Catalogo Oggetti di Carta

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MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Un progetto a cura di/ Sebastiano Salvan per il corso di/ Tecniche e Tecnologie di Stampa professoressa/ Anna Saccani


INDICE LO SPAZIO ESPOSITIVO

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LA MOSTRA

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GLI ARTISTI

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J. Albers

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M. Bill

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A. Boggeri

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G. Confalonieri

24

W. Crouwel

28

AG Fronzoni

34

F. Grignani

42

A. Hoffman

48

J. Maeda

52

B. Noorda

56

A. Novarese

62

G. Pintori

66

P. Rand

72


A. Steiner

78

T. Ikko

82

A. Testa

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M. Vignelli

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L. Wyman

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LO SPAZIO ESPOSITIVO Il Museo Mart.

Il MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, è uno dei più importanti musei europei. Nato nel 1987 come ente funzionale della Provincia autonoma di Trento, il Mart opera oggi in tre luoghi distinti: a Rovereto la sede principale del Museo (un ampio complesso architettonico inaugurato nel 2002 su progetto di Mario Botta e Giulio Andreolli) e la Casa d’Arte Futurista Depero, e a Trento la Galleria Civica. Quest’ultima sede è entrata a far parte del Mart, inaugurando i propri spazi nel centro storico di Trento, a ottobre 2013. Concepito con l’idea di “polo culturale” più che museo tradizionale, il Mart nei suoi spazi pubblici dialoga con la Biblioteca civica, l’Auditorium provinciale, il Teatro comunale, la caffetteria e il parco pubblico. Il Mart è oggi un centro espositivo di rilievo europeo, un interlocutore per i maggiori musei internazionali, un punto di ascolto e dialogo per il territorio circostante e una macchina complessa che produce stimoli continui rivolti al pubblico, agli artisti, ai collezionisti, alle imprese e alle comunità locali.

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OGGETTI di CARTA


LA MOSTRA Il logo della mostra.

Oggetti di Carta è una mostra di comunicazione visiva in cui sono esposti progetti di varia natura dei migliori designer al mondo con un filo conduttore unico: tutti gli artefatti comunicativi esposti in mostra sono pensati per essere prima di tutto oggetti, non la mera riproduzione a stampa di un file digitale. A differenza di un file stampato, un’artefatto a stampa è un oggetto che regala un emozione all’utilizzatore, ha un suo peso, una dimensione, odore e tattilità ben precisa, che è stata pensata e progettata fin dall’inizio; sono cose, sono oggetti, sono e occupano uno spazio. Un libro è uno specchio flessibile dell’anima e del corpo. La sua misura e le sue proporzioni, il colore e l’aspetto della carta, il suono che produce quando si girano le pagine, il profumo della carta, della colla e dell’inchiostro, tutti concorrono, insieme alla misura, alla forma e alla dislocazione dei caratteri, a rivelare qualcosa del mondo dal quale è stato prodotto. Se il libro risulta solo una macchina di carta, prodotto da altre macchine a loro misura, allora solo delle macchine vorranno leggerlo.

MUSEO MART

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GLI ARTISTI


“Grafica è comunicazione e comunicare significa rendere chiaro un concetto, rendendolo immediato e fruibile dal pubblico.”


J. ALBERS “Nella percezione visiva un colore non viene quasi mai visto come è nella sua realtà fisica. Questo fa sì che il colore sia il mezzo più relativo in campo artistico.” ­― Josef Albers

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Artista e designer poliedrico, Albers si forma in diverse scuole, accademie e istituti tedeschi. Dal 1913 al 1915 studia alla Kunstakademie di Berlino, dal 1916 alla Kunstgewerbeschule di Essen e dal 1919 al 1920 alla Akademie der Bildenden Künste di Monaco, con Franz von Stuck tra i suoi insegnanti. Dal 1920 al 1923 frequenta il Bauhaus, particolarmente affascinato dal corso preliminare di Johannes Itten e dal laboratorio di pittura su vetro. Nel 1923 diventa insegnante della scuola, seguendo la preparazione tecnica degli studenti sui materiali e sui principi fondamentali della costruzione. In particolare, dal 1928 è responsabile del corso preliminare, mentre lavora anche in diversi laboratori della scuola, e nel 1930 insegna disegno oggettuale per i corsi più avanzati. Qui, sperimenta molto con il vetro, realizzando diversi collage e dipinti, e disegna manifesti per mobili e oggetti d’uso realizzati all’interno della scuola. Nel 1933 si trasferisce negli Stati Uniti, e insegna al Black Mountain College (North Caroline) fino al 1949, mentre dal 1950 al 1959 dirige il Department of Design di Yale. Nel frattempo, è invitato da numerose università americane ed europee a tenere corsi e conferenze.

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MUSEO MART

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J. Albers, Placards/Posters/Plakate, incisione, 1940. J. Albers, Homage to the Square: Guarded, olio su masonite, 1952.

