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QUELLA DI OGGI E DI IERI. SENZA CHE DEBBA DIVENTARE ANCHE QUELLA

DEGLI ALTRI. LA VALTELLINA RACCONTATA IN UN ALTRO MODO PER

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PEOPLE, IL CONTENITORE DI RACCONTI VERI FATTI DA PERSONE VERE

Niente eccessi, niente maschere. Nessun protagonista dietro una porta che si apre su storie di donne e uomini veri. Diversi. Jim Pini, David Mottini, Marco Bassi e Silvia Ruffini sono la Valtellina del presente e del passato. Vivono o hanno vissuto la realtà di questi posti per lavoro e professioni differenti. Parlano delle loro esperienze, delle loro vite e degli episodi che regalano immagini nuove e sconosciute di questa terra. Persone normali, piacevolmente normali, raccontano il luogo della loro quotidianità. Tante cartoline mai spedite. Bormio, Livigno e tutta la Valle rivivono nelle immagini che questi quattro racconti evocano con nuovi toni e curiosità diverse. Per una Valtellina ai più inedita, ancora più affascinante...

“AMO LA MONTAGNA E LA NEVE FRESCA”. NEL GIORNO DEL SUO 33° COMPLEANNO, CI ACCOGLIE ALL’INTERNO DI UN BAR BORMIO APPENA RINNOVATO, DOVE FERVONO I PREPARATIVI PER LA GRANDE FESTA DEI DIECI ANNI DEL LOCALE SIMBOLO DI VIA ROMA. ENERGIA E TANTO ENTUSIASMO CHE CONTAGIANO, CONDIVISI CON LA MOGLIE CHRISTINE E LA SUA SIMPATICA FAMIGLIA

Marco Bassi

Nascere da una famiglia di albergatori tra Livigno e Bormio non basta. Ci vogliono anche tanto entusiasmo, confronto costante e idee chiare per raggiungere i traguardi più importanti. “Sono felice di vivere e lavorare qui. Insieme alla mia famiglia crediamo talmente tanto in Bormio che non abbiamo mai smesso di investire nella Magnifica Terra”. Inizia nel 2012 con la gestione del Bar Bormio il percorso imprenditoriale di Marco: “Ho iniziato anche a dormire meno la notte per i pensieri” scherza. “Due anni dopo, supportato dalla famiglia e da mia moglie Christine, abbiamo aperto sempre in via Roma la Steak House Braulio”. Poi sono arrivate la gelateria e soprattutto la Bakery per una visione turistica che va oltre l’ordinario. “In questi anni abbiamo visto tanti cambiamenti e noi stiamo cercando di farci trovare pronti: l’estate è sempre più una certezza, un periodo che si è allungato e che è un po’ più semplice nella gestione rispetto all’inverno. Bormio, da località esclusiva del passato, sta vivendo una nuova stagione, molto stimolante anche per i giovani che possono essere i primi a crederci, investendo le loro energie. Possiamo offrire ancora molto, a partire ad esempio da nuovi servizi pensati soprattutto per l’inverno”. Se pensa al suo futuro, lo sguardo va ai due piccoli figli Jack e Alex e alla voglia di dedicare loro ancora più tempo. Ma si rivolge anche a nuovi orizzonti: “Recentemente sono stato nelle Langhe e le ho osservate con occhi diversi, riscoprendo tante situazioni che abbiamo in Valtellina e che stanno diventando elementi sempre più portanti anche dell’offerta turistica dell’Alta Valle”.

“MI HANNO FORMATO IL COLLEGIO IN

SVIZZERA E GLI ALPINI”. TRENT’ANNI DI GESTIONE DI CASA ITALIA PER LA

FIS E UNA VITA A RAPPRESENTARE LA SUA TERRA. CON 9 OLIMPIADI E 16 CAMPIONATI DEL MONDO, GIACOMO PINI - PER TUTTI “JIM” - È L’AMBASCIATORE DELLA CUCINA VALTELLINESE NEL MONDO CON DOTI INNATE DI CORDIALITÀ E

