Amici dell'Aeroporto Galilei di PIsa - rassegna stampa

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24/6/2014

Rassegna Stampa

AMICI DELL’AEROPORTO DI PISA


Galilei, il patto pisano r r di Camea

Commercio: no all'Opa di r r ci


«Per ora non vendi

o le azioni»

Aeroporto: la Camera di Commercio ha deciso di non aderire all'Opa lanciata da Corporacion America ì PISA

Il blocco pisano sul 34% delle azioni Sat tiene. Ieri si è riunita la giunta della Camera di Cotmmercio. L'ente presieduto da Pierfrancesco Pacini ha confermato l'indirizzo già espresso a fine maggio: non rompere l'alleanza residua dei soci pubblici (ora Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Pisa) per mantenere quel pacchetto di azioni che permette di avere una voce decisiva sulla fusione tra aeroporti di Pisa e Firenze, come auspica il governatore Enrico Rossi e obiettivo di Corporacion America.

Quella che si va affermando è, in buona sostanza, la posizione nei giorni scorsi espressa dal presidente dell'Unione Industriale Federigo Federighi: nessun preconcetto, ma una tutela legittima in attesa di conoscere il piano industriale della società del magnate Eurnekian; se ci saranno tutti gli elementi di valorizzazione del Galilei e di non concorrenza con il Vespucci, allora certe resistenze potranno essere riviste, anche attraverso

Passeggeri al l'aeroporto Gal Ilei

una cessione ulteriore di azioni. Ma non prima. Dunque, rispetto alla riapertura dell'Opa (da domani fino all'I luglio) non dovrebbero esserci adesioni pisane, quelle con i pacchetti azionari più robusti. Nella Fondazione Pisa le posizioni sarebbero meno convergenti, ma anche in questo caso dovrebbe prevalere una linea simile a quella della Camera di Commercio. Passaggi importanti, in questa vicenda, saranno anche il pronunciamento del Tar venerdì 27 sul ricorso del Comune contro le delibere della giunta

regionale; e la scadenza del 5 luglio, quando dovranno essere consegnate le liste con le candidature per il nuovo cda della Sat (l'assemblea dei soci è convocata per il 30luglio). Alla riunione della giunta camerale c'era anche Stefano Bottai, nome in prima fila nelle indiscrezioni sul possibile presidente di Sat al posto di Costantino Cavallaro, sfiduciato dalla nuova maggioranza privata. Viene ormai considerata pressoché sicura la presenza di Bottai nel nuovo consiglio di amministrazione della società del Galilei, condizione essenziale per poi concorrere alla nomina di presidente. Corporacion sarebbe intenzionata a fare una scelta di garanzia anche per la minoranza, come auspicato in più ambienti cittadini, e quindi ci saranno colloqui e sondaggi con i soci pubblici. Ma l'ultima parola spetterà alla società di Eurnekian. Il nome di Bottai gira, resta da capire se resterà sino in fondo l'unica candidatura. Francesco Loi


OPA, LA CAMERA DI COMMERCIO NON ADERISCE

o Resterà in mani pisane, almeno per ora, il 34% delle azioni Sat, la società di gestione dell'aeroporto di Pisa. Ieri si è infatti riunita la giunta della Camera di Commercio, che ha ribadito l'indirizzo già espresso a fine maggio: non rompere l'alleanza residua dei soci pubblici (ora Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Pisa) per mantenere quel pacchetto

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di azioni che permette di avere una voce decisiva sulla fusione tra aeroporti di Pisa e Firenze. Dunque, rispetto alla riapertura dell'Opa (da domani fino all'1 luglio) non dovrebbero esserci adesioni pisane, quelle con i pacchetti azionari più robusti. Nella Fondazione Pisa le posizioni sarebbero meno convergenti, ma anche in questo caso dovrebbe prevalere una linea simile a quella della Camera di Commercio.

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L'INTERVENTO

Aeroporti: i fatti diranno che Pisa avrà un ruolo marginale di SERGIO LANDI el fondo domenicale il direttore accende una luce su una Toscana inquieta. Cosa sta accadendo? L, già cominciata un'altra storia? La vicenda degli aeroporti (e dell'autostrada tirrenica) è l'esempio classico di come un ideologismo rovesciato porti a privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Nessuno dubita che per fare un aeroporto con una pista di 2400 metri a Peretola, ingenti risorse pubbliche dovranno venire in soccorso ai privati "costretti2 a sobbarcarsi l'acquisto di Pisa per realizzare la fusione. Senza fondente, scrissi più volte su queste colonne, non ci poteva essere fusione. I fatti ci diranno, basta avere un po' di dimestichezza con le cose, che Pisa avrà un ruolo marginale nel sistema e che Firenze sarà la porta del mondo sulla Toscana. Nessuno, se non abusando della credulità popolare, potrà mai pensare che l'incremento di traffico fiorentino possa essere fatto di qualche milione di Businessmen. Il ramo di azienda pisano tro-

verà convenienze economiche piuttosto che nello sviluppo dei traffici con ricaduta diffusa sul territorio in nuovi margini di efficienza nella conduzione dei servizi interni (dallo handling alla security e via dicendo). Ma se si legge questo evento con l'avvento dell'Area Metropolitana fiorentina si ha più chiaro un quadro di insieme che volge verso un forte centralismo . L bene o male? L una strada già imboccata che porterà la stessa Regione allo svolgimento di un ruolo gregario . Non dimentichiamo che ci furono governanti centralisti lungimiranti. I Medici ed i Lorena fecero dello sviluppo delle periferie fonte della ricchezza loro e delle periferie stesse. Finisce l'idea del policentrismo toscano, della Toscana delle toscane. Che l'Area Metropolitana fiorentina debba farsi "regione " è abbastanza plausibile per evitare nuove inefficienze,conflitti, duplicazione di poteri ed indirizzi. La questione che si pone è: resistere fino a che è possibile, o fare i conti con il nuovo scenario? Forse sarebbe saggio porsi in una ot-

tica speculare. Ovvero finora dalla costa è venuta una domanda (spesso confusa e disorganizzata) del tipo «cosa fai Regione per farmi crescere?». La domanda dovrebbe diventare «cosa posso fare Regione-metropolitana per farti crescere e trarne beneficio?». La Politica ci dirà che le cose non stanno così. Ma così saranno e saranno percepite dai toscani il prossimo anno, quello delle elezioni regionali. Per evitare sorprese sarebbe bene dare un segno chiaro che la svolta centralista potrà essere un bene per tutti. Di molte altre cose si dovrà parlare: di politiche del lavoro e della formazione che servono molto ai formatori e poco ai lavoratori, di partecipazioni in perdita ma tenute ben strette, del flop del sistema finanziario toscano, di advisor accreditati che non si sa quanto siano consigliati o consiglieri (ma di questo ne parleremo all'incontro sulla Porto Livorno 2000), di un sistema infrastrutturale scombinato. Poi qualcuno si accorgerà che non sempre basta un cavallo per ottenere o conservare un Regno.


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