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zone MAGAZINE
SUBACQUEA E LIFESTYLE
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DONNE SUB
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Motorizzazione: Elettrico monofase Portata gruppo pompante: 90 L/pm - 4,8 m3/h Potenza: 2,2 Kw Larghezza/Altezza/Profondità: 65 cm / 35 cm / 39 cm Peso netto: 39,5 Kg
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AEROTECNICA COLTRI® S.p.A. Desenzano del Garda (BS) - ITALY Tel: +39.030.99.103.01
Motorizzazione: Elettrico trifase Portata gruppo pompante: 315 L/pm - 18,9 m3/h Potenza: 5,5 Kw Larghezza/Altezza/Profondità: 90 cm / 132 cm / 87 cm Peso netto: 235 Kg
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COMPUTER SUBACQUEO
by Aqua Lung Ocean Ambassador Alicia Ward @SeeThroughSea
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Modalità Bluetooth per sincronizzarsi con la nostra App gratuita DiverLog+ L’App DiverLog+ ti consente di gestire i tuoi dati d’immersione e le impostazioni del computer e di condividere le tue immersioni preferite e immagini sui social media • 4 modalità operative - Aria, Nitrox, Profondimetro e Free Dive • Batteria standard sostituibile dall’utente consente un cambio facile mantenendo i dati in memoria
aqualung.com | @aqua_lung_italia | #aqualung75
DESK
DIVING SAFETY SINCE 1983
La subacquea è uno sport da signorine? di Massimo Boyer
Q Accesso esclusivo ai piani assicurativi
Assistenza medica d’emergenza 24/7 in tutto il mondo
Partecipazione a progetti di ricerca medico-subacquea
Assistenza legale e di viaggio
Consulenza medica
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uando ero giovane e giocavo (male) a calcio, i miei amici e io eravamo soliti giustificare i falli più biechi con l’affermazione “il calcio non è mica uno sport da signorine”. Bruttissimo luogo comune, tra l’altro proprio mentre scrivo i mondiali di calcio femminile trasmessi in TV stanno dimostrando che le donne possono offrire uno spettacolo egregio, e sconfessare il detto. Eravamo giovani... La subacquea resta comunque tuttora un’attività prettamente maschile, se è vero che oltre il 60% dei subacquei brevettati in tutto il mondo sono uomini. Le donne si stanno facendo strada in questo mondo lentamente, faticosamente, ma in modo stabile, aumentando sempre più e conquistandosi uno spazio importante, come dimostrano diversi articoli di questa rivista. Le donne sono ottimi subacquei per una serie di ragioni, legate alla loro fisiologia: hanno consumi di aria ridotti, possono avere un ottimo controllo del galleggiamento, rispetto ai maschi hanno di solito un maggiore orientamento verso la sicurezza, sanno muoversi sott’acqua come dote naturale. Possono essere svantaggiate da esigenze diverse per le attrezzature, ma ormai tutti i costruttori hanno imparato a tenerne conto. Io ho avuto diverse compagne di vita che erano anche ottime subacquee, con loro mi sono sempre sentito sicuro e tranquillo nel sistema di coppia con loro, e anzi le ringrazio per la pazienza e la curiosità che hanno sempre dimostrato, aspettandomi quando mi fermavo per fotografare. Non è facile fare coppia con un fotografo. “Già, ma la donna è per natura paziente”. Per quanto tempo ancora vogliamo andare avanti coi luoghi comuni?
FOTO: KURT ARRIGO
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SOMMARIO zone
DESK
ScubaZone è un pr odotto Zero Pixel Srl www.zeropixel.it - info@zeropixel.it
La subacquea è uno sport da signorine? di Massimo Boyer
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Ivana Ok, Padi & SSI instructor di Ivana Orlovic
pag. 8
owner
Zero Pixel Srl Via Don Albertario 13 20082 Binasco (MI) Italia P.iva e Cod.fiscale. 09110210961
NEWS Grande successo per la XIV edizione del Trofeo di Apnea Indoor Gianluca Genoni/SSI di Gianluca Genoni
pag. 12
managing and editorial director
News di prodotto
Massimo Boyer massimo@zeropixel.it
BIOLOGIA
art director & graphic executive
Francesca Scoccia - francesca@zeropixel.it
contributors this issue
Marco Daturi • Massimo Boyer • Ivana Orlovic • Gianluca Genoni • Francesco Turano • Daniele Grech • Adriano Marchiori • Maurizio Schiavon • Renato La Grassa • Marco Lausdei • Marco Montaldo • Ornella Ditel • Christian Skauge • Donatella Telli • Claudia Benedetti • Clara Sonzogni • Andrea “Murdock” Alpini • Cesare Balzi • Roberto Antonini • Cristina Freghieri • Cristian Umili • Claudio Ziraldo • Alessandra Raggio • Jimmy Muzzone • Alessio Tenenti • Eileen Schluter • Marco Bertolino • Maria Paola Ferretti • Christine McTaggart • Stephen Frink
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Quote rosa sul reef di Massimo Boyer
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Metamorfosi dei fondali: alghe del Mediterraneo di Francesco Turano
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Cistoseire: le alghe ricercate di Daniele Grech
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Le lumachine di acqua dolce di Adriano Marchiori e Massimo Boyer
pag. 30
VIAGGI Donne e Subacquea di Maurizio Schiavon e Renato La Grassa
pag. 32
Nosy Be, una biodiversità tutta da scoprire di Marco Lausdei
pag. 34
Black water all’ Agusta Eco resort di Marco Montaldo
pag. 38
Quello che le donne (sub) non dicono (ma vogliono sapere) di Ornella Ditel
pag. 42
Gran Canaria di Christian Skauge
pag. 46
Una vita per il mare di Donatella Telli
pag. 50
Io e la subacquea. I nostri primi sei mesi insieme di Claudia Benedetti
pag. 54
Filippine, conoscerle meglio per apprezzarle di più. Anche in estate di Clara Sonzogni
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DESK IMMERSIONI Motonave Viminale. Il sogno italiano di Andrea “Murdock” Alpini
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La prima donna tecnica in Italia di Cesare Balzi
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Pinne rosa del Lago Maggiore di Roberto Antonini
pag. 66
Il tempo fermo. Miniera di val Graveglia di Cristina Freghieri
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VIDEO/FOTO SUB Fotosub in piscina di Cristian Umili
pag. 70
Un mare di fuochi d’artificio di Claudio Ziraldo
pag. 72
Un tuffo... al cinema. L’ Ocean film festival alla terza edizione in Italia di Alessandra Raggio
pag. 78
Miss Scuba: intervista a Giulia Luisi di Marco Daturi
pag. 80 FOTO DI COPERTINA Silvano Barboni
ATTREZZATURA Sirene di Jimmy Muzzone
pag. 84
Computer Cressi Goa e Cartesio: prova sul campo di Alessio Tenenti
pag. 86
Galileo Hud, il computer a mani libere di Eileen Schluter
pag. 88
Test sul campo ›› Maschera Apeks VX1 ›› Pinne Aqua Lung Storm di Massimo Boyer
pag. 90
OPERATORI Immergersi con il Libeccio Teck Diving. Intervista a Clara Sonzogni di Massimo Boyer
pag. 92
RELAX Libri (a cura di Massimo Boyer) ›› Pinneggiando nei mari italiani di Marco Bertolino e Maria Paola Ferretti
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SALUTE Donne subacquee d’eccezione: Sylvia Earle di Christine McTaggart e Stephen Frink
pag. 96
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IVANA OK, PADI & SSI INSTRUCTOR di Ivana Orlovic (Foto di Janez Kranjc e Michael Aw)
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a quando avevo otto anni, ho iniziato la mia attività subacquea, e il mare è subito diventato il mio ambiente naturale. Dico spesso che se potessi trasferirmi per sempre sul fondo di un oceano lo farei. Senza il traffico, senza telefoni cellulari, senza stress quotidiano... Pace, silenzio, blu infinito e tutte quelle meravigliose creature
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marine. Per la prima volta ho lavorato come dive leader e poi come istruttore. Col tempo sono diventata un fotografo subacqueo e da diversi anni sono una modella subacquea professionale e brand ambassador per Mares. Purtroppo tante donne pensano che l’attività subacquea sia uno sport pesante, e poi spendono soldi e tempo nella palestra o nel personal trainer. Non considerano che facendo suba-
quea si attivano tutti i muscoli. Trasportare le attrezzature per l’immersione è come andare in palestra. Durante un’immersione si fa esercizio, come con l’aquagym. E quando si riemerge e la barca è lontana una bella nuotata rafforza ulteriormente il carattere! D’altra parte le donne vivono emozioni fortissime sott’acqua, specialmente quando vedono qualcosa per prima volta.
DESK Se poi si stabilisce il magico contatto con delfini che scodinzolano o giocano, allora nei giorni successivi saranno brave mogli, mamme, cuoche, per la gioia di figli e mariti... Venti anni fa, quando ho aperto il mio primo diving center, alla prima uscita ero la sola donna in barca con diciannove maschi. Come prima cosa dopo il rientro ho annunciato che avrei fatto un corso gratuito per le donne. Da quel momento in poi nel nostro centro abbiamo tante donne e le nostre gite sono piene di avventure e allegria. Durante la mia carriera ho conosciuto tantissime donne subacquee. Ognuna di loro aveva trovato nella subacquea qualcosa di importante: la fuga dalla realtĂ , la ricerca di nuove avventure, conoscere luoghi dove non avrebbe mai viaggiato se non per la subacquea, la conoscenza con un compagno di vita. Io personalmente posso dire di aver trovato il lavoro della mia vita, che mi piace ogni giorno di piĂš. In immersione.
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GRANDE SUCCESSO PER LA XIV EDIZIONE DEL TROFEO DI APNEA INDOOR GIANLUCA GENONI/SSI di Gianluca Genoni
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i è svolto lo scorso 14 aprile a Novara la XIV edizione del Trofeo di Apnea Gianluca Genoni/SSI. L’evento, organizzato da Gianluca Genoni in collaborazione con il Primo Club Lacustre di Novara, ha visto al via circa 200 apneisti, più un nutrito gruppo di giovanissimi, che si sono sfidati nelle 2 specialità dell’apnea indoor: l’apnea statica e dinamica. Anche quest’anno erano presenti al via alcuni tra i più forti atleti al mondo nelle specialità dell’apnea in piscina, solo per citarne qualcuno, in campo femminile, Livia Bregonzio, Cristina Rodda , Martina Mongiardino, Tiziana De Giulio, Arsela
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Lufi e in campo maschile Luciano Morelli, Andrea Vitturini, Mauro Generali tutti membri della nazionale Italiana, il team più forte al mondo da molti anni, oltre a l’inossidabile Gaspare Battaglia sempre presente e combattivo La gara prevedeva, come da tradizione, una classifica individuale per genere e una classifica a squadre. Le squadre quest’anno erano 50, per un totale di circa 200 apneisti arrivati da tutta Italia: Milano, Novara, Bergamo, Torino, Genova, Verona, Patti, Bari, Forlì, Cuneo oltre al team Svizzero proveniente da Neuchatel. La giornata di domenica é iniziata presto e alle 8, la giuria raccoglieva le iscrizioni degli ultimi ritardatari.
Il gruppo più numeroso con ben 26 atleti, arrivava da Busto Arsizio, il club Pianeta Acqua capitanato da Gaspare Battaglia. Più di 30 persone, tra giudici e assistenti in acqua sono stati coinvolti nell’organizzazione e come sempre si sono dimostrati all’altezza e pronti ad intervenire all’occorrenza, così come il tavolo della giuria ha gestito al meglio tutti i dati che arrivavano. Come sempre succede l’interesse per la prova di apnea statica diventava sempre più forte man mano che salivano i tempi di permanenza subacquea degli atleti e durante le ultime prove le tribune erano affollatissime di curiosi e appassionati. Alla fine della prova, il tempo più alto è stato fatto registrare da Luciano Morelli
NEWS
con 7’46’’ del Team Tilikum, precedendo il compagno di squadra Valentino Colombi, con un uscita in tutta tranquillità dopo 7’20’’, mentre al terzo posto si è classificato Mauro Generali dell’H2BO con 7’13’’ In campo femminile la vittoria è andata Martina Mongiardino, del team Gonzatti, con 5’33’’ davanti a Consuelo Valoppi con 5’09’’ che ha preceduto Brunella Saleppico che con 5’00’ si è aggiudicata il gradino più basso del podio , Dopo una breve pausa, giusto il tempo necessario ai giudici per preparare il campo gara per l’apnea dinamica e al tavolo di giuria di stampare la classifica della statica e subito si ricomincia. Gli apripista sono stati, come da tradizione e come successo anche per la statica, i più giovani, cioè i partecipanti della
categoria Junior, che accompagnati dai loro istruttori, si sono cimentati nel percorso con le pinne. Ben 77,70 mt per Giulia Pampuri la vincitrice a seguire Marco Tomasi con 54,65 e terzo Alessandro Filo con 40,00mt. La specialità più attesa da tutti, visto il parterre dei partecipanti , cioè l’apnea dinamica, non ha tradito le aspettative, con un livello medio altissimo, ben 32 atleti oltre i 150 metri e il nuovo record della manifestazione stabilito dal vincitore Luciano Morelli con 238,60 metri a seguire Andrea Vitturini con 228,59mt, terzo Massimiliano Pampaloni con “soli “ 213,60. In campo femminile la vittoria è andata a Livia Bregonzio, con un splendida prova di 229,15mt che rappresenta per lei anche la miglior prestazione stagionale, non lontana dal suo record che gli ha consentito lo scorso anno di vincere i campionati del mondo, dietro di lei un’ottima Cristina Rodda, del Sotto Sotto di Torino, con l’eccellente misura 219,20,20 mt, terza Martina Mongiardino che completa la sua prova con 204,50 e consegna un podio femminile tutto oltre i 200m. Quarta Arsela Lufi anche lei con 200m all’attivo. Terminate le competizioni arriva il momento delle premiazioni individuali e dell’attesa classifica a squadre. Ma il momento più coinvolgente della premiazione, come sempre accade, è stato quello dell’annuncio della squadra vincitrice. Mentre leggevo la classifica, partendo ovviamente dalla fondo a salire, vedevo scambiarsi sguardi sempre più compiaciuti tra coloro che miravano
alla vittoria finale, e vedevo la gioia tipica di chi fa una cosa per passione, la conquista di un trofeo di gruppo, la squadra intera che vince per le prove di alcuni di loro e gioisce come per la conquista di un traguardo bellissimo. Al terzo posto si è classificata l’H2BO team di Bologna, davanti a loro, solo i Bergamaschi del team Tilikum e primi, i ragazzi del Sotto Sotto di Torino. Ma ancora una volta i vincitori del trofeo, secondo quello che è sempre stato lo spirito della manifestazione, sono stati tutti i partecipanti, dal ragazzo più giovane di soli 8 anni fino ad arrivare al più esperto. Una manifestazione che ha permesso a tutti i partecipanti di esprimersi secondo le proprie possibilità senza eccessive pressioni agonistiche. Osservando per l’intera giornata sul bordo vasca lo svolgimento della manifestazione, ho raccolto le confessioni dei partecipanti cogliendo in alcuni di loro l’emozione di partecipare per la prima volta a una gara di apnea, quella sensazione di confusione e ansia che li coglieva al momento della partenza e che impediva loro di raggiungere quei tempi e quelle distanze che negli ultimi allenamenti facevano senza alcun problema, oppure i più esperti e competitivi che trasformavano le emozioni e la tensione della gara in energie positive, quindi in prestazioni oltre le attese. Il numero di 200 partecipanti, per ogni specialità era nettamente inferiore alle richieste ricevute, e questo, con mia grande gioia, testimonia l’entusiasmo e la crescita che da anni accompagna questa disciplina. Basti pensare che quindici anni fa alla prima edizione del trofeo le competizioni si potevano contare sulle dita di una mano, ora invece il calendario è così affollato che nello stesso week end si rischia di avere più competizioni. Al termine rinfresco e grigliata finale, come sempre offerto dai ragazzi dell’Aqua dive di Verona e Gorgonzola formaggio tipico Novarese, offerto dal club organizzatore, con gli immancabili appuntamenti per le prossime manifestazioni, visto che ormai un’altra stagione di mare e di apnea è alle porte e la passione è sempre tanta. Poi via tutti di corsa verso casa, con qualcuno che doveva sobbarcarsi parecchie ore di macchina. Speriamo di incontrarci di nuovo per la quindicesima edizione sempre più numerosi e sempre più consapevoli che l’apnea è anche stare insieme e divertirsi e non solo cercare di superare i propri limiti.
GAV AQUA LUNG PEARL
Nello scorso numero abbiamo presentato SHARKNET, un innovativo strumento di sicurezza e di allenamento, che ci aiuta a migliorare le performance registrando le nostre attività in acqua e mostrando le nostre statistiche e quelle dei nostri amici automaticamente sull’App. E in caso di difficoltà, invia un SOS con le nostre coordinate a chi vogliamo semplicemente con un doppio tap. Abbiamo chiesto agli sviluppatori di SHARKNET di entrare un po’ più nel dettaglio di come funziona il dispositivo per capirne meglio tutte le potenzialità. Eccone un assaggio. I componenti principali di SHARKNET sono un ricevitore GPS, un sensore di profondità, un accelerometro e un modulo di telefonia cellulare con SIM incorporata. Pearl è un G.A.V. avvolgente sviluppato espressamente sull’anatomia femminile. Il fascione regolabile e gli spallacci pre-curvati garantiscono una vestibilità personalizzabile e comoda. Il design esclusivo e gli accorgimenti tecnici garantiscono una comoda galleggiabilità in superficie e un assetto
perfetto durante la fase di immersione, il profilo del sacco segue la naturale anatomia del corpo femminile. Le valvole a basso profilo riducono la resistenza al movimento in acqua, il sistema meccanico brevettato di rilascio dei pesi SureLock IITM consente di inserire facilmente i pesi nella tasca mentre un “click” ben udibile conferma l’avvenutoins erimento dei pesi nel GAV. Una volta caricati, i pesi possono essere rilasciati tirando in modo deciso la maniglia. Completano il quadro: • Cinghiolo sternale regolabile e removibile per una vestibilità personalizzata. • Due tasche porta oggetti, grandi e di facile accesso, sono posizionate su ciascun lato del Pearl e sono provviste di cerniera a doppio cursore con tirazip. • 3 anelli a D per l’aggancio degli accessori. • I punti di attacco per il coltello, posizionati sul lobo sinistro del G.A.V. e di facile accesso, sono adatti a molte tipologie di coltelli Aqua Lung. • Un’intelligente tasca porta octopus sul lobo destro permette di tenere al sicuro la fonte d’aria alternativa garantendone contemporaneamente l’accessibilità e la visibilità nel corso dell’immersione.
MUTA SEMISTAGNA MARES FLEXA Z THERM
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L’innovativa muta Mares Flexa Z Therm costituisce la massima espressione nell’ambito delle mute semistagne: vestizione e svestizione, compresa la chiusura della cerniera, finalmente si svolgono in completa autonomia. Questo grazie a una cerniera anteriore diagonale g-lock con patte interne per aumentare il comfort termico e la protezione della pelle nella zona della cerniera. Altre caratteristiche della muta includono: • 100% ultraelastica con pannelli posizionati strategicamente e taglio speciale. • Concetto trilastic per una migliore vestibilità nelle zone più critiche (vita + collo/schiena + ascelle). • Sistema telescopico innovativo: personalizzazione per le taglie maggiori grazie alla regolazione del sottocavallo. • Maggiore comfort termico nelle zone più critiche e aumento della comodità in vita e sulla parte lombare. • Tasca elastica compatta integrata nella muta sulla coscia destra. • Tenute migliorate su polsi e caviglie che riducono l’ingresso dell’acqua.
NEWS GARMIN DESCENT™ MK1 Caratteristiche principali: • Un computer per immersioni con GPS in superficie e funzionalità complete all’interno di un elegante orologio, schermo a colori luminoso da 1,2” e mappe TOPO Computer per immersioni dotato di localizzazione GPS e GLONASS che consente di contrassegnare i punti di immersione ed emersione1 per la navigazione in superficie. • Scegli tra le modalità di immersione a gas singolo e multiplo (inclusi nitrox e trimix), tramite indicatore, in apnea e respiratore a circuito chiuso (CCR); pianifica le tue immersioni direttamente sul dispositivo.
• Con 16 GB di memoria interna, consente di salvare e analizzare i dati di 200 immersioni e di condividerli online tramite Garmin Connect™ e l’app per dispositivi mobile. • Un orologio multisport con funzionalità complete, combina il rilevamento cardio da polso Elevate™2 con profili multisport, Smart Notification3 e caricamenti automatici tramite l’app Garmin Connect™ Mobile sulla community di subacquei online. • Durata della batteria: fino a 40 ore in modalità immersione e 20 ore in modalità GPS4, 10 giorni in modalità smartwatch e 19 giorni in modalità orologio.
PINNA AQUA LUNG SHOT FX La Shot FX, che fa parte della collezione “Details” by Aqua Lung dedicate al mondo femminile, ha ereditato le tecnologie di successo di Slingshot e Hot Shot e le ha incorporate in una pinna specificatamente progettata per le donne. La scarpetta e la pala sono realizzate in materiali morbidi e confortevoli e disegnate sulla forma del piede femminile. Alter caratteristiche innovative sono il collegamento diretto tra pala e scarpetta per ridurre l’affaticamento del piede e delle dita e la Power Transmission Zone per una pinneggiata efficiente. La Shot FX viene venduta con Adjustable Spring Strap Aqua Lung, dotato di una talloniera in morbido TPR e facile da mettere e togliere. Questa pinna è l’ultimo ritrovato
nel campo delle tecnologie ibride, offrendo un prodotto che facilita la pinneggiata non trascurando allo stesso tempo la potenza. La Power Zone, posizionata all’inizio della scarpetta, integra due “V Boosters”, che conferiscono più potenza alla pinneggiata con minore sforzo, e collega la pala alla scarpetta, riducendo l’affaticamento e massimizzando il trasferimento di energia alla pala. Il design, i materiali e la dimensione della scarpetta sono dedicati al piede femminile, ottenendo così un comfort inimitabile. Un inserto elastico nella pala crea l’“effetto cucchiaio” che raccoglie più acqua ad ogni falcata aumentando l’efficienza e la stabilità della pinneggiata.
MUTA SEAC ALFA 3.5 / 5.0 / 7.0 Muta monopezzo in morbido neoprene da 7, 5 o 3.5 mm. Aumenta la facilità di movimento e diminuisce la fatica grazie agli inserti in neoprene super elastico su avambracci, polpacci e ascelle. Protezioni anti abrasione in poliuretano su spalle e ginocchia. Sistema AquaStop su polsi, caviglie e collo in neoprene liscio Smooth Skin. Chiusura con cerniera verticale posteriore. Certificazione CE 14225-1 CLASS B. Taglie: dalla XS alla XXL.
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GAV MARES MAGELLAN
Magellan, con caratteristiche inusuali di leggerezza (2,1 kg per la taglia S/M), si configura come il vero jacket da viaggio: estremamente leggero. Il sistema di zavorra integrata è a sgancio rapido, in più un sistema trim weight opzionale è da collocare sul fascione bombola. Magellan, senza schienalino rigido, è completamente ripiegabile per riporlo in borsa.
Lo schienalino ha un occhiello sulla cinghia per una facile regolazione. Una comoda tasca arrotolabile si srotola all’occasione. Spallacci concavi ergonomici (in attesa di brevetto) completano il quadro, dando maggiore comfort sulla zona torace/spalle e facendone un prodotto perfetto per le donne sub viaggiatrici.
