OLTRE I LUOGHI -Tra descrizione e Narravitità, AA.VV., 2018

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Oltre della Città Tonini”, Ala

Tutti i diritti riservati All right reserved © Copyright 2017 Editrice ISBNGliPerRobertaGiampaoloSilverbookPerSilverbookQuinlanProduzioniitesti:ProduzioniProniValtortalefotografie:autoriogliaventidiritto978-88-99390-25-9 EDITRICE QUINLAN San Severino Marche www.aroundphotography.it(MC) Con il contributo di: Media:

Fotografie

Progetto grafico Ilaria Montanari Grafiche Morandi, Fusignano

Testi Giampaolo Proni Roberta Valtorta

di Cesare GiovanniRomanoGloriaFrancescoEmanuelaLucaGiuliaFlavioDanieleGuidoGianniPieroMicheleBallardiniBudaDeluccaGoriGuidiLisiMarchettiMarchiNostriPalazziRaffaelliSalvatoriSanchiniZaffagnini

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i luoghi Tra descrizione e Progettonarrativitàacura di Comune di AssessoratoRimini,alleArti Ideazione Silverbook Produzioni 1Riminiottobre 2017 / 29 ottobre 2017 Museo

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Tra descrizione e narratività

Editrice Quinlan

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Oltre i luoghi

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Cesare Ballardini

Flavio Marchetti

Guido Guidi

Silverbook Produzioni ha intrapreso il progetto Oltre i luoghi (titolo che in un primo momento aveva un punto di domanda, a indicare la condizione di ricerca…) in quanto logica prosecuzione di Altri luoghi, (1992), di cui era già stato promotore. Altri luoghi fu un progetto espositivo quasi completamente mirato all’indagine degli spazi; si trattava, all’epoca, di un “naturale” riconoscersi in ciò che veniva considerato un ineluttabile procedere della fotografia. La scelta dell’attuale progetto ha radici profonde in ciò che è successo nella società e nella cultura fotografica in questi ultimi venticinque anni. Ci sono segnali che fanno pensare a una trasmigrazione da una fotografia dei luoghi al suo parziale affrancamento, all’indebolimento delle dinamiche legate alla descrittività del mondo, diventato ormai insondabile, senza limiti definiti e definitivi.

Silberbook silverbook-produzioni.tumblr.comProduzioni

Altri luoghi, 1992

Silverbook Produzioni Incipit

Piero Delucca

Crediamo che parte importante in questo cambiamento l’abbia avuta un pensiero maggiormente legato a cogliere l’essenza, una diversa collocazione mentale, una evoluzione della percezione, uno slittamento progressivo verso una concezione del tempo e dello spazio di tipo indeterministico, in cui prevale il senso di fluidità, con la “convinzione che il cambiamento sia l’unica cosa permanente e l’incertezza l’unica certezza” (Bauman); filosofia implicita [image: rhizomatic cloud], che fa venir meno l’idea di poter dire “come stanno realmente le cose, con esattezza”. La consuetudine di utilizzare grandi formati di ripresa che potessero garantire una grande ricchezza risolutiva, consentiva di portarsi in “cascina” molto “fieno”, un atteggiamento iscritto in una sorta di “passività attiva” dell’occhio meccanico, regime estetico di un’immagine come “scrittura muta” del mondo, elaborata poi in estenuanti considerazioni post produzione.

Romano Sanchini

si trattava solo di “effetto di realtà”, una messa in campo di una serie di strumenti linguistici e comunicativi atti a rafforzare l’idea di una rappresentazione distaccata e

Giovanninuovo.Zaffagnini

si sono come progressivamente dissolte, e questo descrivere, cristallizzando, non sarebbe più possibile, se non nei richiami malinconici al passato in stile decisamente calligrafico. Si è passati probabilmente da una fotografia che doveva risultare “trasparente” come se dietro non ci fosse l’operare del fotografo, “passiva” o “impassibile” appunto, ad una narrazione (perché sempre di narrazione si tratta), in prima persona, la qual cosa costringerebbe inevitabilmente a fare delle scelte ed inevitabilmente nulla di più lontano dalla “visione neutra”. Una visione che in origine faceva degli spazi deserti la propria cifra caratteristica, in cui l’abbondanza dell’extra umano stava ad indicare “simbolicamente” il non coinvolgimento dell’uomo stesso, se non come “figurina” retorica; una “passività flaubertiana” senza se e senza ma, lineare, simmetrica, ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa. Come Silverbook Produzioni e con Lungofiume project operiamo in un ottica che definiamo di “Nuova

