell’Albufera de Adra è forse la più infelice tra quelle degli spazi protetti, vista la sua totale saturazione.

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Le ramblas Etimologicamente il termine “rambla” deriva dall’arabo e significa arenile. Sono solchi di origine naturale che segnano il territorio e la loro funzione è quella di convogliare l’acqua delle rare ma violente precipitazioni. Appartengono alla rete idrica ma sono distinte dai fiumi, sono incisioni nella terra, scoli di acqua in direzione di un declivio. Sono quasi sempre secche tanto che spesso vengono utilizzate come percorsi. Appartengono, come i fiumi, al Dominio Publico Hidraulico e sono soggette alla legislazione di protezione propria della rete idrica. Non è quindi legale l’attuale soffocamento ed ostruzione di serre e rifiuti.

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6.5 Vuoti agricoli Grazie all’utilizzo dell’enarenado, la produzione almeriense non è più legata nemmeno al fattore minimo, indispensabile per qualsiasi agricoltura: un suolo fertile. All’interno del sistema qualsiasi suolo, favorevole o non favorevole, può essere utilizzato per la produzione ortofrutticola. Così, su uno strato di argilla spesso pochi centimetri ma esteso su una superficie di chilometri, si sviluppa l’agroindustria del Campo de Dalias. Il sistema in questo modo ha potuto avanzare indiscriminatamente con la stessa logica dello sprawl

urbano, crescendo rapidamente e disordinatamente in tutte le direzioni, senza pianificazione, attraverso piccole iniziative familiari. Questa contraddizione tra urbano e agricolo, tra città e campagna, si porta dietro anche una similitudine: come nelle periferie delle città si creano vuoti urbani, spazi di risulta che in seguito diventano di potenzialità, qui si sono creati vuoti agricoli, spazi interstiziali dalle potenzialità produttive, vuoti lasciati dietro dall’espansione organica del sistema.

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Suddivisione amministrativa

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6.6 I nuovi distretti Il ponente almeriense è costituito da 10 municipi: Adra, Berja, Dalias, El Ejido, Enix, Felix, La Mojonera, Roquetas de mar, Vicar e Balanegra. Si tratta della seconda comarca più popolata della provincia dopo quella di Almeria capitale, ed è formata da numerosi nucleos de poblaciòn. Questo ordinamento è risalente all’epoca dell’intervento dell’Instituto Nacional de Colonizaciòn, basato su un’economia e un sistema territoriale che ancora non conosceva l’agricoltura intensiva. Negli ultimi anni in Italia sono stati adottati degli strumenti di disciplina delle attività primarie in rapporto al territorio in cui si sviluppano noti come distretti rurali. I distretti rurali sono sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica e territoriale, e sono strumenti che possono rappresentare una grande occasione di sviluppo locale, oltre che di disciplina e gestione del territorio. Il distretto rurale ha una vocazione multifunzionale e tenta di rispondere alle grandissime trasformazioni del mondo rurale, quali la demografia, i cambiamenti sociali ed il mutamento delle figure agricole, riconsiderando le vocazioni del territorio. Il distretto può quindi diventare il luogo di incontro dei saperi intersettoriali, con la capacità di mettere

in relazione i soggetti appartenenti ad un sistema territoriale che tende a gravi squilibri. Nel caso di Almeria l’idea dei distretti rappresenta un’occasione di gestione del territorio in grado di soddisfare la condizione di precarietà o mancanza di servizi necessari (distribuzione di acqua ed elettricità, raccolta e smaltimento dei rifiuti) e di dare valore e dignità al tipo di produzione agricola che caratterizza il territorio. A livello territoriale il nuovo paesaggio produttivo è costituito da una struttura policentrica formata da zone d’influenza dai confini molto più indefiniti, che possono essere denominati distretti agricoli o agroindustriali. Questi distretti sono disposti sulle vie di comunicazione secondarie, che servono direttamente i nuclei urbani. I distretti diventano il luogo dove sperimentare questa messa a sistema delle problematiche e delle potenzialità del territorio.

La rete L’insieme delle reti dei percorsi sono strutture capaci di penetrare, inadagare e raccontare la compliessità del territorio. Le reti sono rappresentative della complessità storica e culturale del territorio e possono essere 89


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I nuovi distretti

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rivisitate come punti di forza all’interno di un progetto di costruzione del paesaggio che abbia come obiettivo la valorizzazione e la conoscenza dello stesso. Una risposta davanti all’estrema densità delle aree dell’agricoltura intensiva è la creazione di una rete di flussi naturali che si appoggi ai tracciati dei percorsi

delle vias pecuarias, alla rete delle ramblas, ai fiumi e ai cordoni di vegetazione, una rete di flussi capace di aprire, comunicare ed organizzare questi luoghi rendendone possibile la percezione e la conoscenza, e al contempo liberandoli dalla pressione della produzione.