SIMPATIA DA TRASMETTERE,

OGGI PIÙ CHE MAI, ALLE NUOVE GENERAZIONI

Jim Pini

“Viviamo in un mondo ad altissima velocità, ma non dobbiamo dimenticare che ritmo, pensieri e azioni umane richiedono grande pazienza”. C’è profondità nelle parole di Jim Pini, una vita dedicata alla ristorazione che l’ha proiettato anche nella storia dello sci italiano con Casa Italia: “La prima volta fu quella del 1974 ai mondiali di sci a St. Moritz, grazie all’intuizione di Mario Cotelli che decise di chiamare così quella che poi sarebbe diventata negli anni sede del saper fare italiano”. Tanti aneddoti da ascoltare, mille esperienze e una carrellata di emozioni che apre a una dimensione forse un po’ meno conosciuta. “Oggi dobbiamo ripartire con uno sguardo nuovo di fede e fiducia, limpido, libero, audace e creativo che sappia fare tesoro delle difficoltà per uno scatto in avanti, ricco di estro e rinnovamento”. Un bel messaggio per chi, classe 1946, ha fatto della passione per la gastronomia il suo lavoro. “Anche i vini mi hanno sempre appassionato. Li vedo sempre più protagonisti della crescita dell’offerta enogastronomica valtellinese, con anche la politica che dimostra la volontà di valorizzare e preservare i nostri prodotti”. Dalla formazione in lingue ed economia nel collegio in Svizzera vicino a Coira, fino alla prima esperienza come direttore d’hotel a 24 anni a Novara, la vita di Jim è sempre stata a contatto con la gente. “Vorrei ringraziare tante persone speciali che ho incontrato nella mia vita e che ho emulato come mentori. Grazie alla mia famiglia e a collaboratori con alta preparazione professionale siamo riusciti a creare un’azienda stimata, e questa è forse la mia soddisfazione più grande”. Le Olimpiadi del 2026? “Sono una grande opportunità, ma anche una sorta di premio a tutti i valtellinesi che hanno operato negli anni nel mondo dello sci. L’effetto mediatico e i benefici ci saranno, anche se non mancano le difficoltà. Ma sapremo farci valere”.

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Oreste Peccedi David Mottini

LA STORIA DELLO SCI ALPINO ITALIANO PASSA ESTRO E LA VOGLIA DI NON FERMARSI DA LUI. CLASSE 1939, L’ALLENATORE IN PISTA MAI. NATO DA UNA FAMIGLIA CON DEI CAMPIONI DELLA VALANGA AZZURRA LA CUCINA NEL DNA, IL PERCORSO L’ANNO PASSATO HA PERCORSO SETTANTAMILA DI DAVID ABBRACCIA CIÒ CHE DI METRI DI DISLIVELLO CON LA BICICLETTA. BELLO LA MONTAGNA SA REGALARE. “IN VALTELLINA ABBIAMO TRE POSTI DALLA SUA LIVIGNO ALL’INCANTEVOLE BELLISSIMI, UNICI: IL BERNINA, TRESIVIO, TUTTO RACCONTA LO STELVIO E LA VAL MASINO” DELL’AMORE PER LA FAMIGLIA E DELLA PASSIONE PER IL SUO LAVORO

Le figlie Eleonora e Isabella, 7 e 4 anni, e la moglie Maddalena sono sempre al centro di una quotidianità vissuta intensamente. “Ho una baita a Pradibel, per andare verso Bormio 2000. Forse un giorno mi ritirerò lassù, ancora più immerso nella natura. A fare qualcosa, si vedrà” aggiunge David, perché è difficile pensarlo lontano dalle sue passioni. Lo incontriamo a Livigno insieme al suo pastore bernese Cloe, tra i grandi tavoli in legno dell’aprés-ski da lui stesso creati con la Mottini Forestal Service, l’azienda boschiva fondata nel 2011. “Mi ha sempre affascinato l’agricoltura e tutto ciò che le ruota attorno, fin da quando il mio amato nonno Sergio pascolava le mucche. Dalle prime esperienze nella cucina del Camana Veglia a 14 anni fino a diventarne cuoco, ho avuto la possibilità di seguire in cucina le orme del papà e del nonno e trasformare i prodotti della terra”. Poi sono arrivati l’azienda boschiva (in estate e autunno non è raro vederlo alla guida di enormi mezzi per la lavorazione dei boschi) e i noleggi di sci e biciclette a Livigno nel 2017 e 2019. “Quella dell’après“Mi hanno conosciuto per i successi con lo sci al ski è un’avventura cominciata un po’ per caso pino, ma pochi sanno che la mia vera passione è a inizio 2020: appena posso mi piace frequenla montagna. È stato il mio amico Heini Hemmi tare altre località dell’arco alpino per vedere (lo sciatore svizzero che nel 1976 batté Thöni vin cosa propongono di nuovo e qualche volta nacendo la medaglia d’oro nello slalom gigante ma sce l’idea, come quella di unire aprés-ski e noschile ai Giochi olimpici invernali di Innsbruck) leggio”. a convincermi a comprare una bicicletta assisti L’occhio è attento alle dinamiche di chi vive in ta dopo che l’aveva presa per sua moglie”. Par montagna e soprattutto alla frenesia che talte da questo aneddoto la chiacchierata con Ore volta ci circonda: “Forse dobbiamo dare ancoste Peccedi, un fiume di ricordi e tante emozio ra più attenzione alla nostra qualità della vita, ni nel ripercorrerli. “Per i Mondiali di Sci Alpi non solo a quella dei turisti che frequentano no del 1985 a Bormio, io e Aldo Anzi eravamo in Livigno. Qualche volta faccio un passo indietenzionati a fare qualcosa che rimanesse nel tro e mi ritaglio momenti piacevoli con la mia la storia. Una cosa che tutti si sarebbero ricor famiglia, con ritmi più lenti che aiutano i nodati negli anni. Andavamo anche di notte sulla stri figli ad apprezzare davvero quello che siamontagna a studiare e pensare a un tracciato. È mo e dove viviamo, invece di allontanarsi”. nata così la Pista Stelvio, la più difficile al mon Maestro di sci, snowboard e telemark, Dado e tra le tre più belle con Kitzbühel (la più spet vid ha un pensiero per le prossime Olimpiatacolare) e Wengen (la più lunga). Anche se l’ar di: “Saremo sul tetto del mondo e sono sicurivo l’avevamo studiato in un altro punto, fuori ro che questo non distoglierà lo sguardo daldal paese, che avrebbe scongiurato i noti proble la cura e preservazione del territorio che sono mi per il poco spazio al parterre”. Tanti i cam state sempre centrali da queste parti”. pioni che Peccedi ha allenato e conosciuto: “La gente normale non vince! Gustav Thoeni saltava più di 20 centimetri con 220 chili caricati in spalla”. La grinta che è oggi presente nei racconti dell’allenatore bormino doveva sicuramente contagiare i suoi atleti. “Scherzosamente mi chiamavano il piccolo führer. Ricordo la soddisfazione quando recuperai Franco Bieler che poi riuscì per due volte a battere Ingemar Stenmark.