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OGGETTI di CARTA


J. Albers, Homage to the Square, olio su masonite, 1969.

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M. BILL “Sono dell’opinione che sia possible promuovere un’arte che sia fondata prevalentemente sul pensiero matematico.” ― Max Bill

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Artista poliedrico e molto prolifico, Bill contribuisce al rinnovamento del graphic design svizzero grazie a un’intensa attività didattica e di sperimentazione sul campo. Nel 1924 studia come argentiere alla Kunstgewerbeschule di Zurigo. Nel 1927 si trasferisce a Dessau per frequentare il Bauhaus di Gropius. Nel 1929 comincia a lavorare a Zurigo come architetto, graphic designer e pittore. Così, si occupa anche di allestimento con i rappresentanti del Neue Bauen. Nel 1937 è membro di Allianz (Unione dei moderni artisti svizzeri) e nel 1941 fonda l’omonima casa editrice. Nel 1947 partecipa alla costituzione dell’Institut für Progressive Kultur, mentre nel 1949 entra a far parte dell’Union des Artistes Modernes di Parigi. Dal 1948 insegna all’Istituto Tecnico Superiore di Darmstadt. Nel 1951 esegue a Milano dei lavori post- congresso “De divina proportione” con Le Corbusier, Ernesto Nathan Rogers e Giuseppe Samonà. Nello stesso anno, insieme a Inge Scholl, Otl Aicher e Hans Werner Richter, fonda la Hochschule für Gestaltung di Ulm, dalla quale si dissocia nel 1956 a causa di contrasti interni. Inoltre, riceve numerosi premi e riconoscimenti, come il Gran Premio della Triennale di Milano (1951), il premio Marconi (1988) e due lauree honoris causa in Ingegneria (1979) e Scienze Tecniche (1994).

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M. Bill, Senza titolo, serigrafia, 1969.

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M. Bill, Variation 12, litografia, 1938.

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M. Bill, Variation 13, litografia, 1938.

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M. Bill, Olympic Rings, manifesto, 1970.

M. Bill, Munich ‘72, manifesto, 1972.

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OGGETTI di CARTA


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A. BOGGERI “Liberata dalla rigidità della tecnica, anche la fotografia a colori ci darà un giorno sensazioni nuove, genuine. La pubblicità sarà la prima a giovarsene.” ― Antonio Boggeri

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Boggeri è uno dei padri del graphic design italiano. Nel 1916 frequenta l’Istituto Tecnico di Pavia e si diploma in violino al Conservatorio di Milano. Nel 1924 ottiene la direzione della fonderia Alfieri & Lacroix da parte di Giuseppe Crespi. Quindi, partecipa ai dibattiti sulla fotografia e scrive, nel 1929, l’introduzione di un annuario di fotografia artistica italiana dal titolo Luci e ombre. In seguito, s’interessa alle sperimentazioni di László Moholy- Nagy, Man Ray e alla Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) svizzera in campo fotografico. Nel 1933 fonda lo Studio Boggeri a Milano, il primo importante studio di grafica e fotografia italiano. Con lui collaborano alcuni progettisti di grande talento (sia italiani sia stranieri), come Walter Ballmer, Erberto Carboni, Fortunato Depero, Paolo Garretto, Franco Grignani, Max Huber, Giancarlo Iliprandi, Enzo Mari, Armando Milani, Bruno Monguzzi, Bruno Munari, Reno Muratore, Marcello Nizzoli, Bob Noorda, Xanty Schawinsky, Saul Steinberg, Albe Steiner e Carlo Vivarelli. Tra i suoi clienti figurano Dalmine, Pirelli, Motta, Roche, La Rinascente, Glaxo ed Einaudi. I suoi articoli sono pubblicati dalle maggiori riviste di design, tra le quali “Campo Grafico”, “Domus”, “Stile Industria” e “Fotografia”. Lo Studio Boggeri chiude nel 1981.

OGGETTI di CARTA


logo Studio Boggeri, 1933.

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A. Boggeri, logo Valtur, 1969.

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Studio Boggeri, Lo Studio Boggeri 1933-1973: Comunicazione visuale e grafica applicata, copertina, 1974.

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Studio Boggeri, Lo studio Boggeri 1933-1981, copertina, 1981.