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7. Il distretto di Las Norias Tra queste vie di comunicazione ve ne è una che taglia centralmente il territorio, una spina centrale che collega molti dei paesi di colonizzazione e su cui anticamente si concentravano la maggior parte delle coltivazioni. Lungo quest’asse è particolarmente interessante il distretto centrale, non solo per la posizione geografica (esattamente al centro del territorio), ma perché paradigmatico delle problematiche e delle potenzialità del Ponente almeriense: il distretto di Las Norias. La mancata pianificazione idrogeologica ha portato alla formazione in tempi brevissimi di uno specchio d’acqua di grandi dimensioni. Denominato Balsa del Sapo, si è originato per cause esclusivamente antropiche ed è diventato un luogo di grande importanza ambientale. La sua fruibilità è però resa impossibile dalla pressione delle serre, che vi si addossano fino alla riva.

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Il distretto di Las Norias

7.1 Origine della Balsa del Sapo Si denominano Balsa del Sapo le due lagune situate nella zona centrale del Campo de Dalias, presso il paese di Las Norias de Daza (El Ejido), separate tra loro da una sottile striscia di terra. La centralità geografica coincide con il suo carattere di testimonianza dell’importante sviluppo agricolo che ha avuto luogo e dei suoi effetti.

Fine XIX secolo Fino alla fine del diciannovesimo secolo, la zona era destinata principalmente al pascolo del bestiame, poiché l’assenza di acqua in maniera regolare limitava le coltivazioni della zona a specie cerealicole, il cui sostentamento dipendeva dalle occasionali piogge durante il loro ciclo vitale, nonostante le buone qualità agronomiche di questo leggero avvallamento. La natura endorreica del luogo lo convertiva in un recettore dei flussi d’acqua superficiali negli episodi torrenziali, aumentando la fecondità dei raccolti. La sua condizione di zona topograficamente bassa rispetto al suo intorno fa si che la profondità in cui si incontra il livello freatico dell’acquifero sia minore rispetto a quella dei terreni che le stanno attorno. Questa prossimità ha reso possibile la costruzione

di pozzi azionati da forza animale (norias) per l’estrazione di acqua dall’acquifero superiore centrale. L’introduzione di questi primi pozzi permise la messa in coltivo delle zone più basse della Balsa del Sapo.

I primi pozzi elettrici La prima tappa importante nello sfruttamento delle acque sotterranee va collocata nel 1920, quando si cominciò la costruzione dei primi pozzi elettrici. I pozzi si disposero nei terreni situati tra Roquetas de Mar e El Ejido, la maggior parte attorno alla Balsa del Sapo. Questi progressi tecnologici permisero un maggiore sfruttamento degli acquiferi superiori del Ponente.

Arrivo dell’Inc La tappa seguente, senza dubbio quella di maggior importanza per lo sviluppo dell’agricoltura del Ponente, fu la dichiarazione di interesse nazionale del Campo de Dalias da parte dell’INC nel 1941. La zona della Balsa del Sapo si trovava nei piani dell’INC nel Settore II, dove si prevedeva la costruzione del paese di Las Norias de Daza. Nei piani dell’INC era prevista la costruzione di 25 pozzi per l’estrazione di acqua sotterranea. Questi 25 95


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pozzi non estraevano dall’acquifero superiore centrale, ma si costruirono sull’acquifero superiore nord-est, senza perciò influenzare i livelli freatici della zona della Balsa del Sapo. Pertanto è supponibile che i campi nei dintorni di Las Norias continuavano ad essere irrigati con i pozzi precedenti oltre che attraverso i canali che li collegavano ai 25 pozzi costruiti dall’INC sull’acquifero superiore nord-est.

Inizio delle estrazioni di argilla Da sempre risulta evidente l’eterogeneità dal punto di vista edafico che presenta il Campo de Dalias, poiché tra le pendici della Sierra de Gador e il mare si trovano zone con diverse qualità agronomiche. La settorizzazione del territorio da parte dell’INC cercava in primis lo sfruttamento dei terreni più favorevoli allo sviluppo dell’agricoltura. Di conseguenza, i settori I e II, i primi ad essere realizzati, furono strettamente delimitati su suoli dalla natura limo-argillosa. Una volta sviluppate le zone che potevano contare su buone qualità edafiche, a partire dagli anni ‘70 cominciò l’irrigazione del settore III, dove fu necessaria l’occupazione dei terreni pietrosi alle pendici della Sierra e della piattaforma litorale, normalmente con elevato grado di salinità del suolo.

L’elevata resa dell’agricoltura della zona ha reso possibile la coltivazione in queste zone sfavorevoli attraverso la disposizione sul terreno naturale di uno strato di materiale argilloso di 30-50 cm, sviluppandosi su di esso i già tradizionali enarenados della zona. Queste terre argillose erano ottenute da cave a cielo aperto presenti in vari avvallamenti all’interno del municipio di El Ejido. La cañada de Las Norias fu utilizzata per l’estrazione in maniera continuata di argilla da metà anni ‘70 fino agli inizi degli anni ‘90.

Comincia ad affiorare l’acqua A partire dagli anni ‘90 cessò l’estrazione di argilla in maniera intensiva. In quegli anni comincia ad affiorare acqua dal fondo degli scavi, ciò implica che il livello aveva già cominciato la sua ascesa. La profondità degli scavi era dichiarata tra i 6 e i 6,5 metri, ma arrivava nella pratica fino a 7-8 metri e in alcuni punti a profondità anche maggiori.

