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buonlavoro
‹ n. 4/2011 ›
NUOVO ANNO_Calendari intramontabili_2 TECNOLOGIA_I tablet ci pongono dei limiti?_16
FORMAZIONE_Coaching_44
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editoriale ➼
Il mondo si trasforma velocemente, complice la tecnologia, ma non sempre abbiamo la percezione netta del cambiamento. Ci adeguiamo ogni giorno un po’ di più, vivendo la trasformazione come un processo fisiologico. Ma fermandosi a riflettere un attimo non può non balenare ai nostri occhi quanto siano cambiate le nostre categorie spazio-temporali. Siamo in un periodo di transizione, col nuovo che si insinua continuamente nelle nostre più radicate abitudini. Da una parte la smaterializzazione degli oggetti, dall’altra il continuo bisogno di rivendicarne l’esistenza. Antichi calendari, appesi al muro con i consigli millenari di santi e indovini, convivono con la loro versione digitale su iPhone e Tablet. Provate a sbirciare nella borsa di una donna: troverete ancora un rossetto, uno scontrino, un disegno, ma anche la chiavetta usb e il telefono touchscreen. Per non parlare degli archivi dei nostri uffici! Cartelle sul desktop, duplicate nella loro versione cartacea in milioni di faldoni, quasi a ristabilire un legame concreto con la realtà. E come metterla col tempo? Tutto si realizza più velocemente, ma invece di prendercela più comoda, viviamo anche noi in continua accelerazione. Perché non concedersi, invece, una pausa pranzo più lunga, giusto il tempo per un pasto più salutare? O non scegliere un lavoro parttime? Sicuri che la produttività ne risentirebbe? E a proposito di cambiamenti, ecco un tema molto interessante per il futuro della piccola e media impresa: il nuovo contratto di rete. Esso rappresenta uno strumento concreto per affrontare le problematiche legate alla competitività in uno scenario sempre più globale e dinamico. Questo e tanto altro ancora, in questo numero per affrontare l’inverno con tanti nuovi suggerimenti! Prendi la tua copia gratuita e inviaci i tuoi commenti su magazine@buffetti.it Buona lettura! art direction e impaginazione: Bets srl - www.betsdesign.com È vietata la riproduzione, anche solo parziale, dei testi e delle immagini contenuti in questo Magazine. Tutti i nomi delle aziende e dei prodotti citati sono marchi di fabbrica e/o marchi registrati e appartengono ai rispettivi proprietari.
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calendari intramontabili
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Piccoli come biglietti da visita tanto da poter stare comodamente dentro al portafogli, in versione da scrivania oppure da attaccare sul muro di cucine e uffici. Che siano illustrati, in bianco e nero, con l’ultima icona del jet set o pieni di disegni e dedicati ai più piccoli, i calendari sono un “classico” tra fine e inizio anno. Da metà autunno a febbraio spopolano nelle librerie, e il lancio dei più attesi trova spazio addirittura sulle prime pagine dei quotidiani...
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SOMMARIO
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nuovo anno //
calendari intramontabili_pag 2 serial kisser_pag 6
accessori //
il mondo segreto delle donne_pag 10
tecnologia //
i tablet ci pongono dei limiti?_pag 16
organizzazione //
archiviare con metodo_pag 22
in ufficio //
al lavoro col part-time_pag 26
salute e benessere //
pausa pranzo_pag 28
per chi affitta //
la cedolare secca_pag 30
L’intervista //
reti d’impresa_pag 36
nel portafoglio //
l’euro 10 anni dopo_pag 40
formazione //
coaching_pag 44
playground //
cruciverba, sudoku e altro ancora_pag 46
la recensione //
tempi moderni_pag 48
DA BUFFETTI
FULLTIME pag 12-14 HARDWARE pag 20-21 ARCHIVIO pag 24-25
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nuovo anno ➼
ANCOR PRIMA DELL’OROLOGIO, CHE SCANDISCE LE NOSTRE ORE, MINUTI, SECONDI
È IL CALENDARIO IL GRANDE ORGANIZZATORE DELLA NOSTRA VITA, COL SUO RITMO SETTIMANALE, STAGIONALE, ANNUALE. È UN OGGETTO SCIENTIFICO, LEGATO AI MOVIMENTI DI SOLE, TERRA E LUNA, MA HA UN GRANDE SIGNIFICATO CULTURALE LEGATO COM’È A CREDENZE, USI, COSTUMI, MODE
CALENDARI INTRAMONTABILI {
inverno 2012
}
buonlavoro
inverno 2012
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FOTO: © Kanate Chainapong - istockphoto.com
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ALMANACCHI. Nel Medioevo erano formati da tavole astronomiche e servivano per calcolare il giorno della settimana, solo più tardi divennero periodici e si arricchirono di varie notizie utili.
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nuovo anno
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Piccoli come biglietti da visita tanto da poter stare comodamente dentro al portafogli, in versione da scrivania oppure da attaccare sul muro di cucine e uffici. Che siano illustrati, in bianco e nero, con l’ultima icona del jet set o pieni di disegni e dedicati ai più piccoli, i calendari sono un “classico” tra fine e inizio anno. Da metà autunno a febbraio spopolano nelle librerie, e il lancio dei più attesi trova spazio addirittura sulle prime pagine dei quotidiani.
Di ben altro tenore, ma ugualmente simbolo di un’epoca, quelli che venivano regalati agli uomini dai barbieri. Un vero must negli anni del dopo guerra: imbevuti di profumo e con immagini di donne decisamente poco abbigliate, sono stati gli antesignani di un genere che oggi spopola. Basti pensare ai vari calendari di mo-
delle, veline e starlette. Nel genere, il più famoso resta quello della Pirelli. I calendari della nota marca di pneumatici, stampati dal 1964 al Ma il calendario non è una passione solo contemporanea: ha 1974 in edizioni limitatissime, venivano regalati ai rivenditori di pneuorigini ben lontane e legate agli astri, motivo per il quale nella matici Pirelli. Sulle loro pagine sono state immortalate, da fotografi di altissima fama, alcune tra le icone femminili più amate degli ultimi cinstoria si sono susseguiti calendari lunari, solari e lunisolari. quant’anni. Al di là dei calendaGià nella Roma antica riscuori che ritraggono personaggi notevano un certo successo e da ti, i soggetti certo non mancaallora sono cambiati moltissiPER IL no. Si va dai paesaggi, alle opemo. Come anche la data di re d’arte, fino ai calendari perCapodanno, che per gli egizi C’È L’IMBARAZZO DELLA SCELTA, MA SOPRATTUTTO NON SI PUÒ FARE sonalizzati. Senza dimenticare gli coincideva con il periodo del ultimi nati, quelli figli della gesolstizio estivo e delle piene del A MENO DI NOTARE COME TRADIZIONE E INNOVAZIONE nerazione high tech, disponibili Nilo, mentre per i romani seonline per una rapida e comognava l’inizio della primavera. CONVIVANO SOTTO LO STESSO TETTO: da consultazione. Sempre più Quello che comunemente viene chiamato il calendario greusati e apprezzati, sono an, SEMPLICI, SENZA IMMAGINI; DA PARETE, goriano, in uso oggi in gran che i vari scadenzari, dispoparte del mondo, discende pronibili su cellulari, smart-phoCON SUGGERIMENTI DI OGNI TIPO, DAI CONSIGLI DEGLI prio dall’antica versione capine e iPhone, pronipoti di queltolina. Delle tante versioni che li contenuti nelle classiche ANTICHI SAGGI, ALLE VITE DEI SANTI, FINO ALLE RICETTE DI CUCINA O AI hanno segnato il trascorrere agendine. Fatto sta che, dopo del tempo per secoli, ce n’è migliaia di anni, tradizione e noRITRATTI DI ANIMALI, PERSONAGGI FAMOSI, OPERE D’ARTE; uno la cui fama in Italia ha atvità sembrano convivere senza traversato indenne oltre 300 drammi. E alcuni classici del pasE PER FINIRE IN anni. Si tratta del calendario sato, come quelli che generazioni di bambini hanno fissato di Barbanera, astronomo, ereBELLEZZA con spasmodica curiosità e atmita, conosciuto e stimato tesa, sono tornati di grande moper la sua saggezza che dispensava a piene mani a contadini e pastori. Una figura quasi da. Si tratta dei calendari dell’avvento, fatti di cartone o balsa, spesso leggendaria per i ceti rurali a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Al pun- a forma di albero di Natale. Per ogni giorno dell’avvento fino al Nato che, quando nel 1762 la tipografia Pompeo Campana di Foli- tale c’è una casella dietro la quale si nascondono caramelle, cioccogno diede alle stampe il lunario a lui dedicato, con tanto di xilogra- latini, canditi o piccole sorprese. Un genere nato a Monaco all’inizio fie, consigli pratici, previsioni per il nuovo anno, feste, santi e ricor- del 1800, quando molte famiglie avevano l’abitudine di segnare sul renze, la fama di Barbanera non conobbe più fine. E il mito del sag- pavimento, con gesso o vernice, alcune linee a indicare l’avvicinarsi gio eremita arrivò addirittura ad affascinare grandi della cultura ita- del Natale. Tradizione vuole, poi, che intorno al 1850 nascesse la priliana come l’architetto del teatro della Scala di Milano, Giuseppe ma versione di quelli arrivati fino a noi, rigorosamente artigianali. AlPiermarini, e Gabriele D’Annunzio. Quella prima edizione, di fat- meno fino al 1903, quando venne stampato il primo Minchner Weihto, segnò l’inizio di una grande tradizione che negli anni raggiun- nachtskalendar (Calendario natalizio di Monaco) per volere dell’edise sempre più persone in tutta Italia grazie agli antenati delle odier- tore Gerhard Lang, subito imitato da numerosi colleghi. Un’idea vinne case editrici, i menestrelli e i cantastorie: erano loro che, pas- cente, tanto che dieci anni dopo la Germania esportava calendari delsando da una fiera all’altra, vendevano il calendario di Barbanera. l'avvento in buona parte del mondo dove si festeggiava il Natale. ■
QUALE CALENDARIO
2012?
CALENDARI
TASCABILI
ON-LINE O DA DESKTOP, FORMATO CELLULARE.
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nuovo anno
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SERIAL KISSER (gli auguri ai tempi di Facebook)
COME SI AUGURERANNO BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO
60 MILIONI DI ITALIANI? SONO IN MOLTI A NON GRADIRE GLI
SMS CUMULATIVI EPPURE LA TENDENZA SEMBRA
INARRESTABILE. CERTO, È MOLTO MENO FATICOSO!
MA COSÌ, TUTTO PERDE
IDENTITÀ.
