Indagine avvenuta nella regione Campania, relativa ad alcuni edifici nati da idee e progetti di grande impatto e che nel concreto non sono mai stati portati a termine.
LA CASA DEL PELLEGRINO, PIETRALCINA (BN). IL PALAZZETTO DELLO SPORT, CAVA DE’TIRRENI (SA). IL POLO PEDIATRICO ED IL SERVIZIO MATERNO INFANTILE, EBOLI (SA). IL CENTRO INTERNAZIONALE PER LO STUDIO DELLE MIGRAZIONI, CENTOLA (SA).
A cura di Selena Franceschi
Ogni edificio ha dietro di sÊ una storia di crimine verso l’ambiente e fiumi di denaro pubblico sperperato.
LA CASA DEL PELLEGRINO, PIETRALCINA (BN).
Ripresa dall’alto della struttura e dell’area adiacente ad essa, effettuata tramite screenshot dall’applicazione maps.
La “Casa del pellegrino” è un’imponente struttura situata a pochi chilometri dal centro del comune di Pietralcina in provincia di Benevento, all’incrocio tra Via Fra Molestino e la Contrada Tratturo. Pietralcina è il paese natale di Padre Pio, pregno di spiritualità e di religiosità presente in ogni pietra del lastricato dei suoi viottoli, in ogni facciata degli storici edifici in pietra viva e nella natura incontaminata che la circonda. E’ visitata da milioni di pellegrini ogni anno e non solo fedeli, dato che il luogo è ricco di storia, arte e natura incontaminata. Per investire su questo turismo di massa, il comune decise negli anni novanta di innalzare una struttura adeguata per i devoti con un costo di circa sette miliardi delle vecchie lire. Fu eretta su un’area di sedici mila metri quadri, di cui un terzo occupati da un palazzetto a tre piani ed un seminterrato. Concluso il completamento dell’opera furono bandite delle gare per la gestione del complesso, ma nessuno vi partecipò. Così, all’epoca, gli amministratori comunali decisero di metterla in vendita e nel 2005 l’Asl di Benevento acquistò l’immobile a due milioni di euro. L’idea in accordo con la Regione Campania fu quella di trasformare la “Casa del pellegrino” in una struttura per il “day surgery” (chirurgia di un giorno) dove effettuare interventi chirurgici, o anche procedure diagnostiche e terapeutiche invasive o semi invasive in regime di ricovero limitato alle sole ore del giorno o, al limite, con un solo pernottamento. Ma da quel momento seguirono anni di contenziosi, cause civili, ordinanze del Tribunale, richieste di risarcimento danni, interessi ed altro. L’Asl di Benevento, infatti, era a corto di fondi e solo nel 2010 si impegnò a saldare la somma dovuta pari ad un milione e settecentocinquanta euro. Oggi quello che resta è l’immagine di un’edificio abbandonato e devastato. La struttura è pericolante e non accessibile come indica il cartello montato sul cancello dell’entrata principale nella quale è stato aperto un varco. Attraverso un cortile invaso da rovi ed arbusti è possibile entrare con molta facilità all’interno della struttura e percorrerne gli interni, sporchi e distrutti, spogli da tutto quello che poteva essere smontato e portato via. Il seminterrato, ormai diventato un invaso di acqua, aumenta l’incidenza di crolli. Il silenzio che invade le stanze viene rotto solo dal battito d’ali di uccelli impauriti. La “Casa del pellegrino” non ha mai visto l’arrivo né di devoti né di chi avesse avuto bisogno di cure. I suoi frequentatori sono ragazzi alla ricerca di avventura, tossicodipendenti alla ricerca di un posto riservato, vandali spinti da istinto distruttivo e da tanti pronti a saccheggiare per un minimo guadagno. Tutto ciò nell’indifferenza più assoluta sia da parte delle istituzioni che da parte dei cittadini.
INIZIO LAVORI: 1990 LAVORI INTERROTTI: 1997 IMPORTO: 3.500.000.000
IL PALAZZETTO DELLO SPORT, CAVA DE’TIRRENI (SA).
Ripresa dall’alto della struttura e dell’area adiacente ad essa, effettuata tramite screenshot dall’applicazione maps.
