Livingroome_05

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LABICS OPEN COLONNA FALPER H_DESIGN ARDECÒ Filippo ghezzani

INTERIORDESIGNMAGAZINE

IL DESIGN DELLA CAPITALE FREEPRESS


MAR’08

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LABICS OPEN COLONNA FALPER H_DESIGN ARDECÒ FILIPPO GHEzzANI

INTERIORDESIGNMAGAZINE

IL DESIGN DELLA CAPITALE FREEPRESS

# 5 - MAR.08 Pubblicazione mensile freepress

Colophon Direttore responsabile Massimiliano Augieri

SU LIVINGROOME

Direttore creativo Stefano Gangli / SignDesign

Francesco Conti ventiquattro anni, fotografo, frequenta l’ultimo anno del corso di fotografia allo IED di Roma. Coniuga un utilizzo classico del mezzo fotografico con l’indagine sistematica sull’architettura e, più in generale, sui luoghi del contemporaneo, seguendo quella corrente fotografica che mira ad una concezione dello spazio inteso come “paesaggio interiore”. Miriam Di Cola fotografa, attualmente frequenta il terzo ed ultimo anno del corso di fotografia presso lo IED di Roma. Da due anni a questa parte ha lavorato per alcune riviste, principalmente come fotoreporter di sfilate ed eventi culturali a Roma. Nel 2005 si è laureata in Filosofia con una tesi in Estetica; nell’aprile del 2007 ha realizzato la mia prima mostra personale dal titolo “Leibhaftig”. Elio Rosato fotografo. Dopo gli studi (IED), comincia a lavorare nel campo della pubblicità e della moda. Parallelamente porta avanti un discorso di ricerca personale di fotografia d’architettura e design. Ha già pubblicato diversi lavori su Fefè, Fashion Files e Kult Magazine. Peppe Tortora fotografo, lavora da tre anni per il dipartimento di fotografia IED di Roma. Collabora con varie riviste nazionali ed internazionali con servizi di moda e architettura. Ha lavorato per il cinema come fotografo e direttore della fotografia. Ha esposto presso il complesso Vittoriano, Auditorium di Roma e MAXXI. Antonio Cama fotografo, pubblica in diverse riviste del settore, si occupa di moda architettura pubblicità e still life. Attualmente assistente dei laboratori fotografici presso lo IED di Roma, città, dove vive e lavora. Barbara Durante Classe ’72. Da anni affianca alla sua professione nel campo del IT, la scrittura. Ha firmato recensioni cinematografiche e su locali di tendenza ed ha curato una rubrica su corsi di tecniche creative per un Network d’arte online. La crescente passione per l’interior design e il desiderio di innovazione l’hanno spinta ad approfondire le proprie conoscenze nel settore ed oggi a collaborare con Livingroome.

Progetto grafico Sara Sicuro / SignDesign Coordinamento di redazione Antonia Marmo Redazione Valentina Gramiccia / Barbara Durante / Valerio Mandrici Stefano Ciavatta / Marzia Fabiano / Renata Campisani Impaginazione Mauro Moretti / Stefano Gangli Photo Editor Peppe Tortora / Antonio Cama Fotografia Elio Rosato / Francesco Conti Tendenze Giorgio Tartaro Interior Area Pentastudio architetti associati Redazione e pubblicità LivingRoome - Via Romagna, 26 - 00187 Roma www.livingroome.it - adv@livingroome.it Diritti © Copyright 2007. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dei rispettivi titolari dei diritti. Copertina EmmeBi E_BOX design Pietro Arosio Stampa Telligraf Copertina - carta Sappi Magno Satin g. 250, plastificazione opaca Interni - carta Sappi Magno Satin g. 150

signdesign Editor GangliCom - Palestrina / Roma Registrato presso il Tribunale di Roma n. 482/ 2007 concept e realizzazione

signdesign

immagine e comunicazione

LivingRoome la puoi trovare in tutta Roma in ogni luogo che abbia a che fare con il design


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LABICS CAMPO LIBERO AL PROGETTO

filippo ghezzani architetture in casa

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vetro interior open colonna luce naturale al design 79 gallery 46 signer 33 sound design

ze 8 DE

Editoriale 7 tenden

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ESCLUSIVO GLAMOUR ARDECĂ’ DUE SHOWROOM COME GALLERIE DI DESIGN

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quotidiano straordinario apre anche a roma lo showroom falper

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PIANI A GIORNI CAMMINARE SULLA TRASPARENZE

showRoomE 65 LAB 91


photo - Peppe Tortora

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0 EDITORIALE#5 Ogni nuovo progetto all’inizio ha il dovere di farsi conoscere e tra i tanti aspetti da svelare, in ogni editoriale abbiamo cercato di far trasparire tutta l’architettura dei contenuti di ogni numero pubblicato. Pensiamo di averla fatta almeno percepire, di certo sono molte le conferme che arrivano. È il caso quindi di continuare, ma sicuramente è più intrigante parlare delle novità di LivingRoome, anche di quelle piccole. Siamo al 5 numero (sesta pubblicazione) e la novità di quello precedente è stata l’introduzione di una intervista ad un noto designer, Brodie Neill, che ha portato LivingRoome a percorrere le news di noti uffici stampa. Mossa riuscita. E questo numero si replica con Filippo Ghezzani. E a proposito di news, LivingRoome è alla seconda sua newsletter settimanale che viene indirizzata a tutti i contatti capitalizzati fin’ora ed opportunamente categorizzati (circa 2000 contatti). Questa novità ci sta permettedo di diffondere sempre più il progetto LivingRoome, di verificarne il gradimento e di ambire a risultati che abbiamo modo di promettere come certi. Il resto, per ora, è il format che si conosce già, ma anche qui un aspetto nuovo, uno di quelli che non si vedono. L’ambiente romano del design si scuote ad ogni numero di LivingRoome sempre di più. Showroom che prenotano ampi servizi e sempre più si affezionano alla rivista e al supporto che SignDesign, l’agenzia di immagine e comunciazione che realizza LivingRoome, offre loro. Una nota speciale va a questa agenzia che ha fatto in modo di posizionare la rivista esattamente al livello dei contentuti che propone. INTERIORDESIGNMAGAZINE

il design nella capitale. Da questa edizione in poi quindi, un merito speciale a chi fa di LivingRoome un progetto da vedere, leggere, conservare. E sì, proprio conservare, altrimenti non si spiegherebbero le innumerevoli richieste di arretrati che arrivano da architetti e appassionati, tanto che è stata organizzata l’area download pdf sul sito internet. Questa volta la nota particolare va alla fotografia: in 6 numeri LivingRoome ha in archivio centinaia si scatti selezionati sulle location del design di eccellenza a Roma realizzate dal proprio staff. 8 fotografi hanno collezionato shooting su hotel, interior residenziale, showroom, aziende e che presto faranno parte di un progetto a corredo di LivingRoome. Il particolare merito, oltre agli 8, va a Peppe Tortora e Antonio Cama, photo editor che arricchiscono la qualità di LivingRoome allineando l’alto livello dei temi documentati e qualità delle immagini che lo raccontano. Il design diventa fashion e la fotografia diviene protagonista. Ma il design, come recita una nota campagna pubblicitaria in giro, fa discutere. E non possiamo non unirci a Giorgio Tartaro che prende spunto dalla ultima campagna pubblicitaria Ikea e raccoglierla come provocazione cui affiancare l’esclusivo insegnamento di Achille Castiglioni nel nuovo spazio Vintage. Un progetto e il suo designer che hanno fatto la storia del design: Castiglioni e il suo approccio al design come progetto, creazione, essenzialità di forma per una funzione. Vogliamo così provare a smentire chi crede che il design sia un brand utilizzato per alzare il valore di un progetto - le scarpe di ***** costano di più già solo perchè sono di ***** - e non un efficace percorso per dare la migliore forma ad una precisa funzione. Ci torneremo su. S.G.


TENDENZE

Design si, design no

Giorgio Tartaro, giornalista, è stato redattore di Modo e Domus. Direttore di Box, Percorsi e progetti (Edizioni Fiera Milano), collabora regolarmente con le più importanti riviste di design e arredamento. Collaboratore dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, condirettore del Master di Interior design della Scuola Politecnica di Design (Milano), svolge da tempo attività autorale e di conduzione di format televisivi sul design e il mondo casa per Rai, Sitcom Tv Alice e Leonardo (Sky).

Proprio qui, su LivingRoome, scrivevo poco tempo fa dell’utilizzo improprio del termine “design”, suggerendo di chiamare gli oggetti iconici con il loro nome, spesso molto bello ed evocativo (Nuvola Rossa, Toio, Marcuso...), o con il nome del designer (Magistretti, Castiglioni, Zanuso...). Oggi sono mio malgrado costretto a tornare sull’argomento, sollecitato da una caduta di stile inaspettata. Ecco i fatti. Un colosso come Ikea, indicato come nemico da molte aziende del sistema design, per me meritorio caso di un rinnovato interesse per i nostri interni, esce con una campagna tutta giocata sul prezzo. Fin qui nulla di male, soprattutto quando si intona un generico “Ma chi l’ha detto che la qualità costa cara?”. Quello che ha deviato eccessivamente dalla nostra recente memoria di belle e intelligenti, quando non giustamente provocatorie, campagne, è stato quel maledetto manifesto che recita: “Un letto di design, senza il prezzo del design”. Ciò che stupisce non è l’ovvio e diretto riferirsi a un facile, vasto campione di acquirenti - non dubitiamo del successo di questa nuova campagna, soprattutto in un periodo di crisi - quanto piuttosto un pericoloso corto circuito che vede la nota azienda (peraltro meritoriamente attiva in progetti di cooperazione, e attenta da anni a studi logistici e distributivi “sostenibili”) deviare da un intelligente e delicato percorso di dialogo e ammiccamento al design. Un percorso sostanziato in marchi quali Ikea PS, o con le icone e ideali Compassi d’Oro al miglior progetto straniero (alzi la mano chi non ha un Ivar in casa). Non si discute qui ovviamente della pur risolta vexata quaestio del prezzo del design, ma del doppio salto mortale dell’ascrivere d’ufficio un prodotto ad un panorama di riferimento, per poi rinnegarne immediatamente regole e dinamiche. Immagino infiniti e logoranti brain storming tra manager e creativi, tra reponsabili comunicazione e agenzie... Questa volta, evidentemente, sopraffatti dalla stanchezza.


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LAB ICS

interpretare, trasformare, manipolare dati

CAMPO LIBERO AL PROGETTO


Quartiere Ostiense, a due passi dalla ferrovia e dalla Piramide Cestia. Cuore antico operoso, commerciale industriale e artigianale, di Roma. Ancora oggi la memoria di quell’operosità popolare è traccia viva pulsante carica di suggestioni, rielaborata nei numerosi interventi di riqualificazione e trasformazione dei vecchi immobili e spazi, fabbriche botteghe laboratori, dai Magazzini Generali all’ex Mattatoio, con lo sguardo alla presenza scheletro-scultura surreale del Gazometro abbandonato.

reali e suggestioni oniriche per generare nuove realtà e nuovi significati Testi Antonia Marmo Photo Luigi Filetici

E dove se non qui poteva trovare il suo spazio vitale e creativo il loft, realizzato adattando gli interni di una vecchia scuola, che ospita lo studio Labics? Labics è stato fondato nel 2002 da Maria Claudia Clemente, Francesco Isidori e Marco Sardella, con l’intento di convogliare, sotto un unico nome, architetti, artisti e designer che si riconoscono in un comune progetto di sperimentazione nel campo dell’architettura. La loro ricerca - dicono - tende ad una architettura capace di superare la condizione di oggetto singolare, verso una architettura che si fa territorio, sfondo e struttura; una architettura dunque aperta, capace cioè di coinvolgere nel proprio farsi un soggetto altro, il fruitore, in una dinamica di tipo pubblico - relazionale - in grado di dialogare in termini critici con il contesto su cui interviene perché con questo interagisce e si confronta, - struttura - la cui forma esprime pienamente una profonda vocazione strutturale e strutturante - ed infine territoriale, capace di costruire e costruirsi dall’organizzazione del territorio. Progettare, per Labics, vuol dire interpretare, trasformare, manipolare dati reali e suggestioni oniriche per generare, da questi, nuove realtà e nuovi significati o nuove suggestioni. Il progetto è campo libero, non ci sono territori, dimensioni e tipologie privilegiate, il lavoro di Labics si misura costantemente, in Italia ed Europa, con temi privati e pubblici, con gli interni e la costruzione, con il progetto urbano e la scala dell’edificio.


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STUDIO ARCHITETTURA

LR_Siete tra i “giovani” studi romani più innovativi e trasversali che si vanno sempre più affermando sulla scena nazionale ed europea, capaci di operare un cross over tra tradizione e contemporaneità, con risultati spaziali che denotano la volontà di superare e reinterpretare continuamente tipologie, modelli e categorie. Ci raccontate qual è il motore del vostro essere progettisti, ci date un’immagine chiave del tipo di filosofia che vi guida, dell’idea che vorreste trasmettere con i vostri lavori? LABICS_ L’idea alla base del nostro modo di lavorare è che l’essenza dell’architettura non si risolva semplicemente nella definizione dell’edificio ma che lo scenario del progetto sia sempre più ampio e complesso. I nostri progetti, qualunque sia la scala e la tipologia, si connotano sempre come delle tessiture, dei fondi che definiscono, ancor prima che oggetti singolari, principi insediativi capaci di strutturare il territorio inteso quale contesto del progetto. Questo accade a tutte le scale; così quando interveniamo negli spazi interni – oggetto dell’intervista – il contesto diviene lo spazio dato nel quale ci troviamo ad intervenire, che non è mai trattato come fondo neutrale, ma costantemente rimesso in gioco ricercando con esso relazioni complesse ed articolate in grado di interpretarlo e riscriverlo completamente. I nostri progetti interni sono in fondo degli interni urbani, in cui gli spazi di relazione, il rapporto tra dentro e fuori, tra spazi pubblici e spazi privati si susseguono all’interno di un tessuto assolutamente analogo nel senso e nel significato a quello che struttura il tessuto della città. Per questo abbiamo spesso definito la nostra architettura territoriale, relazionale e strutturata. LR_I vostri progetti di interior spaziano dalle case agli uffici, ai luoghi di intrattenimento e per il commercio fino agli spazi espositivi e oltre. Che importanza ha nell’affrontare un progetto la diversa tipologia sia di funzione che di destinatari, che differenze comporta, se ne comporta, nel modo in cui affrontate il progetto, nel processo compositivo a monte? LABICS_Partiamo sempre da una analisi della tipologia consolidata, in quanto portatrice di un sistema di conoscenze e di modalità di uso dello spazio. Solo dopo averne compreso il meccanismo, cerchiamo di operare quegli spostamenti che riteniamo necessari per ap-

prodare ad una migliore interpretazione del tema e dello spazio dato. Spostamenti che potremmo definire una sorta di deformazioni tipologiche. La interpretazione del programma è quindi una delle componenti fondamentali del nostro processo progettuale. LR_Entriamo nel vivo, parliamo del vostro modo di progettare lo spazio dell’abitare! Avete affrontato il tema della ristrutturazione di un vecchio casale in Toscana, che è stato totalmente ripensato, contro ogni soluzione mimetica, con un intervento che integra i tre manufatti esistenti ridefiniti nella funzione e nell’immagine a favore di una connessione interno-esterno. Ci dite a che risultati spaziali ha condotto questa ricerca di un nuovo rapporto tra la casa e il paesaggio circostante? LABICS_Nel progetto per il “Podere 43” abbiamo cercato una strategia che ci permettesse di forzare la resistenza dell’edificio quale oggetto altro rispetto al paesaggio per permettere una maggiore fusione e permeabilità tra spazio interno ed spazio esterno. Questa modalità, definita la strategia dei campi, consiste nella definizione di un pattern compositivo che, come nel caso dei campi arati della campagna antropizzata, regola in modo naturale l’uso del territorio, andando a definire una sorta di struttura debole. Adottata in modo estensivo sia sugli spazi aperti che nel co-

da una parte la natura e la luce entrano nel costruito sottraendo materia, dall’altro il costruito si espande nel paesaggio definendone nuovi usi e nuovi programmi