I livelli freatici Si può stimare che il livello freatico intorno alla Balsa del Sapo alla fine del XIX secolo fosse vicino ai 20 metri sul livello del mare. Nel 1922, quando si installano i primi pozzi elettrici, il livello continuava a essere 97


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Il distretto di Las Norias

prossimo ai 20 mslm. All’inizio degli anni ‘50, quasi trent’anni dopo l’entrata in funzione di questi pozzi, si stima che il livello freatico si incontrasse intorno ai 1718 mslm. Da allora, e dato che l’acquifero superiore centrale non fu molto utilizzato dall’INC per la sua cattiva qualità, i livelli piezometrici intorno a Las Norias non sono stati soggetti a grandi variazioni. Questa situazione cambierà a partire dagli anni ‘90, in coincidenza con il sempre minor utilizzo dell’acquifero superiore centrale per la sua cattiva qualità e l’incremento delle estrazioni dagli acquiferi inferiori del Campo de Dalias, producendo l’innalzamento del livello freatico dell’acquifero superiore centrale e dando origine al bacino della Balsa del Sapo attraverso l’inondazione della cava di argilla, obbligando così a chiudere l’attività estrattiva. Se non si fossero realizzati gli scavi di argilla il bacino non sarebbe visibile. Analizzando i rilievi topografici realizzati dall’INC si può affermare che le zone più basse precedentemente alle estrazioni si situavano presso la striscia di terra che attualmente separa la laguna. La totalità dei terreni attualmente inondati erano a quel tempo già soggetti a scavi. Si può dunque affermare che l’origine e il mantenimento del bacino è relazionato allo sfruttamento intensivo

delle risorse terra e acqua a cui è stato sottomesso il Campo de Dalias, da un lato, in forma naturale i livelli dell’acquifero superiore centrale non hanno mai raggiunto quelli attuali e, dall’altro lato, l’attuale superficie d’acqua non sarebbe visibile se si fosse mantenuta la topografia naturale. I livelli della Balsa del Sapo si relazionano direttamente con i livelli piezometrici dell’acquifero superiore centrale, la cui ricarica naturale non può essere responsabile dei livelli attuali. Solo per l’esistenza di ritorni dall’attività agricola e urbana su questo acquifero si può spiegare l’innalzamento continuo del livello dell’acquifero, origine e sostentamento del bacino. La proliferazione delle serre fino a coprire interamente il territorio ha fortemente diminuito la capacità di drenaggio del terreno. A partire dal 2006 sono state installate infrastrutture che estraggono l’acqua eccedente dell’acquifero superiore e la convogliano in mare, consentendo così il controllo e il mantenimento dei livello dell’acqua del bacino. La permanenza di questa superficie d’acqua ha propiziato la nidificazione di diverse specie di uccelli protette nella zona e ora richiede protezione per la preziosa biodiversità che alberga. 99


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7.2 Un’isola di biodiversità La Balsa del Sapo occupa una superficie di 140 ettari. Si tratta del bacino d’acqua più importante di Almeria per la sua diversità ornitologica ed è catalogato come zona umida di importanza internazionale, conosciuta come Cañada de Las Norias. Il carattere permanente delle acque permette il mantenimento di una cintura di vegetazione, composta principalmente da canneti, giunchi e tamerici. Nonostante la grande rilevanza ecologica, è carente di una chiara protezione legale che garantisca la sua protezione. Presenta un inquinamento da biocidi 100

dovuto soprattutto allo scarico incontrollato di rifiuti vegetali e plastici provenienti dalle serre vicine. I vertebrati più rappresentativi di questo spazio sono gli uccelli acquatici. La loro diversità e abbondanza ha fatto di questa località uno dei bacini andalusi più conosciuti in ambito internazionale. La folaga è la specie più comune durante tutto l’anno, oltre alla folaga cristata, specie rara e minacciata. Altri rallidi presenti sono la gallinella d’acqua e il pollo sultano comune, molto scarso nella penisola iberica. Tra le specie più significative che vi nidificano vi sono


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il gobbo rugginoso e l’anatra marmorizzata, entrambe minacciate secondo l’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), così come la sgarza ciuffetto, la nitticora, il fratino eurasiatico. Tutti uccelli appartenenti al Libro Rosso dei vertebrati minacciati dell’Andalusia, sotto diverse categorie. Tra le altre specie che vi nidificano si trovano anche lo svasso maggiore e lo svasso piccolo. Gli aironi, inizialmente legati ai cicli migratori, hanno trovato in questa località un luogo importante per la loro riproduzione, formando nicchie tra gli scavi inondati.

