a cura di Andrea Speziali
ITALIAN LIBeRTY UNA NUOVA STAGIONE DELL’ART NOUVEAU
a cura di ANDREA SPEZIALI
Un progetto di ITALIA LIBERTY©
Organizzato da Aitm Art
Con i seguenti partner
E il patrocinio di
ARCHIVIO DI STATO DI RIMINI
Comune di San Pellegrino
Supportato da
Abbiamo sostenuto:
Partner ufficiali di Italia Liberty:
SOMMARIO 7
ITALIAN LIBERTY Una nuova regia dell’Art Nouveau Andrea Speziali
13
TORINO LIBERTY Palazzo della Vittoria Edoardo Tamagnone
17
SAN PELLEGRINO LIBERTY Casinò Municipale Tarcisio Bottani
21
MILANO LIBERTY Tre esempi Art Nouveau: Casa Ferrario, Guazzoni, Campanini Pierfrancesco Sacerdoti
37
NAPOLI LIBERTY Palazzina Velardi Renato De Fusco
41
GENOVA LIBERTY Il Cimitero Monumentale di Staglieno Gianni Orefice
43
TRIESTE LIBERTY Casa Valdoni Federica Rovello
47
MONTEVARCHI LIBERTY Villa Masini Mario Ristori
53
ROMA LIBERTY Teatro Ambra Jovinelli Ulisse Tramonti
57
VARESE LIBERTY Birra Poretti Giancarlo Illiprandi
61
PALERMO LIBERTY Florilegio Maria Cristina Sirchia
65
RASSEGNA FOTOGRAFICA AA Vv 3
A
partire dalla stagione artistica della Belle Époque, alla fi ne dell’Ottocento, sino alle prime due decadi del Novecento, l’Art Nouveau ha infl uenzato il pensiero filosofi co e ogni forma d’arte ben oltre i confi ni europei. Presto anche in Italia il Liberty divenne un segno distintivo nelle arti figurative, nell’architettura e nelle arti applicate; da Milano a Napoli, da Messina a Torino l’eclettismo dello stile
fl oreale conquistò la cultura dell’epoca. Il capoluogo piemontese è considerato a pieno titolo la capitale italiana del Liberty, questo grazie principalmente all’opera di Pietro Fenoglio che, attraverso i colori pastello dei suoi meravigliosi ornamenti, ha accostato nell’eleganza decorativa materiali spesso arditi, trasfigurandone il valore tangibile. Ancora oggi il tratto inconfondibile di questa affascinante stagione permea le vie di Torino grazie alla seduttiva bellezza di edifi ci come il Villino Raby, la celebre Villa Scott,
trionfo di logge, torrette, vetrate, bovindi e, soprattutto, Casa Fenoglio-Lafl eur, considerata il più signifi cativo esempio di stile Liberty nel nostro Paese. Per queste ragioni il volume di Andrea Speziali rappresenta una grande opportunità per Torino e per l’Italia intera, offrendo attraverso il suo lavoro attento e meticoloso uno straordinario strumento di studio e, al contempo, un omaggio alla bellezza dei nostri luoghi.
Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della città di Torino
ITALIAN LIBERTY UNA NUOVA STAGIONE DELL’ART NOUVEAU
Direttore artistico ANDREA SPEZIALI Webmaster director LAURA NOVAK Presidente di giuria CECILIA CASADEI Giuria del concorso CECILIA CASADEI LIA CELI GIANLUCA DALUISO VITTORIO D’AUGUSTA FRANCO DONAGGIO RICCARDO GRESTA FRANCO MARONI Con la partecipazione di MARCO BAZZOCCHI ULISSE TRAMONTI Cerimonia di premiazione GRAND HOTEL DA VINCI CESENATICO Sabato 29 novembre 2014 Public relations LAURA NOVAK GIANCARLO CHERUBINI ERNESTINA DE PAOLA Ufficio stampa DOLP’S Studio Forlì Aitm Art Presidente del comitato di studio Italia Liberty Vittorio Sgarbi
Ringraziamenti Alessandro Chetta Alice Parma Anne-Lise Alleaume Archivio Stato Rimini ASCOM Cervia Barbara Bigi Barbara Gariboldi Bruno Daita Carlo Guenzi Cesare Brusi Comune di Palermo Comune di San Pellegrino Terme Comune di Sogliano Al Rubicone Comune di Torino Comune di Trieste, Archivio Generale Maria Dreossi e Oreste Fella Comune di Trieste, Archivio Tecnico Disegni Daniela Gay Daniele Vitale Davide Leonardi Davide Leonardi Enrico Delitala Ernestina De Paola Fabio Mangone Famiglia Leardini Federica Vuoli Gabriele Semprini Gianfranco Brunelli Gianluca Braschi Gianni Messa Gioacchino Barile Giorgio Casati Giovanna Ginex Giuditta Lojacono Giuliana Ricci Giuseppe Cuman Inmaculada Esteve Pascual Laura Novak Leopoldo Veronese Lina e Vanni Dolcini Lodovico Meneghetti Luca Dossena Marco Pascucci Mario Garofalo Michele Sacerdoti Miska Ruggeri Museo di Arte Povera Nadia Fidanzi Nadia Piccirillo Orlando Daga Paola Ugolini Bernasconi Paolo Rambelli Renato Brunetta Renato Lombardi Renzo De Simone Rita Di Tommasi Roberto Buda Silvestro Serra Simona Boron Simone Polini Stefano Brambilla Stefano Masi Stefano Poli
Affresco di E. De Maria Bergler a Villa Igiea a Palermo. Foto di Marcello Karra.
ITALIAN LIBERTY UNA NUOVA REGIA DELL’ART NOUVEAU ANDREA SPEZIALI
H
o sempre creduto nelle parole pronunciate da
quei paesaggi, in quell’atmosfera creati in studio dove l’incon-
Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”; esse
scio percepisce positivamente il messaggio.
acquistano valore di premonizione nel particolare
Per diffondere l’arte Liberty sinonimo della bellezza borghe-
momento di grande crisi che stiamo vivendo da
se, cioè alla portata di tutti, e catturare l’interesse della gente,
ormai nove anni, possibile “amaro antipasto” per
motivandola ad avvicinarsi al tema è stato indetto il Concorso
una nuova guerra mondiale sempre in agguato. Dalle cronache
Fotografico ITALIAN LIBERTY, avviato nel 2013 con la prima edi-
di cento anni fa che precedevano lo scoppio della Grande Guerra
zione. Il successo ottenuto e la passione dei partecipanti hanno
ci arriva la conferma che il periodo sembra proprio il medesi-
trasmesso all’organizzazione del premio1 un rinnovato entusia-
mo, o quanto meno i leader che pensano di governare il mon-
smo che ha dato vita anche alla seconda edizione, svoltasi dal
do nell’oscurità, al riparo dagli occhi dei cittadini comuni, ce lo
3 marzo al 31 ottobre 2014. La notevole quantità di materiale
fanno credere, strumentalizzando le paure della massa. C’è però
giunto alla segreteria del concorso ci ha spinto così a continua-
una differenza rispetto ai primi anni del Novecento: attualmente
re il percorso con la terza edizione dal 2 marzo al 31 ottobre di
non c’è uno stile ben definito che dia l’impronta a questo secolo
quest’anno ed a pubblicare un tomo dedicato al premio, come è
come invece avveniva allora con la corrente artistica Art Nou-
stato per la prima edizione.
veau.
Il 21 dicembre 2011, quando è nato il portale web2 riferito al pro-
Da qui nasce l’iniziativa di attuare un programma per far cono-
getto ‘’Italia Liberty’’, sorto dal precedente ‘’Romagna Liberty’’3
scere il bello a chi ancora non sa bene cosa sia, e promuover-
che sposava l’attuale intenzione di censire il patrimonio Liberty
lo, partendo proprio dal Liberty, quello stile che si sviluppò tra
in Italia, dalle architetture ai manufatti , pensando inizialmente
fine ’800 e inizi ’900 in Italia, capace di risvegliare gli animi con
al solo contesto regionale dell’Emilia-Romagna, non immagina-
un’arte borghese e raffinata, caratterizzata da una linea sinuosa
vo un così grande riscontro d’interesse nel pubblico virtuale. La
che spesso viene definita dagli storici “a colpo di frusta” e che
data di inaugurazione non è stata causale:era un anno prima di
a me piace chiamare “linea della grande bellezza”, dove spes-
quella che doveva essere la fine del mondo secondo i Maya!
so la traccia non segue un ordine preciso e definito, ma riesce
Non ho mai condiviso quella premonizione e per l’appunto,
nell’insieme a trasmettere ugualmente un messaggio, un’emo-
senza macerarmi nel dubbio, mi sono dato da fare come uno
zione, con colori vivaci, come nelle opere del grande artista ce-
scoiattolo a accumulare tutti gli appunti di studi sul tema e a
coslovacco Alfons Mucha, ancora oggi musa ispiratrice per tanti
pubblicarli per testimoniare un periodo storico al quale mi sono
grafici che si rifanno ai suoi manifesti pubblicitari, geometrici e
avvicinato da piccolo in modo singolare4.
affascinanti. Nelle sue rappresentazioni spesso troviamo la figu-
Il progetto includeva l’apertura di un portale web per censire
ra femminile portatrice di fascino e seduzione.
ville, villini e palazzi assieme a opere delle arti applicate, pitture,
Sembra quasi che Sarah Bernhardt (che ha posato per Mucha)
sculture e arti grafiche Liberty in Italia, sotto forma di fotogalle-
emerga dal poster.
ry, legata a una mappatura di quelli che sono i villini e la colloca-
Un’altra peculiarità riguarda la tecnica di stampa, per cui la lito-
zione delle opere.
grafia realizzata da molteplici retini crea una speciale tridimen-
Chi visita il portale è come se facesse un viaggio a ritroso nel
sionalità volta a catturare l’attenzione del fruitore, portandolo in
tempo per rinfrescare le memorie, visionando immagini d’e7
poca che raccontavano una qualsiasi città giardino
una vera e propria rivelazione dell’arte Liberty in un’a-
con ville e edifici che oggi non troviamo più. Spesso
rea che non ha mai visto un grande sbocco di novità
è più facile demolire che ristrutturare: lo sanno bene
artistiche agli inizi del Novecento. Eppure le decora-
imprenditori e amministrazioni comunali! Il progetto
zioni Liberty di questo edificio sorto nei primi anni del
“Italia Libety”, volto alla valorizzazione di questo sti-
Novecento testimoniano che lo stile floreale ha qui rag-
le, intende anche sensibilizzare l’opinione pubblica
giunto vertici inimmaginabili. A volte anche i comuni
e privata al fine di tenere nella giusta considerazione
più piccoli conservano affreschi Liberty della cui im-
questa corrente artistica e promuovere il patrimonio
portanza6 non si rendono conto. Cito per esempio la
culturale italiano tanto ammirato all’estero.
mia cara Romagna, dove all’interno di Palazzo Dal
Addirittura ho contemplato la possibilità di promuo-
Pozzo, a Imola, si possono ammirare splendidi af-
vere una serie di attività che possano portare alla pre-
freschi Liberty decorati da Domenico Pasi7, artista
sentazione in Parlamento di un progetto di legge che
originario di Lugo (1892 – 1923) formatosi alla Scuola
fermi lo scempio di tanta bellezza e costringa a
Comunale di Disegno diretta da Domenico Visani e
salvare le tracce di un glorioso recente passato,
in seguito all’accademia di Belle Arti a Firenze. Da al-
piuttosto che abbatterlo con le ruspe. Di certo l’in-
cune opere ritrovate risulta che l’artista conobbe una
put mi è arrivato dalla mia cittadina d’origine, Riccione,
fase futurista e con questo genere di opere partecipò
in cui è risaputo che il boom turistico degli anni 50-60
a mostre in città come Milano, Firenze e Genova. Il
ha richiesto il sacrificio di tante belle palazzine Liberty
Museo Baracca, per esempio, conserva un suo affre-
per far posto a più remunerativi hotel.
sco in stile Art Déco. A Cervia fanno bella mostra gli
Tale progetto di legge è in fase ultima di preparazione e si pre-
affreschi Liberty nella sala consiliare. Essi raffigurano
figge di apportare un nuovo ordine di bellezza in tutto il terri-
dei girasoli, poco amati dagli artisti Liberty, all’opposto
torio nazionale, provvedendo alla conservazione dei beni cultu-
di una pianta come il glicine, che ha ispirato la produzione di
rali anche del primo Novecento (Liberty, Art Decò, Eclettismo)
grandi artisti, orefici, illustratori e artigiani come L. Majorelle o
e favorendo la restaurazione di abitazioni pubbliche e private
Tiffany. Degni di nota anche gli affreschi presenti all’interno del
considerate di valore e patrimonio storico-culturale nazionale,
municipio di Gambettola e della Casa Matha a Ravenna, nella cui
secondo le valutazioni espresse da una Commissione compo-
aula magna è possibile vedere affreschi ricchi di simbologie con
sta da membri qualificati. Questa riforma porterebbe lavoro a
figure allegoriche, soggetti di frutta e pesca.
imprese, oltre che rivitalizzare tanta bellezza ora oscurata dalla
Il riminese Mariano Mancini (1862-1928) fu un umile decorato-
patina nera dello smog o che versa in condizioni molto precarie
re, scenografo e pittore che espresse le sue doti in città come
per tanti altri fattori, e potrebbe contribuire alla riqualificazione
Roma, Napoli, Firenze e Rimini, dove si stabilì definitivamente.
urbanistica di tante aree urbane. Per gli immobili privati di un
Si segnalano, per esempio, per la loro qualità degli acquerelli
certo prestigio si prevederebbe la creazione di una commissio-
inediti dell’artista in stile floreale. Eppure a questo artista non è
ne che controlli l’utilizzo dei finanziamenti pubblici emanati a
stato dedicato neanche un volume o una mostra, solo una cita-
sostegno dell’iniziativa privata.
zione di Gino Ravaioli su “La Piè” del gennaio 1926.
Questa pubblicazione è stata concepita per dare innanzitutto
In verità il Liberty in Romagna non è più un argomento margina-
risalto alle dodici foto vincitrici del concorso, che ritraggono vil-
le da quando ho curato la mostra itinerante “Romagna Liberty”,
le e sculture testimonianze di un’arte Liberty salvaguardata nel
ma credo che l’Italia abbia ancora in serbo molte altre sorprese:
5
tempo. È quindi il seguito della precedente pubblicazione e, ri-
la Puglia sarà una prossima frontiera come la Basilicata, ma i
spetto a quella, apporta nuovi contributi e scoperte. Certamen-
tanti scatti che sono arrivati dai partecipanti al concorso dimo-
te il successivo tomo di tre volumi previsto per il 2017 proporrà
strano proprio quanto ancora ci sia da scoprire o da rivalutare
ulteriori scoperte, come il Palazzo Pastore a Melfi, in Basilicata;
in tanti angoli d’Italia.
8
Il primo premio è stato vinto da Cristina Ortolani con lo scatto di
una spirale di raffinatezza ed eleganza che rimanda a un ide-
Palazzo della Vittoria o ‘’dei draghi’’ a Torino. Si tratta di una foto
ale cielo del Paradiso e crea la dimensione di un cammino dal
tra realtà e illustrazione che rappresenta l’edificio in un’ottica
sapore spirituale.
alquanto originale: la linea neogotica predominante nell’edifico,
Dal Nord si passa al Sud con Florian Castiglione che raccon-
per una studiata posizione da cui l’autrice ha scattato, riesce a
ta il Liberty napoletano attraverso l’inquadratura di un par-
trasformarsi in un tipico tracciato Liberty. Il Palazzo dei Draghi si
ticolare di Palazzina Velardi, un fregio posto sotto la torretta
trova in corso Francia e risale al 1920.
dell’edificio.
Non sempre gli edifici anni ‘20 sono Liberty, quando ormai è l’al-
All’occhio del fotografo va il merito di avere isolato la straor-
ba dell’Art Déco.
dinaria trama del sottotetto della Palazzina Velardi di Napoli,
Attraverso l’esaltazione cromatica del particolare decorativo, di
considerata il primo edificio Liberty napoletano. Un documen-
quella che è stata definita la Casa dei Draghi, Cristina Ortolani ci
to che Florian Castiglione ci consegna come elemento deco-
restituisce con grande sapienza visiva e cura del dettaglio pro-
rativo dell’edificio che appare come un prezioso merletto in un
spettico, l’immagine di una zoomorfia architettonica che carat-
raffinato contesto cromatico dalle sfumature pastello.
terizza un esempio straordinario di Liberty neogotico in una To-
Ritorna la città di Milano, “Capitale del Liberty” con Casa Cam-
rino che si è guadagnata il titolo di capitale del Liberty italiano.
panini in via Bellini ripresa da Alessandro Morelli, fotografo
Davide Bordogna, secondo classificato con lo scatto fotografico
professionista.
dell’interno del Casinò Municipale di San Pellegrino Terme, rie-
L’interno di Casa Campanini a Milano è immortalato da Ales-
sce a raccontare la maestosità del Liberty in una chiave poetica.
sandro Morelli in una sapiente prospettiva che coglie la mae-
Nella foto racconta un edificio in stile floreale, quasi manieristico
stosità delle colonne in marmo nel portale dell’ingresso, i mo-
per la pesantezza dei soggetti e i bronzi, in chiave di leggerezza,
tivi floreali dei capitelli e degli stucchi, i colori delle vetrate,
cogliendo uno strapiombo piacevole nello scatto: inevitabile il
la diversificazione dei materiali, la perfetta simmetria e l’equi-
confronto con l’unico esempio di Liberty floreale, sinuoso e leg-
librio compositivo che diviene elemento espressivo centrale
gero, proposto da villa Ruggeri a Pesaro8.
dell’architettura come della fotografia.
Lo scatto scenografico di Davide Bordogna coglie un insieme
L’arte Liberty non si sviluppa solo nell’architettura, ma anche
della eleganza e della bellezza del Casinò Municipale di San Pel-
nelle arti applicate, nelle arti grafiche, nella pittura e nella scul-
legrino Terme, i pannelli del soffitto, le decorazioni interne, i mo-
tura. Difatti Mario Barbieri ha pensato bene di riprendere una
saici, le balaustre dello scalone, gli stucchi, i lampadari.
scultura Liberty presso il Cimitero Monumentale di Staglieno,
La grazia della figura in primo piano che sorregge un candelabro
a Genova9. Lo scatto fotografico con l’inquadratura, le luci e le
appare come un invito ad ammirare e entrare in un tempio del
ombre rievoca il pensiero filosofico-artistico Liberty.
Liberty, testimonianza della straordinarietà di un movimento che
La figura femminile collocata presso il Cimitero Monumentale
ha consegnato alla storia concentrati di bellezza architettonica.
di Staglieno, appare come angelo o madonna, “trasfigurazio-
Si è aggiudicato il terzo premio Roberto Conte che ha fotografa-
ne” in una tridimensionalità che sa di leggerezza e soavità. La
to l’interno di Casa Guazzoni, in via Malpighi a Milano, del 1906.
luce che illumina il volto della scultura, in una penombra che
L’obiettivo di Roberto Conte posa lo sguardo sulla scalinata di
rimanda al silenzio e al mondo dell’aldilà, nella fotografia di
Casa Guazzoni per restituirci un’immagine dove le sinuosità del
Mario Barbieri diviene emblema di vita, armonia, luce ed ele-
ferro battuto delle balaustre dialogano con la luce del vetro in
ganza come solo il Liberty ha saputo preziosamente incarnare. Settimo classificato è Marco Mazzon. Siamo a Trieste e il soggetto ritratto è Casa Valdoni del 1908, progettata da Giorgio Zaninovich. Lo sguardo di Marco Mazzon ci restituisce con maestria l’equilibrio e il movimento che caratterizzano il grande balcone della facciata di Casa Valdoni a Trieste. L’imponenza e l’architettura massiccia, un fauno che suona il flauto- da cui l’edificio ricaverà anche il nome di Casa del Fauno- figure di bambini fra piante e fiori, una ninfa che doveva sorreggere uno strumento musicale divengono racconto della vitalità di un Liberty che affida alle varie arti il suo messaggio. Capita qualche volta che i registi per realizzare un film si ispirino a ville Liberty perché si prestano al tema e la scenografia è già la chiave del successo. Consideriamo la villa Scott a Torino, ripresa nelle scene del film Profondo Rosso o la Villa Art Nouveau nel film Casper, in parte creata in studio. All’ottavo posto spicca la foto
Foto di Christian Colombini
9
di Mario Ristori con villa Masini a Montevarchi. Questa maestosa dimora si è prestata per la scenografia del film La vita è bella. Il regista non poteva prendere edificio migliore per raccontare una storia simile: un edificio Liberty che ha visto la guerra ed è scampato alla demolizione. Immagine dal sapore surreale quella che Mario Ristori elabora per raccontare Villa Masini di Montevarchi: dalla facciata, tradotta in bianco e nero, da cui emerge la ricchezza di elementi decorativi, le vetrate, i tendaggi, le inferriate, la predominanza di una scultura cui fa eco una realistica, evanescente figura femminile, una suggestiva atmosfera che aggiunge mistero alla bellezza. Da non trascurare la città di Roma raccontata da Daniele Collia, nono classificato con lo scatto notturno del Teatro Ambra Jovi-
Foto di Christian Colombini
nelli, sito in via Guglielmo Pepe. Un’artificiale luce notturna colora di viola la facciata dell’Ambra
naca di Milano assieme allo scatto di Bordogan in homepage di
Jovinelli o più semplicemente del Teatro Jovinelli di Roma, un
Repubblica web nazionale, L’edifico è sempre posto all’ombra
edificio del 1909 destinato, perlopiù, al teatro comico e di varie-
e viene illuminato per soli pochi minuti nell’arco della giornata.
tà. La foto documenta ciò che resta integro di un teatro che era
Uno scatto meditato ricco di dettagli, il ferro battuto lavorato da
stato, a sua volta, teatro di vicende storiche, politiche, sociali,
Mazzucotelli viene ripreso come un qualcosa di vivo, capace di
culturali, distrutto da un incendio e ricostruito di recente. La pro-
movimento.
spettiva in cui è fissata la sua immagine, attraverso l’obiettivo di
Si conclude la classifica dei dodici finalisti con la foto di Marcello
Daniele Collia, aggiunge suggestione a una significativa testimo-
Karra, ‘‘Florilegio’’. Una statua all’interno della chiesa di San Do-
nianza della stagione del Liberty italiano.
menico che racconta il momento floreale Liberty palermitano10.
Il Liberty italiano che i fruitori comuni conoscono somiglia più
Florilegio come scelta di Marcello Marra, come fiore, testimo-
all’idea di tante linee ricche e barocche, ma in esso si può ricono-
nianza di uno stile che affida alla eleganza della figura femminile
scere l’influenza della linea della secessione viennese.
un messaggio di leggerezza e aspirazione al divino. Una foto che
Roberto Colombo al decimo posto presenta l’edificio della Birra
racconta l’espressività di una scultura, collocata all’interno della
Poretti, a Induno Olona di Varese. Un raro esempio di elabora-
chiesa di San Domenico a Palermo, dove un tripudio di motivi
zione del Modern Style è proposto nella foto in bianco e nero
floreali in altorilievo diviene canto d’amore alla natura ispiratrice,
che ci consegna l’originale geometria della Birreria Poretti di Va-
inno al Liberty italiano.
rese. Sintesi architettonica di un edificio industriale costruito in
Ai dodici finalisti si aggiungono cinquanta attestati per la men-
armonia con la natura, che non rinuncia ad elementi decorativi
zione d’onore rilasciata dal presidente di giuria. Alcuni di questi
come mascheroni e ghirlande di fiori di luppolo. L’immagine di
scatti sono visibili nel presente catalogo.
Roberto Colombo diviene, pertanto, monito contro lo scempio perpetrato nei confronti della natura dal proliferare di assurde costruzioni industriali e civili che troppo spesso violentano il patrimonio naturale. Lo scatto fotografico di Colombo con luci e ombre è in perfetto tono con l’edificio, un Liberty raffinato dal gusto viennese. A proposito di luci e ombre Marco Pascucci presenta un lavo-
1 Organizzato da Aitm Art (Torino) e ideato e diretto da Andrea Speziali. www. italialiberty.it/concorsofotografi co
ro certosino e arriva all’undicesimo posto della classifica con lo
2 www.italialiberty.it, Il primo sito web dedicato al Liberty in Italia.
scatto di Casa Ferrario a Milano, costruita del 1902 dall’architetto
3 www.romagnaliberty.it, A. Speziali, Romagna Liberty, Maggioli 2012
Ernesto Pirovano.
4 A. Speziali, Una Stagione del Liberty a Riccione, Maggioli 2010. Tutto nasce dalla visione di villa Antolini a Riccione progettata da Mirko Vucetich nel 1923.