OGGETTI di CARTA


A. Boggeri, L’uovo di Colombo, cover, 1933.

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G. CONFALONIERI “Il segno grafico che Confalonieri predilige è di forte impatto, fondato sulla tensione dinamica e sul contrasto negativo/ positivo.” ― Daniele Baroni, Maurizio Vitta

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Instancabile viaggiatore, Confalonieri può essere considerato un esponente dello stile svizzero in Italia. Nel 1956 dà avvio alla sua carriera di graphic designer, fondando, con Ilio Negri, Michele Provinciali e Pino Tovaglia, lo studio CNPT, il cui nome corrisponde all’acronimo dei cognomi dei membri. Nel 1965 lascia lo studio, quando ciascuno dei suoi membri decide di proseguire la propria carriera individualmente. Confalonieri, quindi, si dedica soprattutto alla progettazione editoriale, lavorando come art director per Lerici, per “Marcatre” (rivista della stessa casa editrice) e per le riviste “FMR”, “Art Esquire”, “Graphis”, “Imago” e “PM”. Riceve diversi riconosci- menti come il premio Bodoni di Parma, due medaglie d’oro in occasione della XI e XV edizione della Triennale di Milano, un diploma d’onore Typomundus a New York. Le sue opere, inoltre, vantano esposizioni in musei di tutto il mondo, come il MoMA di New York, il Musée d’Art Moderne di Parigi e il MUMOK (Museum Moderner Kunst) di Vienna. Tra i suoi committenti, figu- rano Pirelli, Esso, la XIV Triennale di Milano, Valextra, Tecno, Boffi e Block, per cui produce diversi manifesti.

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P. Cerri, XV Triennale di Milano, manifesto, 1973.

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P. Cerri, Pirelli, manifesto, 1960.

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P. Cerri, Cassina, manifesto, 1960.

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W. CROUWEL “Dobbiamo puntare a caratteri totalmente differenti.” ― Wim Crouwel

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Innovativo sperimentatore, Crouwel è uno dei graphic designer olandesi più noti e di maggiore rilievo a livello internazionale. Dal 1946 al 1949 studia all’Academie Minerva, prima di compiere il servizio militare per tre anni. Dal 1951 al 1952, ad Amsterdam, frequenta un corso serale di tipografia presso l’IvKNO (Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs), più tardi rinominato Academie Gerrit Rietveld. Nel 1952 è apprendista in un’azienda di mate- riale espositivo, la Enderberg, che gli permette di entrare in contatto con importanti grafici svizzeri. Nel 1954 lavora come freelance ad Amsterdam. Nel 1963 fonda (con Benno Wissing, Friso Kramer e i fratelli Schwarz), e dirige la TD Associatie voor Total Design NV, in breve Total Design e in seguito Total Identity, che gli conferisce notorietà internazionale. Nello stesso anno, comin- cia a progettare il carattere tipografico New Alphabet. Ancora, lavora come insegnante presso l’Academie di Den Bosch (19541957), l’IvKNO (fino al 1963), la Technische Universiteit di Delft (1965-1985) e al Royal College of Art di Londra (1981-1985). Dal 1985 al 1993 è direttore del Boijmans van Beuningen Museum di Rotterdam. Riceve numerosi riconoscimenti come il premio Piet Zwart nel 1991, il Dutch Oeuvre Award nel 2004 e il premio Gerrit Noordzij nel 2009.

OGGETTI di CARTA


W. Crouwel, Internationaal ciam, manifesto, 1983.

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W. Crouwel, Quadrat-Print: New Alphabet, cover e font, 1967.

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W. Crouwel, Vormgevers, manifesto, 1968.

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W. Crouwel, Leger, manifesto, 1957.

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W. Crouwel, Edgar Fernhout, manifesto, 1963.

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AG FRONZONI “Io detesto ciò che è superfluo, eccedente, ridondante, tutto ciò che è spreco.” ― AG Fronzoni

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AG Fronzoni, un “marchio” piuttosto che un nome, è considerato un maestro del Minimalismo, un minimalismo, però il suo, che usa l’essenziale per raggiungere l’“essenza”. Nel 1945 apre uno studio di architettura e s’interessa ben presto di disegno industriale e graphic design. E, poiché la sua «ambizione […] è progettare uomini», dal 1949 si dedica anche all’insegnamento. Dopo l’impegno pedagogico in varie istituzioni pubbliche, nel 1982 crea la sua “scuolabottega”, attiva fino al 2001: un laboratorio dell’«imparare lavorando» che attira studenti da tutto il mondo. Nel 1947 fonda e dirige la rivista “Punta”, mentre nel 1965 è redattore e grafico di “Casabella”. Tra i tanti e importanti suoi lavori, il manifesto per Lucio Fontana del 1966, realizzato nello stesso anno in cui progetta la corporate identity della Biennale di Venezia, il manifesto del 1967 per il Museo sperimentale di Torino e più tardi, a Genova, l’organizzazione della Galleria d’Arte Contemporanea di Palazzo Reale. Riceve premi e riconoscimenti sia in Italia sia all’estero, tra i quali il premio alla carriera a Zagabria nel 1972 e il premio Zanotti Bianco nel 1980 per la progettazione del Museo Walser di Alagna Valsesia. I suoi progetti sono esposti in importanti musei, come il Musée des arts décoratifs di Parigi, il Kunstgewerbemuseum di Zurigo e il MoMA di New York.