STUDIO ARCHITETTURA

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struito, tale strategia ci ha permesso di perseguire un duplice risultato: da una parte la natura e la luce entrano nel costruito sottraendo materia, dall’altro il costruito si espande nel paesaggio definendone nuovi usi e nuovi programmi. LR_ Sempre rimanendo sul tema della ristrutturazione e ridefinizione degli edifici esistenti, siete intervenuti su una casa costruita per addizioni successive e su livelli diversi sull’Appia Antica: qui la richiesta era quella di riorganizzare gli ambienti in funzione dell’avere l’abitazione connessa con lo spazio del lavoro e del tempo libero; come è stato possibile coniugare continuità e separazione di flussi, funzioni e visioni, la dinamicità e la permeabilità con l’intimità e la privacy? LABICS_Anche in questo progetto ci troviamo di fronte ad un esempio di quella che abbiamo definito deformazione tipologica. All’interno dello schema kahninano (dall’architetto Louis Kahn, n.d.r.) di individuazione degli spazi serventi e spazi serviti, abbiamo prodotto una dilatazione sia verticale che orizzontale dello spazio distributivo, che da puro elemento di connessione funzionale, è diventato esso stesso un luogo ibrido – spazio di passaggio, spazio di soggiorno, spazio del gioco – luogo dinamico e permeabile che attraversa tutta l’abitazione. LR_ È molto evidente come i nuovi stili di vita contemporanea improntati alla flessibilità e a nuove sensibilità, all’ibridazione e al cross over di esperienze e spazi siano per voi matrice di progetto e riorganizzazione aperta dello spazio domestico tanto dal punto di vista funzionale che da quello percettivo, traducendosi in molteplici soluzioni di permeabilità, trasparenza, chiusura/opacità. Penso soprattutto alla Casa Mobile: qual era la richiesta in questo caso, che tipo di atmosfera si voleva ottenere? Come ci siete riusciti? LABICS_Nel caso della “Casa Mobile” la richiesta era quella della costruzione di uno spazio dinamico, aperto e flessibile in grado di annullare, fondamentalmente, la formalità tipica delle case piccolo-borghesi. Questa è stata l’occasione per ripensare radicalmente la tipica sequenza di spazi separati in cui si organizza una abitazione: l’ingresso, il corridoio, il soggiorno, la sala da pranzo, la cucina, e le stanze da letto. Se il lavoro nella casa sull’Appia Antica ha prodotto una dilatazione dello spazio distributivo, nella casa mobile la distribuzione è stata annullata al fine di ottenere uno spazio continuo e riconfigurabile. Una serie di dispositivi scorrevoli consentono di identificare e caratterizzare spazialmente i diversi ambienti pur all’interno di una sostanziale continuità. LR_ Un altro progetto, la Città del Sole, che è risultato vincitore del primo premio del Concorso indetto dal Comune di Roma per la riqualificazione di un’area del patrimonio Atac, vi ha visto impegnati a ripensare un intero pezzo di città, con


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Maria Claudia Clemente Francesco Isidori Marco Sardella

residenze, uffici, spazi per il tempo libero e il commercio, integralmente e realmente sostenibile: è stata una grande occasione per confrontarvi con temi, problemi ed esigenze emergenti come la ricerca della massima efficienza energetica, l’eliminazione dei fattori di rischio e di inquinamento, la ricerca di un nuovo benessere e della qualità ambientale degli spazi interni. Come tutto ciò si traduce in termini architettonici, che soluzioni avete adottato per darvi risposta? LABICS_La parola sostenibilità ha secondo noi molteplici significati ed una enorme ricchezza semantica: accanto alla sostenibilità energetica, che ha a che fare con l’uso ottimale delle risorse, ci sembra infatti sempre più urgente affermare l’importanza della sostenibilità sociale ed ambientale, che

ha a che fare con il benessere della collettività ed una ricerca di maggiore organicità dell’ambiente urbano. Entrambe i concetti di sostenibilità sono secondo noi importanti e ad entrambe abbiamo cercato di dare una risposta nel progetto “La Città del Sole”. Grande attenzione è stata riposta nella definizione degli spazi aperti, al loro disegno, alla loro diversificazione e alla loro struttura; riteniamo infatti che gli spazi pubblici della città siano il luogo della collettività e della dimensione della civitas. Al fabbisogno energetico il progetto ha risposto con alcuni dispositivi tecnologici – geotermia e pannelli solari – ma soprattutto con l’adozione di serre solari nelle abitazioni: veri e propri ambienti vetrati che si aggiungono al nucleo solido dell’edificio configurando una nuova tipologia di spazi – a metà strada tra interno ed esterno – che permettono in inverno di accumulare energia termica, in estate di schermare dai raggi solari diretti. LR_Siamo a Roma, città di grande ispirazione, ma anche di difficile approccio per nuovi interventi per via della pesante memoria; che significa per voi progettare qui, come vi rapportate con il contesto storico urbano? Proviamo a raccontarlo anche attraverso l’esperienza del progetto di restauro e rifunzionalizzazione delle Tabernae ai Mercati di Traiano…


STUDIO ARCHITETTURA

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LABICS_Ogni progetto di architettura, intervenendo in un luogo reale, produce una trasformazione che può essere definita come una sorta di ri-definizione – o secondo alcuni studiosi di ri-scrittura – del luogo stesso. Questo vale a maggior ragione per il tessuto storico della città, luogo di per sé denso di segni e significati stratificati nel tempo. Partendo dalla constatazione che la città storica si è sempre trasformata ri-scrivendo se stessa, talvolta confermando, talvolta negando il “testo” precedente, ma sempre sovrapponendo ad esso un nuovo “testo”, crediamo che qualunque progetto non possa mai porsi in modo neutrale rispetto al contesto. Nel caso del progetto per i Mercati di Traiano, l’intervento non consiste

Ogni progetto di architettura, intervenendo in un luogo reale, produce una ri-scrittura del luogo stesso in un semplice progetto di restauro conservativo, per il quale si sono naturalmente seguiti i principi propri della disciplina, ma per alcuni interventi – l’inserimento dei servizi igienici all’interno di una taberna romana, il progetto della nuova passerella pedonale a Campo Carleo, alcuni piccoli ma importanti integrazioni architettoniche – abbiamo intrapreso un confronto tra materiale storico e materiale contemporaneo. Nella convinzione che quando si deve agire su un manufatto attraverso interventi che ne modificano l’immagine bisogna misurarsi con la costruzione di una nuova immagine che non cancelli quella precedente ma sia in grado di definirne comunque una nuova.


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LR_ Il tema del confronto con la memoria storica ritorna poi anche nel progetto degli Uffici dell’agenzia di comunicazione Italpromo&Libardi, dove siete stati chiamati a trasformare integralmente un vecchio edificio scolastico nei pressi degli ex Magazzini Generali. Come è stato possibile proporre una totale innovazione della tipologia dello spazio ufficio, pur dovendo mantenere intatto l’aspetto esterno e la sagoma dell’edificio, “lavorando” lo spazio interno svuotato e riprogettato in chiave contemporanea, andando oltre il vecchio statico concetto dei piani orizzontali pieni e degli ambienti di lavoro separati tra loro e da quelli di rappresentanza e distribuzione?

trattare lo spazio interno come una sorta LABICS_Anche nel progetto degli “Uffici Italpromo & Libardi associati”, abbiamo messo in atto una sorta di deformazione tipologica: in questo caso la sequenza ordinata che individua spazi serventi/spazi serviti, ovvero il luogo della distribuzione e il luogo del lavoro, viene amplificata – al limite della ridondanza – introducendo una serie di spazi intermedi che vanno da quello più pubblico a quello più privato che arricchiscono la complessità spaziale dell’interno. In particolar modo, l’insieme delle sale riunioni e gli spazi di incontro per

piccoli gruppi di lavoro fanno da cuscinetto tra le postazioni individuali e la grande spazialità dell’atrio, concepito come vero e proprio spazio pubblico. LR_Parliamo dell’esperienza Obika – Mozzarella Bar, per il quale avete elaborato un concept imprenditoriale e spaziale per la promozione e la diffusione di prodotti artigianali tipici della gastronomia italiana – in modo particolare la mozzarella di bufala - da veicolare attraverso la realizzazione di una serie di ristoranti in tutto il mondo, dei quali uno è stato realizzato proprio a Roma. Parlate in questo caso della ripetibilità di un concetto spaziale, più che di un sistema di arredo, e del tentativo di rendere architettonico il valore del cibo: con quali elementi compositivi si realizza tutto questo? LABICS_Il concetto che sta alla base del progetto Obika è l’idea di trattare lo spazio interno come una sorta di paesaggio artificiale dove poter fare esperienza, ancorché degustare, prodotti gastronomici pregiati. Questo attraverso la realizzazione di una serie di teche di cristallo che divengono elementi di organizzazione dello spazio e al tempo stesso espositori dei prodotti.Il paesaggio Obika – costruito attraverso la ripetizione di alcuni elementi e materiali ricorrenti – è un paesaggio concepito per essere modulato e configurato in maniera differente a seconda del luogo e dello spazio con cui si confronta; seguendo quel principio, di cui abbiamo parlato in precedenza, del progetto inteso come ri-scrittura, ovvero come confronto serrato tra ciò che esiste e ciò che è nuovo.


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LR_ Interessante sul vostro sito internet la sezione LAB nella quale, quasi come in una costruzione interattiva e narrativa di un molteplice immaginario ideale che si intuisce sia dietro il vostro lavoro, trovano spazio immagini e parole riferiti ai più svariati campi della vita, della cultura e del sapere, dalla scienza, all’arte, al cinema, alla città, alla natura…Potete dirci come nasce, cosa racconta del vostro modo di operare? LABICS_L’insieme delle immagini, delle parole, dei rimandi contenute nella sezione LAB, costituiscono una sorta di traduzione visuale di un immaginario inconscio; l’insieme dei sensi e dei significati che a nostro modo di vedere, sono dentro e dietro l’architettura e che sovente non si possono racchiudere nella “gabbia” di una definizione. E’ l’insieme di quelle stesse figure, al di là dell’evidenza del loro essere immagini, a dover parlare. LR_Come vi rapportate con l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione, come linguaggio-espressione-estetica, e con le nuove logiche di smaterializzazione, interattività, nuova intelligenza che ne derivano? LABICS_Le tecnologie dell’informazione fanno certamente parte dello spirito del nostro tempo e il nostro atteggiamento non può che essere aperto nei confronti dell’innovazione della conoscenza e della tecnologia. Tuttavia crediamo che sia necessario mantenere rispetto ad esse una distanza, una sorta di sguardo da lontano per riuscire a cogliere di questi mutamenti il senso ed il contenuto più profondo e significativo per la collettività. Per questo siamo sospettosi verso le architetture che traducono tali potenzialità direttamente in forma senza la mediazione del progetto come strumento di selezione ed interpretazione. LR_Quali gli scenari di potenzialità nel progetto dello spazio interno che i Labics prevedono e indagano per un prossimo futuro? Magari avete già pronto qualche nuovo progetto che va in questa direzione adatto a raccontarne il senso… LABICS_ Non crediamo alle tendenze, ai trend; vi sono alcuni mutamenti linguistici ed estetici dai quali in modo diverso ognuno viene investito con minore o maggiore senso critico; noi continueremo ad indagare il progetto dello spazio interno come fondo e scenario per le attività ed il movimento delle persone che lo abitano. LR_Proviamo a costruire un itinerario ideale del design a Roma per i Labics: quali luoghi-spazi vi piacciono, cosa consigliereste di andare a vedere?

LABICS_Il Bar della Pace per l’atmosfera un po’ retrò; il Caffè Greco per il suo essere letteralmente post-moderno; lo show room di Flos a via del Babbuino per gli straordinari oggetti che contiene; sono tra i luoghi di design più interessanti oggi a Roma. LR_ Cosa ne pensate di un progetto di rivista di interior design free press come LivingRoome? Che valori e potenzialità può avere secondo il vostro punto di vista e che consigli dareste per migliorarla? LABICS_Ci sembra una bellissima iniziativa e vi facciamo i complimenti!

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Cucina e soggiorno si uniscono e si separano, si mostrano e si nascondono. Dietro le quinte o in scena si interpreta una nuova architettura da vivere. Si trasforma la prospettiva dello spazio quotidiano. Design Paolo Nava e Fabio Casiraghi


2 CHIACCHIERE CON FILIPPO GHEZZANI

A R C H I T E T T U R E I N C A S A Intervista di Barbara Durante


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FILIPPO GHEZZANI

Filippo Ghezzani nasce a Livorno nel 1981. Si laurea in Architettura presso l’Università di Firenze nel 2006. Già da studente intraprende un’intensa attività lavorativa spaziando tra Architettura e Design. Ha realizzato progetti di ristrutturazione di vari edifici residenziali e curato l’interior design rivelando un personale e originalissimo carattere stilistico. Partecipa inoltre a vari concorsi di architettura e di progettazione, i suoi lavori sono apprezzati dalla critica. Giovane pieno di entusiasmo, di talento e di creatività entra a far parte dello staff della The Home Key. Disegna attualmente per The Home Key la H Line, linea di arredamento in continua crescita ed evoluzione, ispirata alle travi IPE, elementi di sostegno architettonico visibili in un ambiente in fase di ristrutturazione, reinventandole in inconsueti elementi finalizzati alla creazione di un oggetto di uso quotidiano. Si propone così di adattare al presente, elementi del passato, per rievocarne e mantenerne la classicità e la storia. All’interno dell’azienda oltre a ricoprire il ruolo di architetto, la segue personalmente.