C’erano una volta, per tutte le feste comandate, i biglietti di auguri via posta: potevano essere senza fronzoli e minimalisti, come una sorta di telegramma, oppure scritti su carte elaborate con illustrazioni e disegni. Poi sono arrivati gli auguri seriali via sms. La differenza, a ben pensarci, non è poi tanta considerando che anche quelli cartacei avevano spesso lo stesso testo per tutti i destinatari. Ma chi li riceveva si cullava nella sensazione di un gesto personalizzato, fosse anche solo per la briga che qualcuno si era preso di andare a spedire quel biglietto. Esattamente il contrario della percezione che si ha, spesso, nel leggere frasi e filastrocche inviate con un solo gesto a tutta la rubrica del proprio cellulare. Gli esempi si sprecano, e l’argomento scatena non pochi commenti su blog e forum. Tanto che, spulciando Facebook, sull’argomento ci sono due pagine di tenore opposto. Quella degli “Sms cumulativi: vota il migliore” per raccogliere in bacheca i messaggi cumulativi più belli: una sorta di enciclopedia dell’augurio collettivo a cui attingere in tempi di festa, e di scarse idee. E poi la pagina di “Quelli che odiano gli sms collettivi di auguri” con tanto di eloquente sottotitolo: “Non c'è cosa più odiosa di dover rispondere per educazione agli auguri che ricevi, solo perché ti trovi nella rubrica di qualcuno”. C’è poi chi, catalogando alcuni degli sms più inviati per le feste, ha individuato una serie di categorie per le diverse personalità di chi li invia. Dal qualunquista che predilige un asettico “Buon Natale e Buon Anno” e via dicendo con, eventualmente, una variante sul tema come “a te e ai tuoi cari”, all’affettuoso (vero o presunto) che opta per un “Auguri e spero che il Natale (o la festa di turno) ti porti tanta felicità” fino agli amanti delle filastrocche rimate. Fatto sta che sono molti a non gradire gli sms seriali per più di un motivo. Intanto perché viene visto per lo più come un gesto impersonale e poco sentito, poi per lo spiacevole effetto di intasare cellulari e smart-phone nei giorni di festa senza considerare che in molti casi il destinatario si sente in dovere di rispondere anche quando non ne avrebbe alcuna intenzione. Quale che sia la vostra opinione, in attesa dei numeri sugli sms per le feste del 2011, i dati dello scorso anno danno un’idea di quanto il fenomeno sia diffuso. Secondo una ricerca dell’Associazione Contribuenti Italiani, infatti, a Natale 2010 gli sms sono stati 495 milioni, e nell’82% dei casi chi li ha inviati non ha fatto distinzione tra persone care e conoscenti, mentre il 65% ha copiato citazioni altrui. I gestori telefonici, con pacchetti offerte ad hoc per le feste, hanno in parte alimentato questo trend e, ora che la moda ha preso piede, proseguono nella stessa direzione. In più esiste sempre l’opzione internet, dove molti siti permettono l’invio di un certo numero di sms gratuiti. Certo, se la rubrica del seriale di turno è troppo lunga, si possono sempre scegliere i siti che offrono più sms, con la piccola clausola di vedersi aggiunto in calce un messaggio pubblicitario. Decisamente sconsigliabile, anche per gli amanti degli auguri cumulativi. ■
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RINUNCIARE ALLE VACANZE? Mai nella vita! Per questo oggi è nata la formula dello sharing: dal roadsharing (il vecchio autostop in versione moderna) allo scambio di case, con tanto di prestito d’auto, scooter o camper. Non male!
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Sono la nuova tendenza regalo 2011/12, ce n’è per tutti...
CARD
GIFT
Libri, musica e profumi, ma anche oggetti per la casa, viaggi, concerti, serate a teatro e ultime novità high-tech. Qualunque sia il regalo giusto per voi, per Natale o un compleanno, il 2011 ha segnato la definitiva consacrazione dell’ultima frontiera dei cadeau: le cosiddette gift card. Ovvero le carte prepagate per regali pronti all’uso. Queste carte non solo sono semplicissime da comprare e utilizzare ma, aspetto niente affatto secondario, rappresentano anche un’ottima soluzione per un pensiero fuori dal comune. Sono un mix di originalità e praticità che consente di scegliere, in pochissimo tempo, un regalo apprezzato senza lo stress di dover correre da una parte all’altra della città nel poco tempo libero a disposizione. Soprattutto sotto le feste. Le gift card, infatti, oltre che nei negozi si possono acquistare sul web. Bastano pochi clic. Una volta scelto il vostro pacchetto tra le sempre più numerose offerte, si effettua il pagamento comodamente online e si riceve, via mail o posta, la card da consegnare. Bella impacchettata con tanto di biglietto. A quel punto il più è fatto, e al fortunato non resterà che fare un colpo di telefono per attivare la propria card e godersi la sorpresa. Fino a qualche mese fa le gift card erano disponibili soprattutto per pacchetti per week end fuori, soggiorni benessere e cene con degustazioni. Ma adesso ce n’è per tutti i gusti e sono sempre più di tendenza, come mostra il boom di offerte online. Potete trovare catene di negozi per abbigliamento e attrezzature sportive che offrono prepagate in vista di settimane bianche, noti brand di arredamento e design per la casa, librerie, teatri e musei. Fino alle offerte di alcune linee aeree low cost, che propongono speciali gift card con un credito prepagato a scelta che sarà poi il festeggiato a FOTO: © david hills - istockphoto.com
decidere come e quando utilizzare per la sua fuga fuori città. E ancora, si possono regalare gift card da utilizzare per ingressi e abbonamenti a rassegne enogastronomiche o per acquistare l’ultima novità high-tech. Non a caso la Apple, solo per citare un esempio, ha lanciato per questo Natale una serie di carte regalo iTunes per appassionati iPad, iPod e iPhone che consentono di acquistare brani musicali, podcast e applicazioni. Qualsiasi siano i vostri gusti, le gift card sono un modo diverso (e decisamente trendy) di decidere i regali per amici e parenti. Con tutto il vantaggio di lasciare ai festeggiati il piacere di scegliere i dettagli, i tempi e le modalità con le quali godersi il proprio cadeau. Un vero lusso, un mix perfetto di sorpresa e soddisfazione disponibile per tutte le tasche, con offerte che vanno da poche decine a migliaia di euro. Sarà anche per questo che nel settore, in evidente espansione, si sono lanciati perfino gli istituti di credito. Sono sempre più, infatti, le banche che per le feste hanno proposto speciali carte di credito prepagate. Come quelle per effettuare acquisti online: una sorta di carta virtuale facilissima da usare che si ottiene con una richiesta online sulla quale si possono versare fino a 999 euro. Se invece volete acquistare vis à vis, magari dare il vostro personale contributo alla realizzazione del sogno di un amico o un parente come per esempio l’organizzazione di un viaggio o l’arredamento di una nuova casa, la scelta giusta potrebbe essere la card prepagata non nominativa. Si tratta di una card disponibile alle Poste, sulla quale si può caricare online l’importo scelto aggiungendo un costo di 7 euro per l’avvio. Per il resto non ci sono spese di mantenimento. Facile da acquistare, e divertente da usare.
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accessori
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IL MONDO SEGRETO DELLE
DONNE Quali segreti custodiscono le borse delle donne? Penne, trucchi, portafogli, cellulari, agende, appunti. Ma anche cambi d’abito, scarpe, libri, snack, portafortuna e gioielli. E molto altro. Accessorio tra i più amati del guardaroba femminile, le borse nell’antichità venivano indossate solo da uomini. Un primato che le donne, in una manciata di secoli, hanno saputo capovolgere mostrando una passione assoluta per questo oggetto. In tutte le sue manifestazioni. E trasformandolo in uno dei simboli per eccellenza dell’identità femminile. Sobrie o eccentriche, in pelle o in materiali di ultimissima generazione, dai colori sgargianti o nelle tonalità neutre, a tracolla come a mano, le borse sono senza dubbio sempre più un oggetto di culto, espressione di stile. Un vezzo femminile tra i più piacevoli, insomma, ma anche un alleato prezioso per affrontare i molti imprevisti delle lunghe giornate metropolitane. Proprio per questo motivo finiscono per accogliere pezzi di mondo e di quotidianità tra i più disparati, fino a diventare uno specchio della vita. Il significato profondo del contenuto delle borse, del resto, è un argomento sul quale si sono concentrati sociologi, stilisti, giornalisti e studiosi. Tutte analisi che partono da una difficoltà oggettiva: in pochi, soprattutto uomini, chiederebbero a una donna di mostrare il contenuto della propria borsa tanto è evidente la sua natura personale e riservatissima. Eppure c’è chi è riuscito ad aggirare l’ostacolo. Si tratta del sociologo Jean-Claude Kaufmann, che ha persuaso ben 50 donne a svuotare il proprio scrigno davanti all’occhio indiscreto del fotografo Pierre Klein per realizzare una mostra ispirata all’idea della borsa come “piccola fabbrica di identità femminile contemporanea”. Una bella avventura che ha evidenziato alcuni aspetti: che dentro a ogni borsa, accanto al nécessaire fatto di chiavi, telefono e portafogli, vive un universo unico di oggetti che rivelano identità, caratteri, sensibilità e quotidianità diverse. Oltre che le moltissime sfaccettature delle singole proprietarie. Rossetti, trucchi, cambi d’abito, specchietti si mischiano senza problemi ad agendine, lettori di musica, libri, fino a biscotti e spuntini pronti a sfamare figli. E ancora, frammenti di ricordi mantenuti in fondo alla borsa come in un angolo della mente. Scontrini di serate particolari, biglietti, perfino lettere d’amore. Sarà per questo che molti sociologi ritengono che la borsa per una donna sia un’estensione di sé. Incastro perfetto di apparenza e interiorità. L’aspetto da mo-
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FOTO: © Stefano Segati
strare al mondo (elegante, sportivo, casual, sofisticato) e uno spazio segreto per custodire quel che non vogliono confidare. Fatto sta che stilisti e designer hanno trasformato le borse in un oggetto venerato, incantando intere generazioni di donne. Che per la borsa dei propri sogni sarebbero capaci di non guardare a spese. Una passione incontrollabile, al punto da trasformare le borse, al di là della vita di tutti i giorni, in veri oggetti da collezione. Lo sanno bene gli olandesi e i turisti che ad Amsterdam si sono imbattuti nel Tassenmuseum, ovvero il Museo delle borse e delle borsette Hendrikje. Il più grande del genere in tutto il mondo. Circa 4000 esemplari riuniti dalla passione di una collezionista d’eccezione, Hendrikje Ivo, che per oltre 35 anni ha cercato, scovato
e acquistato in giro per il mondo borse e pochette che vanno dal Medioevo a oggi. Un’esposizione che mostra non solo l’evoluzione della moda, ma anche il cambiamento delle donne nel corso dei secoli, il loro ruolo crescente nella società e il modo in cui le borse si sono adeguate fino a contenere tutto quello di cui hanno bisogno le donne del terzo millennio. Considerando poi che costringere file di visitatrici a guardare migliaia di esemplari straordinari senza poter comprare nulla deve essere apparsa come un’autentica crudeltà, nella boutique del Tassenmuseum è stato allestito un angolo per lo shopping, con alcuni modelli realizzati da designer olandesi contemporanei. Questi sì da poter acquistare. E riempire. ■
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accessori
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Nuvola › Borsa professionale donna realizzata in morbido vitello nappato con metallerie in nickel spazzolato. È arricchita esternamente da due pratiche tasche, una anteriore ed una laterale, chiuse con magnete e una capiente tasca posteriore chiusa con zip. L’interno è organizzato con una tasca porta documenti, porta penne, porta i-phone oltre ad alloggiamenti per visit card, sim e memory card. I due manici lunghi e la tracolla removibile consentono un facile trasporto sia a spalla che a mano.
› F.to cm. 40x28,5x12 › Disponibile nei colori rosso, moka e nero
[ ] 0721DNU
Kosmos › Borsa sottobraccio Slim, doppi manici, elegante, ideale per gli spostamenti in auto o a piedi. Interno attrezzato con varie tasche porta documenti, porta penne e porta card. La tracolla removibile consente un molteplice trasporto. È realizzata con nylon innovativo e resistente all’acqua, impreziosito da inserti in vera pelle.
› Disponibile nei colori blu violet, nero e rosso
[ ] 073SKS
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accessori 14
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da fulltime: intramontabili agende! Di agende ne esistono di tutti i tipi. Dai palmari, computer di dimensioni sempre più piccole dotati di schermi sensibili al tocco con funzioni sempre più avanzate, fino alle classiche, intramontabili agende con sistema a fogli mobili, belle da toccare, meno impersonali e più amichevoli, ma altrettanto comode per organizzare il lavoro e il tempo libero. FullTime propone, oltre ad una vasta gamma di agende tradizionali in pelle e materiali alternativi, una scelta completa di ricambi per essere sempre organizzati con ordine.
