Anniversari l’Unità, il quotidiano dei comunisti italiani, compie 90 anni
Quel giornale di partito che non voleva essere tale Il suo fondatore, Gramsci, invitò alla prudenza, a non dichiarare, in tempi di fascismo, le radici politiche di quella nuova avventura editoriale di Mirella Serri
«I
l giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere redatto in modo che la sua dipendenza di fatto dal nostro partito non appaia troppo chiaramente. Dovrà essere un giornale di sinistra… Io propongo come titolo l’Unità… che avrà un significato per gli operai e avrà un significato più generale». Già, proprio così, bisogna esser cauti, sono tempi difficili con Mussolini insediato alla presidenza del Consiglio: Antonio Gramsci esorta alla prudenza nella lettera del settembre 1923 in cui propone la nuova avventura editoriale del neonato partito comunista. Che, però, sottolinea, dovrà avere anche un significato per tutti, «generale». A distanza di alcuni mesi, a Milano, il 12 febbraio 1924, nascerà l’Unità, il quotidiano che non solo ha scandito ma anche condizionato e a volte decisamente orientato la storia della Penisola. Per festeggiare i suoi novant’anni, la gloriosa testata che di sottotitoli ne ha cambiati parecchi – “Quotidiano degli operai e dei contadini”, “Organo del Partito Comunista Italiano”, “Quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924” – fa uscire uno speciale con 90 storiche prime pagine. Saranno accompagnate da una presentazione di Alfredo Reichlin, per due volte al timone del giornale ora diretto da Luca Landò. Da Gramsci alla Guerra fredda. I suggeri-
menti di Gramsci alla cautela non erano certo campati in aria. Ma il foglio scendeva in campo con orgoglio, attaccava violentemente nel primo numero il fascismo ed esortava alla lotta proletaria; un “neretto” redazionale ricordava Lenin scomparso il 21 gennaio e il cui nome era «una promessa per l’avvenire». La tiratura fu di 20 mila copie che raggiunsero la vetta delle 35 mila dopo il delitto Matteotti. Dal 1927 il suo destino sarà l’emigrazione Un ruolo forte nella cultura e nella politica In alto, il primo numero de l’Unità, il 12 febbraio 1924; al centro, l’uscita del 6 marzo 1953 che annunciava la morte di Stalin; in basso, Antonio Gramsci. Il 12 febbraio all’Unità sarà allegato uno speciale con 90 prime pagine storiche.
e la clandestinità. Oggi lo speciale (a cura di Fabio Luppino) ha ripescato, tra l’altro, due numeri del quotidiano del 1944 ciclostilati e con la testata addirittura vergata a mano. Sono i momenti più palpitanti e ardimentosi della creatura di Gramsci che, dopo il periodo di clandestinità, tornerà a nuova vita a partire dal 1945, con titoli a nove colonne come «L’insurrezione nazionale divampa vittoriosa nel Nord». Seguirà la Guerra fredda, la religione dell’Urss-casa madre (per la morte del Piccolo Padre non ci si risparmia in devozione: «Gloria eterna all’uomo che più ha fatto per il progresso dell’umanità» e per l’invasione dell’Ungheria si afferma: «Le truppe sovietiche intervengono per porre fine all’anarchia e al terrore bianco»). Il quotidiano non abbandona mai il piglio combattivo e si posiziona in primo piano addirittura sulla scena mondiale con l’intervista a Fidel Castro del 1961 e a Dubcek dopo 20 anni di silenzio. Ironia e laicità. I fendenti non mancano e gli
scambi feroci con gli avversari, i “forchettoni” democristiani, sono all’ordine del giorno persino in campo culturale a opera di intellettuali del calibro di Pasolini, Vittorini, Calvino, Pavese, Éluard, Aragon, Garçia Lorca. Il titolo per il funerale di Togliatti, in sintonia con i tempi, era autoritario e muscolare, «Eravamo un milione. Una dimostrazione di forza senza precedenti». Per le esequie di Enrico Berlinguer, curiosamente, ritorna la parola «forza» ma in accezione ecumenica: «Manifestazione di forza essenziale per l’Italia e per l’Europa». l’Unità sta cambiando abito, indossa panni laici e pure creativi quando, per esempio, sotto la direzione di Emanuele Macaluso, nel 1986, dà il via a Tango, allegato satirico di successo che entra in rotta di collisione con il Pci. Dopo Massimo D’Alema, Renzo Foa e altri, Walter Veltroni girerà letteralmente pagina e ne farà il luogo del dibattito del centro-sinistra, inaugurando un modello a cui aderiranno in tanti, da Peppino Caldarola a Furio Colombo, Antonio Padellaro, Concita De Gregorio, Claudio Sardo. L’invito gramsciano ad attribuire al titolo l’Unità un valore sostanziale è stato dunque un auspicio, ma anche un vaticinio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SETTE | 06 — 07.02.2014
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