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relatore Alessandro Armando
candidate Martina Bunino //////////////////////////// Silvia Bovo //////////////////////////// Zeynep Tulumen
Tesi di Laurea Magistrale
Politecnico di Torino Architettura <<Costruzione e città>>
Martina Bunino //////////////////////////// Silvia Bovo //////////////////////////// Zeynep Tulumen
Luglio 2017
relatore Arch. Alessandro Armando | Politecnico di Torino corelatori Prof.ssa Isabella Maria Lami | Politecnico di Torino Prof. Alessandro De Magistris | Politecnico di Milano
in collaborazione con Salvo Greco | Università di Catania José Rui Figueira | Università di Lisbona José Borbinha | Università di Lisbona Ana Sara Costa | Università di Lisbona
7
Guida alla lettura della tesi
Dimensione scientifica ( Letteratura scientifica, mappe, Studi in corso, Teorie )
Dimensione realistica ( Storytelling, mappe, documenti casi reali, interviste )
Dimensione strategica ( strategia decisionale, strumento, proposte, vision )
8
Indice parte I_Da lontano
00.
01. DIMENSIONE GLOBALE \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
27
00. Abstract \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 19
1.1
Flussi e tendenze \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 31
00. Premessa \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 21
1.1
Mappa 1: Migrazioni 2015 \\\\\\\\\\\\\\ 33
1.2
Perchè le persone si spostano 35
1.2.1 Glossario \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 37 1.2.2 Mappa 2: Migranti forzati 2015 \\ 39 1.2.3 Mappa 3: Rifugiati in Europa 2016 \\\ 45
02.
03.
LITERATURE REVIEW \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
IMMIGRAZIONE: UNA QUESTIONE URBANA \\\\\\\\\\\\\\
47
71
2.1
Rappresentare il fenomeno \\\\ 51
3.1 Urban studies \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
77
2.2
Studiare il fenomeno \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 59
3.2 Le città di arrivo \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
78
2.3
C’è spazio per l’architettura?\\ 67
3.3 Displacement e Urban Policy?\\ 80
INDICE
9
04.
05.
IMPARARE DALLE CITTA’ \\\\\\\\\\\\\\\\\
83
IL SOGGETTO MIGRANTE \\\\\\\\\\\\\\\\\\\
107
4.1
86
5.1 Sociologia delle migrazoni \\\\
110
Il caso di Beirut \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
4.1.1 Quando lo sviluppo urbano
5.1.1 Collettivo in transito: migrante
non segue la pianificazione \\\ 89 4.1.2 Naba’a e la crisi dei rifugiati \\\ 90 4.2
Il caso tedesco \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 101
come attore sociale \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 111 5.1.2 Ciclo migratorio \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
113
5.2 Dati demografici: tra vantaggie svantaggi \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 117
06. DIRITTO D’ASILO \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 6.1
123
Leggi, diritti e documenti \\ 127
6.1.2 Iter di riconoscimento status di 6.1.1 rifugiato \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 135
10
Indice parte II_Da vicino
08.
07. IN ITALIA \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
141
7.1 Le rotte e i muri\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 147 7.2 I numeri \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 154 7.3 Il sistema di accoglienza \\\\\\\\\\\\\\\\\\ 157
A TORINO \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
165
8.1 Dati e numeri \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 167 Intervista Dott.sa Donatella Giunti \\\\\\\ 171 8.2 Lo SPRAR a Torino \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 185 Intervista Dott. Salvatore Bottari \\ 187 8.3 Problemi del sistema di accoglienza \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 196 8.4 Come intervenire? \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 198
parte III_Settle inTO
10.
09. IL PROBLEMA DECISIONALE \\\\\\\\\\
205
9.1 Applicazione di Multicriteria analysis \\\\\\\\\\\\\\
SPAZI IN ATTESA | AZIONI \\\\\\\\\\\\\\\\\\
215
Intervista Arch. Giacomo Leonardi \\ 219 205
10.1 Mappatura edifici dismessi\\\\ 224
11
11.
12.
STATUS | CATEGORIE \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
253
MISURARE Lâ&#x20AC;&#x2122;ESIGENZA| CRITERI \\\\\
293
12.1 Caratteristiche spaziali\\\\\\\\\\\\\\\\\ 296
11.1 Il caso reale: famiglia siriana \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 257
12.2 Caratteristiche geografiche\\\\\\\ 304
11.2 Geolocalizzazione dei doumenti \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 268 11.3 Timeline dei documenti \\\\\\\\\\\ 270 11.4 Azioni \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 273 11.5 Definizione degli status \\\\\\\\\ 281
13. DATA SHEET \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
14. 321
VISION\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
327
Conclusione \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
336
Bibliografia\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
338
12
13
Il robusto lâ&#x20AC;&#x2122;antifragile
14
15
Il robusto sopporta gli shock lâ&#x20AC;&#x2122;antifragile
se ne nutre
16
17
Il robusto sopporta gli shock e rimane uguale a se stesso lâ&#x20AC;&#x2122;antifragile li desidera e se ne nutre per crescere e migliorare.
Nassim Nicholas Taleb in Antifragile
18
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#globale
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19
Abstract L’ obiettivo dello studio è quello di indagare il fenomeno dell’immigrazione e le sue implicazioni a livello globale e scendere ad una scala locale per sviluppare una strategia inclusiva per la città di Torino. La ricerca si compone di tre parti. Nella prima parte, i flussi migratori sono studiati come fenomeni globali, attraverso un approccio scientifico, supportato da una “literature review”, definizioni, teorie, mappe e dati e lo studio di alcune città che hanno reagito a questo tipo di fenomeno. La seconda parte esplora l’attuale situazione in Italia in materia di immigrazione e ne descrive la “macchina burocratica”, il sistema legale e la rete di accoglienza. In modo specifico, si addentra nello studio della città di Torino attraverso interviste, mappe e statistiche. Questa parte di ricerca rivela i punti più problematici nella rete esistente e disegna alcune linee guida per una possibile azione. In seguito, la terza parte presenta l’applicazione di uno specifico decision-making tool, con l’obiettivo di proporre una strategia urbana per i nuovi abitanti. In conclusione, la tesi sottolinea quanto sia essenziale metter in atto una policy per massimizzare l’inclusione degli immigrati nel contesto urbano e creare valore per la città di arrivo.
00. The aim of this study is to investigate the phenomena of immigration within its global implications and to develop an inclusive strategy for the city of Turin descending to a local level. The research is composed of three parts. In the first part, migration flow is studied within a global panorama, through a scientific approach, supported by literature review, definitions, theories, maps, data and some case studies of cities, which already took an action on this kind of phenomena. The second part explores the case of Italy concerning the present situation of migrants, its bureaucracy, the accommodation system and specifically looks into the city of Turin through interviews, legislation, maps and statics. It reveals the most problematic points of the existing network and draws some outlines for a possible action. Afterwards, the third part proposes an effective urban strategy, through an application of a specific decision - making tool, which aims to offer an accommodation organism for migrants. In conclusion, the thesis enhances that the execution of a strategy is essential for the maximization of the inclusion of migrants in the urban context, which will make a contribution to the arrival city.
