Programma per l'Università di Trento

Page 1

䘀刀伀一吀䔀  䐀䔀䰀䰀䄀 䜀䤀 伀嘀䔀一吀�  䌀伀䴀唀一䤀 匀吀䄀

ⴀ   攀氀 攀稀 椀 漀渀攀  搀攀氀 氀 攀  爀 愀瀀瀀爀 攀猀 攀渀琀 愀渀稀 攀  猀 琀 甀搀攀渀琀 攀猀 挀 栀攀  ⴀ

倀刀伀䜀刀䄀䴀䴀䄀  倀䔀刀  䰀ᤠ 唀一䤀 嘀䔀刀匀䤀 吀쀀 䐀䤀   吀刀䔀一吀伀


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Premessa Per molti studenti e studentesse le elezioni accademiche a Trento sono viste come una mera ricorrenza: poche liste, con programmi spesso non dissimili tra di loro, che concorrono per spartirsi le poltroncine degli organi dell'Università, con l'obiettivo di lanciare i propri iscritti verso la carriera politica in quei partiti di centrodestra e centrosinistra che hanno distrutto l'istruzione pubblica. Una volta dentro la rappresentanza studentesca viene perso ogni contatto reale con i propri colleghi, almeno fino alla tornata elettorale successiva. La provincializzazione dell'Ateneo ha contribuito ad alimentare la retorica dell`"Universitá d'eccellenza", che sarebbe sostanzialmente libera dalla maggior parte dei problemi che attanagliano gli studenti nel resto d`Italia. Ovviamente, come già sa ogni studente proveniente dalle fasce popolari, non vi è niente di più lontano dalla realtà: anche qui l'autonomia universitaria non ha portato ad altro che una compressione sostanziale (fatta eccezione di alcune misure spot a causa del COVID 19) delle spese in borse di studio ed alloggi a fronte di una tassazione rimasta pressoché invariata, a causa della necessità di far quadrare i bilanci ad ogni costo. La retorica dell`Ateneo semiperfetto cade del tutto inoltre se si osserva in che condizione sono stati lasciati gli studenti nel pieno della pandemia e del lockdown: nessuna rimodulazione delle tasse a fronte di una didattica interamente online e soprattutto nessun aiuto concreto agli studenti per quanto riguarda gli affitti, in una delle città dove questi sono tra i più alti d`Italia. Il tutto inserito in un contesto generale, quello italiano, dove lo studio, lungi dall'essere un diritto effettivamente garantito, viene scaricato nei costi sulle famiglie degli studenti stessi: tasse, alloggi, caro libri, solo per citare le voci più importanti. Sotto il peso di tagli e debiti, si consuma la volontà cosciente di escludere dall`Universitá i ceti popolari, con il tacito assenso delle rappresentanze elette. Negli ultimi 10 anni infatti queste hanno prima spostato l'asse della lotta dalla partecipazione attiva degli studenti alle semplici aule della rappresentanza, per poi assistere passivi allo smantellamento attivo dell'istruzione pubblica per come la conosciamo. Come comunisti siamo coscienti che la lotta per un`universitá pubblica, gratuita e libera dagli interessi dei padroni non passa per le elezioni studentesche. Siamo consapevoli che l'università non rappresenti un mondo a sé stante dal resto del paese e che dopo 5 anni a studiare ci si accorge drammaticamente che, volenti o nolenti, gli stessi che sfruttano i lavoratori sono gli stessi che ti chiedono di fare 6 mesi di stage a 200 euro al mese o che ti fanno 24 ore di part-time e 24 ore di lavoro in nero, giusto per fare un esempio. Come due anni fa, ci presentiamo a queste elezioni per dire chiaramente che è ora di farla finita con il carrierismo fatto sulle spalle degli studenti. Il programma che leggerai non è una piattaforma di rivendicazioni puramente elettorali, ma la base dalla quale bisogna partire per ridare agli studenti il protagonismo che spetta loro nelle lotte. Non ci illudiamo che il cambiamento possa passare per una semplice votazione o dall’aula di qualche istituzione universitaria, ma solo attraverso la mobilitazione costante degli studenti. Per esempio, in questi anni abbiamo cercato di coinvolgere