ATLAUA WETNOTE SPIRALATO Il marchio Atlaua presenta il suo nuovo Wetnote in carta di pietra antistrappo, studiato per rendere più comode e immediate le comunicazioni durante le immersioni. Realizzato artigianalmente in Italia questo block notes spiralato è dotato di copertina semirigida in polipropilene, la quale garantisce un piano d’appoggio saldo per scrivere anche nelle posizioni più scomode. Dimensioni cm 10 x 15 per facilitare l’inserimento anche nelle tasche più strette e ridurre l’ingombro, disponibile nei temi “pagina libera” e “carta millimetrata”. Come d’abitudine per i prodotti impermeabili Atlaua, anche per questo nuovo wetnote è possibile utilizzare qualsiasi tipologia di matita per scrivere sulle pagine asciutte e bagnate. Per aziende, associazioni ed eventi promozionali è disponibile un servizio completo di personalizzazione, con logatura del prodotto o creazione da zero di un articolo su misura per le esigenze del committente. Per maggior informazioni e per acquistare i prodotti Atlaua visitate il sito ufficiale www.atlaua.it
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NEWS PADI® WOMEN’S DIVE DAY, 20 LUGLIO 2019 PADI® Women’s Dive Day, 20 luglio 2019 Per il quinto anno consecutivo subacquei da tutte le parti del globo si sono riuniti in occasione del PADI Women’s Dive Day, per sottolineare l’amore per gli oceani e la passione per la subacquea. Le donne oggi rappresentano il 30% dei sub. PADI ha lanciato il primo PADI Women’s Dive Day nel 2015, come impegno a far crescere una comunità globale che incoraggiasse i sub di ogni età, genere e livello di esperienza a esplorare in modo sicuro e piacevole il mondo subacqueo. Dall’inizio il Women’s Dive Day è cresciuto fino a coprire oltre 1000 eventi locali in 104 paesi, rafforzando la presenza femminile nella subacquea mondiale. Partecipando a un evento Women’s Dive Day sarai circondato e aiutato da subacquee amichevoli. Non importa se sei un tech diver con migliaia di immersioni fatte o se è la prima volta che respiri sott’acqua, oggi non essere timido, dai il meglio di te stesso. Gli eventi hanno iniziato a includere cause collegate alla conservazione e al sociale, dando ai sub l’opportunità di intraprendere azioni, di diventare una forza al servizio del bene sopra e sott’acqua. Per saperne di più contatta il PADI Dive Center più vicino a te https://locator.padi.com/?lang=it o visita https://www. padi.com/it/women?lang=it
SUBEA - PACK MANOMETRO EROGATORE DI EMERGENZA 500 DIN 300
La nostra squadra di progettazione ha sviluppato questo pack bilanciato completo per immergersi fino a 40 m senza variare lo sforzo respiratorio. Questo pack comprende: • 1 erogatore a pistone bilanciato DIN Subea 500 (frusta da 75 cm). • 1 erogatore di emergenza Subea 500 (frusta da 100 cm). • 1 manometro Subea. Baffo ergonomico che canalizza le bolle d’aria lateralmente. l suo design esclusivo garantisce un comfort ideale grazie alle
alette per il palato, al supporto per la lingua e alla differente densità (singola o doppia) del componente, che tiene conto dell’angolo di chiusura della mascella. Super: un primo stadio bilanciato, una respirazione più semplice, secondo stadio e inspirazione facilitata, espirazione: più visibilità e meno rumore, boccaglio anatomico esclusivo brevettato. Tutti i prodotti Subea sono in vendita presso i negozi Decathlon.
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QUOTE ROSA SUL REEF di Massimo Boyer
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iviamo un periodo storico caratterizzato da donne che occupano posizioni di assoluta preminenza nello scenario politico internazionale. Nel momento in cui scrivo 70 nazioni al mondo hanno o hanno avuto negli ultimi 70 anni un capo di stato femmina. Dagli anni ’50, quando Suhbaataryn Yanimaa, prima donna al mondo, fu eletta presidentessa della Mongolia, si sono fatti grandi progressi. La società umana, per millenni retta e dominata dai maschi con le femmine relegate a ruoli domestici, sta in qualche modo cambiando se accetta la presenza femminile sempre più massiccia in posizioni di potere. Ma che succede nel mondo marino? Gli animali del mare hanno società maschiliste o femministe?
Un esempio eclatante di donna al potere lo troviamo tra i pesci pagliaccio. La piccola società che vive attorno a un’anemone è dominata da una femmina, di solito il pesce più grande e più aggressivo nella difesa del territorio. Questa si accoppia regolarmente con il secondo più grande, il maschio adulto, obbediente e sottomesso, che prepara un’area adatta per la deposizione ripulendo con cura la roccia accanto al piede dell’anemone per poi difendere le uova fecondate dall’attacco dei predatori. Tutti gli altri pesci che gravitano attorno sono immaturi, e sono mantenuti in questa condizione da ormoni prodotti dalla femmina dominante, che ne blocca lo sviluppo. Detto così potrebbe sembrare una dittatura da incubo fantascientifico. Ma il pugno di ferro in questo caso è
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necessario per fare sì che la piccola società funzioni in modo perfetto. Il ruolo nella cura alla prole del maschio non è così strano: quasi sempre, nei pesci che prestano cure alle uova, queste sono compito maschile, mentre la femmina può investire le sue preziose energie nella produzione di nuove uova (produrre sperma è meno dispendioso). Quanto agli individui immaturi, semplicemente attendono il loro turno. I pesci pagliaccio sono ermafroditi, cambiano sesso durante la loro vita trasformandosi da maschio in femmina. Alla morte del capo quindi il maschio andrà incontro a un’inversione sessuale assumendo la posizione dominante, il più anziano degli immaturi si trasformerà in un maschio attivo, e con un cambio di ruoli espressione di grande democrazia (non esistono caste) la piccola società riprenderà subito a funzionare senza traumi né problemi di successione, senza che si debba attendere l’arrivo di un’altra regina. Ci sono altri esempi di pesci che cambiano sesso nella loro vita virando da una condizione maschile sottomessa a un ruolo femminile dominante. Lo fa ad esempio la rinomurena o murena nastro (Rhinomuraena quaesita), nella quale l’inversione sessuale è accompagnata da vistosi cambi di livrea: nera negli immaturi, blu e gialla nella fase maschile, completamente gialla nella fase femminile. La società della rinomurena è un harem alla rovescia: ogni individuo occupa la sua tana, ma la tana di una femmina si trova in posizione centrale tra molti maschi, che controlla e con cui si accoppia a rotazione. Come sopra, alla morte della femmina dominante uno dei maschi prenderà il suo posto. Non è facile vedere la femmina gialla: mentre i maschi tra-
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BIOLOGIA
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BIOLOGIA
scorrono molto tempo affacciati alla soglia della tana, facendo capolino verso il mondo esterno, la femmina è molto più schiva e si fa vedere assai di rado. Nella società dei cavallucci marini assistiamo a un completo rovesciamento dei ruoli tradizionali di maschio e femmina. Il maschio porta le uova fecondate in un marsupio ventrale, imponendosi una vera e propria gravidanza al maschile con tanto di parto. E la femmina? Chiaramente dominante, di solito più grande, più colorata, la femmina ha negli ippocampi un ruolo maschile:
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quando ci avviciniamo a una coppia è la femmina la prima che notiamo, quella che si muove maggiormente, che si sposta, anche per distogliere la nostra attenzione dal “puerpero”. Lasciando il mondo dei pesci, tra gli invertebrati del reef in molti casi è proprio la femmina ad essere dominante. Consideriamo ad esempio i gamberetti: in molte specie che vivono in coppia o in piccoli gruppetti la femmina ha dimensioni anche doppie rispetto al compagno. Queste grosse femmine hanno il compito di portare le uova fecondate, di produrre nuove uova,
insomma apparentemente svolgono tutte le funzioni più importanti della piccola società lasciando ai maschi il solo compito della fecondazione. Un’osservazione finale. In molti pesci (un tipico esempio sono gli anthias) la struttura sociale è un harem di tipo tradizionale, con un maschio che mantiene attorno a sé un gruppetto di femmine. Anche in questo caso si tratta di un’ermafrodita, ogni individuo matura come femmina e poi solo i più forti diventano maschi, dominanti. Esempio di potere maschilista? In un certo senso sì, ma attenzione. Il fatto di essere maschio e colorato comporta uno svantaggio vistoso: mentre le femmine, tutte uguali cromaticamente, fanno gruppo e confondono il predatore trovando protezione nell’abbondanza, il maschio deve esibirsi in danze e comportamenti ritualizzati che lo rendono ancora più appariscente, un facile bersaglio per i predatori. La sua bellezza è importante: le femmine scelgono in che harem stare, e tra due maschi sceglieranno il più appariscente, il più colorato, quello che si mette in mostra, se è ancora vivo vuol dire che è capace di farsi valere, di difendere bene il suo harem. Insomma, tra questi maschi-oggetto, condannati ad apparire in un mondo in cui apparire è molto pericoloso, e la femmina che sceglie chi feconderà le sue uova proprio tra chi rischia maggiormente, chi esercita il potere maggiore?
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METAMORFOSI DEI FONDALI: ALGHE DEL MEDITERRANEO di Francesco Turano
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on è facile sentir parlare di alghe tra i subacquei. Come non è facile che un’alga, specie in Mediterraneo, diventi soggetto di una fotografia. Ci sono una serie di “cose e situazioni” che sfuggono ai più, è inevitabile. Siamo educati a osservare pesci e invertebrati, siamo rapiti dalla visione di grandi pesci e mammiferi marini, ma di alcuni aspetti conosciamo ben poco. Tra le forme di vita sfuggenti nel mare le alghe occupano un posto di rilievo, motivo per cui credo sia
determinante dar loro l’importanza che meritano e sottoporle all’attenzione degli osservatori subacquei più attenti. Ho sempre cercato di cogliere ogni aspetto della bellezza della vita nel mare, ogni sfumatura dei diversi ambienti e quei dettagli di luce che valorizzano colori e forme di una biodiversità cangiante in funzione dell’ecosistema e della profondità. Dalle alghe sono profondamente attratto, per via del loro aspetto esteticamente plastico e dei loro colori. Lo spettacolo delle alghe in Mediterraneo non finirà mai di stupirmi.
Ma non credo sia necessario, in questo caso, fare un trattato di biologia e descrivere specie con nomi scientifici, distribuzione e habitat, ma piuttosto sarebbe bello concentrarci sulla bellezza e su come e dove osservarle e fotografarle in Natura. Iniziando dalla superficie e dalle pozze di marea, dove l’unica cosa che possiamo immergere è la nostra custodia con dentro la fotocamera (salvo che le pozze non siano abbastanza profonde da permetterci di sistemarci in qualche modo e realizzare qualche immagine molto parti-
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colare). Queste piscine naturali tra le rocce sono dei veri e propri ecosistemi in miniatura e le alghe, in questi piccoli ambienti circoscritti, la fanno davvero da padrone. Il colore visibile da fuor d’acqua in una giornata di mare calmo, quel variare di sfumature di chiaro e scuro, tra il verde e il bruno, che si abbina all’azzurro del mare in modo stupefacente, è dovuto proprio alle alghe (oltre che alla Posidonia, pianta marina e non alga), vegetali del mare. Osservare il mondo delle alghe significa immergersi anche in apnea, o fare perlustrazioni in superficie a fine immersione con autorespiratore. Un tappeto di vegetali, semirigidi al tatto, del genere Cystoseira, sarà sempre sotto i nostri occhi, sulla linea di marea delle scogliere o delle falesie, creando un microcosmo bruno giallastro, con inserti arancioni, talmente bello da richiamare l’attenzione ogni volta, ad ogni tuffo, per nuove scoperte e nuove emozioni, per nuovi spunti di studio e osservazione, per nuovi giochi di contrasti cromatici da interpretare fotograficamente. Le alghe brune popolano gli scogli sin dalla superficie, dove la luce crea sce-
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nari suggestivi e offre loro supporto per vivere. Se poi abbiamo voglia di metterci a cercare forme di vita nascoste tra i ciuffi d’alga non ci basta una vita per scoprire le differenti sorprese, tra piccoli pesci, crostacei e molluschi. In questo caso ci vuole maggior dedizione verso il piccolo mondo di quelle creature da fotografare in macro, ma realizzare questo genere di immagini sotto la superficie o a poche spanne da questa, o addirittura dentro una pozza, diventa laborioso e complicato ed è opportuno parlarne in separata sede. Ma torniamo alle nostra alghe brune, che trasformano le rocce in cuscini rendendo morbide e colorate le diverse tipologie di scogliere, naturali o artificiali che siano. Alcune zone del Mediterraneo sono particolarmente affascinanti per la presenza, tra le alghe brune, dei cosiddetti sargassi, splendidi e vistosi, a crescita verticale; questi popolano alcuni fondali detritici o rocciosi, riuscendo a colonizzare persino il ferro dei relitti. Quando la distesa di sargassi è importante, il fondale si trasforma e l’ambiente acquista un tono
quasi surreale, simile ad ambientazioni di contesti caratteristici delle sorgenti d’acqua dolce. Nuotare tra i sargassi e osservarli mentre si mescolano ad altre alghe o a candide gorgonie a candelabro è uno spettacolo per gli occhi del subacqueo attento. Sono molti i pesci e gli invertebrati che trovano rifugio tra i lunghi steli dei sargassi, più o meno folti secondo il periodo dell’anno e la profondità. Le alghe brune si mescolano o si alternano col grande gruppo delle alghe verdi, presenza importante in Mediterraneo. Tra queste, non possiamo che iniziare dalla Caulerpa, poiché siamo stati letteralmente invasi negli ultimi decenni da ingombranti popolazioni di diverse specie di quest’alga, tanto da pensare in alcuni casi a una presa di posizione da parte loro a discapito di specie tipiche del nostro mare. Ma la momento, tra alti e bassi, la presenza di queste alghe sembra miscelarsi bene con i diversi habitat costieri, senza danno per gli ecosistemi (almeno apparentemente). Non volendo soffermarmi sulla biologia delle alghe, come accennato, ma sul loro potenzia-
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le estetico in ambiente acquatico, mi preme presentare quella secondo me è una delle più belle, sia per forma sia per colore. Sto parlando della lattuga di mare, stagionale e presente solo a fine primavera e inizio estate lungo le nostre coste (e solo in alcuni luoghi). Quando il fondale detritico o sabbioso si ricopre di splendide foglie verdi ondulate e flessuose, scure e coprenti, il mare cambia volto. Sembra un miracolo stagionale, un evento da attendere ogni anno con entusiasmo. Come sulla terra si attende la primavera per vedere rifiorire gli alberi così sott’acqua si attende l’esplodere della popolazione algale, che ci permette di assistere a quella che io definisco la “metamorfosi dei fondali”. Quando si parla di colore non si possono poi tralasciare le fantasmagoriche alghe rosse, come l’asparago di mare per esempio, o le alghe nastriformi tipiche delle scogliere artificiali e annidate tra i massi frangiflutto appena sotto la superficie. Fotografare le alghe rosse, osservarle nel loro muoversi con le onde o con le correnti, è un invito a cogliere il cambiamento costante
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delle forme legato al dinamismo dell’elemento liquido. In un certo senso fotografare le alghe significa riprendere forme sempre nuove, legate all’energia allo stato puro che si manifesta attraverso la delicatezza di questi vegetali colorati. Ma le alghe sanno essere anche rigide, assumere l’aspetto di
coralli quasi, presentarsi in versione immobile in colori rosei o violetti, come merletti che ricordano le acropore. Ed allora non resta che concentrarsi su forma e colore, dimenticando per un attimo quel movimento intrigante delle foglie che fluttuano come lembi di esile tessuto al vento!
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CISTOSEIRE: LE ALGHE RICERCATE di Daniele Grech (foto di Giampiero Liguori e Giovanni Radicella Chiaramonte)
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hi le ha viste? Ma chi? Una parola impronunciabile ai più, diciamo per lo meno ai non addetti ai lavori. Ma che si riferisce a degli organismi molto, molto importanti. Ma la risposta è no, non sono dei pesci colorati! Ci sono vari livelli durante il percorso “evolutivo” di un subacqueo, che può portare un totale estraneo al mare a diventare un appassionato impeccabile, serio e coscienzioso. Camminando in questa avventura, di solito si passa attraverso almeno un breve periodo in cui si pensa solo ad osservare tutto ciò che di più eclatante e vistoso esiste: colori, dimensioni, profondità, e la classica “caccia” a cernie, corvine, barracuda, ricciole, tonni e coralli, magari muniti di una “compatta scafandrata” come arma, che ci riempie l’immersione e ci dà memoria postuma delle nostre avventure. Gli organismi sopra elencati, sono le cosiddette specie carismatiche, quelle cioè che investono particolarmente la nostra sfera emozionale per connotati peculiari e suscitando particolare interesse, colpiscono il nostro immaginario. Trascorso del tempo però gli stessi organismi
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ci possono venire un po’ a noia diciamo, o comunque si può avere il desiderio di conoscerne più a fondo anche altri che popolano i nostri fondali. Ecco che, per i naturalisti provetti, inizia a crescere l’interesse anche per i pesci criptici (blennidi, gobidi, gobiesoscidi), per i nudibranchi, per le loro ovature e perché no, alche per le alghe (le macro-alghe!). Sembra impossibile ad alcuni ma, che ci crediate no, ci si può appassionare anche di questi organismi che sono alla base della vita nel nostro pianeta. Provate ad aprire un libro sulle alghe del Mediterraneo e rimarrete stupefatti dall’enorme varietà di forme e colori che possono rappresentare. E poi non stiamo parlando mica di alghe qualsiasi: vediamo meglio di che si tratta. Le cistoseire (Cystoseira), nello specifico, sono alghe appartenenti all’ordine delle Fucales, cui appartengono anche i Sargassi, parenti dell’alga che fluttua nel famoso “Mar dei Sargassi”. Queste alghe, nel nostro Mediterraneo, rivestono un ruolo fondamentale nell’infralitorale fotofilo (illuminato) e
BIOLOGIA sciafilo (ombreggiato), sia come valenza ecologica che biomassa. Le loro ramificazioni infatti, risultano particolarmente articolate e complesse e vanno a costituire un micro-habitat spaziale molto eterogeneo, fornendo un riparo per un numero incredibilmente elevato di organismi; organismi ed ecosistemi che il subacqueo alle prime armi magari ignora, ma che di fatto sono alla base della rete trofica che sostiene i nostri mari (granchietti, gamberetti, molluschi, echinodermi e pesci; nella foto in basso un doride giallo a spasso su una cistoseira di profondità). Le cistoseire, parenti miniaturizzate delle enormi foreste di kelp di alghe brune dell’Atlantico e del Pacifico, svolgono infatti una funzione di “ecosystem engineers”, ovvero hanno un ruolo di costruzione di habitat complesso, ricco e diversificato, paragonabile a quello della pianta marina Posidonia oceanica, ormai universalmente conosciuta da tutti e salvaguardata da numerosi provvedimenti internazionali. Ma le cistoseire invece “non se le fila nessuno”, e stanno scomparendo. Sono piccole e “non carismatiche” loro. Eppure siamo sempre stati abituati a vederle per esempio sugli scogli della riva. Non sono passati tantissimi anni eppure di cistoseira se ne vede sempre meno perché sta riducendo gli areali di distribuzione, molto spesso ancor prima che i ricercatori possano avere una informazione dettagliata sulla loro biologia, distribuzione e caratteristiche genetiche. Le cause principali di questo declino siamo noi tanto per cambiare che, con le nostre attività, riduciamo le superfici di fondali dove queste alghe possono proliferare, riempiamo di cemento le coste basse, costruiamo barriere artificiali, scarichiamo reflui urbani e sostanze inquinanti nel nostro mare. Il Cambiamento Globale in atto poi, sferra il colpo finale, stravolgendo i paesaggi sottomarini con l’aumento della temperatura delle acque. Il Progetto FUCALES: chi le ha viste? è un progetto di Citizen Science nato nel 2014, che ha come oggetto la segnalazione di cistoseire e dei sui parenti stretti (i sargassi, appartenenti entrambi all’ordine Fucales) che è attualmente attivo lungo tutto il territorio nazionale sull’onda del successo ottenuto. Recentemente Progetto FUCALES ha superato anche i confini nazionali con l’accordo RAMOGE, che supporta l’estensione
transfrontaliera dell’iniziativa, attualmente portata avanti in Italia dai ricercatori dell’IMC, il Centro Marino Internazionale di Torregrande (OR). Lo scopo del progetto è molto semplice: raccogliere dati tramite le vostre segnalazioni (con foto, anche di un vostro archivio risalenti al passato) sui luoghi in cui sono o erano presenti in passato foreste di Cystoseira e Sargassum, lungo le coste italiane. Con il vostro aiuto contribuirete ad aggiornare il database delle specie e a proteggere queste straordinarie alghe. Il progetto è definito di Scienza Cittadina perché prevede il coinvolgimento dei cittadini nel fare scienza attraverso le loro foto e segnalazioni dettagliate di profondità e coordinate GPS. È rivolto a tutti coloro che avessero la fortuna di
trovarsi in compagnia di queste specie, sia che ci si trovi in superficie (snorkeling, kayak, SUP), sia che in profondità (immersione o pesca subacquea). Soprattutto in questi ultimi casi il vostro aiuto potrebbe essere inestimabile, con particolare ai subacquei tecnici e profondisti. Occorre fare presto però, perché come detto le Fucales stanno mostrando una riluttanza notevole nel riprodursi e colonizzare, con nuove generazioni, i siti dove per centinaia di anni hanno prosperato e svolto il loro ruolo ecologico fondamentale. Migliaia di invertebrati e centinaia di pesci associati sono in pericolo, la perdita di habitat che ne consegue può avere effetti devastanti, e la natura lo sappiamo bene alla fine presenta sempre il conto.
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LE LUMACHINE DI ACQUA DOLCE di Adriano Marchiori e Massimo Boyer (Foto di Adriano Marchiori)
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ago di Garda, sempre un magnifico posto sia per il turismo di superficie che per il subacqueo. Un po’ meno per i fotografi. Proprio cosi: io non incontro mai altri fotografi subacquei, nonostante mi immerga al minimo due o tre volte alla settimana, sia di notte che di giorno. Credo che uno dei motivi sia la difficoltà di realizzare una buona e bella foto. Non è una cosa facile anche perché la fauna ittica è molto ridotta rispetto al mare.