Se tu dovessi descriverti sinteticamente, cosa diresti? Sono una persona semplice, anche se in realtà forse troppo semplice non sono. Ho un obiettivo, questo sì. Ho ben chiaro cosa voglio dalla vita, forse l’ho sempre saputo e sto facendo il possibile per ottenerlo, per non avere rimpianti in futuro. Sebbene laureato da non moltissimo tempo già vanti numerosi successi, da cosa sei ispirato? La mia ispirazione è alimentata dal mio sogno. Quando da bambino mi chiedevano “cosa vuoi fare da grande?”, io senza nessuna esitazione rispondevo: “Voglio fare l’architetto a New York”; vedevo le persone sorridermi ed io, fantasticando, mi immaginavo in uno studio enorme nel centro di Manhattan. Questo era il sogno di un bambino di dodici anni e oggi, come allora, desidero realizzarlo. Sto lavorando per questo… Com’ è nato il tuo studio e da dove nasce il nome The Home Key? Il nome dell’azienda è nato per caso. I miei soci ed io cercavamo un nome, non avevamo delle idee precise o delle limitazioni, l’unica clausola è che fosse in inglese. Abbiamo trascorso un giorno intero a pensare, ma non riuscivamo a trovare il nome giusto. Quella sera, mentre mio padre stava uscendo di casa gli ho domandato: “hai preso le chiavi?”. Pronunciando quelle parole mi sono reso conto di aver trovato la “chiave di tutto” (scusa il gioco di parole). Allora fra me e me mi sono detto: “le chiavi di casa” e ripetuto: “le chiavi di casa, la chiave di casa! The Home Key!”.

Quale pensi sia lo scopo di un designer e quale messaggio dovrebbe trasmettere? Lo scopo di un designer è proprio quello di lanciare dei messaggi. I messaggi vengono trasmessi attraverso le sue idee, i suoi progetti e le sue creazioni che sono realizzate con un grande senso estetico, con armonia di linee, di colori, di materiali e di proporzioni. Da cosa deriva la scelta di mediare architettura e design? Come scegli materiali e colori? La volontà di fondere architettura e design è nata dal fatto che per me queste due attività sono inscindibili. Nella mia testa non riesco a concepire l’una senza l’altra. Sono due forme d’espressione differenti è vero, ma per me d’uguale importanza, che se messe in relazione, se fatte dialogare, è possibile ottenere risultati interessanti. Architettura e design s’influenzano reciprocamente, per me è naturale che sia così, non so se mi spiego. L’idea di uno “scambio”, di una mediazione, come hai detto tu, è nata spontaneamente, in modo istintivo, e ho deciso di affidarmi a quest’idea, ho deciso di mettermi alla prova per arrivare a concretizzarla. Realizzo così dei progetti, mettendo l’architettura al servizio del design e viceversa. Quale dei tuoi progetti ti ha dato più soddisfazione? Ce ne sono molti, anche perché amo questo lavoro ed ogni cosa per me è importante. Ora sono qui a rispondere alle vostre domande, è una cosa che mi riempie di orgoglio e soddisfazione, e vi ringrazio. Devo dire che The Home Key, fino adesso, mi ha dato molte soddisfazioni. Se proprio devo parlarti di una cosa di cui vado fiero allora, posso dire che il lavoro che mi ha dato più


FILIPPO GHEZZANI

soddisfazione è stato il mio primo progetto d’architettura: la completa ristrutturazione della mia abitazione. Un progetto di architettura di interni in cui ho capito e definito la mia personalità architettonica, che mi ha fatto conoscere agli occhi della gente come “Architetto”. “Oggetti di design”, secondo te quali non lo sono? Sono molto spontaneo di carattere, quindi a questa domanda potrei rispondere, senza farmi tanti scrupoli, con una lista di “oggetti di design” che secondo me “di design” “non” hanno niente o quasi... ma non è “politicamente corretto”. Parliamo genericamente: per me non sono oggetti di design quelli realizzati senza un’ idea di base forte, le “Rivisitazioni” di oggetti importanti di design (cosa capitata anche nell’ ultima collezione di un grande Designer), oggetti senza connessione tra materiali utilizzati e oggetto stesso, queste caratteristiche oggi si riscontrano secondo me molto spesso… Massimo rispetto comunque per chi lavora e crede nelle proprie idee. Quali sono i libri e le icone del passato che ti hanno più influenzato come persona e come designer? La mia icona del passato è Mies Van Der Rohe, è stato e forse continua ad essere, per me, il più grande architetto del mondo. Per quanto riguarda il libro…è un testo che lessi in “Biblioteca Nazionale di Firenze”, una biografia e raccolta d’opere di Mies. Questo libro mi ha influenzato più d’ogni altro e tuttora continua a farlo. In questo momento a cosa stai lavorando e per il futuro, sogni nel cassetto? Sto lavorando a tempo pieno per The Home Key. Credo molto nell’azienda e desidero che cresca ancora. Attualmente

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stiamo disegnando i nuovi arredi dell’H-Line, inoltre ci stiamo preparando per un evento organizzato da un’importante agenzia di Milano in concomitanza con il Salone Del Mobile, al quale siamo stati invitati. E soprattutto c’è un importante “progetto” in ballo, in buona parte già definito, ma del quale, per il momento, preferiamo non parlare. Un sito internet, un blog, sembrano questi i nuovi canali di comunicazione per entrare in contatto con le persone e/o ricevere suggerimenti, cosa ne pensi? (E a quando eventualmente un tuo blog?) I nuovi canali di comunicazione sono questi, lo so bene. Oggi è necessario avere un sito internet - purtroppo o per fortuna - qualunque sia l’attività in cui si decide di investire tempo ed energie. Per l’azienda, il negozio, la casa di moda: chi non ha un sito, agli occhi della gente, è come se non ci fosse. Il sito internet, oggi, è una soluzione necessaria per chiunque voglia garantirsi un po’ di visibilità. Al blog ci penso spesso, e mi piacerebbe farne uno. Un blog che mi piace è Architettura e Design di Ivana Saltelli, con la quale, fra l’altro, siamo in contatto per la realizzazione di un progetto. Per concludere questo piacevole incontro, cosa ne pensi di Livingroome? È stato un piacere per me quest’incontro, Livingroome è un progetto importante e voi lo state portando avanti con professionalità, passione, e soprattutto qualità. Non dirò di più, per scaramanzia, ma mi sembra che abbiate le idee chiare su dove volete arrivare…Complimenti! www.thehomekey.it


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vetro interior open colonna

Testi Stefano Ciavatta

UNA SERRA DI VETRO COPRE IL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI E APRE LA LUCE ALL’IMMENSO RISTORANTE DELLO CHEF ANTONELLO COLONNA


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oPEN COLONNA

Avvalendosi del patrimonio di luce della serra, l’Open Colonna porta Finalmente sembra di stare a Roma! esclama raggiante lo chef Antonello Colonna. Ed ha ragione, il gioco dell’espressione naif vale letteralmente la candela perché é la luce la protagonista dell’Open Colonna, il ristorante bar gestito dallo chef di Labico e ospitato all’interno della serra di cristallo del rinnovato Palazzo delle Esposizioni. Una luce che viene domata dallo spazio stesso - 2000 metri quadrati complessivi ricavati ex novo e di grande impatto emotivo - e non accesa dall’interno artificialmente e che quindi porta con sé tutta l’illuminazione esterna della capitale. Come a dire che finalmente l’alta cucina sceglie una struttura che non è incurvata e chiusa su se stessa e che, nel cercare di dare luce, non la toglie alla fonti naturali. La copertura in travi metalliche ad arco ribassato, completamente trasparente, consente di ammirare, infatti, i giardini di via del Quirinale, compreso uno scorcio della facciata laterale del Quirinale stesso. Recuperare lo spazio grazie alla luce degli esterni è una controtendenza rispetto ai paesi mediterranei dove si pensa si possa farne a meno, introducendo una cultura della luce interna sempre aggiunta e sempre artificiale. Avvalendosi del patrimonio di luce della serra, l’Open Colonna porta con sé il design dei prodotti Cappellini scelti da Colonna e ovviamente l’alta cucina riconosciuta in tutto il mondo, decidendo inoltre di caratterizzare lo spazio non come una semplice location, né come un mero supporto rispetto al resto del Palazzo, ma come un ristorante/bar autonomo, con un suo equilibrio. Il primo livello ha una superficie di 320 metri quadrati utili, ai quali si aggiungono 80 metri quadrati di terrazza all’aperto interamente adibita a ristorante e 200 metri quadrati di cucine attrezzate e scelte personalmente dallo chef. Il secondo livello dispone di una superficie coperta di 170 metri quadrati più 110 metri quadrati di terrazza all’aperto sui tetti del centro storico della capitale.

La resa dell’insieme non crea barriere di esclusività, l’Open Colonna è accessibile non solo dai clienti più diversi, dagli aperitivi targati Firewater - la serata del club Brancaleone - ai professionisti che durante la settimana optano per il più classico dei citylunch, ai romani che scelgono il ristorante nel week end per un brunch originale, ma anche dai semplici curiosi, come se fosse uno spazio proprio della città. Quella della serra come spazio terminale dell’edificio era un’idea già inserita nell’originale del progetto di Pio Piacentini per il neoclassico Palazzo delle Esposizioni inaugurato nel 1883, proseguita successivamente nel progetto di Dardi, che aveva pensato a un ristorante che fosse anche teatro giardino, non riuscendo però a realizzarlo al meglio. L’idea è stata poi ripresa dalla proposta di Paolo Desideri e dello studio ABDR, artefice del progetto esecutivo portato a compimento nel 2007 dopo cinque anni di lavori, e realizzata nel rispetto della storia dei materiali e delle forme dell’intero edificio (oltre 10 mila mq su tre piani), inaugurato lo scorso ottobre e subito messo alla prova con le grandi mostre di Kubrick, Rohtko e Ceroli. Un Palazzo che ha trovato l’equilibrio nel preservare l’edificio storico dall’invasività degli allestimenti temporanei e allo stesso tempo liberando l’allestimento dalla decorazione del monumento. La cura e lo spirito del luogo in tutti i suoi aspetti, sono frutto del vulcanico Antonello Colonna, interprete d’eccellenza della cucina romana moderna che ha personalizzato, con lo spirito creativo che lo distingue, lo spazio con prodotti Cappellini, dalla libreria bianca Bookshelf di Shiro Kuramata alle poltrone Felt Chair di Marc Newson, il divano Elan di Jasper Morrison, tavolo da salotto Gong di Giulio Cappellini, le sedie Tate di Jasper Morrison, la poltrona girevole Sunset di Christophe Pillet, il tavolo Millenium Hope in noce di Claudio Silvestrini, il tavolo Fronzoni bianco di A.G. Fronzoni.

È un design che non toglie nulla alla luminosità e alla suggestione dello spazio, creando un luogo di alto valore qualitativo per quanto riguarda i materiali da costruzione adottati, le caratteristiche funzionali e l’efficienza complessiva.


OPEN COLONNA

con sÊ il design e l’alta cucina riconosciuta in tutto il mondo

Ambientazione notturana dello spazio ristorante. Tra gli oggetti in primo piano il tavolo Gong di Giulio Cappellini (Cappellini) e la Felt Chair di Marc Newson (Cappellini).

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OPEN COLONNA

Il ristorante visto dal bar

la luce la devi accendere il pi첫 tardi possibile,


OPEN COLONNA

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luce, libertÀ, arte. 3 domande ad antonello colonna Protagonista dell’Open Colonna è la luce, un elemento che sappiamo esserle a cuore. La luce è fondamentale per me, le mie ricette sono come dei quadri. Bisogna saper guardare e vivere senza chiederne di più, senza moltiplicare artificialmente le fonti, perché la luce è già presente. La luce va domata, non è necessario sovraccaricarla. Vittorio Storaro, che è un grande artigiano più che un tecnico della illuminazione, dice che la luce la devi accendere il più tardi possibile, se poi riesci a non accenderla, hai tutta la luce che vuoi. Più della confusione di mille faretti, spesso è sufficiente la precisione di una sola candela, come dimostra il rappor-

Open Colonna, open davvero sia per la luce che per l’ac-

to diverso che la ristorazione di alto profilo

cesso.

ha con la luce nelle grandi città come New

La più grande soddisfazione per me di questo posto è vede-

York, un rapporto che diventa rispetto.

re le persone entrare e non mangiare, questa è libertà, civiltà, è democrazia. Perché se lei entra in un qualsiasi ristorante del mondo o in un qualsiasi bar dopo un po’ qualcuno le chiede: vuole qualcosa? Qui c’è gente che arriva e si mette seduta, si rilassa e se poi accenna ad attirare la nostra attenzione noi ci facciamo avanti. L’Open non è il semplice

Immaginiamo che realizzare una cena in un luogo come l’Open Colonna la influenzi: la presenza dell’arte si fa sentire? Ne subisco molto volentieri il fascino. Per i primi tre mesi d’esordio mi sono sentito compagno di avventura di Kubrick e Rothko, ho condiviso con loro questo spazio, anche io in un certo senso presentavo la mia cucina come questi due grandi maestri presentavano le loro opere. La differenza tra Labico e l’Open sono i flussi delle persone. Cambia la filosofia e la consapevolezza. Per 20 anni ho deciso che la missione doveva

punto di restaurazione di un museo, sia perché il Palazzo delle esposizioni ha una fisionomia diversa dal museo, e poi perché la Serra è uno spazio autonomo e non una semplice location. E rimane uno spazio libero.

partire da Labico e non mi andava di parlare di più di 15 persone al giorno, poi le cose cambiano e devi parlare con 1000 persone al giorno, bisogna occupare le piazze!

se poi riesci a non accenderla, hai tutta la luce che vuoi


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OPEN COLONNA OPEN COLONNA ROMA::

Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale 06 47822641 OPEN::

ristorante 12,30>15,30 - 19,30> 23,30 bar 11>24 chiuso domenica sera e lunedi CITY LUNCH::

Lunedi > Venerdi Brunch::

Sabato e Domenica

Antonello Colonna è uno degli Chef più noti e apprezzati d’Italia. Si autodefinisce un anarchico dai fornelli, come titola anche la sua biografia, da Labico a New York. A partire dal 1985, anno della nascita del ristorante di Labico, del quale rimane emblematica la porta rossa, comincia un’intensa attività di eventi e di rappresentanza della sua cucina nel mondo, assecondando uno spirito vulcanico ma con i piedi ben per terra, senza inseguire l’originalità ad ogni costo. Impossibile dare di conto di tutte le occasioni mondane, istituzionali e private in cui è stato coinvolto con entusiasmo Colonna. Ha avuto la gestione della ristorazione per i Campionati Mondiali di Calcio di Italia ’90 e le Olimpiadi di Sidney, così come per conto di Ferrovie Italiane e Alitalia, per la Festa del Cinema di Roma e gli Internazionali di tennis Bnl, è stato inoltre lo Chef Ufficiale della Presidenza dei Ministri nel 2000. A Colonna è stata pure affidata l’organizzazione del matrimonio di David Bowie, le feste di Sting e di Bill Gates, oltre ai cerimoniali durante le visite in Italia di Woody Allen e alle cene per Kate Jarret e Diane Ross. Inoltre ha condotto una rubrica gastronomica televisiva per 5 anni, è stato testimonial per le principali case alimentari e per aziende pubblicitarie come Pirella Gottsche Lowe e altri.

L’ANARCHIA DEI FORNELLI DI ANTONELLO COLONNA FA IL BIS ALL’OPEN

Qui c’è gente che arriva e si mette seduta, si rilassa


OPEN COLONNA

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Il bar dell’Open Colonna. A destra il tavolo bianco Fronzoni bianco di A.G. Fronzoni e la libreria Bookshelf di Shiro Kuramata

e se poi accenna ad attirare la nostra attenzione noi ci facciamo avanti


CORSI SERALI IED CHI HA DETTO CHE IL DESIGN SI STUDIA SOLO DI GIORNO?