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

gli studenti nelle rivendicazioni per l’aumento degli appelli a sociologia, raccogliendo quasi 500 firme e mobilitando decine di studenti davanti il dipartimento, venendo da questo completamente ignorati; anche durante il lockdown abbiamo cercato di portare l’attenzione sul tentativo di scaricare i costi di questa crisi sulle spalle degli studenti e delle loro famiglie, sottoponendo alla popolazione universitaria una petizione online. Il coronavirus lascia nell’incertezza migliaia di studenti anche a Trento, e questa situazione straordinaria non farà altro che peggiorare quella che già era la normalità per la maggioranza di noi: tasse esorbitanti, carenza di alloggi e affitti da capogiro. A pagare saremo sempre noi e le nostre famiglie. L’unica alternativa a tutto ciò è la lotta organizzata degli studenti, per un’università pubblica, gratuita e di qualità.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Didattica a distanza La pandemia da COVID 19 e la sua gestione da parte dell’Università di Trento hanno acuito ancora di più le barriere di classe già precedentemente presenti. In primis la didattica a distanza non è stata effettivamente garantita per tutti gli studenti: secondo i dati ISTAT infatti solo il 20% delle famiglie italiane può disporre di un dispositivo elettronico per ogni componente familiare, mentre il 30% non possiede né tablet né computer: numerose sono state infatti le situazioni di sovraffollamento nelle quali era necessario condividere lo stesso dispositivo elettronico con genitori in smartworking e fratelli nelle scuole dell’obbligo. Per evitare questo è necessario che l’università garantisca in modo completamente gratuito questi dispositivi per gli studenti provenienti dalle fasce popolari. Sempre per questo motivo, e per garantire la frequenza degli studenti lavoratori, chiediamo che tutte le lezioni siano registrate e rese disponibili agli studenti. Chiediamo inoltre che gli studenti che non siano riusciti a maturare i crediti necessari per mantenere i benefici dell’Opera Universitaria non perdano tali sostegni economici e abitativi, viste le difficoltà affrontate dagli studenti in questo periodo straordinario. Rimane infine la vergognosa gestione dell’ingresso al nuovo anno accademico per gli studenti delle scuole superiori. Al posto del classico test d’ingresso (che in passato abbiamo già denunciato per la sua natura classista) gli studenti delle facoltà presenti in centro sono stati selezionati sulla base dei voti del quarto anno delle scuole superiori. Un metodo ingiusto che aumenta ancora di più il divario tra gli studenti provenienti da scuole di serie A come i licei, tendenzialmente con voti più alti, e quelli dalle scuole di serie B, come i tecnici e i professionali. Ci opporremo a qualunque riproposizione di una simile decisione, lottando affinché l’Università diventi al contrario effettivamente inclusiva e accessibile a tutti.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Studenti-lavoratori e corsi part-time L’Università diventa sempre di più un lusso per pochi, e a causa dei tagli ai fondi per il diritto allo studio il costante aumento delle spese per garantirsi un’istruzione costringe sempre più studenti a dover anche lavorare, spesso con condizioni contrattuali pessime se non inesistenti. Ciò per forza di cose toglie tempo necessario alla formazione e al pieno godimento della vita universitaria. Come se non bastasse gli studenti provenienti dalle fasce popolari sono costretti, qui a Trento, ad avere a che fare con una delle soglie di numero di CFU tra le più alte d’Italia per poter sbloccare la borsa di studio e le altre agevolazioni. Ciò costringe il più delle volte a dover accettare qualsiasi voto pur di mantenere quei sostentamenti senza i quali sarebbe impossibile frequentare l’università. Tutto ciò diventa ancora più inaccettabile in una situazione di pandemia globale: chiediamo che finché perduri questa situazione straordinaria, sia eliminato ogni criterio di merito per accedere alla borsa di studio. L’Università di Trento inoltre non ha mai garantito se non per pochissimi dipartimenti uno strumento fondamentale per gli studenti lavoratori, ovvero i corsi part-time. Di fatto questi corsi esistono solo sulla carta: per tale motivo ne chiediamo l’apertura effettiva in tutti i dipartimenti, con una rimodulazione della tassazione del corso proporzionale alla sua durata.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Borse di studio e di collaborazione Se nell’anno accademico 2013/2014 risultava coperto dalla borsa di studio il 20,6% del totale della popolazione studentesca (3575 beneficiari), nell’anno accademico 2019/2020 soltanto il 13,62% della popolazione studentesca ha potuto accedere al supporto economico (2235 beneficiari su 16’403 iscritti). In generale, negli ultimi dieci anni, a fronte di una popolazione studentesca rimasta sostanzialmente invariata, il numero di beneficiari della borsa di studio si è ridotto di un terzo. L’Opera Universitaria si onora di aver aumentato l’importo della borsa media, ma ciò è avvenuto esclusivamente attraverso la riduzione della platea dei beneficiari, lasciando sostanzialmente invariata la spesa di bilancio destinata al sostegno economico. Una politica di welfare condotta attraverso l’esclusione sistematica da un diritto non è una politica di sostegno allo studio accettabile. Del resto, un diritto detenuto soltanto dal 13% degli studenti non è un diritto: è un privilegio. Vogliamo che la borsa di studio torni ad essere un diritto: che sia accessibile alla platea di persone che realmente ne necessitano e che ammonti ad una cifra proporzionata al costo della vita nella città di Trento, in particolare alle spese di alloggio. L’accesso alla borsa di studio è ulteriormente complicato dal requisito di merito di 35/40 crediti necessari non solo ad accedere al bando dell’anno successivo, ma anche all’erogazione della seconda rata dell’anno corrente. Considerato che in altri Atenei il requisito di merito è assai minore e considerate anche le difficoltà che possono essere state affrontate da molti studenti e studentesse durante la pandemia -quali la necessità di partecipare al sostegno economico della famiglia in una fase di crisi economica, difficoltà psicologiche e/o psichiatriche legate al lockdown, la contrazione stessa del Covid19, o un familiare ammalatosi o deceduto- che possono aver inflluito negativamente sulle prestazioni universitarie, chiediamo che il requisito di merito dei crediti venga abolito per l’anno accademico in corso in quanto il Coronavirus ha influito negativamente sulle condizioni reali degli universitari, rendendo possibile a studenti e studentesse l’accesso alla borsa esclusivamente in base alle necessità economiche, in questa fase più pressanti che mai.