Oppure Fausto Radici e la sua voglia di essere più forte dell’handicap che lo costringeva a gareggiare con un occhio solo”. Le Olimpiadi incroceranno il futuro della sua Bormio nel 2026:

“Sono contento che le gare di sci alpino si disputeranno qui. Lo sono ancora di più per lo sci alpinismo. Il mio auspicio? Che ritorni l’entusiasmo della popolazione locale come lo abbiamo vissuto nel 1985”.

PEOPLE Silvia Ruffini

UNA STORIA DI FAMIGLIA LEGATA ALLE

AUTO BRITISH E UNA PASSIONE PER LO

SPORT E LA CORSA. “NEL 1994 DOPO IL

DIPLOMA E L’INIZIO DELL’UNIVERSITÀ IN

ECONOMIA E COMMERCIO A MILANO

ERO CERTA CHE IL MIO FUTURO FOSSE

ALTROVE”. OGGI ALLA MOTORI SONDRIO STA VIVENDO UN NUOVO PERCORSO TRA PASSAGGIO GENERAZIONALE E

SFIDE ATTUALI DELL’AUTOMOTIVE. CON

UN OCCHIO ANCHE AI SERVIZI PER I TURISTI

“Mio nonno importava le Defender prima che il marchio Land Rover arrivasse in Italia. Perché la nostra è una storia che inizia lontano, che passa dalla costruzione a Sondrio dell’officina e del salone espositivo negli anni 50 fino al trasferimento della concessionaria a Castione Andevenno negli anni 80”. Tante tappe che, dopo la privatizzazione da parte del governo inglese del gruppo Leyland di cui i marchi Rover e Land Rover facevano parte (insieme ad altri), hanno portato la Motori Sondrio a diventare la prima concessionaria italiana della casa automobilistica inglese. “Eppure io non vedevo il mio futuro qui, soprattutto dopo undici anni a Milano ed esperienze lavorative che mi hanno portato in altri contesti. Poi ho fatto questa scelta familiare, confesso non senza qualche timore iniziale”. Preoccupazioni che hanno subito lasciato il posto a un lavoro avvincente, seppur sempre più difficile, e in grande fermento.

Oggi l’assistenza sta giocando un ruolo sempre più importante e Motori Sondrio lo sa da tempo: “Abbiamo da sempre investito molto nel post vendita e questa scelta ci sta premiando. Ma non è l’unico aspetto da curare: chi sceglie Land Rover si aspetta altissimi standard qualitativi a tutti i livelli, ed è per questo che ad esempio siamo sempre aperti ad agosto seguendo anche le esigenze dei turisti che qui hanno casa o arrivano dal lago di Como”. Con questi dettagli si offrono servizi turistici più mirati: “Come quella volta che arrivò dal lago un cliente Jaguar a cui si era staccata la targa. Il modello era particolare e la targa difficile da riattaccare, ma con destrezza ed esperienza i nostri meccanici l’hanno sistemata alla perfezione. Non smetteva più di ringraziarci!”.

By MIKI VERON

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