Prosegue la stagione dei corsi di specializzazione dell’Istituto Europeo di Design di Roma, percorsi di aggiornamento che si svolgono in orario serale. I corsi, di durata variabile, sono strutturati per assecondare le esigenze di coloro che desiderano aggiornare le proprie conoscenze su argomenti specifici. A Marzo partono tre percorsi che prevedono anche una borsa di studio ciascuno:

Fashion Styling La figura del fashion stylist è una tra le professioni in ascesa nell’industria della moda. La sua funzione è quella di “filtro” tra le maison di moda e la stampa, gestendo una rete di contatti con fotografi, agenzie di modelli e case di produzione. A questa figura è affidata la costruzione dell’immagine di moda come strumento di comunicazione con il pubblico. Il percorso comprende sia formazione culturale che pratica creativa e permette di accostarsi a diverse realtà della moda grazie alla presenza di docenti che operano in campo internazionale. Marketing e Comunicazione Il corso mira a sviluppare o potenziare abilità ormai fondamentali per operare con competenza in tutti i segmenti di mercato. È rivolto a persone che vogliono approfondire le proprie conoscenze di marketing e comunicazione d’impresa. Si rivolge quindi a quanti, lavorando già nel settore, si trovano a gestire singole azioni di comunicazione e ne vogliono comprendere l’intero processo, acquisire metodologie per migliorare la qualità del loro lavoro o semplicemente approfondire i temi legati al marketing, alla corporate communication, all’ufficio stampa, alla pubblicità, alle relazioni pubbliche e al lobbying.

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3D Studio Viz Max and Rhinoceros Il corso si rivolge a coloro vogliono approfondire la modellazione solida digitale. L’animazione tridimensionale trova applicazione in molteplici settori. Viene utilizzata nell’ambito della comunicazione visiva, nelle produzioni multimediali, nella rappresentazione progettuale. Tra i vari ambiti applicativi, risulta senz’altro oramai necessaria nelle simulazioni per architettura e industrial design. Il corso affronta lo studio e lo sviluppo delle tecniche di rappresentazione fotorealistiche tridimensionali ed in maniera specifica le problematiche relative all’animazione e presentazione del progetto, attraverso diversi software di riferimento.


DESIGNER POLIEDRICO IN ACTION Angelo Ricchiuti e Nonsolodesign

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DESIGNER

Angelo Ricchiuti è un designer nato nel 1976 a Ischia ma formato a Roma dove si è laureato all’Università La Sapienza presso la facoltà di Disegno Industriale; subito dopo ha vinto un concorso per un Master presso il Politecnico di Milano che gli ha dato l’opportunità di vivere una realtà molto fertile nel campo del design. Le diverse esperienze lavorative gli hanno dato la possibilità di cogliere sfumature e acquisire competenze in diversi campi: ha collaborato con l’azienda iGuzzini nel settore illuminazione, ha lavorato in Ducati, realizzato prodotti per uso medico quando si è trovato nell’Istituto di ricerca Olivieri e fatto esperienza nello studio ONdesign, disegnando prodotti per la Oregon Scientific, Alcatel, Bontempi, Cordivari e altri. Questa trasversalità gli ha permesso di portare innovazione di determinati settori in realtà di tutt’altro genere. Per le Industrie Olivieri, progetta e sviluppa l’estetica di tre prodotti di alta fascia per l’ampliamento della loro gamma. Acquisisce conoscenze di marketing, di comunicazione, di

ingegnerizzazione di prodotto e industrializzazione. Nel 2006 ha fondato Nonsolodesign Studio, situato in un vecchio casale sul lago di Castel Gandolfo ai Castelli romani, vicino Roma, dove si occupa di grafica e industrial design, portando con sè un bagaglio culturale non indifferente per un giovane della sua generazione. Lo studio che miscela diverse figure professionali, architetti, grafici, designer e progettisti, ha come idea imprenditoriale la progettazione incentrata sul design guardando alla funzione e all’estetica insieme da subito. La filosofia dello studio nonsolodesign è quella di pensare al design non come valore aggiunto, ma come attore principale sin dall’inizio del progetto, qualsiasi progetto. Non si “aggiunge” del design a un progetto già avviato, si tratterebbe di puro styling. Ma ogni oggetto viene studiato già pensando insieme a forma e funzione, cercandone la sintesi migliore. Angelo Ricchiuti ha da sempre saputo adeguarsi alle esigenze commerciali delle aziende e per questo

Power Tranxlator Traduttore simultaneo, selezione “Toshiba Hard Disk Drive Revolution”, selezione Museo Triennale di Milano/Mostra The New Italian Design. Aspiralibero Polti Aspirapolvere wearable e cordless.


DESIGNER

viene spesso chiamato a collaborare da quelle società design oriented che fanno della ricerca un valore aggiunto al proprio mercato. Non ci sono limiti ai settori di applicazione del design, il suo lavoro spazia dal complemento all’oggetto di tecnologia, fino ai motori e oltre. Le aziende vengono affiancate e assistite nello sviluppo del progetto: dalla fase di creatività fino all’industrializzazione del prodotto. Il team si avvale dell’uso dei più avanzati software 3D, render fotorealistici e modelli di studio. Oltre ad analizzare i diretti competitors aziendali, la ricerca è ispirata anche da fonti estranee alla natura del prodotto, che diventano stimolanti spunti progettuali. I mezzi utilizzati sono il web, riviste inerenti le nuove tecnologie e riviste di industrial design. Lo studio, inoltre, fa continuamente ricerche sulle tendenze sociali e del mercato, analizza trend e aspettative del cliente: da qui un forte contatto con la realtà del mondo contemporaneo e una grande attenzione verso la quotidianità e la sperimentazione. Si classifica tra i primi 10 al mondo, al Toshiba Hard disk Drive Revolution Design Competition con il progetto “Power Tranxlator”. Il lavoro, nato da uno studio sulla comunicazione, consiste in un traduttore che si interfaccia con due auricolari blue-

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tooth, acquisisce i discorsi e li trasmette tradotti a chi sta ascoltando. Un concept che vuole abbattere le barriere e le difficoltà nella comunicazione, spesso fonte di disagio e incomprensione. Il Power Tranxlator è stato selezionato dalla triennale di Milano per la mostra itinerante “The New Italian Design”. Dall’elettronica si passa all’ambiente domestico dove il giovane designer ha realizzato diversi oggetti come una serie di tazzine da caffè, “Vortex”, in fase di produzione, un portauova dal design accattivante che è stato esposto a Sidney alla mostra “Lazio Life Style in Australia” insieme ad un altro interessante progetto, “REXplorer”, una seduta realizzata utilizzando solo parti di una vecchia lavatrice, che ha vinto il terzo premio per il concorso indetto dall’ADI “Ex Eco, la seconda vita degli elettrodomestici”. Una menzione va fatta anche alla termostufa disegnata per Olivieri che è divenuto il prodotto di punta dell’azienda. Tra i vari progetti c’è anche lo sviluppo di un marchio, registrato a livello comunitario nelle categorie merceologiche di abbigliamento e comunicazione, sul quale sta facendo un lavoro di comunicazione importante per rafforzare l’identità del brand, “Parked”. Angelo è un designer che ha saputo coniugare creatività e vendibilità nelle proprie idee in un mix che oggi diventa fondamentale se si vuole emergere in settori così difficili.

Wave Portauovo, realizzato in collaborazione con lo studio “AE Appliances Engineering”


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ESCLUSIVO GLAMOUR ARDECÒ

DUE SHOWROOM COME GALLERIE DI DESIGN, SELEZIONATO MADE IN ITALY, IDEE PER L’UFFICIO E LA CASA Testi Antonia Marmo Photo Francesco Conti


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ARDECÒ

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Libreria Random, di Neuland Industriedesign per MDF Italia, sedia Spirit Air, di Baldanzi&Novelli per Arte’S by SitLand

Nel cuore luminoso, razionalista e direzionale, di Roma, lungo la grande arteria cittadina della Via Cristoforo Colombo, si può passare da un ideale spazio living-cucina di una perfetta casa contemporanea, a quelli che potrebbero essere gli ambienti del nostro ufficio dei sogni. L’esperienza, da provare, è possibile lasciandosi accogliere dai due showroom Ardecò, a pochi passi l’uno dall’altro, uno dedicato all’arredo uffici e studio, l’altro, nuovissimo, dedicato alle cucine e all’arredo casa. La Ardecò, dal 1988 azienda leader nel settore arredamento per ufficio, forte della sua esperienza e dell’attenzione continua al mercato, da un anno si è lanciata anche nel settore dell’arredo casa, con un particolare interesse per l’arredamento dello spazio cucina. Ecco allora due sofisticati showroom, complementari e unici, concepiti a metà tra vere gallerie del miglior design Made in Italy e dei laboratori progettuali, dove poter ammirare, scegliere e comporre pezzi e arredamenti per tutti i nostri

ambienti di vita, in linea con la tradizione artigianale rinnovata e le ultime tendenze. Ardecò infatti collabora solo con realtà prestigiose ed affermate del panorama dell’alta produzione italiana, in grado di soddisfare le richieste di una clientela esigente e con gusto che ricerca, attraverso il design, qualità, innovazione, sicurezza, linee e servizi esclusivi.

Dominano atmosfere minimal chic e glam, toni luminosi e freddi Tavolo Link, di Sergio Lion per Frezza Sedie Guest, di Sergio Bellin per SitLand Sedia Spirit Meeting di Baldanzi&novelli per SitLand

ARDECÒ OFFICE La trasparenza a giorno delle grandi vetrate sulla via di ingresso caratterizza entrambi gli spazi, invitando ad entrare e mostrando la bellezza di quello che espone e tratta. Così come i pavimenti di ardesia, altro elemento di continuità dall’uno all’altro showroom, definiscono piani materici, ottimo sfondo neutro scuro a contrasto per sottolineare il resto degli spazi e degli oggetti. L’ampio open space, riservato alle idee e alle linee per l’arredamento degli ambienti di lavoro, si svolge sui suoi 500 mq come una sequenza di spazi reali, nei quali prendono posto, continuamente rinnovati e variati nella disposizione, arredi delle primarie aziende del settore, nelle varie linee, capaci di andare incontro a tutte le esigenze della moderna organizzazione: operativi, semidirezionali, direzionali, sale riunioni, aule didattiche, sale conferenze e call center. A fare da cornice in chiave contemporanea, raffinata ma discreta, pareti e soffitti alti con rivestimenti in pannelli chiari o vetri retroilluminati, luci diffuse e schermi multimediali. Un elemento divisorio tridimensionale e curvo sospeso, che incorpora nel suo interno dei LED, quasi una scultura luminosa, serve ad organizzare la percezione dello showroom in aree differenti di tanti possibili uffici con tutte le loro componenti: dalle sale riunioni-conferenze agli spazi di attesa, dalle zone incontro


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Poltroncina Cup, di Sergio Bellin per SitLand

sale riunioni, spazi di attesa, zone incontro e relax, studi presidenziali e relax agli studi presidenziali. Lo studio di progettazione e l’area amministrativa dell’azienda sono a vista attraverso divisori trasparenti, totalmente integrati ma non invasivi. Dominano atmosfere minimal chic e glam, i toni luminosi e freddi, in linea con le filosofie e le caratteristiche di cura artigianale, rinnovata ed elegante essenza dei prodotti e delle ambientazioni proposte dai marchi distribuiti. Il massimo per stimolare produttività e creatività. Dalle sedie ai divani, dalle poltrone alle scrivanie, dalle pareti attrezzate e divisorie alle librerie, dai tavoli fino ai complementi d’arredo, Ardecò offre la migliore selezione di arredi contemporanei per l’ufficio: Frezza, IBoffice, Matteograssi, Sitland, Emmegi, Mdf Italia, Gallotti&Radice, Casamania, Colmas. Un design sempre innovativo e finalizzato alla massima funzionalità per nuove confortevoli modalità organizzative e comunicazione di valori di alta rappresentanza, che affianca la brillantezza e la pulizia del metallo e del vetro al calore indissolubile del legno, alla matericità della pelle e dei tessuti tecnologici.

Ad accoglierci nella vetrina su strada il divano Lounge della SitLand, su disegno di Sergio Bellin, dalle linee di insolito rigore, e subito all’ingresso la pluripremiata libreria Random di MDF Italia (Neuland Industriedesign). Bello pensarsi a lavoro ai tanti e diversi tavoli-scrivanie presenti: alto carattere presidenziale, tagli puliti e finiture leggere ma resistenti, che associano all’idea del prestigio l’eleganza di un’essenziale razionalità, combinando la geometria delle forme con materiali preziosi come il legno, il cuoio e il cristallo, o quelli più tecnologici sintetici. Una ricercata scrivania Gate della Colmas fa da contrappunto alla più tecnica Tiper di Roberto Danesi per Frezza. La linea direzionale Metron di Carlo Bartoli della Matteograssi presenta tavoli scrivania con mobili laterali di servizio, e un sistema di ergonomici tavoli per riunione. Tra le sedute direzionali d’eccellenza costruttiva e di disegno, si fanno notare la Spirit di Baldanzi&Novelli per la linea Arte’S della Sitland, espressione di sofisticata ingegnerizzazione (primo premio al Signed Design Award


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Frezza, IBoffice, Matteograssi, Sitland, Emmegi, Mdf Italia, Gallotti&Radice, Casamania, Colmas. 2002), e la poltrona 2Leather di Rodolfo Dordoni per Matteograssi. Di grande impatto visivo e comfort estremo, fanno bella mostra di sé le poltroncine Aretè di Franco Poli per Matteograssi, con la lavorazione brevettata del cuoio a rete ottenuta a laser, e le Path di Dorigo Design per SitLand, entrate nel Best Selection: Office Design 2003, trascrizione tridimensionale dell’essenza di un antico ideogramma; e sempre di SitLand le Cup (Sergio Bellin), con volumi accoglienti e misteriosi, successione di pieni e vuoti, superfici lucide. Flessibilità d’uso e leggerezza di segno che tende alla sottrazione del superfluo nelle sedie di nuova concezione, fatte per creare incontro: dalle Meeting di Frezza, alle Virgo (Dorigo Design) e le Guest (Sergio Bellin) di SitLand, fino alle X_Tile (Pastorino&Suarez) di Casamania. Qui e là, ad interrompere in maniera artistica la pulizia delle linee, si possono ammirare gli originali tappeti della Collezione Arte della designer Anghì per Artep Italia: i temi rievocano il fascino di celebri quadri del Novecento, nuove le forme e le lavorazioni di grande maestria.

design per nuove confortevoli ARDECÒ CUCINE Lo showroom living-cucine ci accoglie con al centro una bianca sensuale poltrona Scultura di Adriano Tolomei per Arte’S di SitLand. Su una superficie di 200 metri quadri trovano posto le cucine clou di due aziende leader, Valcucine e Snaidero. Lo spazio è organizzato in due parti parallele dedicate alle due case che ben restituiscono, pur con tanti punti di contatto, due mondi, due stili, ricreando in pieno le atmosfere di due modi di concepire la cucina. Qui si possono respirare le ultime interpretazioni dell’ambiente più vissuto e animato, cuore pulsante e sensoriale della casa, per comprendere come le nuove cucine vivano continuamente di evoluzione e personalizzazione, espresse in termini di flessibilità, comodità, facilità d’uso, bellezza, resistenza. Il mondo Snaidero rinnova la tradizione della cura artigianale classica con sperimentazioni di linee e tecnologie, mantenendo forti i punti di studio estetico, solidità, scomponibilità; ne è esempio massimo il modello avveniristico Acropolis di Paolo Pininfarina, appena presentato qui a fine 2007. Ma stavolta Poltroncine Aretè, di Franco Poli per Matteograssi 1880 Tavolo RA FX di Pierangelo Gallotti per Gallotti&Radice Tappeto di Anghì per Artep Italia

Pareti Areaplan Quadra, di Sergio Lion per Frezza Sedie Of Course, di Dorigo Design per SitLand Tavolo Raj, di Ricardo Bello Dias per Gallotti&Radice


modalitĂ organizzative e comunicazione di valori di alta rappresentanza


cucine che vivono continuamente di evoluzione e personalizzazione, espresse in termini di flessibilità, comodità, facilità d’uso, bellezza, resistenza.