OGGETTI di CARTA


AG Fronzoni, Istituto statale d’arte - Monza, manifesto, 1969.

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AG Fronzoni, Fontana Galleria la Polena Genova 1-28 ottobre 1966, manifesto, 1966.

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AG Fronzoni, Inascoltabili frammenti sonori, manifesto, 1980.

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AG Fronzoni, V Modenantiquaria, manifesti, 1991.

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F. GRIGNANI “Disegnare un marchio è, per un disegnatore l’incarico più [...] eccitante perchè dentro l’area di un segno-simbolo egli cerca di rovesciare tutta la sua sensibilità grafica.” ― Franco Grignani

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Grignani è senz’altro uno dei più geniali e poliedrici graphic designer italiani. Nel 1933 si laurea al Politecnico di Milano. In quegli anni aderisce al secondo Futurismo e, con le sue sperimentazioni visive, è un pioniere dell’Optical art. Interessato al funzionamento percettivo, studia la teoria della Gestalt. Inoltre approfondisce le tecniche fotografiche, il fotomontaggio, e, successivamente, la tecnologia digitale. Interessato al funzionamento percettivo, studio la teoria della Gestalt. Nel 1952 lavora per rinnovare la corporate identity dello sta- bilimento d’Arti Grafiche Alfieri & Lacroix di Milano, per cui disegna più di 150 annunci pubblicitari. Nel 1959 vince la Palma d’Oro per la pubblicità e la Medaglia d’Oro della Triennale di Milano. Nel 1965 partecipa ai lavori del primo congresso sulla comunicazione umana “Vision 65”, tenutosi alla Southern Illinois University di Carbondale. Nel 1966 viene premiato alla Biennale del manifesto di Varsavia e nel 1972 a quella di Venezia. Nel 1967 si aggiudica il Typomundus 20, assegnatogli dall’International Center for the Typographic Arts di New York ad Alfieri & Lacroix. I suoi lavori sono esposti nei più importanti musei del mondo, tra i quali il MoMa di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Victoria and Albert Museum di Londra.

OGGETTI di CARTA


F. Grignani, logo pura lana vergine, 1964.

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F. Grignani, Alfieri & Lacroix tipolitozincografica in Milano propone la comunicazione nell’induzione grafica, manifesto, 1960.

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OGGETTI di CARTA


F. Grignani, Alfieri & Lacroix, manifesto, 1960.

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F. Grignani, L’evoluzione della grafica accompagna la dimensione quotidiana della vita umana, manifesto, 1967.

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OGGETTI di CARTA


F. Grignani, pagina pubblicitaria - Alfieri Lacroix, manifesto, 1969.

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A. HOFMANN “Egli era convinto che più l’esercizio fosse elementare più avrebbe stimolato e potenziato l’immaginazione dello studente.” ― Wolfgang Weingart

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Figura in primo piano dello Stile svizzero, Hofmann è profondamente convinto che il graphic design debba basarsi su regole rigorose e sistematiche. Dal 1937 al 1938 frequenta la Kunstgewerbeschule di Zurigo, e segue un periodo di apprendistato in cui si occupa principalmente di litografia. In seguito, lavora come graphic designer presso la Frobenius AG e l’atelier di Fritz Bühler a Basilea. Nel 1947 inizia a insegnare alla Allgemeine Gewerbeschule di Basilea, dove nel 1948, con Emil Ruder, istituisce un corso avanzato di graphic design, che guadagna presto fama internazionale. Insegna anche al Philadelphia College of Art, alla Yale e al National Institute of Design di Ahmedabad in India. Inol- tre, pubblica Graphic Design Manual (1965) “un distillato dei principi essenziali del suo approccio razionale all’insegnamento del design”, e Work, Quest and Philosophy (1989). La sua opera comprende diversi progetti editoriali e artistici, mostre, studi sui colori, marchi, sistemi di segnaletica e soprattutto manifesti. Nel 1987 riceve una laurea ad honorem dalla Philadelphia University of Arts. Nel 1988 diventa membro onorario della Royal Society of Arts, e nel 1997 riceve il premio culturale della città di Basilea e nel 2011 la Medaglia AIGA.

OGGETTI di CARTA


A. Hofmann, The Dot, manifesto, 1965.

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A. Hofmann, Die gute form, manifesto, 1958.