Nella serena fotografia di Marco Pascucci il blu rassicurante si
5 A. Speziali, ‘’Italian Liberty. L’alba del Novecento’’, Risguardi editore Forlì 2014.
unisce ai motivi sinuosi zoomorfi e fitomorfi delle ringhiere in fer-
6 A. Speziali, ‘’Romagna Liberty’’, Maggioli editore Santarcangelo 2012. 7 Gli affreschi furono completati successivamente da Anacleto Margotti. www.ro-
ro battuto per dialogare con la luce del bianco totale che illumina
magnaliberty.it
la facciata di un’elegante palazzina a quattro piani nel cuore di
8 Lo scatto di villa Ruggeri a Pesaro ha vinto il secondo premio ex-aequo alla prima
Milano, colta in un’immagine prospettica che evoca una scalata
edizione del concorso. 9 È già in preparazione un ampio lavoro sulla scultura e architettura cimiteriale
verso il cielo.
Liberty a cura di Andrea Speziali. (edizioni Risguardi)
La luce è la particolarità di questo scatto scelto anche dal Quo-
10 Alcuni aspetti del Liberty palermitano sono stati recentemente studiati nella mo-
tidiano La Repubblica che lo ha riportato in homepage sulla cro10
stra del Liberty tenutasi presso i Musei San Domenico a Forlì lo scorso anno. Liberty. Uno stile per l’Italia moderna, (a cura di F. Mazzocca), Silvana 2014.
Cappella Lia Schnabl-Rossi realizzata dallo scultore Pietro Canonica.
12
TORINO LIBERTY PALAZZO DELLA VITTORIA E D O A R D O TA M A G N O N E
T
orino è la capitale italiana del Liberty.
di questo evento, il contributo di numerosissimi architetti, tra i
Dopo essere stata la prima capitale d’Italia, la
quali indiscusso protagonista di questa stagione fu Pietro Fe-
città piemontese, nota per le grandi architetture
noglio.
barocche dei palazzi nobiliari e delle celebri resi-
La Torino di inizio secolo vedeva, dunque, il quartiere di Cit
denze sabaude, ha visto affermarsi, a cavallo tra
Turin al centro della propria trasformazione.
Ottocento e Novecento, la nuova corrente artistica, inizialmen-
A partire da Piazza Statuto si apre il grande Corso Francia che
te nota come “stile floreale”, poi universalmente conosciuta
con le sue vie limitrofe costituisce un quartiere ricco di archi-
come Liberty.
tetture in stile Art Nouveau unico nel suo genere. In questo
Verso la fine del XIX secolo, infatti, l’antica capitale sabauda si
tratto sono presenti numerose testimonianze dell’opera dello
trovò al centro di un grande movimento di rinnovamento cul-
stesso Pietro Fenoglio, riconoscibile dai caratteristici colori pa-
turale di respiro internazionale, in cui trovarono accoglienza
stello, dalle decorazioni che alternano soggetti floreali a ele-
nuovi stilemi artistici provenienti dalle maggiori capitali euro-
menti geometrici e dall’utilizzo ardito del vetro e del ferro.
pee. Grazie al crescente sviluppo industriale e ai conseguenti
Tra tutte le sue realizzazioni nell’area spicca l’opera più nota,
interventi urbanistici su vaste aree della città, il Liberty trovò
Casa Fenoglio-Lafleur (1902) considerata unanimemente il più
nell’architettura la strada per affermarsi in maniera duratura,
significativo esempio di stile Liberty in Italia.
tramite una produzione su vasta scala unica nel suo genere,
Proseguendo un’ideale passeggiata per il quartiere Cit Turin
rimasta intatta ancora oggi a oltre cento anni di distanza.
sino a sconfinare nel limitrofo San Donato si possono poi incon-
Interi quartieri torinesi sono infatti pervasi dallo spirito del Li-
trare numerose realizzazioni in stile neogotico e alcune origina-
berty. Dalla Crocetta alla Gran Madre, da Cit Turin a San Do-
lissime contaminazioni di gusto eclettico.
nato: non vi è angolo dei quartieri edificati all’inizio del secolo
Tra questi spicca per importanza e per maestosità la Casa della
scorso su impulso della nuova borghesia industriale che non
Vittoria a metà strada tra Liberty e Neogotico, con il grande
rechi tracce dell’originale stile artistico europeo.
portone di gusto medioevale sormontato da draghi alati e dallo
Tuttavia, prima della graduale affermazione del Liberty, l’archi-
stemma del costruttore.
tettura torinese ha conosciuto il contemporaneo stile artistico
Posto al numero 23 di Corso Francia si tratta di un edificio in
del Neogotico che, sull’onda del tardo Romanticismo, investì
stile eclettico realizzato nel 1920 dal biellese Giovanni Battista
l’Europa con i suoi richiami allegorici d’ispirazione medioevale.
Carrera su progetto di Gottardo Gussoni.
La più celebre testimonianza del movimento neogotico non
La Casa della Vittoria rappresenta un capolavoro unico nel suo
può che essere il Borgo Medioevale realizzato all’interno del
genere, con decori in stile floreale che si fondono con elementi
parco del Castello del Valentino a seguito dell’Esposizione Ge-
neogotici francesizzanti.
nerale del 1884.
La facciata è caratterizzata da bow window che formano delle
Ma fu in seguito a un’altra rassegna culturale di livello interna-
piccole torri quadrate e da due grandi figure di draghi che fian-
zionale, l’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moder-
cheggiano il portone con le originali maniglie a forma di lucer-
na del 1902, che Torino assunse il ruolo di punto di riferimento
tole dorate. All’interno l’atrio centrale con la scala ricorda una
per il Liberty italiano: la città raccolse, a seguito del successo
fortezza medievale, tipica rappresentazione dello stile pesante 13
ed imponente dell’autore.
Grande Guerra - che fiancheggiano l’ampio portale d’ingresso
Ma la Casa della Vittoria rappresenta anche l’affermazione della
in legno: è proprio la presenza di questi elementi decorativi ad
nuova borghesia industriale desiderosa di riconoscimento so-
aver dato alla casa il nome di “Casa dei draghi”.
ciale.
La decorazione parte dalla base dei prospetti principali esten-
Il palazzo fu, infatti, voluto e finanziato nel 1918 dal Cavaliere del
dendosi fino al piano nobile.
Lavoro Giovanni Battista Carrera di Magnano Biella e commis-
A questo livello le finestre sono arricchite da una cornice che
sionato all’ingegnere Gottardo Gussoni per celebrare la vittoria
alla base riporta stemmi raffiguranti allegorie che scandiscono
del primo conflitto mondiale.
la facciata, alternandosi alle coppie di draghi che sostengono
L’opera, completata in soli due anni nel 1920, nelle intenzioni
le balaustre dei balconi del piano superiore.
del committente, doveva dunque legare le sorti dell’industria a
Come bene si intuisce dalla fotografia di Cristina Ortolani, vin-
quelle del Paese e rappresentare un segno di ripresa del settore
citrice del Concorso Fotografico “Italian Liberty” che con gran-
edilizio post bellico. A confermare tale affermazione è la sobria
de cura del dettaglio prospettico ha colto il primo balcone sulla
lapide posta sulla facciata:
sinistra, l’intero secondo piano di questo originale esempio di contaminazione tra Liberty e Neogotico è popolato da draghi che sorreggono tutti i balconi e altre figure zoomorfe si trova-
NEI MOMENTI PIÙ TORBIDI / DEL DOPO GUERRA / IL CAVALIERE DEL LAVORO / GIOVAMBATTISTA CARRERA / DI MAGNANO BIELLA / COSTRUIVA / QUESTO MONUMENTALE PALAZZO / A RICORDO / DELLA GRANDE VITTORIA ITALIANA. / MCMXX
no lungo la facciata principale. La Casa della Vittoria è l’ultima interpretazione della tradizione neogotica e anche l’ultimo approdo dell’Art Nouveau torinese. Un’opera ambiziosa, una contaminazione tra un castello medioevale e una cattedrale gotica unita alle decorazioni in stile
La più grande particolarità è ovviamente costituita dalle deco-
floreale e ai draghi che sorvegliano l’ingresso, cui molti hanno
razioni allegoriche e zoomorfe, tra cui la coppia di grandi dra-
attribuito significati esoterici, chiude la stagione del Liberty to-
ghi - simbolo allegorico di potenza e prestigio dell’Italia dopo la
rinese.
Foto di Clara Bonitti 14
16
SAN PELLEGRINO LIBERTY CASINÒ MUNICIPALE TA R C I S I O B O T TA N I
N
egli ultimi decenni dell’Ottocento la località ter-
Nel 1902 Mazzoni fonda a Milano la Società Anonima per la
male di San Pellegrino in Valle Brembana, grazie
costruzione e l’esercizio dei Grandi Alberghi di San Pellegrino.
al crescente interesse dei frequentatori, iniziò a
Nel 1904 viene inaugurato il Grand Hotel, la cui costruzione
imporsi come punto di riferimento privilegiato
era iniziata due anni prima; nel 1905 è la volta dello stabilimen-
non solo a livello italiano, ma anche nel contesto
to dell’acqua minerale; nel 1906 arriva la ferrovia e nel 1907 il
europeo e mondiale.
Casinò.
“Passare le acque” a San Pellegrino divenne ben presto una
Elemento unificante di questa raffinata eleganza fu la felice
necessità, non solo tra gli esponenti della nobiltà internaziona-
adozione, da parte dei progettisti e in particolare dell’architetto
le che si aggrappava tenacemente ai propri privilegi di classe
Romolo Squadrelli, delle soluzioni stilistiche e architettoniche
messi in discussione dalle nuove dinamiche economiche e so-
innovative che da qualche anno si erano imposte in tutta Eu-
ciali, ma anche e soprattutto negli ambienti della emergente
ropa e si stavano affermando in Italia col nome di stile liberty.
borghesia imprenditoriale e finanziaria che stava assumendo il
Questa nuova concezione della funzione artistica si proponeva
ruolo di classe dirigente, forte delle conquiste dell’industrializ-
come modello espressivo della società del tempo e tendeva a
zazione e del progresso tecnologico.
superare gli schemi rigidi del passato per aprirsi alla fruizione
Sarà proprio questa nuova classe di finanzieri e di imprenditori
delle nuove classi e diventare patrimonio comune.
a farsi artefice e fruitrice dei fasti sanpellegrinesi, nei quali tro-
San Pellegrino si poneva come l’ideale terreno di applicazione
verà l’occasione per darsi lustro e conquistarsi una parvenza
delle nuove forme architettoniche, in quanto immune da vinco-
di nobiltà, non disdegnando di sottoporsi alle vecchie regole e
li di precedenti strutture e quindi luogo adatto ad accogliere
alle abitudini che erano state per secoli prerogativa della classe
ogni forma di sperimentazione e di progettazione unitaria del-
antagonista.
lo spazio urbano. L’intervento di alcune delle più illustri per-
Nel frattempo le strutture termali e ricettive del paese si erano
sonalità artistiche del tempo delineò nel breve volgere di un
rivelate del tutto inadeguate a far fronte alla crescente doman-
decennio il volto nuovo della ville d’eau, regalando alla classe
da di soggiorno di questa clientela facoltosa e in cerca di lusso
dominante il luogo dei sogni dove avrebbe potuto coltivare l’il-
e divertimento: oltre agli stabilimenti termali Palazzolo e Sala-
lusione di un mondo spensierato, fatto di feste, giochi, incontri
roli c’erano infatti solo tre alberghi, alcune trattorie e qualche
galanti e fiducia assoluta nel progresso.
caffè.
La Società dei Grandi Alberghi deliberò la costruzione del Casi-
È a questo punto che prende avvio una serie sorprendente di
nò nell’estate del 1905, approvando il relativo progetto redatto
interventi edilizi che in meno di un decennio muteranno il volto
dallo Squadrelli.
di San Pellegrino.
I lavori iniziarono nel mese di novembre e procedettero senza
Nel 1899 si costituisce la Società Anonima delle Terme, presie-
interruzioni per venti mesi, fino all’estate del 1907.
duta dall’imprenditore milanese Cesare Mazzoni che acquista le
Durante la stagione estiva 1906, per la preoccupazione di non
fonti Palazzolo e Salaroli. Nel 1901 egli fa costruire il nuovo sta-
dare eccessive noie agli ospiti di San Pellegrino e in particolare
bilimento dei bagni sul viale delle Terme e l’anno dopo il portico
ai frequentatori delle vicine Terme, i lavori vennero limitati alle
della Fonte con annessa sala bibita.
parti murarie interne. 17
ITALIAN LIBERTY f o to d i DAV I D E B O R D O G N A
L’edificio, situato in posizione elevata rispetto al paese, domina la vallata e il corso del Brembo, ha una superficie coperta di 3.500 metri quadrati e sporge in avanti le due braccia laterali semicircolari, quasi a cingere il vasto piazzale-giardino antistante. Dal grande vestibolo in cui si elevano otto colonne di marmo rosso, con capitelli e basamenti in bronzo, si accede al monumentale scalone variamente decorato e illuminato dall’alto da un’ampia vetrata multicolore. Al primo piano si trovano vari spaziosi locali tra i quali spicca per eleganza di linee e di arredi il salone delle feste, che fu adibito a sala da gioco per una decina d’anni, fino a quando, nell’estate del 1917, un decreto governativo pose fine a questa attività ritenuta poco confacente al concomitante stato di guerra. Dotato delle soluzioni tecnologiche allora all’avanguardia, arredato con mobili preziosi e raffinati, decorato con affreschi e sculture di particolare gusto artistico, il Casinò è uno dei simboli della belle époque e da oltre un secolo suscita lo stupore dei visitatori che si trovano immersi in un’atmosfera fantastica e straordinaria.
Foto d’epoca.
Bibliografia Benedetto Croce, Teoria e storia della storiografia, Adelphi, Milano, 2011, p. 14. Rossana Bossaglia (a cura di), Stile e struttura delle città termali. Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafi che, Bergamo, 1984. Tarcisio Bottani, Felice Riceputi (a cura di), Il sogno brembano. Industrializzazione e progresso sociale nella Valle Brembana del primo Novecento, Corponove, Bergamo, 2006. Tarcisio Bottani, Storia di un sogno. Il Casinò di San Pellegrino Terme, Corponove, Bergamo, 2011. Gian Pietro Galizzi, Notizie storiche sulle fonti termali di San Pellegrino Terme, Bergamo, 1949. Gian Pietro Galizzi, San Pellegrino Terme e la Valle Brembana, San Pellegrino Terme, 1971. Felice Riceputi, Storia della Valle Brembana, Corponove, Bergamo, 2011.
18
ITALIAN LIBERTY f o to d i DAV I D E B O R D O G N A
19
Casa Ferrario
20
MILANO LIBERTY TRE ESEMPI ART NOUVEAU: CASA FERRARIO, GUAZZONI, CAMPANINI PIERFR ANCESCO SACERDOTI
M
ilano è forse la città italiana in cui lo stile Liber1
se Stacchini, Alfredo Campanini, Giovanni Battista Bossi e, in
ty ha avuto maggiore sviluppo e diffusione .
seguito, Giulio Ulisse Arata. Altre figure di rilievo sono Alfredo
Questo fenomeno va messo in rapporto con
Menni, Ernesto Pirovano, Andrea Fermini e Achille Manfredini.
lo sviluppo del capoluogo lombardo come
Riferimento stilistico principale del Liberty milanese è indub-
capitale industriale e finanziaria del paese tra
biamente la Secessione viennese, ma non mancano rimandi
Ottocento e Novecento, cui è legata la rapida espansione edili-
all’Art Nouveau franco-belga e, in misura minore, allo Jugen-
zia della città, appoggiata al Piano Beruto entrato in vigore nel
dstil tedesco e al Modernismo catalano 6. In filigrana, come
2
1889 e già insufficiente nel 1910 .
base degli schemi compositivi e di taluni elementi costruttivi
Le opere più significative del Liberty milanese si collocano
e decorativi, si possono riconoscere elementi del Neorinasci-
tra il 1902, anno della Prima Esposizione Internazionale d’Arte
mento e del Neoromanico, i due stili che più si sono affermati a
Decorativa Moderna di Torino, e lo scoppio della Prima Guer-
Milano prima dell’avvento del Liberty7.
ra mondiale. È dunque un fenomeno esplosivo ma di brevissi-
Oltre che per i suoi stilemi ispirati al mondo naturale, il Liberty
ma durata, se si considera che già nel 1906 inizia una fase di
milanese si caratterizza per l’uso di alcuni materiali privilegiati.
decadenza, o meglio di transizione, che vede una progressiva
In primo luogo il cemento decorativo o pietra artificiale, e poi la
contaminazione tra il Liberty e gli stili storici, del resto mai del
pietra naturale, il ferro battuto, il mattone a vista, gli affreschi,
tutto abbandonati neppure nel periodo di massima fioritura del
le piastrelle di ceramica, il legno (utilizzato soprattutto per le
nuovo stile3.
gronde sporgenti dei tetti).
Milano è il luogo ideale per l’affermazione del Liberty: lo svi-
Fondamentali sono quindi le collaborazioni tra architetti, arti-
luppo economico della città rende necessaria la costruzione di
sti e artigiani. A titolo d’esempio basti citare il caso di Palazzo
numerosi edifici, soprattutto case d’affitto per la borghesia e i
Castiglioni (1901-1903), capolavoro del Liberty non solo mila-
ceti popolari.
nese, dove Giuseppe Sommaruga cura la regia di una squadra
Questa domanda viene assolta da un nuovo ceto emergente,
formidabile, tra gli altri, lo scultore Ernesto Bazzaro, l’ebanista
formato da capimastri, possidenti e imprenditori4, che accol-
Eugenio Quarti e il cementista Ambrogio Pirovano 8 .
gono con favore il nuovo stile, che si presta a essere utilizzato
Infine, non mancano innovazioni tecniche, come l’impiego di
come status symbol per sancirne l’emancipazione sociale.
strutture metalliche e in calcestruzzo armato, anche se queste
Non è un caso, infatti, che i più importanti edifici del Liberty mi-
ultime restano il più delle volte celate alla vista, dunque non
lanese siano edifici d’abitazione, mentre altre tipologie edilizie,
collaborano all’espressione architettonica degli edifici.
come le sedi bancarie e gli edifici religiosi, rimangono legate all’imitazione degli stili del passato5. Gli edifici Liberty si concentrano nei quartieri di Porta Venezia e di via Boccaccio, destinati alla residenza borghese, e nel centro storico, dove si attuano estesi processi di sostituzione edilizia. Il Liberty milanese annovera vari architetti, tra cui spiccano Giuseppe Sommaruga, che ha quasi il ruolo di “caposcuola”, Ulis21
CASA FERRARIO Casa Ferrario, costruita tra il 1902 e il 1903 in via Spadari 3-5 su progetto di Ernesto Pirovano (Milano 1866-1934), è uno degli edifici più noti e fotografati del Liberty milanese9. Via Spadari è strada di antica origine, legata – come dice il nome – a una delle più potenti corporazioni di mestieri tra Medioevo e Rinascimento, e contava esempi prestigiosi di architettura quattrocentesca. Nel giro di una trentina d’anni – a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento – cambia radicalmente volto, con nuovi edifici per abitazioni, negozi e uffici10. Casa Ferrario è situata su un lotto di limitate dimensioni, corrispondente a due edifici demoliti e costretto da una servitù di passaggio e dalla scarsa profondità, che rende difficile ottenere il doppio affaccio per gli appartamenti. La facciata è la parte di maggiore interesse, ed è quella che colpisce maggiormente l’attenzione dei non addetti ai lavori, grazie agli splendidi ferri battuti di Alessandro Mazzucotelli (Lodi 1865 - Milano 1938). È anche la parte su cui si è soffermata l’attenzione dei critici coevi11 e della letteratura degli ultimi cinquant’anni12. La facciata è simmetrica, semplice e rigorosa: un settore centrale a tre campate, cui corrispondono i balconi del primo, secondo e terzo piano, e due settori laterali più massicci, a una campata ciascuno, con balconi solo al primo piano. Al pianterreno le vetrine dei negozi nel settore centrale sono separate da sottili pilastri in ghisa13. L’ultimo piano, arretrato, non è visibile dalla strada; la sua presenza si intuisce per i parapetti del terrazzo. Il “pezzo forte” sono i ferri battuti dei balconi e i parapetti del terrazzo dell’ultimo piano, basati sul motivo della spirale e di grande eleganza e leggerezza, in netto contrasto con l’aspetto un po’ rigido della facciata retrostante. Partecipa all’insieme, di chiara ascendenza Art Nouveau, un bizzarro repertorio di dettagli zoomorfi, tipici invece del Liberty italiano: teste di grifone sulle mensole sopra le vetrine dei negozi, teste di cane a lato dei montanti di collegamento tra un piano e l’altro, farfalle al primo piano, chiocciole (oggi perdute) al secondo piano14.
a disposizione. Al piano terra, nella prima campata a sinistra,
È molto interessante il confronto tra i disegni di progetto, in
vengono affiancati un corridoio per rispettare la servitù di pas-
particolare il dettaglio in scala 1:20, e la versione realizzata.
saggio e una rampa di scale per l’accesso ai piani superiori. Il
Alcuni elementi restano sostanzialmente invariati (i decori in
resto della superficie è occupato da negozi. Il limitato spazio
cemento sulla facciata), altri cambiano leggermente (le parti in
tra il muro di spina e il confine posteriore del lotto è occupato
cemento dei balconi e dei parapetti della terrazza in alto), altri
da spazi di servizio e da un cavedio, spazio tipico delle case
ancora sono completamente diversi (le parti in ferro battuto).
d’affitto dell’epoca, che prosegue ai piani superiori. Al primo
È da ipotizzare quindi una stretta collaborazione tra Pirovano
piano avviene il raccordo tra la scala che arriva dal piano terra
e Mazzucotelli nella messa a punto della soluzione definitiva.
e quella, in vano proprio, che prosegue ai piani superiori. Si
Si può sostenere che in questo contrasto risieda uno dei pregi
affaccia sul vano scala il locale portineria, collocato eccezio-
dell’edificio, in una sorta di contrappunto musicale tra facciata
nalmente al primo piano. Il resto del piano è occupato da un
in cemento e balconi in ferro: questa la posizione sostenuta per
appartamento con quattro locali su strada e una piccola cucina
esempio nell’articolo in “Arte italiana decorativa e industriale”,
sulla corte interna, nonché servizi igienici affacciati sul cave-
scritto probabilmente da Camillo Boito15. Le piante vengono ri-
dio, che dà luce anche al vano scala e a un corridoio interno.
solte con una certa abilità nell’utilizzo ottimale del poco spazio
La distribuzione dei due piani superiori, non documentata da
22
sé da Victor Horta in rue Américaine a Bruxelles, costruita tra il 1898 e il 1901, che presenta una sequenza spaziale simile: una prima parte più compressa, in basso, in prossimità dell’ingresso, cui segue l’improvvisa apertura sulla sala da musica, e poi una nuova chiusura nella parte superiore, fino al lucernario che rischiara la sommità19. Il virtuosismo della soluzione architettonica e spaziale, che genera continue sorprese e invita a salire, trova perfetta corrispondenza nelle scelte costruttive, nei dettagli decorativi e soprattutto negli elementi di ferro battuto. Nella loro generale secchezza e astrazione, diverse dall’organicismo Art Nouveau dei balconi esterni, è più evidente la matrice austriaca, che si manifesta in particolare nell’aspetto quasi industriale del pilastrino d’invito e delle margherite stilizzate, che assomigliano a turbine. La loro attribuzione all’officina di Mazzucotelli, quasi scontata se si considera che negli edifici Liberty milanesi è usuale l’affidamento dei lavori in ferro battuto a una stessa ditta, è suffragata da disegni del suo archivio20. Si può sostenere un contributo di Mazzucotelli – analogamente a quanto avvenuto per la facciata – anche per ciò che riguarda la conformazione generale della scala, decisamente più dinamica e aggiornata di quella prevista inizialmente da Pirovano. Molto interessante il dettaglio dei gradini, con pedata in marmo di Carrara e alzata traforata in ferro battuto, connessa a sua volta alle travi metalliche di sostegno21. Questa soluzione, seppur inusuale, era già stata sperimentata a Milano intorno al 1890 in due case d’affitto costruite in via Dante, che assunse il ruolo di “strada modello” per la nuova edilizia della città: la casa di via disegni, prosegue verosimilmente la pianta del primo, a ecce-
Giulini 2 (1888-1889), progettata per sé da Giuseppe Pirovano,
zione del vano portineria16. L’ultimo piano, arretrato e provvisto
e la casa di via Dante 9 (1889-1890), realizzata su progetto di
di terrazza, è suddiviso in due alloggi.