Tra questi si trovano l’egretta e la nitticora. Alcune anatre si sono stabilite in maniera sedentaria come il moriglione, altri nidificano occasionalmente come il codone comune o il fistione turco. Le cicogne comuni visitano l’area dopo la stagione riproduttiva, come le cicogne nere e le gru, anche se più raramente. Le anadi formano importanti contingenti durante lo svernamento e i passaggi migratori, tra queste l’alzavola e la volpoca. Senza dubbio le anatidi più significative della Cañada 101


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de Las Norias sono l’anatra marmorizzata ed il gobbo rugginoso, specie in pericolo di estinzione che hanno trovato in questo bacino uno degli scarsissimi punti dove si possono riprodurre con normalità, soprattutto durante i lunghi periodi di siccità, quando la maggioranza delle zone umide andaluse si seccano. Il gobbo rugginoso, che cominciò a nidificare nel 1992, superava due anni più tardi le 100 unità, convertendo questo bacino come punto di riferimento obbligato per la conservazione e protezione di questa specie in Europa. L’anatra marmorizzata, specie mondialmente minacciata, nidifica con regolarità dal 1993. Quest’anatra scarsamente diffusa e in

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rapido declino si distribuisce in alcuni punti del sudest asiatico, del nord africa e della penisola iberica, dove la sua popolazione non supera i 400 esemplari. Nidifica in alcuni punti dell’est e del sud della Spagna. Il gruppo più eterogeneo è quello dei limicoli. Nidifica anche il corriere piccolo e l’avocetta. Il resto delle specie acquatiche sono legate al periodo invernale e ai cicli migratori. A questo ventaglio di specie acquatiche si aggiungono altre 70 specie terrestri, alcune singolari come il falco pescatore. Alcuni mammiferi come la volpe, anfibi come la rana, rettili e pesci come la carpa, completano questa sintesi zoologica.


Il distretto di Las Norias

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8. Strategia per il riequilibrio del distretto Attraverso un’operazione di cambio di densità degli elementi in gioco viene ristabilito l’equilibrio interno del distretto: liberando il bacino dalle serre e facendovi sorgere attorno una fitta vegetazione si crea un filtro tra paesaggio e produzione; concentrando la residenza dei lavoratori stagionali presso il nucleo urbano si crea un nuovo quartiere che mette in comunicazione il paese con il paesaggio, a cui prima voltava le spalle; distribuendo una rete di micro-impianti di compostaggio si rende il distretto autosufficiente nella gestione dei rifiuti vegetali.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

8.1 Elementi in gioco Superficie produttiva Nel distretto di Las Norias de Daza le coltivazioni intensive occupano una superficie di circa 1600 ettari. La trama che qui ha disegnato lo sviluppo delle serre è piuttosto variegata, poiché il tessuto è composto sia da zone più regolari, frutto di una pianificazione, sia da zone più organiche. Il tessuto più regolare lo si trova a sud del nucleo urbano, in una maglia di lotti rettangolari con un orientamento tale da trarre il maggior beneficio possibile dalla direzione principale del vento. Il tessuto organico si attesta principalmente a ridosso delle ramblas o della stessa Balsa del Sapo.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Residenza dei lavoratori La popolazione straniera di Las Norias è composta principalmente da migranti di origine marocchina. Come nel resto del territorio, essi risiedono per la maggior parte nel ghetto diffuso, molti meno sono quelli che vivono nel centro urbano. Nei dintorni di El Ejido prevale la tipologia a cortijos, case rurali in cui vivono ammassati con una densità non conforme a standard abitativi sostenibili.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Il bacino Come si diceva precedentemente, il bacino della Balsa del Sapo è un elemento paradigmatico delle contraddizioni di questo territorio. Si tratta anche di un elemento di grande potenzialità dal punto di vista ricreativo che però si incontra in un grave stato di degrado e abbandono. Il suo recupero può essere la chiave di volta per ridare qualità ambientale sia al distretto di Las Norias che a tutto il territorio per la sua posizione baricentrica.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Vuoti agricoli La superficie totale dei vuoti agricoli nel distretto di Las Norias è di 265 ettari, senza contare le aree più prossime al centro abitato. La maggior parte di essi si concentra a sud del nucleo urbano, nella zona di più recente espansione del tessuto produttivo. La zona intorno al bacino è invece completamente saturata

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Previsioni di piano Il PGOU (Plan General de Ordenaciòn Urbana , corrispondente ai nostri piani regolatori) di El Ejido è datato al 2009, e si generò in un momento di forte espansione dell’economia locale. Ad oggi le previsioni risultano essere un poco generose, ma questo territorio non ha sofferto in particolare modo della crisi e l’economia continua ad essere in espansione. Le quantità fornite dal piano sono quindi ancora ritenute affidabili. Il piano prevede un’espansione del paese di Las Norias verso sud, creando una sorta di circonvallazione che alleggerirebbe l’asse di collegamento tra Roquetas de mar e El Ejido su cui insiste Las Norias. E’ interessante notare come il piano definisce un’ampia fascia di terreno edificabile con destinazione produttiva che si attesta proprio nel punto di contatto tra Las Norias e il Bacino della Balsa del Sapo. Questa destinazione d’uso non è compatibile con le potenzialità che il bacino offre.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

8.2 Le fasi per il riequilibrio degli elementi Fase 1 – Definizione area di rispetto e dei vuoti agricoli Attorno al bacino viene definito un perimetro che segue le curve di livello e che si attesta sui percorsi presenti, lambendo il fronte urbano di Las Norias su tutta la sua lunghezza. L’area definita risulta di 359 ettari, di cui: 140 occupati dalla Balsa del Sapo, 111 di coltivazione intensiva, 19 occupati dalle macchie di vegetazione e 8 in stato di degrado. Tra i vuoti agricoli esistenti nell’intorno, ne vengono selezionati 8 equidistanti tra loro con una superficie totale di 136 ettari, leggermente superiore di quella occupata dalle coltivazioni intensive nell’area precedentemente definita.