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Francesco Raffaelli

Ferdinando Rossi

Tutte“oggettiva”.questecertezze

documentazione”, rimodulando un termine che implementasse concetti di indeterminatezza e discontinuità, simultaneità, a-focalità, modalità incongrue e inaspettate, uno scarto nei confronti della visione di un mondo che si presentava come il naturale svolgersi di un nastro continuo e ininterrotto. Ma tutto ciò è solo una premessa. Con Oltre i luoghi (2017), si tratterà, fenomenologicamente, in sintonia con lo spirito del progetto, di sondare e verificare, quanto emergano all’interno dei lavori degli autori presenti (gli “storici” di Altri luoghi più alcuni di generazioni successive), le tracce e i segni tangibili, di uno spostamento di linguaggio, di una diversa prassi di lavoro. Di un pensiero

Alla “luce” delle cose riprese. Alcuni hanno parlato di democraticità dello sguardo; Barilli, particolarmente legato alle poetiche “école du regard” parlava, non senza ironia, di attenzione alle “quisquiglie”; poteva trattarsi a ragione di una sorta di relativismo diffuso. Il semiologo direbbe che certamente

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Poi i luoghi sono diventati non-luoghi. Poi, super-luoghi. Prima con la sostanziale trasformazione delle città, e subito dopo con il calare sempre più capillare del modello urbano sulle provincie e sulle campagne, abbiamo assistito, e stiamo assistendo, a una sorta di cambiamento di scala degli spazi e degli oggetti, in un processo di progressivo decentramento, centrifugo si direbbe, di continua dispersione delle città sul territorio, verso, chissà, la formazione di inedite regioni metropolitane estese. La fotografia, nel contempo, è stata assediata dall’immagine video, mobile, duttile,

Hanno scelto il frammento: la fragilità, dunque, l’attesa, l’interrogazione. Ecco, questo tipo di fotografia, che non cerca grandi visioni e non cerca di compiere lo sforzo di abbracciare un mondo divenuto non misurabile, ma invece vaga nelle pieghe dell’esistente e si concentra in momenti improvvisi e provvisori su poche vaghe cose, intorno, ci dice quale è, oggi, la nostra realtà: viviamo tra punti di domanda.

I luoghi (termine difficile, di non chiara etimologia) se osservati a lungo potevano svelare, proprio grazie alla fotografia, alla cura e all’intensità con la quale essa veniva praticata, identità individuali e anche collettive.

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terreno arso dal sole, un solitario prato, una porta, un volto, i propri pensieri vaganti nel paesaggio: marginali i luoghi e marginali i pensieri.

Roberta Valtorta Storica e critica della Fotografia.

I fotografi affezionati alla fotografia hanno dato risposta al senso di disorientamento che ne è nato seguendo fondamentalmente due percorsi, visivi ed esistenziali. Da un lato hanno scelto la grande veduta dall’alto (antica, nobile, già ottocentesca, si pensi ai primi dagherrotipi delle città, si pensi al vedutismo in pittura) per compiere un ultimo tentativo di registrare e afferrare, chissà, la complessità, la modularità e la ripetitività delle strutture costruite dall’uomo, la convivenza di funzioni diverse nelle diverse porzioni del paesaggio, dal produrre all’abitare, dalla logistica distributiva ai terreni rimasti agricoli alle terre abbandonate. Dall’altro, con gesti brevi, hanno rivolto lo sguardo a un semplice muro, a una crepa nell’asfalto, hanno seguito misurati percorsi dietro casa, registrato il lampo di una luce che sembra un ricordo, l’apparire di una nuvola, le pieghe un

C’è stato un tempo, non lontanissimo, nel quale l’esercizio, talvolta anche quotidiano, della fotografia era vissuto come un valido, irrinunciabile modo per affrontare e capire i luoghi, vederne le stratificazioni storiche, trarne significati e memorie condivisibili.