MODELLO 0390CA000 0390CG000 0390G0000 0390GG000 0340CA000 0340CG000 0340G0000 0340GG000 0350CM000 0350CGM00 0350GGM00 0350GM000 0380CA000 0330CA000
DESCRIZIONE Calendario agenda settimanale - f.to 7,7x12,7 Calendario agenda settimanale - f.to 7,7x12,7 Calendario agenda giornaliera - f.to 7,7x12,7 Calendario agenda giornaliera - f.to 7,7x12,7 Calendario agenda settimanale - f.to 9,5x17 Calendario agenda settimanale - f.to 9,5x17 Calendario agenda giornaliera - f.to 9,5x17 Calendario agenda giornaliera - f.to 9,5x17 Calendario agenda settimanale - multiforo - f.to 14x21,5 Calendario agenda settimanale - multiforo - f.to 14x21,5 Calendario agenda giornaliera - multiforo . f.to 14x21,5 Calendario agenda giornaliera - multiforo - f.to 14x21,5 Calendario agenda settimanale - f.to 22x28 Calendario agenda settimanale - f.to 7x11
COLORE CARTA Bianca Avorio Bianca Avorio Bianca Avorio Bianca Avorio Bianca Avorio Avorio Bianca Bianca Bianca
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tecnologia ➼
I TABLET, IPAD IN TESTA, RAPPRESENTANO
UN MERAVIGLIOSO MONDO A PORTATA DI MANO. INTERFACCIA INTUITIVA E IMMEDIATA, LEGGEREZZA, AMICHEVOLEZZA, MA IN QUALCHE MODO PONGONO UN LIMITE ALLA NOSTRA LIBERTÀ DI SCELTA. SCOPRIAMO I NUMERI DI QUESTA NOSTRA VITA DIGITALE IN MOVIMENTO...
I TABLET CI PONGONO
DEI LIMITI? {
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FOTO: © 2BOptik - istockphoto.com
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tecnologia
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Sono trascorsi più di due decenni dall’introduzione dei primi “portatili”: valige da 7,5 kg che contribuivano a potenziare il nostro fisico tanto quanto la nostra attività lavorativa.
eventi siano direttamente collegati è indicato dalla circostanza che l’iPad era stato lanciato proprio a inizio 2010. In un panorama di calo generale delle vendite di computer, che si aggira attorno al 14%, è spontaneo individuarlo come un fenomeno molto significativo. Volendo assumere un punto di vista il più possibile neutrale, dovremmo ricordare che il Tablet Computer non è affatto uno strumento particolarmente innovativo, i primi essendo datati più di 10 anni. Altrettanto si può dire, a maggior ragione, dei Netbook, i fratelli minori, per dimensioni, costi e prestazioni, dei Notebook, ovvero dei tradizionali computer portatili. Sia i Tablet che i Netbook sono or-
In un paio d’anni questo peso si era già dimezzato e dopo continue limature si è giunti ai pochi etti dei giorni nostri. “Pesi piuma” nei quali è però racchiusa una potenza di calcolo che agli esordi di questa pur recente storia sarebbe sembrata fantascienza e il cui ritmo di progresso supera di gran lunga quello compiuto in termini di alleggerimento. Sempre tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, Internet usciva dal ristretto ambito dei ricercatori e dei militari per aprirsi al grande pubblico con il World Wide Web: la mobilità infor- mai estremamente leggeri e pensati per una vita digitale in momatica si caricava di un altro vimento: il Tablet è sicuramensenso e di un nuovo scopo, quelte più leggero del suo concorlo della comunicazione a distanrente, ma con minore potenza. Una linea, un Modem, un za e un Hard Disk nella miglioLA MAPPA DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA CI HA ABITUATI A re delle ipotesi con un terzo lungo, misterioso fischio modella capienza del più avaro dulato, ascoltato in religioso CONTINUI STRAVOLGIMENTI. dei Netbook. L’unica differensilenzio, e si era in contatto za evidente ci appare nella tacon il Mondo. Erano gli anni, UNA DIETRO L’ALTRA A stiera, che il Netbook ha cosingolare coincidenza, dei prime hardware incorporato nelmi telefoni cellulari, del raggiunUN RITMO SEMPRE PIÙ FRENETICO, CON UNA DINAMICA CHE SEMBRA la classica conformazione rigimento della copertura della piegabile a libro dei computer rete sull’intero territorio nazioMODELLATA SUL MOTTO DELLE OLIMPIADI: portatili, mentre nel Tablet è innale e quindi del conseguente clusa nel software del Touchscreboom della diffusione dei teleE NOI, en o integrabile come accesfonini. Tutto ha incominciato a sorio separato con una conessere declinato in termini di moIL PUBBLICO, nessione senza fili, in linea di bilità e comunicazione, ogni inmassima Bluetooth. Ma quenovazione tecnologica aveva più DELLE NOVITÀ E NON A FARE DA st’ultima eventualità è un po’ senso e valore se indirizzata a una forzatura, perché il Tablet essere utilizzata nella nostra reSEMPLICI E PIGRI, MA AMMIRATI, SPETTATORI. altà di nuovi nomadi urbani. è per definizione un computer “tutto schermo”, e la sua natuE naturalmente questo si rira si gioca interamente sull’infletteva in un equivoco rimpallo di responsabilità tra produttori e consumatori: erano i pri- terfaccia Touchscreen con un sistema operativo chiuso che facilita mi a suggerire quello che serviva ai secondi o viceversa era il la vita dell’utente, ma lo lega al produttore per la fornitura del softmercato a imporre alle aziende produttrici il piano di Marke- ware. Anche volendo scontare il sapiente effetto di traino che la Apting? In questi ultimi anni il nodo della questione è giunto al petti- ple è riuscita a conferire ai propri prodotti, passando in linea temne ma, come spesso è accaduto in questo ben strano campo, in un porale dall’iPod all’iPhone, e arrivando infine all’iPad con l’intermodo che nessuno aveva previsto. Nel 2010 è infatti arrivato sul mezzo dell’iPod Touch (una specie di mini Tablet), non ci spieghemercato l’iPad, il nuovo Tablet Computer della Apple e il suo suc- remmo perché altri produttori abbiano prima inseguito e quindi cesso è stato immediato. Qualche cifra presa da un recente rappor- partecipato a questo successo, puntando sul segmento di mercato to della società di ricerca Sirmi: tra il secondo trimestre del 2010 e dei Tablet di seconda generazione e non solo e non tanto sul lato lo stesso periodo del 2011, le vendite di Tablet, trainate dall’iPad, hardware, ma soprattutto lo abbiano fatto dotando le loro macchisono aumentate del 154%, mentre quelle del suo più prossimo con- ne di sistemi operativi dedicati, appositamente studiati per potencorrente tecnologico, il Netbook, sono calate del 57,2%. E che i due ziare questa tecnologia.
NOVITÀ CHE
SI SUSSEGUONO
PIÙ VELOCE, PIÙ PICCOLO, PIÙ LEGGERO. COSTRETTI A INSEGUIRE IL RITMO
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20 MILIONI DI UTENTI SMARTPHONE. Gli Italiani amano gli smartphone? Una ricerca Ipsos rivela che il 60% degli utenti lo utilizza ovunque: in casa, fuori, in ufficio; vi ascolta musica, effettua acquisti e ricerche. FOTO: © Andrew Rich - istockphoto.com
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FOTO: © Stacey Newman - istockphoto.com
A fare gola è un mercato mondiale che, secondo le previsioni degli analisti di Gartner, da qui al 2015 potrebbe consistere in 326 milioni di Tablet: quindi un fenomeno sostanzioso, tanto più in tempi di sviluppo lento come quello che stiamo attraversando. Cifre di questa entità si costruiscono con un concorso di contributi: certamente aprendo al “Mobile Computing” un nuovo segmento di mercato, ma anche convincendone altri a diversificare il parco dei propri strumenti. Come abbiamo anticipato poco sopra, però, tra Tablet e Netbook il confronto concorrenziale non sembra percorrere i binari classici della velocità, della capienza e della miniaturizzazione: qui le differenze sono minime, o addirittura a vantaggio dei Netbook.
È il lato dell’esperienza utente che marca il confine, simboleggiato – concedeteci l’estremizzazione – dall’assenza/presenza della tastiera. Il Tablet è aperto e sempre pronto a essere usato appoggiandolo su un tavolo come un foglio di carta o anche tenendolo con una sola mano mentre con un paio di dita dell’altra si sfogliano le pagine di un e-book o si consulta un sito web. Il Tablet può diventare anche una console portatile e un navigatore, stabilendo con l’utente lo stesso rapporto fisico, prima ancora che funzionale. Insomma sembra la metafora di ciò che è “User friendly”, amichevole verso l’utente. Il Netbook, per contro, è capiente e potente, ha lo stesso sistema operativo di tutti gli altri computer e fa girare lo stesso software: ovvero è il fratello minore di una famiglia di computer tradizionali, rassicurante, anche se un po’ datato. L’ideale per chi lavora, si dirà, o almeno di chi non vuole sorprese e conta sull’affidabilità e forse, soprattutto, non sa rinunciare alle sue abitudini. Ma l’interfaccia intuitiva e immediata del Tablet attira l’occhio e le intenzioni anche del segmento di mercato professionale, mentre i produttori cercano contemporaneamente di penetrarvi garantendo applicazioni dedicate e dialoganti con i pacchetti professionali più accreditati. La strada sembra quindi tracciata, almeno nelle sue linee fondamentali, che per quanto riguarda il settore dell’informatica in mobilità presentano regole nuove e diverse da quelle del passato. Capienza e potenza devono essere quelle sufficienti:
la prima a conservare, se non brani musicali, almeno i documenti strettamente necessari; la seconda a far girare le applicazioni più utilizzate, perché al resto si accederà tramite i servizi garantiti da internet, con collegamenti WiFi o di altro tipo. Il vero fattore di vantaggio competitivo marginale sarà l’immediatezza e la fluidità del suo uso. Rimane da capire quanto facilmente il pubblico potrà adattarsi alla chiusura dei sistemi Tablet, che rappresenta un’ipoteca piuttosto difficile da superare all’autonomia dell’utente, e che configura i Tablet come gradevolissimi giardini recintati nei quali un utente con particolari esigenze d’indipendenza e controllo può trovarsi in insopprimibile, claustrofobico disagio. ■
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obtorto collo
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“Giù la testa”: chi l’avrebbe mai detto che il grande film di Sergio Leone (che proprio quest’anno compie 40 anni, assolutamente ben portati) avrebbe avuto anche un significato profetico? Eppure questo titolo esprime con mirabile sintesi la nostra condizione di lavoratori informatizzati, sempre a capo chino: su una tastiera, sul monitor di un portatile, su una spalla a stringere il telefono cellulare. E anche con i nuovi Tablet la musica non cambia. La nostra testa è sempre piegata in avanti a tendere i muscoli della schiena e del collo fino a contrarli per gli spasmi. Sia che si appoggi il Tablet su una scrivania o su un tavolo come un libro e sia che lo si usi tenendolo con una mano mentre con l’altra ne manipoliamo lo schermo per le sue varie funzioni, è col movimento in avanti della nostra testa che ci adattiamo alla visione dello schermo, facendo del nostro collo l’articolazione più usata e abusata, dopo, naturalmente, il polso destro mouse/trackpad-dipendente. Eppure dovremmo saperlo, perché gli ortopedici continuano a ripetercelo da anni, che questa è la postura più dannosa per la salute del nostro apparato scheletrico e muscolare e che basta veramente poco per evitarci di concludere una giornata di lavoro con i muscoli del collo e della schiena duri come canapi da ancoraggio! Banalmente, il primo rimedio è proprio essere consapevoli dello stress al quale sottoponiamo i nostri muscoli, concedendo loro un po’ di riposo ogni tanto. La linea ideale migliore tra i nostri occhi e lo schermo del Tablet è quella orizzontale: se siamo in piedi, quindi, teniamolo alzato avanti a noi, se siamo seduti solleviamolo come un giornale, magari usando i pollici per azionarlo.