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Fase 2 – Liberazione del bacino e creazione di un filtro di vegetazione: transizione tra paesaggio e produzione Le coltivazioni presenti nell’area di rispetto vengono spostate nei vuoti agricoli precedentemente definiti, andando così a aumentare la densità delle zone perimetrali del tessuto produttivo e diminuendola nella zona centrale. Nell’area liberata viene aumentata la vegetazione fino a ricoprirla interamente. Si crea così un parco che diventa spazio di filtro tra il bacino e l’intorno produttivo, che ne salvaguarda l’integrità ambientale e crea uno spazio di qualità. Al suo interno vengono creati dei percorsi ciclopedonali per la visita del parco e della Balsa del Sapo.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Fase 3 – Frammentazione della fascia produttiva in una rete di microimpianti di compostaggio La fascia produttiva prevista dal piano viene frammentata nei vuoti agricoli precedentemente definiti, creando una rete di microimpianti di compostaggio per i rifiuti vegetali prodotti dalle serre. Questa misura persegue l’obiettivo preposto dalla regione Andalusia per il miglioramento della gestione dei rifiuti vegetali in questo territorio. Questa rete permette di ottenere un sistema articolato e flessibile che non entri in crisi nelle stagioni di maggior produzione, come succede ora nei grandi impianti presenti sul territorio. Ogni impianto è dimensionato sui rifiuti prodotti da circa 200 ettari di coltivazione. In tutto, 8 impianti servono i 1600 ettari del distretto agricolo di Las Norias. Il distretto diventa cosĂŹ autosufficiente nella gestione dei rifiuti vegetali.

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Strategia per il riequilibrio del distretto

Fase 4 – Concentrazione della residenza dispersa: transizione fra nucleo urbano e paesaggio La fascia produttiva frammentata viene convertita in residenziale, dove vengono concentrati gli alloggi dei lavoratori stagionali delle aziende agricole. Considerando che esiste un lavoratore salariato ogni 1,54 ettari di coltivazione, si stima che nel distretto di Las Norias siano attivi circa 1040 lavoratori. Il nuovo quartiere che si viene a creare diventa transizione tra nucleo urbano e paesaggio.

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9. Il nuovo distretto

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90,5 ha

161,3 ha

198,5 ha 141,4 ha

375,1 ha 254,8 ha 308,3 ha

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277,5 ha


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9.1 Le serre trasferite

9.2 La rete degli impianti

Le coltivazioni spostate dal bacino ai vuoti agricoli occupano in tutto 111 ettari, per un totale di circa 33 aziende agricole. Queste vengono posizionate in modo che si riallaccino ai percorsi agricoli esistenti, adattandosi alla topografia del terreno e cercando l’orientamento migliore per sfruttare la ventilazione proveniente dalla costa.

Gli impianti sono disposti in modo da coprire le necessità dell’intero distretto minimizzando i costi di trasporto tra le aziende agricole produttrici degli scarti e il proprio impianto di riferimento. Viene inoltre mantenuta una distanza di 1000 metri dal centro abitato, conformemente alle norme ambientali vigenti. Gli impianti sono comunque ubicati sulle principali

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1,2 km

1,3 km

0 km 1,0 km

1,8 km 0,8 km 2,1 km

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2,3 km


Il nuovo distretto

vie di comunicazione verso l’asse di collegamento centrale, a non più di 1500 metri di distanza da esso. Ogni impianto ha un area d’influenza di circa 200 ettari di coltivazione. Quest’area d’influenza varia a seconda di dove sia ubicato l’impianto, poiché ve ne sono alcuni che si trovano in zone a più alta concentrazione di produzione o semplicemente con un’area d’influenza minore. L’impianto più piccolo

copre un’area di 90,5 ettari di coltivazione, il più grande un’area di 375,1 ettari. Un dato fondamentale per dimensionare l’impianto e stabilirne la portata è la produzione annuale di rifiuti per ettaro. Questo valore è fornito dalla Consejerìa de medio ambiente y ordenaciòn del territorio e si aggira sulle 33 tonnellate/anno per ettaro di coltivazione. Per ogni impianto ne viene così dimensionata la portata.

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Il nuovo distretto

Funzionamento dell’impianto Il trattamento avviene per mezzo di un processo biologico aerobico, che si svolge in presenza di ossigeno. Questo processo riproduce, in condizioni controllate, i processi naturali di decomposizione della sostanza organica e porta alla produzione di un terriccio denominato compost. Il processo di compostaggio avviene in un impianto dove il rifiuto subisce un processo di trasformazione in condizioni controllate di umidità e ossigenazione. Il processo può essere schematizzato come di seguito riportato:

Maturazione; Raffinazione e stoccaggio: prima di essere commercializzato, il materiale ottenuto alla fine della maturazione è sottoposto a vagliatura in modo da togliere le parti grossolane e indesiderate (come vetro e plastica).