Roberta Valtorta Quali luoghi, oggi Dove stiamo andando e qual è il rapporto tra noi e l’ambiente in cui viviamo e che noi stessi abbiamo costruito. Può la pratica della fotografia costituire ancora una ricerca privilegiata sulla dimensione spaziotemporale nella quale ci troviamo. Ecco che cosa ci chiediamo quando parliamo di immagini di luoghi, oggi.

e dalla camaleontica immagine digitale —le inafferrabili immagini della civiltà globalizzata—, mentre la disponibilità totale, la multiformità, l’onnipresenza della rete hanno dato alle nostre vite una dimensione spazio-temporale di un’ampiezza mai vista.

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In sintesi: un luogo è uno spazio che ha acquisito senso, significato, non sempre codificato, ma comunque collegato all’umano. «Bene. Ma cosa c’è oltre?»

Giampaolo Proni Oltre Oltre Oltre Guardo le fotografie di questa mostra nella bozza del catalogo. No, non trovo un filo comune. A volte fatico a seguirlo anche tra gli scatti di uno stesso autore. Mi pare di intravvederlo, poi all’ultima foto la frase finisce con un guizzo inatteso che frantuma il significato che stavo costruendo.

sono anch’essi a margine, tecnicamente impeccabili ma in un mondo casuale. E in effetti la macchina fotografica è forse l’unico mezzo espressivo che può usare senza sapere cosa produrrà. Non c’è più il fotografo né il suo soggetto: c’è un emergere di forme che appaiono spontaneamente, come fosfeni o sogni, parti di esperienza quotidiana a volte ossessive a volte oniriche. In questa riflessione collettiva non è il senso che emerge, al massimo appare come una coincidenza, un’apparenza; persino il suo rifiuto viene delicatamente (e saggiamente) evitato (perché il rifiuto del senso è senso). «Cosa resta? Cosa c’è dunque oltre i Quelloluoghi?»che

leggo in queste foto è la fotografia in sé, oggi una membrana tenue sulla quale si proiettano un mondo esterno muto, vago o infinitamente articolato e un mondo interno altrettanto ignoto, che tesse percorsi tra punti focali secondo logiche imprevedibili. Oltre i luoghi c’è lo sguardo che non ha né occhio né oggetto.

Giampaolo Proni Docente di diBologna.all’Universitàsemiotica,diAutoresaggieromanzi.

In uno spazio privo di senso non ci sono più luoghi. Se non ci sono più luoghi, non ci sono più persone. E se guardate queste foto, le persone sono sconosciute, prive di nome, prive di storia, senza un percorso. I titoli delle sezioni sono pretesti, indizi vaghi, o non ci sono. Ogni scatto, quando va bene, dialoga con quelli dello stesso autore, ha relazioni sintattiche o semantiche, di forma o di significato. Ma sono tutti mondi chiusi, uniti solo dal loro riflettere il mezzo, la fotografia. «Questo è rispettare il tema? Non so». Gli autori

Lo spazio si pensa, i luoghi si abitano. Lo spazio si attraversa, nei luoghi si sosta. Lo spazio è l’astratto, il luogo il concreto, scrive Andrea Tagliapietra.

La prova è che si tratta di una spiegazione ovvia. Il bello di molte soluzioni è che sono ovvie. Dopo averle trovate, ovviamente. La fotografia di ricerca oggi non può che parlare di se stessa. Se c’è un’espressione artistica che ha avuto la fortuna di perdere il proprio senso senza riuscire a trovarne un altro, questa è la fotografia. Nessuno di quelli che la praticano può dire di sapere che cos’è. Secondo alcuni neppure esiste più. Seppellita dal digitale che, moltiplicando vertiginosamente la quantità di scatti ha reso ‘la bella foto’ una questione statistica. Seppellita dal digitale che rielabora corpi e volti, crea dal nulla o ricrea tagliando i ponti con la realtà ‘là fuori’.

Ci penso e ci ripenso. Mi chiedo: “Ogni autore ha cercato di stare nel tema?”. E mi dico che non lo so, perché prima devo comprendere cosa vuol dire Oltre i luoghi

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Non certo i non-luoghi di Marc Augé, dei quali semmai si trattava nella mostra del 1992. Nessuno degli autori ha inteso così quell’‘oltre’. Oltre il luogo non c’è la negazione del luogo, il luogo privo di identità. Perché anch’esso è un luogo. Ma oltre il luogo non c’è neppure lo spazio vuoto, neppure gli spazi come geometrie di linee, piani, volumi. Forse qualche scatto può sembrare ricerca spaziale, formale, per capirci, quella dei tagli di Fontana. «No, non è una risposta azzeccata», mi dico. Alla fine, il suggerimento mi arriva da uno degli autori, da un’osservazione che fa sulla fotografia. È una traccia. La seguo. E sì, mi sembra la risposta migliore.