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Questa l’opinione di Adriano, il nostro inviato speciale al lago. Per fortuna ci sono fotografi come lui che anche in ambienti difficili sanno appassionarsi e riescono a valorizzare le piccole cose, come i molluschi gasteropodi di cui possiamo addirittura pubblicare la foto delle uova, con gli embrioni ben visibili. Diverse specie di piccolissimi gasteropodi possono essere avvistate nelle limpide e calme acque lacustri, molto superficiali. Si tratta infatti di specie appartenenti all’ordine dei polmonati, che
respirano aria, anche se spesso possono sfruttare l’ossigeno sciolto nell’acqua con diversi sistemi, e quindi trascorrere tempi lunghissimi in immersione. Molti molluschi d’acqua dolce sono a rischio e in pericolo di estinzione. Le informazioni su queste specie sono poche e frammentarie. Ma cosa può trovare il fotosub nel Garda? Le limnee (genere Lymnaea, nella pagina accanto, foto in basso) comprendono diverse specie, spesso difficili da identificare, e anche da fotografare: molto
BIOLOGIA di branchie. È una specie aliena, di origini sudamericane, considerata tra le top 100 peggiori specie invasive del mondo e il più dannoso gasteropode alieno introdotto in Europa. Al momento è comune anche nel sud est asiatico, dove danneggia le coltivazioni di riso e in generale le piante acquatiche, che divora voracemente. Depone le uova fuori dall’acqua, in masserelle rosa ben visibili su rocce o piante.
timide, basta toccare inavvertitamente le piante acquatiche su cui si arrampicano per farle chiudere al riparo della loro conchiglia. Sono ermafrodite e si nutrono principalmente di alghe, il che ne fa ospiti graditi di acquari e laghetti da giardino. Viviparus viviparus (foto a destra), già noto col nome generico di Paludina, è più robusto, dotato di opercolo, e viviparo (come dice il nome), cioè la femmina
partorisce piccoli vivi. In certe zone d’Italia i molluschi del genere Viviparus sono ormai molto rari, per la riduzione del loro habitat, rappresentato da stagni e zone umide. Si nutre di plancton che cattura con il sifone. Infine nella foto di apertura è visibile una grossa chiocciola gialla. Si tratta di Pomacea canaliculata, gasteropode di acqua dolce dotato di una camera polmonare e
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DONNE E SUBACQUEA di Maurizio Schiavon e Renato La Grassa (Foto di Andrea Pratesi, modella Clara Bartoletti)
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ella seconda metà del 20° secolo, l’attività subacquea coinvolgeva prevalentemente soggetti maschi con particolare prestanza fisica, ma nel corso degli anni essa ha subito importanti processi di trasformazione. Oggi, infatti, le tecniche di addestramento e di immersione impostate sul divertimento ed il relax, assieme a migliori attrezzature dedicate a entrambi i sessi, mettono in condizione chiunque di avvicinarsi a questa affascinante disciplina sportiva.
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Ciononostante la donna che si immerge porta con sé le proprie caratteristiche anatomiche e fisiologiche, generando una serie di miti che spesso si confondono con la realtà, e domande sempre più frequenti vengono poste al medico subacqueo, riguardanti eventuali limitazioni all’immersione imputabili a: caratteristiche fisiche e fisiologiche delle donne, mestruazioni, uso dei contraccettivi orali, protesi del seno, gravidanza e allattamento. Rivolgiamo queste domande al Dr. Maurizio Schiavon, Responsabile della UOSD Servizio Attività Motoria - Medicina dello
Sport dell’Ulss6 Euganea, il quale, attraverso una revisione della letteratura internazionale, ci permetterà di far luce tra miti e realtà.
CARATTERISTICHE ANATOMICHE E FISIOLOGICHE Le donne presentano, rispetto ai maschi, peculiarità che offrono a volte svantaggi, altre migliori capacità. Ad esempio, possiedono ossa e superfici articolari più piccole che limitano il peso che possono portare ma, nello stesso tempo, grazie a un minor consumo d’aria, possono avvalersi di una bombola più
VIAGGI piccola. Evidenziano una riduzione di alcuni parametri come volume toracico, respiratorio e cardiaco che implicano un impatto sull’immersione subacquea, una maggior suscettibilità al mal di mare, una più rapida acclimatazione e una migliore tolleranza del clima caldo-umido. Inoltre, più sottoposte a stress termico, le donne subacquee devono proteggersi in maniera efficace dal raffreddamento con un equipaggiamento adeguato.
MESTRUAZIONI, USO DI CONTRACCETTIVI ORALI E RISCHIO DI PDD Nel corso delle mestruazioni, soprattutto con flusso abbondante, la donna avverte un senso di sforzo più intenso durante l’attività sportiva, inducendo una ridotta abilità e autocontrollo cha a volte si manifestano già nella sindrome premestruale. È stata segnalata inoltre una incidenza diversa di Decompression Sickness (DCS) nella prima settimana del ciclo mestruale, pur non raggiungendo significatività statistica di rischio. In ogni caso, un comportamento prudente nella fase premestruale, durante le mestruazioni e nella prima settimana del ciclo, specie se si usano contraccettivi orali, suggerisce di effettuare immersioni più brevi, meno profonde e con uno stop di sicurezza più lungo.
GRAVIDANZA E RIPRESA DELL’ATTIVITÀ SUBACQUEA La gravidanza, inducendo modificazioni fisiologiche particolari, sconsiglia l’immersione. La ripresa dell’attività subacquea differisce a seconda se trattasi di un parto naturale o cesareo. Il recupero del tono muscolare e il ricondizionamento fisico generale, infatti, richiedono circa 4 settimane nel primo caso e 8 nel secondo, sempre che siano escluse eventuali complicanze. In entrambi i casi è consigliato anche un esame dell’emoglobina, che dovrà riportare valori nella norma prima di iniziare l’attività subacquea.
ALLATTAMENTO ED IMMERSIONI Da studi effettuati non risulta che l’azoto formi bolle nel latte delle ghiandole mammarie, che comunque non sarebbero nocive al bebè, mentre esiste la possibilità di trasmettere al bambino agenti patogeni marini attraverso il capezzolo, con rischio di dissenteria. Inoltre, con l’aumento della disidratazione causata dalle energie spese per la cura del lattante e quelle per l’attività subacquea, si consiglia alle
neo-mamme di rimandare l’attività subacquea a dopo lo svezzamento, cioè a circa 6 mesi di vita del bambino.
PROTESI DEL SENO Test sul comportamento in camera iperbarica delle protesi al silicone, riportano un incremento della dimensione delle bolle dall’ 1 al 4%, che tuttavia non è stata sufficiente per rompere la protesi e le bolle sono scomparse col tempo. L’attività subacquea dovrebbe essere fatta solo dopo completa guarigione certificata dal Chirurgo, tenendo conto anche delle variazioni della configurazione corporea e dell’equipaggiamento.
DONNE E VIAGGI SUBACQUEI Oggi le donne hanno raggiunto una maggiore accettazione sociale nella pratica dello sport in generale, sono più atletiche e svolgono attività fisica molto più che in passato. Nel caso specifico, grazie alla ricerca medica e alla tecnologia che progetta e produce attrezzature sempre più confortevoli, l’attività subacquea da parte delle donne è in costante crescita, come si evince dalla loro presenza nei diving, nei resort e a bordo di barche da crociera in ogni parte del mondo. Sono più atletiche e frequentano corsi di immersione, sia con bombole che in apnea, in percentuali sempre crescenti. Seguono le lezioni con entusiasmo e tenacia, e molte avanzano di grado fino a raggiungere livelli di istruttrici, trasformando pertanto la passione per il mare in un’attività anche di tipo professionale. L’ingresso delle donne nella subacquea ha comportato una ventata di novità anche nel campo delle attrezzature. Abbandonato il monocromatico nero da “macho” anni 70, adesso le mute del gentil sesso, umide o stagne o semistagne, sono coloratissime e realizzate con ricercati accorgimenti per adattarsi alla conformazione del corpo femminile, e sono abbinabili cromaticamente ad altri componenti dell’attrezzatura prodotti anch’essi in molteplici tonalità. Le subacquee sono donne normalissime ma nel contempo uniche e straordinarie, innamorate profondamente del mare e anche viaggiatrici, in compagnia o single. Sono esigenti e precise, ascoltano attentamente i briefing e in acqua mantengono sempre un comportamento corretto, dimostrandosi delle splendide compagne di immersione.
Nell’organizzazione di un viaggio, sono loro che generalmente ricercano e si informano su: qualità e professionalità delle strutture alle quali si dovranno appoggiare, vicinanza o meno di camere iperbariche, esperienza delle guide, qualità del cibo, pulizia e, nel caso delle single, sulla condivisione dell’alloggio. Mete Subacque, Tour Operator leader in viaggi subacquei e non sub, ha fatto sue tali esigenze proprio perché i titolari sono due donne, Elena ed Erika, sorelle e amanti del mare e della subacquea. Consapevoli di tali necessità, laddove possibile hanno inserito nei loro pacchetti particolari condizioni in esclusiva: alloggi in camere/cabine singole senza costi aggiuntivi; condivisioni degli alloggi con altra clientela femminile; selezione delle persone con le quali si vuole condividere l’alloggio; selezione attenta delle strutture in base alle esigenze ricevute; organizzazione gruppi e altro ancora. Con tali presupposti, Mete Subacque invita tutte le donne, viaggiatrici solitarie o accompagnate, ad esplorare i servizi offerti che riguardano i viaggi, singoli o di gruppo, con accompagnatore o meno, in aree geografiche dislocate in ogni parte del pianeta. Ma non solo per consigli e informazioni su itinerari, logistica e via dicendo, ma anche per condividere le proprie idee di viaggio, i timori, le ansie e le incertezze prima della partenza, o semplicemente raccontare le proprie esperienze di viaggio al rientro da una vacanza.
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NOSY BE, UNA BIODIVERSITÀ TUTTA DA SCOPRIRE di Marco Lausdei
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osa può rendere davvero straordinario un luogo nel mondo? Sicuramente milioni di anni di isolamento geografico. A poche miglia dalla costa nordoccidentale del Madagascar, di fronte al Mozambico e affacciato sull’omonimo canale, esiste un luogo speciale, plasmato nelle ere geologiche dalla deriva dei continenti, che gli ha conferito caratteristiche estremamente particolari, rendendolo unico nel suo genere. Si chiama Nosy be, l’isola dei profumi, ed è una delle isole che costituiscono il suo piccolo arcipelago.
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La ricchezza naturalistica è strabiliante, tanto che l’arcipelago stesso viene universalmente riconosciuto come un santuario mondiale della biodiversità di estremo valore, specialmente per l’abbondanza di specie endemiche nel territorio. Il clima è favorevole durante tutto l’anno, ad eccezione dei mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio, durante i quali le precipitazioni possono essere abbondanti. La temperatura dell’acqua oscilla dai 25 gradi nei mesi dell’inverno australe, fino ai 29-30 gradi nel resto dell’anno. Da Agosto a Dicembre è possibile assistere prima alla grande migrazione delle
balene Megattere e poi degli Squali Balena, spettacoli della natura che lasciano senza fiato e per i quali vengono organizzate attività di avvistamento, nel pieno rispetto degli animali e delle loro abitudini, puntando ad una costante sensibilizzazione del visitatore. Quello che rende Nosy Be il sogno di qualsiasi subacqueo è la notevole varietà di siti di immersione nel raggio di poche miglia e la sempre discreta presenza di barche. La grande ricchezza della vegetazione genera le condizioni ideali affinché questo tratto di costa venga influenzato dall’abbondante detrito organico tra-
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sportato dai fiumi durante il periodo delle piogge e arricchito ulteriormente dal ciclo vitale del mangrovieto, l’avamposto della foresta nell’Oceano. Ecco dunque che rimanendo entro le 12 miglia dalla grande piattaforma continentale, sulla quale si erge l’isola, si trovano decine di siti di immersione completamente diversi tra loro. Nella primissima fascia costiera troviamo spot che ricordano le muck dive indonesiane: un substrato ricco di materiale organico si traduce in fondali caratterizzati dalla forte presenza di limo e dalla visibilità non sempre ottima. Proprio in queste condizioni amiamo scovare i critters più ricercati: Cavallucci marini, Frogfish, Nudibranchi, Rinomurene, Gamberi Arlecchino, Ghost pipefish, Pesci stec-
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co, Pesci Pegaso, Ballerine Spagnole, Granchi facchino, sono solo alcune delle meravigliose stranezze che possiamo trovare in queste aree. Spostandoci in una fascia intermedia, che va dalle 2 alle 9 miglia dalla costa, troviamo le secche e i banchi corallini, dove l’ottima conservazione della barriera e la pesca non intensiva, creano le condizioni ideali per una costante e abbondante presenza di fauna ittica, sia di barriera che pelagica. Immersioni uniche nel loro genere sono quelle al Parco Marino di Nosy Tanikely, una piccola isola dagli straordinari fondali. Il parco regala immersioni alla portata di qualsiasi subacqueo, note per buona visibilità, correnti lievi o assenti e grande
abbondanza di flora e fauna. Nonostante le piccole dimensioni dell’isola i tre siti di immersione presenti, pur se attigui, sono completamente diversi tra loro: “Fronte” o “Acquario”, caratterizzato dalla grande abbondanza di vita di tutti i generi e dai molteplici avvistamenti garantiti; il sito di immersione “Faro” presenta grandi massoni coralligeni e un’ambientazione che regala costantemente incontri con pesci foglia, frogfish e altre rarità; nel sito di immersione “Gorgonie”, come si può facilmente intuire, ci si avventura in una vera e propria foresta sommersa con centinaia di ventagli di gorgonie in una batimetrica che parte dagli 8 metri per non superare i 22. A pochi minuti di navigazione dal Parco Marino, lo scafo affondato del peschereccio oceanico “Mitsio” ha creato, relativamente in poco tempo, un ecosistema a sé stante dove migliaia di organismi di specie diverse lottano ogni giorno per la vita, colonizzando completamente l’ex imbarcazione. Al momento della stesura di questo articolo un raro esemplare di Rinophia frondosa di colore giallo brillante abita la parte detritica nei pressi dell’elica. Spostandoci nella fascia più esterna, a circa 12 miglia di distanza dalla costa, troviamo le immersioni Oceaniche che si affacciano direttamente nel canale di Mozambico. Sulla “tombant”, la caduta oceanica del grande banco esterno, chiamato anche “shark entrèe” è possibile fare incontri con mobule, aquile di mare, squali pinna bianca del reef, squali grigi e nei periodi giusti, squali martello. Sulla stessa batimetrica costiera, qualche miglio più a sud, Banco Atnam, sicuramente una delle immersioni più suggestive, è caratterizzato da un Canyon profondo tempestato di gorgonie decisamente oversize. Nosy be risulta essere dunque una meta ideale per tutti coloro che desiderano trascorrere una vacanza all’insegna della natura, della meravigliosa cultura locale, ma soprattutto della scoperta e dell’esplorazione di luoghi incontaminati sia fuori che dentro l’acqua. Un viaggio a Nosy Be è un’esperienza di vita che solo chi ha vissuto riesce a comprendere appieno, in quanto sovente, da quel momento in poi, un pezzo di cuore apparterrà per sempre a questa terra. Andilana Beach Diving Center www.andilanabeachdivingcenter.com
Imbarcatevi per un’affascinante odissea nell’Oceano Indiano
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BLACK WATER ALL’ AGUSTA ECO RESORT di Marco Montaldo
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n tramonto incandescente colora il cielo di tutte le sfumature del rosso fino al più tenue arancione mentre il sole lentamente affonda in un mare blu cobalto. Siamo seduti al pontile dell’Agusta Eco Resort, in silenzio davanti a un tale spettacolo, aspettando il buio della notte che all’ equatore arriva in un attimo. Ci attende una black water, ovvero una immersione notturna in mezzo al mare lontana dalla costa e su un fondale profondo. Oggi la giornata è perfetta: infatti il mare calmissimo con poca se non nulla corrente è il presupposto per questa
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immersione, alla ricerca di forme di vita che non si vedrebbero altrimenti. Esseri planctonici minuscoli, larve di pesci in via di sviluppo, pesci pelagici notturni sono il nostro obiettivo, creature strane e a volte ancora sconosciute che compiono una migrazione notturna verticale da fondali molto profondi, anche centinaia di metri, in cerca di acque più ossigenate e ricche di nutrimento ma anche per riprodursi. Finalmente lasciamo l’isola e portati da una barca spaziosa e comodissima raggiungiamo dopo alcuni minuti di navigazione il fondale perfetto. Il mare profondo rende impossibile l’ancoraggio perciò filiamo fuoribordo una gran-
de boa (dotata di luce stroboscopica per sicurezza) collegata a una cima di circa 15 metri al cui termine leghiamo un faro molto potente per attirare le nostre prede. Dopo una ventina di minuti scivoliamo in acqua senza fare rumore e scendiamo lentamente fino a portarci sotto la fonte luminosa. Importantissimo mantenere un buon assetto, infatti non abbiamo molti punti di riferimento, per fortuna però in questo il faro ci aiuta moltissimo. Sono subito attorniato da alcuni ctenofori che producono delle luci coloratissime e intermittenti sul loro mantello, forme evanescenti e delicatissime compaiono e spariscono nel buio, molte emettono deboli luminescenze.
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Non è facile inquadrare e mettere a fuoco soggetti così piccoli nell’ acqua nera, ci vuole molta pazienza, a volte scatto senza capire bene cosa ho fotografato, lo scoprirò dopo, guardando le fotografie ingrandite. Improvvisamente nuotando a scatti arriva un branco di minuscoli calamari, sono a caccia di piccole prede che abbondano attirate dalla luce del nostro faro. Un pesciolino di poco più lungo di un centimetro, probabilmente una larva di fuciliere (Cesionide), fluttua curiosamente arcuato muovendo solo le pinne pettorali. Poco più grande mi guarda attonito un cucciolo di pesce civetta (Dactylopterus orientalis) con i suoi grandi occhi rotondi. Il tempo è volato, sono in immersione da più di un ora ed è purtroppo il momento di tornare, ma mentre incomincio la risalita mi compare davanti una splendida larva di blennide gialla e verde con la pinna dorsale arancione, l’ ultima meraviglia di un’immersione incredibile come d’altronde tutte quelle che si fanno in questo parco marino, che riserva sempre incontri eccezionali. Perché in Raja Ampat tutto è possibile!
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Dove andare per le black water: Agusta Eco Resort, Raja Ampat, Indonesia Con chi: Marco Montaldo direttore dell’Agusta Eco Resort vi accompagnerà in questo particolare tipo di immersioni. Nato a Torino ha incominciato la carriera subacquea giovanissimo nel 1974, prima di incominciare l’università e ottenere la laurea in Medicina e Chirurgia. Istruttore dal 1999 di diverse didattiche subacquee ha alle spalle migliaia di immersioni in quasi tutti i mari del mondo, compresi anche fiumi, laghi e sotto i ghiacci. Socio fondatore e Presidente dell’associazione TRITONE SCUOLA SUBACQUEA TORINO. Svolge l’attività di fotosub dal 1980 e di videosub dal 1986. Per la prima volta in Raja Ampat nel 2011, si è innamorato dell’isola di Agusta, un paradiso incontaminato completamente disabitato e con l’aiuto di alcuni soci ha costruito e fatto crescere l’omonimo Resort dove vive attualmente. Le sue conoscenze di biologia marina e dei fondali del parco marino sono una garanzia per effettuare spettacolari immersioni come le Black Water. Per maggiori informazioni: AGUSTA ECO RESORT www.agustaresort.com info@agustaresort.com Whatsapp: +62 82199226357 . Skype: agusta eco resort
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QUELLO CHE LE DONNE (SUB) NON DICONO (MA VOGLIONO SAPERE) di Ornella Ditel
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appiamo tutti che tra i subacquei brevettati in tutto il mondo le donne sono meno degli uomini, con una prevalenza ancora più netta degli ultimi tra i praticanti regolari. In questo numero estivo, giochiamo con leggerezza proponendo una breve selezione di domande bizzarre -e risposte semiserie- sul tema della subacquea al femminile.
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Per scegliere ci siamo fatti aiutare dallo Staff del Camel Dive Club & Hotel di Sharm El Sheikh, storico punto di incontro per subacquei nel mondo, nel cuore di Na’ama Bay dal 1986. “Sono molte le ragazze che si avvicinano alle immersioni perché sollecitate dai propri partner, ma che non hanno una forte motivazione individuale e quindi a volte vanno incontro a esperienze frustranti”, ci racconta Natascha, una degli istruttori del Camel, con centinaia
di corsi per principianti insegnati in oltre venti anni di attività. “Sono d’accordo, ma sono anche parecchie le ragazze che trascinano in questa passione amici, parenti o fidanzati inizialmente titubanti”, aggiunge Sophie, istruttore PADI belga. “Alcune nostre ospiti abituali che viaggiano con subacquei brevettati, dopo anni di attese in barca o in spiaggia, a volte decidono di provare a immergersi. Per molte è una scoperta, per altre una ri-
VIAGGI scusa per dire, e dirsi: “No, le immersioni non fanno proprio per me”. 1. Mi sono rifatta il seno. è per questo che in acqua sono più positiva? Non necessariamente è colpa di quelle nuove tettone, se ti sembra di essere più positiva dopo un intervento di chirurgia estetica al seno. Hai per caso cambiato la muta per ospitare quell’extra silicone? O magari hai un GAV di un’altra misura che non hai configurato bene per il tuo (nuovo) corpo? Cerca di focalizzarti sul tuo assetto, magari con l’aiuto di una guida privata, prima di rimpiangere il tuo nuovo décolleté e rassegnarti ad aggiungere zavorra. 2. Sono single, pericoloso?
immergersi
è
più
No, non è uno scherzo. Sono in molte a pensare che per immergersi sia meglio che il proprio compagno di immersione sia anche il proprio compagno a terra. Non è affatto così, ovviamente, e ormai è sempre più comune incontrare subacquee che viaggiano da sole e che trovano il proprio buddy a destinazione. Esattamente come capita agli uomini sub che viaggiano da soli. “Fotografo molte sub sposate o fidanzate che non condividono la passione con i partner, e che sono ben contente di preservare quello spazio di autonomia nei propri interessi”, ci dice Cinzia, la fotografa subacquea del Camel. 3. Posso immergermi durante il ciclo mestruale o rischio di fare avvicinare gli squali?
conferma del fatto che le immersioni non per forza devono appassionare tutti”, ci dice Maria, PADI Advanced Open Water, dall’ufficio prenotazioni del Camel Hotel. “Riceviamo in media una trentina di richieste di preventivi al giorno, sia via email che telefonicamente, e assistiamo regolarmente anche chi approccia il centro sub, dopo l’arrivo a Sharm. A volte rispondiamo a domande molto bizzarre, o assistiamo a fraintendimenti che ci fanno sorridere”, continua Maria. Chi scrive, ora Rescue Diver con centinaia di immersioni registrate, quindici anni fa è stata “la peggiore studente
Open mai incontrata dal suo istruttore”, non solo per la scarsa acquaticità iniziale, ma anche per le decine di domande non troppo brillanti che poneva. Su questa base, crediamo sia interessante notare che le domande più “divertenti” sono anche quelle che lasciano intravedere le paure più irrazionali di chi si avvicina a una nuova attività per la prima volta. Alcune donne, prima di cominciare o dopo aver appena conseguito il primo brevetto, vogliono saperne di più, proprio da una prospettiva femminile. Altre, sperano che le risposte forniscano loro una
Non c’è alcuna controindicazione nel fare immersioni durante il ciclo. Tuttavia, ogni donna è diversa, e vive quindi questo noioso appuntamento mensile in modi diversi. Il consiglio in questo caso è: immergerti se ti senti a tuo agio nel farlo. Tranquille ragazze, non c’è rischio che uno squalo si accorga che avete “le vostre cose” e che per questo decida di mostrarsi a voi. Magari fosse così semplice! 4. Ho la settima di reggiseno. Di quanti chili extra ho bisogno rispetto a chi ha un seno di grandezza “normale”? Questa è una domanda che viene di solito posta dopo o durante il primo corso sub. Se ancora non hai il brevetto, il tuo istruttore ti spiegherà come risponderti da sola. Se invece hai già il brevetto… ti dice qualcosa la parola “controllo della pesata”? No? Riprendi in mano il manua-
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le del corso…c’è bisogno di un ripasso! 5. Qual è la migliore acconciatura per immergersi? Necessariamente un taglio corto? No. L’acconciatura migliore è quella con cui sei più a tuo agio, che non ostruisce la visuale, ma soprattutto che tiene fuori i capelli dalla maschera. Fasce per capelli, elastici e ferma ciuffi sono validi alleati. Fai attenzione a non perderli però, per salvaguardare l’ambiente. In alternativa, indossa un cappuccio in neoprene, o in lycra se preferisci un materiale più leggero. Sia che stiate leggendo queste righe sdraiati al sole nell’intervallo di superficie, sia che invece siate a lavoro, o sotto l’ombrellone o in viaggio, speriamo di avervi regalato un sorriso, fugato dubbi e stimolato la vostra curiosità. Questo articolo non ha alcun intento divulgativo di carattere medico. In presenza di dubbi o condizioni mediche che potrebbero interferire con le immersioni subacquee, lo Staff del Camel Dive Club & Hotel consiglia di rivolgersi a un medico qualificato, preferibilmente uno specialista in medicina iperbarica.