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tecnologia
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GT-P7500UWDITV
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Samsung Galaxy Tab 10.1 › Il Tablet più sottile del mercato con uno spessore di soli 8,6 mm, è dotato della piattaforma Android™ 3.1 Honeycomb, in grado di garantire il migliore livello di Multi-Tasking e capacità di interazione e navigazione ancora più avanzate. Grazie al suo schermo da 10.1” WXGA TFT LCD, Galaxy Tab 10.1 offre immagini luminose e nitide, e consente di godersi i contenuti multimediali in compagnia. Inoltre, gli speaker Stereo Surround e il supporto per Adobe Flash® 10.2 permettono di elevare l'esperienza di utilizzo durante la navigazione Web e visualizzazione di video, film o videogiochi. Maggiore velocità di download in mobilità e tempi più brevi per il trasferimento dei dati, grazie alla connettivita' Wi-Fi 802.11 a/b/g/n, la tecnologia Bluetooth e la velocità di rete fino a 21Mbps HSPA+. Il dispositivo e' dotato di una fotocamera posteriore da 3 Mpl (e una frontale da 2 Mpl) che garantisce registrazioni perfette e la visualizzazione di video a 1080p Full HD, per un'esperienza di intrattenimento superiore.
Samsung Galaxy S II › Il sistema operativo di Galaxy S II è la versione più recente di Android, la 2.3 “Gingerbread”. Questo significa massima velocità e ricchezza di funzioni per un’esperienza completa sotto ogni punto di vista: multimediale, business, ludico e di comunicazione. Il nuovissimo processore Dual Core da 1.2 GHz, garantisce massima versatilità, tanta potenza e un consumo di batteria sotto controllo per gestire tutte le operazioni più impegnative del terminale. Galaxy S II non scende a compromessi neppure in ambito fotografico e di videoripresa: gli 8 Mpl della fotocamera lo rendono un prodotto di assoluto riferimento. Il nuovo display da 4,3’’ si pone ai vertici del mercato per dimensioni e qualità: la tecnologia Super AMOLED Plus è un ulteriore miglioramento della tecnologia OLED che garantisce non solo una definizione super e colori saturi e brillanti ma anche una sensibilità al tocco mai vista. Galaxy S II racchiude tutto questo e di più in 116 grammi di peso e in soli 8,49 mm di spessore.
FOTO: © david hills - istockphoto.com
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GT-I9100LKAITV
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da buffetti: gli oggetti del momento!
Acer Aspire One D255 › Questo netbook è ideale da utilizzare tutti i giorni anche in viaggio: si può lavorare, giocare e rimanere in contatto più a lungo grazie alla batteria dalla durata di 8 ore, oltre a un processore Intel® Atom™ e uno schermo a retroilluminazione LED, che consumano meno energia. L'Aspire One D255 è estremamente sottile e molto leggero, quindi è facile da trasportare ovunque ci si trovi per lavoro o per divertimento. Anche se dotato di dimensioni ultraportatili, questo netbook dispone di una tastiera standard con grandi tasti per una facile digitazione e di un ampio touchpad. Le opzioni di connettività multipla tengono in contatto con familiari, amici e colleghi. Si può abilitare la condivisione ad alta velocità di file multimediali o di documenti utilizzando la tecnologia Bluetooth® 3.0 + HS, e la connessione a Internet via Wi-Fi CERTIFIED™, Fast Ethernet. Inoltre con la webcam integrata Acer Crystal Eye e il microfono si può video chattare con chiunque in qualsiasi parte del mondo.
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Bookeen ›
LU.SFS0D.154
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0124K0001-2-3-4
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L’ebook reader è il dispositivo elettronico che rivoluziona il modo di dedicarsi alla lettura. Grazie alla tecnologia e-ink, di cui sono dotati i supporti, è possibile leggere comodamente in qualsiasi condizione luminosa senza il fastidioso “effetto riflesso”. Il dispositivo è in grado di contenere un’intera libreria digitale, fino a mille titoli, in un unico device dalle dimensioni ridotte e dalle forme compatte. Parole d’ordine: portabilità e leggerezza! Bookeen, azienda francese specializzata della produzione di ebook reader, soddisfa le esigenze degli amanti della tecnologia rendendo stimolante e interessante ogni tipo di lettura. Per i più esigenti propone Cybook Orizon, il modello più sottile al mondo, che consente grazie al sistema Wi-Fi di scaricare direttamente i titoli preferiti dagli ebook store online senza l’uso del Pc. Per una lettura più divertente e colorata è ideale la linea Cybook Opus che in sette differenti tonalità è l’ebook reader più leggero sul mercato.
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FOTO: © Skip ODonnell - istockphoto.com
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organizzazione
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buonlavoro
inverno 2012
ARCHIVIARE CON METODO Arriva un momento nella vita di ognuno di noi in cui la memoria non ci aiuta più. Non è questione di età, sono moltissimi i fattori che possono influenzare la nostra capacità di ricordare. Il nostro cervello entra in conflitto non si sa con cosa, magari con se stesso: troppe cose da fare, un momento di forte stress, gesti compiuti con la testa e l’attenzione da un’altra parte... poi arriva una multa con penale che eravamo proprio sicuri di aver pagato. Sì, ma la ricevuta dove l’abbiamo messa? Nel cassetto della scrivania? Non c’è. Forse allora nella ciotola del salone, insieme alle chiavi? Impossibile che sia finita nel secchio! E questo è niente. Immaginiamo cosa succederebbe in un ufficio, anche piccolo, se ognuno di noi affidasse alla propria memoria il ricordo di dove ha messo le cose. Pratiche, bollette, preventivi, contratti! Anche se viviamo in piena era digitale, abbiamo sempre tanta carta importante da dover conservare e salvaguardare, integra e rintracciabile al momento opportuno. E non solo. Anche se noi fossimo infallibili, e non lo siamo, nel riavvolgere il filo conduttore del nostro caos quotidiano, che cosa succederebbe alla nostra prima assenza, quando un collega dovesse, per ipotesi non troppo remota, entrare nei documenti che noi gestiamo gelosamente come un tesoro personale? Disastro! Il problema è che l’essere umano è così presuntuoso da non voler mai delegare, per questo crea intorno a sé un disordine che nessun altro può decifrare. Finché, appunto, non arriva quel momento (e tranquilli che arriva per tutti!). Che invidia, allora, per i più metodici, che si sono affidati a un efficace sistema di archiviazione. “Contratto del 25/11/96?” Basta recuperare il faldone, da lì non sparisce nulla! Un tempo gli archivi erano un po’ tristi, “ministeriali”. Ma oggi c’è l’imbarazzo della scelta tra colori, formati, materiali. I faldoni per l’archiviazione sono addirittura diventati complementi d’arredo, in bella mostra sugli scaffali della libreria. Stanno lì, che ci guardano con il loro rigore, e chi li utilizza sì che è infallibile: ha tutto sotto controllo, archiviato per argomento e da-
ta, magari assegnando un colore ai diversi temi per una più rapida e agevole ricerca. Condividere i metodi di archiviazione è il segreto di un ufficio moderno e organizzato. Abbandonare criteri soggettivi e decidere di usare le stesse procedure logiche, stabilendo dei codici comuni, è la prima regola di un team, la base di una comunicazione fluida e priva di fraintendimenti. Compito facilitato da una ricca offerta da parte del mercato, come si può vedere dalla piccola classificazione che ci siamo divertiti a realizzare, che non vuole essere esaustiva, ma semplicemente indicativa degli strumenti e dei mezzi più comuni che oggigiorno affiancano l’archiviazione digitale:
Gli Storici • Scatole in cartone ondulato, anti umidità, con chiusure a incastro o coperchio, impilabili orizzontalmente o verticalmente; • Faldoni con lacci in stoffa, dal fascino un po’ retrò e disponibili in vari dorsi.
Gli Assidui • Raccoglitori con custodia nella più ampia gamma di colori e grafiche; • Cartelle ad anelli con buste a foratura universale; • Cartelle sospese da inserire negli appositi classificatori, colorate o con cavalierino porta etichetta.
Gli Indispensabili • Buste e cartelline con apertura a elle, in plastica o cartoncino nei più svariati colori; • Cartelline semplici a tre lembi; • Porta listini o display in plastica con buste saldate; • Cartelline con elastico; • Buste in polipropilene, lisce o goffrate.
Gli Smisurati • Il tutto descritto qui sopra esiste anche nei formati extra large, per chi ha grandi progetti! ■
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organizzazione
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Registratori Fullcolor ›
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[ ] 7710EC..
Scatole con bottone Basic ›
7806P..
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[ ]
7191CZ..
Buste con zip in ppl ›
Portalistini personalizzabili ›
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[ ] 7687PC..
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in ufficio
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AL LAVORO PART-TIME
FOTO: © ivanastar - istockphoto.com
col
“Ma come fa a far tutto?”: un film di successo, tratto dall’omonimo bestseller della britannica Allison Pearson, che sorride sulle giornate intense e sulle spericolate acrobazie compiute da una donna di oggi per condurre assieme e far marciare parallelamente lavoro e famiglia. Una storia che potrebbe avere come protagonisti una folla di noi, mogli, mariti e genitori, tante madri, ma anche tantissimi padri, che avrebbero da raccontare, forse con altrettanto sofferto humor, le proprie vorticose esperienze di vita quotidiana. Ritmi da rockstar, un’agenda di appuntamenti che non avrebbe nulla da invidiare a quella di un ministro degli esteri e un numero di chilometri giornalieri paragonabili a un tassista sono infatti diventati la norma nella società di oggi, traboccante di pretese e di imperativi dai quali sembra impossibile sfuggire. In realtà una soluzione ci sarebbe, magari non disponibile proprio a tutti, ma spesso non presa neppure in considerazione da quanti invece potrebbero adottarla: il lavoro a tempo parziale. Immaginiamo molte e molti di voi reagire come se la soluzione proposta fosse quella di fare 6 al Superenalotto e scuotere la testa delusi e disillusi. Uno scetticismo giustificato dai numeri: in Italia, infatti, il part time è molto meno diffuso che nel resto d’Europa, essendo praticato solo dal 14% delle donne e dal 7,9% degli uomini. In Olanda, per fare un confronto, il numero di donne lavoratrici che hanno scelto la giornata lavorativa dimezzata ha quasi raggiunto quello delle colleghe che lavorano a tempo pieno: il 48%. E gli uomini non sono poi molto lontani da queste percentuali con il 39%. Cifre che non provengono da un altro pianeta, perché secondo le ricerche condotte sul campo da Eurofound - ovvero la European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, emanazione del Consiglio d’Europa, che, come dice il suo nome, si propone di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei - si tratta di una linea tendenziale di sviluppo comune a tutto il continente, che nei principali paese europei attualmente si attesta attorno a circa un quarto delle lavoratrici donne e un quinto degli uomini. È per lo meno legittimo, quindi, avanzare il sospetto che ci sia qualche anomalia tutta italiana alla base di questa sottoutilizzazione del part time nel nostro paese e che valga la pena parlarne. Anche perché le leggi italiane in materia sono in armonia con quelle europee e dunque i motivi di questa distanza dal trend dei nostri paesi partner vanno ricercati altrove. Ad esempio nell’organizzazione del lavoro delle nostre aziende, che notoriamente non brilla per spunti innovativi e si abbandona ancora troppo spesso all’abitudine di valutare la produttività di una persona, con tutto ciò che ne consegue, in termini di ore lavorate, a scapito degli effettivi risultati conseguiti. È augurabile che passi avanti nella cultura d’impresa delle aziende italiane, rendano meno discriminatorio il lavoro part time, aiutandone la diffusione. Forse l’ostacolo maggiore, però, è concretamente rappresentato dal differenziale di potere d’acquisto dei nostri salari e stipendi rispetto a quelli europei: rinunciare a un quarto o alla metà del loro importo appare impensabile. Così l’idea viene scartata in partenza, mentre andrebbero considerati i risparmi reali che si realizzerebbero, per non parlare della migliore qualità della vita, e il tutto andrebbe messo in conto per prendere una decisione ben ponderata. ■
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salute e benessere
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FOTO: © DNY59 - istockphoto.com
Trovare un compromesso
poco tempo a disposizione, gusto, tra praticità,
salute e risparmio, rende
la scelta
di come trascorrere
la pausa pranzo un’autentica corsa
PAUSA PRANZO
ad ostacoli.