Ricevimento materiali: la prima sezione impiantistica è generalmente composta da una pesa per il materiale in entrata e un’area di scarico; Pretrattamento e miscelazione; Biossidazione: la miscela ottenuta è posta all’interno di strutture nelle quali il materiale in trasformazione viene umidificato, rivoltato e sottoposto ad insufflazione di aria per attuare la biossidazione;

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10. Il nuovo bosco

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Il nuovo bosco

10.1 Filtro tra paesaggio e produzione La vicinanza del mare, la scarsa altitudine e la marcata aridità della provincia di Almeria configurano un ambiente molto caldo dal clima mediterraneo secco, dove prospera una vegetazione singolare e di alto valore botanico. Nella vicina sierra, sopra gli 800 metri di altitudine, si sviluppa un querceto che nel passato doveva estendersi su gran parte del territorio almeriense ma che nell’attualità è rimasto accantonato in poche isole sulle montagne, rifugiandosi dalle condizioni di aridità che lo circonda. La sierra di Cabo de Gata conserva le sue condizioni originali e sono frequenti i resti dei boschetti termofili con elementi come il biancospino nero, il lentisco e l’ olivo selvatico. Nelle zone costiere, sul litorale, si sviluppano comunità tipiche dei pascoli legate a dune e sabbie come lo sparto. Nell’entroterra prosperano i ginepri, che nelle zone di maggior siccità sono sostituiti dal giuggiolo, costituendo un sistema unico nel continente europeo. Il nuovo bosco della Cañada de Las Norias, approfittando del microclima favorevole creatosi a causa delle trasformazioni indotte dall’uomo, vuole essere la sintesi della varietà di vegetazione che

alberga in questo angolo di Andalusia, ospitando al suo interno le diverse varietà di specie della provincia. Nuovi percorsi ciclo pedonali si integrano ai pochi esistenti collegando il profilo del bacino al nucleo urbano. La vegetazione si fa sempre più densa man mano che ci si avvicina alla laguna, accompagnando le entrate al parco e fiancheggiando i percorsi. Si va così a creare un filtro tra il paesaggio bruscamente riconquistato dalla natura e il tessuto produttivo. Siamo di fronte a un paradosso: gli interventi di paesaggio normalmente fanno fronte alla necessità di sfumare un intervento antropico in un contesto naturale, mentre qui succede il contrario, vi è la necessità di sfumare un intervento naturale in un contesto antropico.

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11. Il nuovo quartiere

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Il nuovo quartiere

11.1 Cucitura tra nucleo urbano e paesaggio Il progetto non vuole solo far comunicare il nucleo urbano con la laguna, ma tenendo conto dell’importanza della sovrapposizione storica avvenuta nel Ponente almeriense, diventare ponte tra passato e presente: tra i primi nuclei di colonizzazione e il paesaggio sorto con lo sviluppo dell’agricoltura intensiva. Il nuovo quartiere di Las Norias deve essere la sintesi di questo processo avvenuto nel corso del novecento e comunicare a chi lo attraversa che un equilibrio le attività umane, anche se di forte impatto, e la natura è possibile e che queste possono essere riassorbite in maniera sostenibile dal paesaggio.

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Il nuovo quartiere

11.2 Le fasi del progetto Fase 1 – Direzioni principali

Fase 2 – Cucitura

L’edificazione lungo la fascia tra Las Norias e la sua laguna viene concentrata sul fronte urbano più compatto, quello più a est, dove si trova l’antico nucleo di colonizzazione. Qui si trovano gli edifici più rappresentativi come la Chiesa, il municipio e le scuole, collegate tra loro da un portico. Tutt’attorno si sviluppa il tessuto edilizio composto da tipologie a schiera dove hanno trovato alloggio i primi coloni. Da questo centro viene creato un asse perpendicolare alla fascia di nuova edificazione, dividendo la sua estremità più orientale dalla parte più ad ovest. L’asse collega direttamente il nucleo di colonizzazione alla laguna, appoggiandosi per un tratto sul suo bordo e, giocando su vari livelli, scende fino a diventare molo turistico. Queste saranno le due direzioni generatrici del progetto.

La connessione non avviene solo con l’asse principale, ma con tutto il nucleo urbano. Sulle strade si innestano nuovi percorsi che collegano il paese alle linee del paesaggio. Il limite del paese viene così spostato e attestato direttamente sulla laguna. I percorsi man mano che si avvicinano allo specchio d’acqua si aprono adattandosi alla topografia.

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Il nuovo quartiere

Fase 3 – Lotti

Fase 4 – Baricentro

I percorsi così definiti tagliano la fascia creando i lotti di edificazione, più stretti e frazionati dove il bacino è più vicino al paese e più larghi dove si allontana. Questi saranno i lotti di partenza dove si andrà ad operare per sottrazione.

I lotti creati vengono arretrati in modo da massimizzare l’affaccio sul lato più favorevole. L’arretramento è maggiore sui lotti più lontani dall’asse principale e minore sui lotti ad esso più vicini. In questo modo viene spostato sull’asse il baricentro del nuovo quartiere.