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ad aprire l’area Snaidero di Ardecò è l’aerodinamica Venus, sempre su disegno di Pininfarina, ottimamente espressa nella versione laccata lucida bianca, nei suoi lievi volumi continui che racchiudono l’intera area operativa, le armadiature e il piano cottura a specchio. L’idea resa è quella di un inedito lusso fatto di sensualità materica e luce: faretti a LED sono inseriti nella mensola in alluminio a spessore ridotto per offrire durata, risparmio, benessere e qualità visiva. Se invece pensate ad una cucina dal colpo d’occhio più articolato, dovete vedere la Skiline, su progetto di Lucci Orlandini Design: in un design oltre gli schemi convenzionali, che non rinuncia a comodità e funzionalità, le superfici si svuotano e i volumi si curvano per dare forma a leggeri movimenti architettonici, consentendo di guadagnare spazio operativo. Se poi volete farvi un’idea vera di cosa significhino e di quanto contino ergonomia e sostenibilità negli arredi cucina e di come si traducano in design avanzato, con un’attenzione particolare

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agli stili di vita, al di là delle mode, potete venire da Ardecò a vedere il mondo leggero Artematica di Valcucine. Tante le cucine della linea, vere e proprie macchine per cucinare, che da un’impostazione unitaria versatilissima, su progetto di Gabriele Centazzo, introducono molteplici variazioni. Alta tecnologia, ergonomia e semplicità formale sono le caratteristiche principali. La necessità di avere tutto a portata di mano e di muoversi liberamente senza fatica e in totale sicurezza, trovano risposta nell’uso di materiali ecologici, nella possibilità di scegliere la posizione del pensile, l’altezza e la profondità del piano di lavoro, le modalità di apertura, e nell’avere sempre a disposizione, declinato in ogni modello, il sistema modulare del canale attrezzato che ospita in maniera innovativa diverse utilissime funzioni. È facile pensare a quanto possa essere piacevole vivere la cucina nell’Artematica Vitrum, che troviamo all’ingresso dello showroom, con le ante, il piano e i fianchi in vetro temperato colorato e la

Cucina Venus, di Paolo Pininfarina per Snaidero

Cucina Artematica Vitrum Arte, di Gabriele Centazzo per Valcucine Spremiagrumi Juicy Salif, di Philippe Starck per Alessi


Cucina Artematica Vitrum, di Gabriele Centazzo per Valcucine

cappa ad isola sospesa, o, a seguire, nella più calda e sobria Artematica Robur, con l’uso di spessori sottili di rovere. Infine, la sorpresa di incontenibile creatività della Artematica Vitrum Arte, con le superfici espressive di vetro con disegni ad intarsio proposti da giovani artisti, dal progettista o, addirittura, nati dalla vostra fantasia. A condire ancora di più in chiave design il living sono i pezzi delle collezioni Alessi, dai bestseller come il Juicy Salif di Starck, a quelli sperimentali della linea Officina come la serie E-LI-LI di Fuksas. Il vero valore aggiunto di Ardecò è l’offerta per suoi clienti di tutta una gamma di servizi integrati e controllo qualità, che le ha permesso di ottenere la certificazione del sistema gestione qualità dal 1999. Ardecò segue il progetto dello spazio uffici e cucine in tutte le sue fasi e componenti, costruendoli come un abito su misura per clienti che vogliano, attraverso i loro ambienti di lavoro, trasmettere status e valori aziendali, e attraverso cucine ben organizzate di grande qualità - vivere una quotidianità più piena. Grazie ad una struttura formata da personale altamente qualificato, è in grado di offrire un supporto accurato completo, dall’assistenza nell’acquisto, alla consulenza e progettazione, fino ad un pronta assistenza post-vendita. Si ricerca sempre la soluzione più conveniente e, nel caso, personalizzata senza perdere di vista la funzionalità e l’ottimizzazione degli spazi.

Ardecò è anche promotrice di eventi a tema e incontri con personaggi di alto livello del mondo industriale e creativo dell’arredamento, per offrire una vetrina di prestigio, ma pienamente calata nell’esperienza pratica, di divulgazione e comunicazione della cultura del design a Roma.


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COMPLEMENTO DI SPAZIO

Si chiamano complementi d’arredo, hanno un’anima versatile, allo stesso tempo utile ed estetica e a volte divertente e giocosa, sono pronti in maniera molteplice ad accogliere altri oggetti minimi e gesti della quotidianità, a combinarsi tra loro in variate configurazioni secondo tutti i desideri e le esigenze, in più sono da sempre campo libero di sperimentazione continua nel mondo del design per linee e materiali. Il mondo di Bellato porta con sé la grande esperienza maturata dalle origini negli anni ’60, quando il suo fondatore, Arturo Bellato, fu tra i primi in Italia a fare design di avanguardia sotto la direzione artistica di Joe Colombo, la grafica di Bob Noorda e designers del calibro di Cini Boeri, Giotto Stoppino e Rodolfo Bonetto. Oggi è un’azienda che ha ancora voglia di sperimentare: prodotti che si caratterizzano per il movimento, inteso come capacità di trasformarsi, scorrere, ruotare e trovare molteplici applicazioni, pur rimanendo saldamente legati alla ricerca della qualità propria della tradizione artigianale. Ad ampliare il proprio mondo è anche EmmeBi, che dalla sua esperienza nella “zona notte”, è arrivata oggi a proporre una linea di complementi d’arredo, un concept trasversale che si traduce in mobili e sistemi sempre caratterizzati da una forte originalità: design essenziale, soluzioni funzionali e innovative, massima versatilità, un mondo fatto di piccoli sistemi e di pezzi esclusivi, un’ampia varietà di soluzioni per “personalizzare” ogni zona della casa. EmmeBi si avvale della lunga collaborazione con l’affermato designer Pietro Arosio, a cui ultimamente si sono aggiunti nomi nuovi ma già apprezzati del panorama del design internazionale; a testimonianza della volontà dall’azienda di cogliere continuamente nuovi stimoli e allargare i propri orizzonti.

BELLATO Design: Pierpaolo Zanchin ISTANT_Serie di mensole/contenitori liberamente accostabili realizzate in rovere curvato, con estrema versatilità. Montate a parete o appoggiate a terra, sono adatte a tutte le zone della casa, ottimi anche come espositori per negozi.


BELLATO Design: Lievore, Altherr, Molina IBERO_Contenitori lineari o con sopralzo e piani estraibili e ante a libro, oppure con vani a giorno fatti per ricevere i molti oggetti della casa. In rovere o teak naturale, mentre gli interni laccati a contrasto alleggeriscono il rigore delle forme.


BELLATO Design: Tony Dilena BRUNCH_Tavolo quadrato che raddoppia la propria superficie per mezzo di un originale sistema di piani scorrevoli. La struttura è in acciaio satinato e nichelato e i piani sono in rovere tinto wengÊ, rovere light o laccato opaco da cartella colori.


BELLATO Design: Patrick Knoch BABELE_Struttura verticale in acciaio cromato lucido o cromato nero, aperta su tutti i lati, disponibile in due altezze. I libri, i CD, i DVD, le riviste inserite liberamente, fanno di Babele un’esposizione temporanea e colorata e scultorea.


BELLATO Design: Luciano Bertoncini LA VENDETTA DI ULISSE_Porta Cd o DVD – Video Tape in lamiera verniciata argento, arcuato da due tiranti in cavetto di acciaio. Può essere fissato alla parete e contiene sino a 100 Cd oppure 50 Cd e 50 DVD circa.


EmmeBi Design: Pietro Arosio E_BOX_Un contenitore multifunzionale e versatile facilmente declinabile in qualsiasi ambiente, caratterizzato dal gioco delle linee che si rincorrono in un rompicapo di forme, figure e colori. In laccato opaco bicolore nei 23 colori della collezione. Emmebi Design: Lievore Altherr Molina BRERA_Libreria disponibile in diverse dimensioni con alcuni elementi verticali che interrompono la continuità lineare dei piani. È possibile, in fase di assemblaggio, decidere se avere gli elementi “aperti” o “chiusi”, personalizzando la composizione.


EmmeBi Design: Duccio Grassi e Simone Cagnazzo FLÒ_Semplicità delle linee e leggerezza lo rendono declinabile in qualsiasi ambiente. Integrato nel contenitore si trova un vaso estraibile in cristallo color fumè. In due versioni, una classica in lacca lucida bianca e l’altra glamour con le ante serigrafate a motivo floreale.


EmmeBi Design: Pietro Arosio GEORGE_Tavolo rettangolare nel quale è possibile fissare le gambe, in metallo cromato lucido, alle estremità del piano oppure rientranti in qualsiasi posizione. Piano disponibile in diverse finiture: laccato opaco e lucido, wengÊ, ovangkol o ebano. In diverse misure e anche in versione rotonda.


EmmeBi Design: Carlo Cumini RUBIK_Ispirata al cubo magico degli anni ’80, è una libreria bifacciale, con un elemento verticale salvaspazio dal movimento dinamico e cubi sovrapponibili fino a un massimo di 7 elementi con base in acciaio, che, girando, permettono di variarne la configurazione.


EmmeBi Design: Pietro Arosio TOOLBOX_Contenitore componibile a cassetti o ante con la possibilità di creare innumerevoli composizioni per la casa e l’ufficio.


Testi Daniela Di Chianti Photo Elio Rosato


quotidiano straordinario atene, berlino, barcellona, dubai, londra, milano, mosca, parigi. inaugura anche a roma il falper store, uno spazio in cui le atmosfere del design del noto brand suggeriscono soluzioni per la stanza da bagno dal mood decisamente creativo.


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falper roma

FALPER ROMA ROMA::

Via Sicilia, 155 ON-LINE::

www.falper-roma.it Designer::

Claudio La Viola Enrico Mari Grego L+R Paolmba Paola Navone Michael Schmidt

Sempre piÚ aziende mirano l’ambiente del design romano per la diffusione dei propri prodotti, segno evidente di un crescente interesse del pubblico della Capitale verso questi prodotti. Si sa, le aziende investono laddove le proprie realizzazioni possano trovare un consenso interessante. Segno positivo quindi la prossima inaugurazione del Falper Store di Roma. Si tratta di un open-space angolare, caratterizzato da vetrate sempre illuminate che permettono anche alla prima occhiata di notare un angolo in cui il mood, le atmosfere di relax e le originali forme del design, proiettano chiunque ad immaginare quelle soluzioni nelle proprie stanze da bagno.

Spesso ci si accorge che si sta ammirando un dettaglio riflesso, Lavabo Peace Hotel - Paola Navone


falper roma

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Lo store è situato nella zona di Via Veneto, e non può essere un caso quello di proporre un prodotto dallo stile trend, elegante e ispirato dall’eccellenza in una zona le cui altre locations hanno le stesse caratteristiche. Durante la settimana frequentatissima zona business-oriented, nelle ore serali e nei week end signorile zona residenziale; questi sono gli ingredienti che permettono una veloce “fotografia” del posto durante le pause di lavoro e allo stesso tempo una rilassante visita nel tempo libero per apprezzare la collezione Falper. L’open-space dello store si articola su una superficie di 90 mq ed è il risultato dell’applicazione del format che Falper design ed Enrico Marigrego Architects hanno progettato per gli showroom che l’azienda sta inaugurando in Europa e fuori Europa. Entrando nello store si avverte subito la divisione in diversi ambientazioni, tutte comunque ispirate al mood Falper. Si tratta di 8 soluzioni che vedono protagonisti i lavabi e le vasche Falper ma che non tralasciano tutti i fondamentali accessori che fanno di un spazio un ambiente sofisticato. Piastrelle e pietre naturali, rubinetteria, legno, illuminazio-

in realtà è posizionato semplicemente alle nostre spalle

ne e specchi. E proprio questi stessi specchi assicurano l’emozione dell’esposizione. Non di rado infatti accade di accorgersi che si sta ammirando un dettaglio riflesso, che in realtà è posizionato semplicemente alle nostre spalle. Non è il risultato di un vezzo di prestigio, ma la volontà di ricreare in uno showroom il maggior numero di combinazioni possibili, facendo in modo che delle 8 “dichiarate” ne risultino poi molte altre da scoprire, tutto a testimonianza della reale versatilità delle soluzioni Falper. Oltre a quello che è evidente nello showroom, la nota azienda propone anche un lato meno visibile: la possibilità di ottenere un servizio che prevede la progettazione 3D degli spazi che ognuno voglia ambientare. Questo il risultato della innovativa gestione aziendale che Falper ha costruito negli anni, con l’intuizione di ciò che poi è accaduto: la sala da bagno diventa living. Per questo il Falper store di Roma offre un servizio grazie al quale è possibile sviluppare ogni spunto che proviene dalle soluzioni esposte. Personalizzare le dimensioni, interpretare i colori, le finiture e le combinazioni diventa quindi la realizzazione di uno stato d’animo.

Wall e S40 - L+R Palomba


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falper roma

Lavabo Gap - L+R Palomba

Falper punta al prodotto di inedito ed elevato livello di qualità ed entrando nello showroom di Roma i prodotti esposti testimoniano questa vocazione. Di enorme colpo d’occhio una “scultura”, la vasca Scoop, che cattura immediatamente l’attenzione di chi entra, pensata e disegnata da Michael Schmidt. Così come la vasca della linea Peace Hotel, essenziale e innovativa soluzione creativa firmata Paola Navone. Come già accennato, l’illuminazione nelle soluzioni Falper ricopre un ruolo essenziale e lo si capisce immediatamente nello store in cui lampade da terra, faretti direzionali e sferiche soluzioni sospese evidenziano le forme dei prodotti delle collezioni. Tra questi anche la rubinetteria, un connubio di successo tra lettering e design, realizzati grazie al progetto di Claudio La Viola. Non si può non notare la composizione della doccia che immediatamente riporta ad un intento antropomorfo. Carte da parati minimaliste, declinazioni di colore affidate alle piastrelle e ai legni, geometriche disposizioni che evidenziano le linee delle architetture dei prodotti, contribuiscono a costruire le ambientazioni proposte. Tutto il concept del Falper Store di Roma lascia così trasparire la decisa impronta che l’azienda riesce a lasciare nel vasto terreno delle proposte del design per la sala da bagno. Il successo del progetto di questi store risulta così estremamente riuscito, confermando uno dei nuovi trend delle proposte commerciali di settore: creare una tendenza forte è il passo decisivo per resistere alle mode e dar vita ad uno stile che dura. Eccellente proposta di design, qualità di produzione, declinazione del mood alle intere collezioni di prodotti coordinati e versatili, cura della presentazione e target di elevato livello fanno del Falper Store una proposta originale e l’inaugurazione dell’open-space di Roma un segno di forte carattere e richiamo.