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OGGETTI di CARTA


A. Hofmann, Giselle, manifesto, 1959.

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J. MAEDA “Ho scelto la sola soluzione possibile: concentrarmi su arte, design e formazione matematica.” ― John Maeda

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Abile progettista informatico, Maeda rivoluziona il graphic design, digitalizzandolo. Studia ingegneria elettrica e scienze informatiche presso il MIT (Massachussetts Institute of Technology), approfittando del Mac (lanciato nel 1984). Nel 1990 si trasferisce in Giappone per conseguire il PhD in graphic design alla University of Tsukuba Institute of Art and Design. Nel 1996 insegna disegno al MIT, mentre dirige il MIT Media Laboratory. Nello stesso anno è Sony Career Development Professor of Media Arts and Sciences. Nel frattempo, ispirandosi all’opera di Paul Rand, fonda un proprio studio di graphic design con la moglie Kris. Negli anni Novanta, cura diverse pubblicazioni interattive, come i Reactive Books (1994), i libri reattivi, sviluppati a partire dal 1994, che possono essere considerati un mix appassionante di design digitale e grafica stampata. Tra i suoi committenti, figurano aziende del calibro di Sony, Shiseido e Absolut Vodka. Inoltre, è insignito di prestigiosi premi, come il National Design Award for Communication Design nel 2001 e il Mainichi Design Prize nel 2002. Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo Design by Numbers (1999), Maeda@Media (2000) e The Laws of Simplicity (2006). Dal 2008 è presidente del Rhode Island School of Design (RISD).

OGGETTI di CARTA


J. Maeda, Gilbert Paper’s Realm, pagine interne, 1998.

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J. Maeda, Morisawa 5, manifesto, 1996.

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OGGETTI di CARTA


J. Maeda, Morisawa 6, manifesto, 1996.

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B. NOORDA “È un ordine nascosto e raziocinante che sovrintende e spiega la chiarezza grafica di Noorda, la sua necessità di lavorare per sistemi o per funzioni.” ― Mario Piazza

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Olandese ma naturalizzato italiano, Noorda è un autentico innovatore del graphic design, progettista di sistemi di corporate identity e di numerosissimi marchi tra i più famosi. Particolarmente attratto dal Bauhaus e delle Avan- guardie storiche, soprattutto dal Costruttivismo, frequenta l’Ivkno (Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs), meglio noto come Academie Gerrit Rietveld. Nel 1957 si trasferisce a Milano e subito entra in contatto con importanti graphic designer italiani del periodo, come Bruno Munari e Albe Steiner. Nel 1961 lavora come art director per Pirelli, e come consulente artistico per La Rinascente. Dal 1962 al 1965 insegna graphic design alla Scuola del libro della Società Umanitaria di Milano. Insegna anche all’ISIA (Istituto Supe- riore per le Industrie Artistiche) di Urbino e all’IED (Istituto Europeo di Design) di Milano. Sempre nel 1965 fonda l’Unimark International a Chicago con Ralph Eckerstrom, Massimo Vignelli, James Fogelman, Wally Gutches, Larry Klein, Robert Moldafsky (per la quale lavora anche come vicepresidente). Inoltre, riceve numerosi riconoscimenti, fra cui diversi Compasso D’Oro, per la segnaletica della metropolitana milanese (1964), per la corporate identity della Regione Lombardia (1975) e dell’Agip (1979). Inoltre, nel 2001 è socio onorario dell’ADI, e riceve una laurea ad honorem in Design da parte del Politecnico di Milano nel 2005.

OGGETTI di CARTA


B. Noorda, logo Metro, 1963.

MUSEO MART

B. Noorda, redesign logo Eni, 1972.

B. Noorda, redesign logo Coop, 1985.

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OGGETTI di CARTA


B. Noorda, Pirelli Rolle, cover, 1959.

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B. Noorda, Nailon + Raion (N+R) Pirelli, manifesto, 1961.

B. Noorda, 50 years of Domus, manifesto, 1979.

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B. Noorda, Segnaletica e font per la metropolitana di Milano, 1960.

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OGGETTI di CARTA


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A. NOVARESE “L’opera di Aldo Novarese costituisce uno straordinario contributo di ingegno progettuale italiano a quel mondo di severo rigore estetico che è il disegno delle lettere.” ― Sergio Polano

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Superlativo progettista di caratteri tipografici, Novarese collabora a lungo con la Fonderia Nebiolo. Comincia la sua formazione nel 1931, alla Scuola per artieri stampatori di Torino, e continua nel 1933, alla Scuola Tipografica e di Arti Affini Giuseppe Vigliardi-Paravia di Torino fino al 1936. Due anni dopo, è invitato dal suo maestro Alessandro Butti e art director della Fonderia Nebiolo a lavorare con lui; una fortunata collaborazione che si protrae per molto tempo. Nel 1952 diventa art director della Nebiolo, per cui realizza caratteri; tra i quali Egizio (1953), Ritmo (1955), Garaldus (1956), Slogan (1957), Recta (1958), Eurostile (1962), Magister (1962) e Metropol (1967). Nel 1956 presenta una classificazione degli stili dei caratteri tipografici suddivisa in dieci famiglie, che rimane un riferimento tuttora autorevole. Sulla falsariga del noto carattere svizzero Helvetica, nel 1966 decide di disegnarne una versione tutta italiana: Forma. Nel 1978 fonda un proprio studio e presta la sua consulenza a importanti aziende in tutto il mondo. Le sue pubblicazioni comprendono Alfa-beta. Lo studio e il disegno del carattere (1964) e Il segno alfabetico (1971).