Carlo Formenti22. Oggi la scala di Casa Ferrario appare in par-
Il disegno delle piante non mostra elementi di particolare ori-
te alterata da modifiche apportate negli anni Ottanta, tra cui
ginalità: segue la prassi comune e gli schemi ed elementi della
la sostituzione delle porte degli appartamenti e l’inserimento
manualistica dell’epoca17. In compenso si impiegano tecniche
dell’ascensore nel cavedio, che ne riduce la luminosità.
costruttive e materiali innovativi: travature in ferro, solai in calcestruzzo armato sistema Hennebique e tramezzi in tavole Bruckner di gesso senza intonaco18 . L’interno riserva una sorpresa che l’esiguità dell’ingresso su strada non lascia presagire: una scala di complessa articolazione e notevole bellezza, che si pone sullo stesso livello qualitativo della facciata esterna. I vincoli posti dai limiti del lotto stimolano l’inventiva dell’architetto, che mette a punto una vera e propria promenade architecturale: si parte dal piano terra, dove una rampa compresa tra due muri arriva a un primo pianerottolo; da qui ha inizio una seconda rampa rettilinea, ortogonale alla prima, che arriva a una quota di poco inferiore a quella del primo piano; il dislivello è colmato da un’ulteriore breve rampa con lati curvi, che permette il raccordo con il vano scala vero e proprio, di forma rettangolare, che prosegue fino all’ultimo piano. Nella dinamica articolazione di questo spazio sono riconoscibili echi dell’Art Nouveau belga: mi riferisco in particolare alla scala della casa progettata per 23
Casa Guazzoni
24
CASA GUAZZONI
queste facciate una nota rococò, e al basamento densità materica. La decorazione in cemento si alleggerisce ai piani superio-
Casa Guazzoni, in via Malpighi 12, viene costruita tra il 1904 e
ri, limitandosi ai parapetti dei balconi del primo piano, ai coro-
il 1905 su progetto di Giovanni Battista Bossi (Novara 1864 -
namenti delle finestre (prive di cornici, sul modello di Palazzo
Milano 1924) e si può considerare, insieme a Casa Galimberti,
Castiglioni) e a sottili fregi orizzontali, nonché agli intradossi
come la sua opera più matura . Diversamente da quest’ultima
dei balconi. L’alternanza al pianterreno di vetrine e finestre tri-
non viene però pubblicata nelle riviste dell’epoca.
partite, con griglie in ferro battuto, anima la composizione al
Entrambe sorgono in via Malpighi, strada tracciata ai primi del
pari degli inserti scultorei. I ferri battuti si concentrano ai piani
Novecento in seguito alla dismissione dello stabilimento della
superiori, in particolare nei balconi del secondo e terzo pia-
23
Società Anonima degli Omnibus (SAO) .
no, dove vengono abbinati i temi della spirale e del girasole.
Lungo la via sorgono altre case d’affitto per la media borghesia,
La vigorosa plasticità e il dinamismo di questi manufatti rende
con pianterreno a negozi, in una gamma di stili architettonici
plausibile la loro attribuzione ad Alessandro Mazzucotelli, sulla
dallo storicismo al Liberty.
base di alcuni contributi critici e per assonanza stilistica con
Casa Guazzoni viene realizzata per il cav. Giacomo Guazzo-
altre sue realizzazioni di quegli anni27. Tra gli elementi in ferro
ni, capomastro e titolare dell’omonima impresa edile25, tipico
battuto sono di particolare interesse i parapetti dell’ammezza-
rappresentante della nuova borghesia emergente, su un lotto
to, ridotti a pure linee-forza vicine alla sintesi dell’Art Nouveau
d’angolo tra le vie Malpighi e Melzo, con due lati di lunghezza
franco-belga e le colonnine di raccordo tra i balconi del primo
quasi uguale.
e secondo piano.
L’architetto adotta uno schema speculare rispetto all’angolo tra
La composizione si conclude con un’ampia gronda sporgente
le vie, riguardo sia alle piante sia alle facciate. Le piante seguo-
a struttura lignea, tipica di molti edifici del Liberty milanese,
no uno schema a L, con due corpi di fabbrica doppi lungo le vie
mentre la fascia intonacata tra il primo e il secondo piano era
che racchiudono un cortile. In corrispondenza dell’angolo sono
affrescata con figure colorate, con un effetto presumibilmente
inseriti un cavedio e il vano scala a pianta esagonale, mentre
simile a quello dei pannelli in piastrelle di Casa Galimberti28 .
l’ingresso è in via Malpighi. Il piano terreno ospita botteghe e
È interessante osservare come la decorazione realizzata sia
uno studio medico, mentre i quattro piani superiori contengono
quasi totalmente diversa da quella presente sui disegni deposi-
appartamenti di vario numero e dimensione. Nel sottotetto è
tati in Comune per l’approvazione del progetto, che prevedeva
ricavato l’alloggio notturno per il portinaio. La successione e
cornici intorno alle finestre, legate tra loro in verticale, e un
gerarchia dei piani si attiene ai canoni della casa d’affitto mila-
massiccio fregio in cemento al posto della fascia affrescata.
nese tra Otto e Novecento.
Completamente diversi anche i ferri battuti e assente il balcone
Le innovazioni si concentrano nelle facciate esterne e nella se-
d’angolo al secondo piano29.
quenza degli spazi d’ingresso.
Di minore interesse le facciate sul cortile, lisce e intonacate, in
Le facciate seguono uno schema compositivo asimmetrico, con
cui compaiono pochi elementi Liberty semplificati: le aperture
24
un settore a quattro campate verso l’angolo tra le vie e un settore a due campate verso le proprietà confinanti. Ai primi due piani presentano le stesse aperture e decorazioni, mentre a partire dal primo piano il settore più stretto è definito dalla presenza di portefinestre binate e di balconi sovrapposti. Altri balconi trovano posto sull’angolo. Su tale schema generale si innesta un ricchissimo apparato decorativo, che rende queste facciate tra le più significative del Liberty milanese. Il materiale prevalente è la pietra artificiale, che riveste le facciate quasi per intero, su cui si innestano in contrappunto gli elementi in ferro battuto, in particolare i parapetti dei balconi. Il pianterreno e l’ammezzato sono trattati in modo unitario come basamento dell’edificio, con una sorta di bugnato in cui si inseriscono vari elementi scultorei: i volti femminili tra gli archi del pianterreno, il fregio vegetale tra le finestre dell’ammezzato e i putti ad altorilievo sopra le finestre e sulle mensole di sostegno dei balconi26. Volti e putti, realizzati in due o tre modelli, ma alternati per dare un’impressione di varietà, conferiscono a 25
del pianterreno sul lato di via Melzo, i decori intorno alle fine-
alle facciate esterne, la parte più pregevole dell’edificio: si ca-
stre, le mensole e i parapetti dei balconi; l’aspetto più caratte-
ratterizza per le ampie dimensioni, la pianta esagonale, le nu-
ristico è il grande volume sporgente che contiene il vano scale.
merose finestre che lo rendono molto luminoso, il pavimento a
Anche per quanto riguarda i fronti interni si osservano discre-
seminato, i gradini a sbalzo in marmo di Carrara e i parapetti in
panze tra il disegno di progetto e la versione realizzata. Insolita
ferro battuto, attribuibili come quelli esterni all’officina di Maz-
ed efficace la sequenza degli spazi d’ingresso dell’edificio.
zucotelli33.
L’androne si caratterizza per i rivestimenti parietali in cemento
Inconsueta la soluzione del corrimano, “raddoppiato” da un
con inserti vegetali, le fasce in alto affrescate con putti e motivi
elemento cilindrico in legno, con anelli di raccordo in ottone,
floreali30, il cancello e il lampadario in ferro battuto, che ripren-
che accentua la fluidità dell’andamento ascensionale delle ram-
dono temi e motivi dei parapetti esterni (nastri, spirali, foglie,
pe34. Anche le porte d’ingresso agli appartamenti presentano
girasoli). Dall’androne si accede a un ampio atrio quadrato, che
uno schema molto innovativo per l’epoca: le porte di legno, ad
si apre a sua volta sul vano scala. Questa sequenza è forse l’a-
anta unica, sono inserite in un serramento più ampio che com-
spetto più innovativo dell’edificio, poiché sostituisce la soluzio-
prende vetrate protette da griglie in ferro battuto, ai lati e in
ne tradizionale del “passaggio obbligato” intorno al cancello e
alto. In questo modo la luce del vano scala può penetrare negli
davanti alla portineria, collocata generalmente sul lato opposto
atri degli appartamenti.
31
dell’androne rispetto al vano scala .
Infine merita una nota la collocazione dell’ascensore nel ca-
L’atrio è definito dalle ampie porte a vetri, dal pavimento a se-
vedio, che evita di interferire con l’architettura della scala: già
minato, dalle decorazioni dipinte su pareti e soffitto e dal gran-
previsto nel progetto – nella pianta del pianterreno compare
de varco che si affaccia sul vano scala, presumibilmente coper-
la scritta ASCENSEUR – viene realizzato più tardi, intorno alla
32
to da una trave in calcestruzzo armato . Il vano scala è, insieme 26
metà degli anni Venti.
27
Casa Campanini
28
L’altra analogia riguarda il cancello d’ingresso, dotato di inge-
CASA CAMPANINI
gnoso meccanismo a scorrimento verticale, con ruote e conCasa Campanini è forse il capolavoro di Alfredo Campanini
trappeso nel locale sottostante 42. Sostituisce il tradizionale
(Praticello di Gattatico 1873 - Milano 1926) e certamente una
portone in legno a due battenti, con due vantaggi: il minore
delle opere più importanti del Liberty milanese; stupisce dun-
ingombro e la possibilità di avere luce e aria nell’androne an-
que la sua mancata pubblicazione sulle riviste dell’epoca.
che nei momenti di chiusura della portineria. Tuttavia, diversa-
Viene costruita tra il 1904 e il 1906 in via Vincenzo Bellini 11,
mente dal cancello di Palazzo Castiglioni, in Casa Campanini la
dirimpetto alla parte absidale della chiesa di Santa Maria della
parte superiore rimane a vista e diventa cancelletto d’ingresso
Passione, per sé e la moglie Maria Pinardi, che ne erano pro-
nelle ore diurne. Una soluzione tecnicamente identica, anche se diversa dal punto di vista stilistico, si trova nella Casa Bel-
35
prietari . Si tratta dunque di un esempio di autocommittenza, piuttosto
lorini-Calastretti-Malgarini in Corso Concordia 1, costruita tra il
raro nell’ambito del Liberty milanese . Questo spiega almeno
1902 e il 1905 su progetto di Augusto Brusconi43. È molto pro-
in parte la grande cura profusa dall’architetto, per il quale que-
babile che Campanini conoscesse questo edificio, situato nelle
sto edificio, che ospitava anche il suo studio, rappresentava una
vicinanze di via Bellini e compiuto nella primavera del 1904,
sorta di “biglietto da visita”.
mentre il progetto di Casa Campanini viene presentato a luglio
La casa sorge all’angolo tra via Bellini e l’attuale via Livorno,
dello stesso anno. Questa ipotesi è avvalorata da altre eviden-
allora a fondo cieco e denominata “via privata Bellini”, dove
ti analogie, riguardanti lo schema planimetrico e distributivo,
Campanini stava realizzando negli stessi anni altri due edifici,
mentre il linguaggio neorococò della casa di corso Concordia
Casa Casoli (1904-1905) – con facciata molto simile a quelle di
prelude agli edifici successivi dello stesso Campanini44.
Casa Campanini – e l’Istituto Pedagogico Forense (1904-1909),
I ferri dei balconi e del cancello d’ingresso di Casa Campanini
36
oggi demoliti ; lo sbocco verso via Bellini era chiuso da un can-
sono di elevatissima qualità e mostrano evidenti parentele con
cello in ferro battuto, dotato di lampioni, come si intravede in
quelli di Casa Maffei a Torino, eseguiti da Alessandro Mazzu-
37
una foto d’epoca .
cotelli, nel disegno complessivo come nel tema “funereo” delle
Casa Campanini segue nella struttura planimetrica i canoni del-
foglie pendule 45. Questa analogia permette di confermare l’at-
la casa d’affitto milanese a destinazione alto-borghese: tre cor-
tribuzione a Mazzucotelli, già sostenuta dalla critica, dei ferri di
pi di fabbrica, due doppi lungo le vie e uno semplice all’interno,
Casa Campanini. A ulteriore sostegno di questa attribuzione un
disposti a U intorno a un cortile; androne e atrio d’ingresso por-
disegno conservato nel Fondo Mazzucotelli, relativo alla citata
ticato verso il cortile; scala padronale e due scale di servizio;
Casa Casoli46. Il colore dei ferri battuti esterni appare incon-
appartamenti di ampia metratura a tutti i piani, compreso il pia-
sueto: un verde molto acceso recuperato durante l’ultimo inter-
no rialzato.
vento di restauro (1999), che partecipa al carattere policromo
38
In molti elementi si percepisce l’influsso dell’architettura di
di questo edificio.
Sommaruga, in particolare di Palazzo Castiglioni : nelle fac-
Nella composizione delle facciate esterne assumono partico-
ciate esterne si notano per esempio le porzioni asimmetriche
lare rilevanza, oltre al portale, le porzioni terminali e l’angolo.
alle estremità, le finestre prive di cornici ma con cimase de-
Essi si differenziano in vari modi dal resto delle facciate, basate
corate, l’inserimento di putti a rilievo, la forma dei cornicioni
su una sequenza uniforme di aperture appena mossa dall’inse-
e del coronamento sopra la torre d’angolo. Ma l’elemento più
rimento dei balconi all’ultimo piano. Sull’angolo e sulla testata
39
simile è il portale d’ingresso, sia per la presenza delle figure femminili scolpite, opera di Michele Vedani40, sia per la soluzione del cancello. Il risultato è tuttavia piuttosto diverso: qui non c’è la potenza eroica del precedente sommarughiano, ma una vibrazione morbida data dal carattere pastoso degli ornati in cemento, che paiono increspature dei piani delle facciate. Diversi anche i temi simbolici (lì la Pace e l’Industria, qui la Pittura e la Scultura) e il materiale impiegato (lì marmo di Carrara, nettamente distinto dalla pietra di rivestimento del fronte, qui pietra artificiale che prosegue senza soluzione di continuità nel rivestimento esterno). Comune è invece l’assenza di un ruolo strutturale delle sculture, critica che veniva mossa alle statue di Palazzo Castiglioni perché, diversamente dalle cariatidi della tradizione classica, non sostenevano alcunché e le loro forme procaci apparivano gratuite 41. 29
verso via Livorno, Campanini inserisce due elementi a torre 47,
mano le mensole del soffitto, dove si alternano a campiture di
segnalati da lesene decorate in cemento e da aperture triparti-
intonaco dipinto. In questa morbida sinfonia di materiali e co-
te con balconi. La testata di via Livorno si alza di un piano ed è
lori spiccano la grande porta a vetri in legno intagliato con un
coronata da una gronda in legno molto sporgente, che la diffe-
prezioso inserto floreale in vetro cattedrale legato a piombo, il
renzia dall’altra, dotata invece di un coronamento in muratura
lampadario dell’atrio, in ferro battuto con vetri colorati, e le due
di gusto viennese. L’estremità opposta, verso via Bellini, è inve-
colonne verso il cortile, con fusto in serizzo e basi e capitelli in
ce segnalata in modo più discreto da un leggero arretramento
cemento. Di particolare interesse i capitelli, ornati da girasoli
nella parte alta e da finestre più larghe.
e in cui rimangono tracce della colorazione originaria: la loro
La coerenza decorativa delle facciate si spinge fino a parti qua-
forma, lontana dai modelli della tradizione classica, richiama
si invisibili (i comignoli sul tetto, realizzati in cemento) e a det-
piuttosto esempi orientali e le sperimentazioni del Modernismo
tagli apparentemente secondari, come il fregio dipinto a motivi
catalano.
naturalistici stilizzati tra le finestre del primo piano, e soprat-
Un’attenzione analoga si riscontra nelle facciate sul cortile, sia
tutto gli infissi in legno delle finestre, che incorporano delicati
pure semplificate rispetto a quelle esterne, e nella soluzione
inserti in vetro colorato e smerigliato.
del fondale: oltre l’aiuola del cortile, contro il muro di cinta,
L’attenzione alla coerenza dell’insieme e al dettaglio, che fa di
Campanini fa realizzare una facciata che simula la presenza di
questa casa un esempio tipicamente Liberty di “opera d’arte
un padiglione, di vaga ispirazione orientale, con porta, finestre
totale”, prosegue negli spazi comuni all’interno.
e gronda in legno. I vetri della porta e delle finestre sono sosti-
L’androne e l’atrio porticato che si affaccia sul cortile interno
tuiti da specchi, con una soluzione di forte impatto scenogra-
sono accomunati dal pavimento in palladiana di marmi colorati
fico simile a quella adottata da Stacchini nella Casa Donzelli di
di diversa pezzatura, con cornice perimetrale a mosaico (in cui
via Gioberti 1 (1903-1905) 48 .
si legge ancora l’influenza di Palazzo Castiglioni), dalle pareti a
In generale risalta il disegno raffinatissimo degli infissi e delle
stucco lucido con fregi dipinti e dagli inserti vegetali in cemen-
maniglie in ottone, attribuibile a Campanini, che riguarda an-
to, che scandiscono le pareti, incorniciano le aperture e for-
che gli interni degli alloggi, fatto raro tra le case del Liberty
30
milanese 49. Questa cura investe persino le scale di servizio, più
contesto centrale a forte vocazione commerciale e con i vincoli
povere di quella padronale, ma contraddistinte da raffinati pa-
del tessuto storico (Casa Ferrario); la casa a L su lotto d’angolo,
rapetti in ferro battuto e da delicati fregi naturalistici sugli zoc-
con negozi e abitazioni per la media borghesia, in un contesto
coli in finto marmo sulle pareti.
di espansione appena fuori dalla cinta dei bastioni (Casa Guaz-
La sequenza degli spazi comuni padronali è completata dal
zoni); la casa a C su lotto d’angolo, a destinazione esclusiva-
suggestivo vano scale, posto nell’angolo a sinistra dell’atrio,
mente residenziale per l’alta borghesia, legata a un prestigioso
con un’abbondante decorazione in stucco e dipinta a tema flo-
contesto semicentrale (Casa Campanini).
reale: coerente con quella degli altri spazi, echeggia il ritmo del
Nonostante l’apparente rottura tra il Liberty e l’architettura
parapetto in ferro battuto, attribuibile a Mazzucotelli; il soffitto
dell’eclettismo, si possono riconoscere vari elementi di conti-
è invece privo di decorazioni, perché rifatto dopo i danni del-
nuità con l’edilizia milanese di fine Ottocento: schemi tipologici,
la Seconda Guerra mondiale50. Notevoli l’invito della scala, con
materiali, tecniche e particolari costruttivi. A titolo d’esempio
gradini in curva e due pilastrini di marmo, l’aspetto fluido delle
si può citare il tema delle colonnine metalliche di raccordo tra i
rampe, con intradosso e fascia in muratura sotto il parapetto (a
balconi, presente nelle case di via Dante e di Foro Bonaparte52
differenza della soluzione consueta a Milano dei gradini a sbal-
e rivisitato in chiave modernista nelle facciate di Casa Ferrario
zo) e l’inserimento dell’ascensore in un vano apposito, ricavato
e Casa Guazzoni.
nello spessore della muratura. La fluidità delle rampe rimanda
Confrontando Casa Ferrario con gli altri due edifici, posteriori
alla soluzione adottata da Sommaruga per lo scalone di Palaz-
di qualche anno, è evidente un’evoluzione dello stile nel segno
zo Castiglioni e si collega alla tradizione delle scale francesi,
di una maggiore coerenza tra i vari elementi decorativi e co-
così come è decisamente parigina la soluzione del vano ascen-
struttivi, in particolare nell’interazione più organica tra parti
sore, inedita a Milano e ripresa da Campanini in suoi progetti
in cemento ed elementi in ferro battuto. A questo aspetto si
successivi51.
accompagna una maggiore scioltezza nella composizione dei
Il vano è incassato per metà nel muro e sporge per metà sul
fronti e nei tagli delle aperture, con l’introduzione di finestre
pianerottolo, mettendo così in risalto la cabina e la sua gabbia,
bifore o tripartite, che animano le facciate e aumentano la lu-
che assume in questo caso le sembianze di un cancello, gra-
minosità dei locali interni.
zie ai magnifici ferri battuti e alla base lignea. La cabina, coe-
I tre edifici studiati, per molti versi eccezionali nel panorama
rente con il disegno degli infissi e presumibilmente progettata
del Liberty milanese e tra i più interessanti del Modernismo
da Campanini, diventa così una sorta di armadio o di lanterna
italiano, contraddicono almeno in parte la tesi secondo cui il
che scorre a vista, introducendo una nota di moderno dinami-
Liberty sarebbe poco più che un fenomeno di facciata, privo
smo. A fronte delle innovazioni introdotte nelle facciate e negli
della capacità di incidere sugli spazi e sulla struttura dell’orga-
spazi comuni, colpisce la distribuzione molto tradizionale de-
nismo architettonico, nonché sul volto della città53.
gli appartamenti, tra cui quello unico al primo piano destinato
Con gradi diversi, a seconda degli esempi, queste case dimo-
presumibilmente ad alloggio e studio dell’architetto, con una
strano che il Liberty, quantomeno nelle sue manifestazioni più
sequenza di stanze simili tra loro e distribuite da lunghi corri-
compiute, può superare l’aspetto meramente decorativo e in-
doi. Si distinguono in parte solo le stanze d’angolo, più ampie e
cidere in modo più profondo sull’organismo architettonico54.
dotate di grandi finestrature.
Basti ricordare il lirismo della promenade architecturale che
L’analisi di questi tre edifici permette di gettare una luce in
accompagna abitanti e visitatori nel percorso ascensionale
parte nuova sul Liberty milanese. Vi sono intanto vari punti di
della bellissima scala di Casa Ferrario, la fluida sequenza degli
contatto: si tratta di case da reddito per appartamenti, proget-
spazi comuni di Casa Campanini, che culmina nell’inconsue-
tate circa negli stessi anni, con materiali e scelte decorative in
ta soluzione per l’ascensore, oppure la continuità spaziale tra
gran parte simili. Sono anche accomunati, con ogni probabilità,
portineria, atrio e vano scale, con l’innovativa soluzione delle
dall’intervento di Alessandro Mazzucotelli per i ferri battuti: pa-
porte d’ingresso degli alloggi, in Casa Guazzoni. Tutto ciò gra-
ternità certa per Casa Ferrario, attribuzione sostenuta da stu-
zie anche all’impiego delle nuove tecnologie dell’epoca (ferro
diosi autorevoli (Rossana Bossaglia, Carlo Guenzi) per le altre
e cemento armato), senza le quali non sarebbero pensabili la
due case.
scala di Casa Ferrario o il grande varco che unisce atrio e scala
Si tratta poi di tre edifici emblematici della prima e più fresca
in Casa Guazzoni.
stagione del Liberty milanese, in cui si raggiunge un equilibrio
Infine, questi edifici sono testimonianza di un momento spe-
tra apporti diversi, in particolare dell’Art Nouveau franco-belga
ciale in cui architetti, artigiani e artisti riuscivano a fondere gli
e della Secessione viennese.
apporti individuali in opere di grande coerenza e unitarietà:
Sono inoltre campioni rappresentativi di tre varianti tipiche del
una lezione che a Milano si è rinnovata con esiti di alta qualità
tipo della casa d’affitto di primo Novecento a Milano: la casa in
negli anni Trenta e Cinquanta-Sessanta, e di cui si sente oggi
cortina con negozi e alloggi per la media borghesia, legata a un
la mancanza. 31
1 Insieme a Milano, le altre città italiane considerate “capitali del Liberty” sono To-
tre a essere il maggiore teorico dell’architettura in Italia nella seconda metà dell’Ot-
rino, Palermo e Napoli. Cfr. Eleonora Bairati, Daniele Riva, Il liberty in Italia, Laterza,
tocento – insegna all’Accademia di Brera e al Politecnico di Milano: la maggioranza
Roma-Bari, 1985, p. 80.
degli architetti del Liberty milanese (ad eccezione di Stacchini) sono stati dunque
2 Nel giro di trent’anni la popolazione di Milano quasi raddoppia: dai 322.000 abi-
suoi allievi. Cfr. Paola Gallo, Luigi Broggi, Franco Angeli, Milano, 1992, pp. 31-35.
tanti del 1881 ai quasi 600.000 del 1911. Cfr. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano.
8 Il contributo di Alessandro Mazzucotelli viene invece escluso dalla storiografia
Guida all’architettura moderna, Zanichelli, Bologna, 1980, pp. 39, 96. Sul Piano Beru-
degli ultimi trent’anni. Su Palazzo Castiglioni cfr. Eleonora Bairati, Daniele Riva, Il
to cfr. La Milano del Piano Beruto (1884-1889), 2 voll., a cura di Renato Rozzi (vol. I),
liberty in Italia, cit., pp. 117-128, e Il Liberty a Milano, a cura di Rossana Bossaglia e
Maurizio Boriani e Augusto Rossari (vol. II), Guerini e Associati, Milano, 1992.
Valerio Terraroli, Provincia di Milano-Skira, Milano, 2003, pp. 19-33.
3 Cfr. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, cit.,
9 I documenti e i disegni relativi agli atti di fabbrica sono conservati presso il fondo
pp. 101-105.
Ornato Fabbriche dell’Archivio Storico Civico di Milano (II serie, C. 290, P.G. 75483,
4 Cfr. Eleonora Bairati, Daniele Riva, Il liberty in Italia, cit., 1985, p. 150.
anno 1903). La presentazione del progetto risale al 18 marzo 1902 e l’edifi cio è ter-
5 Il Liberty compare anche negli alberghi, negli edifi ci commerciali, nei caffè-con-
minato entro il 21 settembre 1903. Ne sono committenti i fratelli Carlo e Francesca
certo e nei cinematografi , tipologie strettamente legate, come le case d’affitto, alla
Ferrario; Carlo Ferrario era medico e risiedeva con la sorella in via Santa Maria Ful-
vita del nuovo ceto emergente.
corina 4.