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GRAN CANARIA di Christian Skauge (traduzione di Massimo Boyer)
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ran Canaria è una destinazione molto visitata dai turisti europei, ma troppi lasciano a casa l’attrezzatura per la subacquea. Portatela con voi, l’isola offre splendide immersioni con enormi banchi di pesce, squali angelo, trigoni e straordinari paesaggi vulcanici. Gran Canaria ha 4 milioni circa di visitatori ogni anno, ma solo una piccola frazione sceglie di fare immersioni. È un peccato, perché i fondali sono sorprendentemente belli, l’acqua limpida e piena di vita. Noi ci siamo immersi col Diving Center Nautico, fondato nel 1972 (il più vecchio dell’isola).
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EL CABRÓN Tra i punti migliori, vicino alla città di Arinaga. Deve il suo nome al pirata Pedro Hernández Cabrón, che sbarcò qui nel 1483. Dopo un’entrata tra gli scogli e una breve nuotata si raggiunge una bella parete con archi naturali. Il fondale sabbioso è a 20 m, frequentato da squali angelo, trigoni, razze farfalla, torpedini, pesci prete e banchi di roncadores (ombrine). Stelle rosse e anemoni coi tentacoli a clava ornano le spaccature della roccia, e diverse specie di gamberetto pulitore le abitano, e si prendono cura delle murene. Nelle grottine troviamo trigoni, occhioni e enormi spirografi.
La parte superficiale è coperta di alghe e di spugne giallo-verdi e affollata di labridi, castagnole e pesci pappagallo. Guardando bene si può localizzare un octopus garden, con polpi curiosi ma timidi, ben mimetizzati e impegnati a mantenere pulita e in ordine la loro collezione di conchiglie. A el Cabrón si possono fare 7-8 immersioni diverse.
ANGEL IN THE SAND Continuando attorno a Punta de la Monja dentro la baia di Playa del Cabrón si trovano spettacolari formazioni vulcaniche con grandi banchi di pesci e grotte con pesci palla e occhioni.
VIAGGI Improvvisamente la guida indica uno squalo angelo. Sono animali magnifici, a metà tra lo squalo e la razza, lunghi quasi 2 m. Questo non era sepolto sotto la sabbia, come fanno di solito. Quando sono allo scoperto tendono a essere schivi, e al primo flash si mise in movimento. Lo si insegue, ovvio, non posso lasciarmi scappare questa opportunità unica, per 4-5 minuti, durante i quali consumo aria come mai prima! Ma alla fine posso capace di portare a casa una manciata di scatti, sia pure sbuffando, ma... dov’è il gruppo? Ho perso la direzione, sul fondale sabbioso, per fortuna la guida ha tenuto sia me che il gruppo in vista, stando a metà. Finisco l’immersione vicino alla superficie, respirando il meno possibile.
M/V ARONA Gran Canaria ha molti relitti, uno dei migliori è l’Arona, un mercantile di 96 m incendiatosi nel 1976. La nave è ben conservata, frequentata da banchi di barracuda, grugnitori e saraghi. La prua costringe i fotografi a pinneggiare in corrente per trovare l’angolo giusto.
La nave è coricata con un angolo di 45° a una profondità compresa tra 25 e 40 m. Si raggiunge con 15 minuti di gommone da Las Palmas.
si ci passano vicino senza degnarci di uno sguardo. E una giornata perfetta finisce con coca-cola fredda e gelato al baretto di Luis, davanti al mare.
TUFIA, PARADISO PER LA MACRO
SARDINA DEL NORTE
Il villaggio di Tufia è fuori dai circuiti turistici. Una collina ripida punteggiata di casette bianche, una spiaggetta con l’approdo. Si entra dalla spiaggia. Ed è subito grande macro, senza andare profondi. Poco fuori pare che ci siano spettacolari archi naturali, ma confesso che non ci sono arrivato. Da fanatico della macro ho trovato tanti soggetti che 90 minuti di immersione non bastavano. La maggior parte dei sub ci arriva in 20 minuti, ma senza macchina fotografica. Ogni piccolo strapiombo rivela qualcosa: oloturie, magnose, stelle, anemoni coi gamberetti, nudibranchi del genere Felimare, tipicissimi qui alle Canarie, Azzorre, isole di Capo Verde ma diffusi dal Golfo del Messico al Mediterraneo. Minuscoli peperoncini si contendono la mia attenzione con le murene, con gli scorfani e i paguri. Alla fine dell’immersione due grandi seppie corteggiando-
Ci vuole un lungo viaggio in auto per raggiungere la cittadina di Sardina del Norte (stranamente non esiste Sardina del Sur), dove speriamo di trovare razze farfalla e magari altri squali angelo. Seppure con ottima visibilità non avvistiamo questi elusivi elasmobranchi. In compenso ci dedichiamo ai pesci, moltissimi fuori dal molo. Mentre tento di inquadrare il subacqueo assieme a un banco di pesci, un animale maculato spunta, ed ecco due lepri di mare gigantesche! Con la stessa forma e colore delle scarpe di Peter Pan, ma una misura 45, almeno. I granchi freccia, simili a grossi ragni, sbucano curiosi come se fossero a un casting per il ruolo di Campanellino, completando la mia fantasia Disney-subacquea.
ARIA DI LEMBEH A TALIARTE Dove posso trovare questo gamberetto vinaio, che ho visto sfogliando il libro
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nel diving center? La risposta è di provare un’immersione notturna. E il sito migliore per questo è Taliarte. Si scende lungo una scalinata, e si nuota per una trentina di metri per raggiungere la parete. A 8 m iniziano le danze con una seppia poco più grande di un pisello che emerge dalla sabbia vulcanica e schizza via, la ritrovo a 30 cm di distanza. Provo la stessa eccitazione che mi ha dato lo stretto di Lembeh in Indonesia. Esplorando la parete ci mettiamo 3 minuti a trovare il primo gambero vinaio. Di notte ce ne sono tanti, e molto attivi. Il fondale si anima di sogliole, pesci rasoio, granchi e paguri, le pareti sono piene di pesci palla addormentati e di scorfani. Le spaccature tappezzate di anemoni offrono magnose e granchi facchino. I gamberetti pulitori sono dovunque, e vediamo anche un piccolo Thor amboinensis, pic-
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colissimo gamberetto commensale a distribuzione pantropicale.
I BANCHI DI OMBRINE A PASITO BLANCO Il reef di Pasito Blanco è un must a Gran Canaria. Si raggiunge dal villaggio di Arguineguin, dove ci imbarchiamo su un gommone di 8 m. Una breve navigazione, e buttiamo l’ancora su una vista meravigliosa: un enorme banco di ombrine proprio alla fine del reef! Per più di mezza immersione siamo circondati dai pesci, che oscurano il sole, curiosi di noi. Il reef ha strapiombi e grottine con centinaia di occhioni e pesci trombetta, trigoni che riposano all’ombra.
DIVING BEN ORGANIZZATO L’organizzazione al Nautico è sempre perfetta. I sub sono prelevati nei vari hotel e trasportati al diving center, dove l’attrezzatura è caricata sui bus. I siti di immer-
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VIAGGI FATTI
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Viaggio – Las Palmas è ben collegata con molti aeroporti europei.
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Sistemazione – Noi abbiamo scelto Apartamentos Las Camelias, vicino a Playa de l’Ingles, grandi appartamenti con angolo cottura. Negozi e ristoranti sono vicini.
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Diving – Abbiamo fatto immersioni col Nautico Diving Center di Maspalomas, ben organizzato, professionale. Buona visibilità, spettacolari formazioni di lava, banche di pesce enormi, ottimi relitti, soggetti macro diversi e interessanti. Immersioni facili, poca corrente, col mare mosso può essere impegnativo l’ingresso in acqua. Ottima assistenza.
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Stagionalità – Temperatura dell’acqua compresa per tutto l’anno tra 18 e 24°C. A settembre noi abbiamo avuto 20-30 m di visibilità e 23°. 5 o 7 mm, un cappuccio, portate dei buoni calzari per le immersioni da riva.
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Valuta – Euro e carte di credito dovunque.
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Altro – Il Diving Center Nautico vi può prenotare la sistemazione, organizzare il pick up all’aeroporto o affittare un auto. Un certificato medico è richiesto, nel caso può essere ottenuto sull’isola. sione sono scelti con cura, in base alle condizioni meteo. Ci sono oltre 20 siti, la metà raggiungibile da riva, gli altri con una breve navigazione, ma il porto si raggiunge via bus. Tra le immersioni ci offrono snack e bevande, i dive briefing sono esaurienti e precisi.
OLTRE ALLE IMMERSIONI Gran Canaria è la meta ideale per una vacanza di due settimane: l’isola è larga 65 km, e l’entroterra ha alte montagne con foreste di pini e eucalipti. Visitate le dune di Playa del Ingles. Stando a Maspalomas, nel sud, e affittando un auto, si raggiunge in breve ogni angolo dell’isola.
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UNA VITA PER IL MARE di Donatella Telli (Dodi) (fotosub di Leonardo Olmi e Arrigoni Alberto)
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n giornalista scrisse di me… “C’era una volta una piccola sirena che viveva nelle acque cupe di un lago, alla quale un mago predisse che sarebbe vissuta felice solo a contatto con le limpide acque del mare e che questo elemento di magica attrazione avrebbe influenzato tutta la sua vita”. Sembrerebbe l’inizio di una favola subacquea (e chissà magari un giorno la scriverò!) invece a distanza di tanti anni mi piace pensare che è quanto realmente accaduto! Dopo i miei studi sul Turismo, non poteva essere che così, dopo periodi all’estero e dopo le prime pinnate nel Lago Maggio-
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re, ho scoperto che l’andare sott’acqua era uno dei modi migliori per sentirmi a mio agio. Avevo poco più di vent’anni quando ho conseguito il primo brevetto da Istruttrice (un vanto avere avuto come Maestro il “Grande” Duilio Marcante) e, negli anni successivi, tanti altri brevetti che mi permettessero di lavorare approdando un giorno nel limpido mare delle Maldive. Dapprima in un villaggio turistico e subito dopo... Le crociere, non so che dire, a portarmici sarà stato il fato ma poi è arrivato il colpo di fulmine: mi sono innamorata a tal punto che questo arcipelago è diventato il fulcro centrale della mia vita e del mio lavoro. Il cambiamento radicale di vita, l’abban-
dono delle certezze per l’ignoto e la scelta di un territorio effimero come un’isola o addirittura una barca hanno dato alla mia esistenza una nuova dimensione. È forse per tanti imperfetta, ma per me è stata e resta quella di un sogno in un cassetto che ha preso forma! L’amore per il mare e per questo lavoro ha sempre caratterizzato le mie scelte di vita. Dal divertimento, all’insegnamento ed al lavoro stesso. Tutto era un valido pretesto per tuffarmi in questo elemento e vivere un’esistenza dominata dall’amore per l’acqua sempre alla ricerca di cose nuove. Scendere sempre più giù e vedere cose immaginabili ha rafforzato il desiderio di trasmettere le mie capacità agli altri, so-
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prattutto a chi non aveva mai messo la testa sott’acqua, a chi non conosceva questo mondo addirittura da temerlo. Far gustare un’emozione che, se non si vive non si capisce! Perché non bastano le esperienze di altre persone, i racconti degli amici, o le foto delle immersioni: se si prova ad immergersi non si ha l’idea della bellezza della vita sottomarina. Ed è stato anche facile attirare la curiosità delle persone in un mare ricco di pesci pagliaccio, austeri pesci napoleone, tantissimi pesci di scogliera e dove non manca di certo la certezza di nuotare con le maestose mante! Insieme a Massimo Sandrini, tutt’ora mio compagno, ho aperto e gestito dei centri subacquei, sia in Italia che alle Maldive dove abbiamo anche dato vita al nostro grande amore “le crociere”. Come Capo Barca, per molti anni ho condiviso, e condivido ancora, le crociere con i nostri ospiti vivendo otto mesi all’anno alle Maldive ed il resto in Italia nei Diving Center ed in giro, sempre al lavoro, per promuovere e far conoscere le nostre crociere a tutti gli istruttori subacquei che poi avrebbero organizzato i gruppi da noi con la loro clientela. E così la vita continuava, da semplice istruttrice sono poi diventata imprenditrice di me stessa. Grazie a questa passione ed attività lavorativa abbiamo fondato, quello che, con orgoglio posso dire, è diventato uno dei più importanti Tour Operator italiani: “ALBATROS TOP BOAT”. E con questa nuova “creatura” ho cercato nel corso degli anni di condividere queste sensazioni e fare conoscere, in tutti i
suoi aspetti, questo mondo così unico e prezioso. Per oltre 30 anni il nostro desiderio è stato quello di presentare questo arcipelago da prospettive sempre nuove e diverse e adatte sia a chi le visita per la prima volta sia a chi ormai le conosce, ma come noi, non le ha mai abbandonate.
Ricordo l’emozione nell’ organizzare i primi viaggi curando tutto nei minimi dettagli e far si che un po’ del mio amore fosse trasmesso ai viaggiatori. Non che fosse difficile! Le Maldive sono talmente generose che anche solo restare ore in relax su una spiaggia a prendere il sole, fare snorkeling, divertirsi in canoa, era già più che sufficiente per innamorarsi di loro. Questo arcipelago, formato da più di duemila isole, è una delle mete più attraenti e richieste per chiunque vada sott’acqua. É uno dei santuari marini in cui gli incontri con il grosso pesce pelagico, le mante e gli squali non è un’eccezione ma la norma. Il mio desiderio è stato quello di mostrare questo meraviglioso mondo. E quale modo migliore farlo se non in barca, in crociera attraversando, pass, lambendo isole abitate dai maldiviani, fermandosi in lagune cristalline, transitando su reef alla ricerca di nuove forme di vita? Dal momento che ero istruttrice subacquea mi rivolgevo a persone desiderose di venire alle Maldive per fare immersioni, ma poi, col tempo, il nostro pubblico si è
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allargato ed oggi possiamo vantare una clientela davvero eterogenea. I primi itinerari furono di tipo “classico”, nella parte centrale dell’arcipelago, ma dal momento che la voglia di scoprire cose nuove è sempre stata la mia caratteristica, sono state affiancate nuove rotte che coprissero tutto l’arcipelago dal nord all’estremo sud. Siamo stati i primi a navigare queste acque in atolli ancora completamente chiusi al turismo e tutte le crociere sono state create da noi costruite componendo gli itinerari pezzo per pezzo , immersione per immersione. Albatros Top Boat è conosciuta da sempre per la capacità di organizzare crociere personalizzate perché, anche con più ospiti a bordo, riusciamo sempre a proporre il meglio e soddisfare le richieste di tutti. Molte persone vengono in crociera con noi solo per fare snorkeling, per pescare o semplicemente per rilassarsi anche nelle nostre piccole spa a bordo; siamo estremamente duttili e ci adattiamo alle loro esigenze. Proprio per questo motivo in tutti questi anni ho creato programmi che coprissero vari interessi, dando vita a quelle che amo chiamare le nostre “Settimane
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a tema” (una serie di settimane speciali per offrire un ventaglio di proposte uniche ed autentiche che catturino l’interesse di chi cerca qualcosa di originale) ed alla creazione dei “Top Tours” con una programmazione in tutto il Mar Rosso/Sudan e con un ventaglio a raggiera dal Pacifico alla Micronesia, alla Polinesia all’Australia insomma in quelle che noi consideriamo i mari più belli del mondo. Grazie anche all’aiuto ed alla sensibilità in materia di Massimo, essendo un geologo ed oceanografo, da sempre siamo particolarmente attivi ed attenti alla ricerca scientifica legata al mare in tutte le sue forme. Per questo abbiamo dato vita alla famosa “Crociera Scientifica alle Maldive” che (nel 2019 ha visto la sua 23° edi-
zione), in collaborazione con ricercatori universitari, italiani e non, studia la loro origine e la loro evoluzione e dà modo a tutti di capire che delicato equilibrio si nasconda dietro al complesso sistema delle scogliere coralline. Tutto questo, e molto altro che verrà, non è stato solo un lavoro ma un’assoluta passione, quasi una missione! I ricordi magnifici che conservo delle mie esperienze l’entusiasmo che ho messo in questa attività, la gioia e la bellezza in tutta la loro potenza, si sono amalgamate con la mia vita dandomi la capacità e la carica di non fermarmi mai! E sono i tanti anni di costante impegno e dedizione che mi hanno permesso di collezionare tanti successi.
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IO E LA SUBACQUEA.
I NOSTRI PRIMI 6 MESI INSIEME di Claudia Benedetti (Foto di Massimo Boyer)
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trascorso solo qualche mese dalla mia prima vacanza subacquea a Sharm El-Sheikh, dal mio corso di sub e dalle prime immersioni della mia vita. Ricordo le difficoltà iniziali, la voglia di mollare tutto, i pomeriggi passati a rispondere ai quiz invece che a prendere il sole, e le serate in cui mi trascinavo per Naama Bay combattendo contro il sonno. Ricordo la stanchezza, il freddo e una muta noleggiata che proprio non ne voleva sapere di salirmi, ma ricordo anche l’emozione e la soddisfazione per aver “conquistato” il mio primo brevetto Padi. Vorrei essere di nuovo qui? Certo che lo vorrei. Sono passate solo poche settimane dal mio viaggio alle Maldive, poche settimane da quelle bellissime immersioni a Fe-
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lidhoo, dalla mia prima notturna e da tutte le emozioni che si è portata dietro. Ho preso confidenza con la subacquea, ho comprato una muta che mi sta quasi a pennello, calzari comodissimi e guanti, perché non si sa mai. Ho vissuto la subacquea con gioia, ho superato l’ansia iniziale e sfoggiato una calma e una tranquillità sott’acqua che mai, solo qualche mese prima, mi sarei aspettata di poter mantenere. Mi sono goduta le immersioni, ho imparato a riconoscere i pesci, o per lo meno i più comuni, ho preso confidenza con l’attrezzatura, ho archiviato la paura degli squali, andando oltre limiti mentali che non pensavo sarei mai stata in grado di superare. Il sole, il caldo, un resort 5 stelle, hanno poi reso questo viaggio un ricordo indimenticabile. Vorrei essere qui invece che su un treno diretto a casa? Senza dubbio.
VIAGGI
Sono passati solo pochi giorni dal mio ritorno da Raja Ampat, West Papua. Tanto lontano che ancora adesso faccio fatica a credere di esserci andata per davvero. Qui è dove sento di aver fatto un vero e proprio salto di qualità. Qui è dove io e la subacquea, se prima ci stavamo studiando con diffidenza, siamo finalmente diventate amiche. Una settimana dedicata ad esplorare i mitici fondali di questo paradiso della biodiversità, tre immersioni quotidiane, quasi otto ore al giorno a bordo di una barca non proprio comodissima, sette giorni in un eco resort senza televisione, ma con il rumore del mare in sottofondo, con una connessione wi-fi che andava e veniva, ma con 13 gatti a tenermi compagnia. Non proprio la mia vacanza ideale, o almeno non prima di scoprire la subacquea. Partita con all’attivo sole 15 immersioni e con aspettative confuse su ciò che avrei trovato sott’acqua, sono invece rimasta entusiasta e sbalordita dall’incanto del mondo sottomarino in cui mi sono ritrovata catapultata per una settimana. Squali, mante, pesci di barriera, nudibranchi e cavallucci pigmei, distese di coralli intatti e gorgonie che così grandi non pensavo potessero nemmeno esistere, in uno spettacolo di colori difficile da raccontare. Qui ho preso il mio brevetto Advanced, ho battuto il mio modesto record di profondità scendendo oltre i 30 metri, ho esplorato meravigliosi reef controcorrente senza farmi prendere dal panico, qui ho riso e scherzato sott’acqua con il mio
compagno di immersione, e qui, per la prima volta, mi sono sentita una vera subacquea. Si, vorrei essere di nuovo qui, nonostante un viaggio lungo e impegnativo, vorrei rivivere tutto da capo, una, dieci, cento volte. Incredibile pensare come la subacquea, l’attività da me più lontana solo un anno fa, abbia cambiato la mia vita e le mie prospettive, mi abbia messa davanti alle mie paure, mi abbia costretta a superare i miei limiti e mi abbia aperto un mondo di cui non immaginavo potessi mai fare parte. Sott’acqua mi sento bene, tranquilla, felice. Amo il silenzio che mi circonda, e ammetto di essermi ritrovata più di una volta ad intavolare discorsi esistenziali tra me e me, complice quel senso di serenità e di “onnipotenza” che essere a 30 metri di profondità spesso mi regala, e non parlo solo della narcosi da azoto! Arrivo a casa e nella cassetta della posta trovo una sorpresa, il mio brevetto Advanced è finalmente arrivato. Riguardo la foto sul brevetto, scattata a Sharm qualche mese prima. Mi rivedo stanca e intimorita, incerta sulle mie capacità e attanagliata dall’ansia. E non posso fare a meno di sorridere pensando ai cambiamenti e alle sfide affrontate e superate in pochi mesi. Per me la subacquea è stata una lezione di vita, l’occasione per mettermi alla prova e spingermi oltre i miei limiti. Spesso considerato uno sport “da uomini”, mi ha insegnato invece ad essere più disciplinata e meno emotiva, e più consapevole delle mie capacità. Mi ha insegnato anche a divertirmi, a lasciarmi andare e ad essere più tranquilla e spensierata sott’acqua, e questo lo devo anche in parte ai miei “colleghi” uomini, spesso molto più avventurosi di me. Il prossimo brevetto? Il Rescue. Per aumentare la mia consapevolezza sott’acqua e minimizzare i rischi. D’altronde, resto sempre una donna, e di arginare certe paura non è ancora il momento. Il prossimo viaggio? In Mozambico, per affrontare con entusiasmo quelle che ho sentito definire da subacquei esperti immersioni molto impegnative. Ma Luca di Click and Travel, ormai diventato il mio punto di riferimento per ogni viaggio, non ha dubbi che riuscirò ad affrontare anche quelle.
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FILIPPINE
CONOSCERLE MEGLIO PER PPREZZARLE DI PIÙ. ANCHE IN ESTATE! di Clara Sonzogni
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n’ Asia differente che offre paesaggi mozzafiato, laghi splendidi incastonati tra monti selvaggi, spiagge da sogno e mare trasparente, incontaminato, multicolore: vero paradiso della biodiversità dagli scenari sorprendenti. La popolazione é accogliente, ospitale, autentica e sempre ben predisposta verso il turista. In più: le Filippine garantiscono il migliore rapporto qualità/prezzo a livello mondiale.
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CLIMA Per decidere quando e dove andare é bene valutare a fondo il clima: le stagioni, infatti, non si suddividono come in Europa (primavera, estate, autunno, inverno), piuttosto, fra le diverse aree del Paese. A Nord (principalmente l’isola di Luzon dove si trova anche la capitale Manila) la stagione asciutta va da inizio Novembre a Giugno: le piogge vanno via via diradandosi finché, soprattutto durante la
seconda parte della stagione (Febbraio/ Giugno), si può verificare solo qualche improvvisa precipitazione, intensa ma breve, con un piacevole effetto rinfrescante sui picchi di caldo. La stagione piovosa é, talvolta, soggetta a tifoni. Capitolo a parte, nel nord delle Filippine, occupano le località di Legaspi e Donsol TOP destinations per gli squali balena: i mesi più piovosi sono da novembre a gennaio mentre quelli ideali sono da febbraio a giugno.