OGGETTI di CARTA


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A. Novarese, classificazione dei caratteri, 1956.

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A. Novarese, Recta, cover, 1958.

OGGETTI di CARTA


A. Novarese, campionario caratteri Nebiolo, cover, (?).

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G. PINTORI “I suoi risultati migliori di pittore, di grafico, di designer sono effetto di sintesi.” ― Libero Bigiaretti

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Noto per aver ricoperto per più di trent’anni il ruolo di art director della famosa azienda italiana Olivetti, Pintori è uno dei più formidabili graphic designer italiani. Dal 1930 al 1936 studia all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Monza. Nel 1934 allestisce, con Giuseppe Pagano, la Mostra dell’Aeronautica. Nel 1936 comincia la lunga collaborazione con Olivetti. Nei primi anni lavora nell’Ufficio Sviluppo Pubblicità, di cui diventa art director nel 1950, anno in cui vince la Palma d’Oro della Federazione italiana della pubblicità. Suo maestro è il poeta Leonardo Sinisgalli, con cui elabora le campagne pubblicitarie per l’azienda. Insieme, nel 1940, vincono un premio per l’allestimento della Mostra d’Arte Grafica alla VII Triennale. Negli anni cinquanta il lavoro di Pintori è esposto in alcuni dei musei più importanti del mondo (nel 1952 al MoMA di New York con la mostra Design in Industry, dedicata alla Olivetti, e nel 1955 al Louvre) e pubblicato su prestigiose riviste, come “Fortune”, “Graphic Design”, “Horizon”. Nel 1967 Pintori lascia l’Olivetti per lavorare come graphic designer freelance. Tra i suoi clienti, figurano Pirelli, Ambrosetti e Gabbianelli. Negli ultimi anni, si dedica prevalentemente alla pittura. Una retrospettiva in suo onore si tiene a Nuoro nel 2003.

OGGETTI di CARTA


G. Pintori, Numbers, manifesto, 1949.

MUSEO MART

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G. Pintori, Lettera 22, manifesto, 1954.

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OGGETTI di CARTA


G. Pintori, 82 Diaspron, manifesto, 1958.

MUSEO MART

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G. Pintori, Tetractys, manifesto, 1956.

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OGGETTI di CARTA


G. Pintori, Elettrosumma 22, manifesto, 1958.

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P. RAND “Il marchio di Chanel profuma esattamente come il profumo che rappresenta. Quindi è la sintesi di forma e contenuto.” ― Paul Rand

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Celebre per la sua poliedrica attività progettuale, specializzato nell’ambito della corporate identity (e non solo), Paul Rand, il cui vero nome è Peretz Rosenbaum, è uno dei designer americani più formidabili del Novecento. Dal 1930 al 1932 studia al Pratt Institute e alla Parsons School of Design di New York. Nel 1933 frequenta un corso di disegno all’Art Students League con Georg Grosz. Dal 1936 al 1941 lavora come art director delle riviste “Apparel Arts” ed “Esquire”. E dal 1938 al 1945 disegna le copertine della rivista “Direction”. Nel 1941 László Moholy-Nagy, affascinato dal suo lavoro, pubblica un articolo su di lui. Quindi lavora come art director fino al 1955 per la William H. Weintraub, un’importante agenzia di pubblicità di New York. Nel 1947 pubblica Thoughts on Design, un saggio seminale sul graphic design, cui s’ispirano numerosi progettisti in tutto il mondo. Negli anni Cinquanta lavora per IBM, Westinghouse Electric Company, Cummins, Ups, ABC Television, NeXT, Ussb, progettando marchi e sistemi di corporate identity. Inoltre, disegna alcuni memorabili manifesti per Olivetti. Nei quarant’anni successivi, continua la sua esemplare attività di graphic design, mentre insegna a Yale e in altre prestigiose università.

OGGETTI di CARTA


P. Rand, logo Ups, 1961.

MUSEO MART

P. Rand, logo ABC Television, 1962.

P. Rand, 8-bar logo IBM, 1972.

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OGGETTI di CARTA


P. Rand, Rebus IBM, manifesto, 1981.

MUSEO MART

P. Rand, Tokyo e Osaka Communication Arts, manifesto, 1991.

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OGGETTI di CARTA


P. Rand, Report annuale di Westinghouse, cover, 1974.

MUSEO MART

P. Rand, IBM: Golden Circle, manifesto, 1981.

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A. STEINER “Il progettista grafico dev’essere sempre più orientato scientificamente, non è un venditore di fumo. La sua è una vera specializzazione.” ― Albe Steiner