6 Cfr. Mario Salvadè, Donatella Frizzi Brianza, Architettura liberty a Milano, Mazzot-
10 Cfr. Milano ritrovata. L’asse via Torino, a cura di Maria Luisa Gatti Perer, Il Vaglio
ta, Milano, 1984, pp. 27, 61.
Cultura Arte, Milano, 1986, pp. 361-373.
7 Il Neorinascimento è lo stile uffi ciale dei nuovi edifi ci del Centro, da piazza del
11 L’edifi cio viene pubblicato in “Il Monitore Tecnico” (La casa Ferrari in Milano via
Duomo a piazza Castello, mentre il Neoromanico è appannaggio dell’edilizia sociale
Spadari, n. 18, anno X, 30 giugno 1904, pp. 320-321), con un articolo di Achille Man-
ed è ferventemente sostenuto da Camillo Boito (Roma 1836 - Milano 1914), che – ol-
fredini, e in “Arte Italiana decorativa e industriale” (La facciata di una nuova casa in
32
Milano, n. 7, anno XIII, luglio 1904, pp. 53-55), con un articolo non firmato, ma pro-
89428, anno 1905). La presentazione del progetto risale al 5 febbraio 1904 e l’edifi -
babilmente di Camillo Boito, direttore della rivista. Nel primo articolo si insiste sulla
cio è terminato entro il 6 dicembre 1905.
sobrietà ed equilibrio della facciata, facendo un paragone con la tendenza dell’e-
24 La SAO gestiva il servizio dei tram a cavalli. Cfr. Milano Tecnica dal 1859 al 1884,
poca di arricchire la decorazione di edifi ci anche modesti a scapito della qualità
Hoepli, Milano, 1885, pp. 565-566 e tav. CII.
dell’architettura. Il secondo articolo riguarda solo la facciata, e si focalizza sull’uso
25 Cfr. documento conservato negli atti di fabbrica, con l’intestazione “GUAZZONI
dei materiali – cemento e ferro – e sulle loro specifi che proprietà e potenzialità. In-
CAV. GIACOMO. IMPRESA COSTRUZIONI – MILANO – VIA LEONARDO DA VINCI,
teressante osservare che in entrambi i casi non venga fatto il nome di Mazzucotelli,
49”.
mentre tutti i meriti vengono attribuiti all’architetto Pirovano.
26 In La Casa Guazzoni, testo dattiloscritto non firmato né datato (si tratta pro-
12 Cfr. Rossana Bossaglia, Il Liberty in Italia, il Saggiatore, Milano, 1968, pp. 117-118;
babilmente della “tesina” di uno studente di architettura degli anni Sessanta) ma
Eleonora Bairati, Daniele Riva, Il liberty in Italia, cit., p. 60; Maurizio Grandi, Attilio
basato su testimonianze di Piero Bossi, figlio di Giovanni Battista, vengono indicati
Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, cit., p. 85; Mario Salvadè, Donatella
come esecutore dei putti e dei decori in cemento la ditta De Grandi, e come autore
Frizzi Brianza, Architettura liberty a Milano, cit., p. 70; Guido Lopez, Elisabetta Su-
dei modelli di partenza lo scultore Pogliani, “allora professore alla scuola di Brera di
sani, in Liberty. Milano e Lombardia, Celip, Milano, 1999, p. 50; Giuliana Gramigna,
scultura” (p. 10). Si tratta con ogni probabilità di Tarcisio Pogliani (Milano 1869-1935
Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca,
ca.), di cui si conoscono sculture in bronzo e varie tombe al Cimitero Monumentale
Hoepli, Milano, 2001, p. 17; Il Liberty a Milano, a cura di Rossana Bossaglia e Valerio
di Milano, alcune inedite e altre riportate da Giovanna Ginex e Ornella Selvafolta nel
Terraroli, cit., p. 106.
loro Il Cimitero Monumentale di Milano. Guida storico-artistica, Comune di Milano-
13 La composizione di questa facciata e l’impiego di strutture metalliche riprendono
Settore Servizi Civici/Silvana editoriale, Milano, 1996.
gli schemi adottati a Milano negli edifi ci di via Dante, a loro volta infl uenzati dalla co-
27 L’attribuzione a Mazzucotelli compare in due articoli di Carlo Guenzi, Liberty
eva architettura parigina. Tale modello viene ripreso e sviluppato nei due edifi ci con-
occulto e G.B. Bossi (con Gianni Brizzi) e I ferri liberty, in “Casabella”, n. 338, anno
tigui a Casa Ferrario, realizzati qualche anno dopo su progetto di Achille Manfredini,
XXXIII, luglio 1969, pp. 33 e 34, e in La Casa Guazzoni, cit., pp. 11-12. Per quanto
dove risulta evidente il rapporto con gli edifi ci a destinazione mista costruiti a Parigi
riguarda le analogie stilistiche, si ravvisano somiglianze innanzitutto con i balconi di
tra fine Ottocento e inizio Novecento, in particolare quelli di rue Réaumur. Cfr. Mario
Casa Ferrario, di un paio d’anni precedenti, per quanto riguarda i temi della spirale e
Salvadè, Donatella Frizzi Brianza, Architettura liberty a Milano, cit., p. 71, e Claude
dei montanti di raccordo tra un piano e l’altro. Dal punto di vista della resa materica
Mignot, Grammaire des immeubles parisiens. Six siècles de façades du Moyen Âge à
e plastica vi sono invece analogie con i ferri per Casa Maffei a Torino (Cfr. Rossana
nos jours, Parigramme, Parigi, 2004, pp. 162-163, 167-169.
Bossaglia, Arno Hammacher, Mazzucotelli. L’artista italiano del ferro battuto liberty,
14 Il motivo del grifone è tra i preferiti di Mazzucotelli, che lo impiegherà fino agli
cit., pp. 21-22, 65, 91). Motivi simili a quelli dei balconi di Casa Guazzoni compaiono
anni Venti: cfr. Rossana Bossaglia, Arno Hammacher, Mazzucotelli. L’artista italiano
anche, tra gli altri, nel cancello di villa Ottolini a Busto Arsizio e in un disegno per i
del ferro battuto liberty, Il Polifilo, Milano, 1971, pp. 43, 60-61. Le farfalle del primo
ferri di Villa Antonini a Crocetta del Montello (Milano, Raccolta delle Stampe “Achille
piano sono state rifatte nel 2009 sulla base dell’unica superstite, oggi rimossa.
Bertarelli”, Fondo Mazzucotelli, 2-48). L’unica collaborazione documentata tra Maz-
15 Cfr. nota 11.
zucotelli e Bossi riguarda i balconi di Casa Centenara in corso Buenos Aires (Milano,
16 Oggi la distribuzione originale non è più leggibile, in quanto gli appartamenti
Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”, Fondo Mazzucotelli, 2-93).
hanno subito forti modifi che per la loro trasformazione in uffi ci.
28 Cfr. La Casa Guazzoni, cit., in cui gli affreschi vengono attribuiti al pittore Paolo
17 Cfr. L’arte di edifi care. Manuali in Italia 1750-1950, a cura di Carlo Guenzi, BE-MA,
Sala (Milano 1859- 1924) noto soprattutto per le sue vedute acquerellate: “Nell’esa-
Milano, 1981, e Clementina Barucci, Strumenti e cultura del progetto: manualistica e
me della facciata bisogna tener conto quanto l’affresco del Sala doveva risolvere
letteratura tecnica in Italia 1860-1920, Offi cina Edizioni, Roma, 1984.
in maniera determinante la linea marcapiano a livello dei parapetti in ferro battuto.
18 Informazioni tratte dalla descrizione delle opere e dalla richiesta di terza visita
Tale dipinto viveva secondo quel che testimonia il figlio dell’architetto con colori
per l’abitabilità dei locali, contenuti negli atti di fabbrica. Sul sistema Hennebique, utilizzato negli stessi anni per i solai di Palazzo Castiglioni, cfr. Riccardo Nelva, Bruno Signorelli, Avvento ed evoluzione del calcestruzzo armato in Italia: il sistema Hennebique, Edizioni di Scienza e Tecnica, Milano, 1990. 19 Cfr. Franco Borsi, Paolo Portoghesi, Victor Horta, Laterza, Roma-Bari, 1982, pp. 196-204; Françoise Aubry, Jos Vandenbreeden, Horta, naissance et dépassement de l’art nouveau, Ludion/Flammarion, Gand, 1996, pp. 93-97, 102-104. 20 Nell’archivio, donato dalla figlia Vanna alla Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano tra il 1971 e il 1976, si trova un disegno autografo (numero di schedatura 2-89) che mostra evidenti analogie con il parapetto della scala, nonostante alcune differenze nei particolari. Inoltre presenta la data 1903, che corrisponde al compimento dell’edifi cio. Il disegno mi è stato segnalato da Giuditta Lojacono, autrice della schedatura dei disegni dell’archivio e di una tesi di laurea su Mazzucotelli: Dum vulnerat format: i disegni di Alessandro Mazzucotelli della Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano, relatori prof. Paolo Rusconi, dott.ssa Giovanna Mori, correlatore prof.ssa Silvia Bignami, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Storia e Critica dell’Arte, Anno Accademico 2011-2012. 21 Colpisce la somiglianza, nell’insieme e nei dettagli, tra questa scala e quella dell’ex Albergo San Marco a Piacenza, risalente circa agli stessi anni e tra le più notevoli del Liberty italiano. Da ipotizzare pure in questo caso la paternità di parapetti ed elementi in ferro battuto a Mazzucotelli, cui è attribuibile per assonanza stilistica con opere analoghe di quel periodo anche la fastosa pensilina esterna. Cfr. Liberty in Emilia, con testi di Rossana Bossaglia, Maria Pace Marzocchi, Giovanna Pesci e Vincenzo Vandelli, Artioli, Modena, 1988, pp. 284-285. 22 La casa di Pirovano e quella di Formenti vengono pubblicate nel 1892 in “L’Edilizia Moderna”. Assai simile anche la scala inserita da Formenti nel suo La pratica del fabbricare (vol. II, Hoepli, Milano, 1895, tav. LXIX), uno dei manuali di maggior successo tra fine Ottocento e inizio Novecento, con magnifi che tavole a colori. Su questi temi rimando alla mia tesi di dottorato: Pierfrancesco Sacerdoti, La strada e la sua architettura. Il caso di via Dante a Milano, relatore prof. Giovanni Cislaghi, correlatore prof. Daniele Vitale, Politecnico di Milano, Dottorato in Composizione Architettonica, 2011, pp. 153-155, 285-288. 23 I documenti e i disegni relativi agli atti di fabbrica sono conservati presso il fondo Ornato Fabbriche dell’Archivio Storico Civico di Milano (II serie, C. 328-II parte, P.G. 33
soffusi e tenui, con svolazzi di vesti trasparenti e delicate sui corpi nudi che segui-
45 Casa Maffei viene realizzata negli stessi anni di Casa Campanini su progetto di
vano i movimenti dei ferri battuti. Le figure, alcune in piedi, alcune sdraiate sopra le
Antonio Vandone di Cortemilia. Cfr. Rossana Bossaglia, Arno Hammacher, Mazzu-
finestre erano stilizzate e permeate da quelle sfumature caratteristiche e delicate
cotelli. L’artista italiano del ferro battuto liberty, cit., pp. 64-65.
proprie delle opere di Paolo Sala che fu allora il più grande e famoso acquarelli-
46 Milano, Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”, Fondo Mazzucotelli, 1-155.
sta milanese” (pp. 10-11). Questa testimonianza contraddice l’opinione, diffusa tra
47 Il tema della torre ritornerà in altre opere di Campanini: la villa Bernasconi a
gli studiosi, secondo cui le facciate di Casa Guazzoni sarebbero prive di elementi
Cernobbio, coeva e stilisticamente affine, e l’edifi cio di corso Plebisciti 1-3, all’angolo
cromatici e si risolverebbero nella dialettica tra cemento e ferro battuto: cfr. Ma-
con piazzale Dateo, del 1924.
rio Salvadè, Donatella Frizzi Brianza, Architettura liberty a Milano, cit., p. 109; Silvia
48 In Casa Donzelli un grande specchio, posto in asse con l’ingresso, raddoppia illu-
Colombari, Itinerari del Liberty a Milano, in Il Liberty a Milano, a cura di Rossana
sionisticamente lo spazio del cortile e dell’androne. Il tema del fondale prospettico,
Bossaglia e Valerio Terraroli, cit., p. 121.
di tradizione rinascimentale e barocca, era già stato ripreso nell’architettura milane-
29 Nel disegno di facciata presentato per l’approvazione il balcone è aggiunto a
se di fine Ottocento. Ne è buon esempio l’ingresso di Casa Rigamonti (1889-1890) in
mano, preludendo alle successive modifi che della decorazione, non documentate.
via Solferino 24, realizzata su progetto di Sebastiano Giuseppe Locati.
La decorazione di progetto, più vicina alle sinuosità dell’Art Nouveau di quella rea-
49 La progettazione spinta fino ai minimi particolari accomuna ancora una volta
lizzata, è stata oggetto di una curiosa operazione di “riciclo”: si ritrova quasi identica
questa casa a Palazzo Castiglioni, dove infissi e maniglie erano stati disegnati da
nella facciata di Casa Tavecchio in via Stoppani 9, progettata dall’ing. Silvio Farioli,
Sommaruga. Nel profilo delle aperture e dei serramenti di Casa Campanini è fre-
i cui elaborati progettuali sono di poco successivi (16 agosto 1904) e mostrano un
quente il ricorso a sagomature curve e rettilinee alternate, motivo della Secessio-
tratto grafi co molto simile a quelli di Casa Guazzoni. I documenti e i disegni relativi
ne austriaca che accomuna il linguaggio di questo edifi cio a quello adottato nello
agli atti di fabbrica sono conservati presso il fondo Ornato Fabbriche dell’Archivio
stesso periodo da Ulisse Stacchini, in particolare nella già citata Casa Donzelli di
Storico Civico di Milano (II serie, C. 356, P.G. 66162, anno 1906).
via Gioberti.
30 Questo affreschi, riscoperti nel 1997 e non firmati, per la qualità della loro fattura
50 Cfr. Gaetano Paterlini, La vita e le opere di Alfredo Campanini, cit., p. 78.
e i colori tenui e delicati si possono forse attribuire a Paolo Sala.
51 Ai primi del Novecento l’uso dell’ascensore è ancora piuttosto raro a Milano, ed
31 La soluzione tradizionale, prevista inizialmente anche per Casa Guazzoni, viene
è limitato all’edilizia commerciale, alberghiera e residenziale di lusso. In generale
adottata da Bossi in altri suoi edifi ci degli stessi anni: Casa Galimberti (1903-1904) e
veniva collocato al centro della tromba delle scale, soluzione che però toglieva re-
Casa Centenara (1905-1906).
spiro spaziale. In alcuni casi, come in Palazzo Castiglioni, per gli ascensori vengono
32 Sono in calcestruzzo armato i solai delle cantine e le travi sopra le porte interne
già predisposti vani ad hoc, mentre Campanini adotta una soluzione tipica degli
degli appartamenti.
immeuble de rapport parigini di quegli anni. Cfr. le piante riportate da Monique Eleb
33 I moduli del parapetto recano un motivo “a colpo di frusta” che richiama l’Art
e Anne Debarre nel loro L’invention de l’habitation moderne. Paris 1880-1914, Hazan,
Nouveau di Victor Horta. È documentato un viaggio di Mazzucotelli a Bruxelles nel
Parigi, 1995. Questa soluzione diventa in seguito quasi un marchio di fabbrica di
1903: cfr. Giuditta Lojacono, Dum vulnerat format: i disegni di Alessandro Mazzuco-
Campanini, che la adotta nei seguenti edifi ci: Casa Baratti in via Senato 28 (1906-
telli della Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano, cit., pp. 17-18.
1909), case di via Vivaio 6 e via Maggiolini 1 (1919-1923), casa di corso Plebisciti 1-3
34 Questa soluzione mostra alcune analogie con il parapetto della scala del Grand
(1924), casa di corso Plebisciti 12 (1925-1926).
Hotel Europa a Praga, costruito negli stessi anni su progetto di Bed ich Bendelmayer
52 Mi riferisco alle due case progettate da Romeo Bottelli, in via Dante 12 (1891-
(Praga 1872-1932) e Alois Dryák (Olšany 1872 - Praga 1932).
1892) e piazza Castello 16 (1895-1896).
35 I documenti e i disegni relativi agli atti di fabbrica sono conservati presso il fondo
53 Cfr. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, cit.,
Ornato Fabbriche dell’Archivio Storico Civico di Milano (II serie, C. 362, P.G. 30399,
pp. 81-82, e Maurizio Boriani, Corinna Morandi, Augusto Rossari, Milano Contempo-
Anno 1907). La presentazione del progetto risale al 27 luglio 1904 e l’edifi cio è termi-
ranea, Designers Riuniti Editori, Torino, 1986, p. 31-33. Questa tesi viene contestata
nato entro il 29 novembre 1906. Precedentemente i coniugi Campanini risiedevano
da Mario Salvadè e Donatella Frizzi Brianza nel loro Architettura liberty a Milano,
in via San Primo 6.
cit., pp. 26-27.
36 L’autocommittenza era invece abbastanza diffusa tra gli architetti milanesi negli
54 Questa capacità viene in genere riconosciuta solo a Sommaruga e a pochi altri.
anni intorno al 1890, come dimostrano gli edifi ci di Luigi Broggi, Giuseppe Pirovano
Cfr. Eleonora Bairati, Daniele Riva, Giuseppe Sommaruga: un protagonista del Li-
e Romeo Bottelli in via Dante, Foro Bonaparte e piazza Castello. Cfr. Maurizio Grandi,
berty italiano, Mazzotta, Milano, 1982, p. 21.
Attilio Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, cit., pp. 73-76. 37 Cfr. Margherita Cavenago, Alfredo Campanini (1873-1926). Un protagonista del Liberty italiano, tesi di laurea, relatore prof. Luca Quattrocchi, controrelatore prof. ssa Rossana Bossaglia, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lettere, Anno Accademico 2003-2004, pp. 51-56. 38 Cfr. Gaetano Paterlini, La vita e le opere di Alfredo Campanini, Industrie Grafi che Labanti & Nanni, Bologna, 1991, fig. 23, p. 70. 39 Cfr. Daniele Riva, Un’architettura liberty a Milano: la casa dell’arch. A. Campanini in via Bellini, 11, in “Arte Lombarda”, n. 36, anno XVII, primo semestre 1972, p. 116. 40 Michele Vedani (Milano 1874-1969), autore di numerose sculture a destinazione pubblica e privata, molte delle quali per il Cimitero Monumentale, era stato compagno di Campanini a Brera. Cfr. Tiziana Rota, Michele Vedani scultore: testimone di un’epoca, con un saggio di Matteo Crespi sui bronzetti e testi di Paola Baldassini et al., Amici dei Musei del territorio lecchese, Amici del Museo delle Grigne, Lecco, 2013, pp. 86-87, 90-91. 41 Cfr. Eleonora Bairati, Daniele Riva, Il liberty in Italia, cit., p. 123. 42 Uno dei primi esempi a Milano di questo tipo di chiusura si trova nelle serrande dei negozi del già citato edifi cio in via Giulini 2 angolo via Dante, progettato da Giuseppe Pirovano. Cfr. Andrea Ferrari, Fabbricato Pirovano, in “L’Edilizia Moderna”, anno I, fasc. VII, ottobre 1892, pp. 7-8, tavv. XXVII, XXXIII. 43 A questo edifi cio viene dedicato un articolo (Casa Bellorini-Calastretti-Malgarini, in “L’Edilizia Moderna”, anno XIV, fasc. VII, luglio 1905, pp. 41-42, tavv. XXXIIIXXXVII) di cui vale la pena citare un passo relativo al cancello, che potrebbe riferirsi identico a Casa Campanini: “Pure degna di rilievo è la chiusura unica in ferro posta sull’ingresso, la quale muovendosi a saracinesca, funge da porta durante la notte, e da pusterla durante il giorno […]” (p. 42). I documenti e i disegni relativi agli atti di fabbrica sono conservati presso il fondo Ornato Fabbriche dell’Archivio Storico Civico di Milano (II serie, C. 320, P.G. 109479, anno 1905). 44 Mi riferisco a Casa Baratti (1906-1909) in via Senato 28 e a Casa Campanini (1907-1908) in corso Monforte 32. 34
Scala interna di Casa Ferrario.
35
36
NAPOLI LIBERTY PALAZZINA VELARDI R E N AT O D E F U S C O
N
ei primi anni del ‘900 l’ex capitale del Mezzo-
appaiono vecchie (e culturalmente di fatto lo erano) sin dalla
giorno aveva da tempo deposto le sue ambizio-
loro nascita, mentre le seconde risultano troppo «avanzate» ri-
ni di grande città europea. Della malfatta unità
spetto alle prime che agiscono come remora e freno. In tale
nazionale, del mancato inizio o dell’interruzione
divario è da riconoscere una delle cause del ritardo del florea-
dell’attività industriale, di altri numerosi mali en-
le napoletano e il suo protrarsi sino agli anni Venti, quando in
demici è stato detto tutto e non occorre qui riparlare; tuttavia
questo stile venivano costruite le opere ancora mancanti alla
è innegabile che nel periodo in esame un certo fervore anima
realizzazione del Piano di Risanamento.
ancora l’ambiente locale e una certa vitalità è riscontrabile in
Un secondo aspetto del rapporto tra l’«umbertino» del Piano
questo o in quel settore, in alcuni gruppi della classe dirigente.
e il fioreale, dovuto, per così dire, alla libera iniziativa, sta nel
Uno di tali campi fu quello architettonico-urbanistico.
binomio Risanamento e Ampliamento in cui era diviso il Piano
Il quadro in cui si svolse la vicenda Liberty o floreale napoletana
stesso. Questo, nel risanare i popolari quartieri Porto, Pendino,
ha per sfondo i grandi lavori di Risanamento ed Ampliamento
Mercato e Vicaria, ne prevedeva anche il diradamento da effet-
che, iniziati nel 1885, furono completati assai tardi, oltre il primo
tuarsi con lo spostamento degli abitanti nelle aree periferiche
trentennio del Novecento. Cosicché, le realizzazioni dell’archi-
della città, che sarebbe stata così appunto ampliata. Ma questo
tettura di cui ci occupiamo, la formazione di interi quartieri ispi-
logico e lineare procedimento non trovò una così puntuale at-
rati al suo stile avvengono nel clima di un immenso, disordinato
tuazione. L’intero sforzo economico si concentrò nelle malsane
cantiere tra leggi speciali, demolizioni, costruzioni interrotte,
aree centrali, mentre quelle periferiche, originariamente pre-
grandi dissesti finanziari, scandali politico-amministrativi, in-
viste per gli insediamenti dell’edilizia popolare (l’idea risale a
chieste governative, fallimenti bancari, grosse operazioni im-
un decreto di Garibaldi del 1860), attesero qualche decennio
mobiliari, crisi del mercato edilizio, ecc.; fenomeni tutti legati
prima di essere destinate a questa funzione. Oltre a ciò le zone
all’attuazione del menzionato Piano ottocentesco che, nono-
di ampliamento, distinte in occidentali e orientali, subirono una
stante i suoi numerosi limiti e il suo essere fonte di tanti disor-
diversa sorte. Le une, grazie alla salubrità dei luoghi e alle loro
dini, è rimasto l’unico progetto urbanistico effettivamente rea-
virtù paesistiche, divennero i quartieri residenziali della classe
lizzato e appare fenomeno sempre più positivo se si confronta
agiata, le altre gravitanti intorno alla stazione ferroviaria, rac-
con quanto in questa città è avvenuto dopo.
colsero in modo promiscuo centri commerciali, insediamenti
La produzione Liberty si svolse quindi in rapporto costante,
industriali e quartieri popolari in un clima di squallida periferia,
come riflesso, talvolta come conseguenza, completamento e
rimasta tale ancor oggi quando la più recente espansione urba-
persino reazione ai grandi lavori di Risanamento ed Amplia-
na ha raggiunto e inglobato dette aree.
mento. Esaminiamo alcuni aspetti di tale rapporto. Anzitutto
L’edilizia Liberty s’insediò nelle zone di ampliamento occiden-
uno cronologico-stilistico: negli stessi anni in cui, col ritardo
tale della città e ne caratterizzo socialmente l’aspetto residen-
sopra accennato, si realizzano fabbriche ed ambienti di sti-
ziale, mentre qualche opificio e impianto industriale informato
le umbertino, già da tempo progettate, si realizzarono anche
anch’esso a quello stile sorse nella zona orientale. Ma, ancora
case e strade ispirate al floreale; si verifica così un duplice in-
restando nel binomio umbertino-Liberty e nelle sue connota-
conveniente: le opere del Risanamento rispetto a quelle Liberty
zioni sociali, va ricordato che se l’iniziativa delle grandi banche 37
e della neocostituita Società per il Risanamento si concentrò
quartiere in esame con grandi edifici che costituiscono il me-
nella parte centrale della città, la parte di ampliamento subì un
glio in campo edilizio del liberty napoletano.
più complesso processo e fu attuata da un’altra categoria di
Tipologicamente, l’edilizia del quartiere Chiaja, del Parco Mar-
imprenditori.
gherita e delle pendici del Vomero può distinguersi in tre cate-
II quartiere nord-occidentale del Vomero, ad esempio, in un pri-
gorie. La prima con fabbriche alte aventi carattere residenzia-
mo momento appaltato da una grande impresa, la Banca Tibe-
le urbano, con negozi, sale di spettacolo, locali pubblici, ecc.,
rina, che riuscì a beneficiare degli stessi vantaggi previsti dalla
conforma il tratto di via Filangieri, via dei Mille, piazza Principe
legge per chi operava nel malsano centro rimase incompiuto.