VIAGGI
Al Centro (il gruppo delle isole Visayas) il clima è generalmente favorevole durante tutto l’anno tanto che é meno evidente la differenza fra stagione secca ed umida. Le precipitazioni, 1.350 mm l’anno soltanto, non possono essere riferite ad uno specifico periodo ma sono distribuite lungo tutto l’arco dell’anno. Durante i mesi estivi, in alcune località, la maggiore presenza di vento, consente di percepire temperature inferiori a quelle reali ma le acque tendono ad incresparsi. Menzione particolare merita Tubbataha Reef: raggiungibile solamente in crociera durante i mesi di meteo migliore: esattamente nel pieno della stagione secca e con calma di vento da marzo a giugno. Il Sud si trova al confine tra la zona dal clima tropicale e quella dal clima equatoriale: cadono circa 2.000 mm di pioggia nell’arco dell’anno senza una detta dicotomia fra la stagione secca e quella umida. Tra dicembre e marzo, comunque, le precipitazioni diminuiscono attorno ai 90/115 mm al mese.
IL PAESE Con gli oltre 40.000 chilometri di barriera corallina, le Filippine, sono una destina-
zione che i subacquei hanno imparato ad apprezzare da tempo perché in grado di soddisfare anche il più esigente di loro: dal fotografo al video operatore, dal subacqueo tecnico che si immerge con miscele a quello che predilige immersioni rilassanti e poco impegnative, da chi è alla perenne ricerca del grosso pelagico di passo a chi cerca la biodiversità e la macro, dall’amante delle caverne all’esploratore di relitti, da colui che ama la struttura spartana ma a contatto con la realtà locale e la natura a chi adora il lusso e il servizio di classe, fino a chi vuole approfittare della passione per la subacquea per approfondire anche la conoscenza della cultura, degli usi e costumi e, perché no?, anche della cucina locale. In pochi però sanno che le Filippine possono soddisfare anche le esigenze di chi non si immerge: dall’estremo nord di Luzon fino all’estremo sud di Mindanao, le possibilità per approfondire la conoscenza di questo territorio e dei suoi abitanti sono infinite. Qui non ci sono i templi per cui sono famose Thailandia o Myanmar bensì, ciò che affascina, sono la vegetazione lussureggiante, i vulcani e gli scampoli di storia.
Cultura e arte si fondono in questo meraviglioso arcipelago alle porte dell’Oceano Pacifico dove 400 anni di dominazione spagnola ne hanno caratterizzato religione ed arte e 50 di dominazione americana ne condizionano tutt’ora molti aspetti della vita quotidiana e della cultura. La città di Manila è tra le capitali più cosmopolite dell’Asia con i suoi grattacieli e i suoi centri commerciali (la ‘Mall of Asia’ è la più grande di tutta l’Asia), nonostante ciò, però, conserva ancora qualche ricordo degli antenati spagnoli: Intramuros, la Cattedrale e Fort Santiago. Atterrando a Manila, poi, è semplice raggiungere il nord del paese dove, scalando le montagne, ci si può trovare nel bel mezzo di un lago vulcanico, un gioiello più che un’isola; spingendosi oltre si arriverà alle famosissime ‘Terrazze di riso di Banaue’ “intagliate” 2000 anni fa, in larga parte con le sole mani, nelle montagne di Ifugao. L’isola di Mactan, a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Cebu, fu testimone dell’approdo di Magellano ed ogni isola dell’arcipelago riserva naturali “sorprese”: a Bohol, distribuite su 50 Kmq, troviamo oltre 1.250 colline,
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mi posti al mondo non ancora raggiunti dal turismo di massa: con la semplicità dello stile di vita ed i ritmi lenti è il luogo ideale per una vacanza di tutto relax in totale comunione con la natura. Poco più grande di un atollo maldiviano,circondata da acque cristalline e da spiagge bianchissime offre immersioni per tutti i gusti e per subacquei di tutti i livelli: dalle muck dives ai relitti le immersioni sono numerose e sempre differenti. Il motivo principale che rende questa piccola isola così interessante è però la possibilità di vedere, durante tutto l’arco dell’anno, gli Squali volpe. Essendo al centro dell’arcipelago, Cebu offre facili collegamenti via mare con: BOHOL si trova a sud est di Cebu. Collegata a Bohol da una strettissima lingua di terra si trova Panglao, caratterizzata da profonde pareti che si inabissano vertiginosamente. Ad un’ora circa di navigazione si raggiunge l’isola di Balicasag che non mancherà di offrire piacevoli incontri con grossi pesci pelagici. In partenza da Panglao si possono inoltre organizzare immersioni a Cabilao ed a Apo Island, che sono considerati tra i siti più belli delle Filippine e assicurano l’acqua con la maggiore visibilità (tra i 20 ed i 40 metri). In generale a Bohol, le pareti cono molto colorate e ricche di vita di barriera e le immersioni non sono particolarmente complesse, pur riservando un livello decisamente alto. DUMAGUETE si trova nella parte orientale dell’isola di Negros, praticamente al centro delle Visayas e la parte più interessante dell’isola (o meglio dei fondali) si trova a sud. Oramai famosa a livello mondiale per l’altissima qualità delle immersioni che può offrire (più di 3.000 specie di pesci e 450 specie di coralli, estremamente interessanti in particolare per coloro che prediligono le Muck Dives a ridosso delle sue coste, è anche il punto più vicino e comodo per raggiungere la piccola isola vulcanica di Apo, dove Nosytour propone l’unico resort presente sull’isola. Il clima è tropicale e la catena montuosa che attraversa la provincia da nord a sud (include anche il Monte Canlaon, un vulcano che, di fatto, è la cima più alta con i suoi 2.460 metri) crea due aree con caratteristiche differenti: la parte occidentale ha una stagione delle piogge ed una stagione secca più nettamente distinte mentre quella orientale è più esposta ai tifoni
chiamate “Le Colline di Cioccolato” per il loro colore e dove si trova il primate più piccolo del mondo; a Boracay, isola del divertimento e della vita notturna, White Beach è stata eletta la spiaggia più bella dell’Asia; a Palawan le insenature, le baie, le spiagge bianche e l’acqua verde offrono una location straordinariamente romantica che ne fanno uno dei luoghi maggiormente apprezzati dal turismo internazionale; e ancora molto altro.
L’OFFERTA SUBACQUEA ESTIVA NOSYTOUR è attualmente, in Italia, l’operatore che propone il più ampio e dettagliato ventaglio di offerte per le Filippine, ma, periodicamente, provvede ad aggiornarlo ed integrarlo con nuove località appena “scoperte”. Conoscendo approfonditamente il paese e la sua cultura, considerando le esigenze e la priorità degli interessi di ogni partecipante del viaggio, Nosytour sa consigliare ad ogni cliente l’isola giusta e come sfruttare al meglio il tempo a disposizione per rendere così ogni vacanza, la vacanza perfetta. CEBU raggiungibile anche con voli intercontinentali dall’Italia (uno scalo intermedio) offre la comodità di raggiungere alcuni siti diving di classe mondiale con breve trasferimento via terra: a pochi chilometri da Cebu city si trova l’isola di Mactan, dove si trovano anche hotel di ottimo livello e, grazie al Kon Tiki Divers, è possibile effettuare immersioni tecniche anche con miscele. MOALBOAL una tranquilla cittadina a circa 82 km a sud di Cebu city. Il cuo-
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re della comunità sub si trova a 4 km ovest di Moalboal, Panagsama Beach e sulla vicina costa dove si trova il miglior Resort dell’area il Turtle Bay Resort che Nosytour propone in esclusiva per l’Italia. Le immersioni sono perfettamente organizzate da entrambe le due località lungo tutti i 17 chilometri di barriera corallina che decorano la costa e si può avere anche l’opportunità di ammirare i grandi squali balena che popolano la zona. Moalboal, famosa per le pareti coperte di coralli e per il fatto che permette immersioni diversificate: i subacquei alle prime armi potranno mantenersi nelle acque più basse mentre quelli con più esperienza possono scegliere di andare più in profondità. Le attività di scuba diving iniziano anche dalla spiaggia, ed è già possibile imbattersi negli squali che si aggirano nelle acque meno profonde della riva. Gli altri siti di immersione sono situati nelle vicinanze, e tutti offrono grandi distese di coralli, tartarughe e pesci tipici della zona. È possibile incontrare gli squali soprattutto a Pescador Island, la più bella destinazione per le immersioni: questa piccola isola è in realtà un pinnacolo che si innalza dal fondo dello stretto di Tanon e offre alla vista varie specie di flora e fauna. Per i subacquei più esperti c’è Sunken Island, un pinnacolo che si incontra a 27 mt di profondità colpito da forti correnti. MALAPASCUA si trova circa 8 km a nord dell’Isola di Cebu: un paio d’ore d’auto dall’aeroporto internazionale di Cebu e una mezz’oretta di barca vi trasferiranno in un angolo di paradiso. Malapascua, infatti, è uno dei pochissi-
VIAGGI SIQUIJOR è l’isola magica e mistica delle Filippine e normalmente la si considera parte di Negros Oriental poiché si trova a solo un’ora di barca veloce da Dumaguete. È uno dei più bei gioielli di tutte le Visayas: le spiagge di sabbia bianca costituiscono la maggior parte dei 102 km di costa della piccola isola di Siquijor e le sue vaste scogliere coralline sono l’ideale per le immersioni e lo snorkeling. Dichiarata riserva marina nel 1978, garantisce agli appassionati fondali marini e fauna intatti: pesci pappagallo, damigelle e lapu lapu, nudibranchi e crinoidi coloratissimi oltre a giardini di corallo sormontati da gorgonie e spugne enormi e sanissime. L’isoletta è prevalentemente collinare ma ha anche magnifiche formazioni rocciose che il vento ha modellato creando sei interessanti grotte la più popolare delle quali è Cantabon Cave - una grotta piena di stalattiti, stalagmiti, cascate e minuscole piscine. Il soggiorno si rivela adatto quindi anche ai non subacquei offrendo diversi itinerari trekking e speleologici, discese lungo i fiumi e bagni indisturbati nelle sorgenti circondate da mangrovie e da una fitta foresta tropicale. APO ISLAND è un’isola vulcanica situata all’estremità sud-orientale di Negros Oriental. Il suo habitat marino è una riserva naturale ed è considerato uno dei migliori siti d’immersione e snorkeling al mondo oltre che delle Filippine, in particolare per il suo meraviglioso giardino di coralli con oltre 400 specie, l’abbondanza di pesci, le tante tartarughe marine e splendide spiagge di bianca sabbia corallina. CABILAO Island gli incredibili siti di immersione intorno all’isola, ne fanno un paradiso per i subacquei e per gli amanti dello snorkeling I fondali intorno a Cabilao sono ricchi di vita marina grazie alle presenza di due aree protette. E’ possibile incontrare qualche squalo ma la zona è in particolare ricca di microrganismi tra cui i cavallucci marini pigmei, che riescono a mimetizzarsi perfettamente con i coralli rossi che li circondano, oltre a coralli duri e molli di varie specie. PALAWAN con la sua località più nota El Nido, una piccola località situata sull’estremità nord-occidentale della provincia di Palawan. Si trova a circa 430 chilometri a sud-ovest di Manila. El
Nido è considerata un esempio della geologia di Palawan e della sua variegata vita naturale: le sue maestose scogliere di calcare si ergono a sovrastare le limpide acque popolate da centinaia di specie di pesci tropicali e coralli e da tre specie di tartarughe marine a rischio di estinzione, mentre le sue foreste ospitano più di 100 specie di uccelli, delle quali un gran numero è endemico di Palawan. La più straordinaria caratteristica di El Nido sono i suoi paesaggi: massicce isole di calcare di diverse forme e dimensioni sparpagliate in un mare spumeggiante. Puerto Princesa è la capitale della provincia, e da qui si raggiunge il Parco Nazionale del Fiume Sotterraneo, uno dei siti patrimonio dell’UNESCO: il più lungo sistema fluviale sotterraneo accessibile all’uomo, nominato una delle nuove sette meraviglie della natura; questo fiume scorre all’interno di una profonda grotta sotto aspre rocce calcaree e marmoree, su acque cristalline. Nella zona più a ovest delle Visayas, che comprende le isole di Coron e Busuanga, dove le immersioni si presenta-
no sotto un diverso aspetto: dei 34 relitti che giacciono in queste acque appartenenti alla seconda guerra mondiale, 10 sono in prossimità di queste isole ed accessibili ai subacquei inoltre, una splendida flora e fauna sottomarina si trovano comunque nelle grotte sottomarine e sulle vertiginose pareti. A Coron è poi possibile provare un’esperienza ‘diversa’: le immersioni nel lago solforoso di Cayangan dove le acque turchesi raggiungono la temperatura di 40°. BORACAY a un’ora a nordest di Manila, Boracay riserva non poche sorprese Molto apprezzata per la sua “vita”, per l’ambiente vivace e trendy che la contraddistingue, quasi una “Formentera” nelle Filippine. Anche se non si annovera fra le principali mete subacquee delle Filippine, anche qui è possibile approfittare di immersioni non particolarmente difficili e acqua calda. La serenità, la pace, il “clima” informale che si avverte in Filippine non potranno non incantarvi e farvi sognare di rimanere un po’ di più o di tornare al più presto per visitare ciò che, per mancanza di tempo, avete dovuto obbligatoriamente tralasciare.
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MOTONAVE VIMINALE: IL SOGNO ITALIANO di Andrea “Murdock” Alpini (foto sub di Alexandre Legrix)
L’ATTESA ALLA PARTENZA Manca un’ora direi. Dopo tanta attesa, incontri, telefonate, mail, scambi d’idee e confronti finalmente il nostro viaggio con destinazione Palmi è sul punto di avvio, oggi mercoledì 24 aprile 2019. Marco Fossati ha già compito il viaggio in solitaria, la coppia che ha unito l’Italia settentrionale dal Friuli (Enrico Bortolotti) al Piemonte (Alessandro Geo Ruga) è in viaggio da stamattina. Il gruppo misto
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lombardo milanese/Oltrepò è partito da poco (Roberto Prestini e Ivan Giauna). La coppia di francesi (Alexandre Legrix e Karlito Tof) a bordo della DiveMobile è in partenza in queste ore da Parigi avendo preventivato 24 lunghe ore di guida alternata! Alessandro Bertasi ci raggiungerà direttamente sul luogo con mezzo aereo. Infine siamo rimasti noi, Andrea Fattore ed io, con il Wreck Van alla sua prima attraversata longitudinale per la punta dello stivale.
PIETRE NERE NELLA NOTTE La prima classe costa mille lire, la seconda cento. La terza dolore e spavento e puzza di sudore dal boccaporto e odore di mare morto. Il viaggio è stato lungo, si è dormito poco. Eppure ogni volta che sto per chiudere un occhio c’è un pensiero che si aggiunge e mi accompagna. Avevo già il guanciale pronto quando non so ne come ne perché mi è venuta in mente la prima strofa di “Titanic” del menestrello italiano... E così non sono riuscito a trattenere una breve lettura. Su questo mare nero come il petrolio, ad ammirare questa luna metallo. E quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo. Ci sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore piano piano si vada a squagliare. In mezzo al fumo di questo vapore di questa vacanza in alto mare. Chissà come sarà stata quella notte del 1943 quando la Motonave Viminale era affondata per mano di un siluro americano dalla PT 219 a un miglio al traverso di Pietre Nere. Probabilmente non vi fu
IMMERSIONI
alcuna luna elettrica di marinettiana memoria, vi fu solo il mare nero come il cielo privo di stelle. Simile a quello che c’è stasera qui, a Palmi, la notte che precede la nostra prima immersione sul relitto simbolo di un’epoca.
LA TERZA IMMERSIONE, IL NON FINITO PER IL RITORNO Quando vedi galleggiare la boa rossa in superficie e sotto di essa la cima bianca che scompare nel blu, allora sai che lì sotto c’è quel relitto che giustifica i tanti sforzi compiuti. Non è soltanto una boa. È il segno che quel tratto di mare è diverso da quello che gli sta attorno. Pochi metri oltre è mare, li sotto è Storia. Conoscere un relitto è un privilegio che spetta a pochi. Molto spesso si ha solo la possibilità di assaggiarne una porzione, di goderne in piccola parte. Non importa quando grande sia effettivamente una nave o un’imbarcazione per poter affermare di conoscerla dal punto di vista subacqueo. Il mio obiettivo di immergermi sulla Motonave Viminale è solamente finalizzato e poter gustare lo stile intramontabile di un’epoca fatta di bombette e
cilindri in testa che si accompagnavano a raffiche di mitra. Spesso le condizioni stesse in cui giacciono i relitti impongono al subacqueo il difficile compito di interpretare al fine di conoscere quel che l’occhio vede. A volte sembra di essere inglobati nella tela di un pittore cubista che legge l’oggetto gi-
randovi tutt’attorno contemporaneamente. Il risultato è la descrizione della realtà per frammenti accostati che solo nella summa della loro interezza rappresentano l’oggetto osservato per ciò che è, e non perciò che appare. Inizia così la pianificazione dell’ultima immersione sulla Motonave Viminale. Dopo
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IMMERSIONI connessi tra di loro. Una grata metallica è posta al vertice di due lati, dietro di essa appaiono una serie di locali, si riconoscono distintamente le ceramiche dei vecchi bagni. Alcune formazioni batteriche di rustiti, che si nutrono della ruggine stessa della Viminale, scendono come stalagmiti. Qui siamo di nuovo ben al di sotto dei cento metri. Facendo attenzione ad uscire da dove si è entrati, senza alzare sedimento, torniamo all’esterno.
LA LOGISTICA A PALMI La spedizione sulla Motonave Viminale è stata possibile grazie al supporto a Palmi del Comandante Rocco D’Agostino e alla base logistica dei cantieri nautici Costa Viola. essermi concentrato sul cassero e i suoi interni all’inizio, sulla coperta con le stive di centro nave e la zona poppiera poi, non mi restava che dirigermi verso la prua con le ancore e il tagliamare. Approcciando il relitto intorno ai meno novanta metri lo stupore è tanto. Fisso la lampada stroboscopica, come da routine apro i fari e accendo le luci sul fondo. Punto inizialmente verso centro nave, nelle stive non ho intenzione di entrare, sono i possenti argani che m’interessano. Maestosi s’innalzano dal piano di calpestio. Proseguo con i miei compagni verso la murata di dritta per osservare una coppia di bitte dalle dimensioni ragguardevoli. La battagliola scorre sotto il mio ventre. Da una parte la coperta, a destra invece la murata scende verticale verso i -108m. Mancano pochi metri al tagliamare. Lo scafo inizia a incurvarsi dolcemente verso la mezzeria della nave. Esco, a distanza di qualche metro dalla sagoma del relitto, verso le acque libere. Corrente assente. Giro i fari verso il basso e compare lei: la prima delle due ancore, ancora in posizione entro l’occhio di cubia. Urlo dalla felicità nell’erogatore rompendo le righe di silenzio che mi circondano. È magnifica. Elegante. Raffinata. Qualche istante dopo torno di nuovo sopra la coperta di prua. Voglio uscire dal profilo della nave dall’alto, così che si possa vedere il filo tagliente scomparire sotto i miei. Ruoto attorno al mio asse per trovarmi di fronte alla grandezza della Motonave. Quanto ci si sente piccoli al suo cospetto. Pin-
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neggio all’indietro tenendo sempre il tagliamare fisso di fronte. Quando mi trovo a qualche metro di distanza inizio a espirare per abbassarmi di quota e continuare la ripresa con la stessa impostazione d’inquadratura. Arrivo attorno ai - 104m. Mi fermo quel tanto che mi permette di alzare lo sguardo e apprezzare il fascino della prua che svetta verso il blu oltremare che la sovrasta. Recupero quota per un paio di metri abbondanti e vedo uno dei miei compagni che mi segnala l’ingresso a lato della stiva centrale. Si accede da qui, attraverso alcuni osteriggi, alla zona sottocoperta prodiera in cui originariamente erano previsti gli alloggi dell’equipaggio. Un cavedio centrale distribuisce su quattro corridoi laterali tutti
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LA PRIMA DONNA TECNICA IN ITALIA di Cesare Balzi (foto Archivio IANTD Srl)
Si può dire che Carla Binelli, vice Presidente IANTD Srl, sia stata la prima donna “tecnica” in Italia dal 1993 anno in cui, insieme a Fabio Ruberti, ha avviato lo sviluppo di questa disciplina sul nostro territorio.
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arla Binelli è nata a Vercelli, lontano dal mare, ma è stata da sempre attirata dagli sport acquatici e dal turismo sul mare. I suoi sogni di ragazza erano quelli di viaggiare in tutto il mondo, conoscere persone diverse e scoprire nuovi luoghi, così avvia gli studi seguendo quell’indirizzo. Si laurea in Lin-
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gue e svolge sin da subito la professione di guida turistica per diversi tour operator italiani. Assume il ruolo di insegnante di tedesco in diverse scuole e università italiane, mentre in estate continua a viaggiare per il mondo come guida turistica professionale. Nel 1972 Carla ottiene la prima certificazione subacquea FIPS e nello stesso anno parte per le Maldive: questa sarà
una delle sue più grandi esperienze! Diventa guida subacquea in queste meravigliose isole e a Bandos Island, situata nell’atollo di Male Nord, assiste il pioniere delle immersioni Herwarth Voigtmann nei suoi primi esperimenti sull’alimentazione degli squali e nel campo della biologia marina. In seguito è fra le prime istruttrici subacquee in quelle isole, lavorando successivamente tra Seychelles, Mauritius,
IMMERSIONI
Sri Lanka, Egitto e in molti altre località nell’Oceano Indiano, nel Mar Rosso e nel Mediterraneo. Nel 1988 termina la carriera d’insegnante e inizia a viaggiare lavorando a tempo pieno per tour operator e diving all’estero. In questo periodo frequenta diversi corsi di immersione e nel 1991 ottiene la qualifica di istruttore PADI. Nello stesso anno inizia a lavorare con Acquamarina Diving School come responsabile didattico dei programmi di immersione. Con la qualifica di Master Instructor PADI insegna innumerevoli corsi di formazione per istruttori in diverse lingue (italiano,
tedesco, francese, inglese e spagnolo) e in vari paesi tra i quali Italia, Maldive, Francia, Germania, Croazia, ecc. Dal 1992 al 1996 è co-proprietaria di un centro immersioni in Italia e conduce un diving center a Madoogali, nelle Maldive, gestito da Acquamarina Diving School. Nel 1994 consegue la qualifica di DAN Instructor Trainer e nel 1996 è nominata Presidente di Acquamarina, società commerciale italiana per attrezzature subacquee. Il suo legame con la subacquea tecnica inizia nel 1993 in Florida, quando intraprende al celebre Key West Divers,
l’addestramento dell’agenzia didattica IANTD sotto la guida di “Captain” Billy Deans. Carla, desiderosa di conoscere questa nuova disciplina, parte seguendo i corsi base di nitrox, poi quelli tecnici ed infine quelli trimix, diventando così una pioniera dell’immersione tecnica in Italia. Terminate la linea dei corsi da diver, affronta il percorso formativo da istruttore a Miami, con il noto precursore della subacquea tecnica mondiale Tom Mount, Presidente dal 1991 di IANTD Headquarter. Raggiunge il livello di IANTD Trimix Instructor con Fabio Ruberti e prosegue la carriera tecnica sino ad arrivare al livello di IANTD Trimix Instructor Trainer e Instructor Evaluator. Desiderosa di nuove conoscenze in campo tecnologico subacqueo, svolge anche i primi corsi con i sistemi a circuito chiuso e semichiuso tra i quali il Dräger, l’Azimuth, l’Inspiration Rebreathers con Edoardo Pavia e l’O2ptima CCR. A partire dal 2003 ha partecipato a quasi tutte le IANTD Expeditions: sui relitti della corazzata austro-ungarica Santo Stefano in Croazia, sulla Regia corazzata italiana Regina Margherita, la nave ospedale Po, il trasporto truppe Re Umberto e il cacciatorpediniere Intrepido in Albania, sul sommergibile tedesco UC14 in Belgio, sul piroscafo italiano Monrosa in Grecia e sul Regio sommergibile italiano Scirè in Israele. Nel 2004 è eletta Fellow del Women Divers Hall of Fame, associazione delle donne subacquee più famose al mondo a cui fanno parte anche le italiane Claudia Serpieri e Cristina Zenato. Nel 2011 è Member dell’Explorer Club di New York, il più vecchio e blasonato club di esploratori al mondo.