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Segnato dall’assassinio dello zio Giacomo Matteotti e dalla Resistenza antifascista, Steiner trasferisce il suo impegno civile nel graphic design. Si diploma in ragioneria, ma ben presto comincia a dedicarsi al graphic design, esordendo nel 1933 con il pieghevole del motociclo 175 dell’azienda Atala. Quindi, collabora con lo Studio Boggeri, dove s’interessa di pittura, fotografia e apprende la lezione del Bauhaus e del Costruttivismo russo. Nel 1939 fonda, con la moglie Lica, lo studio LAS (Lica Albe Steiner). Nel 1940 espone alla VII Triennale di Milano. Dopo la Seconda guerra mondiale, lavora come graphic designer per “Il Politecnico”, diretto da Elio Vittorini. Nel 1946 si trasferisce in Messico per due anni. Tornato in Italia, riprende la sua attività di progettista, e si dedica anche alla didattica, dirigendo la Scuola del libro di Milano nel 1959, insegnando alla Scuola Rinascita e negli istituti d’arte di diverse città italiane (Urbino, Parma, Roma e Firenze). Inoltre, lavora per importanti aziende, tra le quali Pirelli, La Rinascente, Olivetti, Necchi e, nell’ambito dell’editoria per Einaudi, Feltrinelli e Zanichelli, nonché per le riviste “Stile Industria”, “Casabella”, “Domus”, “Edilizia moderna” e “Tempi moderni”.

OGGETTI di CARTA


A. Steiner, logo Albe & Lica Steiner, 1939.

MUSEO MART

A. Steiner, logo Compasso d’oro, 1954.

A. Steiner, logo Coop, 1963.

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A. Steiner, Cavi per usi industriali, adv, 1959.

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OGGETTI di CARTA


A. Steiner, Quattordicesima Triennale di Milano, 1968.

MUSEO MART

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T. IKKO “Ritengo di aver appreso dal nõ l’essenza di una bellezza dell’astrazione che può superare la rappresentazione del reale.” ― Tanaka Ikko

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Tanaka è senz’altro uno dei graphic designer giapponesi più interessanti. Nel 1950 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Kyoto. Dal 1950 al 1952 lavora come textile designer per la Kanegafuchi Spinning Mills e, dal 1952 al 1957, alla Sankei Press di Osaka. Nel 1954 comincia la sua attività di graphic designer, esordendo con uno straordinario manifesto per il teatro Kanze Noh di Osaka. Dal 1960 al 1963 lavora come art director per la Nippon Design Centre di Tokio. Nel 1963 apre un proprio studio. Nel 1964 lavora per le Olimpiadi di Tokio. Nel 1966 diventa membro dell’AGI (Alliance Graphique Internationale). Nel 1970 progetta il padiglione storico giapponese all’Osaka World Expo. Nel 1981 è membro del JDPC (Japan Day Preparation Committee), una commissione che si occupa del Japan Day, evento che si tiene in Olanda. Nel 1982 cura la pubblicazione del libro Japanese Coloring con Kazuko Koike. Nello stesso anno disegna una serie di manifesti per una campagna ambientale sostenuta dall’“Asahi Journal”. In seguito, collabora con gli stilisti Hanae Mori, Kenzo e Issey Miyake. Inoltre, cura diverse mostre in musei di tutto il mondo, mentre il MoMA di New York e lo Stedelijk Museum di Amsterdam ospitano una sua collezione permanente.

OGGETTI di CARTA


T. Ikko, The New Spirit of Japanese Design: Print, manifesto, 1984.

MUSEO MART

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T. Ikko, Nihon Buyo, manifesto, 1981.

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OGGETTI di CARTA


T. Ikko, 20째 anniversario di Shakaru, manifesto, 1994.

MUSEO MART

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A. TESTA “Oggi, per essere un buon pubblicitario ci vuole prima di tutto una profonda cultura e bisogna essere aggiornati sui modi di narrare, con una capacità di sintesi ineccepibile.” ― Armando Testa

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Fantasioso ideatore di manifesti, Testa cura alcune delle più note campagne pubblicitarie italiane. Studia alla Scuola tipografica Vigliardi Paravia, sotto la guida del pittore astratto Ezio D’Errico, che lo introduce all’arte contemporanea. Nel 1937 si aggiudica il primo premio per il manifesto del concorso indetto dall’azienda di colori tipografici ICI. Nel dopoguerra lavora per aziende del calibro di Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli, illustra diversi progetti editoriali e fonda quello che nel 1956 diventa lo Studio Testa. Qui, si occupa di molte campagne pubblicitarie sia dal punto di vista grafico sia televisivo, innalzando il prestigio delle aziende Lavazza, Olio Sasso, Carpano, Simmenthal e Lines. Inoltre, vince entrambi i concorsi (1958-1959) per il manifesto ufficiale delle Olimpiadi di Roma del 1960. Dal 1965 al 1971 insegna Disegno e composizione della stampa presso il Politecnico di Torino. Nel 1978 lo Studio Testa diventa Armando Testa S.p.A. con sede sia a Milano sia a Roma. Negli anni Ottanta, Testa s’impegna nel sociale, realizzando manifesti per Amnesty International e per la Croce Rossa. Anche per questo, riceve diversi premi importanti tra i quali la medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione nel 1968 e la medaglia d’oro della Federazione Italiana Pubblicità nel 1975.