Storico e critico di fotografia, ha curato il progetto Archivio dello spazio della Provincia di Milano, ha collaborato alla costruzione degli archivi fotografici della Regione Lombardia, ha ideato il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano e ne ha assunto la direzione scientifica fino al 2015. Ha tenuto corsi universitari a Udine, Roma, Milano, e insegna ininterrottamente dal 1984 presso il Centro Riccardo Bauer di Milano. Ha curato molte mostre in Italia e in Europa e pubblicato numerosi saggi teorici e storici sulla fotografia come bene culturale, espressione artistica, strumento di lettura del territorio. Fa parte del comitato direttivo della SISF (Società Italiana per lo Studio della Fotografia).

Insegna semiotica all’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, e all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Faenza. I suoi interessi di ricerca sono: la semiotica e la filosofia di Charles Peirce, l’analisi qualitativa dei comportamenti di consumo e degli spazi urbani e in particolare la semiotica del progetto. Ha svolto attività di pubblicista sia in stampa sia in radio e televisione. Scrive anche narrativa e ha pubblicato diversi romanzi e racconti.

Roberta Valtorta

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Giampaolo Proni

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Cesare Ballardini Heimat

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Cesare Ballardini

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È nato a Fusignano (Ravenna). Ha studiato fotografia al Dams col Prof. Italo Zannier laureandosi con la tesi La fotografia pittorica e gli sviluppi del movimento pittorialista in Italia. Successivamente ha fatto parte dell’associazione culturale Figli del deserto, che ha curato la realizzazione della mostra e del libro Traversate del deserto, Ravenna, Essegi, 1986 Ha esposto in mostre personali e collettive. Sue fotografie sono conservate presso l’associazione Linea di Confine della Provincia di Reggio Emilia e la Galleria Civica di Modena. Lavora presso la Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna.

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Piero Delucca Un cerchio comune

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Un gruppo di

facendo?Cosadellaattornopersonaggialpozzominiera.stanno

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Piero Delucca

29biografia:

È nato a Rimini. Ha partecipato a L’insistenza dello sguardo (Venezia, 1989), a cura di I. Zannier e P. Costantini, e a due tranches de L’archivio dello spazio, Milano, 1994-1997, a cura di Roberta Valtorta e Achille Sacconi. E ancora: Fotografia Italiana anni ‘90 alla Fondazione Corrente di Milano e Il Tecnico del Dialogo alla Fotogalerie Rathaus di Graz. Del 1998 è la mostra Pagine di fotografia italiana 1900-1998 a cura di Roberta Valtorta, Galleria Gottardo di Lugano. Nel 2000 ha partecipa a Camere senza tempo, a cura di Angela Madesani. Nel 2000 ha ideato il progetto Intensive, una scena ultimativa, un lavoro articolato in più fasi sulla Fotografia Italiana contemporanea. Ha unito all’attività di fotografo quella di ideatore di progetti espositivi per la Galleria dell’Immagine di Rimini sulla Fotografia Italiana ed Europea. Nel 1992 con la Silver books ha ideato la mostra Altri Luoghi. Ha curato per la Silver Books Edizioni le collane Quaderni di Lang e Silver e-books. Ha pubblicato Web resume, cd-rom, Silver e-books Ed., 2003 e Lungofiume Luogo d’anime, Silverbook Produzioni, 2016. È tra i fondatori di Silverbook Produzioni con il preciso scopo di promuovere progetti fotografici e visivi in genere, in cui ricerca fotografica e new media confluiscono per indagare percorsi tendenti a superare la documentarietà dell’immagine in favore di una nuova visione progettuale. Lungofiume project, un work in progress, è uno di questi progetti.