21
Premessa La nostra ricerca, lungi dall’essere esaustiva in merito all’argomento, si addentra nello studio dell’immigrazione e delle sue implicazioni a livello urbano e architettonico. Si compone di due parti: un racconto e una strategia. Il racconto è servito come strumento per tracciare un percorso che andasse dalla scala globale, quella dei grandi moti migratori dai Paesi Mediorientali e dell’accoglienza nei Paesi Europei, per arrivare alla scala locale, quella che parla di come le nostre città, regolate e fragili, reagiscano e si adattino a questa nuova condizione. Partendo da una visione locale, da Torino, dalle istituzioni che governano la città e la definiscono, dalle sue forme, i suoi attori e dai documenti che la regolano, si traccia una previsione di come scelte locali avranno implicazioni a livello globale. La città di Torino è per noi Beirut, Skopje, Berlino, Vienna, Stoccolma. È quella stessa città alle cui porte un mondo in transito bussa in maniera spesso traumatica. È quella stessa città che nel 2017 affronta ogni giorno
00. l’arrivo di richiedenti asilo, profughi e immigrati, ma ha solo risolto in parte questo fenomeno ancora in crescita. Uno sguardo dal Politecnico di Torino ha permesso noi di creare legami con più università europee, accomunate dall’interesse per lo studio di temi globali, da ritrovare poi nei singoli contesti locali. E così è stato per noi, studenti di architettura: la capitale libanese si è trasformata in una lente d’ingrandimento, necessaria per calarci in un fenomeno che in realtà ci interessa da vicino, qui, a Torino, quello dei fenomeni migratori. La crisi siriana ha scatenato un flusso di popolazione costante e in costante crescita che, in quanto fenomeno strutturale, necessita di essere governato e assorbito dalle città. È all’interno di questo panorama caotico e poco gestibile che, in ambito accademico, architetti e urbanisti si interrogano su come, oggi, le nostre città possano intrecciarsi ed assorbire questi grandi flussi di persone, senza ricadere in soluzioni ghettizzanti e fallimentari.
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Se questo fenomeno, questo movimento di popolo che passa per il Libano, la Turchia, la Grecia, continua in Italia, cosa succede a Torino? Possiamo analizzare e prevedere una trasformazione nella nostra città? Guardiamo alla crisi dei migranti da una prospettiva diversa rispetto a quella da cui viene comunemente guardata, conoscendo ma non limitandoci ad un piano assistenziale e socio-politico, per agire su un altro piano: quello architettonico e urbano. La nostra ricerca vuole indagare alcune fondamentali questioni: quali sfide dovrà affrontare la città che è punto di arrivo di profughi e migranti? Quali sono le condizioni che devono essere soddisfatte affinché i nuovi arrivati diventino cittadini davvero integrati? Quali sono i vantaggi che derivano da tale inclusione? E, ultimo
ma non meno importante, qual è il ruolo degli architetti e degli urbanisti in questo delicato processo? Da qui nasce la necessità di inserirsi in un dibattito di respiro internazionale che possa coinvolgere gli “studenti del Mediterraneo” a esaminare e proporre soluzioni per un’urbanità che sta cambiando, per analizzare gli elementi di una convivenza serena e costruttiva e per allenare il nostro sguardo a guardare il progetto urbano non solo come esito architettonico ma come esito di un processo che chiama in gioco anche e soprattutto aspetti politici, economici, sociali, antropologici e culturali. Un processo che guarda in avanti, una simulazione, una strategia urbana per la nostra città, Torino, tenendo conto di una dinamica globale che abbiamo
23
intercettato anche e soprattutto lì, nel posto più vicino alla Siria, a Beirut. È da quella “città araba ma diversa”, “diversa ma araba”1, che siamo partite per costruire la nostra tesi di Laurea.
un sistema che migliora dopo aver subito un danno, impara dagli errori, “non rifiuta la crisi ma la usa”.
In questa sede, la volontà non è quella di trovare la chiave di volta di una situazione di emergenza globale, piuttosto il tentativo è quello di attrezzarci, di elaborare un metodo e di fornire uno strumento che, nella realtà in cui siamo, lascia intravedere quali siano i cardini su cui far leva per creare un effetto futuro, di qualsivoglia natura. Nel nostro caso di natura urbana e architettonica. Non ci allarmiamo di fronte alla prossima crisi, ma la prevediamo e proviamo a costruire un sistema disastro-resistente: Antifragile. Questo è il sistema di Nassim Nicholas Taleb2, 1 Samir Kassir, “Beirut, storia di una città”, Einaudi, Milano, 2009
2 Taleb N., Antifragile. Things that gain from disorder, New York, Random House, 2012
24
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ parte I \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ da lontano \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
25
26
Dimensione globale
01.
Flussi e tendenze \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 1.1 Mappa 1: Migrazioni 2015 \\\\\\\\\\\\\ 1.1.1
Perchè le persone si spostano \\ 1.2 Glossario \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 1.2.1 Mappa 2: Migranti forzati 2015 \\\\ 1.2.2 Mappa 3: Rifugiati in Europa 2016 \\ 1.2.3
DIMENSIONE GLOBALE
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<< Siamo di fronte alla piĂš grande crisi di rifugiati e le migrazioni dalla seconda guerra mondiale. Nel corso dellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno, piĂš di 60 milioni di persone sono state costrette alla fuga dalle loro case. Condizioni disperate hanno obbligato tutto il mondo a spostarsi. Gli stati devono aumentare in modo significativo il numero di posti di reinsediamento dei rifugiati e dividersi equamente in questo sforzo. >> Ban Ki-moon, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, 2016
DIMENSIONE GLOBALE
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La più grande migrazione sta avendo luogo adesso, tra il 2007 e il 2050 le città assorbiranno 3.1 bilioni di persone. Il numero senza precedenti di migranti e rifugiati in movimento ha messo nuova pressione sulle città che si stanno mobilitando per rispondere all’aumento della popolazione. In questo capitolo, viene data una visione d’ insieme della situazione attuale dei flussi migratori di come, in particolare, negli ultimi anni sono stati definiti, studiati e rappresentati.