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PINNE ROSA DEL LAGO MAGGIORE di Roberto Antonini (Foto di Silvano Barboni)
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e riporto la mente a vent’anni fa, o forse più, io, motociclista incallito, ricordo che per me, vedere una donna alla guida di una moto, era come scorgere una mosca bianca. Oggi il rapporto tra uomini e donne che cavalcano le due ruote si sta notevolmente assottigliando e non è un caso sentire queste ultime nei bar dei “passi” più alla moda, parlare di “pieghe, gomme e saponette”. L’emancipazione femminile, nello sport come nella vita, ha resettato l’egemonia maschile perfino per ciò che riguarda le discipline più dure e rischiose riscuotendo risultati di notevole eccellenza.
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Non è una rarità da parte maschile, farsi scappare ancora qualche sorrisetto ironico, alla vista di un’esponente del gentil sesso cimentarsi a cavallo di un purosangue, sulle rocce, volando con un parapendio, o veleggiando con un kite-surf in mezzo alle onde impetuose del mare. Capita però, e non di rado, che la smorfia irriverente si tramuti in un’espressione di stupore e incredulità di fronte alla dimostrazione di notevoli capacità e tanta bravura. Anche “il nostro” sport preferito: la subacquea, ha fatto breccia nel mondo femminile. Come già sottolineato altre volte, non è facile convincere qualcuno a “respirare sott’acqua” ma se si accetta la sfida e si prova, può capitare che la pro-
pria vita cambi senza rendersene conto. Mentre ci sono ancora non poche signore e signorine che amano passare il pomeriggio del sabato a passeggiare e fare shopping tra le vie del centro città, non sembra vero ma ce ne sono altre che hanno scelto di praticare questa non facile disciplina. Una decisione che le spinge a mettersi in gioco, confrontandosi apertamente con il sesso opposto, a gratificarsi al raggiungimento dei medesimi livelli o al conseguimento di ottimi risultati e pazienza se si rovinano lo smalto e la piega o si prende freddo a volontà. Spiccano ad esempio, tra quest’ultime, quattro ragazze, con obiettivi diversi tra loro che ci raccontano quattro storie per
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niente uguali, ma con un fattore comune: l’amore per l’ambiente acquatico e, nello specifico, proprio per la subacquea. Beatrice, biologa marina, con estrema passione, ha raggiunto tutto quello che si poteva ottenere per arrivare ad essere un’istruttrice ricreativa e tecnica di circuito aperto e chiuso. Inseparabile dal suo rebreather, s’immerge nei mari di tutto il mondo. È una professionista del settore, solare e sempre sorridente, “Bea” si trasforma nel momento in cui comincia ad insegnare: seria, attenta e minuziosa, non lascia nulla al caso. Un esempio per i suoi allievi: è stimata da tutti ed è un piacere ammirarla quando fa lezione tanto a secco quanto in acqua. Elisa madre di due bambini ha raggiunto il grado di master scuba a livello ricreativo e seppur con un problema fisiologico
penalizzante, ha deciso con ottimi risultati di passare al tec rec. Nonostante possa scendere in acqua poche volte al mese, sfrutta il breve tempo a sua disposizione per conseguire sempre una miglior padronanza nella gestione dell’immersione evidenziando anche una buona tecnica e un buon trim. Quando i suoi figli sono impegnati altrove “coglie l’attimo” per essere presente in configurazione backmount per fare un tuffo in compagnia. Il suo più grande desiderio? Vivere al mare! Silvia ha iniziato da poco più di due anni, ma la sua perseveranza, abbinata ad una assidua presenza alle immersioni, la porta in acqua quattro volte alla settimana. Intenta a perfezionarsi ad ogni singolo tuffo, evidenzia già una tecnica invidiata da molti maschietti con alle spalle centinaia di immersioni. Ha scelto una configura-
zione in sidemount ed il suo cammino è ad un passo dal professionismo. C’è da scommettere che a breve riuscirà a conseguire il brevetto di istruttore perché il suo sogno è insegnare, appassionare e far crescere nuovi subacquei. Cristina, stimolata a provare dal proprio compagno, che è stato da lei seguito per diversi anni durante la formazione per diventare istruttore, dopo tre anni, in configurazione ricreativa, ha raggiunto una completa padronanza dell’assetto e una sicura gestione dell’immersione. Entusiasta, tende a perfezionarsi per conquistare i livelli superiori che sicuramente l’attendono per divenire a breve una professionista completa e preparata. Ho avuto il piacere di fare immersione con alcune di loro. Ammirarle in assetto sull’Artiglio del Diavolo a Punta Granelli a Castelveccana e alla vela a Caldé barconi ed immortalate dagli “scatti evoluti” di Silvano mi hanno fatto emozionare. Sono persuaso del fatto che anch’esse, in quegli istanti, sospese nel vuoto, hanno ripensato a tutti i sacrifici e alle fatiche, dall’inizio del corso Open fino ai giorni nostri, sopportando la pesantezza dell’attrezzatura e la riluttanza a ritornare sui libri per studiare. Ora, in bella posa, con un trim degno di nota, ogni sforzo viene ripagato al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ragazze fantastiche! Spesso ci si ritrova al chioschetto del bar, appena terminata l’immersione. Discutendo, davanti ad un drink, del tuffo appena concluso o dell’attrezzatura usata, da utilizzare o da rivedere, ci si accorge subito della passione che hanno e che riescono a trasmettere. Il confronto è sempre attivo e costruttivo, segno lampante della voglia di crescere, con la consapevolezza, che in un sport cosi “estremo” il margine di errore debba essere minimo e ben gestibile. Ti viene quasi voglia di intervistarle per cogliere i loro sogni più intimi e se poi la conversazione scivola su mare e vacanze vedi i loro occhi brillare di desiderio. Certo, avere il lago a pochi passi è una grande fortuna, come negarlo, una risorsa e una palestra inesauribile per continuare ad allenarsi e proseguire nel proprio percorso, ma il miraggio di potersi immergere in mari e oceani sconosciuti dove scoprire ed ammirare relitti celebri e misteriosi, gorgonie e coralli, mante e squali, martello e pesci luna, sembra essere lì a portata di pinne... Naturalmente pinne rosa.
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IL TEMPO FERMO. MINIERA DI VAL GRAVEGLIA di Cristina Freghieri
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i sono luoghi sommersi in cui il tempo ha sigillato la sua impronta indelebile, il fascino del tempo che si è fermato sulle cose, sugli oggetti. Poi l’acqua e il suo scorrere modifica anche la forma, rivestendo tutto con il prolificare dell’aggregarsi di vite nuove, secondo l’ambiente. Questa trasformazione è molto visibile sui relitti in acqua di mare dove la vita ha varie sfaccettature di sviluppo. Poi la trasformazione coreografica e colorata dalla metamorfosi marina è spettacolare, sino a formare luoghi che si trasformano in veri gioielli, trofei del mare. Quando si parla di acque dolci, invece, tutto cambia. La vita , i colori, e il fascino di questi luoghi corrispondono alle forme rocciose disegnate e levigate dall’acqua nello scorrere del tempo. Nei laghi troviamo i pesci stagionali e in primavera la fioritura di alghe, mentre nelle grotte di acqua dolce emerge il valore dei colori ella
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roccia e delle forme che creano disegni fiabeschi e lunari. Questi disegni sono il frutto di anni, secoli in cui acqua e umidità hanno creato forme e disegni come stalattiti e stalagmiti di ogni forma e colore che rendono unici questi luoghi, incredibilmente attraenti proprio per la particolarità legata ai minerali rocciosi che ne fanno il punto di attrazione. Questi ambienti lontani dalla luce del sole, ci fanno pensare a quanto è ricco di mistero e fascino, il cuore della terra. Ma ora entriamo in miniera, luogo immerso nell’oscurità, totalmente diverso da una grotta o altro. Siamo in Val Graveglia in Liguria. Luogo conosciuto per la sua storia passata di estrazione di Manganite, e oggi luogo di cultura da visitare per ragazzi e adulti. Dal 1876 sino agli anni 2000, sono state estratte 600.000 tonnellate di minerale, scavati 25 km di gallerie su 7 livelli. La miniera è stata chiusa per esaurimento di minerale.
Il sentiero che conduce all’ingresso della miniera attraversa parte della boscaglia. Dall’ingresso si percorrono circa 250 metri di galleria per arrivare sino alla pozza d’acqua dove ci si immerge. Al primo bivio si trova un carrello che veniva usato per trasportare i minerali. La sola vista, si traduce in un brivido. L’impatto con il tempo lontano è forte, una doccia emotiva forte, che ti porta a pensare a quanta fatica sia stata compiuta per il futuro. Cammini sul terreno tra sassi e terra umida mentre l’aria fredda e umida ti investe. Le gallerie che si incrociano creano veri e propri canali in cui le correnti d’aria investono il respiro. Alle spalle la luce lentamente scompare. E’ questo il vero passaggio tra la l’esterno e il cuore della miniera. Da ora in poi ci si comporta come in grotta, e le luci sono vitali. Cosi, passo dopo passo, entri in un altro tempo della vita. L’aria umida trasporta odori diversi; l’umidità ha il sapore di mu-
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schio, e si respira forte il profumo acre e dolce del legno bagnato di un tempo infinito. Non è muffa, rammenta l’odore che si respira nei boschi alle prime luci dell’alba, dopo una notte di pioggia. Indispensabili gli stivali di gomma perché a terra mano a mano che si prosegue si incontrano pozze d’acqua stagnanti. Il terreno diventa sempre più morbido e scivoloso, e attorno, lo sgocciolare dell’acqua si trasforma nel suono costante che ti accompagna. Più si prosegue nel corridoio più ci si allontana da tutto ciò che è usuale, e improvvisamente le voci ovattate rimbalzano nell’eco. L’attrezzatura va trasportata a mano. Almeno due viaggi si consumano per avere tutto pronto vicino all’entrata dell’acqua. Serve fare attenzione nel preparare l’at-
trezzatura, proprio perché l’umidità qui accanto all’entrata per immergersi è forte e a terra il fango è ovunque. L’entrata dell’acqua è un passaggio rotondo di circa un metro e mezzo. L’acqua copre leggermente il bordo roccioso. Si scende uno alla volta. L’acqua è ferma silente. E’ fondamentale non muoversi troppo perché l’acqua in miniera con la sola oscillazione muove tutto il sedimento, compresa la ruggine che nel tempo si è staccata dai metalli. Basta poco per intorbidire l’acqua. Mi siedo sul bordo con l’attrezzatura in spalla. Poi scivolo lentamente nell’acqua. È diverso dalla grotta, qui tutto sembra più dolce, più semplice, ma non so se è reale, è la mia prima volta in miniera. Mi passano la macchina fotografica, sci-
volo a tre metri dove sono state calate le mie stage. Mi sistemo e aspetto la guida accanto alla sagola che intravedo appena nel nero opaco dell’acqua. Qui il silenzio è reale. Sono abituata alla grotta, mi aspettavo rumori leggeri come lo scorrere dell’acqua, ma qui non ci sono. È un altro pianeta. Ascolto il silenzio senza rumore. Iniziamo il percorso seguendo la sagola guida nel nero senza ombra. Insieme alla guida c’è la sua assistente. In momenti importanti la mente calibra persino le percezioni, e ora, l’attenzione è solo rivolta all’ambiente che non conosco. Pochi minuti in compagnia del mio respiro, poi ecco apparire forme opache.. Bisogna fare molta attenzione perché è un attimo alzare sospensione e ruggine. Se in grotta il tempo è lontano qui in miniera hai proprio la certezza di un tempo che si è congelato nella tiepida acqua stagnante. Ecco i binari, obbiettivo di oggi per me. Un casco giallo appeso, guanti da lavoro. Lo scenario è suggestivo al massimo. L’acqua è ferma, nulla si muove. Solo noi subacquei stiamo toccando questo equilibrio delicato. Guardo verso l’alto i binari che indicano la strada. La sensazione emotiva è forte. Sono in uno scrigno del tempo. Qui tutta la vita di chissà quante persone è ora sotto i miei occhi. Vorrei dare un volto a ciò che sto vivendo. Ci provo con gli scatti fotografici. Quanta storia, quanta vita qui, nel silenzio, nel nulla. Cosi si consuma il tempo a disposizione in questa perlustrazione. Al ritorno ci accoglie l’acqua ricca di ruggine. Il rosso e il giallo di piccole particelle si disegna sotto le luci delle torce. Una sorta di favola? No è realtà. Usciamo dalla miniera dopo circa sei ore vissute al buio. Il tuffo è durato 60 minuti, ma la preparazione e poi il ritorno, hanno chiesto tempo. Tornare alla luce del sole è quasi disorientante. Ti accorgi che la mente si è adattata al buio, ha pensato nel buio e razionalizzato nel buio. Totalmente diverso da ciò che fai alla luce del sole. Lascio il corridoio con il desiderio di tornare presto e conoscere meglio questo luogo sommerso in cui la storia, ha ancora molto da raccontare. Qui sott’acqua c’è l’immagine indelebile, di chi ha vissuto questo luogo. Vite non semplici in miniera, per questo ancora di più, serve il rispetto di questo luogo immerso in acque scure, tiepidi e accoglienti. Grazie a Nicola Ferroni e il suo staff per l’immersione.
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FOTOSUB IN PISCINA di Cristian Umili
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otografare in piscina non è una cosa molto amata dai fotosub perché non ci sono soggetti naturali, ma è un posto dove può venire comodo fare delle prove o perché si è lontani dal mare o dal lago o perché le condizioni meteo sono avverse. Potremmo andare a fotografare in piscina anche per fare degli scatti specifici, come delle fotografie durante i corsi che possano essere usate dal club per farsi pubbli-
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cità oppure per un progetto fotografico proprio.
LE DIFFICOLTÀ In un primo momento fotografare in piscina ci sembra una cosa semplice ma una volta scesi in acqua ed usando i parametri di scatto con cui siamo abituati a lavorare in mare notiamo che lo sfondo risulta troppo scuro oppure i bordi della vasca sparano troppo per non parlare della sospensione … in piscina ci troviamo circondati
da tante “scorie” umane (pelle e capelli) che hanno una discreta dimensione e che riflettono parecchio la luce dei nostri flash. Scattare senza flash è un’opzione se siamo in una piscina all’aperto ma se siamo al chiuso l’illuminazione molto soffusa che di solito arriva dal soffitto non illumina bene la parte bassa della vasca dove noi lavoriamo, senza flash ci troveremo in entrambi i casi a lavorare spesso in controluce se utilizziamo un grandangolo spinto se non il fish eye.
FOTO/VIDEO SUB POSIZIONE DEI FLASH Vista la quantità di elementi in sospensione per avere delle fotografie pulite consigliere un uso dei flash angolati verso l’esterno semmai con l’uso di cupole opaline bianche per non avere ombre nella parte centrale.
COME SCATTARE Se possiamo cerchiamo di stare al centro della vasca in modo da non avere i bordi vicini essenzialmente per due motivi uno è quello di non avere zone di sovraesposizione dovute alla vicinanza di uno dei flash alle piastrelle del bordo della vasca e l’altro è quello di non rischiare di avere antiestetiche ombre. Nel caso siamo costretti a stare vicino al bordo vasca usiamo come sfondo la lunghezza della vasca stessa e non la parete del bordo, oppure la superficie.
Dati di scatto: 1/60 f6,3 640 iso – 2 flash in manuale a 1/16 di potenza. Con il bordo vasca dietro al soggetto si creano delle ombre che non sono molto gradevoli. Un buon effetto si ha inquadrando dal basso verso l’alto, in questo caso dovremo stare attenti alle nostre bol-
le se ci siamo immersi con ARA. Stando distanti dal bordo e usando come sfondo la lunghezza della vasca si ottiene un effetto più gradevole.
IMPOSTAZIONI DELLA MACCHINA Se si fotografano soggetti in movimento dovremo usare un tempo di scatto abbastanza veloce come potrebbe essere 1/125sec. Per quanto riguarda il diaframma dipende dalla potenza dei flash che stiamo usando ma per poter registrare la maggior quantità di luce ambiente durante lo scatto consiglierei di stare su f/5,6, per poter avere una buona profondità di campo. Però scattando con gli ISO che spesso si usano in mare, 100 o 200, lo sfondo risulterà sottoesposto, e per poter ridare una corretta esposizione anche al resto della vasca dovremo alzare gli ISO… lo so che molti inorridiranno, ma è l’unica via per poter scattare senza dover allestire un vero e proprio set fotografico sopra e sott’acqua. Inoltre le macchine fotografiche moderne danno immagini molto nitide anche con ISO alti, alcune perfino a 3200 ISO e oltre.
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UN MARE DI FUOCHI D’ARTIFICIO di Claudio Ziraldo - www.ziraldo.net (Ricerca Tassonomica di Alessandro Ziraldo)
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alto Adriatico è caratterizzato da fondali sabbiosi dai quali, al largo dalla costa, emergono piccoli agglomerati di massi e, molto spesso, anche scogli solitari. In queste oasi si concentra gran parte della vita bentonica e anche la fauna alieutica trova riparo, in particolare quella stanziale: astici e gronghi; ma nelle tane abbiamo avuto modo di osservare corvine, orate e dentici; oltre a tutta la fauna minore, tipica di questi luoghi. Erano gli anni nei quali fotografavamo con la Nikonos, non erano in uso GPS né Ecoscandagli, ma solo bussole da rilevamento, carte nautiche e contamiglia e così si faceva l’ala subacquea scorrazzando nelle acque delle “Tignue”: in buona sostanza ci facevamo trainare aggrappati ad una sorta di ala in legno, collegata all’imbarcazione con le cime da sci nautico; inclinando l’ala si cambiava quota. Dietro alla cintura dei piombi era fissata una cima che in superficie era collegata ad un parabordo e così, quando si trovava qualcosa si lasciava andare l’ala e dall’imbarcazione vedendo il parabordo fermarsi, recuperavano le cime e tornavano sul punto che il sub in immersione aveva individuato. In questo modo mi è capitato di vedere di tutto, ma lo scopo era di trovare una roccia e di scendere a fare fotografie. Molti anni dopo il mio Amico e primo maestro di fotosub Gigi Paderni mi ha chiamato al telefono per comunicarmi che nelle acque antistanti Lignano aveva individuato un aereo. Dalle ricerche che Gigi aveva fatto nel tempo era emerso che si trattava di un Bombardiere Americano B-24 Liberator
Tutte le foto sono state scattate con un 60 mm macro – un Flash
quadrimotore, un velivolo della seconda guerra mondiale, caduto in acqua nel 1944, appoggiandosi su un fondale di circa 15 metri. Parto immediatamente e mi porto il Fish Eye e pure il 60 mm macro, dal momento che Gigi mi aveva detto che su una delle ali dell’aereo c’era una colonia di spirografi. Arriviamo rapidamente sul posto dal momento che il mio Amico aveva le coordinate GPS, buttiamo un pedagno e in pochi minuti con l’ecoscandaglio troviamo l’aereo. Purtroppo l’acqua è torbida e così rinuncio alle riprese del velivolo, rimandandole ad altra occasione e decido di dedicarmi agli spirografi. Data la situazione decido di fotografare solo le corolle e quindi di avvicinarmi molto, per interporre tra soggetto e obiettivo meno acqua possibile; quindi diaframmi chiusi e sfondi neri per eliminare il colore dell’acqua ed illuminazione affidata esclusivamente al lampeggiatore.
Lo spirografo (Sabella spallanzanii Gmelin, 1805) è un anellide policheta della famiglia Sabellidae; vive all’interno di un tubo di consistenza cartacea, prodotto dall’animale stesso, dentro cui si ritira in caso di pericolo. È munito nella zona cefalica di branchie filiformi disposte a spirale e simili a piume, ricoperte di cilia e di ghiandole mucose, la cui funzione è di invischiare le particelle alimentari. Le branchie hanno una colorazione che alterna varie sfumature di giallo, marrone, rosso e bianco e, quando la corolla è estesa, assomiglia ad un fiore. È una specie tipicamente bentonica e si trova in genere su fondali fangosi, sabbiosi e detritici. Nel tempo però si è scoperto che il metallo è un substrato ideale per l’insediamento di questi anellidi. L’ala dell’aereo è praticamente appoggiata al fondale e quindi devo adeguare il tipo di inquadratura alla situazione e pertanto eseguo alcuni scatti dall’alto, avendo cura di mettere a fuoco il
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centro della corolla e lasciando che il fuoco si stemperi verso l’osservatore. Questa strategia si è rivelata interessante e ne sono sortite immagini originali, che creano un particolare effetto ottico (foto p in alto e foto nella pagina accanto ). Data la situazione la luce del flash è stata fatta scendere dall’alto, come se il soggetto fosse illuminato dal sole a mezzogiorno. In qualche caso (foto a destra), in funzione della posizione dello spirografo, ho avuto l’opportunità di eseguire qualche scatto verticale, nel caso specifico ho inclinato un po’ la fotocamera per attribuire all’immagine un po’ di dinamicità e creare una sorta di diagonale. Con l’aiuto della corrente che ha “spettinato” le corolle, (pagina successiva, foto in alto) danno l’impressione del movimento e, lasciando uno spazio di acqua da un lato, ho un po’ “disassato” la geometria della corolla e l’effetto appare gradevole; luce sempre dall’alto. Dulcis in fundo un vero e proprio “fuoco d’artificio” (pagina successiva, foto in basso). Realizzare foto come quelle dell’articolo non è difficile tecnicamente, il problema principale è l’avvicinamento ai soggetti che richiede molta calma ed attenzione e tutte le strategie alle quali abbiamo accennato negli articoli precedenti. Concludo segnalando che nel 2015, con l’appoggio della nave statunitense da recupero e soccorso USS Grasp, ormeggiata nei pressi del relitto, squadre di sommozzatori hanno effettuato una delicata operazione di recupero dei resti degli avieri deceduti, per riportarli in Patria dopo settant’anni.
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Le pinne 500 Subea sono facili da infilare grazie ai calzari rigidi con cinghiolo elastico tipo bungee e avvolgono completamente il piede. Le pale, in bicomponente con cucchiaio morbido, sono dotate di canale centrale che si deforma per massimizzare la spinta. Le nervature laterali, la posizione centrale della pala e le alette sul fondo garantiscono un’ottima stabilità alla pinna, indipendentemente dalla pinneggiata. Super: potenza, stabilità e comfort.