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Guido Guidi Ronta, 2017

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39biografia:

È nato a Cesena. Nel 1959 si iscrive allo IUAV e poi al Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia. Segue i corsi di B. Zevi, C. Scarpa, L. Veronesi e I. Zannier. Inizia a fotografare nel 1956 e in modo continuo nel 1966. Dal 1970 al 2005 ha lavorato come fotografo presso Urbanistica allo IUAV. Dal 1989 è professore di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e fa parte del comitato scientifico del progetto Linea di Confine, Rubiera. Dal 2001 insegna alla facoltà di Design e Arti a Venezia. Ha esposto al Guggenheim Museum e al Whitney Museum di New York, al Centre Pompidou, alla Biennale di Venezia e al CCA di Montréal.

Guido Guidi

Tra le pubblicazioni: Varianti (Art&, Udine 1995); SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, Rubiera 2000); per il CCA di Montréal, Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (CCA - Monacelli Press, New York 1999) e Mies in America (CCA - Whitney Museum of American Art, New York 2001); In Between Cities (Electa, Milano 2003); Le Corbusier, Scritti (Einaudi, Torino 2003); Guido Guidi 1969-2004 (San Fedele Arte, Milano 2004); Guido Guidi PK TAV 139+500 (Linea di Confine, Rubiera 2006); Bunker. Along the atlantic wall (Electa, Milano 2006); Guido Guidi/Vitaliano Trevisan Vol. I (Electa, Milano 2006), Fiume (Fantombooks, Milano, 2010), A New Map of Italy (Washington, DC: Loosestrife Editions 2011), Guido Guidi, Carlo Scarpa’s Tomba Brion (Ostfildern: Hatje Cantz) 2011); La figura dell’orante. Appunti per una lezione (Edizioni del bradipo, Lugo, 2012); Cinque Paesaggi, 1983-1993, (Postcard / Iccd, Roma, 2013); Preganziol 1983 (MACK, London, 2013); Veramente (MACK, London, 2014); Guardando a Est (Linea di confine, Rubiera/ Koening Books, London, 2015). È presente nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, del CCA di Montréal, del SFMoMA (San Francisco Museum of Modern Art).

Flavio Marchetti Il surreale e il fittizio

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È nato a Misano Adriatico, dove vive e lavora. Si occupa di fotografia dal 1972. Ha collaborato con diverse agenzie e riviste del settore. Per lavoro ha viaggiato in oltre cento paesi nel mondo. Alla fotografia pubblicitaria e di reportage sociale, ha affiancato quella di ricerca creativa utilizzando anche tecniche fotografiche insolite. I suoi lavori sono stati pubblicati e esposti in Italia, Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente. Nel 1990 ha fondato la Silver Book Edizioni, che dal 2015 è diventata Silverbook Produzioni, che ha il preciso scopo di promuovere progetti fotografici e visivi in genere, in cui ricerca fotografica e new media confluiscono per indagare percorsi tendenti a superare la documentarietà dell’immagine in favore di una nuova visione progettuale.

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Flavio Marchetti

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È nato a Cesena. Opera sul ritratto fotografico dalla fine degli anni 80. Nel ‘95 è presentato da Italo Zannier al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Invitato con Guido Guidi, Lewis Baltz e Gilbert Fasteanekens al progetto Passaggi Fotografici Treviso 2004. Assieme a Romeo Castellucci ha pubblicato Hey Girl e con Lorenzo Cherubini Jovanotti il libro “Voi Siete Qui”. Con l’Università di Bologna e di Colonia ha realizzato il libro Ritratti di Scuola

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Francesco Raffaelli

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Romano Sanchini La complessità

L’evoluzione dell’intero sistema di vita sulla Terra è arrivata ad un evidente livello di complessità. Dall’800 a oggi il pensiero scientifico e filosofico ha trattato più volte il problema. Quella che da vari punti di vista constatiamo oggi è una Evidente COMPLESSITÀ STRUTTURALE a vari livelli del sistema vivente...

Queste immagini vogliono occuparsi di tale questione. Le fotografie vengono intervallate da pastelli ed acquerelli, dello stesso autore, che hanno la funzione di una specie di equivalente elaborazione mentale sulla complessità del naturale.