30
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milioni
DIMENSIONE GLOBALE
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1.1 Flussi e tendenze
Le migrazioni internazionali sono uno dei fattori più visibili di cambiamento delle nostre società. Nel complesso i migranti rappresentano circa il 5% della popolazione mondiale, quasi 244 milioni sui 6 miliardi di esseri umani. (IOM, 2015). Quasi un quinto dei migranti globali vive nelle 20 città più grandi del Mondo. I continenti che ospitano il maggior numero di abitanti immigrati, rispetto al numero di nativi, sono l’Europa e il Nord America. L’Europa ha 27 milioni di migranti su 490 milioni di abitanti. I dati sono in continuo aumento. Oggi il fenomeno è amplificato e reso inevitabile dalle crisi umanitarie in corso: un’emergenza globale, a causa dei conflitti che
IOM, Global Migration Trands Factsheet, 2015
sconvolgono Medio Oriente, Asia, Africa. Le migrazioni sono il tratto distintivo del nostro tempo, spostamenti di masse in cerca di opportunità e diritti su rotte di morte e speranza. Un fenomeno che secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni non si arresterà prima del 2050, quando la popolazione mondiale, oggi di quasi 8 miliardi, si assesterà sui 9-10 milirdi di persone. Fino ad allora l’Europa, dovrà affrontare alcuni aggiustamenti normativi e culturali, dalla revisione delle regole sul diritto d’asilo fino all’elaborazione di una strategia complessiva per affrontare scenari geopolitici sempre più fluidi.
32
8 mln immigrati in Italia
54 *
12 mln migranti messicani diretti negli Stati Uniti 9*
a si a
su 1,2 mld abtanti
su 739 mln abitanti
International Migration Report 2015, by United Nations, Worldometers
9*
54 *
su 642 mln abitanti
su 361 mln abitanti
oc
21*
ord am
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a
su 4,4 mld abitanti * milioni di immigrati
76*
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75*
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africa
9*
su 40 mln abitanti
Mappa 1: Migrazioni 2015 * milioni di immigrati
76* 75*
Il Giappone non concede lâ&#x20AC;&#x2122;immigrazione a lungo termine
21*
9*
7,45 mld
244 mln
39 anni
popolazione mondiale
migranti nel mondo
etĂ media
48% 52%
DIMENSIONE GLOBALE
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MIGRANTE
MIGRANTE FORZATO
PROFUGO
MIGRANTE ECONOMICO
ALTRI
RIFUGIATO
Chi lascia il proprio Paese per stabilirsi in un altro, per qualunque causa
Causa elementi di coercizione (calamitĂ naturali o cause umane) Fuggito/evacuato e impossibilitato a tornare al proprio Paese in condizioni stabili e sicure
Glossario EMN Migrazione e Asilo, Edizioni Idos, Roma, 2011
Cause economiche o tentativo di migliorare propri mezzi di sostentamento
Non può, non vuole tornare al proprio paese per timore di persecuzione -> Convenzione Ginevra
altre cause
DIMENSIONE GLOBALE
35
1.2 Perchè le persone si spostano? Le motivazioni che spingono le persone a spostarsi possono essere di diversa natura. Secondo la definizione dell’EMN - European Migration Network la maggior parte di coloro che si spostano si dividono in due categorie principali: i migranti forzati, coloro che abbandonano il proprio Paese per elementi di coercizione, e i migranti economici, spinti dalla motivazione di trovare migliori condizioni lavorative e aumentare la qualità della vita. Una condizione economica incapace di soddisfare i bisogni essenziali diventa fattore di espulsione.
Nella categoria dei migranti forzati rientrano i rifugiati e i profughi. La mobilità di queste due categorie è dovuta alla presenza di conflitti armati
o instabilità politica nei paesi di origine. Altro fattore che costringe ad abbandonare il proprio Paese d’origine è un fattore ambienale, quali cambiamenti climatici, dissesti idrogeologici o catastrofi naturali.
36
L’ immigrazione è quasi sempre una questione di definizione, di confini e di significati. Definire quale sia il limite tra il noi, comunità nazionale insediata su un territorio ben definito, e gli “altri” necessita una premessa da un punto di vista legislativo. La confusione diffusa sui termini coi quali ci si riferisce ad uno straniero immigrato può essere chiarita con alcune definizioni formali e istituzionali. In primo luogo, definiamo la differenza di significato che c’è tra i termini spesso confusi migrante, profugo e rifugiato. La loro differenza è sostanzialmente rintracciabile a livello legislativo. Questi termini sono spesso usati come sinonimi pur avendo in realtà significati differenti e indicando situazioni giuridiche diverse. C. Taglienti, Diritto d’asilo e status di rifugiato nell’ordinamento italiano,2003; la giurisprudenza del Consiglio di Stato, Sez. IV^ 11 luglio 2002 n. 3874. Definizione “Profugo” da Vocabolario Treccani. Convenzione di Ginevra 1951.
GLOSSARIO
37
Glossario MIGRANTE Un migrante è colui che si inserisce, in modo generico, in un flusso di persone che si allontana dal proprio Paese di origine per raggiungerne un altro. Più precisamente, usiamo la parola “migrante” nel caso in cui il soggetto decida di spostarsi volontariamente in cerca di lavoro o condizioni di vita migliori.E’ un termine con una connotazione economica. RICHIEDENTE ASILO Il richiedente asilo è colui che dopo aver lasciato il proprio Paese chiede riconoscimento di status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale ed è in attesa di un giudizio. Le forme di proteziowne internazionale sono tre:motivi umanitari, protezione sussidiaria, status di rifugiato. RIFUGIATO Il termine rifugiato sottintende una condizione giuridica ben precisa: è uno status sancito e definito nel diritto internazionale della Convenzione di Ginevra del 1951 che viene riconosciuto a quelle persone che non possono fare ritorno al proprio Paese di origine e necessitano di trovare protezione altrove in quanto esiste un pericolo reale
per la loro sicurezza. E’ colui che ha un giustificato timore di essere perseguitato per razza, religione, cittadinanza, opinioni politiche o appartenenza ad un gruppo sociale. E’ uno status giuridico che, in alcuni casi, può essere perso. PROFUGO Il profugo è la “persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi come eruzioni vulcaniche, terremoti, alluvioni, ecc”. Il termine profugo indica colui che pur avendo lasciato il suo Paese di origine per motivi quali presenza i conflitti, povertà, fame, calamità naturali, non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale. APOLIDE Persona che non possiede la cittadinanza in nessuno stato. Si diventa apolidi “per origine” o “per derivazione”. Si è apolidi per origine quando non si è mai goduto di diritti e non si è mai stati sottoposti ai doveri di nessuno Stato. Si diventa apolidi per derivazione a causa di varie ragioni, tutte conseguenti alla perdita di una pregressa cittadinanza e alla mancanza di una contestuale acquisizione di una nuova.
38
Germany
Sweden
Ukraine
received 441,900 asylum claims in 2015, the most of any country
received asylum applications from 35,800 unaccompanied or separated children in 2015, five times as many as in 2014
fighting in the east drove 148,400 to flee Ukraine in 2015, bringing the total number of Ukrainian refugees to 321,300
Canada
Mediterranean Sea / Greece
took in 20,000 resettled refugees in 2015, surpassed only by the United States
1 million refugees and migrants crossed the Mediterranean Sea in 2015, with the vast majority arriving in Greece. At least 3.771 drowned or went missing along the way.