Per la stragrande maggioranza degli studenti inoltre, il solo costo degli affitti -peraltro nella maggior parte dei casi non sospesi durante la pandemia- porta via la maggior parte dell’introito della borsa, costringendo i beneficiari a chiedere ulteriori spese alle proprie famiglie, a dover lavorare e/o a integrare la propria borsa partecipando alle cosiddette“150 ore”. Il modello delle borse di collaborazione (150 ore), promosso dall’Università come un sussidio diretto agli studenti, nei fatti consente all’Università di risparmiare sui costi del personale dipendente. Gli studenti che percepiscono questa borsa vengono pagati circa 7,50 euro l’ora, senza contributi, ferie o giorni di malattia, ovvero circa la metà di quanto percepisce un impiegato stabile dell’università, il quale viene sostituito dal borsista. L’università fornisce in questo modo un servizio scadente agli studenti che rappresenta inoltre una leva salariale al ribasso per i dipendenti.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Questa strategia rappresenta un tentativo -fallimentare, ma dalle chiare connotazioni politiche- di sopperire alla mancanza di risorse, ed è inoltre condotto non su basi di reddito ma su basi “meritocratiche” in quanto queste borse vengono erogate sulla base del rapporto media/crediti. Anche in questo caso, il “criterio meritocratico” si presenta per la menzogna che è: criterio del merito è equo solo se si parte tutti dalle stesse condizioni. Non è più tollerabile che l’università utilizzi gli studenti per risparmiare su servizi fondamentali. Vogliamo la sostituzione dei borsisti con lavoratori stabili che possano offrire un servizio migliore, più esteso e qualificato, soprattutto in segreterie e laboratori. Il diritto allo studio deve venire interamente finanziato tramite specifiche borse erogate su criterio reddituale, e non come contropartita di un'attività lavorativa fornita dagli studenti.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Studentati e affitti Per migliaia di studenti universitari fuori sede l’affitto è una delle spese più gravose da sostenere. Il numero dei posti negli studentati è di gran lunga inferiore rispetto al numero di coloro che ne avrebbero bisogno e che ne hanno diritto. Gli alloggi messi a disposizione dell’Opera universitaria di Trento non sono infatti sufficienti, e sono anzi addirittura diminuiti: si è passati dai 1598 posti letto a disposizione del 2012 ai 1153 dello scorso anno, a fronte di all'incirca 10000 studenti universitari fuori sede. È evidente ad oggi che gli alloggi non coprono le attuali necessità degli universitari delle classi popolari. La media degli affitti di Trento è tra le più alte in tutto il paese e molti studenti delle classi popolari sono costretti a trovare alloggi lontano dal centro e dall’università, non potendo in altro modo supplire alle spese. A ciò si aggiunge la beffa della possibile apertura di uno studentato privato alle Albere, che con dei prezzi per stanza esorbitanti sarebbe accessibile solo ai figli della borghesia. Il caro-affitti è già di per sé uno dei maggiori ostacoli e la situazione di crisi attuale comporta per molti universitari l’impossibilità di sostenere questa spesa, soprattutto quando migliaia di studenti studenti-lavoratori, che tendenzialmente devono lavorare anche a nero, per potersi permettere affitti e tasse, sono rimasti senza lavoro. L’università è responsabile del diritto allo studio, che costa, per molti studenti, grandi sacrifici familiari. È necessario che l’università di Trento destini le risorse ad un piano di edilizia universitaria straordinario per venire incontro alle esigenze di studenti fuori sede per cui già ordinariamente l’affitto rischia di divenire un peso insostenibile, e attualmente, nel contesto di crisi economica e sanitaria, più che mai.