Scheda legge elettorale

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I PRINCIPI DELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE Pensiamo che le forze politiche e il Parlamento debbano lavorare a una legge elettorale ispirata ai seguenti principi: 1. governabilità, intesa nel senso dell'assunzione di impegni di governo in base a una chiarezza programmatica, che consente di verificare il rispetto del patto tra elettori e eletti e chiami questi ultimi a risponderne. Il principio della governabilità non è alternativo a quello della 2. rappresentanza, come relazione vitale tra elettori e istituzioni e legittimazione dell'azione di governo. Entrambi questi principi possono essere garantiti da un 3. sistema elettorale bipolare, ma non bipartitico, che assicuri un certo grado di pluralismo interno alle diversi coalizioni, si opponga alle due opposte tendenze in atto - la frammentazione e la strutturazione in senso tri-quadripolare del sistema partitico - e garantisca la chiarezza nelle scelte di campo e la distinguibilità tra offerte politiche concorrenti. Sistema spagnolo Si tratta di un sistema che in Italia non dà garanzia alcuna di governabilità, poiché non è in grado di esprimere a livello nazionale una forza di maggioranza, neppure con il premio del 15%. Ai rischi della ingovernabilità non corrisponderebbero neppure vantaggi sul versante della rappresentanza, poiché tale sistema, fatto interamente di piccoli collegi proporzionali (con un elevato sbarramento occulto) lascerebbe non rappresentata una parte significativa degli elettori, ben oltre il giusto e condivisibile tentativo di scoraggiare la frammentazione.

Sindaco d'Italia È un modello che nella versione presenta un’evidente incompatibilità con l'attuale quadro costituzionale. Né si otterrebbero i medesimi effetti con un sistema, di cui pure si parla, che salvaguardando il doppio turno, senza elezione diretta del capo del governo, prevedesse un primo turno proporzionale con uno sbarramento relativamente basso ed un incentivo a presentarsi in ordine sparso, per la distribuzione della quasi totalità (80/85%) dei 1


seggi, ed un secondo turno, aperto alle alleanze tra le forze che hanno superato lo sbarramento, per la distribuzione della quota residua. Legge Mattarella corretta Sul tappeto resta quindi l’ipotesi che noi preferiamo, che è la legge Mattarella corretta, ovvero un sistema che mette insieme maggioritario e proporzionale e può, se ben bilanciato, garantire l’avvicinamento a tutti e tre gli obiettivi che vogliamo perseguire: bipolarismo, governabilità, rappresentanza. Il ritorno parziale al collegio uninominale può inoltre consentire il ripristino di un rapporto diretto tra rappresentanti e rappresentati (con il valore aggiunto del fattore territoriale e la possibilità di una selezione diretta della classe politica). In base a questo modello la proposta del PD e di Scelta Civica sono compatibili e potenzialmente convergenti:

La proposta del PD - Il Partito democratico propone un sistema (alla Camera) con “475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi”. La proposta di Scelta Civica La nostra proposta prevedeva una metà dei seggi attribuiti nei collegi, invece del 75%. Rimaniamo dell’idea che l’intera quota proporzionale non debba necessariamente venir assorbita dal premio, ma sia assorbita nella misura in cui serve a far conseguire (se già non li si è raggiunti) i 340 seggi che rappresentano il 55% della Camera. In altri termini rimaniamo dell’idea che il premio sia “mobile” e che la sovrarappresentazione che produce debba essere strettamente necessaria alla governabilità. In tal senso, proponiamo di considerare l’ipotesi di un secondo turno eventuale nel caso in cui il “primo arrivato” in termini di seggi non abbia superato anche una soglia di voti minima (che nella nostra proposta era del 42%). Un secondo turno nel quale siano gli elettori a scegliere chi, tra i due schieramenti principali, potrà governare. Accogliamo positivamente, integrando la nostra proposta, che alla presenza, significativa, di elementi “selettivi” del panorama politico (soglia di sbarramento, collegi uninominali in quota maggioritaria, collegi di piccole dimensioni in quota proporzionale, premio di maggioranza) corrisponda una quota (necessariamente piccola: un 5% del totale dei seggi?) finalizzata a garantire un diritto di tribuna a chi, fuori dalle coalizioni, non superi lo sbarramento per il riparto dei seggi. 2


Quota proporzionale Quanto alla scelta dei candidati nella quota proporzionale, ribadiamo la proposta che questa avvenga mediante liste bloccate, corte e con alternanza di genere, consentendo all’elettore (anche mediante la modalità di espressione del voto sulla scheda) di conoscere e scegliere la lista con i candidati preferiti (e dunque compatibili con i principi costituzionali, come ricostruiti adesso con attenzione dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014). Tale soluzione evita che le preferenze, come in passato è accaduto, possano prestarsi ad usi distorti del voto e del rapporto tra elettori e candidati, comportando grande impiego di denaro e un notevole (e non sempre legale) condizionamento degli eletti da parte dei finanziatori. Ove invece si volesse tornare al sistema delle preferenze, sembrerebbe più saggio pensare a liste bloccate con “preferenze negative”, ovvero alla possibilità da parte degli elettori di non accettare l’ordine di lista e di eliminare (cancellandone i nomi) i candidati non graditi. Senato Quanto all'elezione del Senato è bene che questa ricalchi, non per esigenze di astratta simmetria, ma di efficienza istituzionale, lo schema previsto per la Camera. Comunque, nell’eventualità di una riforma elettorale senza riforma del bicameralismo, il problema di maggioranze disomogenee tra Camera e Senato rimane. A nostro avviso, sarebbe bene procedere di pari passo (senza imporre una pretestuosa dipendenza tra le due riforme) ma riteniamo che tuttavia la riforma elettorale, che anche a nostro avviso deve ormai avere tempi molto stretti, debba comunque farsi carico dell’attuale bicameralismo. Sotto questo profilo, ribadiamo la soluzione proposta da Scelta Civica. In caso di mancato raggiungimento della maggioranza in entrambe le camere da parte di una forza o di una coalizione di forze politiche dopo il primo turno di voto, è possibile impedire un’attribuzione “strabica” del premio tra le due Camere. A questi fini occorre prevedere che accedano al secondo turno le due liste o coalizioni di liste che al primo turno abbiano ottenuto il maggior numero di seggi, sommando quelli della Camera e quelli del Senato.

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