The United States admitted 66,500 refugees for resettlement last year, 60 per cent of the global total
Nigeria Guatemala / El Salvador / Honduras Increasing violence in Guatemala, El Salvador and Honduras has led to a fivefold increase in pending asylum cases - now 109,800 - in Mexico and the United States since 2012
Colombia Even as it strives to resolve decades of conflict, Colombia reported a total of 6.9 million internally displaced people at year end, slightly more than Syria UNHCR, 20 giugno 2016
violence and human rights abuses in northern Nigeria left nearly 2.2 million people internally displaced at year end. Over 200.000 others were sheltering in Cameroon, Chad and Niger
Central African Republic renewed conflict forced another 85,000 people to flee to neighbouring countries in 2015, bringing the total number of CAR refugees to 471,100
Mappa 2: Migranti forzati 2015
Turkey
Syria
Lebanon
hosted 2.5 million refugess at year end, more than any other country
the war in Syria produced 4.9 million registered refugees by the end of 2015, more than from any other country
hosted 183 refugees for every 1,000 residents, the highest ratio of any country
Yemen about 2.5 million people were newly displaced inside Yemen during 2015 - far more than in any other country
Afghanistan globally, only 201,400 we able to return home in 2015, including 61,400 who went back to Afganistan
Myanmar
Somalia
last year, more refugees from Myanmar were resettled - 19,500 people - than from any other country
after more than two decades of conflict, Somalia accounts for the largest refugee crisis in Africa - and the third largest worldwide
Sub-Saharan Africa hosted 4.4 million refugees, with Ethiopia, Kenya and Uganda taking in the greatest number
South Sudan
Burundi
Australia
produced 162,100 new refugees amid worsening conflict, more than every country but Syria and Burundi
conflict in Burundi forced 221,600 people to flee to neighbouring countries in 2015, more new refugees than any other country but Syria
admitted 9,400 resettled refugees in 2015, third after the United States and Canada
DIMENSIONE GLOBALE
39
40
40, 8
milioni che fuggono e si trovano nei confini del proprio paese
65,3 milioni
21, 3 milioni
rifugiati
sfollati 3, 2 milioni richiedenti asilo
10 milioni
apolidi
In numero di rifugiati nel mondo è aumentato del 55% rispetto al 2011. Solo nellâ&#x20AC;&#x2122;anno 2015 1,8 milioni di persone ha ottenuto lo status di rifugiato.
IOMâ&#x20AC;&#x2122;s Global Migration Data Analysis Centre UNHCR, Global Trends 2015
DIMENSIONE GLOBALE
41
ogni minuto 24 persone sono costrette ad abbandonare la propria casa
ogni minuto 24 persone sono costrette ad abbandonare la propria casa
IOMâ&#x20AC;&#x2122;s Global Migration Data Analysis Centre UNHCR, Global Trends 2015
42
1 persona su 113 nel mondo è richiedente asilo, sfollato o rifugiato
Nel mondo, una persona su 113 è costretta alla fuga dal proprio paese. Dal rapporto annuale Global Trends 2015 dell’UNHCR si registrano 65,3 milioni di persone costrette alla fuga rispetto ai 59,5 milioni di un anno prima. Il totale di 65,3 milioni comprende 3,2 milioni di persone richiedenti asilo, 21,3 milioni di persone avente status di rifugiato riconosciuto e 40,8 milioni di persone costrette a fuggire dalla propria casa ma che si trovano ancora all’interno dei confini del loro Paese.
IOM’s Global Migration Data Analysis Centre UNHCR, Global Trends 2015
3 Paesi producono metà rifugiati del mondo Siria 4.9 milioni di rifugiati
Afghanistan 2.7 milioni di rifugiati
Somalia 1.1 milioni di rifugiati
Dove trovano asilo i rifugiati dei primi 5 Paesi richiedenti città d’origine dei rifugiati Siria 4.9mln
Afghanistan 2.7 mln
città di asilo Turchia 2.5 mln
Pakistan 1.6 mln Libano 1.1 mln Iran 1.0 mln Giordania 0.6 mln Etiopia 0.5
Somalia 1.1 mln Sud Sudan 0.8 mln Sudan 0.6mln
UNHCR, Global Trends 2015
Kenya 0.5 Chad 0.3 Yemen 0.3 Sud Sudan 0.2 Uganda0.2 Altre 1.1
DIMENSIONE GLOBALE
43
44
NUMERO di rifugiati 252.264 216.973 142.207 117.161 93.715 82.494 62.620 55.598 47.043 29.179 17.785 11.046 6.085 5.126 1.108
3.107.60 rifugiati in Europa a marzo 2016 Limes 3/2016
Mappa 3 : Rifugiati in Europa 2016
DIMENSIONE GLOBALE
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Literature review
02.
Rappresentare il fenomeno \\\\\\ 2.1 Studiare il fenomeno \\\\\\\\\\\\\\\\\ 2.2 C’è spazio per l’architettura? \\ 2.3
LITERATURE REVIEW
47
48
LITERATURE REVIEW
49
Nel capitolo precedente abbiamo dato un inquadramento generale sulla situazione attuale dei flussi migratori a livello globale, in termini quantitativi e qualitativi. Cerchiamo ora di riassumere come i flussi migratori siano stati studiati nella letteratura scientifica, senza indagare sulle ragioni e sulle cause che danno forma ai processi migratori, o i sistemi economici e politici all’interno dei quali essi si formano. La necessità e la volontà di considerare le migrazioni internazionali nell’ambito di una sociologia della globalizzazione ci porta a fare i conti con una conoscenza scientifica molto vasta, che esula dalle conoscenze specifiche della professione di urbanista o di architetto. Ci limiteremo, come accennato in precedenza, ad inserirci all’interno di queste dinamiche per darne una nostra lettura in chiave, appunto, architettonica.
50
LITERATURE REVIEW
51
2.1 Rappresentare il fenomeno L’intento di questa analisi è quella di catalogare e categorizzare la letteratura esistente delle mappe digitali che descrivono il fenomeno migratorio. Dal momento che tale fenomeno influenza diversi aspetti e ambiti della cultura, società e della vita di tutti i giorni, la sua visibilità immediata e comunicabilità ad un pubblico ampio acquista una grande importanza. Dopo l’elaborazione della prima mappa interattiva nell’anno 2006, lo sviluppo di questo strumento è cresciuto e si è evoluto velocemente, fino ad arrivare alla creazione di diverse tipologie di mappe, che esprimo diversi contenuti, con una comunicazione visiva propria. Lo spazio fisico rappresentato dalle mappe digitali si è evoluto rispetto a quello rappresentato dalle mappe tradizionali: non è limitato a due
dimensioni, ma raggiunge tre o quattro dimensioni quando rappresenta le reti che attraversano una determinata “superficie territoriale” in realazione al tempo che passa. Oggi, c’è un grande bisogno di strumenti che supportino l’esplorazione dei flussi migratori connessi al loro sviluppo temporale. Tali strumenti devono essere in grado di aiutare a trovare risposte ad alcune domande: come, ad esempio, i flussi cambino negli anni, quando un flusso migratorio raggiunga il suo massimo o minimo. Da questo, si comprende perchè le mappe abbiano un grande potenziale: diventare uno strumento decisionale, specialmenete nella pianificazione urbana, per estrarre un grande numero di informazioni quali dati geografici, statistiche in tempo reale e rotte (direzione e traffico).