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Romano Sanchini

È nato a Pola. Vive e lavora a Rimini. Laureato in Fisica ha insegnato una materia tecnica in una scuola della Città. Da diversi anni si occupa di fotografia (da prima del ‘70). Il suo interesse maggiore è rivolto alla fotografia di paesaggio in senso lato usando la fotografia come “mezzo di simulazione” più che come documento. Successivamente l’obiettivo delle sue ricerche si è spostato sul meccanismo della comunicazione legato alle problematiche del messaggio fotografico. Attualmente si occupa di elaborazioni fotografiche digitali.

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Giovanni Zaffagnini La città inquieta

Altre volte mi riscuoto dall’interno del dormiveglia in cui ristagnavo, e immagini vaghe, di un cromatismo poetico e casuale lasciano fluire sulla mia disattenzione il loro spettacolo senza rumore. (Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)

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I ricordi ancora vivi ci parlano di viaggi, amori, speranze, delusioni, di una percezione mutevole del paesaggio a seconda dell’argomento e dell’esito della chiamata. Vedute filtrate da vetri segnati e appannati che richiamano le “vaghe immagini del dormiveglia” descritte dall’insonne Bernardo Soares.

Il mondo visto attraverso i vetri: dalla finestra nella Baixa per lo scrittore portoghese, dall’interno delle cabine telefoniche per il fotografo. Queste strutture (ma potremmo forse chiamarle “monumenti”) sono state in gran parte smantellate.

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Giovanni Zaffagnini

È nato a Bagnacavallo. Vive e lavora a Fusignano (Ravenna). Dalle ricerche etnografiche concluse nel corso degli anni Novanta, è passato alla fotografia di paesaggio con particolare interesse alle relazioni fra immagine e altre forme di espressione, ai linguaggi e alla sperimentazione. Collezioni: Bibliothèque Nationale de France, Paris; Canadian Centre for Architecture, Montreal; Galleria Civica, Modena; Istituto per i Beni Culturali della Regione EmiliaRomagna, Bologna; Archivio Italo Zannier, Venezia.

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Michele Buda Studio

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89biografia:

Michele Buda

È nato a Ravenna, vive e lavora a Cesena. È docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Ha studiato Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo all’Università di Bologna.

Nel 2005 ha esposto al Fotomuseum di Winterthur e l’anno successivo al SK Stiftung Kultur di Koln.

Nel 2017 la mostra personale accademia, tratta dal omonimo libro, è ospitata negli spazi della Galleria del Ridotto di Cesena.

Sue fotografie fanno parte delle collezioni di Linea di Confine per la fotografia contemporanea di Reggio Emilia, dell’IBC della Regione Emilia-Romagna, del Canadian Centre for Architecture di Montréal e del Fotomuseum Winterthur in Svizzera.

Tra le mostre si ricordano le personali alla Galleria Spazio Senzatitolo, Fotografie (2009) e One Day in Berlin (2013); alla Galleria Metronom, 9909 (2010) e Tricks and Falls (2012); alla Galleria dell’Immagine di Rimini, Tricks and Falls (2013). Nel 2016 ha esposto nella mostra 4x4 architetture, presso Areafotografia a Monselice.

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Scatto foto a quello che “vedo”, consapevole che in qualche modo contiene tracce della memoria che ancora mi rappresenta, e che in quel momento può aiutarmi a scoprire chi sono: per vedermi ora, per capirmi prima, per suppormi dopo.

Gianni Gori Il mio viaggio in solitario

Nel reale cerco ciò che ho smarrito nel tempo e l’aspetto simbolico che si manifesta al momento dello scatto. Ogni foto scattata è un atto che afferma la cultura del frammento, la ragione sul sentimento, un particolare sul generale; afferma ed esclude insieme, e impone allo stesso tempo una presenza e un’assenza.

Il frammento è solo ciò che mi porto via. Tutto il resto lo lascio dov’è, e questo sul piano emozionale agisce sempre come un distacco che accentua la coscienza della separazione, alimenta il senso di solitudine, ma allude anche a un’eccedenza che ancora mi sfugge.

Da qui i tanti scatti, i tanti distacchi, i tanti ritorni sui luoghi dell’abitudine, del desiderio e della fuga verso un altrove: semplicemente la necessità di aprirsi a un “oltre”.