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UN TUFFO… AL CINEMA
L’OCEAN FILM FESTIVAL ALLA TERZA EDIZIONE IN ITALIA di Alessandra Raggio
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n bilico tra le minacce del cambiamento climatico e quelle derivanti dall’inquinamento della plastica, mai come oggi l’Oceano mostra al mondo il suo lato fragile. L’Ocean Film Festival, giunto quest’anno alla terza edizione in Italia a partire dal 14 ottobre, vuole essere un omaggio al delicato ecosistema marino, alle creature che lo vivono e agli avventurieri che lo esplorano (nella foto di apertura i ragazzi del Trail Team accolgono e assistono il pubblico. Torino, 2019 - foto di Matteo Bagnasacco). La rassegna nasce in Australia nel 2014, per promuovere l’esplorazione, la conoscenza, la tutela e il rispetto del mondo degli oceani attraverso i migliori film a loro dedicati, provenienti da tutto il mondo. Attualmente l’Ocean Film Festival è
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presente in 6 Paesi: Australia, Belgio, Italia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Stati Uniti. In Italia dal 2017, la manifestazione riscuote fin dall’inizio un grande successo di pubblico, sia per la novità dell’argomento – se il cinema di montagna ha nel nostro Paese una tradizione consolidata, lo stesso non si può dire di quello di mare – sia del format, agile e dinamico, che prevede l’alternanza di corto e medio metraggi di diversa lunghezza e tematica. Avventure in barca a vela, surf in ambienti estremi, free diving e soprattutto loro, gli animali selvatici che popolano mari e oceani, vere star che non hanno bisogno di passerella: sono questi i protagonisti dell’Ocean Film Festival che ogni anno richiama un numero sempre crescente di appassionati nei cinema di tut-
FOTO/VIDEO SUB 15 TAPPE IN 13 CITTÀ PER IL TOUR 2019 UNA SELEZIONE DEI MIGLIORI CORTO E MEDIO METRAGGI PROVENIENTI DALL’OMONIMA RASSEGNA AUSTRALIANA VELA, SURF, FREE DIVING E LA STRAORDINARIA NATURA MARINA SONO I PROTAGONISTI DI UNA RASSEGNA TUTTA DEDICATA AL PIANETA ACQUA
ta Italia. Il tour italiano 2019 presenta un calendario di 15 tappe in 13 città e partirà da Milano con la serata inaugurale del 14 ottobre. Se lo scorso anno, con 10 tappe in 8 città, gli spettatori sono stati più di 4.500, la previsione per il 2019 è di averne 7.000 e di continuare a crescere nel futuro. Tra i film in programma nell’edizione 2019, ricordiamo I Am fragile, dedicato alla fauna artica e in particolare agli orsi polari, la cui popolazione potrebbe ridursi del 30% entro i prossimi 35 anni per via dei cambiamenti climatici (in alto la foto di Florian Ledoux tratta dal film). Un’incredibile avventura d’altri tempi è invece quella invece di Manry at Sea, film dedicato a Robert Manry, professione giornalista che, nel 1965, attraversò l’Oceano Atlantico da Falmouth, Massachusetts, a Falmouth, Cornovaglia, in una minuscola barca a vela, in 78
giorni (a destra la foto tratta dal film). Le balene, animali marini tra i più amati e affascinanti, sono invece protagoniste di Southern Right Whale, emozionante medio metraggio dedicato alla Balena Franca, una specie protetta fin dal 1937. L’elenco completo di tutti i film in programma è disponibile sul sito dell’Ocean Film Festival Italia. Ogni spettacolo vede la proiezione di tutti i corto e medio metraggi selezionati per l’edizione in corso e il programma sarà identico per tutte le date. Tutti i film sono in lingua originale e sottotitolati in italiano. I biglietti sono disponibili online sul sito ufficiale dell’Ocean Film Festival Italia o presso i punti vendita del circuito Vivaticket. Il costo del biglietto è di 15,00 euro più diritti di prevendita; il prezzo la sera stessa sarà di 16,50 euro al botteghino, che aprirà alle ore 19 (salvo esaurimento posti in fase di prevendita).
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MISS SCUBA: INTERVISTA A GIULIA LUISI di Marco Daturi (foto di Alessandro Giannaccini)
SI È CONCLUSA LA DECIMA EDIZIONE DI MISS SCUBA, UN GIOCO APERTO A TUTTE LE AMANTI DEL MARE PER ELEGGERE LA REGINETTA DEGLI ABISSI, ORGANIZZATO DA ZERO PIXEL. PARTECIPARE È STATO SEMPLICE E IN ‘GARA’ DECINE DI PRETENDENTI HANNO INVIATO LE LORO FOTO. UNA SOLO TRA LE PARTECIPANTI È STATA ELETTA MISS SCUBA 2019 CON VOTAZIONE DELLA GIURIA E LA VINCITRICE È STATA GIULIA LUISI. A LEI E A TUTTE LE PARTECIPANTI VANNO I NOSTRI COMPLIMENTI! Ciao Giulia, ti puoi presentare ai nostri lettori? Volentieri! Sono Giulia Luisi, ho 23 anni e vivo a Forte dei Marmi. Mi sono laureata lo scorso Ottobre all’Università di Pisa in Scienze del Turismo ed attualmente sto svolgendo un Servizio Civile in un piccolo comune nella mia zona. La mia più grande passione è la subacquea e amo il mare a 360 gradi. Questa immensa distesa d’acqua salata è per me fonte di ispirazione, partendo dal suo suono alla musicalità delle onde che si infrangono sulla riva, alla sensazione del salmastro sulla pelle fino a
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quella del vento che spettina i capelli. È in questi momenti che riesco a riflettere e soprattutto a staccare la spina dalla quotidianità. Viaggiare e scoprire ogni singolo centimetro di questo pianeta mi entusiasma e credo nella salvaguardia dell’ambiente e nel rispetto della natura che ci circonda. Tuttavia il patrimonio sottomarino rischia di scomparire a causa della negligenza dell’uomo. Credo fermamente nella cultura ambientale e spero che la promulgazione di essa possa spingere l’uomo a godere del patrimonio naturale senza danneggiarlo.
FOTO/VIDEO SUB Come vivi la subacquea?
Un tuo pregio e un tuo difetto? La mia citazione prediletta è senza ombra di dubbio “chi fa della Costanza la sua parola d’ordine, taglierà via tutti i traguardi”. la Costanza è il mio punto forte, probabilmente lo sprint non è mai stato nelle mie grazie ma sulla lunga distanza batto tutti. Come nella subacquea, all’inizio non è stato semplice, consumavo tantissima aria e le prime foto erano davvero tremende, non riuscivo a tenere un buon assetto. Ma dopo le prime esperienze ho trovato il mio equilibrio. Il tallone di Achille è l’indecisione. Raramente sono subito sicura di qualcosa, ho tentennamenti cronici e se il carico di scelte autonome è eccessivo vengo assalita da ripensamenti. Per questo chiedo sempre consigli!
La subacquea è parte fondamentale della mia vita. Spesso non vedo l’ora di poter andare a farmi un tuffo perché amo il silenzio. Sott’acqua tutti i suoni sono ovattati, non senti niente se non il rumore del tuo respiro. Abbandonare il caos della vita di ogni giorno, lasciarmi andare alla pace che la profondità del mare mi regala è una sensazione davvero unica. il momento dell’immersione è quello in cui, più che in ogni altro, ritrovo me stessa: vedo scorrere davanti a me i miei pensieri e posso concedermi un attimo di riflessione intenso ed emozionante. Oltre a questo aspetto, la subacquea è il motivo principale dei miei viaggi. Andare alla scoperta dei mari più belli e suggestivi del mondo, regalarmi attimi unici insieme a creature bellissime e mettermi alla prova insieme al mio compagno di squadra per perseguire un comune obbiettivo, ovvero la foto perfetta. Oltre a tutto questo, la subacquea è filo conduttore di nuove amicizie. Spesso nelle competizioni oppure in immersioni ricreative sono stata con persone sconosciute, ma con una passione in comune che ha aperto le porte a legami durevoli. Oltretutto mi permette di essere particolarmente attiva nel gruppo della mia associazione, il SubVersilia. La tua prima volta…. Sott’acqua? come quando dove e perché? Se ripenso alla mia prima volta sott’acqua mi spunta automaticamente un sorrisetto sotto ai baffi. Il mio fidanzato, Alessandro, anche lui subacqueo, decise di portarmi assieme a lui in Egitto nell’Ottobre 2016 per una vacanza. Durante quella permanenza a Sharm, ricordo di averlo visto pochissimo, passava giornate intere in acqua. La sera, quando rientravamo nel no-
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FOTO/VIDEO SUB stro appartamento e dopo aver cenato, lui davanti al suo pc, dava un’occhiata alla sua produzione. Mentre asciugavo le stoviglie, mi girai verso di lui a guardarlo e notai una luce nei suoi occhi. Mi chiesi che cosa stesse guardando così intensamente e decisi di andare a controllare. Quello che vidi fu davvero bellissimo: tanti e tanti pesciolini colorati e coralli di enormi dimensioni. Scossa da questa curiosità e dalla voglia di poter passare un po’ di tempo con Alessandro, presi la mia decisione: Provare! Il giorno seguente andai al centro immersioni del nostro villaggio e la guida subacquea, il mio grande amico Pier Paolo Peluso, attualmente titolare del Bubblue Dive Club dello Sheraton resort a Sharm el-Sheikh, mi procurò tutto l’occorrente per il mio battesimo. Dopo essermi vestita, un po’ impacciata, mi buttai in acqua. Prima di immergermi, Pier Paolo mi spiegò in maniera approfondita la compensazione, il funzionamento del gav, come comportarmi nel caso in cui mi si allagasse la maschera o come potevo comunicare con lui. Dopo un ok, siamo scesi. Quello che vidi fu qualcosa di unico, indimenticabile. Mi innamorai immediatamente del mare e dei suoi abitanti. Tanto ero curiosa che appena riemersa mi dissero che pinneggiavo troppo, troppo veloce! Alessandro in quella occasione mi fece delle fotografie, e sì, sembravo una nuotatrice di stile libero! Appena ritornati dalla vacanza, decisi di cominciare il corso per ricevere il mio primo brevetto. Per me è stato semplice, dal momento che Alessandro fra parte di una delle migliori scuole di immersioni italiane, l’Associazione Subacquea Versilia, capitanata da Primo Cardini. La tua immersione più bella? Nella mia Top Ten il primo posto indiscusso appartiene a Shark e Yolanda Reef nel Mar Rosso. Visibilità record e predominanza di colori estremamente vividi che catturano l’attenzione. L’immersione comincia in corrispondenza di Anemone City, siamo tra i 12 e i 20 metri di profondità ed il pianoro si protende come una grande terrazza nel blu: qui si può ammirare un disteso tappeto di anemoni e fare capolino i suoi “padroni di casa”, i Pesci Pagliaccio. Proseguendo l’itinerario, il profilo di alcune gorgonie delineano l’inizio di Shark Reef, dove bellissime madrepore e alcionari fanno da cornice a questo ineguagliabile tratto di barrie-
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ra. Mi ricordo di aver notato Barracuda, Anthias, Pesci Titano, Pesci Leone, i bellissimi Farfalla ed un enorme Napoleone. Dopo alcuni minuti, tra 25 e 10 metri una nave mercantile attirò la mia attenzione: La Yolanda, naufragata nel 1980 mentre era diretta ad Aquaba. Attorno al sito sono sparsi containers, sanitari, vasche da bagno e sull’estrema sinistra un’enorme corallo lattuga. Qui fu la prima volta che mi imbattei nell’elegante tartaruga di mare. Il cuore mi batteva a mille e questa immersione, oltre al suo fascino indiscusso, mi ha regalato un’emozione unica. Qual è il tuo buddy ideale? Il mio buddy ideale è sicuramente il mio fidanzato. Anche lui subacqueo e con grado di conoscenza più alto rispetto al mio, fa di lui un’ottimo compagno sia nella vita che nelle attività subacquee, per la sua premura e la sua attenzione, anche se è molto intransigente, vede tutto e ad ogni mio passo falso lui è già pronto a tagliarmi con il suo sguardo! Come fai ad avere delle foto così belle? Credo che la buona riuscita di una fotografia dipenda da molteplici fattori. Primo fra tutti il fotografo, estremamente importante per la capacità tecnica e la creatività artistica che lo contraddistinguono. Anche l’ambiente ed il clima circostante sono decisivi per la buona riuscita di una sessione fotografica: una foto sott’acqua, con mare mosso e cielo grigio, non renderà mai come un’immagine scattata in circostanze completamente opposte. Ad ogni modo, credo che l’ingrediente più importante sia il rapporto instaurato tra
modella e fotografo. Complicità, fiducia, voglia di mettersi in gioco, sperimentare, confrontarsi, cercare di immaginare l’idea che il fotografo ha in mente di realizzare è un ottimo punto di partenza per la realizzazione di fotografie ben riuscite. Una ragione per praticare sub e una per non farlo? Praticare sub è come accedere al mondo attraverso un altro ingresso. Appena dato l’ok, scaricato il gav e compensato, davanti agli occhi trovi un paesaggio meraviglioso. E’ impagabile la sensazione di tranquillità, spensieratezza, e l’essere connessa al 100% con il tuo corpo ed i tuoi pensieri. L’unica ragione che mi viene in mente per non praticare subacquea è nel caso in cui le condizioni meteo-marine non siano idonee al sicuro svolgimento di questa meravigliosa attività. Consiglieresti alle amiche di partecipare a miss scuba? Si, lo consiglio perché è un concorso in cui ti metti in gioco e che dà soddisfazioni. Segui scubaportal? Ti piace? Occhio a quello che dici… Conosco Scubaportal grazie alla fiera EUDI SHOW, però non l’ho seguita assiduamente. Comunque dagli articoli e le notizie che ho avuto occasione di leggere penso che sia un ottimo portale e promulgatore delle attività subacquee. Per questo motivo, e dopo questa mia vittoria, intendo seguirlo con maggiore costanza.
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SIRENE di Jimmy Muzzone in collaborazione con ApneaSicura (\www.jimmymuzzone.com)
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ggi è in continua crescita l’utilizzo di attrezzature per avvicinarsi sempre più a delle sirene, contrariamente una volta le donne cercavano di assomigliare più ai delfini oggi invece la moda è sicuramente cambiata, vediamo un po’ com’è nato questo cambiamento. Le prime apparizioni delle code da sirena si sono viste esattamente nell’anno 2015 all’Eudi Show di Bologna presso lo stand di scubaportal dove è stato possibile vedere indossare la coda di sirena ad una modella. Dopo l’Eudi non c’è stato un vero e proprio boom però con il passare degli anni sono iniziate ad arrivare dall’estero le prime code di sirena, proprio così oggi le case produttrici di code sono di provenienza estera come per esempio la Cina e hanno diversi prezzi che vanno in base ai modelli.
COSA SONO LE CODE DA SIRENA? Le code di sirena sono dei costumi dove inserendo le gambe all’interno permettono di nuotare come una vera sirena, all’estremità del costume c’è una vera e propria coda di pesce che fa sembrare tutto l’insieme ancor più veritiero e all’interno della coda va inserita una piccola monopinna che aiuta nella spinta.
A COSA SERVONO? Servono per nuotare come delle vere e proprie sirenette, come scritto inizialmente una volta si cercava di imitare il movimento di un delfino e per molti ancora è così ma principalmente per le donne il fascino della sirena è stato irresistibile e grazie alla coda è diventato virale. Grazie a questo costume le donne possono immergersi e muovendo le gambe insieme far sembrare di essere delle sirene, il movimento indotto è lo stesso per quello dell’ausilio della monopinna e comporta un movimento che parte dallo sterno fino ad arrivare in questo caso alla coda.
COME INIZIARE? Ovviamente prima di iniziare ad usare la coda è bene sapere che sarebbe meglio visto che ci si immerge in apnea aver almeno frequentato un corso di apnea oppure per i più piccoli visto che si faranno piccole apnee essere seguiti da un professionista in modo tale da rimanere in sicurezza. Per chi invece vuole seguire un percorso più tecnico sulla sirena è bene seguire prima un corso di monopinna ecco perché anche io durante i miei corsi ho messo in perfezionamento dei corsi finalizzati proprio per le donne che gli permette di imparare come utilizzarla al meglio.
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DOVE SI ACQUISTANO? Le code da sirena si possono acquistare online attraverso i vari motori di ricerca, oggi però l’azienda leader in Italia nel settore
ATTREZZATURA COGLI L‘ATTIMO DC 2000
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di monopinne Mat Mas è stata la prima in Italia a mettere in commercio delle monopinna adatte sia da inserire nel costume che da utilizzare come allenamento, l’azienda Italiana non si è limitata a costruire una sola monopinna per tutti infatti ha realizzato due modelli, il primo chiamato Aqua per gli adulti mentre il secondo Phantasy per i bambini infatti i numeri delle calzate partono dal numero 32 e le colorazioni si possono personalizzare su richiesta.
Caratteristiche: • Costume a coda di sirena (diversi modelli) in alcuni è incluso il top e slip in colorazione coda. • Monopinna da inserire nella cod.a • Cerniera per chiusura/apertura. • Squame colorate (dipende dal modello). • Prodotto elastico ma c’è il rischio che si rompa, fare attenzione. • Tessuto in poliestere e nylon (dipende dal modello). • Varie lunghezze infatti se non si è sicuri è sempre meglio contattare l’azienda che vi fornirà gli elementi per non fare un acquisto sbagliato.
La fotocamera subacquea più all‘avanguardia di SeaLife Assapora la massima libertà creativa con la fotocamera digitale subacquea DC2000 di SeaLife. Caratterizzata da un ampio sensore d‘immagini retroilluminato da 20MP di SONY® e da capacità di formattazione RAW, la fotocamera DC2000 lascerà alla tua ispirazione subacquea il compito di guidarti verso risultati sorprendenti. --Sensore d‘immagine Sony da 1“ retroilluminato da 20 megapixel. --Formato RAW ad alta risoluzione per immagini non compresse: opzioni di editing fotografico virtualmente illimitate. --Modalità video Full HD 1080p per riprese video ad alta risoluzione: fino a 60 fotogrammi al secondo e due microfoni per la registrazione audio stereo. --Obiettivo con messa a fuoco automatica a risposta rapida. Otturatore rapido con risposta in 0,1 secondi. --Potente batteria removibile agli ioni di litio da 1130mAh@3,7V, con autonomia di funzionamento superiore a 2 ore. Wi-Fi/Bluetooth per il download wireless
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COMPUTER CRESSI GOA E CARTESIO: PROVA SUL CAMPO di Alessio Tenenti
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stratti dalla confezione e messi al polso, non avrete piú necessità di toglierli: Goa e Cartesio appartengono infatti alla categoria dei computer subacquei in formato orologio prodotti da Cressi, che vi potranno accompagnare tanto in immersione quanto nella vita di tutti i giorni. Goa rappresenta la versione base, che vi permetterà di avere ad un prezzo accessibile un ottimo prodotto Made in Italy al 100%, sia in termini di produzione e programmazione del software, sia in termini di produzione, controllo qualità e servizio post-vendita. Unisce
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la sofisticata tecnologia di un computer subacqueo all’eleganza di un orologio da polso, rendendolo adatto ad essere indossato in qualsiasi occasione, come escursioni all’aria aperta, attivitá acquatiche, e perché no, anche in ufficio. Personalmente ero rimasto colpito dal video pubblicitario con cui Cressi aveva lanciato il Goa, in cui lo si vede superare positivamente i test di resistenza alle condizioni piú estreme, come ad esempio l’esposizione a temperature tanto fredde quanto calde o stress meccanici per valutare l’elasticitá del cinturino. Entrambi i modelli sono garantiti da Cressi fino a 120m di profondità.
Cartesio rappresenta la versione avanzata del Goa: esteticamente si differenzia da quest’ultimo solo per un anello cromato che ne impreziosisce ed irrobustisce il corpo attorno al display, ma soprattutto ha in aggiunta la possibilità di gestire due gas in immersione, il primo impostabile con una percentuale di ossigeno 21-50%, il secondo con 21-99%. Quando non sono in immersione, nella schermata principale posso leggere l’ora - in minuti e secondi - data e giorno della settimana, a grandi numeri e con un ottimo contrasto, difatti lo schermo rientra nella tipologia UFDS - User Friendly Display System essendo di ben 35 mm di
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diametro su 48 mm di diametro totale. Il vetro a cristalli minerali ad alta resistenza e l’alloggio in tecnopolimeri antiurto consentono leggerezza ma al tempo stesso resistenza a graffi, botte e invecchiamento estetico. Il cinturino in caucciú segue il profilo arrotondato dello schermo ed è fissato ad esso con viti in acciaio inox. Lo strumento è dotato di due pulsanti, posizionati sul lato destro, caratterizzati da un basso profilo e perfettamente integrati nel corpo dell’orologio al fine di minimizzare possibili spazi dove potrebbero depositarsi particelle o piccoli granelli di sabbia. Grazie ad essi la navigazione all’interno del menú é estremamente intuitiva, e le informazioni ed i parametri di settaggio sono restituiti tutti in formato molto chiaro. Il dispositivo puó essere impostato su quattro modalitá di immersione: Aria, Nitrox, Profondimetro o Apnea; inoltre settandolo come OFF è possibile escludere tutte le funzioni e allarmi da immersione, rendendolo così un orologio ideale aànche per altre attività acquatiche come snorkelling o nuoto. L’algoritmo utilizzato per il calcolo decompressivo é un Wienke RGBM basato su 9 tessuti, con possibilitá opzionale di inserimento dei deep stop e personalizzabile con 3 livelli di conservativismo. Per esperienza del tutto personale, ho avuto occasione di testarlo insieme ad altri computer, e tenendolo impostato sul grado meno conservativo, ossia quello con cui esce di default dalla fabbrica, risulta piú permissivo del precedente Cressi Leonardo, computer molto popolare ma sicuramente destinato a una tipologia di subacquei esclusivamente entry level. Paragonandolo invece a computer su-
bacquei di altre marche csempre dotati di algoritmi RGBM, Goa o Cartesio generalmente concedono qualche minuto in più di fondo durante la prima immersione, e qualcuno in meno durante la ripetitiva. Nel complesso si colloca dunque assolutamente in linea con i tempi di fondo offerti da quelli che sono gli altri computer paragonabili sul mercato. In modalitá Nitrox è possibile impostare una o due miscele, a seconda del modello, con una PpO2 variabile da 1,2 fino a 1,6 bar ed è possibile tenere monitorata l’esposizione all’ossigeno durante l’immersione, così come è possibile visualizzare la PpO2 istantanea, la profondità massima consentita e ovviamente la miscela che si sta utilizzando con una semplice pressione del pulsante. Scorrendo nel menú si trova inoltre un LogBook digitale
che puó memorizzare fino a 50 immersioni, un pianificatore di immersione con aria o nitrox ed un cronometro di precisione, a mio avviso molto utile per utilizzare l’orologio anche per allenamento personale o qualora si volessero praticare altri sport o discipline al di fuori della subacquea. Il cronometro azzerabile é inoltre disponibile anche nella schermata principale della modalitá Profondimetro, insieme al parametro della profondità media, rendendo il computer adatto anche a chi lo volesse impiegare per calcolare con precisione i tempi di eventuali stop decompressivi durante eventuali immersioni tecniche. Infine, oltre ai vari parametri ed allarmi impostabili, una funzione intelligente di cui sono provvisti Goa e Cartesio è quella che permette di eliminare la memoria residua di azoto, particolarmente indicato per i centri di immersioni o professionisti che abbiano ad esempio la necessitá di noleggiarlo o prestarlo a subacquei diversi nell’arco della stessa giornata. Chi volesse utilizzarlo in acqua dolce deve tenere presente però che il dispositivo è esclusivamente calibrato sull’acqua salata, e non è possibile impostarlo diversamente, quindi potrebbe restituire una lettura leggermente diversa rispetto ad un altro modello impostabile su “acqua dolce”. Il processore è studiato appositamente a basso consumo per garantire una lunga durata della batteria, una classica CR2450 sostituibile anche dall’utente.