Nella frazione di Pregiato nel comune di Cava de’ Tirreni in provincia di Salerno, su via Luigi Ferrara è visibile una cupola di colore rosso che identifica il “Palazzetto dello sport”, struttura incompiuta e celata in gran parte agli occhi dei cittadini. I lavori per la realizzazione sono iniziati nel 1989 e abbandonati nel 1999 a causa di un piccolo imprevisto: le gradinate sono troppo vicine all’area di gioco. Dopo un blocco di alcuni mesi l’amministrazione di Raffaele Fiorillo decise di creare una copertura in rame. Nel 2007, con la nuova amministrazione del sindaco Luigi Gravagnuolo, il progetto venne ripreso. Si decise di abbassare la capienza da cinquemila a millecinquecento posti e di cambiare la funzione da Palazzetto dello sport in Palaeventi, quindi polifunzionale, utile per attività varie come teatro, convegni, congressi ed altro ancora. Per apportare queste modifiche, venne chiesto un aiuto di circa otto milioni di euro al Parco Regionale ma i fondi non arrivarono mai. Il Palazzetto ha una pianta ottagonale regolare di lato circa ventidue metri e distanza tra centro e vertice di ventinove metri, l’altezza è di tredici metri sul perimetro e di diciotto metri al centro. Inoltre la struttura principale è situata in un’ampio spazio nel quale sono presenti una trentina di prefabbricati realizzati a seguito del terremoto avvenuto il 23 novembre del 1980 in Irpinia. Dovevano essere centri abitativi provvisori ma dopopo trentasette anni sono ancora in piedi ed alcune per di più abitate. I problemi e i misteri irrisolti continuano a persistere a tutt’oggi. Nel 2016 il consigliere comunale Massimiliano Di Matteo in un’intervista affermò: ‘Non riesco a capire perché avviene tutto ciò. Io non ho ancora capito chi è il responsabile di questa struttura, chi ha le chiavi e a che settore è assegnata. Devo anche dire che, a detta degli uffici, in via informale senza atti e documenti, l’impianto è assegnato ad associazioni: ma a che titolo queste persone stanno all’interno di questa struttura? Chi si assume la responsabilità?.’ L’edificio nel 2017 è un deposito di materiali, un parcheggio ed un’area prove per il rinomato Festival dei Trombettisti.
INIZIO LAVORI: 1989 LAVORI INTERROTTI: 1999 IMPORTO: NON DEFINITO
IL POLO PEDIATRICO ED IL SERVIZIO MATERNO INFANTILE, EBOLI (SA).
Ripresa dall’alto della struttura e dell’area adiacente ad essa, effettuata tramite screenshot dall’applicazione maps.
Ad Eboli, comune della provincia di Salerno, doveva nascere negli anni novanta un polo pediatrico. Negli anni duemila vennero stanziati dall’Asl settecentotrentamila euro per edificare all’ombra del polo pediatrico una seconda struttura per il servizio materno infantile. Due progetti, due fallimenti, due incompiute. Il “Polo pediatrico” è uno scheletro che sovrasta la zona e il “Servizio materno infantile” è una piccola edificazione in mattoni grezzi. Le strutture sono state sommerse dalla fitta vegetazione circostante quasi che la natura abbia abbia voluto occultare agli uomini l’abominio da essi perpetrato. Intorno ai due edifici pascolano alcuni cavalli ed il piano terra della prima opera incompiuta è utilizzato come stalla gestita da un sedicente guardiano. Le informazioni reperite sono poco dettagliate perché chi sa non è disposto a dire la verità e chi non sa a porsi alcuna domanda.
INIZIO LAVORI: ANNI ‘90 LAVORI INTERROTTI: NON DEFINITO IMPORTO: NON DEFINITO
IL CENTRO INTERNAZIONALE PER LO STUDIO DELLE MIGRAZIONI, CENTOLA (SA).
Ripresa dall’alto della struttura e dell’area adiacente ad essa, effettuata tramite screenshot dall’applicazione maps.
Il Parco Nazionale del Cilento è un’area protetta della provincia di Salerno, nato dalla necessità di salvaguardare la zona dalle speculazioni edilizie e dall’invasivo turismo di massa. Ciononostante le speculazioni edilizie non sono diminuite ed il degrado ambientale non è stato arginato. Le leggi che dovrebbero tutelare le qualità della cultura e della natura, elementi che sono alla base dello status di Parco, sono sistematicamente violate. Centola, uno dei comuni facenti parte dell’area protetta, usufruì di fondi P.O.R. 2000-2005, per il progetto “I miti” volto alla realizzazione di un parco faunistico. L’investimento fu di circa due miliardi e mezzo di euro. Gli interventi iniziarono grazie alla collaborazione attiva con la regione Campania, con il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e con la Comunità montana Lambro e Mingardo. Ad aggiudicarsi l’appalto fu l’A.T.I. “Sacco Vincenzo e Figli s.r.l. – SAVI s.a.s.” di Pontecagnano Faiano per un importo di 916.303,08. I lavori vennero conclusi tempestivamente nel 2004 e consentirono la realizzazione di una rete di sentieri naturalistici e di un “Centro Internazionale per lo Studio delle Migrazioni”, un edificio a due piani costituito da una zona mostre di ottanta metri quadri, una biblioteca di quarantasei metri quadri, un’aula di avvistamento di cinquanta metri quadri, uffici, cucina, servizi e quattordici camere per i ricercatori. La struttura è stata edificata in un punto strategico: sulla rupe del fiume Mingardo, una via eccellente di migrazione per gli uccelli che dall’Africa si dirigono a Nord e viceversa. Nello stesso anno la struttura venne bloccata e abbandonata. Risulta essere stata realizzata cinquanta metri più in alto rispetto ai progetti originari, e di aver creato tre piani soprastanti non sfalsati tra loro, come assentito. La struttura è stata vandalizzata ripetutamente nel corso degli anni. La LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e il Codacons denunciarono la struttura nel 2007 e nel 2009 chiedendo la demolizione. Oggi ancora non è stata decisa la sorte di questo immenso mostro che sovrasta le colline adiacenti al mare. L’enorme “Panettone” definito così dai locali ricade su se stesso in un’area riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio mondiale dell’umanità.
INIZIO LAVORI: 2000 LAVORI INTERROTTI: 2004 IMPORTO: 2.500.000.000