Per tentare un approccio metodico alla questione vale la pena dividere i lavoratori in due macro-universi: coloro che consumano il pasto in ufficio, davanti al computer o in simil cucine e sale snack, e chi invece chiude il laptop ed esce all’aria aperta. Per questi ultimi il mondo fuori dall’ufficio è sempre più una giungla, e fretta e risparmio rischiano di far passare in cavalleria diete e salute, in Italia come all’estero, tanto che perfino l’Unione Europea ha dichiarato guerra alla pausa pranzo all’insegna dei grassi e dell’alimentazione sregolata. E ha lanciato in sei Paesi dell’Eurozona, tra cui anche l’Italia, la campagna Food, ovvero Fighting Obesity through Offer and Demand. La mission è quella di offrire, al più alto numero possibile di lavoratori, pasti bilanciati adatti a una pausa pranzo salutare, ma non per questo meno golosa. Per fare questo è stato messo in campo un partenariato tra una società leader nel settore dei buoni pasto come la Edenred e il marchio Ticket Restaurant. Per ora sono cinquantaduemila i consumatori che hanno toccato con mano, e non solo, l’iniziativa, e ben cinquemila i ristoranti coinvolti nei sei Paesi. Se poi nella lista su internet non trovate vicino al vostro posto di lavoro uno tra i mille bar, ristoranti e tavole calde che hanno già aderito a Food, dovrete tenere duro, evitare grassi e non eccedere con il pane. Il tutto senza dilapidare tutto lo stipendio. Già, perché la questione economica ha un notevole peso sulle scelte, spesso sregolate, che accompagnano i nostri pranzi quotidiani. Soprattutto alla luce di un recente
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ARRIVA LO STRESSOMETRO. Non è uno scherzo, ma un vero misuratore di stress da pc costruito alla Tokyo Metropolitan University. Per ora è un semplice gadget, ma presto potrebbe essere integrato nei mouse e trovare applicazioni anche in ambito domestico.
rapporto dell’Osservatorio nazionale di Adusbef e Federconsumatori, secondo il quale i prezzi nei bar e nelle tavole calde sono schizzati in alto segnando, negli ultimi dieci anni, un aumento del 123% medio. Solo nel 2011 i listini hanno segnato un più 3% rispetto all’anno precedente. Mangiare fuori, secondo l’Osservatorio, può arrivare a costare anche 12 euro. E non per un menù completo ma per un piatto di pasta, una macedonia, un caffè e l’acqua. Facendo un breve calcolo, si tratta di più di 250 euro al mese per la pausa pranzo. E non c’è espediente che tenga: ad aumentare sono state tutte le voci del mangiar fuori, dai tradizionali tramezzini alla pizzetta rossa passata dal corrispettivo di 0,77 euro del 2001 ai 2,30 del 2010. Aumenti da capogiro anche per il classico piatto di pasta, passato dall’equivalente di 2,32 euro a 5,80 euro. Ed è proprio l’Osservatorio a confermare la rivincita del pranzo al sacco e la tendenza a portarsi da casa uno snack o un pasto veloce da consumare in ufficio. Anche i buoni pasto, per esempio, complice il ridimensionamento del loro potere d’acquisto, sempre più spesso vengono usati per fare la spesa. “Aumenta la percentuale di chi si porta il cibo da casa e la cosiddetta schiscetta (il portavivande) viene vissuta con meno remore”, conferma Marilena Colussi, esperta in tendenze e consumi alimentari e curatrice di Food Monitor. Così il pranzo “diventa un momento di socializzazione con i colleghi, grazie anche alla diffusione negli uffici di forni a microonde, frigoriferi e stanze comuni”. Bene dunque al pasto in ufficio, purché, ricordano esperti e nutrizionisti, non si mangi davanti al monitor. Da evitare per più di un motivo. Intanto non si stacca mentalmente dal contesto, non comporta alcun movimento prima o dopo il pasto, ci fa mangiare in maniera sincopata e rallenta la digestione. Con conseguente affaticamento nelle successive ore di lavoro. “Restare incollati alla scrivania per l’intera giornata, anche durante la pausa pranzo, svuota di energie e riduce la produttività anziché aumentarla”, sostiene tra l’altro Tony Schwartz, consulente e autore di libri su come tenere concentrati i dipendenti. Dello stesso parere anche Alllison Hemming, direttrice di un’agenzia di collocamento londinese: “Per anni ho sempre pranzato in ufficio, poi ho capito che è deleterio. Se vedo uno dei miei impiegati con un panino alla scrivania, lo esorto ad andare a mangiarlo fuori, su una panchina. Sarà un caso - prosegue ma da quando faccio così, gli affari vanno meglio”. E se poi proprio non potete fare a meno di mangiare davanti al pc, meglio fare qualche passo dopo pranzo per sgranchire le gambe, e soprattutto tenere sempre a mente che anche il pranzo alla scrivania prevede un galateo per evitare spiacevoli tensioni con i vicini di desk. Evitare, per esempio, di fare una serie di gaffe descritte dalla ricerca pubblicata sul Wall Street Journal svolta dalla società di consulenza CareerBuilder, che disegna quattro categorie di colleghi poco educati durante la pausa pranzo. Da chi mangia cibi dai profumi fortissimi ai colleghi rumorosi che adorano sgranocchiare con vigore, al disordinato che lascia in giro carte e avanzi fino all’invadente, che vuole assaggiare tutti i piatti dei vicini di desk. Dunque, per mantenere cordiali rapporti tra scrivanie, sarà meglio mantenere un basso profilo all’insegna della discrezione. Decisamente più chic. ■
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PASTA
80 gr >
PESCE
150 gr oppure
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CARNE
70-100 gr >
VERDURA COTTA O CRUDA
250 gr >
FRUTTA o
n 1 >
CAFFÉ o
n1 I nostri consigli per un pranzo equilibrato.
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E TU MANGI BENE? •••
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per chi affitta
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LA CEDOLARE
SECCA
sulle locazioni di immobili abitativi
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La scorsa primavera ha portato con sé importanti novità fiscali per i locatori privati. Tra marzo e giugno 2011, infatti, Governo e l'Agenzia delle Entrate hanno predisposto le norme per l'applicazione della cosiddetta "Cedolare secca" sui redditi da locazione: un regime fiscale alternativo a quello tradizionale e che per alcuni può risultare conveniente adottare.
FOTO: © appleuzr - istockphoto.com
A decorrere dal periodo d’imposta 2011 i locatori (persone fisiche, proprietari o titolari di diritto reale di godimento) di immobili abitativi (e relative pertinenze) possono optare per la “cedolare secca”, che rappresenta un’imposta sostitutiva delle imposte dirette ed indirette (Irpef, imposta di registro ed imposta di bollo) applicate ai contratti di locazione in regime ordinario di tassazione.
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buonlavoro
inverno 2012
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Le diverse tipologie di contratti di locazione ad oggi previste in Italia Locazioni a “canone libero”
Locazioni a “canone concordato”
Locazioni a studenti universitari
Durata del contratto
4 anni + 4 di rinnovo automatico tranne in casi particolari
3 anni + 2 di rinnovo automatico (o + 3 previa intesa) tranne casi particolari
da 6 mesi a 3 anni + rinnovo automatico dello stesso periodo alla prima scadenza (salvo disdetta)
canone
liberamente stabilito nella contrattazione tra proprietario e inquilino.
tetto massimo stabilito in accordi territoriali
Locazioni transitorie (per esigenze momentanee dell’inquilino)
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Locazioni completamente libere (case vacanze di breve periodo, box auto, case di lusso, ville, case di interesse storico e artistico)
da 1 a 18 mesi
fino a 30 anni, secondo la libera contrattazione tra le parti; se non specificato, la durata è un anno per gli immobili non arredati e, per quelli arredati, il periodo per cui si paga l’affitto
tetto massimo stabilito in accordi territoriali o D.M., fino al 20% superiore al canone “concordato”
liberamente stabilito nella contrattazione tra proprietario e inquilino; gli immobili vincolati, o classificati in A/1, A/8 o A/9, possono essere affittati anche con il canone concordato
Ambito di applicazione della cedolare secca Possono optare per la “cedolare secca” unicamente i locatori, persone fisiche, soggette ad Irpef, che percepiscono canoni di locazione di immobili ad uso abitativo ed eventualmente, insieme all’immobile, le relative pertinenze. Quindi, affinché si possa optare per la cedolare secca i due requisiti dovranno coesistere.
Soggetti che possono optare per la “cedolare secca”
Soggetti esclusi dall’opzione
Le persone fisiche che percepiscono redditi derivanti dalla locazione di immobili ad uso abitativo non effettuate nell’esercizio dell’impresa arti e professioni. E più precisamente:
• Le società di persone; • i soggetti IRES; • enti non commerciali.
• il proprietario, • il titolare del diritto reale di godimento (es. superficie, enfiteusi, usufrutto), delle unità immobiliari ad uso abitativo.
Attenzione Per la società edile che effettui la locazione di un im-
Immobili locati per i quali si può optare per la cedolare secca
Immobili locati per i quali non si può optare per la cedolare secca
Rientrano nel regime della cedolare secca i contratti di locazione aventi ad oggetto:
Rimangono esclusi dall’opzione i contratti di locazione:
• fabbricati censiti (o per i quali è stata presentata domanda di accatastamento) nel Catasto urbano quali fabbricati abitativi (categoria catastale A, esclusa A10).
mobile abitativo (anche ai propri dipendenti) è esclusa dalla possibilità di optare per la cedolare secca.
• relativi a fabbricati iscritti in categorie catastali diverse da quelle contrassegnate dalle sigle da A1 ad A9, ancorché abbiano i requisiti per poter essere iscritti in dette categorie; • relativi a fabbricati accatastati come abitativi, ma di fatto utilizzati (anche solo promiscuamente) per altre finalità (ad es. ufficio o negozio); • relativi a fabbricati situati all’estero, in quanto la tassazione secca sostituisce quella ordinariamente prevista per i redditi fondiari e non quella riferita ai redditi diversi.
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per chi affitta
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Le aliquote della cedolare secca e le imposte sostituite Nel caso in cui il locatore possa optare per l’applicazione della “cedolare secca”, il canone annuo di locazione sarà soggetto a tassazione con le seguenti aliquote: • 21% per i contratti di locazione a canone “libero”. Contratti così denominati in quanto il canone viene contrattato liberamente dalle parti; • 19% per i contratti di locazione a canone “concordato” relativi a immobili siti nei Comuni con carenze di disponibilità abitative ed in quelli ad alta tensione abitativa. Attenzione Nei casi in cui il locatore “opti” per il nuovo regime fiscale, non potrà più applicare al conduttore l’aumento del canone agganciato all’aumento ISTAT (anche nel caso in cui sia previsto contrattualmente). Al riguardo, il locatore dovrà (è un obbligo e non una facoltà) darne informazione, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, al conduttore.