Amedeo, donde si può cogliere una delle più felici prospettive
Questo perché nonostante la grande domanda d’alloggi, il red-
della scena urbana guardando verso la collina del Vomero. La
dito medio locale non consentiva l’assorbimento di una produ-
seconda con palazzine che, sfruttando il dislivello tra i tornanti
zione edilizia in vasta scala. Quando furono sospesi i lavori del
delle strade della collina, presentano due o tre piani emergenti
Vomero da parte della Tiberina, che voleva fare di quell’area
sul lato a valle delle strade e proseguono al di sotto di esse per
una vera e propria città satellite con moderni impianti e con
altri tre o quattro piani. In tal modo, grazie anche alla distanza
funicolari che collegavano il quartiere in collina con la città sot-
tra un edificio e l’altro, si ottiene uno sfruttamento in altezza
tostante, subentrarono piccoli imprenditori. Questi, al posto
che però non nuoce alla vista dall’alto del paesaggio. Questo
dei grandi immobili commerciali previsti nel piano, costruirono
tipo edilizio, tra i più originali del floreale locale, in cui i caratte-
palazzine da vendere o fittare (la rendita immobiliare essendo
ri di disimmetria, di flessibilità, le valenze pittoriche e decora-
sempre la maggiore fonte di reddito della nobiltà e borghesia
tive dello stile sembrano adattarsi particolarmente alla natura
napoletana) la gran parte delle quali informata al gusto flore-
orografica delle aree, è assai frequente al Parco Margherita e
ale. Quasi tutte queste piccole costruzioni sono state demolite
nella fascia sud-occidentale del Vomero, la cosiddetta «Santa-
nell’ultimo dopoguerra (l’unica testimonianza restano le notizie
rella» (dall’omonima commedia di E. Scarpetta) che idealmen-
e le foto del nostro archivio) e sostituite da quei grandi edifici
te si congiunge al quartiere occidentale a Chiaja, al Parco Mar-
che l’impresa ottocentesca non riuscì a realizzare.
gherita appunto, quasi seguendo il percorso della funicolare.
Diversa fu la vicenda del quartiere occidentale a Chiaja, colle-
Più esattamente il tipo edilizio ora descritto si trova nei tratti
gato peraltro da una delle funicolari al Vomero, con le cui pen-
a valle delle strade che percorrono la citata zona vomerese; in
dici forma un’unica, sebbene varia e articolata, area residen-
quelli a monte di esse, dove cioè non è dato utilizzare il disli-
ziale. Detto quartiere sorge su una delle prime zone previste
vello fra i tornanti, troviamo il terzo tipo edilizio forcale, quello
per l’espansione urbana e presenta il vantaggio di essere il più
delle ville unifamiliari, presente anche in molti punti della città
vicino ai centri di Toledo e di Chiaja. Per queste caratteristiche,
e segnatamente a Posillipo.
unitamente al valore paesistico dei luoghi, le vaste zone anco-
Volendo riassumere i caratteri esponenti del Liberty a Napoli,
ra libere nel primo decennio del Novecento furono impegnate
va anzitutto ricordato che la sua origine è da ricercare in rap-
da un’edilizia di alto valore economico. In una relazione pre-
porti esterni: da quelli settentrionali del Sommaruga importati
sentata al Consiglio comunale del 1886 che accompagnava la
dal piacentino Arata a quelli meridionali del Basile e della ditta
concessione di costruire il Parco Margherita, strada che unisce
Ducrot, che ebbe qui una sua importante filiale, proprio al pian-
appunto la parte inferiore del quartiere Chiaja con il Corso Vit-
terreno del palazzo Mannajuolo, fino alle varie pubblicazioni
torio Emanuele e quindi con la parte più alta della collina, si leg-
torinesi che diffusero in tutta Italia e in pochi anni quel gusto
ge: «è incontestabile utilità pubblica che, mentre con le opere del risanamento.., si provvede al miglioramento generale delle condizioni igieniche della nostra popolazione, non si trascurino ad un tempo le esigenze delle classi più agiate, e quelle opere relative, che, senza confondersi con le prime e senza impedirle o ritardarle, tendono a maggiormente abbellire la nostra città, ed a rendere più grato il soggiorno alle famiglie facoltose e ai forestieri». Un’edilizia di lusso quindi, sin dal 1886, è prevista per il Parco Margherita e successivamente per le vie Filangieri, dei Mille, piazza Amedeo e via Crispi, ossia per la spina centrale del quartiere occidentale a Chiaja. Questo ottocentesco programma si realizza al tempo del floreale a opera questa volta di piccole o grandi imprese locali; prima fra tutte la ditta Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo che, con opere progettate da Giulio Ulisse Arata, completerà, conferendogli un inconfondibile carattere, il 38
figurativo europeo. Inoltre, se è vero che il Liberty a Napoli presenta alcuni episodi assai felici - la scala e la soluzione d’angolo dello stesso palazzo Mannajuolo; la già ricordata flessibilità volumetrica delle fabbriche e la loro aderenza alla natura orografica del paesaggio; le Terme di Agnano e le palazzine a mezzacosta della collina; alcuni edifici esemplarmente ligi a tutti i dettami dello stile come la villa Pappone a Posillipo, esempi di irreprensibile capacità tecnica e di ottima fattura; tutte le costruzioni di Arata nelle vie Filangieri e dei Mille - bisogna altresì riconoscere che qui non si produsse alcuna opera degna di figurare a livello dell’Art Nouveau internazionale. Anzi, laddove il floreale si trova fuori del suo «signorile» contesto, cioè nei quartieri più commerciali e periferici nei pressi della stazione e dove con questa edilizia si completano i vuoti lasciati dall’incompiuto Risanamento, esso denota un patetico quanto squallido tentativo di mascherare «stilisticamente» errori, anacronismi, contraddizioni dell’ambiente tecnico e socio-economico di quegli anni. Tuttavia, vi sono aspetti dell’architettura Liberty a Napoli che nel complesso inducono a un giudizio positivo. Nei confronti della gran parte delle fabbriche umbertine del Risanamento, ossia di quelle rientranti in un vasto e preordinato intervento, l’edilizia floreale fu tutta opera dell’iniziativa locale, esprime ancora la presenza di una borghesia che, pur nei suoi modesti limiti, intendeva emulare alcuni modelli stranieri, a loro volta intesi come simboli di quell’ottimistico «progresso» culturale e civile. Inoltre nella grande varietà delle opere Liberty a Napoli e grazie forse a un’insolita durata di questo stile nella nostra città, vi sono dei fenomeni assai singolari. Si produsse qui in più di un edificio una sorta di superamento di quel gusto architettonico all’interno, per così dire, del suo stesso codice. Pensiamo in particolare alla villa De Cristoforo al Vomero (non documentata purtroppo nel mio libro Il floreale a Napoli) per la quale è lecito pensare che il suo autore, l’architetto Michele Platania, abbia guardato a quella tendenza che, nell’ambito stesso dell’Art Nouveau, si ispirava più alla geometria dell’astrazione, teorizzata dal Worringer e incarnata dalle opere di un Mackintosh e di un Hoffmann, che alle influenze lineari studiate e forse promosse dall’Einfühlung. Ma, a parte il complesso e discutibile bilancio architettonico, il meglio della cultura Art Nouveau a Napoli va ricercato nell’ambito urbanistico. E ciò non tanto perché interi quartieri si conformarono «piacevolmente» secondo questo stile - fenomeno riscontrabile qui come altrove - quanto perché nel clima di quegli anni fu redatto un importante studio urbanistico: il primo Piano Regolatore Generale della città a opera di Francesco De Simone, il migliore erede di un’illustre tradizione tecnico-professionale e l’architetto più modernamente informato. Tale piano, fra tanti anacronismi, fu un’opera in perfetta sincronia coi tempi, anzi un documento anticipatore di cultura urbanistica a livello europeo.
39
Tomba Gianello (1917) realizzata dallo scultore genovese Bartolomeo Ratto (1877-1932)
40
GENOVA LIBERTY IL CIMITERO MONUMENTALE DI STAGLIENO GIANNI OREFICE
G
enova è una città complessa che si affaccia sul
zò l’ambito delle sculture in Liguria. Oltre al Pasciutti, Baroni e
mare e guarda ai monti come ricorda uno dei
Bistolfi si possono ricordare Federico Olivari, Antonio Besesti,
suoi simboli, Giano Bifronte; una città dai mille
Luigi Orengo, Ettore Sclavi, Onorato Toso e poi gli scultori che
volti il cui tessuto architettonico e monumen-
rappresentano il passaggio dal Liberty al Déco come Edoar-
tale attraversa tutte le epoche storiche. I mo-
do de Albertis e ancora Luigi Orengo. La fotografia che Mario
numenti più significativi corrispondono ai periodi di maggiore
Barbieri ha realizzato è un particolare della Tomba Gianello,
floridezza economica e culturale: il 1300, il 1500 e il 1800. Se la
scolpita nel 1917 da Bartolomeo Ratto, un noto scultore anche
prima metà dell’800 fu segnata da cambiamenti e travagli epo-
se non dei più famosi del tempo. Si tratta di una composizione
cali, nella seconda parte del secolo la città, dominata da una
di dimensioni ragguardevoli che si trova nella Galleria Frontale,
borghesia economicamente aggressiva e illuminata, fu arricchi-
settore A, la cui figura centrale è rappresentata da un Ange-
ta da importantissime opere; il rilancio economico e la crescita
lo. Un angelo sensuale dalla chioma fluente che si erge da un
culturale e sociale si trascinarono fino alla prima parte del 1900,
campo di crisantemi; gli occhi socchiusi si alzano verso il cielo,
per questo anche i nuovi stili, compreso il Liberty, sono ben
spazio celeste delimitato da un’aureola di rose e spine lavorate
rappresentati a Genova con importanti e numerosissime realiz-
a bassissimo rilievo. L’angelo ha i piedi che si staccano dal ter-
zazioni. Uno degli scrigni del Liberty è certamente il Cimitero
reno ma sono ancora come trattenuti; il viso, leggermente ri-
Monumentale di Staglieno. Già rappresentazione plastica della
volto indietro, manifesta già l’avvenuta trascendenza: l’insieme
grandezza della borghesia dell’800 genovese, fu oggetto di vi-
esprime un dolore trattenuto e una grande serenità; le gran-
site da parte di illustri personaggi per la sua grande fama, oggi
dissime ali distese accolgono in un abbraccio protettivo i busti
fa parte del circuito dei cimiteri monumentali più importanti a
classici dei defunti; le braccia unite sul petto stanno per aprirsi
livello mondiale. Le tombe Liberty si possono contare a decine,
in segno di dono. L’insieme è grandioso per le dimensioni e leg-
tra queste quelle dello scultore Giacinto Pasciutti che realizzò
gero nella realizzazione, di grande effetto emotivo. Nei pressi
almeno cinque tombe per diversi componenti della Famiglia
della Tomba Gianello sono presenti altre ragguardevoli tombe
Rebora, tra il 1914 e il 1916; qui le figure sorgono dalla materia
Liberty come l’opera dello scultore Ettore Sclavi del 1913, la
pietrosa, grezza non sgrossata, e si librano dolenti verso il cie-
Tomba Scala; qui è rappresentato drammaticamente l’Angelo
lo, sorrette e accompagnate da angeli, come a liberarsi della
della morte, una sensuale figura femminile che cavalca un bel-
materia terrena per salire verso il cielo: l’anima, con leggerez-
lissimo puledro e che, rivolgendosi indietro, recide con la falce
za, si libera dai legami terreni. In un angolo del cimitero, tra la
i fiori, simbolo della vita terrena spezzata.
vegetazione, lo scultore Baroni realizza la rappresentazione di una donna morta di parto: in mano la cuffietta della bimba, il ventre leggermente prominente, il volto tristissimo, senza speranza, commovente. Vicino alla scultura del Baroni c’è la tomba di Bistolfi, la sua prima opera del 1904, nella quale un giovane viene accompagnato nel momento della morte da tre angeliche figure. Lo scultore ebbe grandissima importanza e influen41
42
TRIESTE LIBERTY CASA VALDONI FEDERICA ROVELLO
A
lle soglie del XX secolo a Trieste sembra dif-
un nuovo inserto nel tessuto residenziale da molteplici punti
fondersi, anche se con una certa riluttanza,
di vista e di scale. Zaninovich, che firmerà il piano per questa
un nuovo lessico architettonico, denominato
zona, dimostra di essere in grado di esercitare un controllo at-
“Modern-Style che adesca i giovani da oltre
tento e meticoloso del progetto e della sua realizzazione alla
monte e lusinga nei padroni di casa il desiderio
scala urbana, edilizia, fino a definirne con perizia i minimi det-
1
di sbalordire a buon mercato” . La critica implacabile di Benco
tagli decorativi. Egli, infatti, per nascita e formazione, incarna
alla nuova stagione che si sta progressivamente affermando
di diritto il ruolo di professionista versatile, eclettico, di matrice
in città, non rende giustizia alla fertile e repentina produzione
mitteleuropea2.
edilizia promossa da una generazione di giovani professioni-
Nato a Spalato nel 1887, frequenta, dopo il trasferimento a
sti emergenti. E la vicenda costruttiva dell’edificio di via Com-
Trieste, la Sezione edilizia della Kaiserlich-Königliche Staats
merciale, commissionato dalla famiglia Valdoni all’architetto
Gewerbe Schule di Trieste, istituto scolastico di emanazione
Giorgio Zaninovich, ne costituisce un esempio significativo,
asburgica, dove insegnano Enrico Nordio e Lodovico Braidot-
come vedremo, da molteplici punti di vista. In prima battuta la
ti e studiano, tra gli altri, Romeo Depaoli, Carlo Mosco e, più
rapidità di esecuzione. L’iter progettuale e realizzativo si sno-
tardi, Romano Boico. Successivamente si perfeziona presso
da nel breve arco di un anno: nel 1907 Zaninovich presenta la
l’Accademia di Belle Arti di Vienna3. Superato l’esame di stato,
domanda di fabbrica per erigere una casa di civile abitazione,
nel 1904 viene nominato “capomastro costruttore”, titolo del
sviluppata lungo sei piani, che deve andare a occupare parte
quale si avvale per progettare e sovrintendere all’edificazione
di un ampio lotto inedificato. L’area, dove lo stesso progetti-
di Casa Valdoni. La sua preparazione prettamente tecnica e
sta si cimenta solo un anno prima nell’ideazione di un edifi-
l’esperienza assimilata lavorando presso le imprese Mazorana,
cio attestato lungo la stessa via al civico 23 e dove vengono
poi Pittel & Brausewetter e quindi in quella di famiglia, gli con-
progressivamente a insediarsi la casa Cuzzi-Leocovich-Fonda
sentono di maturare ben presto una competenza anche nell’u-
di Umberto Fonda al civico 21 e numerose altre lungo le vie
tilizzo dei nuovi materiali in fase di sperimentazione, primo fra
limitrofe (Pauliana, Sant’Anastasio, Gozzi), viene lambita dal
tutti la pietra artificiale. A tal proposito si evince dalla pratica
percorso della trenovia, progettata dall’ing. Eugenio Geiringer
per il rilascio del permesso di costruire 4, conservata presso gli
e inaugurata nel 1902. Si viene pertanto a creare progressiva-
archivi civici, che la presenza di elementi a sbalzo di un cer-
mente una cortina edilizia caratterizzata da significativi esempi
to rilievo - i poggioli laterali e il grande balcone centrale - ri-
dell’architettura del periodo che, seppur con accezioni diverse,
chiederà una specifica prova di collaudo statico da eseguirsi
interpretano un linguaggio inedito, lontani dal Liberty di manie-
in presenza dei componenti della Commissione alle pubbliche
ra e fortemente ancorati al proprio genius loci. Analogamente a
costruzioni. Così, si apprende che la prima versione del pro-
quanto avviene in altre zone della città, lo sviluppo avviene per
getto deve essere rivista per rispondere alle normative vigenti
parti, sotto forma di “piani di scomparto” piuttosto che di stru-
in materia di illuminazione e aerazione dei vani abitabili. Mi-
menti urbanistici elaborati dall’amministrazione comunale. Al
nime modifiche apportate anche al disegno della facciata ne
giovane architetto viene richiesto pertanto di esercitare un mo-
consentono l’approvazione e la concessione del permesso di
dus operandi omnicomprensivo, che contempli l’inserimento di
fabbrica, rilasciato il 23 dicembre 1907. Il risultato è una com43
Il tema del rivestimento viene declinato attraverso una semplice texture decorativa che articola la fascia del primo piano e va a formare un’onda di coronamento delle aperture a tutto sesto del grande balcone centrale completate da una serie di essenziali cornici geometriche. E se mancano o sono rari e stilizzati gli elementi riconducibili agli stilemi floreali o Art Nouveau, sorprende, a tratti confonde, l’alternanza di volumi aggettanti e di arretramenti, i conci sporgenti che articolano e caricano le parti basamentali, le tozze colonne binate, i mensoloni di sostegno scanalati e le grandi volute. Così come di rado nell’architettura triestina si trova la presenza di un apparato scultoreo così prorompente: un complesso statuario - un fauno, alcuni bambini e una fanciulla - che sembrano graziosamente e quasi casualmente, accomodati sul parapetto del balcone o collocati nelle nicchie che li ospitano. In sintesi molteplici risultano gli aspetti che qualificano l’edificio descritto oltre a quanto già detto: la qualità degli elaborati grafici di progetto, un’approfondita indagine a scala urbana e della viabilità, per poi giungere alla soluzione distributiva interna che diventa più razionale e funzionale alle esigenze della vita moderna. Lungo la via Commerciale e le vie laterali le opere di Zaninovich, Fonda, Mosco, Ferluga e Pucalovich si affiancano e, inevitabilmente, si confrontano a definire un repertorio di altissima qualità figurativa. Saranno proprio loro i pionieri a introdurre inedite soluzioni di carattere tecnico e materico, sostenuti da una committenza colta e aperta al rinnovamento, ma non sempre accolti con bemistione di linguaggi, che recepisce tutte le incertezze proprie
nevolenza dalla Commissione tecnica comunale. Nel loro fare
del periodo storico e politico in atto, esito di un sapiente acco-
architettonico si evince un’interpretazione peculiare degli ele-
stamento di elementi mutuati dalla tradizione locale e dei rudi-
menti della tradizione, condotta con rigore e che difficilmente
menti acquisiti alla scuola di Wagner. Zaninovich reinterpreta,
si riesce e forse ad ascrivere a uno stile preciso.
infatti, gli elementi caratterizzanti l’architettura triestina - pri-
Vale la pena rilevare piuttosto ancora una volta il carattere di
mo fra tutti il bugnato - che articola dinamicamente il prospetto
innovazione e il desiderio di sperimentazione, equamente lon-
costituendo una solida base che via via si alleggerisce fino a
tani sia dall’imperante storicismo ottocentesco sia da un reper-
lasciar spazio a una superficie liscia ed essenziale. E traduce
torio Liberty plastico, iterato e stucchevole5. La Casa Valdoni
quanto appreso in una ricercata solidità, che si evolve e mo-
per quanto evidenziato costituisce, pertanto, un paradigma del
difica lungo la facciata principale, quasi che da un blocco di
Modern Style così vituperato da Benco, ma ne diverrà non tan-
pietra volesse far scaturire una figura esile, essenziale, eterea.
to un modello architettonico da riproporre ma un unicum da
Tutta l’esigenza di rappresentatività viene concentrata sul pro-
ammirare.
spetto attestato lungo l’arteria principale, la via Commerciale, mentre il prospetto laterale, articolato altimetricamente per seguire l’andamento orografico del terreno, risulta molto più semplice. Colpisce anche l’essenzialità delle finestre che presentano unicamente un davanzale a completarle e l’avvolgibile quale elemento oscurante che va sostituendosi alle persiane, quale segno di affermazione di una modernità ricercata anche nelle soluzioni costruttive e di dettaglio. Mentre non risultano presenti gli apparati decorativi che si ritrovano in numerose realizzazioni coeve - mascheroni, corone d’alloro, fasce fitomorfe – omologati con la complicità dell’uso dello stucco e del gesso che ne facilitano l’iterazione e li riducono, talvolta, ad accademiche riproposizioni di un Liberty posticcio, superficiale. 44
1 Silvio Benco, Trieste, Ed. Maylander, 1910. 2 Per un inquadramento della figura e dell’opera di Zaninovich si veda N. Carboni Tonini, “L’attività triestina dell’architetto Giorgio Zaninovich”, “Quaderni Giuliani di Storia”, V, 2, 1984, pp. 239-276. 3 I dati biografi ci di Zaninovich sono tratti dal lavoro di Paola Ugolini Bernasconi, Biografi e - voce Zaninovich Giorgio, in F. Rovello (a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007. 4 La documentazione relativa al progetto architettonico e alla pratica per il rilascio del permesso di fabbrica sono conservati presso gli archivi del Comune di Trieste, rispettivamente presso l’Archivio Tecnico Disegni, dis. 9712 e l’Archivio Generale, Magistrato civico, esibito n. 39425/1907, F. 3/10-1/1907, già citati nella scheda redatta da Anna Boiti, Casa Valdoni, in F. Rovello (a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007. 5 Per ulteriori approfondimenti relativi alla produzione architettonica nel periodo indagato e coevo alla realizzazione di casa Valdoni, nonché ai protagonisti attivi nella città e citati nel presente saggio, si rimanda, in particolare, ai seguenti volumi e ai saggi in essi contenuti: Federica Rovello (a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007; Federica Rovello, Michela Messina, Lorenza Resciniti, Trieste Liberty. Costruire e abitare l’alba del Novecento, Catalogo della mostra, ed. Comune di Trieste, Trieste, 2011.
Fonti bibliografi che N. Carboni Tonini, “L’attività triestina dell’architetto Giorgio Zaninovich”, “Quaderni Giuliani di Storia”, V, 2, 1984, pp. 239-276. M. Lorber, “Architettura a Trieste tra Eclettismo e Liberty”, in F. Rovello (a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007. Anna Boiti, Casa Valdoni, in F. Rovello (a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007.
Fonti archivistiche
Paola Ugolini Bernasconi, Biografi e - voce Zaninovich Giorgio, in Federica Rovello
Comune di Trieste, Archivio Generale, Magistrato civico, esibito n. 39425/1907, F.
(a cura di), “Trieste 1872-1917 Guida all’architettura”, Trieste, MGS Press, 2007.
3/10-1/1907.
Federica Rovello, Michela Messina, Lorenza Resciniti, Trieste Liberty. Costruire e abi-
Comune di Trieste, Archivio Tecnico Disegni, dis. 9712.
tare l’alba del Novecento, Catalogo della mostra, ed. Comune di Trieste, Trieste, 2011. 45
46
MONTEVARCHI LIBERTY VILLA MASINI MARIO RISTORI
P
er capire e comprendere il perché di Villa Masi-
un’istituzione come l’Accademia Valdarnese del Poggio, che
ni a Montevarchi occorre analizzare e conoscere
riuniva, oltre a professionisti e intellettuali, anche facoltosi
il contesto economico e culturale della cittadina
proprietari e industriali, tra i quali figurava il futuro proprie-
valdarnese in provincia di Arezzo negli anni ’20
tario di Villa Masini.
del Novecento.
Angiolo Masini, come molti “capitani d’industria” montevar-
Montevarchi era già allora il maggiore e più attivo centro della
chini, ebbe modo di viaggiare molto e in tutta Europa per
provincia ed ebbe, nei primi anni del secolo scorso, uno stra-
affari, cosa che facilitò indubbiamente le sue qualità di indu-
ordinario sviluppo della sua struttura socio-economica che
striale, e gli fece anche conoscere quanto di bello c’era in giro
già si intravedeva fi n dalla fi ne dell’’800.
per le capitali degli stati che visitava. L’Art Nouveau, lo stile
L’economia prevalentemente agricola lasciò pian piano il po-
che allora si imponeva come la nuova tendenza nelle arti e
sto a una attività manifatturiera che, con la realizzazione dei
nell’architettura, lo colpì profondamente, ma come lui furono
primi opifi ci per la produzione della seta e il potenziamento
colpiti dal nuovo stile anche altri signori del posto, al punto
dei cappellifi ci, modifi cò profondamente il rapporto con l’at-
che a Montevarchi è abbastanza facile imbattersi in richiami
tività agricola.
quando non in vere e proprie opere d’arte ispirate dalla nuova
Di conseguenza Montevarchi era già, agli inizi del Novecento,
tendenza.
la cittadina più industrializzata della provincia di Arezzo, e nel
Villa Masini è indiscutibilmente l’esempio migliore di tutto ciò,
1927 circa il 35-36% della popolazione era dedita ad attività
e Angiolo Masini la commissionò a Giuseppe Petrini perché ne
industriali che facevano capo alla produzione della seta, dei
facesse l’abitazione da donare alla sua seconda moglie che,
cappelli e del pelo di coniglio e di lepre, materia prima per ot-
purtroppo, mancò addirittura prima di poterci andare ad abi-
tenere il feltro necessario alla realizzazione degli stessi.
tare.
