Ginzburg

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Nel ventennale della morte di Domenico Rea, il cantore poetico e drammatico della plebe napoletana che non vuole arrendersi alle difficoltà della vita, nasce un sito Internet dedicato all’autore di Ninfa plebea (il romanzo con cui vinse il premio Strega 1993). www.domenicorea.it conterrà un migliaio di documenti tra libri, traduzioni, video e interviste, e sarà inaugurato giovedì alle 19 in corso Vittorio Emanuele 137/a a Napoli, presente la figlia dello scrittore, Lucia.

CULTURA SPETTACOLI

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Leone Ginzburg l’ombra severa che ci giudica L’intellettuale di origine russa moriva il 5 febbraio di 70 anni fa. Tra i fondatori della Einaudi, protagonista di una straordinaria generazione intellettuale torinese

Leone Ginzburg (qui nel ritratto di Carlo Levi), nato a Odessa nel 1909, morì il 5 febbraio 1944 nel carcere romano di Regina Coeli. Nel 70° anniversario, sarà ricordato domani a Torino nell’aula magna del suo liceo, il D’Azeglio, in via Parini, 8, alle 17. Interventi di Mauro Bersani, Claudio Dellavalle, Sergio Pistone, Domenico Scarpa e Emanuele Segre Amar. Ginzburg fu tra i fondatori della casa editrice Einaudi, nonché figura di spicco di Giustizia e Libertà e del Partito d’Azione. Nel catalogo Einaudi sono i suoi Scritti e le Lettere dal confino. Per Castelvecchi esce ora La tradizione del Risorgimento

J Leone Ginzburg (dopo il matrimonio) via Morgari 11 K Editrice Einaudi via Arcivescovado 7

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Vicini di casa Il liceo D’Azeglio e la Einaudi sono i centri gravitazionali di una manciata di giovani che hanno segnato la cultura italiana del ’900, le cui abitazioni si trovavano a poca distanza l’una dall’altra tra la Crocetta e San Secondo: una irripetibile fioritura intellettuale in un fazzoletto di Torino.

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H/I Leone Ginzburg (prima del matrimonio) via Pastrengo 13, via Vico 2

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E Cesare Pavese via Lamarmora 35 F Franco Antonicelli corso Sommeiller 11