SCHEMA RIEPILOGATIVO chi può optare?
per quali tipologie di immobili?
Locatore (persona fisica, proprietario o titolare di diritto reale di godimento)
in caso di opzione
Immobili abitativi e relative pertinenze
aliquote “cedolare secca” • 21% per i contratti di locazione a canone “libero” • 19% per i contratti di locazione a canone “concordato”
imposte sostituite (vantaggi per il locatore) • Irpef e relative addizionali regionali e comunali (ove presenti) • Imposta di registro del 2% sul contratto di locazione (la metà normalmente viene addebitata al locatario) • Imposta di bollo • Imposta di registro e di bollo per le risoluzioni e proroghe del contratto
svantaggi per il locatore • Il locatore non potrà operare l’aumento del canone (inclusa variazione ISTAT) • Per i contratti a canone “libero” il locatore non potrà beneficiare della deduzione forfettaria del 15% (prevista, invece, in regime ordinario) • Per i contratti a canone “concordato” il locatore non potrà godere della deduzione forfettaria del 15% e dell’ulteriore 30% (previste in regime ordinario)
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L’acconto della “cedolare secca” La cedolare secca deve essere versata separatamente dall’Irpef (con un apposito codice tributo), ma con le stesse modalità ed entro gli stessi termini (quindi in acconto e a saldo). Misura dell’acconto • dal periodo d’imposta 2012 sarà pari al 95% dell’imposta dovuta per l’annualità precedente con le medesime modalità viste sopra illustrate
Analisi economica della convenienza o meno ad optare alla “cedolare secca” Per analizzare il vantaggio fiscale/economico del locatore bisogna comparare in primo luogo, ai fini degli scaglioni Irpef, il regime ordinario con quello previsto per la “cedolare secca”.
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Comparazione carico fiscale IRPEF: regime ordinario e cedolare secca
scaglioni irpef
contratti a canone “concordato”
contratti a canone “libero” regime ordinario*
cedolare secca**
differenza
regime ordinario*
cedolare secca**
differenza
Fino a 15.000
15,55%
21%
1,45%
13,68%
19%
5,32%
Da 15.000 a 28.000
22,95%
21%
-1,95%
16,06%
19%
2,94%
Da 28.000 a 55.000
32,30%
21%
-11,30%
22,61%
19%
-3,61%
Da 55.000 a 75.000
34,85%
21%
-13,85%
24,39%
19%
-5,39%
Oltre 75.000
36,55%
21%
-15,55%
25,58%
19%
-6,58%
dell’aliquota nasce tenendo conto della deduzione del 15% per i con* Iltratticalcolo a canone “libero” (esempio: 23x0,85) calcolo dell’aliquota nasce tenendo conto della deduzione del 15% e dell’ul** Ilteriore deduzione del 30% per i contratti a canone “concordato” (esempio: 23x0,85; 19,55x0,7)
Dallo schema si evince che, ai fini Irpef, il locatore che sottoscrive contratti di locazione a canone “libero” dovrebbe avere un vantaggio fiscale/economico ad optare per la “cedolare secca” nel caso in cui lo stesso abbia un reddito superiore ad Euro 15.000. Invece, nei casi in cui il locatore sottoscriva contratti di locazione a canone “concordato” dovrebbe avere convenienza ad optare per la “cedolare secca” se il proprio reddito risulta superiore ad Euro 28.000.
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per chi affitta
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CANONE LIBERO esempio 1 Locatore residente a Padova con reddito di lavoro dipendente: Euro 32.000 Canone “libero” annuale: Euro 8.000 Addizionale regionale regime ordinario: 0,9% Imposta di registro regime ordinario: 2% sul canone annuale Imposta di bollo su due copie: Euro 58,48 (4 marche da bollo) ISTAT in caso di regime ordinario aumento canone del 2% Cedolare secca canone “libero”: 21%
Calcolo della cedolare secca 8.000 x 21% = Euro 1.680 Optando per la “cedolare secca” il locatore percepirà un canone annuo netto pari ad Euro 6.320 (dato dalla differenza tra Euro 8.000 ed Euro 1.680)
Calcolo tassazione in regime ordinario Considerato che il locatore ha un reddito complessivo superiore ad Euro 28.000 il cumulo sarà soggetto all’aliquota del 38% dalla quale sarà decurtata la percentuale del 15%. Scomputando il 15% si avrà un’aliquota marginale pari al 32,30%. Inoltre, senza cedolare secca il canone di locazione sarà aumentato del coefficiente ISTAT del 2% (quindi, Euro 8.000 * 102% = Euro 8.160). Sulla base di quanto sopra la tassazione del canone sarà pari: Euro 8.160 * 32,30% = Euro 2.635,68 In regime ordinario vi sarà anche l’imposta di registro del 2% sul canone annuale (di cui la metà nella generalità dei casi viene addebitata al locatario, quindi, in capo al locatore rimane unicamente l’1%): Euro 8.160 * 1% = Euro 81,60 In regime ordinario vi sarà anche l’addizionale regionale (nel caso prospettato non vi sono anche quelle comunali da considerare se vi fossero) 0,9% * (8.160 * 85%) = Euro 62,42
➼ Quindi in regime ordinario il locatore percepirà un canone annuo netto pari ad Euro 5.321,82 (dato dalla differenza tra Euro 8.160 -Euro 2.635,68 – Euro 81,60 – Euro 62,42 – Euro 58,48 – imp. bollo -). Sulla base dell’esempio effettuato si nota che per un reddito superiore ad Euro 28.000 (nonché un reddito superiore ad Euro 15.000), nella generalità dei casi, in caso di canone “libero”, conviene la “cedolare secca” (infatti, nell’esempio fatto con la “cedolare secca” il locatore percepisce un canone netto pari ad Euro 6.320 contro un canone netto in regime ordinario pari ad Euro 5.321,82).
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CANONE CONCORDATO esempio 2 Prendendo a riferimento i dati dell’esempio precedente analizziamo la convenienza o meno ad optare alla “cedolare secca” in presenza di contratto di locazione a canone “concordato”
Calcolo della cedolare secca 8.000 x 19% = Euro 1.520 Optando per la “cedolare secca” il locatore percepirà un canone annuo netto pari ad Euro 6.480 (dato dalla differenza tra Euro 8.000 ed Euro 1.520)
Calcolo tassazione in regime ordinario Considerato che il locatore ha un reddito complessivo superiore ad Euro 28.000 il cumulo sarà soggetto all’aliquota del 38% dalla quale sarà decurtata la percentuale del 15% e l’ulteriore del 30%. Scomputando il 15% e l’ulteriore deduzione del 30% si avrà un’aliquota marginale pari al 22,61%. Inoltre, senza cedolare secca il canone di locazione sarà aumentato del coefficiente ISTAT del 2% (quindi, Euro 8.000 * 102% = Euro 8.160). Sulla base di quanto sopra la tassazione del canone sarà pari: Euro 8.160 * 22,61% = Euro 1.844,97 In regime ordinario vi sarà anche l’imposta di registro del 2% sul canone annuale (di cui la metà nella generalità dei casi viene addebitata al locatario, quindi, in capo al locatore rimane unicamente l’1%): Euro 8.160 * 1% = Euro 81,60 In regime ordinario vi sarà anche l’addizionale regionale (nel caso prospettato non vi sono anche quelle comunali da considerare se vi fossero) 0,9% * (8.160 * 85%) = Euro 62,42
➼ Quindi in regime ordinario il locatore percepirà un canone annuo netto pari ad Euro 6.112,52 (dato dalla differenza tra Euro 8.160 -Euro 1.844,97 – Euro 81,60 – Euro 62,42 – Euro 58,48 – imp. bollo -). Sulla base dell’esempio effettuato si nota che per un reddito superiore ad Euro 28.000, nella generalità dei casi, in caso di canone “concordato”, conviene la “cedolare secca” (infatti, nell’esempio fatto con la “cedolare secca” il locatore percepisce un canone netto pari ad Euro 6.480 contro un canone netto in regime ordinario pari ad Euro 6.112,52).
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l’intervista
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RETI d’
IMPRESA
“LAUDATO INGENTIA RURA, EXIGUUM COLITO” (Loda i campi grandi, ma coltivane uno piccolo) Marco Porcio Catone detto il Censore
La globalizzazione, l’internazionalizzazione e l’apertura di nuovi mercati impongono sia una dimensione sempre maggiore dell’impresa italiana che un parallelo aumento della competitività e dell’innovazione: fattori questi che presuppongono nuove e diverse forme di organizzazione nelle quali le Reti d’impresa rivestono un ruolo centrale e determinante. Il Contratto di rete, inserito nell’articolo 42, comma 2-bis della legge 30 luglio 2010, n. 122, rappresenta oggi lo strumento giuridico maggiormente idoneo con il quale più imprenditori si aggregano con il vantaggio di mantenere le singole aziende distinte e indipendenti, ma coordinate tra di loro, per perseguire lo scopo comune di accrescere la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. Il tentativo del legislatore appare dunque quello di creare un’aggregazione flessibile e snella che rispetti l’individualità dell’imprenditore e nello stesso tempo consenta di integrare risorse, energie e progettualità, offrendo a tutte le piccole imprese, ovunque ubicate nel territorio, quell’opportunità di crescita e quel surplus tipico della grande impresa. Ne parliamo con Fulvio D’Alvia direttore di RetImpresa. RetImpresa è un’Associazione nata il 28.10.2009 che, nel quadro degli scopi istituzionali di Confindustria, si pone quale sede di coordinamento e sviluppo al servizio degli associati con particolare riferimento alle reti d’impresa. I soci di RetImpresa sono le Organizzazioni confindustriali, le Associazioni territoriali, le Confindustrie regionali, le Associazioni nazionali di categoria e le Federazioni; possono aderire, inoltre, in qualità di aggregati, reti di impresa, enti, associazioni e orga-
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nismi che operano per la promozione e la tutela di interessi omogenei o contigui a quelli di RetImpresa. A oggi RetImpresa associa 59 soci effettivi (39 Associazioni Territoriali, 10 Confindustrie regionali, due Associazioni nazionali di categoria, 8 Federazioni di settore), e 2 soci aggregati (Reti d'Impresa). Gli obiettivi prioritari di RetImpresa sono: • Assistere i propri soci sugli interessi da rappresentare presso le sedi istituzionali (in vista di sviluppi sul piano legislativo relativi a finanziamenti, agevolazioni...). • Organizzare eventi, convegni e workshop per sensibilizzare gli imprenditori. • Fornire una formazione specifica ai funzionari del sistema. • Elaborare studi, ricerche e sviluppare progetti specifici sui temi di interesse degli associati. FOTO: © luminis - istockphoto.com
Nonostante la proverbiale diffidenza dei piccoli imprenditori verso nuove forme di aggregazione, ritiene che l’istituto della Rete possa veramente divenire un punto di forza ed offrire una concreta opportunità di crescita nel frammentato e variegato arcipelago delle imprese italiane di modeste dimensioni, capace di cambiare la mentalità e la fisionomia del nostro apparato produttivo?
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Dall’esperienza che ho maturato confrontandomi con numerosi imprenditori interessati al tema e appartenenti a diverse realtà imprenditoriali del territorio, ho constatato che sono principalmente due i fattori che rendono il contratto di rete uno strumen-
fulvio d’alvia
to attrattivo per le imprese: da un lato la possibilità di condividere risorse, best practices e capacità innovative per la realizzazione di progetti specifici e dall’altro, l’opportunità di fare tutto questo continuando a mantenere la propria indipendenza e autonomia nella gestione della propria impresa. In certi casi è difficile cambiare mentalità e concezione del lavoro, è per questo motivo che Confindustria, attraverso la sua agenzia RetImpresa (www.retimpresa.it), sta realizzando una campagna di diffusione e approfondimento sul tema delle aggregazioni e del lavoro in rete. Sono stati già realizzati un centinaio tra convegni, incontri e seminari, e molti altri sono in cantiere per i prossimi mesi.