Nello stesso periodo sorsero i primi calzaturifi ci, uno dei quali
Momento celebrativo fi nalizzato anche a certifi care la fortuna
fu il primo nato nella provincia di Arezzo, poi occorre ricordare
di famiglia acquisita grazie alla fi orente attività della fabbri-
la ditta Galeffi che, producendo medicinali, aveva in catalogo
ca di cappelli “La Familiare”, è un concentrato architettoni-
la famosa “Effervescente Galeffi ” esportata in tutto il mondo,
co unico nel pur vasto panorama nazionale. La dimora Ma-
e il cui fondatore, Ernesto Galeffi , si fece costruire una villa
sini venne commissionata, come dicevamo, all’ing. Giuseppe
con molti elementi Liberty e Déco proprio a Montevarchi.
Petrini, montevarchino di nascita e amico personale dell’im-
Occorre ricordare inoltre che la Carapelli, notissima azienda
prenditore, nel 1924. Rientrato in Toscana dopo il periodo di
produttrice dell’omonimo olio, nacque a Montevarchi nel 1893.
formazione e di lavoro a Torino, Petrini, abbandonata la libera
Le fl oride condizioni socio economiche fecero sì che si svilup-
professione, lavorava come ingegnere alle dipendenze delle
passe in Montevarchi anche un fi orente e solido artigianato,
Ferrovie dello Stato; per tale motivo il progetto venne fi rmato
facilitato in questo dalle commesse che gli derivavano da una
dall’arch. Luigi Zumkeller, con il quale sorsero, in fase di rea-
condizione di agiatezza generale.
lizzazione, alcune controversie soprattutto per quanto riguar-
Conseguenza di questa situazione fu uno straordinario svilup-
da l’inserimento della torretta sull’angolo occidentale. I lavori,
po artistico e architettonico, favorito anche dalla presenza di
costati sembra più di 2.000 lire ed affi dati alla Ditta Failli di 47
ITALIAN LIBERTY foto di MARIO RISTORI
Montevarchi, si conclusero nel 1927; il permesso di abitabilità
decorazioni interne della villa. Villa Masini è stata anche il set
venne rilasciato il 13 giugno 1928.
di alcune scene del film vincitore del Premio Oscar La vita è
Di impianto quadrangolare al centro di un terreno di 60x46
bella di Roberto Benigni.
metri su due livelli sistemati a giardino, l’edifi cio comprende anche una rimessa per le automobili, la Limonaia, una voliera e un tempietto circolare con fontana. Vi si accede da un ingresso con un grande cancello con ai fi anchi due cancelletti di servizio di rara bellezza, opera della Ditta Giulio Bruni di Pistoia, oppure da uno secondario sul retro. L’interno dell’edifi cio si sviluppa su quattro livelli, dal seminterrato al piano rialzato con la zona giorno per salire alla sovrastante zona notte, e poi al sottotetto, dal quale si accede alla torretta angolare. Tutti i piani fuori terra ruotano attorno a un ambiente ottagonale, sulle cui pareti si aprono le varie sale e camere da letto, quello del piano sottotetto è illuminato da una vetrata posta sul soffitto. La sovrabbondante decorazione esterna, improntata a un elaborato linguaggio di matrice eclettica, si avvalse dell’opera di numerosi artefi ci locali e non: i modellatori montevarchini Leopoldo Brandaglia, Giovanni Bianchi e Luigi Chiesi; Alfredo Fini per le decorazioni pittoriche presenti nel loggiato di facciata; la prestigiosa Ditta Ulisse De Matteis di Firenze per le vetrate policrome, mentre le inferriate, esterne e interne, e la ricca recinzione in ferro battuto di cui, in seguito alla campagna del Ferro alla Patria in epoca fascista rimane soltanto il cancello principale, fu realizzata dalla Ditta Giulio Bruni di Pistoia. Nel giardino, in origine sistemato all’italiana sul davanti e a pomaio sul retro, i vari gruppi scultorei di animali e di creature fantastiche realizzati in cemento con anima di ferro furono opera dello scultore Leopoldo Brandaglia, famoso negli anni Venti per questo tipo di ornamentazione dei giardini. Il trionfo decorativo prosegue all’interno con le opere plastiche di Elio Galassi, che realizzò una Venere sostenuta da un alto piedistallo al centro di una fontana nell’ottagono al piano rialzato, e di Pietro Guerri, pittoriche di Emilio Vasarri, con due grandi tele, Il bagno pompeiano e Passeggiata in giardino, lignee della Ditta Tassini di Montevarchi. Dal gennaio al luglio 1944 la villa fu sede del Comando militare tedesco, successivamente utilizzata come ospedale dalle truppe americane, per tornare infi ne a uso dei proprietari nel 1945. Nel 1943 la rimessa fu adibita ad abitazione per gli sfollati e l’edifi cio subì diversi lavori di modifi ca tra cui la costruzione del tetto a falde, che ridusse la torretta posta in angolo a semplice piccionaia. Tra il 1992 e il 1994 sono stati eseguiti diversi lavori di manutenzione e di restauro sia degli annessi che delle 48
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ROMA LIBERTY TEATRO AMBRA JOVINELLI ULISSE TRAMONTI
L
’architettura Liberty ha abitato di rado a Roma; i
gie che nacquero con il Liberty stesso, come i cinema-teatro, i
rapporti con il nuovo stile, di tutt’altra ingerenza ri-
grandi magazzini, le autorimesse, le gallerie, i caffè. Nel 1907 la
spetto a ciò che avveniva nelle città del nord come
gestione amministrativa del sindaco Ernesto Nathan, vero rap-
Torino, Milano, Trieste o al sud nella sfolgorante Pa-
presentante della borghesia illuminata che voleva fare di Roma
lermo dei Florio, si limitano nella città capitolina ai
una capitale europea, imponeva la concentrazione sugli sforzi
soli partiti decorativi ed eccezionalmente alla complessità stili-
e sulle capacità del blocco politico che rappresentava, costi-
stica dell’intero edificio. Fin dal 1871, Roma cercava, attraverso
tuito da repubblicani radicali e socialisti e che interrompeva,
la progettazione delle nuove strutture ministeriali, di diventare
dopo 37 anni, la gestione aristocratica della città.
una capitale moderna e di definire lo stile dell’Italia postunita-
Ne scaturì il nuovo Piano Regolatore, redatto nel 1909 da Ed-
ria, costruito su di un audace sperimentalismo che si relazio-
mondo Sanjust di Teulada, che demandava lo sviluppo urbano
nava agli stili del passato e che aveva avuto come conclusione
per circa i 3/4 dei nuovi abitanti a cinque quartieri di espansio-
l’affermarsi di un ulteriore eclettismo storicistico.
ne intensiva su tracciato ortogonale, mentre il rimanente veni-
Dopo la grande Esposizione di Torino del 1902, la più impor-
va disposto su vaste aree a villini e giardini: rispettando i vincoli
tante a livello europeo per il grado generale dell’Arte Nuova,
tipologici la città si sarebbe espansa alternando zone abitate
Roma cercò di mutare il campo della sua ricerca stilistica e de-
secondo varie densità.
corativa. Fitomorfismo e zoomorfismo, suggestioni di culture
Le cose andarono però diversamente: i proprietari delle aree
figurative esotiche, furono accolti senza distinzioni di matrici
destinate a villini ottennero con forti pressioni e a fini specula-
culturali, tanto da far considerare il Liberty come un eclettismo
tivi, indici fabbricativi più alti rispetto a quelli stabiliti origina-
contemporaneo, denso di equivoci.
riamente, sostituendo ai villini le cosiddette “palazzine”, case di
L’Arte Nuova non poteva essere accettata a Roma senza pro-
cinque piani, più attico.
vocare traumi e senza una coerente mediazione con il cinque-
Proprio nei moduli tipici dell’espansione urbana e cioè nel vil-
centismo correntemente diffuso; un’accettazione difficile a cui
lino e nella casa da pigione, dove il primo identificava il modus
mancava il supporto di una vera e propria scuola che potesse
vivendi borghese per eccellenza, si diffusero per lungo tempo
rielaborare organicamente le nuove ricerche sul substrato della
gli stilemi decorativi floreali. La linea tesa dell’arco ribassato,
solida preesistente tradizione.
la decorazione in affreschi e ceramiche, il ferro battuto e infi-
La ricerca di un’arte nuova restò un fenomeno circoscritto, le-
ne le specchiature in intonaco lavorato a graffito si integrano
gato solo ad alcune e isolate figure professionali e quindi im-
alle superfici in mattoni, coesistendo senza contrasti eccessivi
possibilitato a costruire un filone omogeneo con caratteristiche
con bifore e torrette merlate di gusto neomedievale. L’impo-
di continuità.
stazione urbanistica mutuata dalle città-giardino anglosassoni,
Il potere costituito inoltre non riconosceva nel Liberty uno stile
con il villino posto al centro del lotto edificativo e quindi ar-
sufficientemente rappresentativo per i propri edifici, relegan-
retrato rispetto alla strada aveva permesso il tema dell’assim-
dolo alla sfera del solo gusto, da applicare agli ambiti domestici
metria dell’impianto, accentuato dalla torretta e sottolineato
e a quelli del loisir. Escluso dunque il livello della grande scala
dalla molteplici soluzioni d’angolo; restano dal gusto neome-
architettonica, il nuovo stile venne applicato a quelle tipolo-
dievalista anche i bow windows, traforati alla gotica, e le fasce 53
policrome, spesso ceramicate, a sottolineare marcapiani e cor-
case popolari di via Pinciani e via Luzzati.
nicioni.
Il nuovo stile si affermò con più libertà nei luoghi del loisir e del
Il Villino Cagiati, posto nel quartiere Prati, si rivela come la per-
commercio.
fetta combinazione di tutti gli elementi sopradescritti, che rias-
Il Palazzo “Alle città d’Italia”, poi dannunzianamente titolato la
sumono la loro coerenza stilistica nella scritta del fregio sotto-
Rinascente, fu il primo esempio di grande struttura commer-
gronda affrescato da Silvio Galimberti: In arte libertas, in vitium
ciale moderna a Roma.
ducet, si caret arte. Progettato nel 1903 dall’architetto Garibaldi
Progettato da Giulio De Angelis e inaugurato nel 1887, l’edificio
Burba, il villino recita uno degli esemplari più riusciti della de-
si erge su di una struttura completamente metallica, coperta
corazione floreale.
da enormi vetrate che illuminano la grande zona centrale vuota
Il gioco di contrasti tra l’intonaco chiaro della base e la ricca
su cui si affacciano i vari piani contornati da balconate in ghisa.
decorazione è sapiente: negli affreschi Galimberti ritrae figure
Nel 1888 il Principe Maffeo Sciarra incaricò a sua volta il De
femminili di gusto neoquattrocentesco e preraffaellita; i pre-
Angelis di realizzare una Galleria commerciale per la comuni-
ziosi fregi maiolicati si ripetono in splendidi encarpi di gusto
cazione diretta fra la via Minghetti e piazza dell’Oratorio.
robbiano alternati ad applicazioni, sempre ceramicate, dove
La decorazione di per sé interessante per la curiosità delle te-
l’iris, il fiore prediletto dall’Arte Nuova, trionfa. A concludere la
matiche (un omaggio alle virtù della donna borghese di fine
preziosità della decorazione i ferri battuti con ornamentazione
Ottocento), realizzata da Giuseppe Cellini ha, come giustamen-
a foglie di vite di Alessandro Mazzucotelli.
te sottolineato da Paolo Portoghesi, “poco felicemente rico-
La matrice pseudostorica, caposaldo dell’incerta cultura della
perto tutte le pareti e ha sopraffatto completamente le linee
borghesia romana, diventò il tramite tra gli stilemi del gusto e
architettoniche creando uno sgradevole effetto di monotonia”,
le istanze del rinnovamento della tipologia. I caratteri decorati-
a danno dell’interessante tipologia funzionale e distributiva
vi, anche se depauperati, a sottolineare l’avvenuto scadimento
dell’insieme.
del Liberty da fenomeno di élite a gusto popolare, si ritrovano
La perfetta sintonia fra architettura e decorazione si ritrovava
paternalisticamente rappresentati dal 1903 al 1914 anche nelle
invece nello scomparso Caffè Faraglia, chiuso per motivi poli-
54
tici nel 1933. Il grande ritrovo, situato al piano terra del palazzo
decorativa. Protomi femminili, lisce paraste, elementi fitomorfi
delle Assicurazioni Generali, si apriva dal 1906 all’angolo tra via
stilizzati, contrastano con la spenta tonalità rosa dell’intonaco;
Cesare Battisti e piazza Venezia, decorato e arredato su dise-
scomparse invece le aquile scolpite, terminali delle lesene e i
gni di Ernesto Basile e realizzato dalla prestigiosa ebanisteria
due pennoni che si alzavano sulla sommità della sinuosa tra-
palermitana Ducrot. Una raffinatissima boiserie in quercia inta-
beazione; restano le maschere che coronano le chiavi di volta
gliata ricopriva i soffitti e le pareti laterali delle sale, arricchite
delle arcate a tutto sesto delle finestre, le cornici a nastro e il
da originali porte a vetri decorati; funzionali e moderni, i mobili
fregio con le lire e i serti floreali; perdute all’interno le colonni-
e le scansie della pasticceria, i banconi della sala del caffè, dove
ne in ghisa che si chiudevano sulla galleria con archi definiti da
Basile, come nelle sue architetture palermitane, coniugava l’e-
decorazioni fitomorfe.
stro modernista con la cultura della tradizione mediterranea. La
Nel 1913, con la caduta del sindaco Nathan, si chiuse a Roma il
decorazione veniva completata dal fregio pittorico delle pareti
breve e unico periodo progressista della sua amministrazione.
del salone da pranzo, realizzato dal pittore cartellonista Gio-
Il ritorno in campo architettonico del mai abbandonato neo-
vanni Mataloni.
cinquecentismo, ormai inevitabilmente e opportunamente mo-
Il 1909 fu anche il tempo del teatro Jovinelli (poi Ambra-Jo-
dernizzato, fu stigmatizzato nel 1915, a chiusura della vicenda
vinelli) progettato dall’ing. Ulderico Bencivenga nel quartiere
modernista romana, da Marcello Piacentini: “L’arido e tormen-
Esquilino, certamente uno dei rari edifici romani marcatamente
toso periodo dello stile moderno, la banalità plebea dell’arte
Liberty. Dopo le trasformazioni imposte negli anni Cinquanta,
nuova è cessata: le cartellette piatte e i nastrini convulsi, i te-
un recente restauro ha riportato l’originaria impronta della fac-
stoni muliebri e i rami fioriti, le parallele a chitarra e i punti e i
ciata, dominata da una armoniosa leggerezza compositiva e
cerchi hanno fatto ormai il loro tempo”. 55
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VARESE LIBERTY BIRRA PORETTI GIANCARLO ILLIPR ANDI
V
i è una località africana divenuta famosa. Non
accanto alle sanguigne scenografie del Sacro Monte e le invisi-
tanto per le bellezze naturali, quanto per l’inna-
bili palafitte dei villaggi lacustri.
turale fascino che emana da certe distruzioni. O
Non si può pretendere rispetto del passato da chi ha lasciato
ruine che dir si voglia.
devastare i ricordi. Abbandonando ai rovi l’ardito percorso del-
Enormi relitti abbandonati sulle spiagge infinite,
la funicolare e, ancor peggio, a una selva di antenne la signifi-
destinati a venir sbattuti e rigirati di continuo dalla risacca. Che
cativa silhouette del Grand Hotel. Testimone di un’epoca.
il maltempo spinge, certe giornate, a farsi più aggressiva.
Ti coglie prepotente la voglia di andare via.
Nelle rimanenti mattine si accontentano di affiorare tra le neb-
Di scendere a valle riparato dall’ombra di un aliante alla ricerca
bie della Skeleton Coast lasciandosi pigramente fotografare dai
di un luogo ancora intatto, dove fare i conti con un passato nel
rari turisti sempre attratti dallo spettacolo di queste sconfitte.
quale inserire, persino con ironia, le forme della natura nella
Vittime della cosciente battaglia iniziata, da chissà quanti seco-
natura stessa.
li, quando l’uomo decise di sfidare il mare. Allora, più di oggi,
Nella valle dell’Olona dove, complice l’acqua, nasceva verso la
metafora dell’altrove.
fine dell’Ottocento, una famosa birreria. La Poretti, rinnovata
Vi è forse un segreto compiacimento che accompagna gli sco-
nel 1915 nella sua veste attuale.
pritori di certi reperti. Quasi si stabilisse uno stretto legame di
Recupero fondamentale perché ci permette di apprezzare pie-
discendenza o si scoprissero parentele ignote.
namente l’impianto costruttivo con il quale la decorazione vie-
Non solo accettando la spettacolarità del luogo, pure quando
ne a intrecciarsi.
non si abbia a che fare con le rovine di piranesiana memoria,
Dato che, giustamente, non si trattava di applicare una sce-
bensì rendendolo ancora più nostro con l’ingenuo furto di un
nografia floreale a un tradizionale corpo di fabbrica, bensì di
dettaglio.
fare in modo che, con maggiore pertinenza, le lesene, i tralci di
Il quale, strappato dal proprio contesto, perde persino lo scarso
luppolo, le reminiscenze assire, ritracciate secondo la moda del
valore materiale che possedeva quando era ancora parte di una
tempo, divenissero esse stesse struttura.
costruzione progettata.
Il tutto accentuato dalla evidenza meccanica di taluni raccordi
Codeste riflessioni mi tenevano compagnia la scorsa estate ri-
tecnici. Incredibilmente “moderni” per l’epoca nella quale era-
percorrendo, dopo quasi cinquant’anni, i sentieri battuti, allo-
no stati esibiti. Probabilmente a testimoniare buona efficienza,
ra, alla ricerca di una giusta inquadratura. Al Campo dei Fiori.
dunque qualità del prodotto.
Nume tutelare, cento anni addietro, della decantata città-giar-
Gli echi dell’art and craft sono oramai così lontani che, un’anali-
dino che, tra le tante specie sbocciate, non ha saputo eviden-
si più attenta, ci porterebbe probabilmente a scoprire germogli
ziare quelle prorompenti nello stile floreale.
di un razionalismo incombente. Come spesso pare affacciarsi
Declinato anche, secondo differenti riferimenti geografici,
alle finestre di quello Jugendstil non ancora ben assorbito da
come Liberty, Art Nouveau, Jugendstil, Modern Style e sicura-
tutti i cantori dell’Art Nouveau.
mente altro ancora, nei numerosi dialetti parlati dagli architetti
Quella, per loro, discesa dall’olimpo dei Preraffaelliti. Come se
europei dell’epoca.
tutto rispondesse alla medesima sollecitazione di spettacolo.
Una panoramica in più, da presentare in occasione dell’Expo,
Varrebbe la pena, a questo punto, di rileggere con maggiore 57
attenzione, quanto scritto da Piero Chiara a commento della
stezza allo sdegno. Siamo quindi molto grati a tutti quelli che,
prima edizione.
organizzando eventi più che opportuni, contribuiscono alla ri-
Un testo in parte esatto ma, per il resto, molto impietoso nei
scoperta di un periodo esatto, pur se breve, nella storia dell’ar-
riguardi del cadavere di una vecchia attrice. Vi si avverte un
chitettura. Perché la città-giardino si merita un parco floreale.
preciso rifiuto di un più libero e svagato modo di vivere. Vi si
Così come la costa degli scheletri si è meritata la Skeleton Co-
parla di una frettolosa archeologia che tenta di recuperarlo alla
ast Wilderness.
storia e all’esperienza dell’arte.
Che le guide turistiche esaltano come la quinta essenza della
Vi si indovinano frasi che farebbero pensare a una riflessione
natura. Che riesce a restare incontaminata malgrado qualche
antiborghese, potremmo dire sessantottina. A noi piace far no-
improbabile relitto affiorante dalle nebbie.
tare come, già allora, l’incuria e l’indifferenza parevano avere
Poi troveremo anche il tempo per parlare di altre architettu-
preservato dalle riesumazioni. Non così dal saccheggio che sa-
re, di altri panorami, e dell’ombra lontana del Monte Rosa che
rebbe inutile documentare oggi perché aggiungerebbe solo tri-
chiude la vista al tramonto.
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PALERMO LIBERTY FLORILEGIO MARIA CRISTINA SIRCHIA
L
a stagione del Liberty in Sicilia ha inizio con Gian
Altre statue decorative di piccole dimensioni e di delicata
Battista Filippo Basile (Palermo 1825-1891) che
fattura vengono ricordate dai biografi dell’artista con i titoli
progetta nel 1889 il Villino Favarolo: l’opera viene
“Aulendo”, “Sorriso”, “Pomona”, “Pan”, “Edera”, “Primavera”
considerata precoce dagli “Archivi Del Liberty Ita-
e “Ridente”.
liano”, anche inquadrandola nell’ambito europeo.
L’adesione al Liberty è manifesta nella decorazione e nel rap-
Alla scuola di G.B.F. Basile e poi anche a quella del figlio Er-
porto che egli crea tra la figura e il basamento, valga per tutti
nesto (Palermo 1857-1932), si forma una schiera di architetti e
l’esempio del monumento a Orsini del Giardino Inglese dove
di ingegneri che diffondono il nuovo stile in tutta l’isola. Il rin-
il busto sembra fondersi al piedistallo con sapiente eleganza.
novamento tuttavia, non si ferma all’architettura, ma investe
Il monumento a F. P. Perez (uomo politico e letterato siciliano)
le arti plastiche e figurative, prima con infl uenze preraffaellite
fu eseguito nel 1904 su commissione del Comune di Palermo
che già si avvertono nell’opera di Benedetto Delisi senior (Pa-
nella chiesa di S. Domenico, considerata il Pantheon dell’isola
lermo 1831- 1875), e poi con una vera e propria fi oritura di arti-
dove riposano uomini illustri come il chimico Stanislao Can-
sti che va da nomi famosi a livello internazionale come Ettore
nizzaro e il pittore Pietro Novelli. In questa opera di Domenico
Ximenes (Palermo 1855- Roma 1926) e Domenico Trentacoste
Delisi il roseto assume l’andamento sinuoso di derivazione Art
(Misilmeri 1859- Firenze 1933), agli artisti affermati a livello re-
Nouveau e la stessa linea si ritrova nei panneggi della figura
gionale come Domenico Delisi (Palermo 1870- 1946) e il figlio
femminile e nelle chiome disciolte.
Benedetto Delisi junior (Palermo 1898-1967).
Domenico è in qualche modo erede della concezione estetica
Delisi Domenico, figlio di Benedetto senior, imparò sin da pic-
del padre: fanciulle e adolescenti dalla bellezza scarna servo-
colo a conoscere l’arte nell’ambiente familiare. Dopo la morte
no da modello a Delisi per creare figure angeliche raccolte en-
del padre e del fratello Stefano, egli pure scultore, proseguì gli
tro il segno ellittico delle ali che assume una forma stilizzata
studi presso il Collegio di S. Rocco e completò la sua forma-
in senso modernista.
zione artistica con lo scultore Benedetto Civiletti che era stato
Questo discorso vale per il monumento della famiglia Castel-
allievo di suo padre.
lana (S. Orsola), ma anche per il monumento Teresi presso i
Tra i lavori di Domenico Delisi vengono menzionati il monu-
Cappuccini o ancora per la stele Ferro ad Alcamo (TP).
mento a S. Ciro nella città di Milano, il ritratto di Umberto I a
Nella chiesa di S. Domenico, oltre al monumento Perez, Do-
Termini Imerese, quello di Carlo di Borbone a Palermo, il Mo-
menico Delisi realizzò quello per Pasquale Calvi e quello per
numento ai Caduti della Prima Guerra mondiale di Marineo e
Pietro Pisani.
quello di S. Ninfa.
Molteplici i monumenti commemorativi e le lunette destinate
Per gli spazi pubblici realizzò un fanciullo nell’atto di gettare
alle cappelle gentilizie: a S. Orsola ricordiamo il ritratto di
la rete, detto “Rizzagghiu”: l’opera, collocata nel Giardino In-
Andrea D’Ondes Reggio, la stele Anello, il monumento Mi-
glese di Palermo, appare oggi in cattivo stato e non se ne può
neo, il monumento Bargione, la lunetta della cappella Chia-
cogliere la fresca bellezza.
ramente Bordonaro e quella della cappella Lo Monte; ai Ro-
Tuttavia questo soggetto è stato tradotto in bronzetti di for-
toli, la stele Morreale Cafi si, a S. Maria del Gesù, il busto di
mato ridotto, adatti all’arredo interno.