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99biografia:

È nato a Cervia, dove vive e lavora. Ha studiato con U. Folli e, all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, con G. Pomodoro. Dello stesso istituto è stato titolare della cattedra di scultura, e direttore dall’ ’88 al ’92. Ha realizzato sculture, installazioni e video-foto installazioni; si è sempre occupato anche di fotografia, che dal 2000 è diventata il suo principale interesse; nel 2006, con la collaborazione dei Musei Comunali di Rimini, ha pubblicato per la Silver Books Edizioni il libro L’artista e la sua ombra

Gianni Gori

Di lui hanno scritto: G. M. Accame, D. Auregli, R. Barilli, G. Beringhieri, F. Caroli, C. Cerritelli, R. Daolio, V. Dehò, E. Di Mauro, G. Foschi, I. Fraternali, G. Guberti, F. Poli, C. Spadoni, R. Valtorta, M. Vescovo, G. Viroli.

Daniele Lisi

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This is the place Shiprock 1998—2016serie

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109biografia:

È nato a Rimini. Ha studiato Progettazione multimediale e Visual design all’Accademia di Belle Arti di Urbino (Campivisivi). Si occupa di fotografia e nuovi media con una particolare attenzione alla cultura dell’immagine contemporanea. Fotografo indipendente con base in Emilia-Romagna, collabora con studi grafici, agenzie di comunicazione e organizzazioni culturali.

Daniele Lisi

Nel 2010 segue il progetto Pasta di Romagna sull’area dell’ex pastificio Ghigi di Morciano di Romagna a cura di Annamaria Bernucci e in collaborazione con con l’IBC della Regione Emilia-Romagna. Nel 2015 partecipa al Festival di Fotografia Europea, Reggio Emilia Effetto Terra con il progetto Cluster New Jersey counties, e ancora: partecipa al progetto Sono stato lì per l’Università IUAV di Venezia a cura di Stefano Munarin e Andrea Petroldeo. Nel 2016 espone il progetto a cura di Silverbook Produzioni Lungofiume luogo d’anime, Galleria SP3, Treviso e nello stesso anno inizia il percorso di ricerca per Lungofiume Project di osservazione ed esplorazione del fiume Marecchia e la sua valle (bassa e alta Romagna al confine con le Marche).

Ha pubblicato: Lungofiume Concept album, Silverbook Produzioni, 2014 e Lungofiume Luogo d’anime, Silverbook Produzioni, 2016. Dal 2010 segue in parallelo progetti di ricerca sulla Fotografia Contemporanea come autore ed editor di Silverbook Produzioni, con il preciso scopo di promuovere progetti fotografici e visivi in genere, in cui ricerca fotografica e new media confluiscono per indagare percorsi tendenti a superare la documentarietà dell’immagine in favore di una nuova visione progettuale.

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[...] Il Junkspace è il doppio corporeo dello spazio, un territorio di visione compromessa, di aspettative limitate, di serietà ridotta. È un triangolo delle Bermuda dei concetti, una capsula Petri abbandonata: cancella le distinzioni, mina alla base ogni risoluzione, confonde l’intenzione con la realizzazione. Sostituisce la gerarchia con l’accumulo, la composizione con l’addizione. [...] Si presenta come un’apoteosi, spazialmente grandiosa, ma l’effetto della sua ricchezza è una vacuità estrema, una viziosa parodia d’ambizione che erode sistematicamente la credibilità del costruire, forse per sempre... Rem Koolhaas, Junkspace

Giulia Marchi Fundamental

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119biografia:

È nata a Rimini. Ha studiato Lettere Classiche all’Università degli studi di Bologna. Nel 2012 viene invitata a partecipare al progetto residenziale Hybrid Spaces condotto da Marco Zanta e promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri, Treviso. Nel 2013 il suo progetto Multiforms, tra i 10 finalisti del Premio BNL Gruppo BNP Paribas, viene presentato alla galleria The Format Contemporary Culture Gallery di Milano, in collaborazione con CAP (Contemporary Art Projects). Realizza il suo primo libro d’artista: Multiforms (Danilo Montanari Editore), con prefazione di Bruno Corà. Nel 2014, in collaborazione con Mustafa Sabbagh, realizza il libro d’artista in tiratura limitata 17:17 (Danilo Montanari Editore). Nel 2015, 17:17 entra a far parte della collezione permanente di libri d’artista del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e della Collezione Maramotti. Tre opere dal suo progetto Multiforms entrano a far parte della collezione permanente del CAMUSAC – Cassino Museo Arte Contemporanea. Una sua personale, dal titolo Rokovoko, viene allestita presso Matéria Gallery (Roma). Nel 2015 Multiforms viene selezionato per uno slideshow curato da Anna Fox alla Tate Liverpool e con la stesso progetto partecipa a The Solo Project Art Fair a Basilea nel giugno 2016. Dit-mansion lo spazio abitato del parlante è stato esposto alla Flowers Gallery di Londra nel luglio 2016 nella collettiva Murmur. Il suo lavoro è rappresentata dalla Photographica fine art Gallery (Lugano) e da Matéria Gallery (Roma).