OGGETTI di CARTA


A. Testa, Punto e Mes, manifesto, 1960.

MUSEO MART

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A. Testa, Pirelli: pneumatico Atlante, manifesto, 1954.

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A. Testa, Digestivo Antonetto, manifesto, 1960.

OGGETTI di CARTA


MUSEO MART

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M. VIGNELLI “Non c’è design senza disciplina. Non c’è disciplina senza intelligenza.” ― Massimo Vignelli

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Esponente del design italiano a New York, Vignelli coniuga il rigore grafico europeo con l’abilità tecnica del design americano. Dal 1950 al 1953 studia all’Accademia di Brera di Milano e alla Facoltà di Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1957. L’anno successivo insegna design all’Illinois Institute of Technology di Chicago, dal 1960 al 1964 all’Umanitaria di Milano e dal 1962 al 1964 all’Istituto per il Disegno Industriale di Venezia. Durante gli anni Sessanta, assume rilevanza sullo scenario internazionale del design: disegna i manifesti per la XXXI e la XXXII Biennale di Venezia, le copertine per la Biblioteca Sansoni (1963) e rinnova l’immagine del Piccolo Teatro di Milano (1964). Nel 1965 partecipa alla fondazione dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) ed è membro, dal 1961 al 1965, del Gruppo di Studio dell’International Council of Societies of Industrial Design. Negli stessi anni, co-fonda l’Unimark International Corporation e assume l’incarico di responsabile della sede di New York. Nel 1972 fonda, con la moglie Lella, la Vignelli Associates a New York. I suoi lavori sono conosciuti a livello mondiale ed esposti nelle collezioni permanenti d’importanti musei come il MoMA e il Metropolitan di New York.

OGGETTI di CARTA


M. Vignelli, logo Ford, 1966.

MUSEO MART

M. Vignelli, logo American Airlines, 1968.

M. Vignelli, logo United Colors of Benetton, 1995.

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OGGETTI di CARTA


M. Vignelli, calendario Stendig, 1966.

MUSEO MART

M. Vignelli, Knoll International, manifesto, 1967.

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M. Vignelli, Piccolo Teatro di Milano, locandina, 1964.

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M. Vignelli, Metropolitana di New York, mappa, 1970.

M. Vignelli, Bicentennial Flag, serigrafia, 1976.

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L. WYMAN “Il progetto fu tanto efficace che il “New York Times” dichiarò «Si può essere analfabeti in tutte le lingue e ancora orientarsi molto bene, ma non daltonici».” ― Philip B. Megs

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Wyman è noto soprattutto per la sua attività di graphic design nell’ambito della corporate identity. Nel 1956 si iscrive al Pratt Institute di New York, dove si laurea in Industrial Design nel 1960. Così, è assunto dalla General Motors, nel Michigan. Durante gli anni Sessanta cura il progetto (grafico) di diversi padiglioni, come quello americano per un’esposizione commerciale a Zagabria (1962) e il padiglione Chrysler alla New York World’s Fair (1963). Nel 1966 collabora con Peter Murdoch. Nello stesso anno vince il concorso per la progettazione della corporate identity delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Dal 1968 al 1971 resta in Messico, per progettare la corporate identity della metropolitana di Città del Messico (1969) e della Coppa del Mondo del 1970. Nel 1971 ritorna a New York, dove fonda, con Bill Cannan, la Wyman & Cannan e, nel 1979, lo studio Lance Wyman Ltd. Dal 1973 insegna alla Parsons School of Design di New York, ed è autore di vari progetti molto innovativi, come quelli per la metropolitana di Washington, per il National Zoo di Washington (1975) e per il Jeddah International Airport (1978). Ancora, nel 1992 disegna la segnaletica per il Museo Americano di Storia Naturale di New York.

OGGETTI di CARTA


MUSEO MART

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L. Wyman, Mexico 68, manifesto, 1968.

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L. Wyman, National Zoological Park Washington DC, manifesto, 1975.

OGGETTI di CARTA


L. Wyman, Artists for Obama, manifesto, 2008.

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Progetto e impaginazione/ Sebastiano Salvan testi/ Clara Giacalone Dario Russo MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Corso Bettini 43, 38068 Rovereto (TN) www.mart.trento.it

Si ringraziano per il contributo:


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OGGETTI di CARTA


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