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nome con la G dolce, è forse soltanto un vezzo di cui ci si compiace, forse un modo segreto, intimo, a cui noi vecchi on muore più il compagni teniamo come a un privilefebbraio» è un gio, di parlare di lui». verso montaliaAl D’Azeglio, Ginzburg, originario di no intonato ad Odessa, classe 1909, il padre naturale alcune fra le mi- un ebreo italiano, arrivava dalla casa gliori energie torinesi, indigene e di via Pastrengo 13, percorrendo via d’adozione. È il mese in cui, la notte Massena o corso Re Umberto, talvolta fra il 15 e il 16, 1926, a Parigi, e il 5, sotto i portici di via Sacchi, «lunga, 1944, a Roma, nel braccio tedesco di monotona e melanconica», come appaRegina Coeli, rispettivamente, tragi- riva a Bobbio che vi abitava. Quindi camente, si accomiatarono Piero Go- traslocando in via Vico, al 2, la «casa betti e Leone Ginzburg. Due figure dei bovi», i mascheroni che la trapunintramontabili, quindi sempre vive, tano. Le due abitazioni come due cenadell’Italia civile. coli, dove maturerà e infine nascerà Il «suo» liceo D’Azeglio celebra do- tra una tazza di tè e le opere di Benemani i settant’anni dalla scomparsa detto Croce l’Einaudi, raccogliendo la di Ginzburg. Ginzburg e Gobetti. «Il staffetta di Gobetti, l’editore ideale. professor Cosmo - era solito rievocaGinzburg, tra gli architravi dello re Norberto Bobbio - arrivava in clas- Struzzo, che esordirà in via Arcivescose con La Stampa. Quel giorno, la vo- vado 7, dove Gramsci diresse L’Ordine ce incrinata, ci fece partecipi della Nuovo. Temutissimo da Giulio. «Ricorlettura mattutina: “Ho appreso una do - rivelò la sorella Marussia, internotizia dolorosissima, è morto a Pari- pellata da Maria Clara Avalle - che, gi Piero Gobetti, un mio giovane allie- quando Leone si assentava da Torino, vo...”. Toccherà a Leone Ginzburg, a volte Giulio Einaudi pubblicava opeterminata l’ora di italiano, introdurci re che mio fratello non approvava comnell’universo di Piero, spiegarcelo. pletamente; Leone era molto severo in No, non l’aveva questi casi», conosciuto, ma Quando l’EinauIL TESTAMENTO MORALE sapeva ogni codi nasce, nel 1933, Vittima delle torture naziste sa». L’Agenzia Leone Ginzburg da raccomandò di non avere due anni è laureato, Tass, come venne soprannominato. «in avvenire, odio per i tedeschi» in lettere, una tesi Sarà Ginzsu Maupassant con burg, in seguito, a inalberarsi per le Ferdinando Neri. E ha già acquisito «spiritosaggini» poetiche («Non le ho una sicura fama di traduttore dal rusdimenticate, e non le dimenticherò so, in primis Anna Karenina, per la Slatanto presto») di Giacomo Noventa, via di Alfredo Polledro, nel capolavoro voce cara a un torinese come Mario di Tolstoj scovando, chissà, l’affinità Soldati, sull’artefice della Rivoluzione tra la sua gente e i piemontesi: «Noi liberale e i suoi confrères: «... ma que- russi siamo sempre così. Forse questa sti qua, / Che al cimitero - Te già tro- è anche una nostra qualità, la facoltà di và; / Te loda solo - Per dirsi grandi, / vedere i nostri difetti, ma noi esageriaE te lassa là». mo, ci consoliamo con l’ironia che abGinzburg, «alto, crespo, brutto; biamo sempre pronta sulla lingua». pieno d’ingegno; un poco balbo», coLeone Ginzburg è sicuramente, nel me lo descrisse Augusto Monti, tra i milieu dazeglino tra politica e cultura «maggiori» del D’A zeglio, subito in sotto la Mole, il più letterato. E sicuralui riconoscendo (come in Gobetti) lo mente (con Franco Antonicelli) tra i «scolaro maestro». Mai dimentican- pochissimi estimatori di Guido Gozzadone il componimento che gli valse, no, non scambiandolo - la trita vulgata tra le altre prove, l’ammissione al li- -. per un alfiere della città giandujesca, ceo, lui privatista: «Aveva portato la per una sentinella degli «orizzonti anscena in una stazione alpina; c’era la gusti». Anzi. In una lettera a Carlo Mufigura del letterato di lusso, la carica- scetta nel 1936, l’anno in cui apparve la raccolta pavesiana Lavorare stanca, sotura; come fare a non dargli dieci?». Ghinzburg o Ginzburg, quale la sterrà: «Ritengo Lavorare stanca il più corretta pronuncia? Ghinzburg, an- bel libro di versi uscito in Italia a riveche se prevalse Ginzburg, rammen- lare un poeta nuovo dopo La via del ritava Bobbio, suo compagno di classe fugio. Questo curioso Piemonte». Pavese era tra gli ospiti di casa Ginznella sezione A: «Ancora oggi, tra vecchi compagni, si pronuncia quel burg (quando Leone si sposerà con NaBRUNO QUARANTA

- LA STAMPA

talia nel 1938), in via Pallamaglio 11, oggi via Oddino Morgari, una traversa di via Nizza (via Nizza che con via Sacchi corre parallela alla ferrovia, dipartendosi dalla stazione di Porta Nuova). Pavese a cui (Lessico famigliare) la sorella e la madre di Leone «avevano insegnato a dire in russo: “Io amo il tè con lo zucchero e col limone”».

Leone Ginzburg con la moglie Natalia, sposata nel 1938

Pavese, l’impolitico autore del romanzo civile La casa in collina. Ginzburg, il politico permeato di poesia. Lasciando orme sensibilissime, in Giustizia e Libertà e nel Partito d’Azione, patendo il carcere, il confino e ulteriormente la reclusione, a Roma, dove morirà in seguito alle torture subite. Ma raccomandando - il messaggio affidato a Pertini, raccolto supremamente tra i dazeglini da Primo Levi - di non avere, «in avvenire, odio per i tedeschi». Da allora, dal 5 febbraio 1944, Leone si ergerà come specchio di una certa Italia, una coscienza scolpita nei versi di Franco Antonicelli: «Un’ombra c’è tra noi / che giudica severa i nostri stenti».


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