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GALILEO HUD, IL COMPUTER A MANI LIBERE di Eileen Schluter
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cubapro presenta il Nuovo Galileo HUD, il rivoluzionario computer subacqueo a mani libere con montaggio sulla maschera e visore virtuale in sovrimpressione, pensato per offrirti una libertà mai provata durante l’immersione. Il computer subacqueo Galileo HUD è un innovativo computer per immersioni a mani libere con montaggio sulla maschera e visore virtuale in sovrimpressione che ti permetterà di gustarti l’immersione senza dover distogliere lo sguardo per controllare i dati. • Fornisce i dati chiave di immersione in modo continuo e facilmente visualizzabile, senza che tu debba distogliere gli occhi da quello che ti circonda.
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• Tutte le informazioni importanti che ti aspetti dal computer subacqueo Galileo 2 adesso in un pratico display virtuale. • Trova velocemente le informazioni e personalizza le impostazioni di ciascuna immersione, utilizzando il menù intuitivo che funziona con una sola rotella. • Un perno ribaltabile permette di inclinare il computer verso l’alto e al di fuori del campo visivo. • Algoritmi predittivi e calcoli di decompressione possono essere personalizzati in base a tutti i livelli di abilità, dal principiante all’avanzato. Provalo prima dell’acquisto: prova Galileo HUD presso uno dei centri autorizzati tra giugno e settembre 2019. Consulta il nostro sito internet per maggiori informazioni.
ATTREZZATURA
acquista Galileo HUD entro un mese dalla data di prova e Scubapro ti offrirà una maschera gratuita a tua scelta* Galileo HUD dovrà essere acquistato presso un rivenditore autorizzato SCUBAPRO entro un mese dalla data del test. Il modulo di prova dovrà essere compilato, sottoscritto e presentato al Dealer autorizzato SCUBAPRO entro un mese dalla data del test ai fini di ricevere la MASCHERA GRATUITA. È necessario indicare data, Nome e Città del centro autorizzato in cui si è svolta la prova. La maschera in omaggio verrà recapitata direttamente presso il Dealer dove è avvenuto l’acquisto; la scelta del modello e del colore è soggetta a disponibilità di magazzino.
* Le maschere incluse a questa offerta e compatibili con GALILEO HUD sono: Scout, Spectra, Spectra Mini, Synergy Twin, Vibe 2, Zoom Evo [richiesto supporto addizionale]. Le maschere Frameless [tutti i modelli] e Proear non sono incluse nell’offerta. È gradita la prenotazione presso i centri aderenti all’iniziativa.
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TEST SUL CAMPO di Massimo Boyer (Fotosub di Luca Saponari)
IN OCCASIONE DI UN RECENTE VIAGGIO ALLE MALDIVE, PER UN WORKSHOP TEORICO-PRATICO SUI PESCI MARINI TROPICALI, IDENTIFICAZIONE ED ECOLOGIA, TENUTO AL MARHE CENTER, MAGOODHOO ISLAND IN COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ DI MILANO BICOCCA, HO AVUTO OCCASIONE DI SOTTOPORRE ALCUNE ATTREZZATURE PER IMMERSIONE A UN TEST PROLUNGATO, DURANTE MOLTE IMMERSIONI. DI SEGUITO LE MIE OPINIONI.
MASCHERA APEKS VX1 deve stimare la lunghezza, è fondamentale poter contare su una maschera che offra un buon campo visivo senza essere pesante o ingombrante, ed il compito è assolto perfettamente dalla VX1. La maschera può avere lenti Pure Clear, trasparenti per la massima chiarezza visive, o lenti con filtro UV Cut per proteggere i tuoi occhi dai raggi solari nocivi (HEV) in superficie. La seconda opzione la immagino utile per chi trascorre tempi lunghi in superficie, personalmente gradisco di più le lenti trasparenti che non falsano i colori e che, come fotografo, mi permettono di valutare appieno la luce naturale. La custodia protettiva, richiudibile con una zip, contiene un cinturino alternativo in neoprene ed è preziosa per chi viaggia, per salvaguardare l’integrità della maschera nel borsone da viaggio.
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a maschera sembra un oggetto normale per il subacqueo, apparentemente a basso contenuto tecnologico, invece da un lato è qualcosa di importantissimo, a cui affidiamo la nostra vita e il godimento dell’immersione, il che ne fa un oggetto da scegliere con molta cura. Apprezzo la costruzione frameless della VX1, che rende la maschera leggera, compatta e facile da svuotare, Si indossa bene e sparisce, nel senso che non esercita pressioni sul viso, e non lascia col viso indolenzito o segnato, neanche dopo lunghe immersioni di lavoro. Il silicone ha zone a morbidezza differenziale per
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garantire una vestibilità perfetta e il massimo confort, questo almeno è il dettaglio tecnico. Per me la differenza è tra un oggetto che continuiamo a spostare perché schiaccia e indolenzisce o un oggetto che dimentichiamo di avere indosso (se non per la magica sensazione di vedere sott’acqua), e qui siamo chiaramente nel secondo caso. Le fibbie si regolano facilmente e rapidamente, onestamente dopo una prima regolazione me le dimentico. Il campo visivo è ottimale. Per noi biologi, alle prese con operazioni di censimento dei pesci, che vanno contati e di cui si
Un giudizio finale: un oggetto molto valido, comodissimo da indossare e dimenticare sapendo che al momento del bisogno possiamo farci affidamento.
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PINNE AQUA LUNG STORM attraverso il colore del bungee protector e dell’inserto nella pala. Questo ne fa un oggetto ideale per i diving center, che potranno noleggiare solo la pinna (senza calzari) con l’elasticità di misure adattabili che coprono ciascuna un intervallo di 3 4 numeri di scarpetta. E quando la corrente si alza, possiamo contare su delle vere pinne, a pala compatta ma potente, che non possono avere la spinta di pinne più lunghe e rigide, ma efficienti e che non tradiscono mai. Un giudizio finale: un elemento molto valido, comodissimo da indossare e dimenticare sapendo che al momento del bisogno possiamo farci affidamento. Ottimo per il viaggiatore.
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arlando di pinne mi devo ripetere, si tratta di un oggetto solo in apparenza poco tecnologico, ma chi si immerge sul reef e si trova a volte a dover contrastare delle correnti anche forti e improvvise, impara ad apprezzare una componente solo in apparenza semplice e banale nel corredo del sub. Storm è la nuova pinna Aqua Lung ideale per le attività di noleggio e per chi viaggia. Prodotta in Monprene®, la sua costruzione in un unico materiale garantisce resistenza e durata, pur mantenendo un peso eccezionalmente leggero, che è esattamente ciò che richiede il subacqueo in viaggio. L’elemento geniale è che la pinna è a scarpetta aperta, con cinghiolo, ma si indossa senza calzari direttamente sul piede nudo. E offre un confort spettacolare: ho fatto due immersioni al giorno per due settimane senza avere le solite ferite sul tallone, che poi in acqua tropicale non guariscono mai. Il bungee strap in morbido silicone e la forma espansa della talloniera sono eccezionalmente comodi e confortevoli, uno dimentica di avere delle pinne indosso, e a piedi nudi! Il che vuol dire anche aver lasciato a casa i calzari e il loro peso, inutile in ambiente tropicale se non per proteggere il piede dalle abrasioni di cui si diceva,
La pinna è disponibile in 5 taglie che coprono le necessità dall’uomo adulto al bambino, e che sono velocemente individuabili anche
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di profili di immersione e di profondità raggiunte), comportamento che nella donna è meno presente. La donna è adattissima all’immersione tecnica, per la sua grande concentrazione, per la meticolosità con cui apprende e applica le tecniche di immersione, per la capacità di problem solving e, non per ultimo, per la costituzione fisica che la porta a consumare meno gas. Ho precisato all’inizio che questa è la situazione italiana: nelle nazioni del nord Europa la differenza è minore, sovente mi capita di vedere gruppi in cui il numero delle donne eguaglia o addirittura supera quello degli uomini. Libeccio è un diving tutto dedicato all’immersione tecnica?
IMMERGERSI COL LIBECCIO TEK DIVING INTERVISTA A CLARA SONZOGNI di Massimo Boyer
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lara Sonzogni, 41 anni, si occupa di IT & Web marketing, grafica e pubblicità, dal 2014 presso la Nosytour. Laureata in Ingegneria informatica al politecnico di Milano, gestisce, insieme a Fulvio Paparella, il Libeccio Tek Diving a Genova. Istruttore CMAS e PADI e subacquea tecnica sia in circuito chiuso che in circuito aperto. L’ho conosciuta come cliente del mio diving in Indonesia, una buona decina di anni fa. Poi l’ho rivista più volte collaborando con Nosytour, la rincontro molto volentieri nella veste di subacquea tecnica e di manager di un diving center per questa intervista. Clara soprattutto è una donna che ha fatto carriera, con successo, in un campo che è ancora di dominio maschile, o per lo meno così è considerato. Subacquea tecnica: perché, come è nata la passione. Ho cominciato a fare immersioni ricreative all’inizio del 2000, in Mar Rosso e ho
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subito continuato con i corsi avanzati. Con l’idea di fare del mio hobby un’attività professionale è venuto spontaneo approfondire l’immersione tecnica, che in quel momento era in forte crescita. La subacquea tecnica è spesso vista come un’attività da “uomini duri”. Sei d’accordo? Come vedi la donna nella subacquea tecnica? Quello che dici è ancora vero, almeno in Italia. A praticare l’immersione tecnica sono soprattutto gli uomini, il numero delle donne è ancora decisamente inferiore, ma in crescita. Senza dubbio, questo è un dato oggettivo, le donne non possono essere paragonate per forza agli uomini e il fatto di dover trasportare e indossare attrezzature certamente più pesanti rispetto al classico “mono” tende a scoraggiarle dall’intraprendere il percorso tecnico. Un’altra delle ragioni deriva dalla maggior propensione degli uomini a voler dimostrare qualcosa a sé stessi (e agli altri), a volersi distinguere e a voler superare i propri limiti (troppo spesso infatti si vedono foto
Come Libeccio “Tek” Diving nasciamo con lo scopo di dare supporto a tutti i subacquei tecnici di qualunque didattica e con qualunque livello di brevetto, sia che si immergano a circuito chiuso che in circuito aperto, offrendo un adeguato supporto logistico e tecnico oltre a dei bellissimi siti di immersione. Siamo completamente equipaggiati per ricaricare qualunque miscela nitrox/trimix e ossigeno puro e possiamo fornire stage/ bailout, bombolini e materiale filtrante per i rebreather (che sono un po’ la nostra passione e la nostra specialità). Abbiamo un grande gommone da 10 metri con una comoda spiaggetta posteriore e una robusta scala in acciaio a pioli appaiati studiata e costruita su misura proprio per permettere comode risalite a tutti anche con pesanti attrezzature. Il nostro punto di partenza, nella marina del porto di Genova, ci consente di poter raggiungere con brevi tempi di navigazione, tutti i principali e più bei relitti del golfo Genovese, dall’U-boot U-455 alla Haven passando per il VAS, l’UJ2208, l’Ischia e molti altri. Nel golfo di Genova riposano molti relitti, carichi di storia, quasi tutti affondati nella seconda guerra mondiale, e noi siamo da sempre grandi appassionati di relitti. Però non ci limitiamo alla sola immersione tecnica: siamo aperti anche alla subacquea ricreativa che, soprattutto nei mesi più caldi, diventa una componente fondamentale della nostra attività. Operiamo all’interno della Area Marina Protetta di Portofino, ricchissima di interessanti siti di immersione naturalistica, ma non solo! Organizziamo anche immersioni inedite lungo la Crena, una spetta-
OPERATORI sua storia spesso tragica e la vita che lo ricopre e lo circonda. In Italia l’immersione che ho amato di più è senza dubbio quella sul relitto del Valfiorita nello Stretto di Messina, mentre uscendo dai limiti del nostro mare il mi tuffo prererito resta, nonostante i miei numerosi viaggi in giro per il mondo, Kandooma Thila in Maldive, atollo di Male Sud, per la grandissima concentrazione di grossi pelagici (che trovo sempre molto attraenti) e soprattutto per la varietà degli incontri. Il mio grande sogno nel cassetto però, sin da quando ho iniziato a fare immersioni tecniche, è quello di scendere sul relitto dell’U-boot U-455, un sommergibile carico di storia e di fascino (per via della sua unica e inusuale posizione) e fiore all’occhiello del nostro diving … che il 2019 sia l’anno giusto? colare dorsale rocciosa che si estende da Bogliasco fin quasi al promontorio, e per i sub più esperti sulla Secca dei 2 balconi, davanti ad Arenzano, che con le sue bellissime gorgonie non può mancare nella lista delle immersioni da effettuare in Liguria. Rebreather e fotosub. Sembrerebbe la soluzione ideale, qual è il tuo parere? Da un lato devo dire che col rebreather ci si muove sott’acqua perfettamente integrati nell’ambiente circostante quasi senza emettere bolle, e si sa che le bolle fanno rumore e sono l’elemento principale che mette in fuga i pesci. Quindi sì, chi ama fotografare i pesci si innamorerà del reb a prima vista (o almeno per me è stato così). D’altro canto il mantenimento dell’assetto con il rebreather, soprattutto a basse profondità, che poi sono quelle dove si scattano le migliori fotografie naturalistiche, risulta meno automatico rispetto al circuito aperto così come più difficoltosa risulta la gestione della corrente che spesso è teatro dei migliori incontri subacquei. Insomma, ognuno dovrebbe cercare la soluzione migliore in base alle proprie caratteristiche e alla circostanza.
Coron alle Filippine o la laguna di Truk in Micronesia, o con grotte spettacolari, come lo Yucatan con i suoi Cenotes. La nuova attività sta ingranando molto bene con i gruppi precostituiti, purtroppo con i subacquei singoli si scontra con gli interessi dei diving center locali che privilegiano i subacquei ricreativi, che rappresentano il grosso della loro clientela. Non possiamo mandare 2 subacquei tecnici sulla stessa barca con dei sub ricreativi, che hanno tempi completamente diversi (45-60 minuti di immersione). Ma crediamo fortemente nell’idea per cui andremo avanti!
Progetti per il futuro? Ingrandire il diving, come vedi siamo ancora un poco allo stretto, ma... stiamo crescendo.
Qual è la tua immersione preferita? Come hai capito amo i relitti, ma è difficile fare una graduatoria. Non sono una fanatica del “ferro” fine a ste stesso, amo piuttosto l’atmosfera generale che il relitto offre, un misto tra il relitto con la
Non stai mai ferma, hai sempre nuove idee, che mi dici di x-trim divers? Nell’ottica di diversificare l’offerta di Nosytour, abbiamo creato un brand specializzato nell’organizzare viaggi verso alcune destinazioni particolarmente gradite ai subacquei tecnici. Si tratta per lo più di zone con molti relitti, come
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RELAX
PINNEGGIANDO NEI MARI ITALIANI
A cura di Massimo Boyer
di Marco Bertolino e Maria Paola Ferretti Ed. HOEPLI, 2018
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arco Bertolino e Maria Paola Ferretti sono due giovani ricercatori dell’Università di Genova, da anni impegnati nella ricerca ma anche nella divulgazione. Il primo è uno specialista di spugne, la seconda si occupa di allevamento di invertebrati a scopo di ripopolamento e commerciale. Insieme pubblicano un Atlante della flora e della fauna dei mari Italiani, un’opera per tutti, che mette in evidenza la grande biodiversità dei nostri mari e cerca di farne conoscere le meraviglie. Il volume è molto chiaro, suddiviso per gruppi sistematici, con una parte introduttiva per ogni gruppo, ricca ed esauriente, con belle foto, un’iconografia che lo rende piacevole da sfogliare e da usare come riferimento per identificare l’oggetto misterioso che abbiamo visto in immersione. Icone chiarissime identificano immediatamente le specie protette, pericolose, aliene (introdotte da altre zone). I mari d’Italia sono suddivisi in 9 zone, secondo criteri climatici e biogeografici. La precisione e il rigore scientifico non sono mai pedanti o fini a sé stessi, ma ogni cosa è spiegata con chiarezza. A sottolineare e completare la modernità dell’opera viene l’app gratuita Pinneggiando, disponibile per iOS e Android, in italiano e in inglese, che permette di visualizzare la parte essenziale delle schede-organismo sullo smartphone o tablet, cercandolo per gruppo sistematico o per zona geografica, e mettendo in contatto diretto con specialisti dei vari gruppi per risolvere dubbi e ricevere informazioni sulle specie avvistate. In ultima analisi: una guida moderna e piacevole, che completa piacevolmente il panorama editoriale nel suo campo, che si consulta facilmente e con ottimi risultati, e che integra in modo utile e moderno le nuove conoscenze tecnologiche. A mio parere un must per l’appassionato di biologia e per tutti i sub curiosi di saperne di più su quello che vedono in immersione.
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DONNE SUBACQUEE D’ECCEZIONE: SYLVIA EARLE di Christine McTaggart e Stephen Frink / DAN
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on la sua credibilità e il suo carisma, la Dott.ssa Sylvia Earle è tra le più autorevoli sostenitrici dell’ambiente marino, una sorta di rock star della protezione degli oceani. Nel corso della sua leggendaria carriera, la Earle si è spinta ben oltre i confini del mondo accademico, guidando oltre 100 esplorazioni scientifiche e passando più di 7.000 ore sott’acqua. La sua passione è la difesa degli oceani, incluse le creature che li abitano. La sua attrazione per la natura è connaturata al suo essere. Da bambina aveva una fissa per tutto ciò che era selvaggio, mentre con i fratelli esplorava le rive del New Jersey. La sua curiosità non è diminuta quando la famiglia si è trasferita sulla Costa del Golfo in Florida. E’ anzi cresciuta, includendo il mondo sottomarino. È stato durante gli anni universitari alla Florida State University che la Earle ha imparato ad immergersi, inizialmente solo come strumento di ricerca. La subacquea
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Città natale: Gibbstown, N.J. Età: Senza tempo Anni di immersioni: 66 Meta preferita: L’oceano Perché sono una DAN Member: “Nessun subacqueo dovrebbe uscire di casa senza, ed io sono una subacquea!”
SALUTE era una novità al tempo, e gran parte di quello che si conosceva dei fondali marini veniva dai resti di quanto trovato sulle rive. Il tempo passato sott’acqua le ha donato una maggiore comprensione e un più profondo apprezzamento. Con una specializzazione in botanica e due dottorati dalla Duke University, ha iniziato quella che è diventata la sua passione di una vita: comprendere le complesse simbiosi della flora e della fauna, il punto di riferimento degli ecosistemi marini. Imparando a riconoscere un ambiente in equilibrio, riesce intuitivamente a capire quali sono le forze che possono disturbare l’armonia delle barriere coralline e le creature pelagiche. Sylvia Earle attribuisce la sua transizione da studiosa nella sua torre d’avorio (Harvard, University of California a Berkeley e California Academy of Sciences) a scienziata di grande notorietà, al suo coinvolgimento nel progetto Tektite II (1970). Allora era stata invitata a capeggiare una squadra tutta al femminile di acquanaute, con le quali aveva passato due settimane sott’acqua a studiare la vita marina delle Isole Vergini statunitensi. La stampa era curiosa di queste cinque donne che non solo si erano “immerse” in un campo tradizionalmente dominato dagli uomini, ma erano anche riuscite ad andare d’accordo per due settimane! Alla loro avventura era seguita una parata ufficiale e persino un ricevimento alla Casa Bianca. La Earle ha visto la “Tektite mania” come un’opportunità per propagare la voce della scienza. Si è ispirata alle parole di Thomas Huxley, che affermava: “La scienza ha svolto la sua funzione quando ha verificato ed enunciato una verità.” In altra parole, non basta stabilire un fatto; questo dev’essere condiviso. Anche il National Geographic ha incoraggiato la Earle a lavorare con la stampa e le ha insegnato come essere a proprio agio quando si racconta una storia. Quando ha poi parlato davanti alla stampa, ha raccontato la sua storia in modo così eloquente e convincente, che presto è diventata uno dei personaggi pubblici più richiesti dai media, sia di persona che in televisione. L’oceano aveva trovato il suo portavoce. “I pesci non possono parlare, né votare,” ha detto la Earle. “Così come le nostre generazioni future. Qualcuno deve parlare per loro, e attraverso le mie osservazioni personali ho visto quanto velo-
cemente le cose sono cambiate. Stiamo perdendo così tanto, così velocemente.” “Il nostro pianeta si è evoluto nel corso di milioni di anni per diventare un ecosistema efficiente e funzionale. Negli ultimi decenni abbiamo cambiato le cose, e in modo drammatico. E’ chiaro come il sole che gli oceani sono in difficoltà, e noi con loro. Stiamo chiudendo le possibilità più velocemente di quanto riusciamo a inventare nuovi modi per evitare le conseguenze dell’aver chiuso tali possibilità.” La Earle ha passato una vita a cercare di tenere le nostre possibilità attuabili. La sua ricerca l’ha portata in giro per il mondo e ha fatto sì che fosse a contatto con alcune delle menti scientifiche più brillanti del nostro tempo. Ha documentato, educato e influenzato milioni di persone con i suoi film, libri, documentari e conferenze. Ha vinto innumerevoli onoreficienze e premi per il suo lavoro, che continua ancora adesso come Esploratrice presso la National Geographic Society. Quando le viene chiesto se la sua ricerca ha provato se i subacquei sono parte dei problemi degli oceani o parte della soluzione, la sua risposta è: “Sono furiosa quando i governi o le istituzioni vogliono limitare la subacquea, come se fosse la subacquea che danneggia gli oceani. Quello che danneggia gli oceani è l’ignoranza. I subaquei non sono ignoranti, ma estramamente consapevoli di quanto valore ci sia da proteggere. Dopotutto, se metà delle nostre barriere coralline sono morte o in declino, l’altra metà resta viva e piena di vita. Abbiamo molto da celebrare e molto da preservare.”
HIGHLIGHTS DI UNA CARRIERA UNICA Spesso definita “leggenda” ed “eroina”, Sylvia Earle ha meritato i molti riconoscimenti che le sono stati conferiti. Basta considerare che: • Nel 1979, ha camminato sul fondo del mare senza collegamento per due ore e mezzo ad una profondità di 381 metri. L’impresa è stata compiuta in una “JIM suit,” una ADS (Atmospheric Diving Suit) pressurizzata ad una atmosfera. E’ l’unica persona al mondo ad averlo fatto. Nel 1980, insieme all’ingegnere Graham Hawkes ha fondato Deep Ocean Engineering e Deep Ocean Technologies, compagnie che progettano e realizzano veicoli sottomarini. • Ha ricevuto più di 100 riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, compresi l’ammissione nella National Women’s Hall of Fame e nella American Academy of Achievement, medaglie dall’Explorers Club e dalla National Wildlife Federation, oltre al Premio 2009 Technology, Entertainment and Design (TED) per la sua proposta di stabilire una rete globale di aree marine protette. • É l’autrice di oltre una dozzina di libri sull’oceano e la sua salvaguardia per lettori di tutte le età. • Ha guidato un team di oltre 30 scienziati del Consiglio Consultivo sull’Oceano di Google per fornire assistenza e contenuti per il progetto “L’oceano su Google Earth”.
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il primo magazone nella storia della subacquea
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