Vi d eo sto ry Glo ba l im mi gr a Re fug tio n ee c ri ses De scr ipt ive El a bo rat ive Re al -t im e Int era cti ve
Po rta l Ap p
Ke yp oin ts
Ma p, Da te
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IMap 2006
# Migration country profile # News and articles
http://www.imap-migration.org
MigrationMap
2007
# Number of immigrants # Migration flows for each country # Data only for 2007
http://migrationsmap.net
UNHCR Map
2010
# Refugee crisis all around the world # Statistics, flows, reports and analysis
https://data2.unhcr.org/en/situations
StockMap
2011
# Number of immigrants for each country # Data for 1960-2000
http://stock.mmg.mpg.de
Migration Policy
2011
# Immigrant and emigrant population # Refugee and asylum seeker population, origin, destination
TABELLA 1: L’analisi mostra lo “stato di fatto” delle mappe digitali esistente fino ad oggi, catalogandole in base a diverse caratteristiche: tipo, contenuto e rappresentazione grafica.
# Migration and emigration flows #Data from 2010
http://peoplemov.in/#c_TR_DE
IOM
2015
# Number of immigrants for each country # Data for 2015
http://www.iom.int/world-migration
MappedTheJour- 2015 ney
# Number of arrivals, flows # Balcanic route from 2015 - 2016
http://www.telegraph.co.uk/news
SafaasJourney
2015
# Refugee flow from Syria to Europre # Routes
http://s.telegraph.co.uk/graphics
TwoBillionPeople 2015
# Refugee and immigrant journey # Interactive video story
http://twobillionmiles.com
Vi d eo sto ry Glo ba l im mi gr a Re fug tio n ee c ri ses De scr ipt ive Ela bo rat ive Re al -t im e Int era cti ve
LITERATURE REVIEW
2013
Po rta l Ap p
Ke yp oin ts
Ma p, Da te PeopleMove
53
MigrationIom
2015
# Immigration and refugee situation #Data from 2015 till today, transit routes, reports, statistics
http://migration.iom.int/europe/
HumanMigrations 2015
# Main immigration and refugee routes
http://news.nationalgeographic. com
Lucify
2015
# The flow of asylum seekers to European countries over time
http://www.lucify.com
TheRefugeeProject 2015 # Existed refugee movements around the world # Data from 1975
http://www.therefugeeproject.org
RefugeeMaps
2015
# Creation of humanitarian network # Donations, events, local groups, fundraisers
http://refugeemaps.org
eo sto ry Glo ba l im mi gr a Re fug tio n ee cri ses De scr ipt ive Ela bo rat ive Re al -t im e Int era cti ve
Vi d
Po rta l Ap p
Ke
yp oin ts
Ma p, Da te
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RefugeeMap
2015
http://refugeesmap.com
FundingMap
2015
# Reports on housing, volunteers, organizations, refugee and media situation # Events, donation crowfundings # Funding allocations per fund and per country # A financial instrument for the period 2014 to 2020
https://ec.europa.eu
Metrocosm
2016
# Estimated net immigration by origin and destination country # Data between 2010 - 2015
http://metrocosm.com
GoogleMaps
2016
# Physical spaces # Center of accomodation, transit points
https://www.google.com/maps
Architecturefor Refugees
2017
http://architectureforrefugees. com
# Housing units for refugees and asylum seekers in Switzerland
LITERATURE REVIEW
eo sto ry Glo ba l im mi gr a Re fug tio n ee c ri ses De scr ipt ive El a bo rat ive Re al -t im e Int era cti ve
Vid
Po rta l Ap p
Ma
Ke yp oin ts
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#Refugee crisis
#Global immigration
TOPIC
Video Story
App
Portal
TYPE
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DATE
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Synthetic Analysis
Prediction
Access to pyhsicals space
Personal experienece
Documents
GAPS
Interactive
Static
Donations
Real-time
Geolocated spots
Crowfundings
Accomodationspcaes
Reprots
Transit routes
Statistics, numbers
Fixed-time
Elaborative
Descriptive
VISUALIZATION
LITERATURE REVIEW
DATA
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Il risultato dellâ&#x20AC;&#x2122;analisi di questi dati può servire per comprendere meglio le tendenze nel campo della rappresentazione dei fenomeni migratori e per evidenziare alcune lacune dalle quali partire per elaborare studi futuri.
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LITERATURE REVIEW
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2.2 Studiare il fenomeno
L’analisi che segue analizza la letteratura scientifica esistente, che include studi sia teorici che empirici, in diversi campi accademici che si occupano di studiare le migrazioni. Nonostante le migrazioni e gli spostamenti delle popolazioni esistano da sempre, esse sono state studiate in modo significativo solo in tempi recenti 1. Gli studiosi contemporanei hanno elaborato teorie e studi che spiegano il fenomeno migratorio e le sue implicazioni, rintracciabili su più livelli. Ogni studio inserisce il fenomeno migratorio in una specifica cornice teorica. È per noi significativo notare i punti in comune o di separazione tra una cornice teorica e l’altra. Potremmo chiederci come viene definito il concetto di cittadinanza dal punto di vista di uno scienziato politico 1 Robin Cohen, Theories of Migration, Edward Elgar Pub, 1996
rispetto a quello di un sociologo? Oppure, quale dimensione acquista il fenomeno dall’ottica di un antropologo che si occupa di identità e etnicità? D’altra parte, è evidente come le teorie espresse dagli storici e dai demografi per spiegare il fenomeno empiricamente saranno diverse da quelle elaborate da un economista. Gli studi sono stati catalogati in base a sette categorie: antropologia, storia, demografia, economia, legge, scienze politiche e sociologia. Notiamo come il dibattito sul tema delle migrazioni abbia trovato maggiore spazio nel campo delle scienze politiche, nella sociologia e nell’economia. L’analisi mette in evidenza gli argomenti chiave di discussione in ogni campo e il loro possibile collegamento con gli studi architettonici e urbani.
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So cio log
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Le Chiavi della Citt‡ Politiche per gli immigrati a Torino IRES 1994
Migration Theory: Talking Across Disciplines Caroline Brettell, James Frank Hollifield 2000 Immigrazione e trasformazione della societ‡ Pietro Basso, Fabio Perocco 2004 Mediazione e integrazione. Processi di accoglienza e di inserimento dei soggetti migranti Santagati M. 2004 Sociologia delle migrazioni Maurizio Ambrosini 2005
Stranieri in Italia. Reti migranti Francesco Decimo, Giuseppe Sciortino 2006
TABELLA 2: La tabella cataloga la bibliografia sul tema delle migrazioni, la maggior parte delle quali sono posteriori all’anno 2000, anno in cui questo tema ha iniziato ad essere dibattuto in più ambiti.