Falper punta al prodotto di inedito ed elevato livello di qualità,


falper roma

Rubinetteria - Claudio La Viola

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Lavabo Shape - Michael Schmidt

nello store di Roma i prodotti esposti testimoniano questa vocazione.


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falper roma

Falper nasce oltre 40 anni fa dalla creatività e dallo spirito imprenditoriale di Guido Fallavena, Negli anni ’80 l’azienda sceglie la sala da bagno realizzando un praticissimo sistema doccia e alcuni accessori. Una studiata evoluzione in termini di qualità, know-how, tecnologie e studio dei materiali ha portato alla affermazione del marchio Falper come produttore di mobili per bagno di design con standard qualitativi di riferimento per il mercato. All’evoluzione tecnologica e produttiva dell’azienda è coincisa la collaborazione con importanti firme del design, quali Michael Schmidt, Paola Navone, Ludovica e Roberto Palomba, Claudio La Viola, Enrico Mari Grego, oltre che la crescita del team creativo interno Falper Design, ai quali si devono le realizzazioni più recenti. Il successo del progetto Falper, identificato dal suo stile elegante e dal design unico dei propri arredi, si riconferma nel 2007 con l’apertura del primo Falper Store a Berlino, città simbolo del design in Europa.

Athens Barcelona Berlin Bilbao Bologna Dubai Florence Lisboa London Madrid Milan Moscow Naples Paris Rome Sidney Tel Aviv Valencia

Vasca Scoop - Michael Schmidt


FALPER ROMA

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Il marchio Falper è oggi distribuito da alcune tra le più qualificate showroom nel mondo ed è presentato con allestimenti riferiti al mood aziendale. lo store di roma ne È l’ultimo esempio concreto.

Vasca Shape - Michael Schmidt


Photo G.Antoniali - Ikon nel laboratorio laboratorio Migotto, Migotto, S. Stino di Livenza -- Venezia Venezia Foto ambientata nel

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SHOWROOME

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SCHERMO E/O SPECCHIO

DESIGN CONNECTED

LCD 32 S_G TV GLASS MIRROR

AURICOLARE BLUETOOTH JAWBONE

Specchio, specchio delle mie brame, qual è il televisore più bello del reame? È proprio la domanda adatta a definire il nuovo prodotto Hantarex che, oltre ad offrire un universo di immagini spettacolari, è la massima espressione di estetica, design e innovazione Made in Italy, grazie al cristallo a specchio trasparente della cornice in alluminio frontale. Vanta un’ottima definizione grazie al suo sistema di correzione Dynamic Contrast, una risoluzione di 1366x768 pixels, un contrasto di 1.200:1, una luminosità di 500 cd/mq ed un angolo di visione sia verticale che orizzontale di 178°. E’ inoltre dotato di Tuner e Speakers integrati, installabili in molteplici configurazioni Home Theatre e Home Cinema per garantire un’esperienza cinematografica coinvolgente non solo per la vista ma anche per l’udito.

Non è solo bello da vedere, è anche bello da sentire o meglio da sentirci attraverso. La Aliph Jawbone ha dato il via alla produzione di un nuovo tipo di auricolare bluetooth, dall’aspetto gradevole e con un cuore hi-tech. Oltre alla bellezza, la tecnologia con cui è costruito, serve a ridurre il rumore di fondo: questo vi permetterà di telefonare in tutta tranquillità anche in mezzo al traffico cittadino, senza stordire l’interlocutore. Il sensore di cui è dotato controlla 500 volte al secondo la qualità audio, aggiustando di conseguenza il segnale ed eliminando gran parte dei rumori. Questo, di fatto, significa isolarci da ciò accade intorno a noi, senza interferenze nella qualità dell’ascolto. :: Design Yves Behar

:: Design Team Hantarex

HANTAREX

ALIPH

www.hantarex.it

www.jawbone.com


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SHOWROOME

BEL SENTIRE

CODICE TEMPO

ORE LEGGERE

STEREOPHONES KSC55/KSC9

OROLOGI 01THEONE

OROLOGIO KAJ

Tecnologia, qualità audio e cura estetica, regalano emozioni agli appassionati di home theater più esigenti e non solo. Nel modello KSC55 l’archetto posteriore è confortevole durante l’ascolto prolungato: diaframma polimerico rivestito in titanio per un’accurata riproduzione del suono, elemento dinamico progettato per una risposta in frequenza estesa, bobine in rame Oxygen-free per la massima chiarezza del segnale. Nelle KSC9 esclusivo design con clips morbide e flessibili per un miglior fissaggio intorno all’orecchio, elemento elettrodinamico e conformazione progettati per una migliore risposta sui bassi.

Un brillante nuovo concetto nelle modalità di rappresentare il tempo negli orologi, grazie alla tecnologia che diventa anche estetica innovativa. La caratteristica distintiva degli orologi TheOne è quella di mostrare l’ora su un quadrante-schermo attraverso un codice binario che usa delle luci LED che, accendendosi in corrispondenza di numeri, indicano le ore e i minuti. Tanti i modelli per lui e per lei che, come nel caso di Kerala Trance e Lightmare, variano anche l’associazione LED-numeri nella disposizione di questi sul quadrante, per una lettura immediata del tempo su linee orizzontali o radiale.

Nelle parole di Karim Rashid lo spirito di questo oggetto, in piena filosofia Alessi: “Credo sia importante non necessariamente abbellire a dismisura gli oggetti, ma mantenere una certa verità del prodotto, e che gli oggetti abbiano bisogno di toccare la nostra parte sensoriale, di elevare una certa esperienza e di essere umani. Ho collocato un meccanismo analogico in un perfetto ovaloide che è simbolo della tecnologia, del cosmo, del passaggio e della natura ciclica del tempo. Penso che la mia proposta come ad una estensione dell’essensualismo (riduttivo di sensualismo)”. In poliuretano, disponibile in diversi colori.

:: Design Team TheOne :: Design Team Koss

:: Design Karim Rashid

KOSS

01THEONE

Italaudio www.italaudio.it

www.01theone.com www.timetechnology.it

ALESSI www.alessi.com


SHOWROOME

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FAST FOOD DESIGN

MINICANTINA IN CASA

PASTA POT

WINE RUNNER

È un vero concentrato di innovazione, ma sfrutta un antico metodo di cottura suggerito dall’avere poca acqua a disposizione e ispirato al concetto di “concentrazione”, dove l’amido liberato dalla pasta resta legato agli alimenti. Tutte le operazioni di cottura si svolgono insieme. Prima si mette la pasta, poi si aggiungono tutti quegli ingredienti e l’acqua che andranno ad amalgamarsi nel condimento. È in trilamina, che distribuisce in modo omogeneo il calore; il cucchiaio, in melammina come il sottopentola, è adatto sia per mescolare che per servire il cibo e ha una forma che permette di accompagnare la curva di raccordo del fondo della casseruola. Il coperchio è caratterizzato da una tranciatura curva che permette la regolazione della fuoriuscita del vapore durante l’uso. È anche un elegante oggetto che offre sia spunti creativi per tutti gli amanti della cucina.

La tua piccola cantina in casa. Ogni volta che ci regalano una bottiglia di vino o decidiamo di acquistarne durante qualche viaggio, abbiamo sempre il problema di dove riporle, magari senza nasconderle o tenerle in verticale. Se non abbiamo una cantina attrezzata, possiamo esporre con stile le nostre bottiglie su questo pratico oggetto che permette di riporle in modo funzionale, sicuro e gradevole, fino a 6 bottiglie contemporaneamente. I materiali utilizzati ne conferiscono un altissimo grado di resistenza e sicurezza, essendo asettici e antiscivolo. Se non lo si usa, permette di riporlo arrotolato come una tovaglietta. Dal punto di vista del design è un oggetto che ricalca in tutto e per tutto i dettami del minimal giocoso scandinivian living. :: Design Jakob Wagner

:: Design Patrick Jouin per Alain Ducasse

ALESSI www.alessi.com

MENU www.artemmebi.it www.menu.as


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SHOWROOME

TRAME DI FOGLIE

OLTRE LO SPECCHIO

MARIA

FICTION

A volte il design si veste di natura ricreata artificialmente, offrendoci forme ispirate agli esseri viventi e ai loro meccanismi di vita. Qui una serie di moduli-Foglia si intrecciano fino a formare un decoro per ambienti e vetrine di esposizione o anche un separè all’interno di una stanza, ma il sistema è adatto anche all’esterno. Le decorazioni a merletto di ispirazione veneziana riproducono le venature della foglia in una unione tra naturale e artificiale con funzione di schermatura. Realizzata in polipropilene è disponibile anche addittivato con pigmenti termosensibili che permettono alla nostra foglia transgenica di cambiare colore con la temperatura.

Serie di specchi disponibili in due misure differenti (105x60 e 180x60), realizzati in un nuovo cristallo extralight con argentatura sfumata degradante, appesi a parete tramite un cilindro in metallo cromato. Lo specchio piccolo può avere sfumatura degradante verso l’alto o verso il basso. Oltre la funzione, qui gli specchi diventano complemento minimal chic con sorprendenti effetti e giochi di riflessi. Ha ricevuto all’ultimo Salone di Colonia, lo scorso gennaio, il premio nella categoria “materiali innovativi” l’International Innovation Award Cologne, istituito dal German Design Council per premiare prodotti d’arredo distintisi per il design, la ricerca di nuovi materiali, l’uso di tecnologie innovative e il ricorso a particolari soluzioni estetiche nella cura dei dettagli.

:: Design Luca Nichetto

:: Design Jean-Marie Massaud

CASAMANIA by FREZZA www.casamania.it Ardecò Via C.Colombo, 434/438 - 00145 Roma www.ardeco.net

GLASITALIA www.glasitalia.com


SHOWROOME

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VETRO COME SETA

LUCI IN SCENA

DAMASCO

TRIFLUO

Da un lavoro artigianale di grande maestria dei maestri di Murano, e dalle ultime sperimentazioni nelle tecniche produttive del vetro, nasce questa collezione di lampade (sospensioni, da parete, da terra, in varie dimensioni) realizzate con la tecnica “a bozzolo”: il corpo della lampada è ottenuto con l’applicazione manuale di “fili” di vetro fuso su di un corpo preformato in cristallo soffiato. Il vetro è disponibile in quattro tonalità: bianco, nero, cristallo o topazio trasparente. L’effetto è di grande eleganza e unicità: la luce filtra dagli intrecci e costruisce paesaggi luminosi d’incanto.

Utilizzando sofisticate tecnologie illuminotecniche, Trifluo è una lampada a sospensione che utilizza sorgenti fluorescenti RGB (red, green, blue) che consentono di ottenere infinite declinazioni della luce bianca, nelle sue diverse intensità e varietà delle temperature colore. La struttura è in alluminio, mentre il diffusore inferiore è in metacrilato primato, quello superiore in metacrilato trasparente. La regolazione delle funzioni avviene attraverso comando remoto a infrarossi. Si può impostare con emissione di luce diretta e indiretta. Per modellare la luce come una materia plastica e costruire i nostri scenari luminosi.

:: Design Paolo Crepax :: Design Franco Raggi

VETRERIA VISTOSI www.vistosi.it Ardecò Via C.Colombo, 434/438 - 00145 Roma www.ardeco.net

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SHOWROOME

POLTRONCINA À-PORTER

SEDUTI CON FILOSOFIA

MERMAID

KANT

Anticipazione Salone del Mobile ’08. L’archetipo della classica poltroncina, nella visione pura ed essenziale del geniale designer giapponese. In polietilene con la tecnica del rotazionale, lavorandolo come un tessuto. Da qui la sensazione di fluidità e plasticità formale per una seduta accogliente al primo sguardo. Un pezzo dalla leggerezza del segno grafico, volutamente non invasivo, creato per dialogare con diversi stili e ambienti. Una proposta in perfetta sintonia con la filosofia progettuale di Tokujin Yoshioka, alla ricerca di un design coerente con le funzioni d’uso e al tempo stesso emozionale e poetico. Dedicato ad un pubblico giovane, che ama i pezzi di buon design per una casa nomade e leggera.

Ispirato al celebre filosofo, che tende ad annullare la distinzione tra arte e natura, è uno gabello fisso o girevole con alzata a gas. Realizzato in polipropilene riciclabile, può resistere fino a 200 kg di carico. L’indipendenza del cuscino dalla struttura permette l’intercambiabilità tra i vari colori, con un totale di 63 combinazioni cromatiche. Adatto sia all’interno che all’esterno di ambienti domestici e contract, garantisce la salubrità dell’ambiente grazie alle proprietà antibatteriche conferite dalla tecnologia Polygiene. La base e il poggiapiedi, nella versione girevole, sono in pressofusione di alluminio. :: Design Karim Rashid

:: Design Tokujin Yoshioka

CASAMANIA by FREZZA www.casamania.it DRIADE www.driade.it

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H_DESIGN

piani a giorno

camminare sulla trasparenza

Testo Arch. Cristiano Tavani Photo Luigi Filetici


H_DESIGN

Eccoci di nuovo a presentare una casa romana! Stavolta l’intervento attento e ricercato dell’architetto ha portato ad una ristrutturazione in linea con le tendenze contemporanee dell’interior design sia nell’organizzazione degli spazi, che nelle finiture e nella scelta degli arredi. A dimostrazione che a Roma sono gli interni a permettere le maggiori libertà espressive e a riservarci piacevoli viaggi nello stile. L’appartamento, di circa 130 mq., si trova all’ultimo piano di una villa unifamiliare degli anni ’30 di tre piani che è stata, di recente, oggetto di un frazionamento in tre unità immobiliari distinte, una per ogni piano, acquistate da tre diverse proprietà. Lo stato dei luoghi dell’abitazione era costituito da un insieme di stanze comunicanti senza un preciso disegno e da una grande terrazza poco visibile e fruibile a causa di finestre strette e un salto di quota di circa 60 cm. dall’interno verso l’esterno. Il progetto, anche su volere della committenza, una giovane professionista, ha seguito un imput preciso: uno spazio fluido tutto abitabile in cui, grazie ad una nuova percezione degli spazi, la parte di soggiorno mescolandosi alla zona notte, avesse la massima proiezione verso la grande terrazza esterna di 160 mq. affinché il

UNO SPAZIO FLUIDO TUTTO ABITABILE IN CUI, GRAZIE AD UNA NUOVA PERCEZIONE DEGLI SPAZI, LA PARTE DI SOGGIORNO, MESCOLANDOSI ALLA ZONA NOTTE, HA LA MASSIMA PROIEZIONE VERSO LA GRANDE TERRAZZA ESTERNA