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Diritto allo studio In tutta Italia il caro-libri rappresenta una mannaia sulle tasche degli studenti, con un mercato dell'editoria universitaria strutturato in modo da togliere quanto più possibile a quanti più studenti possibili, arricchendo i grandi gruppi editoriali senza spesso nemmeno garantire standard minimi di qualità. Anche a Trento il costo dei testi è elevato e rappresenta una spesa insostenibile per gli studenti di estrazione popolare che sono costretti a spendere tempo ed energie nella ricerca di testi fotocopiati che spesso in città sono difficilmente reperibili. La difficoltà nel reperire i testi viene sentita anche dagli studenti che devono scrivere tesi di laurea o tesine per i corsi in quanto durante il lockdown l’accesso al patrimonio bibliotecario era stato ridotto all’osso, portando gli studenti a scegliere tra il dissanguarsi comprando tutta la bibliografia necessaria o a ritardare il conseguimento della laurea. Chiediamo un serio piano di investimenti bibliotecari per permettere agli studenti di non essere schiacciati da un caro-libri ormai insostenibile, arricchendo l'equipaggiamento editoriale delle facoltà e garantendo ad esso un libero accesso agli iscritti in sicurezza; oltre a ciò chiediamo che l’intero patrimonio bibliotecario venga digitalizzato in modo che sia liberamente consultabile dagli studenti. Con l’avvento della pandemia e la chiusura delle aule computer, gli studenti hanno dovuto affrontare un nuovo problema: la fruibilità di software (Stata, Atlas.ti, Autocad...) il costo delle cui licenze raggiunge anche le migliaia di euro. Il problema del costo delle licenze software era fino al 2020 “aggirato” dai professori dalla disponibilità delle aule computer e dal tacito consenso alla pirateria. Con l’avvento della pandemia tanti studenti e studentesse sono stati abbandonati alla scelta fra il piratare i software necessari ai corsi, e il pagare migliaia di euro per una licenza annuale. Chiediamo all’Ateneo di rimettere a disposizione le aule computer in sicurezza e di fornire gratuitamente agli studenti tutte le licenze necessarie al percorso di studio. L’emergenza causata dal COVID-19 ha anche portato un’ulteriore limitazione all’accesso alle aule studio per gli universitari: se già prima i 1800 posti messi a disposizione dell’università erano assolutamente insufficienti, ora questi sono molti meno in quanto l’università si è limitata ad impedire l’accesso ai luoghi di studio, costringendo gli studenti a studiare nei loro piccoli e rumorosi appartamenti. Chiediamo un piano di messa in sicurezza delle aule studio esistenti e la messa a disposizione di nuove strutture in modo da garantire un numero di posti studio almeno pari a quanti erano prima del lockdown. Riteniamo inoltre che, qualora a causa della pessima gestione da parte del governo l’aggravarsi della pandemia richiedesse un ritorno totale alla didattica online, l’Università non avrebbe nessuna scusa per non investire in un allargamento reale degli spazi.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Tasse universitarie Come gioventù comunista ci siamo da sempre battuti per l’abolizione delle tasse universitarie: queste altro non sono che un modo per scaricare i costi dell’istruzione sulle famiglie stesse. L’accesso all’istruzione universitaria viene pagato due volte: la prima con la fiscalità generale (alla quale per l’80% contribuiscono lavoratori dipendenti) e la seconda appunto tramite le tasse universitarie, secondo dei criteri tra tutt'altro che progressivi. L’Ateneo si vanta di avere delle tasse inferiori rispetto alla media nazionale, ma ciò è vero soltanto se vengono considerati anche gli atenei privati (dove una retta può costare fino a 10000 euro). Tenendo conto solo delle università pubbliche, l’Università di Trento si colloca sopra la media nazionale, registrando anche un aumento negli ultimi anni sia per quanto riguarda la contribuzione media per studente sia per gli introiti provenienti dalla tassazione (circa 2 milioni di euro in più dal 2017 al 2019). Un