Planet of Slums Mike Davis 2006
Rethinking Migration New Theoretical and Empirical Perspectives Alejandro Portes and Josh DeWind 2007 La frontiera addosso Luca Rastello 2010
Rifugiati. VentĂanni di storia del diritto di asilo in Italia Christopher Hein 2010
Arrival city Doug Saunders 2010
LITERATURE REVIEW
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Working Papers. Delle reti e oltre: processi migratori, legami sociali e istituzioni Maurizio Ambrosini 2006
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Borderless Economics Robert Guest 2011
Land of Strangers Ash Amin 2012
The Politics of Immigration: Contradictions of the Liberal State. James Hampshire 2013
Quasi umani. I richiedenti asilo in Italia Simonetta Bisi Eva Pfรถstl 2014 Spazio Urbano e immigrazione in Italia. Esperienze di pianificazione in una prospettiva europea Paola Briata 2014 The Age of Migration Stephen Castles 2014
al Sc ien ce So cio log y
Po liti c
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An thr op olo gy His tor y
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Making Heirmat. Germany, Arrival Country Peter Cachola Schmal Oliver Elser Anna Scheuermann 2016 Migration and Remittances World Bank Group 2016
Violent Borders Refugees and the Right to Move Reece Jones 2016
Theories of Local Immigration Policy Felipe Amin Fiomeno 2016
Europa, Migranti, Frontiere Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nellĂUnione europea Giampiero Bordino Davide Rigallo Alfonso Sabatino Giuliana Turroni, 2017
ca lS cie nc So e c io log y
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LITERATURE REVIEW
An Anthology of Migration and Social Transformation European Perspectives Anna Amelina Kenneth Horvath Bruno Meeus 2016
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DISTRIBUTION OF FIELDS
Political Science
Law
Economics
Sociology
History Anthropology Demography
LITERATURE REVIEW
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SYNTHETIC ANALYSIS
Most Discussed Topics
Integration Multiculturalism/Diversity Social Capital Settlement Human Capital Migration Policies Labour Market Economic Models Migration Flows Housing
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TABELLA 3
ANTHROPOLOGY
DEMOGRAPHY
ECONOMICS
HISTORY
DISCUSSION
HYPOTHESIS
LINK TO ARCHITECTURE
How does migration effect cultural change and affect ethnic identity?
Social networks help maintain cultural difference.
Dedicated structures can promote the social networking.
How does migration affect population change?
Immigration increases the birth rate.
Housing need request can be delivered.
What explains the propensity to migrate and its effects in the chain?
Human capital of immigrants plays a key role in the development chain.
New services areas are needed in order to invest in human capital.
How do we understand the immigration experience?
How does the law influence migration?
Rights create incentive and incentive structures for migrants.
Living, working and service spaces of any kind are directly influenced by these structures.
Why do states have difficulty controlling migration?
Immigration policies have not succeeded in making an effective instrument to regulate migration.
Immigration policies are related with the governed city, its borders and the access to it.
How can immigrant inclusion be achieved?
The inclusion of is accomplished through construction of strategies that include newcomers.
Architectural design can have a great importance accomplishing the inclusion strategies.
LAW
POLITICAL SCIENCE
SOCIOLOGY
Architecture can be a concrete proof of the past immigration experience.
LITERATURE REVIEW
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2.3 C’è spazio per l’architettura?
History
Sociology
Political Science
Law Architecture Demography Anthropology
Economics
Vedendo il fenomeno migratorio studiato principalmente in campo antropologico, storico, demografico, economico, legislativo, politico e sociologico, dovremmo chiederci se c’è una possibilità che gli architetti si inseriscano all’interno di tale dibattito, con le loro proprie competenze e conoscenze e dove l’architettura possa diventare campo di interesse. In primo luogo, è cruciale considerare che nonostante l’architettura di per sè non si trovi esplicitamente tra i campi di ricerca è comunque strettamente connessa al tema delle migrazioni per quanto riguarda le conseguenze di tale fenomeno. Ultimamente, l’intento degli studi in campo architettonico è di staccarsi da altri studi per sviluppare una teoria propria riguardo alle migrazioni. In modo abbastanza prevedibile gli studi sociali sono fortemente connessi con gli studi urbani, il problema abitativo e le politiche di integrazione.
TABELLA 3: La tabella pone l’accento sul tema chiave affrontato da ogni campo di studio in tema di migrazioni (discussion). Partendo da tali temi, ciascun campo ha sviluppato una propria ipotesi (hypothesis) che può trovare uno stretto legame con l’architettura. In ambito architettonico si possono dare risposte a problemi di carattere antropologico, demografico, economico, storico, legislativo, politico e sociologico.
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ALCUNI ARTICOLI: IMMIGRAZIONE E ARCHIETTTURA
Immigrazione e trasformazioni urbane Nico Solimano 2007
Migrants and Refugees, an Agent-Based Simulation Model for the Economic Empirical Evidence and Long-Term Effects Luca Orfanò 2015
Le città degli altri, Spazio pubblico e vita urbana nelle città dei migranti Marco Guerzoni 2010
The social consequences of the denied access to housing for refugees in urban settings: the case of Turin, Italy Magda Bolzoni, Enrico Gargiulo & Michele Manocchi 2015
From refugee camps to gated communities: biopolitics and the end of the city Bülent Diken 2010
Arrival Cities network or how can cities deal with old and new migration flows Urbact 2015
Immigrant integration in European Cities, Background paper, DG meeting, Nicosia, Cyprus European Urban Knowledge Network 2012 The special importance of housing policy for ethnic minorities: evidence from a comparison of four Nordic countries Hans Skifter Andersen , Lena Magnusson Turner & Susanne Søholt 2013
Reporting from the front, La Biennale di Venezia 15. Mostra Internazionale di Architettura Alejandro Aravena 2016
Refugee Camps
Arrival City
MAIN TOPICS
Urban Policies Housing
Urban life and Public Space Architecture of Displacement Informal settlements
GAPS
Urban Scenario
New Skills for Architects
Prediction of Space
Urban Strategy
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Immigrazione: una questione urbana 03.
Urban studies \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 3.1 Le città di arrivo \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 3.2 Displacement e urban policies \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 3.3
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<< Penso che l’intera questione della migrazione ci permetta di ripensare come le città dovrebbero essere (a cosa dovrebbero assomigliare). Non c’è mai stata prima d’ora un momento tale in cui c’è una così forte domanda a larga scala riguardo a come costruiamo le nostre città e il mondo intero. Per gli architetti e gli urbanisti credo che sia uno dei momenti più grandi per darsi da fare. >> Michael Kimmelman, giornalista del New York Times, Conferenza Resite 2016, Praga
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Cosa accade quando il migrante incontra e si scontra con la dimensione locale, quella della città? Quale sia la connessione tra una dimensione così grande da non poterne vedere i confini, e la disciplina architettonica, a qualsiasi scala, è il tema di questo capitolo. Tale connessione viene articolata nel nostro discorso secondo due tematiche: la prima indaga all’interno degli studi su come le città abbiamo assorbito flussi di persone più o meno grandi. La seconda pone un quesito su quale sia il ruolo dei progettisti all’interno delle grandi migrazioni del XXI secolo e quale sia il possibile contributo che la figura dell’architetto possa portare per gestire la cosiddetta “emergenza migranti” che oggi intimorisce tanto l’Europa.