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ALLA PESANTEZZA DELLA PIETRA FA CONTRAPPUNTO

Il progetto degli interni è stato affrontato più come un problema di architettura che non come un problema di puro arredamento tutto diventasse un continuum annullando il dentro e il fuori, in cui ricevere amici e fare feste con molti invitati. Il progetto degli interni è stato affrontato più come un problema di architettura che non come un problema di puro arredamento. La distribuzione interna è stata modificata completamente: lo spazio è stato recuperato per meglio rispettare le esigenze di singoli individui senza figli a favore di spazi non convenzionali e i dislivelli esistenti sono diventati

un volano progettuale. Pochi gli elementi di arredo mobile, mentre la scelta è stata quella di privilegiare l’arredo fisso con elementi particolarmente caratterizzanti. Rigore geometrico, accuratezza nei materiali, massima trasparenza, luminosità, cura nel dettaglio hanno caratterizzato le scelte di partenza. Data la preesistenza dei tetti a falde e le travi in legno a vista, è stato rifiutato l’effetto “casale” troppo scontato, puntando più su uno spazio “loft” privilegiando nuovi punti di vista della casa a differenti quote e mescolando i quattro materiali che compongono i vari spazi: legno wengè, pietra St. Hubert, acciaio e vetro. Questi materiali individuano zone funzionali diverse, accentuano i dislivelli esistenti tra un ambiente e l’altro, mescolandosi anche tra loro. Gli spazi sono stati resi più fluidi e al tempo stesso


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IL SOPPALCO IN ACCIAIO LUCIDATO

più scenografici, attraverso gradini “ galleggianti “ dal forte spessore in pietra, diventando nella zona giorno larghe piattaforme su cui sedersi. Dall’ingresso alla quota sottostante del giardino, tramite una scala contenuta in una profonda fessura tra le mura e un parapetto in vetro strutturale, si accede al locale di soggiorno che si raccoglie intorno ad un camino centrale. Quest’ultimo, appeso al soffitto, divide otticamente la zona giorno conversazione e tv dallo studio, la cui parete di fondo è arredata con una grande libreria a tutta altezza. Il soggiorno, posto ad una quota leggermente più bassa del terrazzo antistante, risultava soffocato: per ovviare a questo problema è stato pavimentato in parquet scuro alla quota più bassa, a contrasto con le sedute in pietra chiara che lo delimitano concepite come dei blocchi compatti che galleggiano senza peso, alleggeriti anche dall’illuminazione sottostante. I cuscini interni, anch’essi su disegno, hanno schienali cilindrici retti da barre in acciaio inox che riprendono i due pilastri d’acciaio resi necessari dall’apertura della grande vetrata. Quest’ultima è stata aperta dal soggiorno sul terrazzo unificando e ingrandendo le piccole aperture preesistenti. Sull’altro lato del living su una piattaforma in pietra che si affaccia sull’ingresso si trova la zona pranzo in diretto contatto con la cucina in acciaio e vengè: i due am-


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bienti senza divisori, con due finestre uguali, prospettano anch’essi sul terrazzo. Alla pesantezza e alla matericità della pietra fa contrappunto il soppalco in acciaio inox lucidato, costruito da travi scatolari e pendini ancorati alle travi in legno presistenti. Questo ambiente, accessibile dallo studio, da una scala sempre in acciaio e vetro, in bilico tra la zona giorno e la zona notte, diventa uno spazio informale su cui sostare creando un gioco di trasparenze e riflessi che dilatano lo spazio annullando i confini tra le due zone, esaltando inoltre la doppia altezza dello spazio. In questo spazio sospeso e fluttuante, dal pavimento in vetro, il più caratteristico e originale della casa, trovano posto due elementi scultorei di design, due poltroncine ironiche a forma di fiore, un divano letto su disegno e un bagno per ospiti il cui volume in vetro sabbiato aggetta su quello padronale sottostante prendendo luce dal lucernaio sul tetto. Il soppalco affaccia anche sull’altro lato della casa, la zona notte mettendola così in sequenza fluida con gli altri spazi dell’abitazione.


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La zona letto, accessibile da un disimpegno caratterizzato da un lungo piano in pietra con specchiera destinato alla zona trucco e dal soffitto trasparente del soppalco soprastante, è inondata di luce da una finestra che si affaccia sulla vallata sottostante e da una finestra zenitale ritagliata sul letto realizzato su disegno pensato come la naturale prosecuzione del pavimento in legno. Il bagno padronale prosegue i materiali della casa, pavimento in parquet e rivestimento in pietra: questa sobrietà è rotta da un mosaico a parete dal disegno a forte impatto visivo sopra la vasca idromassaggio. Il bagno è attraversato nella parte alta a doppia altezza dal soppalco che da completamente trasparente diventa sabbiato ospitando il piccolo bagno per ospiti in mosaico rosa. Il terzo bagno con doccia è una preziosa e lucida scatola scura: mosaico nero con inserti platino, acciaio per le rubinetterie, una composizione di specchi a triangoli raddoppia lo spazio.

TUTTA LA CASA E IL TERRAZZO SONO PENSATI COME AMBIENTI INTIMI ILLUMINATI DA TANTE PICCOLE FONTI LUMINOSE, CHE SI PROPAGANO COME TANTE CANDELE ACCESE


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STUDIO ARCHITETTURA

La terrazza, nel tentativo di rendere il passaggio tra interno e esterno più fluido e immediato possibile, pensata come un tetto giardino monomaterico, è caratterizzata dall’unico colore beige della pietra St. Hubert ad eccezione del verde naturale delle piante all’interno delle fioriere perimetrali e dalle aiuole di verde artificiale inserite nella pavimentazione e sul tetto della piccola dependance-lavanderia. Le sedute esterne in muratura, grandi blocchi monolitici, proseguono lo stesso disegno e la stesse caratteristiche di quelle del soggiorno. Di sera il progetto dell’illuminazione artificiale è coerente con la ricerca del rapporto tra interno ed esterno: le luci si nascondono sotto le sedute in muratura del soggiorno e del terrazzo, e tutta la casa e il terrazzo sono pensati come ambienti intimi illuminati da tante piccole fonti luminose, che si propagano come tante candele accese.

CRISTIANO TAVANI Architetto ROMA::

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Collaboratori: Arch. Stefania Bruno, Arch. Giulia Roncoroni


L’USO DEI SISTEMI AVANZATI DI TECNOLOGIA DEL SUONO NEL PROGETTO DI INTERNI.

SOUND DESIGN ALTE PERFORMANCE TRA SUONO, SISTEMI TECNOLOGICI E SPAZI INTERNI RESIDENZIALI


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SOUND DESIGN

ALTA FEDELTÀ CON STILE AVANZATI SISTEMI E PRODOTTI DI DIFFUSIONE DEL SUONO INFLUENZANO L’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE DELL’AMBIENTE CASA, E NE SONO INFLUENZATI. UN’INTERAZIONE POSSIBILE TRA STILE E ALTA QUALITÀ DELL’ASCOLTO.


SOUND DESIGN

La musica e i suoni negli ambienti in cui viviamo amplificano le emozioni accompagnando la nostra quotidianità. Bello abitare in una casa dove sia possibile conformare il suono come una materia viva plasmabile secondo i nostri desideri, determinandone proprietà e variandone l’ascolto, personalizzando ogni scelta e aspetto correlato. Ancora più bello se tutto questo viene reso materialmente realizzabile attraverso l’uso di potenti tecnologie, impianti e sistemi, che non siano percettivamente invasivi, ma che risultino in armonia spaziale con gli ambienti. Da sempre sono innegabili gli stretti rapporti tra una buona acustica e la conformazione degli spazi interni. La qualità di diffusione del suono - e di conseguenza la qualità del nostro ascolto - negli ambienti interni residenziali è intimamente connessa con le caratteristiche dimensionali e formali degli spazi della casa, oltre a dipendere dal livello qualitativo dei sistemi tecnologici impiegati. I sistemi audio adibiti alla distribuzione del suono nell’insieme dell’abitazione stanno vivendo uno sviluppo ed una diffusione intensi. In passato un impianto multiroom coincideva con la collocazione dei diffusori in varie stanze ed

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il loro controllo avveniva solo agendo sull’impianto principale, che ovviamente non poteva che risiedere in un unico locale. Cosa si ascoltava e il volume al quale avveniva erano identici in ogni stanza, al limite si poteva decidere in quali stanze attivare o disattivare i diffusori, ma anche questa operazione veniva eseguita dall’impianto centrale. Oggi i temi legati alla qualità del suono negli ambienti interni si legano a tutta una serie di nuovi aspetti che riguardano l’integrazione di varie funzionalità che interessano, oltre la diffusione e l’ascolto della musica e dei suoni, anche l’intrattenimento e la multimedialità nel loro senso più esteso e contemporaneo. Scegliamo sempre di più per le nostre case impianti di home cinema e home theater, che ci consentono di provare l’esperienza di una fruizione di immagini e di audio di altissima definizione. Domotica, mobile comuncation, gaming, web, sistemi interattivi ed audio tattili, comfort audio a tutti i livelli, rappresentano oggi una nuova frontiera di possibilità espressive, sia riguardo agli aspetti di inserimento formale-spaziale, che relativamente alle potenzialità di resa e creazione di effetti negli spazi architettonici. Possiamo vivere un’immersione totale, tramite avanzatissime tecnologie ormai alla portata di tutti, che renda partecipi tutti


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SOUND DESIGN

i nostri sensi per una percezione audio-video coinvolgente al massimo. Oltre la musica, oggi il suono può costituire materia ed elemento di personalizzazione ed estetica per creare nei nostri ambienti dei veri e propri scenari sonori. Prodotti sempre più elettronici, immateriali e rappresentati da software, aprono delle opportunità vastissime nella progettazione dei micro-paesaggi sonori emessi dai nuovi oggetti accolti dal nostro quotidiano. Software permettono di gestire i suoni all’interno per configurare ambientazioni sonore differenziate e personalizzate all’interno della casa legate alle varie funzioni e ambienti e per assecondare le nostre voglie. I sistemi e le tecnologie che permettono questo nell’ambiente domestico corrono di pari passo allo studio del design delle forme e delle installazioni. Sono molti oggi i marchi di tecnologia che lavorano ad una totale integrazione delle forme e delle funzioni, dagli oggetti alle possibilità di inserimento negli arredi e negli elementi costruttivi. Il fine è quello di garantire un suono omnidirezionale con il risultato di un

Prodotti sempre più elettronici, immateriali e rappresentati da software, aprono delle opportunità vastissime nella progettazione dei micro-paesaggi sonori emessi dai nuovi oggetti accolti dal nostro quotidiano


SOUND DESIGN

suono ricco e tridimensionale, adottando soluzioni esteticamente coerenti e gradevoli. Utilizzare la nuova diffusione sonora multicanale significa disporre di totale libertà di ascolto, in quanto simultaneamente da ogni stanza è possibile scegliere la sorgente sonora desiderata, regolarne il volume, selezionare il brano del CD o la stazione radio, il tutto in maniera indipendente nei vari ambienti. L’ampliamento gamma in termini di diffusori e altri dispositivi consente di trovare sempre la giusta risposta a qualsiasi esigenza. Si progettano diffusori in armonia con l’arredo o addirittura, per gli spazi esterni, immersi nella natura. Possiamo ascoltare i brani preferiti, differenziati, attivabili tramite sensori o touch screen e telecomandi, nei diversi ambienti e con un unico impianto multi-room, che comprenda però differenti dispositivi. È finalmente possibile far dialogare coerenza formale, interattività, bellezza e qualità di ascolto, per una vita nei nostri ambienti quotidiani più in linea con i nostri desideri di semplicità e coinvolgimento tra i nostri sensi e lo spazio.

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Tutte le immagini pubblicate sono state fornite dalla Jamo, azienda leader nei sistemi e impianti sonori per tecnologia e design, tramite il distributore italiano Italaudio. In particolare si riferiscono a prodotti delle linee Aesthetic e Reference. www.italaudio.it www.jamo.com


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EVENTI

AMATE L’ARCHITETTURA

MOSTRA ITINERANTE, 100 OPERE PROGETTATE E REALIZZATE IN PROVINCIA Si è inaugurata nel porto di Civitavecchia, presso le Antiche Pescherie, luogo storico della città. Un allestimento suggestivo dove un mix di musica lounge, luci colorate radenti le pareti aiutavano alla lettura delle varie stratificazioni del manufatto. Dal 14 marzo la mostra sarà a Tivoli, antica città latina, che si impone nel panorama artistico internazionale per la ricchezza del suo passato, ospiterà la mostra presso il Santuario di Ercole Vincitore, edificio di particolare pregio architettonico della città. Infine, dal 4 aprile, nella città di Colleferro, all’interno di due capannoni dimessi del polo industriale denominato K4 e K5, la mostra assumerà un volto diverso, metterà in comunicazione le opere architettoniche con il settore industriale e produttivo del territorio. A chiudere il percorso dei 100 progetti, la serata conclusiva il 15 aprile alle 18.00 a Roma presso l’Acquario Romano, sede dell’Ordine degli Architetti, dove una giuria selezionata premierà il progettista della migliore opera realizzata in provincia e la sua committenza.

Curatori: Enza Evangelista, Antonio Marco Alcaro, Nicola Auciello. “Amate l’architettura, la antica, la moderna…Amate l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato - ha inventato - con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita”. “Amate l’Architettura” dallo storico saggio di Gio Ponti pubblicato nel 1957, a cui l’architetto ha affidato la sua poetica, in cui esalta il legame esistente tra l’amore per il proprio paese e l’attenzione ed il rispetto verso l’Architettura, nasce il titolo di un evento dedicato all’architettura contemporanea. Promossa dall’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia con il patrocinio della Provincia di Roma e del Ministero dei Beni Culturali attraverso la Darc, l’iniziativa è volta a sensibilizzare Amministrazioni pubbliche, committenti privati, imprese di costruzione edili, al fine di incentivare interventi urbanistici ed architettonici di qualità. La provincia si anima, offre un’occasione d’incontro tra la dimensione artistico-culturale e quella di carattere puramente tecnico ed amministrativo. Opere architettoniche realizzate e progetti in via di sviluppo si inseriscono in un tessuto sociale e culturale, per potenziare le risorse disponibili e per destare maggior interesse e rispetto verso il legame con il territorio. Una mostra itinerante che attraversa tre luoghi suggestivi, dove la ricchezza storica si incontra con quella artistica.


EVENTI

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15 STUDI ROMANI. 15 NUOVE SFIDE PER LA CITTÀ DI DOMANI

GALLERIA D’ARCHITETTURA “COME SE”, SELEZIONE DI PROGETTI DI URBAN DESIGN A PARTIRE DA ROMA LivingRoome segue gli studi di architettura. Ritrova quelli protagonisti delle sue pagine in autorevoli mostre della Capitale. La mostra “Quindici studi romani. nuove sfide per la città di domani”, curata da Antonino Saggio e coordinata da Rosetta Angelini, dopo una prima tappa all’Auditorium di Roma parco della Musica, trova il suo spazio per farsi vistare nella nuovissima architectural gallery “Come se”, nel cuore storico del quartiere San Lorenzo, a partire dal 14 marzo. Per la prima volta da molti anni a Roma la mostra presenta una selezione di studi protagonisti del panorama architettonico contemporaneo, alcuni dei quali apparsi già con i loro lavori sui numeri precedenti di LivingRoome: AeV Architetti associati | Architecture and Vision | Centola & associati | Delogu Architetti Associati | Giovanni D’Ambrosio | Bioprojectgroup | King Roselli Architetti | Giammetta & Giammetta | Ian + | Labics | Ma0 | Nemesi | N! Studio | Schivo | T studio. Saranno esposte in questa occasione un campo vasto di sperimentazioni e di realizzazioni che hanno interessato sia la città di Roma sia altre aree metropolitane e che indicano una serie di strade innovative e stimolanti da seguire sempre più intensamente nei prossimi anni.