Melchiorre Galeotti. 61
Diverse opere si trovano nei paesi della Sicilia occidentale: a
Moderna di Palermo.
Salemi c’è il monumento Favara, una figura allegorica di gran-
Domenico Delisi fu padre di Benedetto junior che continuò la
di dimensioni, dai volumi plastici secondo le tendenze del
tradizione familiare.
periodo; a S. Ninfa, il monumento Di Stefano e a Sciacca, la statua verista a fi gura intera di un giureconsulto posta su una tomba non identifi cata. Un cospicuo numero di lavori si trova infi ne a Partanna, dove l’artista realizzò i monumenti commemorativi della famiglia Patera e quello per Francesco Pavia. Domenico Delisi eseguì in marmo L’Angelo di Moore, che il padre Benedetto aveva realizzato in gesso. Altre statue segnalate sono Il pifferaio del Circolo Artistico di
AA VV “Archivi Del Liberty Italiano/Architettura” Milano 1987
Palermo, una testa muliebre nel giardini di Villa Tasca. Besso-
Bessone Aureli A. M. “Dizionario degli scultori ed italiani” Genova Roma 1947
ne Aurelj lo ricorda per il S. Stefano esposto alla Mostra di Arte
Rizzo E.e Sirchia M. C. “Sicilia Liberty” Palermo 1986 Rizzo E. e Sirchia M.C. “ Scultori Siciliani XIX E XX Secolo” Palermo 2009
Sacra nel 1930 e Vicario per varie opere alla Galleria di Arte
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Vicario V. “Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty” Lodi 1990
RASSEGNA FOTOGRAFICA
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ITALIAN LIBERTY foto di ALBERTO ARCHINI
Villino Matricardi-Cola Via Cristoforo Colombo 53 Progettista: Cesare Bazzani (Roma 1873 - 1939) Committente: Giuseppe Maria Matricardi Grottammare 1913 Grottammare è una cittadina marinara che si affaccia sull’Adriatico nel sud delle Marche in provincia di Ascoli Piceno. I primi villini Liberty sorsero a ridosso della linea ferroviaria adriatica a pochi metri dal mare; a suo tempo la spiaggia era soltanto a uso e consumo dei locali pescatori che svolgevano la loro vita sociale sulla parte alta del vecchio incasato. Alla fine dell’Ottocento-inizi Novecento, grazie al suo particolare microclima, il litorale iniziò a essere meta di famiglie benestanti per trascorrere la villeggiatura estiva. I facoltosi vacanzieri portarono dalle loro città noti architetti di cultura prettamente metropolitana iniziando così l’architettura Liberty su Viale Marino ora Viale Cristoforo Colombo.
Villino Modigliani Dettaglio delle maioliche Viale della Repubblica 54/6 Committente: facoltosa famiglia ebrea che risiedeva tra Londra e Milano Grottamare 1911 - 1913 64
ITALIAN LIBERTY f o to d i A L D O C AV I N I B E N E D E T T I
Villino Broggi Caraceni Via Scipione Ammirato 99 Progettista: Giovanni Michelazzi Firenze 1910-1911
ITALIAN LIBERTY foto di ALDO RIGHETTI
Fotografie di tavole tratte dalle pubblicazioni dell’epoca della Ditta Luigi Fontana & Co.
66
ITALIAN LIBERTY f o t o d i A L E S S A N D R A C A S TA G N I
ITALIAN LIBERTY f o t o d i A L E S S A N D R A C A S TA G N I
Villa Romanaccia
Villino Bernasconi
Città, via ccccc 21
Via Regina 7
Progettista: tttt
Progettista: Alfredo Campanini
Committente: eeee
Cernobbio
1911
1905 Villa Bernasconi costituisce uno dei piu preziosi esempi di stile Liberty in Italia. Fu edificata prima del 1905 a Cernobbio, non direttamente sul lago ma a poca distanza dallo stabilimento tessile del committente Davide Bernasconi. La decorazione della villa è ispirata all’industria tessile. La villa è di proprietà del Comune di Cernobbio dal 1989, ora è polo culturale e ospita mostre ed eventi.
Affresco interno a villa Bernasconi Casa Mazzocchi Borgo San Lorenzo primi ’900
Villa Romanaccia Città, via ccccc 121 Progettista: tttt Committente: eeee 1923
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i A L E S S A N D R A C A S TA G N I
Palazzo Ricci Socini Via Soccini 17 Buonconvento Inferriata in ferro battuto Liberty primi ’900 Ingegnere, Fotografo dal liberty alla Ricostruzione’’ riscopre una figura di artista poliedrico, che contribuì già allora a censire il patrimonio architettonico palermitano, con una grande raccolta di scatti fotografici dei villini, e a progettare edifici sia di impronta Liberty che Art Decò. L’esposizione dà risalto a foto e progetti di edifici Liberty oggi scomparsi . Tra questi ricordiamo il villino Di Giorgi, realizzato nel 1914 e demolito nel 1967 per fare spazio a più moderni edifici.
Villa Romanaccia Città, via ccccc 21Progettista: tttt Committente: eeee 1911
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ITALIAN LIBERTY foto di ALESSANDRA DI GREGORIO
Esempio isolato e singolare di casa Liberty. La palazzina situata in una via centrale, che collega la piazza principale di Bisceglie (Piazza Vitt. Emanuele II, colloquialmente “Il Palazzuolo”) con la stazione ferroviaria, già snodo importante nel commercio ortofrutticolo nazionale e internazionale, presenta un’interessante commistione di stili che si evolvono dall’alto verso il basso. Il piano superiore con i fiori del frontone superiore e le decorazioni ai lati del balcone è una classica facciata stile floreale. Il piano di mezzo con l’arco a ellisse e le finestre con inferriate sinuose costituisce un felice trait d’union con il pianterreno liscio quasi disadorno in cui spiccano le due lunette tipiche dello stile Art Déco.
Decorazione centrale di soffitto di casa privata con motivi floreali eseguiti da artigiani locali rimasti anonimi. Qui, oltre alla sinuosità delle linee e alle dimensioni discrete non invadenti l’intero spazio, l’attenzione si concentra sull’uso del colore: un porpora insolito dei fiori che paiono scaturire agilmente dalle volute verdi degli steli a sottolineare la fuga delle corolle verso le pareti laterali del salotto. 70
ITALIAN LIBERTY foto di ALESSANDRA DI GREGORIO
Tomba monumentale di famiglia facoltosa di commerciantibanchieri, progettata ed eseguita da Giuseppe Albrizio, ingegnere biscegliese, di cui restano opere notevoli nell’edilizia locale e nello stesso cimitero. Commissionata dai figli di Antonio Pasquale, Cavaliere del Lavoro, il “gentilizio” si presenta maestoso nella struttura e nella facciata nella cui parte superiore l’arco si presenta come interessante testimonianza di mano d’opera locale. Compendio Liberty il cancello in ferro battuto i cui fiori e steli in linee sinuose si armonizzano con le sculture laterali di appoggio ai gradini superiori.
“Colombaio/colombaro” di giovane madre con due bambine. L’immagine in rilievo eseguita da artigiani del luogo evidenzia motivi Liberty nei fiori, nei frutti e nella linea sciolta della manica dell’abito della signora. Tipica dell’arte funeraria la grande ala sulla spalla simboleggiante la dipartita verso il cielo. Esempio della fusione dello stile Liberty con la moda anni ’20, le due bambine in abiti semplici e con capelli corti contrastanti le linee elaborate della capigliatura della madre.
71
ITALIAN LIBERTY foto di ALESSANDRO POBERAI
Portone d’ingresso Liberty in Viale XX settembre 32 a Trieste. Manufatto di primi Novecento.
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ITALIAN LIBERTY foto di ANDREA DORELLO
Portone d’ingresso in Via Belle Arti 41 a Modena.
Cinema Splendor Via Modonella Modena Primi ’900 Dettaglio dell’ingresso 73
ITALIAN LIBERTY foto di ANDREA DORELLO
Villino Giberti Via Emilia Ovest 218 Progettista: Gustavo Zagni (1868-1958) Modena 1911
Teatro Via Mazzini Progettista: Arturo Prati (1871-1944) San Felice sul Panaro 1907
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ITALIAN LIBERTY foto di ANGELA PINZAGLIA
Cimitero comunale Cappella Sebastiani Terni Affresco primi ’900
Cimitero comunale Scultura di G. Colasanti Terni Scultura primi ’900 75
ITALIAN LIBERTY foto di A N G ELO PA LM I ER I
Famiglia Garroni, proprietaria della casa di moda Donsante al Parlamento - Roma (Anni ’20) Collezione argenti antichi.
Servizio da toletta, contenitore per profumi. 76
ITALIAN LIBERTY foto di A N G ELO PA LM I ER I
Dante Pinci Gioielliere in via Condotti 69 Roma. Dalla collezione argenti antichi fine ’800 primi del ’900.
Sala da Pranzo, opera unica commissionata nel ’917, in stile Liberty. Terminata nel 1927 in stile neoclassico, ed esposta alla Biennale di Venezia. Acquistata dal Gioielliere Dante Pinci via Condotti 69 Roma
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i A N N A D I S A B AT O
Casa Quaroni Via Quintino Sella 28 Progettista: Mario Rosina Novara 1907
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ITALIAN LIBERTY foto di ANNA DUCCI
Palazzo dei Pagliacci Corso Martinetti 55 Genova Primi ’900 1923
Palazzo delle Fate Via Giuseppe Casaregis 50, 52 Genova Primi ’900 79
ITALIAN LIBERTY foto di ANNA MARIA BETTI
Villa Cacciaguerra oggi Villa Embassy Viale Vespucci Rimini Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di A N N A PAO L A M O R I N I
Hotel Regina Palace Corso Umberto I 29 Stresa Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di A N N A PAO L A M O R I N I
Casa Fiorentini Angolo Viale XX Settembre e Viale Dante Progettista: Giuseppe Passerini Novara 1907-1910
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ITALIAN LIBERTY foto di A N N A PAO L A M O R I N I
Cinema Teatro Vittoria Portici di via Rosselli Novara Primi ’900 83
ITALIAN LIBERTY f o t o d i A N N A R I B O T TA
Casa Alberani Via Farini 19 Progettista: Ettore Lambertini Bologna 1909
Palazzina Majani Via Indipendenza Progettista: Augusto Sezanne Bologna 1908
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i A N N A R I B O T TA
Palazzo dei Pavoni Via Paleocapa Savona 1906
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i A N N A R I B O T TA
Cinema Via Buniva Pinerolo
Cinema di inizio Novecento decorato in facciata con bassorilievi in stile floreale, testimonianza dell’epoca Liberty di Pinerolo. L’attuale restauro ha permesso di mantenere l’identità dei tre corpi di fabbrica esistenti (palazzina con fronte Liberty, parte centrale–ex sala, palcoscenico) recuperandoli secondo il loro stato di degrado; al restauro integrale della facciata su strada con la valorizzazione del cartiglio Liberty, si è affiancata la necessità di smaterializzare la copertura muraria precedente, sostituendola con una in vetro e acciaio con l’impiego di un profilo per facciate innovativo, in modo da aumentare la luminosità e la trasparenza dell’intero complesso.
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i A N N A R I B O T TA
Palazzo Liberty Corso Firenze 9 Genova Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di ANSELMO ORSI
Hotel Portofino Kulm Viale Gaggini 23 Committente: Sebastiano Gaggini Camogli 1903
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ITALIAN LIBERTY foto di ANSELMO ORSI
Barberia Giacalone Vico Caprettari 14 Genova
L’antica barberia aperta dal padre Giacalone nel 1882 è stata rinnovata nell’arredamento dal figlio Italo nel 1922, secondo lo stile Liberty che vediamo ancora oggi. Negli anni ’90 alla morte degli ultimi eredi di Giacalone Ë stata acquistata dal FAI Fondo Ambiente Italiano, con fondi di enti e privati cittadini e gestito per 17 anni dal barbiere Emanuele Giugno. Attualmente la barberia è gestita da Tony Ferrante.
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ITALIAN LIBERTY foto di ANTONIO L A COLL A
Affresco di Ettore De Maria Von Bergler a Villa Igiea a Palermo.
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ITALIAN LIBERTY foto di ANTONIO L A COLL A
Gli affreschi del salone appartengono al pittore Ettore De Maria Von Bergler, con la collaborazione di L. Di Giovanni e M. Cortegiani.
Villa Igiea Committente: Famiglia Florio Progettista: Ernesto Basile Palermo 1908
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ITALIAN LIBERTY foto di A NTO N I O PA LM A
Palazzina Liberty Via Dei Mille Città di Vittoria Primi ’900
Dettaglio di cimasa Liberty Via Matteotti Città di Vittoria Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i B E N E D E T TA P I C C O
Casa Le Fleur Via Principi D’Acaja ang. Corso Francia Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902-1903
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ITALIAN LIBERTY foto di BL ANDINE DAO
Villa Zanelli Via Nizza 73 Progettista: Gottardo Gussoni (attribuita) Committente: Nicolò Zanelli Savona 1907
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ITALIAN LIBERTY foto d i C A R LO DA L FA B B R O
Ingresso di negozio Corso Ovidio 194 Sulmona primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto d i C H A R L E Y FA ZI O
Hotel Hernicus Corso nuova Italia 32 Fiuggi primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di CHRISTIAN CANTELLI
Palazzo Castrucci Via Spallanzani 14 Progettista: Vincenzo Bacigalupi La Spezia 1903
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ITALIAN LIBERTY foto di CLARA BONITTI
Casa della Sfinge Via Piffetti 5 Progettista: Giovanni Gribodo (1846-1925) Torino 1908
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ITALIAN LIBERTY foto di CLARA BONITTI
Casa Tasca Via Beaumont 3 Progettista: Giovanni Battista Benazzo (1872-1949) Torino 1903 99
ITALIAN LIBERTY foto di CLAUDIA PERONI
Inferriate in ferro battuto Liberty.
Casa Ferrario Via Spadari 3 Progettista: Ernesto Pirovano (1866-1934) Milano 1902-1905
Dettaglio del balcone 100
ITALIAN LIBERTY foto di COSIMO CARDEA
Promotrice delle Belle Arti Torino di Enrico Bonicelli con sculture di Davide Calandra Anno di costruzione 1916
101
ITALIAN LIBERTY foto di COSIMO CARDEA
Casa Pasquetti via Bezzecca 12 Torino di Quinto Grupallo Anno di costruzione 1905 circa
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i C R I S T I A N C U R AT O L O
Casa Liberty Via Duchessa Jolanda 19-21 Progettista: Antonio Vandone (1862-1937) Torino 1912
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ITALIAN LIBERTY foto di CRISTINA ORTOL ANI
Edicola Gallo Scultura di Gino Piccioni 1922 Cimitero Monumentale Bosco Oropa (Biella)
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ITALIAN LIBERTY foto di CRISTINA ORTOL ANI
Monumenti funebri Cimitero Monumentale della Certosa Bologna Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di CRISTINA ORTOL ANI
Palazzina Corso Dante Alighieri 118 Torino Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di CRISTINA ORTOL ANI
Casa Maffei Corso Montevecchio 50 Progettista: Antonio Vandone Committente: Giovanni Maffei Torino 1904 - 1906 107
ITALIAN LIBERTY foto di C R I S TI N A PA L A D I N I
Villino Cerrano Santa Marinella 1913
Il villino, progettato nel 1911 (com’è testimoniato dall’iscrizione sulla facciata), costruito poi nel 1913 come abitazione permanente, sorge su un’area di quasi sette ettari acquistata nel 1898 dall’imprenditore piemontese Giuseppe Cerrano, intenzionato ad impiantare in Santa Marinella un complesso industriale per la produzione del cemento. “All’esterno la composizione architettonica risulta protesa verso la ricerca dell’enfatizzazione del particolare e del dettaglio”. L’edificio, che doveva essere costruito in muratura di pietra e mattoni, come riporta un articolo apparso nell’ottobre 1913 sulla rivista “L’Architettura Italiana”, venne invece realizzato in cemento armato. E non poteva che essere così, visto che l’edificio doveva anche celebrare le enormi possibilità espressive del “nuovo” materiale edilizio. Le decorazioni sembrano semplicemente “attaccate” alle pareti, non partecipano alla trasformazione in rilievo della facciata. Tutto l’organismo infatti appare chiaro e razionale. Il valore storico di questo villino sta, oltre che nell’uso del nuovo materiale, nel fatto che l’architetto rifiutò l’influenza neoclassica ed eclettica proveniente dalla capitale, aderendo a uno stile modernista. Il villino si struttura su tre piani con pianta a L e ha un andamento prevalentemente orizzontale, accentuato dai fascioni di decorazione. La tipica torre scalaria, ingentilita dalle belle decorazioni che seguono l’arco tripartito a tutto sesto, aggiunge invece al prospetto principale un senso di verticalità. La staticità dell’edificio sottolineata dagli aggettanti cornicioni e dall’alta zoccolatura viene “ammorbidita” dalla veranda angolare e dall’andamento delle finestre della torre che seguono l’inclinazione della scala interna. Il cementificio fu chiuso nel 1942 e da quel momento il villino fu abbandonato, tanto che oggi la struttura muraria è fatiscente. Negli ultimi anni, sono state avanzate numerose proposte per il recupero del complesso del cementificio. Nel 1992 il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali ha posto sotto tutela l’area. Speriamo che sia un primo passo verso la riqualificazione dell’intero impianto.
(Comune Santa Marinella)
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ITALIAN LIBERTY f o to d i C R I S T I N A VA L DA M B R I N I
Casa dell’Obelisco Via Bicocca Progettisti: Sergio Jaretti Sodano, Elio Luzi Torino 1953 - 1959 L’edificio ripercorre i canoni della Secessione viennese.
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ITALIAN LIBERTY foto di DANIEL A CIRRINCIONE
Palazzo Ida Via Siracusa 15 Progettista: Ernesto Basile Palermo 1903-1904
Costruito tra il 1903 e il 1904 e parzialmente modificato nel 1912 dallo stesso progettista, è da considerare tra le opere più pregevoli del Liberty italiano; opinione questa condivisa fra gli altri da B. Zevi, che definisce i villini Ida e Fassini i “due più puri gioielli” del Basile ed espressione del suo “momento più creativo”. 110
ITALIAN LIBERTY foto di DANIEL A CIRRINCIONE
Villino Florio all’Olivuzza Viale Regina Margherita 38 Progettista: Ernesto Basile Palermo 1899-1902
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ITALIAN LIBERTY foto di DANIEL A DIR ANI
Bar Ragno Via Camillo Benso 1 Comacchio Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di DANIELE COLLIA
Palazzo Atti corso Cavour 24 angolo Via Cognetti Progettista: Ettore Patruno Committente: Arturo Atti Bari 1915 - 1916 113
ITALIAN LIBERTY f o t o d i D E N I S E B A R L E T TA
Villino Raby Corso Francia 8 Progettisti: Pietro Fenoglio e Gottardo Gussoni Torino 1901 114
ITALIAN LIBERTY f o t o d i D M I T R J A N AT O L I E V I C M U S E L L A
Palazzo Mannajuolo Via Filangieri 36 Progettista: Giulio Ulisse Arata Napoli 1909-1911
115
ITALIAN LIBERTY foto di DOMENICO MORGIONE
Casa Agosteo Via Lazzaro Papi 8 Milano Ingresso in ferro battuto Liberty 1903 116
ITALIAN LIBERTY foto di ELENA MOSSO
Palazzina Rossi¢ Via Passalacqua angolo Via Cernaia Progettista: Pietro Fenoglio Torino 1903 117
ITALIAN LIBERTY foto di ELENA PROFETI
Oreficeria-gioielleria Via Fillungo 111 angolo Via S. Giorgio Committente: Giuseppe Pellegrini
Dopo una serie di piccoli negozi situati al numero 104, si incontra uno dei negozi più prestigiosi e più antichi di Lucca la cui attività risale infatti alla metà del XVIII secolo: l’oreficeriagioielleria di Giuseppe Pellegrini. Il rinnovamento interno ed esterno del negozio si colloca nel primo quarto del XX secolo; fu in quel periodo infatti che la ditta ampliò il suo numero di clienti: alla nobiltà lucchese si aggiunsero le ben più prestigiose corti papali, spagnola, italiana e romena i cui stemmi sono riprodotti sui vetri del paravento in noce, formato da tre pannelli lignei con vetri colorati. Esso, così come il resto dell’arredo interno, è stato realizzato dalla ditta di mobili di Carlo Spicciani di Pescia, esordiente in ambito nazionale alla Prima Esposizione d’Arte Decorativa e Moderna di Torino nel 1902, in collaborazione con la Manifattura Ceramica di Galileo Chini. L’aspetto esterno della mostra fu rinnovato nel 1913-1919: si abbandonò l’aspetto antico e pesante della vetrina lignea tripartita, visibile in una fotografia del 1890 e il cui legno fu riutilizzato per la costruzione del banco di vendita, per adottare un aspetto più rarefatto e leggero alla vista. Il progetto del 1912 dell’architetto Colombini era stato ideato probabilmente per avvicinarsi al moderno stile della vetrina dell’oreficeria Chiocchetti che aveva aperto proprio ad aprile di quello stesso anno. La struttura esterna infatti risulta simile all’oreficeria Chiocchetti: due pilastri laterali esterni sovrastati da un architrave decorato e la fronte vetrata centrale tripartita, ma con una novità data dagli elementi portanti curvilinei eseguiti in legno. Il progetto del Colombini non fu però attuato poiché l’aspetto odierno sembra ricondurre all’idea progettuale del capomastro Amerigo Pergola del 1906. In questo caso si scelse di sfruttare la collocazione ad angolo del negozio, tra Via Fillungo e Via San Giorgio, aprendovi due ampie e semplici vetrine in legno massiccio di noce, incorniciate da un paramento murario esterno in marmo, realizzato dallo scultore lucchese Francesco Petroni. L’orologio esterno, affiancato da due animali fantastici speculari che un tempo sormontava la piccola porta d’ingresso del negozio, oggi è visibile all’interno dello stesso e al suo posto, al centro dei due nuovi larghi portali fu realizzato l’unico elemento decorativo in stile Liberty: un volto femminile in bronzo circondato da decorazioni floreali che si può riscontrare anche in altri negozi e palazzi di Lucca, soprattutto nella versione di Mercurio, il dio romano che sovrintendeva ai commerci. Bibliografia di riferimento Urike Ilg, Il Liberty a Lucca. Architetture e committenti di primo Novecento, Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2002. A.Belluomini Pucci, G. Borella, Gli arredi Spicciani. Tradizione lucchese e istanze internazionali nella produzione del mobile lucchese toscano fra Ottocento e Novecento, Firenze, 2006.
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ITALIAN LIBERTY foto di ELEONORA INCANDELA
Stabilimento balneare Progettista: Rudolph Stualker Mondello 1913
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ITALIAN LIBERTY foto di ELEONORA INCANDELA
Villino Lentini Via Alcise Cadamosto 10 Progettista: Ernesto Basile Mondello 1910 circa
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i E L I S A B E T TA C A C I O P P O
Tomba di famiglia Cimitero Monumentale di Milano Primi ’900 121
ITALIAN LIBERTY f o t o d i E L I S A B E T TA S I LV E L L O
Casa Le Fleur via Principi D’Acaja ang. corso Francia Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902-1903
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ITALIAN LIBERTY foto di ENRICO PRETE
Affresco all’interno del Museo Poletti a Modena.
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ITALIAN LIBERTY foto d i FA B I O G I OACC H I N I
Abitazione civile Viale Roma, 82 Progettista: Matteo Focaccia Committente: Paolo Righini Cervia 1928 124
ITALIAN LIBERTY foto d i FA B I O M A L AC A R N E
Acquario civico di Milano Viale Gadio 2 Progettista: Sebastiano Locati Milano 1906
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ITALIAN LIBERTY f o t o d i F A B I O G I O I A D E L L’ A N G E L O
Affresco Liberty in una cappella del Cimitero urbano di Udine. 126
ITALIAN LIBERTY f o t o d i F A B I O G I O I A D E L L’ A N G E L O
Distilleria Canciani & Cremese Via Ledra 56 Progettista: Silvio Piccini (1887-1955) Udine 1905 127
ITALIAN LIBERTY f o t o d i F E D E R I C O C AT TA N E O
Edificio Liberty Progettista: Giovanni Tescari Marostica 1911
L’esterno è ricco di particolari decorativi, dipinti e di rilievi in ceramica.
Villa di Bernardino Frescura, illustre geografo che ha dedicato la sua vita agli studi delle questioni migratorie e dei confini italiani, dopo la Prima Guerra mondiale, partecipando assieme al Primo ministro Vittorio Emanuele Orlando e al Ministro degli Esteri Sidney Sonnino, alla conferenza della pace di Versailles del 18 gennaio 1919. L’edificio è situato a Marostica ed è stato realizzato nel 1913. Notevole è l’effetto decorativo della villa, in particolar modo del balcone della ringhiera in ferro battuto, della porta d’ingresso e delle decorazioni in stile floreale ispirate alla natura.