livello di imposte difficilmente giustificabile, tenendo conto che in questi ultimi mesi l’Ateneo ha lucrato fornendo meno servizi a causa della didattica a distanza, al netto di una tassazione rimasta invariata. La direzione dovrebbe essere invece quella opposta: quella di un'istruzione pubblica e gratuita. La lotta dei comunisti è per l'abolizione delle tasse universitarie e lo smantellamento del modello di università/azienda che porta alla competizione fra atenei, a spese di studenti e lavoratori. Con il passaggio dall’ICEF al ISEE moltissime famiglie si sono viste considerate più ricche di quanto non lo fossero prima, a causa dei nuovi indicatori. Ciò ha causato l’esclusione di numerosi studenti dai benefici concessi dall’Opera Universitaria: quasi ogni studente borsista ha presente situazioni di propri colleghi che per qualche centinaio di euro non sono riusciti a rientrare nei parametri necessari. Per invertire la rotta proponiamo l’attivazione di borse di studio integrative fino ad una soglia di reddito ISEE di 40’000, sotto la quale si trovano la maggior parte degli studenti lavoratori. Una misura di per sé non sufficiente ma necessaria affinché il diritto allo studio dei figli dei lavoratori non gravi sulle finanze delle proprie famiglie.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Fuori i privati dall’università! Come in tutta Italia anche a Trento la presenza e l'influenza dei privati all'interno dell'Università si fa sempre più decisa e l'attuale emergenza pandemica non potrà che aggravare il problema. Già da decenni l'autonomia universitaria spinge sempre di più gli atenei a rivolgersi a privati per sovvenzionarsi (circa 2 milioni annui secondo i bilanci dell'Università di Trento compresi tra 2016 e 2019), nella situazione di difficoltà odierna tale fenomeno sarà inevitabilmente aggravato, dando modo al governo di disinteressarsi dell'adeguato finanziamento pubblico del sistema universitario e sostituendo a esso la presenza confindustriale, piegando così la formazione universitaria ai bisogni e interessi della classe padronale che materialmente la sovvenziona, la quale è così messa nella condizione di scaricare i costi di formazione aziendale sull'Università, quindi sulla collettività, influenzando la didattica (ovviamente in maniera più decisa nelle facoltà direttamente legate ai settori produttivi, come i dipartimenti in collina). Ciò che è già oggi evidente, per esempio guardando alla composizione del CdA di Ateneo, è l'influenza dei privati nella gestione delle risorse universitarie: sul totale degli attuali componenti solo uno appartiene al corpo studentesco e due al corpo professori, considerando anche il Rettore. Il resto dei componenti sono imprenditori e manager privati, tra cui esponenti centrali della Confindustria trentina e altri delegati legati professionalmente al mondo dell’industria privata, una composizione insomma che non ha alcun interesse, se non di tipo contingente e contraddittorio, nel miglioramento dei servizi per gli studenti, nella tutela dei lavoratori dell'Università o nell'ampliamento dell'accessibilità e del diritto allo studio. Le necessità dell'Ateneo vengono così ridotte a compiti puramente aziendali: ridurre al minimo le spese "superflue", attirare sempre più investimenti, aumentare il prelievo fiscale, restituire agli azionisti dell'università i propri dividendi e formare una nuova classe lavoratrice adatta agli interessi della classe industriale locale e nazionale. Anche lo strumento del tirocinio, oltre a questa finalità, risponde alla richiesta di manodopera a basso costo o addirittura gratuita. Per questi motivi ci opponiamo a qualunque ampliamento della presenza dei privati all'interno dell'Università di Trento, chiediamo inoltre l'espulsione di tutti i rappresentanti di interessi di privati dalle istituzioni che gestiscono la vita universitaria, il suo patrimonio e la sua didattica, pretendendo una ricerca e un insegnamento liberi dagli interessi delle imprese.