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Il nuovo quartiere

Fase 5 – Piazzette

Fase 6 – Bordi

In corrispondenza degli innesti dei percorsi, vengono create su entrambi i fronti del quartiere delle nuove piazzette, ottenute ritagliando i lotti in direzione nordsud ed est-ovest, in modo da cercare sempre il miglior affaccio. Queste piazze rappresentano da un lato gli elementi di entrata del nuovo quartiere di Las Norias, dall’altro il suo sbocco sul nuovo paesaggio.

L’edificazione avviene sui bordi dei lotti ottenuti per sottrazione, in modo che vi sia continuità visiva tra i due lati del bordo. La larghezza del corpo di fabbrica degli edifici varia tra i 6 e i 12 metri. Gli edifici con i corpi di fabbrica più profondi vengono posti lui lati con l’affaccio più favorevole. I bordi non vengono totalmente saturati ma vengono aperti dei spazi di attraversamento tra di essi. Ulteriori collegamenti vengono ricavati anche tra gli edifici stessi, creando varchi dove essi si piegano o aprendo a un percorso perpendicolare. Inoltre si sottraggono volumi per creare inviti verso l’interno del quartiere o per creare terrazze in modo da massimizzare gli affacci favorevoli.

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11.3 Le quantità La superficie utile lorda così ottenuta è di 45000 metri quadri. Questa quantità è stata ripartita tra residenziale, commerciale e servizi a seconda delle proporzioni previste dal piano per tutto il nucleo urbano di Las Norias, destinando 34000 metri quadri al residenziale, 8000 al commerciale e 3000 ai servizi. Il nuovo quartiere diventerà il riferimento per le politiche di creazione di alloggi per i lavoratori temporanei del distretto di Las Norias. Per garantire una mixitè sociale, 23000 dei 45000 metri quadri di superficie destinata a residenziale andrà sul mercato, ma una parte consistente di 11000 metri quadri sarà riservata ad housing sociale. Le politiche per i nuovi alloggi dei lavoratori dovranno tenere conto del loro alto livello di mobilità, dovuto all’avvicendarsi delle stagioni di raccolta nei diversi punti del paese. Ciononostante, l’elevata produttività e la lunghezza della stagione almeriense porta molti di loro a non spostarsi mai da questo territorio.

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Il nuovo quartiere

11.4 Il nuovo waterfront Un parcheggio sotterraneo di 18000 metri quadri libera il quartiere dalle macchine, ospitando 360 posti auto e 300 box. Le le rampe di accesso al parcheggio scendono in corrispondenza della zona centrale del quartiere, dov’è più alta la densità di edificazione. Vi sono inoltre due parcheggi a raso da 250 posti auto l’uno sulle due entrate laterali, concepiti sia per i residenti che per i visitatori del nuovo parco. I percorsi che strutturano il nuovo quartiere, liberati così dal peso delle macchine, sono in grado di trasformare le strade urbane di Las Norias in strade paesaggio immerse nel verde. Attraverso di essi chi li percorre può scoprire il paesaggio a cui prima il paese girava le spalle. Assecondando il dislivello tra i lotti e la superficie dell’acqua i percorsi si aprono verso la laguna con delle gradinate, allacciandosi al lungolago che a sua volta si collega a quelli del bosco. Tra le gradinate si alternano rampe, spianate e gradoni che danno movimento a questo spazio pubblico Altro componente fondamentale è l’asse di collegamento tra il nucleo di colonizzazione e la laguna, elemento di discontinuità del nuovo quartiere. Da terra si eleva diventando un portico che cita il linguaggio dell’architettura razionalista dei paesi di

colonizzazione. In molti di essi infatti il portico è un ricorrente elemento di collegamento tra i principali spazi pubblici, e Las Norias non fa eccezione. Al di sopra di esso il portico diventa accesso del piano superiore dell’edificio pubblico a cui si addossa. In seguito si abbassa e diventa una rampa che scende dolcemente fino a una piazzetta che viene creata su una sponda del lago. Da questa piazzetta parte il molo turistico, che si estende per una lunghezza di 90 metri. L’asse così strutturato permette non solo di godere del nuovo paesaggio riscoperto, ma di penetrarlo a fondo, attraverso un elemento che ripercorre la storia del territorio. Tutti questi sono gli elementi che compongono il nuovo waterfront di Las Norias: uno spazio pubblico di cui questo territorio ha un disperato bisogno per riscoprire i valori della comunità e sopperire alla mancanza di luoghi di socialità e di identità.