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ITALIAN LIBERTY foto di FILIPPO BIANCHI
Ex cinema Dumont Via Frisi 2 Progettisti: Tettamanzi e Mainetti Milano 1902
Casa Galimberti Via Malpighi 3 Progettista: Giovan Battista Bossi (1864 – 1924) Milano 1902-1905
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ITALIAN LIBERTY foto di FILIPPO DI MARIO
Villa Pompili Viale Anita Garibaldi 22 Cesenatico 1904 ca
Il cancello d’ingresso fu realizzato in ferro battuto dal fabbro Castellani di Massa Finalese.
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCA PRINCIPE
Il Risorgimento grafico
Radio
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCESCA CARDELLI
Villino Broggi Caraceni Via Scipione Ammirato 99 Progettista: Giovanni Michelazzi Firenze 1910-1911 Dettaglio
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCESCO CARLUCCI
Il porticato e il loggiato sono rientranti in chiave mitteleuropea. Da notare i bow window del primo piano ai lati di un’elegante trifora. La villa ebbe un momento infausto quando venne requisita nel novembre del ’43 dalle truppe di occupazione tedesche e precisamente dalla Gestapo che ne fece la sua sede veronese.
Villa Beghini Via Francesco Anzani 3, Quartiere di Borgo Progettista: Ettore Fagiuoli Verona 1922
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCESCO FIORI
Villa Ducloz-Dianola Via Matteo Cividali, 234 Progettista: Gaetano Orzali (1873-1954) Lucca 1903
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCESCO GALLI
Scuole Elementari Budrio Bologna Edificio scolastico costruito nel 1903 con decorazioni di ninfee e fiori di melograno del pittore bolognese Alfredo Tartarini del gruppo Aemilia Ars.
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ITALIAN LIBERTY foto di FRANCESCO NOFERINI
Pannello con gabbiani in volo maiolica policroma, 50x150 cm 1902 circa Borgo San Lorenzo, Museo Civico della Manifattura Chini
Piatto Collezione Vieri Chini
Ceramiche Chini
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ITALIAN LIBERTY foto di GABRIELE CABASSI
Grand Hotel Parco Fellini 1 Progettisti: Fratelli Somazzi Rimini 1908
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ITALIAN LIBERTY foto di GIADA GUIDI
Monumento funebre Cimitero di Staglieno Primi ’900
Affresco Liberty Primi ’900
Gruppo di maioliche Liberty
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ITALIAN LIBERTY foto di GIANCARLO ILLIPR ANDI
Stabilimento Birrificio Poretti Progettista: A. e R. Bihl Induno Olona
Dettaglio Liberty in ferro battuto
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ITALIAN LIBERTY foto di GIANNI MARCONI
Terme Berzieri Piazzale Berzieri¢ Salsomaggiore Terme 1923 Prog. Ugo Giusti (Firenze 1880-1928), Giulio Bernardini (Pescia 1863- 1946) Decorazioni esterne e interne a opera di Galileo Chini (Firenze 1873- 1956) 140
ITALIAN LIBERTY f o to d i G I OVA N N I G I OVA N N I N I
Casa Florio via San Francesco D’Assisi Progettista: Velati-Bellini Torino 1902
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ITALIAN LIBERTY foto di ILARIA ARCHIENTINI
Villa Agosteo Via dell’Annunciazione, 6 Varese 1911
Costruita su progetto dell’ingegnere Agosteo nel 1911, la villa si inserisce nella più significativa produzione dell’architettura Liberty varesina. La compatta forma della pianta è risolta, in alzato, in una volumetria caratterizzata da due corpi avanzati coperti da tetti a falde sostenuti da travi lignee a vista che costituiscono un’ideale cornice alle aperture ellittiche della facciata. Queste, evidenziate da elaborate cornici in stucco contenenti motivi ornamentali di chiara ispirazione floreale, presentano vetrate ornate da motivi a piume di pavone e da ulteriori decorazioni a foglie e frutti in ceramica policroma. Di particolare pregio risultano anche le decorazioni in ferro battuto con particolare riferimento ai motivi a tela di ragno nei balconi e ai nastri passanti in ferro del cancello.
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ITALIAN LIBERTY foto di JESSICA TEMPERINO
Stabilimento balneare Progettista: Rudolph Stualker Mondello 1913 143
ITALIAN LIBERTY foto di LAURA ROSSI
Scuola Maschile e Femminile Salvaterra Dettaglio dell’ingresso Primi ’900
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ITALIAN LIBERTY foto di LORENZA ROSSI
Palazzo Corso Vittorio Veneto Savona Primi ’900 145
ITALIAN LIBERTY foto di LUCIANO GERINI
Villino Astengo Lungotevere de’ Cenci, angolo Via del Tempio Progettista: Ezio Garroni Roma 1909
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ITALIAN LIBERTY foto di MANLIO CINTI
Casa Scott Corso Giovanni Lanza 57 Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902
Pannello decorativo con maioliche della Fornace Guerra Gregorj. Il pannello si trova applicato in un palazzo in centro città a Treviso e l’opera decorativa è stata attribuita all’artista Pietro Murani. 147
ITALIAN LIBERTY foto di MANUEL DELOGU
Tomba della famiglia Ardisson Cimitero Monumentale di Sassari Piramide e bassorilievi bronzei di Andrea Usai e Augusto Conti 1906
148
ITALIAN LIBERTY foto di MANUEL DELOGU
Tomba di Giuseppe DessĂŹ Cimitero Monumentale di Sassari Opera di Giuseppe Sartorio 1902 149
ITALIAN LIBERTY foto di MARCELLO K ARR A
Palazzo Dato Via XX Settembre Progettista: Vincenzo Alagna (1866-1931) Palermo 1906
Palazzo Failla Via XX Gennaio 32 Palermo Primi ’900
150
ITALIAN LIBERTY foto di MARCO MA ZZON
Palazzo della UPIM Corso Italia Progettista: Zamattio Trieste 1912
151
ITALIAN LIBERTY foto di MARCO MA ZZON
Casa Bartoli Piazza della Borsa Progettista: Max Fabiani Trieste 1906
152
ITALIAN LIBERTY foto di MARCO M I G LIOZZI
Monumento funebre Cimitero Acattolico Via Caio Cestio 6 Roma 153
ITALIAN LIBERTY foto di MARCO M I G LIOZZI
Monumento funebre alla tomba di Jefferson Page Cimitero Acattolico Via Caio Cestio 6 Roma
Thomas Jefferson Page¢ (1808-1899), esploratore americano, comandante della Marina Militare statunitense durante le spedizioni di mappatura in Argentina e Paraguay. Si trasferì prima in Argentina e poi in Europa a causa della sconfitta della Confederazione nella Guerra Civile. L’elegante tomba di famiglia, che consiste in una statua, un obelisco, un sarcofago e due colonne, è stata creata dallo scultore italiano Ettore Ximenes.
154
ITALIAN LIBERTY foto di M A RCO PA S C U CC I
Casa Galimberti Via Malpighi 3 Progettista: Giovan Battista Bossi Milano 1902-1905
Dettaglio della facciata e dell’ingresso in ferro battuto. 155
ITALIAN LIBERTY foto di M A RCO PA SC U CC I
Palazzo Berri Meregalli Via Cappuccini 8 Progettista: Giulio Ulisse Arata Milano 1913
Affresco all’interno.
Dettaglio di libellula in ferro battuto presso Villa Faccanoni. La villa fu progettata da Giuseppe Sommaruga. 156
ITALIAN LIBERTY foto di MARIA LARDINO
Villa Pansini, ubicata in Via Palizzi e costruita nel 1922. Tra gli elementi caratterizzanti ritroviamo l’altezza variabile in funzione dell’orografia del terreno e del panorama circostante. I quattro piani sono a due a due marcati da cornicioni sorretti da mensole che inquadrano fregi in stucco; le mensole si ripresentano a sostegno dei balconi che presentano aperture a sesto ribassato.
157
ITALIAN LIBERTY foto di MARIA VERDUCI
Particolare del monumento a Pergolesi Corso Matteotti Scultore: Alessandro Lazzerini Jesi 1910
Il monumento colpisce per delicatezza e drammaticità perchÊ allude al piccolo Giorgio (il figlio di Arturo e Carla prematuramente scomparso a 5 anni di difterite) e alla disperazione dei genitori che si abbracciano. Sul fronte del monumento è ritratta una nave che raffigura il viaggio delle spoglie del piccolo da New York, come una metafora, per raffigurare il momento del trapasso.
La donna raffigurata nel monumento rappresenta il Canto.
Cimitero Monumentale di Milano Monumento Toscanini Scultore: Leonardo Bistolfi 1909 -11 158
ITALIAN LIBERTY foto di MARIA VERDUCI
Casa Maffei Corso Montevecchio 50 Progettista: Antonio Vandone Committente: Giovanni Maffei Torino 1904 - 1906 159
ITALIAN LIBERTY foto di M A R I N O PA RO LI
Villino Cagiati Vicolo degli Orsini 25 Progettista: Garibaldi Burba Committente: Giulio Cagiati Roma 1902
Al progetto, oltre all’architetto Garibaldi Burba, parteciparono attivamente importanti personaggi del mondo artistico romano: Galileo Chini curò la decorazione esterna in maioliche policrome a motivi di fiori e frutta; Silvio Galimberti progettò gli apparati decorativi ad affresco; Alessandro Mazzucotelli elaborò le eleganti soluzioni in ferro battuto con un trionfo di elementi vegetali con tralci di vite. 160
ITALIAN LIBERTY foto di MARZIA CAREDDA
Villa Frittelli Via Mascagni Calenzano 1902 161
ITALIAN LIBERTY foto di MASOUDEH MIRI
Casa Le Fleur Via Principi D’Acaja ang. Corso Francia Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902-1903
Dettaglio. É possibile riconoscere un gufo.
162
ITALIAN LIBERTY foto di MASSIMILIANO MONNECCHI
Casa Cambiaghi Via Pisacane 18/20 Progettista: A. Fermini Milano 1902
163
ITALIAN LIBERTY foto di MASSIMILIANO MONNECCHI
Palazzo Liberty Via Pisacane 12 Progettista: Alfredo Campanini (1873-1926) Milano Primi ’900
164
ITALIAN LIBERTY foto di MASSIMO CELLITTI
Casa dell’Obelisco Via Bicocca Progettisti: Sergio Jaretti Sodano, Elio Luzi Torino 1953 - 1959
165
ITALIAN LIBERTY f o to d i M A S S I M O E VA N G E L I S T I
Casa Antonini Via dell’Orcagna 51-55 Progettista: Adolfo Coppedè Committente: Raffaello Franciolini Firenze 1907 Dettagli del cancello in ferro battuto e affresco sottotetto.
166
ITALIAN LIBERTY f o to d i M A S S I M O E VA N G E L I S T I
Affreschi Liberty nei saloni di Palazzo Romagnoli a ForlĂŹ. 167
ITALIAN LIBERTY f o to d i M A S S I M O E VA N G E L I S T I
Villa Ruggeri Piazzale della LibertĂ Progettista: Giuseppe Brega (1877-1960) Committente: Oreste Ruggeri Pesaro 1902-1907
168
ITALIAN LIBERTY f o to d i M A S S I M O E VA N G E L I S T I
Monumento funebre al Cimitero Urbano di ForlĂŹ.
Dettaglio di decorazione Liberty a Fano.
169
ITALIAN LIBERTY f o t o d i M AT T E O B R I S C A
Casa della Piana Corso della Vittoria 14 Progettista: Mario Rosina Novara primi ’900 170
ITALIAN LIBERTY f o t o d i M AT T E O M I Z Z A R O
Casa e magazzini Miccioli Viale delle Ferriere 1 Progettista: Ruggero Berlam Udine 1909 171
ITALIAN LIBERTY f o t o d i M AT T I A A N E M O N A
Villino Broggi Caraceni Via Scipione Ammirato 99 Progettista: Giovanni Michelazzi Firenze 1910-1911
172
ITALIAN LIBERTY f o t o d i M AT T I A V E N T U R I
Villa Semprini Locanda delle dune Bellaria Primi ’900 173
ITALIAN LIBERTY f o t o d i M AT T I A V E N T U R I
Cancello Liberty Via Turchi Fabbro: Castellani di Massa Finalese Cesena Primi ’900
La cifra stilistica del villino è assai somigliante al cancello d’ingresso di Villa Pompili a Cesenatico. È possibile presumere che l’autore sia il medesimo.
174
ITALIAN LIBERTY f o t o d i N ATA L I A Z E M I L I A N I K I N A
Casa Le Fleur Via Principi D’Acaja ang. Corso Francia Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902-1903
175
ITALIAN LIBERTY foto di NICOL A CAPUZZO
Hotel Ausonia&Hungaria Gran Viale S. Maria Elisabetta 28 Progettista: Nicolò Piamonte Committente: Luigi Fabrizio Lido di Venezia 1905-1908
176
ITALIAN LIBERTY foto di NICOL A CAPUZZO
Lion’s Bar Lungomare Marconi Progettista: Giovanni Sicher Committente: CIGA Lido di Venezia 1925
Interno Liberty
177
ITALIAN LIBERTY foto di NICOLA GRANDE
Casa Le Fleur Via Principi D’Acaja ang. Corso Francia Progettista: Pietro Fenoglio (1865-1927) Torino 1902-1903
178
ITALIAN LIBERTY f o t o d i O R L A N D O C ATA L A N O
Palazzo Mannajuolo Via Filangieri 36 Progettista: Giulio Ulisse Arata Napoli 1909-1911
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ITALIAN LIBERTY foto di PAO L A PA RO D I
Villino Raby Corso Francia 8 Progettista: Pietro Fenoglio con la partecipazione di Gottardo Gussoni Torino 1901
180
ITALIAN LIBERTY foto di PAO L A P I S TO R ELLO
Orologio Liberty a Bologna Si trova sotto i portici di via Ugo Bassi. 181
ITALIAN LIBERTY foto di PA SQ UA LE M A R I N ELLI
Palazzina Velardi Rione Amedeo a Chiaia tra i tornanti delle Rampe Brancaccio Progettista: Francesco De Simone Napoli 1906
182
ITALIAN LIBERTY foto di PA SQ UA LE M A R I N ELLI
Villa Pappone Salita del Casale 5 Progettista: Gregorio Botta Committente: Francesco Pappone Napoli 1912
183
ITALIAN LIBERTY foto di PA SQ UA LE M A R I N ELLI
Stabilimento balneare Progettista: Rudolph Stualker Mondello 1913
184
ITALIAN LIBERTY foto di P I ER PAO LO GA LLE T TI
Sedia in Ebano di Eugenio Quarti Ebanista (Villa d’Alme, Bergamo, 1867 - Milano 1929) Collezione privata
185
ITALIAN LIBERTY foto di P I ER PAO LO P IA Z Z A
Palazzo Sanguinetti Via Irnerio 35/39 Progettista: Ettore Lambertini (1861-1935) Bologna 1907
186
ITALIAN LIBERTY foto di P I ER PAO LO P IA Z Z A
Palazzina Crespi Via Matteotti 21 Progettista: Giulio Marcovigi (1870-1937) Bologna 1905-1907
187
ITALIAN LIBERTY foto di P I ER PAO LO P IA Z Z A
Casa Legnani Via Urbana 6 Bologna 1909
188
ITALIAN LIBERTY f o to d i P I E R R I C C A R D O VA N N I
Villa Rosa Oggi sede del Museo dell’Arte Vetraria Altarese Progettista: Nicolò Campora, Committente: Monsignor Bertolotti
Altare 1905-1906 (interni) 189
ITALIAN LIBERTY foto d i R A F FA E L E G R I ECO
Casa Guazzoni Via Malpighi 12 Progettista: Giovan Battista Bossi Milano 1906
190
ITALIAN LIBERTY foto d i R A F FA E L E G R I ECO
Casa Galimberti Via Malpighi 3 Progettista: Giovan Battista Bossi Milano 1902-1905
191
ITALIAN LIBERTY f o t o d i R E B E C C A P R AT I C Ò
Palazzina Liberty Via Piffetti 10 Progettista: Giovanni Gribodo (1844-1924) Torino Primi ’900
192
ITALIAN LIBERTY foto di RICC AR DO DOZZO
Hotel Laurin Viale Angelo Landi 9 Salò Primi ’900
193
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO COLOMBO
Stabilimento Birrificio Poretti Progettista: A. e R. Bihl Induno Olona
194
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO CONTE
Casa Guazzoni Via Malpighi 12 Progettista: Giovanni Battista Bossi Committente: Giacomo Guazzoni Milano 1904-1905 195
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO CONTE
Casa Campanini Via Bellini Progettista: Alfredo Camapnini (1873 - 1926) Milano 1904-1906
196
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO CONTE
Grand Hotel Viale Bortolo Belotti San Pellegrino Terme 1905 197
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO CONTE
Casa Campanini Via Bellini Progettista: Alfredo Camapnini (1873 - 1926) Milano 1904-1906
Interno
198
ITALIAN LIBERTY foto di ROBERTO CONTE
Palazzo Mannajuolo via Filangieri 36 Progettista: Giulio Ulisse Arata Napoli 1909-1911
199
ITALIAN LIBERTY f o to d i R O B E R TO D ’A N TO N I
Hotel Ausonia &Hungaria Gran Viale S. Maria Elisabetta 28 Progettista: Nicolò Piamonte Committente: Luigi Fabrizio Lido di Venezia 1905-1908
200
ITALIAN LIBERTY foto di ROSANGEL A LONGO
Villino Arcodaci angolo via Operai e Via Roma Progettista: Ingegnere G. RavidĂ Committente: Ignazio Foti Barcellona Pozzo Di Gotto 1910
201
ITALIAN LIBERTY foto di SERGIO MARSI
Casa Polacco Corso Italia 22 Progettista: Romeo Depaoli Committente: Gisella Polacco Trieste 1908
202
ITALIAN LIBERTY foto di SERGIO MARSI
Casa Smolars Via Dante 6 Progettista: Luigi De Paoli (1857-1947) 1906 Trieste
203
ITALIAN LIBERTY f o t o d i S I LV I A B A R N A B Ò
Orologi Liberty di primo ‘900
204
ITALIAN LIBERTY foto di SIMONE DE BORTOLO
Cappella Ximenes Cimitero Monumentale del Verano, Scultore Ettore Ximenes (1855-1926) Roma 1925 205
ITALIAN LIBERTY foto di SIMONE DE BORTOLO
Kursaal Santa Lucia Largo Adua 5 Progettista: Orazio Santalucia Bari 1924
206
ITALIAN LIBERTY foto di SIMONE DE BORTOLO
Edificio Dioguardi via Crisanzio ang. via Sagarriga Visconti Progettista: Saverio Dioguardi (1888-1961) Bari 1913-14
207
ITALIAN LIBERTY f o t o d i S T E FA N O S A B B AT I N I
Palazzo Liberty Via Duchessa Jolanda 19 Progettista: A. Vandone di Cortemiglia (1862 - 1937) Torino 1914
CASA De Bernardi Via Morosini angolo via Magenta Progettista: Pietro Fenoglio Torino 1904
208
ITALIAN LIBERTY f o to d i S V E VA C O LO M B O
Villa Cantaluppi Giuliani Via Roma 13 Brunate 1910
209
ITALIAN LIBERTY f o to d i S V E VA C O LO M B O
Villa Cantaluppi Giuliani Via Roma 13 Brunate 1910
210
ITALIAN LIBERTY f o t o d i T I Z I A N A TA R TA R I N I
Dettaglio di vetrata Liberty
211
ITALIAN LIBERTY f o t o d i T I Z I A N A TA R TA R I N I
Palazzo Rosa Via VI Aprile 19 Progettista: Fabio Maionara (1875-1934) Catania 1903-1905
212
ITALIAN LIBERTY foto di TUNDE GAI
Ex conceria Bra
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ITALIAN LIBERTY foto di TUNDE GAI
Abitazione civile Bra
214
ITALIAN LIBERTY f o t o d i VA L E R I A D AT T I L O
Casa Tasca¢ Via Beaumont 3 Progettista: Giovan Battista Benazzo( 1872¢ - 1949 ) Torino 1903
Interno di un bar Scala Liberty Torino 215
ITALIAN LIBERTY f o to d i VA L E R I O D I M AU R O
Ex Cementificio Albino Brusaporto
216
ITALIAN LIBERTY f o t o d i VA LT E R L I O T T O
Il Garage Touring è una struttura storica caratterizzata da un ingresso in stile Liberty impreziosito da un mosaico. La sua vicinanza alla Stazione Ferroviaria di Venezia Mestre rende il Garage Touring un punto di riferimento affidabile per chi deve lasciare l’auto vicino alla stazione ferroviaria.
217
ITALIAN LIBERTY foto di VERUSK A LUSARDI
Villa Torino Orta San Giulio
Dettaglio del balcone in ferro battuto Liberty 218
ITALIAN LIBERTY foto di VITO FORNARO
Opere Art Nouveau alla Casa Museo Liberty nel comune di Chiaramonte Gulfi. Proprietà già della collezione Emiliana Figliuoli.
219
ITALIAN LIBERTY foto di VITO FORNARO
Opere Art Nouveau alla Casa Museo Liberty nel comune di Chiaramonte Gulfi. Proprietà già della collezione Emiliana Figliuoli.
220
ITALIAN LIBERTY foto di VITO FORNARO
Opere Art Nouveau alla Casa Museo Liberty nel comune di Chiaramonte Gulfi. Proprietà già della collezione Emiliana Figliuoli.
221
ITALIAN LIBERTY foto di VITTORIA BARBIERO
Profumeria Goselli Oggi Gioielleria Natale Fontana Logge del Pavaglione angolo via Rizzoli Progettista Paolo Sironi (attribuito) Si ipotizza che le vetrate sono state realizzate dalla ditta Pizzirani. Bologna 1913-1915
Ex pasticceria Rovinazzi via d’Azeglio 34 Bologna
Dettaglio della volta dipinta da Achille Casanova nel 19001902, con bozzetto ad acquerello preparatorio di Giovanni Masotti.
222
ITALIAN LIBERTY foto di VITTORIA BARBIERO
Profumeria Goselli Oggi Gioielleria Natale Fontana Logge del Pavaglione angolo via Rizzoli Progettista Paolo Sironi (attribuito) Si ipotizza che le vetrate sono state realizzate dalla ditta Pizzirani. Bologna 1913-1915
Ospedale Gozzadini Via Massarenti 11 Progettista: Leonida Bertolazzi (1852-1913) Bologna 1910-1913
Dettaglio decorativo della facciata esterna 223
Copyright © 2015 CartaCanta editore ISBN 978-88-96629-65-9 Progetto grafico CartaCanta Soc. Coop. e direzione artistica di Andrea Speziali Finito di stampare nel mese di maggio 2015 presso CDC Arti Grafiche Srl, Città di Castello (PG) Qualsiasi riproduzione, ancorché parziale, di testo e immagini di questo volume è tassativamente vietata se non espressamente autorizzata dall’editore, dal curatore e dall’autore dell’immagine. www.italialiberty.it/concorsofotografico2014 ITALIA LIBERTY® ROMAGNA LIBERTY® Sono marchi registrati presso la camera di commercio e progetti tutelati alla SIAE di proprietà intellettuale del Dott. Andrea Speziali foto in copertina Cristina Ortolani, ‘‘Palazzo dei Draghi a Torino’’, Primo premio del Concorso Fotografico Italian Liberty
Andrea Speziali, classe 1988 e residente a Riccione, è uno tra i più giovani esperti nel campo dell’Art Nouveau con un dottorato all’Accademia di Belle Arti a Urbino. Giovane poliedrico, capace di passare dalla pittura alla scultura fino alla scrittura con originalità e creatività. Si è cimentato in varie esperienze artistiche: nel 2011 ha ideato il progetto “Romagna Liberty” del quale ha curato la mostra e il catalogo; ha partecipato alla Affordable Art Fair di Amsterdam (27- 31 ottobre 2010), alla collettiva della galleria Wikiarte di Bologna (5 - 31 marzo 2011), alla 14° Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Pechino (18 - 22 agosto 2011) nel complesso del World Trade Center e alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – Padiglione ‘‘Italia’’ – a cura di Vittorio Sgarbi. Per Maggioli editore ha pubblicato, nel 2010, Una Stagione del Liberty a Riccione incentrata sulla figura e l’opera di Mario Mirko Vucetich, una tra le più poliedriche figure del ’900, sul quale ha curato una grande mostra monografica al Castello di Marostica (2012). Ha poi pubblicato Il Novecento di Matteo Focaccia. Eclettico architetto tra Liberty e Razionalismo per Risguardi, nel 2013. Nell’anno del Liberty (2014), Andrea si è distinto con progetti legati al tema come ‘‘Italia Liberty’’, un portale web per censire le architetture Liberty nella penisola, l’itinerario ‘’Romagna Liberty in bicicletta’’ e la seconda edizione del Concorso Fotografico ITALIAN LIBERTY, collaborando con la grande mostra ‘‘LIBERTY. Uno stile per l’Italia moderna’’ allestita nel complesso dei Musei San Domenico a Forlì. Un ricco curriculum di conferenze e ritagli di articoli e intere pagine su quotidiani nazionali fanno di Andrea un grande cultore di quella corrente artistica che agli inizi del ’900 si conosceva come Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni.
euro 25,00