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Tirocini L’attività di tirocinio rappresenta parte integrante del curriculum di molti corsi di laurea del nostro ateneo. Generalmente questa esperienza è dipinta come un occasione per mettere in pratica conoscenze, acquisire professionalità e progettare con maggiore consapevolezza il proprio futuro. Come sappiamo, la realtà è ben diversa. Alla formazione professionale molto spesso si sostituisce la sterile esperienza in azienda che vede gli studenti costretti a mansioni assolutamente dequalificanti. Essi diventano, a tutti gli effetti, manodopera gratuita e quella che doveva essere un'esperienza utile alla formazione personale si riduce a semplice strumento a vantaggio delle sole imprese private, che scaricano così sull’Università e sugli studenti i costi di formazione. Per questo pretendiamo che in tirocinio gli studenti abbiano un salario proporzionato alle loro mansioni e delle tutele pari a quelle di un normale lavoratore, e che l’esperienza di tirocinio acquisisca a tutti gli effetti valore formativo e non si riduca quindi a uno strumento per ingrassare i profitti di imprese private.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Appelli Il numero di appelli disponibili per gli studenti nel corso dell’anno è insufficiente. La concentrazione degli appelli in sessioni di un mese complica notevolmente la situazione nel caso in cui si abbia la necessità di sostenere più di 2-3 esami; la situazione è stata resa ancora peggiore dalla pandemia, che ha causato ritardi e impedimenti nel regolare svolgimento dei corsi, un problema a cui però l’università non si è preoccupata di rispondere. Se ciò non fosse abbastanza, è ancora diffusa tra alcuni professori la pratica del salto d’appello, frutto di una visione arrogante e scollegata dalla realtà degli studenti e che non tiene conto delle difficoltà che possono insorgere nel percorso universitario. Attualmente gli appelli disponibili nel corso dell’anno sono 5 concentrati nelle 3 sessioni, una scelta che non è motivata da necessità didattiche e che ha come unico risultato quello di ritardare il conseguimento della laurea permettendo così all’università di fare cassa con le tasse degli studenti; per questo chiediamo un minimo di 8 appelli (di cui 1 per gli studenti fuori corso) al di fuori del periodo di svolgimento delle lezioni e la garanzia di sanzioni per quei professori che non li concedessero. Con l’aiuto di quasi 500 firme all’interno del dipartimento di sociologia siamo riusciti a impedire che il salto dell’appello venga ancora applicato: una misura di per sé insufficiente, ma che dimostra che ogni sostanziale cambiamento deve passare dalla partecipazione attiva degli studenti.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Mense Sono necessari interventi immediati riguardo il prezzo fisso. Anche prima del recente cambio di appalto, non era prevista, come da noi richiesto, nessuna reale forma di agevolazione economica presso le mense universitarie per gli studenti con basso reddito ISEE. Ora, nonostante una pandemia e un già citato cambio di appalto, non è ancora prevista una scaglionatura. Il prezzo per usufruire della mensa è aumentato a fronte di un abbassamento della qualità del servizio offerto. Questa situazione è il prodotto della logica degli appalti che gioca sempre al ribasso con il costo del lavoro e colpisce la qualità del servizio erogato aumentando i profitti dell’azienda appaltatrice. Per questo chiediamo che vi sia un immediato abbassamento dei prezzi e che siano garantite agevolazioni economiche; esigiamo un nuovo tariffario che garantisca il libero accesso agli studenti dei ceti popolari ai servizi di ristorazione; chiediamo inoltre che il servizio mensa venga internalizzato ed erogato direttamente da parte dell’università. Che sia garantito ad ogni studente un pasto a prezzi popolari, parte integrante del diritto allo studio.