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l’intervista
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In un momento di crisi come l’attuale nel quale, da un lato, l’Unione Europea ci obbliga ad un maggior rigore nei conti pubblici e, dall’altro, si avverte l’esigenza di un vigoroso rilancio della produzione e fulvio d’alvia Sicuramente il Governo ha cercato di supportare e favorire la dello sviluppo dell’Azienda Italia, ritiene suf- collaborazione alla rete dotandola di un istituto giuridico ad hoc: “il contratto di ficienti le risorse finanziarie e gli aiuti pubbli- rete”, consegnando di fatto agli imprenditori uno strumento supplementare rispetci introdotti con la Legge n.122/2010 in tema to a quelli tradizionali per poter instaurare nuove collaborazioni e tipologie di agdi defiscalizzazione degli utili delle imprese gregazione. A questo strumento è poi seguita un’iniziativa di carattere fiscale che appartenenti ad una rete o pensa invece che lo mette a disposizione 20 milioni di euro nel primo anno e 14 milioni l’anno per il Stato e le Regioni debbano intervenire con più biennio successivo, con l’obbiettivo di spingere gli imprenditori a investire nella reenergia e determinazione per sostenere que- te per farla crescere e rafforzarla. Nel primo anno di applicazione sono pervenute richieste per un ammontare complessivo pari a 26 milioni. Conseguentemente l’insto nuovo modello imprenditoriale?
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tensità di aiuto è pari al 75% di quanto richiesto. Nella previsione di un aumento sensibile del numero dei contratti di rete (il numero è raddoppiato negli ultimi 3 mesi), le risorse messe a disposizione per i prossimi 2 anni appaiono scarse rispetto alla portata del fenomeno. Bisognerebbe aumentare la disponibilità finanziaria per questa misura fiscale e affiancare iniziative di semplificazione sostanziali che rendano più agevole il rapporto tra reti e Pubblica Amministrazione.
Lei ritiene che il sistema bancario sia adeguatamente attrezzato per raccogliere la sfida delle Reti di Imprese, attraverso la concessione di un rating più favorevole alle aziende aggregate sulla base di un fulvio d’alvia Se pur con una certa inerzia iniziale, il sistema bancario sta coconcreto Programma di Rete? minciando a costruire modelli e strumenti appositi per le reti. Noi come RetImpre-
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sa abbiamo sviluppato in questi mesi accordi con grandi gruppi del calibro di Unicredit, BNL e Barclays Italia. Altri primari istituti si stanno attivando nella medesima direzione. Il nostro obiettivo è stato da subito quello di spingere le banche a comprendere e valutare i vantaggi che il lavoro in rete poteva portare sia alle imprese che alle banche stesse. Grazie a queste intese, infatti, si facilita l’accesso al credito e si migliora il rating per le singole imprese che costituiscono la rete, ma si consente anche alla banca di conoscere meglio l’impresa e di approfondire con lei i programmi che si intendono realizzare attraverso la rete.
Ritiene che le Reti di Impresa abbiano in prospettiva la capacità intrinseca di innescare un vero processo di internazionalizzazione e trovare propri ampi spazi di mercato nell’Unione Europea? fulvio d’alvia Certamente sì, le reti per la loro stessa natura sono votate al-
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l’espansione. Il superamento dei confini territoriali, regionali e nazionali è una prerogativa insita nell’idea stessa di rete. Anche l’Unione Europea ha manifestato un interesse verso questa nuova forma di aggregazione e sta ora portando la sua attenzione sui network d’impresa. Per questo motivo sarà molto importante proseguire il lavoro di sensibilizzazione per permettere alle reti d’impresa di intraprendere un percorso che porti, in un futuro non troppo lontano, alla nascita di reti sovranazionali.
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Da ultimo, riallacciandoci alla campagna di diffusione e di approfondimento svolta da Confindustria sul tema delle Reti, volevamo porre l’accento sulla necessità di incrementare la conoscenza delle nuove op- fulvio d’alvia Quella sulle reti d'impresa è una normativa innovativa, che, per portunità offerte ai piccoli imprenditori che si venire incontro alle esigenze delle imprese, ha creato uno strumento snello e flessibiaggregano in Rete: non ritiene infatti che la nuo- le. Proprio perchè introdotta così di recente, alcuni aspetti sono in via di definizione, va e complessa normativa, peraltro in continua ma sicuramente con il tempo assumeranno contorni più netti. evoluzione, possa disorientare la piccola im- L'informazione è dunque condizione necessaria per un corretto sviluppo della cultura presa e che, per una duratura e convinta aggre- dell'aggregazione in rete, e per questo stiamo lavorando molto come RetImpresa. gazione, sia necessario colmare il bisogno in- Il nostro sito ( www.retimpresa.it ) viene quotidianamente aggiornato sulle ultime noviformativo e culturale teso ad ottenere una sem- tà relative alle reti. pre maggiore divulgazione del nuovo Istituto? In questi giorni sta partendo la terza edizione della Scuola di Alta Formazione per i Ma-
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nager di rete, realizzata in collaborazione con l'Università LUISS, che costituisce un'opportunità per la creazione di nuove figure professionali che possano interfacciarsi con successo con questo nuovo strumento. Inoltre, con le Associazioni regionali e territoriali di Confindustria e con altri enti (CCIAA, Università, etc) stiamo lavorando intensamente per promuovere eventi informativi, seminari e convegni sul territorio, in maniera tale da raggiungere un pubblico sempre più vasto. ■
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“le reti d’impresa” D. Favretti, G. De Rossi, G. Penitenti, R. Nunzia, V. Ermocida, euro 18,00 - Collana Società
Ecco uno strumento pratico e di facile comprensione per cogliere tutte le opportunità per “fare rete”, dall’ipotesi normativa fino alle modalità attuative. In particolare, il testo si sofferma a descrivere le caratteristiche di una “rete d’impresa”, i vantaggi di aggregarsi, gli adempimenti da compiere e, ancora, quali agevolazioni fiscali si possono ottenere. Una lettura di grande attualità per professionisti, aziende e consulenti!
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nel portafoglio
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L’EURO dieci ANNI DOPO Erano i primi giorni di Gennaio del 2002 e facevamo la fila agli sportelli della nostra banca per ritirare gli euro. Il primo impatto, bisogna confessarlo, fu deludente, almeno rispetto alla curiosità e alle aspettative, troppo grandi tanto la prima quanto le seconde. Consegnammo al cassiere 25.000 lire (“venticinquemila lire”: un bel suono tondo), e ricevemmo in cambio una bustina di cellophane contenente 12,91 euro (dodici/91) in moneta: onestamente ci sembrarono pochi. Tra l’altro, probabilmente pagammo anche la bustina, perché al cambio di 1.936,27 lire a euro, il conto non tornava. E il conto lo facemmo tutti, perché tutti avevamo una calcolatrice azzurra che automaticamente convertiva una cifra da lire a euro e viceversa, per chi ebbe la pazienza di usarla. E improvvisamente ritornò di moda regalare portamonete, per i romantici, e portafogli di grandi dimensioni, per gli ottimisti, adatti agli appariscenti tagli grandi di euro in carta che superavano la modestia delle dimensioni delle lire in banconote. Poi si incominciò a collezionare gli spiccioli coniati negli al-
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FOTO: © Patryk Kosmider - istockphoto.com
tri paesi dell’area Euro, che affluivano portati dai turisti, di casa o in trasferta. Avevamo nelle mani un piccolo viaggio nella cultura di altri paesi, dal quale, tutto sommato, noi italiani uscivamo meglio di altri. Praticamente da subito odiammo i centesimi, minuscoli complici dell’ipocrisia dei prezzi “virgola-novantanove”, e pronti a perdersi in qualsiasi tasca o borsa, ma purtroppo non altrettanto rapidamente ne afferrammo il valore reale, che per ogni centesimo equivaleva a 20 lire. Ci sono baristi che ancora si commuovono ricordando i giorni in cui sul bancone rimanevano mance da 50 centesimi: praticamente il prezzo del caffè. E qui finiscono bruscamente i ricordi nostalgici e cominciano quelli pratici. Alla decisione di dotarsi di una moneta unica, l’Unione Europea giunse dopo un lungo dibattito sui pro e sui contro. Il van-
taggio più evidente che l’euro poteva portare con sé era quello di rimuovere il costo connesso al cambio delle valute, consentendo così teoricamente alle aziende e agli individui di intraprendere iniziative economiche altrimenti non redditizie. Per i consumatori, le banche della zona euro avrebbero dovuto applicare alle operazioni dei cittadini dei paesi membri lo stesso costo dei pagamenti elettronici (ad esempio, carte di credito, carte di debito e prelievi bancomat) delle operazioni nazionali. Una valuta unica avrebbe anche rimosso i rischi di cambio che comportano costi e incertezze supplementari per le imprese e gli individui che investono o commerciano fuori dai loro confini nazionali. Le aziende che dovevano affrontare questo rischio con l’euro non avrebbero avuto più la necessità di sostenerne anche l’eventuale
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nel portafoglio
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oneroso costo: un vantaggio particolarmente rilevante per i paesi come l’Italia, con la nostra lira che aveva l’abitudine a oscillare un po’ troppo. I mercati finanziari del continente europeo acquisirono quindi molta più liquidità e flessibilità rispetto al passato, anche perché la riduzione dei costi delle transazioni tra nazioni permetteva alle grandi imprese bancarie di fornire una gamma più ampia di servizi e di essere più In dieci anni di euro gli italiani sono diventati più poveri con una crescita media competitive tanto all'interno quanto all'esterdei prezzi del 21% e una perdita di potere d’acquisto del 7%. no della zona euro. Un beneficio di cui ha goSono saliti acqua, gas, elettricità, trasporti (nonostante le offerte low-cost), duto anche l’Italia in virtù del fatto che i noistruzione secondaria, giornali, farina e altri cereali. stri Buoni del Tesoro potevano essere colloIn calo, invece, i prodotti farmaceutici e quelli tecnologici, dalle macchine cati sul mercato a tassi di interesse molto più fotografiche ai pc fino ai telefoni cellulari. contenuti dei tempi ante-euro. Se questi erano alcuni dei più immediati aspetti positivi, un altro, molto meno desiderabile, iniziò a preoccupare noi italiani crisi conclusa, i prezzi di beni come pane e pasta non sono tornati in modo sempre crescente: l’aumento dei prezzi. Il primo effetto ne- ai livelli precedenti, ma al contrario sono rimasti praticamente fermi gativo dell’introduzione dell’euro che tutti avvertimmo fu la tenden- a quelli dell’impennata e oggi superano del 33% l’inflazione media. za all’arrotondamento: i beni di più largo consumo, quelli che ma- Altri beni e servizi hanno risentito dell’aumento del prezzo dei carbugari costano meno ma che costituiscono la parte maggiore della no- ranti, come il costo del gas (+34%) e dell’elettricità (+24%). Altri, instra spesa mensile, subirono un arrotondamento per eccesso. In mol- vece, scontano le tradizionali e irrimediabilmente irrisolte inefficienze ti casi si trattava di pochi centesimi, in altri gli aumenti furono più del nostro sistema: pensiamo all’acqua (+52%) e alla raccolta dei ripercepiti che reali: certo è che le aspettative di crescita