Giulia Marchi

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Luca Nostri Lugo

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Luca Nostri

129biografia:

È nato a Faenza. Ha esposto la serie di fotografie L’isola dei Ciurli nell’ambito del progetto European night de Les Rencontres d’Arles. Nel 2010 partecipa al progetto Dove Viviamo, ideato dall’Osservatorio Fotografico di Ravenna, ed espone la serie La ruota della Luna presso la Galleria Ninapì di Ravenna. Nel 2013 espone la serie Anselmo al museo Macro di Roma nell’ambito di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma. Sue fotografie sono presenti nella collezione del museo MACRO di Roma e presso la Fototeca dell’American Academy in Rome. Dal 2004 cura il progetto di ricerca sul territorio Lugo Land, per il quale ha coinvolto autori internazionali e fotografi italiani emergenti, e curato una serie di pubblicazioni per la collana Lugo Land delle Edizioni del bradipo (www.lugoland.it). Attualmente è ricercatore PhD alla Plymouth University.

130 Emanuela Palazzi Frammenti

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Frammento #1 Townshend, VT 2003-2017 Stampa a contatto alla gelatina d’argento 20x25 cm

Stampa a contatto alla gelatina d’argento 20x25 cm

Frammento #2 Townshend, VT 2003-2017

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Frammento #3 Townshend, VT 2003-2017 Stampa a contatto alla gelatina d’argento 20x25 cm

VT 2003-2017 Stampa

contatto alla

d’argento 20x25 cm

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#4

Frammento Townshend, a gelatina

Frammento #5 Townshend, VT 2003-2017 stampa a contatto alla gelatina d’argento 20x25 cm

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#6

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CA 1998-2017 Stampa

20x25 cm

Frammento Woodside, alla gelatina d’argento

137 Frammento #7 Townshend, VT 2003-2017 Stampa a contatto alla gelatina d’argento 20x25 cm

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«Chiamalo il cielo. E così per qualunquedescriverecosa sia vediamo, come se non fosse niente tranne l’idea di chequalcosaabbiamo perduto —dentro.»PaulAuster

Affrontare la musica 1978-79

È nata a Cattolica. Studia all’Accademia di Belle Arti di Ravenna diplomandosi nel 1992. Nello stesso anno si diploma al CFP Albe Steiner in comunicazione grafica. Da allora si dedica contemporaneamente alla ricerca fotografica e al lavoro di grafico. Nel 1998 è scelta come artista per un soggiorno presso la Djerassi Foundation in California. Nel 2003 vince la borsa di studio Movin’up del Gai per un progetto fotografico da svolgere presso la Hall Farm Center for Arts & Education nel Vermont. Da tre anni insegna nei licei artistici della provincia di Rimini.

Emanuela Palazzi

139biografie:

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Gloria Salvatori Walden

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Gloria Salvatori

È nata a Rimini. Ha studiato presso il Liceo Artistico di Rimini (architettura), l’Accademia di Belle Arti di Ravenna (pittura), la Scuola di formazione in pedagogia “Carlo Rizzi” di Oriago (Venezia) e la Scuola di specializzazione in Arteterapia “Cinabro” di Milano. È attiva con esposizioni in Italia e all’estero con testi critici di Paolo Costantini, Italo Zannier, Giancarlo Papi, Claudia Zanfi, Claude Nori, Angela Madesani, Denis Curti, Maria Rita Bentini, Serena Simoni, Sabrina Foschini, Alessandro Giovanardi, Sabina Ghinassi, Roberta Bertozzi.

biografia:

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Finito di stampare in Italia nel mese di ottobre 2017

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