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Il nuovo quartiere

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12. Conclusioni Nel distretto di Las Norias ho dimostrato come sia possibile ristabilire un equilibrio tra gli elementi di questo territorio così complesso e questo procedimento è possibile anche in altri punti del Ponente almeriense. Ognuno dei suoi distretti presenta simili caratteristiche e tra questi è possibile metterne a sistema le problematiche e le potenzialità, creando una rete di flussi capace di aprire, comunicare ed organizzare questi luoghi rendendone possibile la percezione e la conoscenza, di liberare dal soffocamento delle serre le ramblas e le vias pecuarias, di trovare un modo per dare un alloggio dignitoso ai lavoratori che hanno reso possibile questo sviluppo e di riuscire a gestire l’enorme flusso di rifiuti che esso produce senza sosta. L’area totale interessata dall’operazione di riequilibrio sarebbe di 4400 ettari, dei quali 1353 sono occupati da serre. Una superficie simile, anche superiore, è quella dei vuoti agricoli di tutto il Campo de Dalias, in tutto 1363 ettari. Queste lingue di terreno rappresentano i punti più sensibili dove si può intervenire. Questo progetto cerca di fornire uno scenario di come possa svilupparsi il territorio nel corso degli anni, andando incontro ad esigenze di sostenibilità, ma anche alla necessità di migliorare la propria immagine 153


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e di far fronte alla concorrenza internazionale. Infatti l’agricoltura intensiva di Almeria è un fenomeno conosciuto nel mondo, è nota l’efficienza degli agricoltori nel gestire le risorse di base su cui si fonda: acqua, suolo e manodopera. Ma ne sono noti anche i disequilibri interni, soprattutto la condizione di sfruttamento dei lavoratori migranti, la desolazione

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del paesaggio e l’inquinamento causato dalle materie plastiche e vegetali. La sensibilità dell’opinione pubblica verso questi temi è aumentata negli ultimi anni e il modello Almeria rischia di pagarne le conseguenze. Il modello Almeria ha avuto un successo tale da essere esportato in tutto il mondo, nei paesi con un clima che offre le condizioni ideali per questa coltivazione


Conclusioni

intensiva a basso costo. Il sistema soffre dunque della concorrenza degli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, soprattutto Turchia e Marocco. Questi paesi sono capaci di coltivare ad un costo ancora minore ed Almeria dovrebbe cambiare le proprie politiche di produzione verso standard piĂš elevati e rispettosi del territorio. Con questo fine si sta

espandendo la superficie di coltivazione biologica. Il Ponente, dopo essersi sviluppato attraverso una visione esclusivamente a breve periodo, deve cominciare a porsi delle nuove prospettive per il proprio futuro: rinnovando il suo modo di intendere il territorio facendo convivere le logiche globali e le necessitĂ locali del suo paesaggio.

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Riferimenti Bibliografia “Los pueblos de colonización en Almería: Arquitectura y desarrollo para una nueva agricultura” / Instituto de estudios Almerienses / 2009

“Los invernaderos de Almería: analisis de su tecnología y rentabilidad” / D. L. Valera Martínez, L. J. Belmonte Ureña, F. D. Molina Aiz, A. L. Martínez / 2014

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Tesi e consultazioni

Sitografia

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Ringraziamenti Grazie innanzitutto alla mia famiglia per il suo costante supporto, sia nei momenti felici che nelle difficoltà. In questi anni di studio matto e disperatissimo non hanno Ringraziamenti mai smesso di trasmettermi motivazione e passione per Grazie che innanzitutto alla mia famiglia per il suo costante quello faccio, ed il loro aiuto non mancherà mai. supporto, sia nei momenti felici che nelle difficoltà. In questi anni studio matto Maria e disperatissimo hannoe Grazie alla dimia ragazza, José. Da non un anno mai smesso trasmettermi passione per mezzo mi fadisentire il suo motivazione appoggio ee mi dà forza, quello che faccio, ed il loro aiuto non annullando ogni giorno la distanza chemancherà ci divide. mai. mia ragazza, Maria José. Da un anno e Grazie alla ai Picchiatelli, in rigoroso ordine alfabetico: mezzo miCiccio, fa sentire il suoPedro, appoggio dà forza, Brando, Gasba, Rubboe emiSeba, che annullandoaogni giornonel la caso distanza ci divide. accorrono rapporto del che bisogno ormai da più di dieci anni. Grazie ai Picchiatelli, in rigoroso ordine alfabetico: Brando,agli Ciccio, Pedro, e Seba,troppi che Grazie amiciGasba, di questi anni Rubbo di università, accorrono rapporto nel casoGreg, del bisogno da per fare unaelenco completo: Donnie,ormai Lorenzo, più di dieci Rocco, Alfio,anni. Matteo, Mirko, Ali, Marta, Laura, Hanna, Martuccia, Mavi sono solo alcuni. Con loro questi anni Graziepassati agli amici di in questi sono davvero fretta.anni di università, troppi per fare un elenco completo: Greg, Donnie, Lorenzo, Rocco, Alfio, Mirko, Ali, Marta,durante Laura, Hanna, Grazie a tuttiMatteo, quelli che ho incontrato questo Martuccia,sia Mavi sono loroche questi anni percorso, nella miasolo cittàalcuni. che neiCon viaggi ho fatto. sono passati davvero in fretta. Grazie a Ferrara, grazie all’Andalusia. Grazie 160

a tutti quelli che ho incontrato durante questo percorso, sia nella mia città che nei viaggi che ho fatto. Grazie a Ferrara, grazie all’Andalusia. 160




Riduzione elaborati

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Conclusioni

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Plasticscape

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