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Making Heimat, Biennale di Venezia 2016, Š Kirsten Bucher
Making Heimat, Biennale di Venezia 2016, Š Kirsten Bucher
3.1 Urban studies
Anche se gli studi urbani stanno guardando alle città in modo sempre crescente come processi regionali e globali, e gli studi sulla migrazione e sui migranti transnazionali stiano aumentando, le ricerche a scala spaziale e le politiche urbane sulle migrazioni si sono sviluppate separatamente le une dalle altre. Il risultato è la mancanza nel panorama degli studi della pianificazione urbana di un’attenzione geo localizzata, caratterizzata da collegamenti transnazionali e da implicazioni locali. ricerche sull’immigrazione hanno spesso eluso le implicazioni dell’immigrazione per la pianificazione urbana e il governo dello sviluppo urbano. Alcuni dei temi da trattare riguardano ad esempio le trasformazioni dello spazio urbano come risultato della migrazione e il suo impatto sulla pianificazione e sviluppo urbano o il collegamento tra politiche e pratiche di pianificazione urbana, governance e migrazione. A fine Settecento, l’industrializzazione ha innescato nuovi flussi migratori. Milioni di persone hanno iniziato a spostarsi dalle aree rurali a quelle 1 Mike Davis, Planet of Slums, Verso, 2006
urbane. Le conseguenze di questo fenomeno sono state studiate dagli accademici dando vita a due scuole di pensiero contrapposte, in merito alle migrazioni. La prima, può essere espressa dalle parole di Mike Davis: “Nel 1950 c’erano 86 città al mondo con una popolazione di più di un milione di abitanti: entro il 2015 ce ne saranno almeno 550”1, e “per 10.000 anni le società urbane hanno lottato contro l’accumulazione mortale dei propri rifiuti”. Davis esprime in chiave negativa il fatto che la popolazione urbana sul pianeta supererà di molto quella che vive nelle aree rurali: le città future che Davis descrive non sono quei “ricchi e vibranti centri culturali, ma vasti sviluppi peri-urbani, diffusioni orizzontali di occupazioni non pianificate, discariche sgradevoli di esseri umani e rifiuti, dove il lavoro minorile è la norma, la prostituzione infantile è comune, le bande e i paramilitari governano il territorio e dove non c’è accesso ad acqua pulita, all’istruzione o alle istituzioni democratiche.” 1 Doug Sanders è l’esponente della seconda scuola di pensiero, che dà una visione più ottimista di città di
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3.2 Le città di arrivo
arrivo dove i nuovi arrivati sono veicolo di nuove opportunità di crescita per la città. L’idea può esser rintracciata nella teoria di Jane Jacob riguardo alla vita in edifici sovraffollati e nelle cosiddette “giungle urbane casuali”. 2 ‘‘Sotto l’apparente disordine della città vecchia, laddove la città vecchia funziona con successo, esiste un ordine meraviglioso che mantiene la sicurezza delle strade e la libertà della città. È un ordine complesso. La sua essenza è nell’intricato uno del suolo, che porta con sé una costante successione di occhi. Questo ordine è tutto composto da movimenti e cambiamenti, e sebbene sia la vita, non l’arte, possiamo fantasiosamente chiamarla la forma d’arte della città e farlo corrispondere alla danza.’’ 2
Mentre Jane Jacob considera il movimento e cambiamento nella città come elementi di ordine, Saunders non li vede solo come tali ma anche come i promotori di grandi opportunità o di grandi fallimenti. Per Doug Saunders le Arrival Cities sono ‘“spazi di transizione dove la prossima grande crescita economica e culturale avrà luogo, oppure dove avrà luogo la più grande esplosione di violenza”. 3 Le città di arrivo possiedono molte caratteristiche comuni. Non solo avere una natura mutevole, ma anche i collegamenti costanti che essa crea sono le cose che le rendono riconoscibili. Le città di arrivo sono collegate in modo duraturo e intenso ai villaggi di origine, dai quali le persone inviano indietro continuamente persone, denaro e conoscenza, rendendo possibile le successive ondate migratorie. Di sicuro, siamo tutti nell’ultimo secolo di urbanizzazione e mobilità globale, per questo è necessario investigare sulle arrival cities trovare il loro potenziale. Nel 2011, Saunders ha mappato diverse aree di immigrazione – da Neukölln a Berlino a Peckham a
2 Jane Jacob, The Death and Life of Great American, Vintage Book Edition, 1992
3 Doug Saunders, Arrival City, Windmill books, 2011
Londra, fino a Cidade de Deus a Rio de Janeiro o Dharavi a Mumbai- dando una definizione che accomuna vari luoghi di arrivo, aventi caratteristiche simili. Le Arrival Cities, teorizzate da Doug Saunders, sono il “primo luogo di incontro tra i migranti e lo spazio urbano”. La Biennale di Architettura di Venezia 2016, Reporting from the front, e in particolare il Padiglione della Germania, hanno dato spazio all’interpretazione del fenomeno migratorio visto da un duplice punto di vista. Uno da vicino, per rappresentare il contesto in modo realistico e oggettivo, e uno da lontano, quel poco che basta per mantenere un equilibrio nel giudizio e una autonomia di azione anche nelle questioni più spinose. Le installazioni presentate alla Biennale si sono concentrate sul fronte dei fenomeni migratori: “Lo sconvolgimento degli equilibri geopolitici negli ultimi anni, su qualunque entroterra mediterraneo oggi si guardi – europeo, mediorientale o nordafricano – incontreremo campi 4 Daniele Belleri, article Making Heimat, Domus, Giugno 2016
in cui l’architettura è chiamata in causa: per costruire alloggi per rifugiati, ripensare centri di prima accoglienza, o attutire gli shock urbani al momento dell’arrivo delle nuove masse di stranieri.” 4
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3.3 Displacement e Urban policy
Il paesaggio umanitario sta cambiando rapidamente. Nelle città di oggi, lo sviluppo urbano non segue necessariamente la sua pianificazione. Il fenomeno di urbanizzazione esplode ovunque e le sue città in continua espansione saranno sempre più colpite da disastri naturali e da crisi di spostamento. Secondo le stime, ogni settimana una popolazione tra 1.5 e 3 milioni di persone si sposta verso le città. Nonostante l’esistenza di campi profughi in paesi confinanti con le zone di conflitto mondiali, oggi circa il 60% dei rifugiati del mondo vive in contesti urbani, la maggior parte dei quali in città di Paesi in difficoltà economiche o in quelli a basso reddito che faticano a mantenere la stabilità e fornire 4b 3b 2b
1b
1970
1990
2010
2030
Crescita della popolazione che vive nelle aree urbane (bilioni)
International Rescue committee, Humanitarian Action in an Urban World, Agosto 2016
servizi per le loro proprie popolazioni. Il “dislocamento”, in inglese “displacement”, ossia lo spostamento da un luogo a un altro più opportuno per vivere, ha una durata media di 10 anni o più per l’80% dei rifugiati al mondo. Per tale motivo viene definito “long term displacement”: durante questo periodo di dislocamento uno dei problemi principali è il fatto che questo collettivo in transito sia quasi sempre visto come uno svantaggio dalla popolazione locale, a dispetto dell’evidenza del fatto che possano in realtà costituire un reale contributo positivo al locale benessere economico della città. L’urbanizzazione porta chiaramente dei benefici ed è raro vedere una sostanziosa crescita economica senza una sostanziale urbanizzazione. La migrazione può aiutare ad aumentare la produttività se è strategicamente gestita e collegata all’economia formale. I migranti infatti creano un significativo contributo allo sviluppo economico, sociale e culturale del loro pese d’origine e delle società ospiti.