Programma FGC per l'Università degli Studi di Trento

Lavoratori La competizione al ribasso tramite i bandi fa risparmiare le tasche di Università e Provincia, mentre cresce il guadagno di chi gestisce cooperative e aziende interinali, a discapito di chi lavora e del servizio offerto. L’università non è solo studenti ma è anche e soprattutto luogo di lavoro per migliaia di persone. Molti servizi non amministrativi o puramente didattici sono affidati a lavoratori esternalizzati, come nel caso dei dipendenti delle imprese di pulizia e dei lavoratori delle mense. Il loro posto di lavoro è a rischio ogni volta che viene rinnovato il bando per tali servizi e l’ingresso di un’altra cooperativa significa licenziamento o riassunzione da parte del vincitore a stipendio ridotto. I lavoratori sono la colonna portante sulla quale regge l’esistenza stessa dell’Università e non sono una semplice variabile di bilancio che può venir meno dall’oggi al domani come la scadenza di un bando. La vertenza che vede tuttora coinvolti i portinai dei nostri dipartimenti, scoppiata dopo il cambio di appalto di questo servizio che ha portato anche a dimezzare lo stipendio di alcuni lavoratori, è l’ennesima conferma di come questo sistema sia ingiusto per chi ogni giorno si spende per far funzionare la nostra Università, soprattutto in questi tempi di incertezza. Chiediamo sia internalizzato dall’Università ciascun lavoratore effettivo dell’ateneo, per tutelare i diritti di chi lavora per garantire i servizi.


刀伀䴀倀䤀   䰀䄀  䜀䄀䈀䈀䤀 䄀  䐀䔀䰀䰀✀ 䤀 一䐀䤀 䘀䘀䔀刀䔀一娀䄀℀

倀䔀刀  唀一✀ 唀一䤀 嘀䔀刀匀䤀 吀쀀  倀唀䈀䈀䰀䤀 䌀䄀Ⰰ   䜀刀䄀吀唀䤀 吀䄀  䔀  䐀䤀   儀唀䄀䰀䤀 吀쀀

嘀伀吀䄀 䌀伀䴀唀一䤀 匀吀䄀


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.