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EVENTI

PASTOE LANCIA UN’EDIZIONE LIMITATA DI A’DAMMER, UN’ICONA DEL DESIGN DEL 1978 PRESENTATO A ROMA PINGUIN, LA VERSIONE RINNOVATA

Trent’anni fa l’azienda olandese Pastoe introdusse A’dammer, un originale mobile verticale del designer Aldo van den Nieuwelaar (1944), divenuto poi uno dei mobili olandesi più conosciuti e più venduti, un vero “best seller”. Per festeggiare questo successo, Pastoe presenta ora un’edizione limitata di quest’icona del design olandese: Pinguin, la variante con la pancia, negli allegri colori rosa e turchese ed in tiratura limitata di 250 pezzi. Eccezionalmente a Roma, l’incontro si è svolto il 7 marzo presso lo showroom Magazzini Generali. A’dammer viene chiamato comunemente “il paletto”. Infatti, il mobile alto e snello ricorda il caratteristico paletto tipico delle strade di Amsterdam. Tuttavia, non fu la forma particolare a rendere questo articolo uno dei mobili più venduti in Olanda. Caratterizzante era soprattutto l’anta avvolgibile scanalata con cui si apre e si chiude il mobile. L’A’dammer fu il primo mobile con anta avvolgibile in pezzo unico. Quest’anta in materiale plastico scompariva letteralmente quando il mobile veniva aperto. Le profonde scanalature dell’anta avvolgibile permettevano la presa a qualunque altezza. Oggi l’A’dammer è un’icona del design nazionale ed internazionale. Infatti il mobile ottenne un posto d’onore tra le creazioni del Dutch design del 20° secolo e nella bibbia del design 1000 Design Classics della casa editrice Phaidon. L’aspetto più spiacevole di questo successo è che l’A’dammer, probabilmente, è anche uno dei design più copiati. Pastoe ha dovuto intentare numerose azioni legali contro i produttori di imitazioni. Tuttavia, la dimostrazione migliore della qualità intramontabile dell’A’dammer risiede nel fatto che questo mobile conquista sempre le nuove generazioni, come sostiene Annemarie Bernasco, direttore marketing di Pastoe. “Negli anni settanta questo mobile trovava posto prevalentemente nel salotto, da dove si trasferì gradualmente nello studio di uno dei genitori. A volte A’dammer arrivò perfino nel garage, come comodo mobile portautensili. Difficilmente veniva scartato”. Questo design di successo non diede solo un impulso importante al fatturato, ma fu anche una conferma della visione lungimirante dell’azienda. Tale visione fu confermata dopo la seconda guerra mondiale nella filosofia “Abitare Bene”. Erano gli anni della ricostruzione del dopoguerra, i materiali scarseggiavano e vennero costruite case più piccole. Da qui nacque la necessità di mobili leggeri, flessibili e compatti, con una forma ben definita, che fossero, soprattutto economici. La durevolezza è ancora oggi uno dei punti fermi nella collezione Pastoe. Questa si esprime, innanzitutto, in un’elevata qualità, come spiega Annemarie Bernasco. “Tutti i mobili vengono costruiti a mano nella stessa fabbrica in Utrecht da quasi un secolo”. Altrettanto importante della filosofia di Pastoe è la “durevolezza estetica”. “Realizziamo mobili eterni, che rimangono belli, indipendentemente dalle tendenze”. Inoltre, un mobile Pastoe può sempre essere combinato con altri stili e marche. Questo perchè solo l’essenzialità e la forma pura lasciano spazio all’espressione del proprio gusto”. Durevolezza qualitativa ed estetica - l’A’dammer le ha entrambe. Si tratta di un mobile che non domina in nessun arredamento, eppure viene notato subito per la sua essenzialità e semplicità. Quest’anno l’A’dammer festeggia il trentesimo anniversario della sua nascita. Per festeggiare questa ricorrenza Pastoe ha realizzato un’edizione speciale, dal nome Pinguin, la variante con la pancia, negli allegri colori rosa e turchese. I Pinguin del giubileo saranno prodotti in una serie limitata di 250 pezzi in colori allegri e festosi.


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VINTAGE

Una Par ent esi mai chiu sa

Achille Castiglioni il design per via di togliere

di Valentina Gramiccia

Uno degli strumenti di scandaglio della realtà di Edmund Husserl era la “riduzione eidetica”. Questo strumento aveva lo scopo di ridurre un fenomeno alla sua essenza. Riduzione eidetica significa, quindi, allontanare dal fenomeno preso in considerazione tutti gli elementi accessori, per ridurlo alla sua ultima essenza. Achille Castiglioni, architetto e padre del design industriale italiano, pur non avendo avuto una formazione filosofica, nel suo lavoro sembra essersi ispirato proprio a questo principio. A lui gli orpelli, le sovrastrutture iperplastiche e le appendici non piacevano affatto. In un’intervista rilasciata qualche anno fa, parlando del suo metodo di ricerca, diceva: “(…) cancellare, cancellare, cancellare e alla fine trovare un componente principale di progettazione, alla ricerca del tratto minimo che serve alla funzione, per arrivare al ‘meno di così non si può ”. Ricerca, progetto e progettazione. Questi i momenti principali del fare design. Nulla a che vedere con la produzione artistica che si intrattiene unicamente sulle sue ragioni estetiche, essendo priva di scopo funzionale. Questa la lezione di Castiglioni, che indica nella ricerca il momento principale del progetto, ricerca finalizzata a dar risposta a esigenze specifiche. Si tratta di esigenze che mutano in rapporto ai bisogni dell’utente, della politica e dell’economia produttiva. Il design non è, infatti, una disciplina tassonomica, ma è il risultato di un atteggiamento mentale che è interessato a tener conto di aspetti umanistici, tecnologici, ecologici, e così via, valutati in una prospettiva dinamica e mutevole. L’elenco degli oggetti di design, frutto della creatività esplosiva di Castiglioni, è pressoché infinito, soprattutto nel settore dell’illuminotecnica. Solo per “fare luce” su alcuni, citiamo Luminator, Arco, Toio, Taccia, Taraxacum, ecc. Ma su di uno, uno solo di essi vorremmo soffermarci perché lo consideriamo particolarmente esemplificativo dello stile e dell’idea del design industriale espresso da Castiglioni. Stiamo parlando di Parentesi, frutto della collaborazione progettuale con Pio Manzù (storico designer e fotografo, figlio dello scultore Giacomo). Progettata nel ’69 e realizzata nel 1970 per Flos (azienda produttrice che da anni dà corpo e forma alla creatività firmata Castiglioni), Parentesi è una lampada a riflettore di luce diretta e orientabile con uno spostamento verticale. Lo schizzo iniziale di Manzù (scomparso prematuramente, prima che l’apparecchio venisse prodotto) prevedeva un contenitore cilindrico con un’apertura in cui la luce scorreva su un’asta ancorata con una vite. Castiglioni decide di sostituire l’asta con una corda di metallo e di eliminare la vite di ancoraggio, tramite una breve deviazione dell’asse che permette alla lampada di stare in posizione per semplice attrito. La struttura portante è essenzialmente costituita da un cavo d’acciaio inossidabile orientato verticalmente, agganciato al soffitto per mezzo di un anello a espansione sempre di acciaio con un appendice finale copri-foro di forma cilindrica, mentre l’aderenza a terra avviene attraverso un contrappeso in piombo rivestito in gomma nera. Il cavo è ancorato al basamento a terra, lungo il quale scorre un portalampada in tubolare. È il tubo in acciaio ad essere, a un certo punto della sua estensione, arcuato, assumendo la con-


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figurazione di una vera e propria “parentesi” (da cui il suo nome commerciale semplice ed efficace), su cui regge un giunto di gomma rotante a cui è fissato il portalampada. Lo scorrimento del tubo saliscendi ha luogo per semplice pressione della mano, in quanto sostenuto dall’attrito radente che si viene a creare lungo il tensore, impedendone lo scivolamento, una volta posizionato dove si desidera. Grazie alla mobilità della lampada sulla struttura a scorrimento, l’apparecchio rende possibile molteplici spostamenti del fascio di luce e del suo orientamento. Vincitrice, con l’azienda produttrice Flos, del Compasso d’oro del 1979, Parentesi è a nostro giudizio l’espressione massima del concetto di funzione applicato al problema-illuminazione, sintesi che non esclude un esito formale di ineguagliata efficacia. C’è chi sostiene che l’essenzialità delle forme e degli artifici tecnici di questo prodotto ne favoriscano la riproduzione in copia; siamo convinti che questo pericolo non avrebbe scosso Castiglioni. Il designer milanese soleva ripetere, infatti: “un buon progetto non nasce dall’ambizione di lasciare un segno - la firma del designer - ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l’ignoto fruitore che userà l’oggetto da noi progettato”. Se la copia aumenta la possibilità di utilizzo dell’oggetto da parte dell’utente che ben venga. Non è la soddisfazione dell’interesse formale e funzionale di pochissimi privilegiati che interessa Castiglioni. Ad essere messa tra parentesi è la vacuità di un atteggiamento aristocraticistico, a favore di una più vasta fruizione.

È il tubo in acciaio ad essere, a un certo punto della sua estensione, arcuato, assumendo la configurazione di una vera e propria “parentesi” Nato a Milano nel 1918, Castiglioni si laurea in Architettura nel ’44, presso il Politecnico. Il Funzionalismo e il Razionalismo, Le Corbusier, Terragni e Lingeri rappresentano le pietre angolari della sua formazione. Giovanissimo inizia a collaborare con i fratelli Pier Giacomo e Livio (un sodalizio destinato a durare a lungo), con i quali si impegna in numerose sperimentazioni sul prodotto industriale su vasta scala, fin dagli esordi alla VII Triennale di Milano. È a partire da questa esperienza che il metodo Castiglioni prende vita, ispirandosi a un progetto di integrazione dei livelli di progettazione in grado di mettere in rapporto interattivo designer, progettista, tecnico, industriale e utente. Cioè, un insieme di anelli di cui il fruitore è il destinatario ultimo. Dal 1969 al 1980, Castiglioni è ordinario presso la facoltà di Architettura di Torino e poi docente di “Disegno industriale” all’Università di Milano fino al ’93. Fondatore dell’Associazione Disegno Industriale (ADI), è vincitore del “Compasso d’oro” in più di un’edizione. Ma sono le soluzioni d’arredo a renderlo internazionalmente riconosciuto, tanto che il MoMa di New York ospita una sua un’antologica nel 1997, la più grande esposizione mai dedicata a un designer italiano. Si spegne nel 2002, a seguito di una brutta caduta nel suo studio milanese.

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CAV 6.6-AMPLI multicanale Video Out ZONE 1

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HOME ENTERTAINMENT, L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI. Home entertainment è il termine che definisce l’universo di dispositivi elettronici presenti in casa: Dvd player e recorder, lettori CD ed Mp3, home theatre, personal computer, decoder satellitare e digitale terrestre. L’integrazione di tali apparati con i sistemi di comunicazione e controllo che si trovano all’interno delle nostre abitazioni rende semplice ed indubbiamente attraente la fruizione di contenuti multimediali. La gestione integrata dei segnali audio/video permette, cioè, di diminuire il numero di apparati (è sufficiente un solo decoder, dvd player o personal computer) e di semplificare le operazioni. IL PROGETTO. Nelle ristrutturazione di questo appartamento a Roma, in zona Parioli, si è scelto di intervenire con un sistema integrato mirato alla gestione dell’home entertainment nell’ottica, appunto, di limitare il numero degli apparati elettronici presenti in casa offrendo comunque la possibilità di fruirne in qualsiasi ambiente ed in piena libertà di movimento. Si può selezionare musica da CD/Dvd, radio, Internet, iPod, computer; si può vedere un film direttamente dal lettore Dvd dell’home theatre, da Internet e da tutti i canali televisivi terrestri e satellitari, che naturalmente è possibile registrare sull’hard disk del computer.


LAB I componenti centrali della diffusione multiroom, trovano collocazione discreta ed elegante nel soggiorno, in posizione decentrata rispetto alla libreria a parete “Macbeth” in legno di pero, percepibile già all’ingresso, che determina l’organizzazione spaziale dell’intero appartamento ed enfatizza il tema del movimento come concetto ispiratore del progetto. I segnali audio/video distribuiti dal multiroom ci accompagnano quindi in tutta la casa, consentendo di godere dell’ascolto in ogni ambiente quasi fosse una unica, grande hall. Ma c’è di più. Se si vuole, è possibile selezionare contemporaneamente sorgenti diverse in ogni ambiente, assecondando i gusti personali di ciascuno. “Chi può mobilitare una foresta, comandare ad un albero di svellersi dalle radici abbarbicate a terra?” (Macbeth – Atto quarto – Scena I) SISTEMA MULTIROOM AUDIO / VIDEO. La soluzione tecnologica adottata, basata sulla totale interazione fra i diversi dispositivi audio/video, permette di gestire l’accesso a tutti i contenuti multimediali da un unico apparato. In ogni ambiente sono presenti: uno schermo LCD; un keypad per la selezione della sorgente, del volume e dei brani; una coppia di diffusori sonori incassati nel controsoffitto. Il sistema da noi utilizzato è composto da: • Amplificatore multicanale/controller RUSSOUND CAV 6.6 EU, per il controllo di 6 sorgenti da distribuire in 6 zone della casa; • Tastiere RUSSOUND UNO-S1 ed UNO-S2, entrambe con display alfanumerico; • Coppie di diffusori RUSSOUND SP-C623, 60 watt di potenza max; • Trasmettitori ad infrarossi per il controllo delle sorgenti connesse al multiroom; • Interfaccia per connessione iPod; • Home theatre SONY DAV-X1G; • Media center ACER Aspire Idea 510.

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Il media center utilizza come monitor uno schermo LCD 37” SAMSUNG e, grazie anche al sistema operativo Windows Media Center di MICROSOFT, offre in unico dispositivo le funzionalità di un completo sistema per l’intrattenimento domestico. La presenza di due tuner Tv analogico/digitale consente la visione e simultanea registrazione dei programmi televisivi. Inoltre l’accesso ad Internet in banda larga aggiunge lo streaming audio/video come ulteriore sorgente condivisa.

L’Arch. Roberto Renzaglia fa parte del gruppo sevenArchitects, attivo a Roma dal 1992. Negli anni ha affiancato all’architettura ed al design una sperimentazione delle tecnologie domotiche sempre più integrate con gli aspetti formali della ricerca architettonica. Attualmente si dedica alla progettazione e realizzazione di impianti di Home Automation. Via Deruta, 29 - Roma 06 78147889 Via S. Rufo, 45 - Rieti 3927485665 www.sevenark.com Il laboratorio di design dello studio sevenArchitects: www.sa-labdesign.com Il cablaggio, l’installazione e la programmazione dell’impianto multiroom sono stati eseguiti dalla Ditta I.S.D. Enterprise di Roma.


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