dei prezzi si fiuti (+33%). Per contro i prezzi di altri beni, in particolare nell’elettromoltiplicarono e l’impossibilità materiale di effettuare i controlli a tap- nica, sono letteralmente crollati per effetto del progresso tecnologipeto che sarebbero stati necessari fece il resto. Oggi un interessan- co: telefonini -73%, computer -64%, macchine fotografiche -41%. te rapporto dell’associazione di consumatori Altroconsumo ha fatto Oggi è la cosiddetta crisi dei “debiti sovrani”, i debiti pubblici degli il punto di questo fenomeno mettendo a confronto un loro studio stati nazionali, a minacciare i prossimi compleanni dell’euro più che condotto nel 2001, ovvero prima dell’entrata in circolazione dell’eu- l’inflazione: anche se è vero che i due fenomeni sono collegati tra ro, con una rilevazione di dieci anni dopo. In questo stesso periodo loro. Altrettanto vero è che le incognite insite in una possibile fine di tempo l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, certifica un aumento della moneta unica spaventano molto i governi dei paesi europei: percentuale del livello medio dei prezzi del 21%, contro una cresci- viviamo in un Mondo dove i legami sono stretti e i possibili effetti ta del reddito disponibile del 14%: ovvero una perdita di potere di domino diventano negative certezze. Anche se a volte sembriamo acquisto degli italiani pari alla differenza, il 7%. Tale circostanza da non accorgercene o guardiamo da un’altra parte la solidarietà resola è sufficiente a spiegare perché in questo arco decennale noi ita- ciproca non è una scelta, ma una necessità. Così, sarà forse meriliani siamo diventati così sensibili all’aumento dell’inflazione, che pu- to del tanto contestato euro, se alla fine l’Europa maturerà una core non è stato uniforme né, tanto meno, esclusivamente imputabile scienza comune un po’ più forte, un po’ più profonda e certi egoiall’euro. Pensiamo ad esempio alla crisi dei cereali che ha colpito il smi nazionali perderanno le proprie radici. Se così sarà, e ce lo aumercato globale nel 2008 facendone gonfiare a dismisura il prezzo guriamo, chissà che non cominceremo a guardare con simpatia che fino ad allora aveva viaggiato in linea con l’inflazione media. A anche le piccole monetine da un centesimo. ■
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COACH
Sempre più aziende, soprattutto quelle con un notevole numero di impiegati, sono interessate a investire nella formazione di manager e dipendenti. Non solo sul piano delle competenze tecniche di settore, ma anche con l’obiettivo di accrescere le capacità di reaTRA LE TECNICHE DI zione del personale davanti alle sfide. Al punto che il cosiddetto coaching, termine mutuato dal mondo dello sport ma ormai di uso comune anche nell’universo aziendale , per indicare un training personalizzato volto a raggiungere un determinato obiettivo, scopre nuove frontiere. E sempre più tende a distinguere i percorsi di coaching colletQUESTA È QUELLA CHE MAGGIORMENTE tivo, che tendono a sviluppare capacità collaborative e di ascolto, da quelli individuali, maggiormente orientati ad aumentare la consapevolezza delle proprie capacità e SI FOCALIZZA SULLA la sicurezza di poter emergere nel proprio contesto professionale. Un trend che trova conferma anche nel successo di alcuni istituti, come il britannico Newcastle College, FORMAZIONE DEL SINGOLO al cui corso di diploma di coaching, nei primi quattro anni di attività, si sono iscritti ben 15mila studenti. Del resto secondo il Chartered Institute britannico, il 51% delle impreLA PARTE PER IL TUTTO, INSOMMA, se inglesi considera il coaching un elemento centrale all’interno della propria strategia aziendale e ben il 90% dichiara di utilizzarlo in azienda. Dati confermati anche dalla CON UN TREND IN FORTE ricerca del 2011 dell’agenzia britannica AQ Research, secondo la quale l’80% degli enti campionati ha usato questo metodo in azienda, con picchi del 90% nelle imprese con oltre 2000 dipendenti. Le attività utilizzate nel coaching per raggiungere lo scopo sono molte e diverse. Fatto sta che ultimamente si ricorre sempre più spesso a veri e propri giochi come, per esempio, le cosiddette “Cene con delitto”. Di fatto si partecipa in gruppo a una cena che culmina con un (finto) delitto e conseguenti indagini investigative. Lo scopo, evidentemente, è trovare l’assassino prima degli altri. Si tratta di un tipo di esperienza che si adatta benissimo ai percorsi di training collettivo, per esempio dividendo i partecipanti in diverse squadre e puntando molto sulla collaborazione reciproca, ma anche al coaching individuale che in questo caso tende a far leva sulla competizione in vista della vittoria finale. Per avere un’idea della varietà di attività tra il ludico e lo sportivo utilizzate con successo come tappe di un percorso di coaching, basterà nominarne un paio, molto diverse tra loro. Il Team sailing, ovvero l’avventura in barca a vela che parte dall’analogia barca/azienda, per esempio è molto utilizzata sia per la formazione di manager che per il training collettivo. Mentre per una prova tutta individuale che sappia tirare fuori tutte le risorse del singolo si può optare per un’adrenalinica corsa su un circuito di go-kart, ideale per testare il sangue freddo dell’allievo. ■
TEAM BUILDING
CRESCITA
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1. Scompongono i raggi luminosi - 12. Assiste al parto - 20. Una stupenda zona della Liguria - 21. Il meglio a cui si tende - 22. Le iniziali di Leoncavallo - 23. Lo indicano le norme - 24. Un evangelista - 25. La Sibilla scrittrice - 26. Il terzo figlio di Adamo - 27. La sigla di Salerno - 28. Cambiata, modificata - 29. Il soffiare del vento - 30. Un attore che non parla - 31. L'acquolina in bocca - 32. Si pronuncia dal pulpito - 33. Alain, attore interprete del bel Tancredi ne "il Gattopardo" - 34. Lo spirito del male - 35. Un ballo caraibico - 36. Anna, sfortunata moglie di Enrico VIII 37. Non soggetti a tirannide - 38. Il De Laurentiis produttore cinematografico e Presidente del Napoli - 39. Una signorina del Settecento - 40. Sentire, ascoltare - 41. Ha come capitale Tirana - 42. Si guarda sparando - 44. John, famoso campione di Wrestling e attore - 45. Sporca, lurida 46. Lunga serie di preghiere - 47. La sigla di Brindisi - 48. Istituto per il Commercio Estero - 49. Il più importante affluente del Danubio - 50. La lingua di Cesare - 51. Il cortile di una casa colonica - 52. Preposizione propria - 53. La penisola con Lecce - 54. I cantastorie medioevali - 56. Un'eruzione epidermica - 57. È frequentata dagli studenti lavoratori.
Verticali
1. Pretesti - 2. È bagnata dall'Arno - 3. Un Brian musicista - 4. Terzo Quarto - 5. Seppellire al cimitero - 6. I cittadini di Rieti - 7. Tra settima e nona - 8. Una Monica conduttrice televisiva - 9. Sacro Monte del Monferrato, sede dell’omonimo Santuario - 10. Metallo prezioso - 11. La sigla di Pescara - 12. Solerte nel lavoro - 13. Bizzarro, inusuale - 14. Copricapi papali - 15. Una consonante nasale - 16. Un possessivo - 17. La sigla di Roma - 18. La città del torrone - 19. È unita ad Amburgo - 21. La città delle Olimpiadi - 25. La casa motociclistica che lanciò Valentino Rossi 26. Seguiva Bacco su un asino - 28. La città dei Sassi - 29. Il Se del chimico - 30. La fa la squadra svogliata - 31. Le rapirono i romani - 32. Un seghetto del falegname - 33. La tonalità della quinta sinfonia di Beethoven - 34. Una carrozzina per moto - 35. Ragazza immagine della discoteca - 36. Un mare dell'Artico -37. Pulito, brillante - 38. Una Edmonda attrice di teatro e cantante - 39. La indossano i militari - 41. Musicò Frà Diavolo - 42. L'albergo sull'autostrada - 43. Le Alpi del Monte Bianco - 45. L'altopiano calabrese - 46. Lo era Brontolo - 47. Il nome di Clinton, già Presidente degli Stati Uniti d'America - 49. Tomografia Assiale Computerizzata - 50. La moneta della Romania - 51. Un organo del volo - 53. Si usa per confermare - 54. Le iniziali della Curie, scienziata vincitrice di due premi Nobel - 55. Il serial che rese famoso George Clooney.
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SOLUZIONI. La soluzione dei giochi è disponibile sul nostro sito: www.buffetti.it
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Parole intrecciate
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Buffetti Evidenziatore Fluorescente Lavagna Luminator Lumocolor Marcatore Marking Paintmaker Pastello Permanente Puntaascalpello Puntasintetica Puntatonda Sca Stabiloboss Superfine Trattofine Trattovideo Uniposca Uniprokey Velleda Vernice Vetrografico
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Scopo del gioco è riempire le caselle vuote con numeri da 1 a 9, in modo che in ognuna delle 9 righe, colonne e riquadri siano presenti tutte le cifre da 1 a 9, senza ripetizioni.
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TEMPIMODERNI “mi metto in proprio” ➼
di Paolo Gila, euro 14,00 - Gruppo 24 Ore Perché mettersi in proprio? Sono diverse le motivazioni che spingono verso una tale scelta. C’è chi vuole divenire imprenditore per passione, chi lo fa dopo un’esperienza da dipendente mettendo a frutto competenze e relazioni acquisite sul campo, chi ancora lo fa per forza, perché non riesce a entrare nel mondo del lavoro con un posto fisso. Ogni attività autonoma ha le sue specificità, ma ci sono alcune regole comuni che è sempre bene conoscere per avere successo: valutare il mercato, individuare i settori trainanti, capire che formula giuridica darsi, come ottenere finanziamenti, come gestire la contabilità e i tributi, come essere efficaci. “Mi metto in proprio” è un manuale pratico e una guida utilissima che parla proprio di tutto questo. Una lettura fondamentale per primi passi sicuri nel mondo del lavoro con un’attività autonoma di successo.
“voglio cambiare” ➼
di Gian Maria Zapelli, euro 14,00 - Gruppo 24 Ore Saper cambiare è una qualità personale che non tutti posseggono. Panico, incertezza, dubbi sono solo alcuni dei sentimenti che spesso ci sopraffanno di fronte ad una situazione instabile. Eppure il cambiamento può aprire la strada ad altre attitudini che spesso non immaginiamo neanche lontanamente di possedere e che vivono bloccate dentro di noi. Imparare a gestire i cambiamenti della nostra vita è possibile e può diventare un fattore critico di successo non solo nella sfera privata ma anche nella vita lavorativa. Questo libro aiuta a sviluppare capacità e sentimenti necessari ad affrontare momenti di cambiamento che ci creano stress e tensione. È una guida pratica, veloce, diretta e intelligente per migliorare il proprio autosviluppo, per imparare a porsi degli obiettivi, sapersi ascoltare, darsi una disciplina, accrescere l’autostima, riconoscere i veri valori, mantenere la lucidità, insomma, imparare a vedere il cambiamento come un’opportunità.
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PAROLE INTRECCIATE Tema: Evidenziatori e marcatori
A D E L L E V E R N I C E O E BUFFETTI EVIDENZIATORE FLUORESCENTE LAVAGNA LUMINATOR LUMOCOLOR MARCATORE MARKING PAINTMAKER PASTELLO PERMANENTE PUNTAASCALPELLO PUNTASINTETICA PUNTATONDA SCA STABILOBOSS SUPERFINE TRATTOFINE TRATTOVIDEO UNIPOSCA UNIPROKEY VELLEDA VERNICE VETROGRAFICO
V E T R O G R A F I C O F L Z
P U N T A A S C A L P E L L O
A M T E U I T I E L U R U E E
I A D N O T A T N U P O O T D
N R A I U T B E I M E T R S I
T C N F D E I T F O R A E A V
M A G O A F L N R C M I S P O
A T A T C F O I E O A Z C G T
K O V T S U B S P L N N E N T
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SOLUZIONE
A D E L L E V E R N I C E O -
V E T R O G R A F I C O F L -
P U N T A A S C A L P E L L O
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