PARTNERSHIP URBANE
Tale collettivo è da riconoscersi come una categoria di individui con necessità specifiche, ma anche come agenti di progresso quando le politiche si rendono in grado di proteggere i loro diritti e la loro piena partecipazione alla vita cittadina. Questa situazione ci pone davanti a diverse domande riguardo alla teoria della pianificazione e al futuro della pianificazione. A parte il caso di poche città, fare sforzi per aumentare l’inclusione dei migranti non sono ancora due priorità per città e governi locali. Piani locali inclusivi, come politiche o misure, in particolare a livello di città, sono critiche nel definire il benessere e la resilienza degli immigrati. L’integrazione dei migranti deve essere pianificata in collaborazione tra autorità centrali e locali.
Le città sono formate da una moltitudine di attori nazionali e internazionale, di diversi settori locali, tra cui Governo, organizzazioni, comunità accademica e settore privato. Ognuno possiede preziose conoscenze e influenza il funzionamento delle città, formando reti che posso creare risposte efficaci ed inclusive. La consapevolezza di come la città operi e fornisca servizi, di come i quadri giuridici e sociali influenzino la vita dei residenti e delle comunità è una risorsa critica, ma spesso trascurata. La coordinazione tra le autorità locali e i fornitori di servizi pdovrebbe coordinare e garantire risposte adeguate alla gestione della crisi.
SISTEMA RESILIENTE La costruzione di un sistema di recupero a lungo termine e la capacità di recupero (resilienza) devono essere considerate fin dall’inizio di una crisi, cosi come la transizione da una risposta di emergenza ad una fase di recupero strutturale possa essere rapida e come normalmente coinvolga un periodo in cui le due fasi si sovrappongono.
SOLUZIONI DIVERSIFICATE Poiché non esistono due città uguali, non esistono due città uguali di fronte alla crisi. Una risposta urbana efficace richiede di comprendere a la scala del problema e le complessità del contesto locale , i suoi sistemi interconnessi e le parti interessate, il modo in cui le diverse comunità urbane vivono dentro di essa e una accanto all'altra. Per essere più efficaci, gli attori che lavorano in un contesto urbano dovrebbero prendere in considerazione le dinamiche di potenza locali, le reti sociali, le strutture, i sistemi e la geografia esistenti al fine di Identificare opportuni punti di ingresso e opportunità di sfruttamento.
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Imparare dalle città
04.
Il caso di Beirut \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 4.1 Quando lo sviluppo urbano non segue la pianificazione \\\\\\\\\\\\\\\\\ 4.1.1 Naba’a e la crisi dei rifugiati \\\\\\\\\\ 4.1.2 Il caso tedesco \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 4.2
IMPARARE DALLE CITTA’
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IMPARARE DALLE CITTA’
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La migrazione e come sia stata governata dovrebbe esser una tema in prima linea della pianificazione urbana e sviluppo sostenibile. A livello globale, le politiche sull’immigrazione e sulla pianificazione urbana tendono ad essere discusse in ambiti separati, con il risultato di ottenere politiche incoerenti. Non esiste un approccio efficace, di un solo formato. Possono essere tracciate, però, alcune linee guida o principi secondo i quali gli attori locali possono agire in contesti urbani. Le politiche sull’immigrazione possono influenzare in positivo o in negativo sia i paesi di origine che di arrivo. Una politica sul lavoro restrittiva, inadeguata o poco chiara potrebbe far crescere flussi migratori irregolari e “soluzioni informali”. Politiche severe di controllo dei confini potrebbero portare alla nascita di “transit hubs” urbani, dove i migranti restano bloccati durante il loro viaggio. Mentre alcune città e governi locali
hanno maturato politiche inclusive per immigrati, altre hanno ignorato questo aspetto nei progetti di pianificazione urbana. Una gestione scarsa dell’immigrazione urbana ha spesso portato a uno sviluppo di soluzioni informali per risolvere la carenza di servizi di base o per contrastare casi di esclusione dei migranti dall’accesso al territorio, all’abitazione e al mercato del lavoro, così come alla sanità o all’educazione. Per comprendere meglio il comportamento e le situazioni esistenti riguardo alla gestione del fenomeno migratorio nelle città, portiamo ad esempio due casi reali che potremmo definire “opposti” di politica urbana o di capacità di costruzione di quel sistema resiliente o anti- fragile in grado di sopportare una crisi: il Libano e la Germania.
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Gabriele Basilico, Beirut, 1991
04.1 Il caso di Beirut Report Aprile, Novembre 2016
La Beirut descritta in questo capitolo è quella che si è mostrata al nostro sguardo, arretrato e un po’ distante, nel novembre 2016. Beirut, per noi che proveniamo da altre sponde del Mediterraneo, ha messo in campo tutte le sue maschere. A Beirut, città ricca di contraddizioni e di conflitti interni, si intercetta con vivida chiarezza l’incapacità, da parte delle istituzioni e della struttura stessa della città, di gestire un’emergenza, quella della presenza di migliaia di immigrati siriani. Beirut oggi è una città arcaica e contemporanea nello stesso tempo. Le parti in cui è suddivisa “appaiono come placche tettoniche che si scontrano 1 Laura Andreini, “Beirut a city in continuous metamorphosis”, Area, n° 120, 2012.
le une contro le altre senza riuscire a fondersi” 1 galleggiando in un magma privo di integrazioni tra le parti. È la “città divisa” per eccellenza, la “non città” 2, definizione che va oltre alla più palese divisione tra confessioni religiose che da decenni la spacca in più parti. I limiti che non vediamo, le proprietà immobiliari, la presenza di più amministrazioni e di interessi plurimi rende la convivenza e la possibilità di vedere Beirut come una “città unica” molto difficile. Beirut oggi, seppur con qualche ferita, non è la Beirut del 1991, quella ritratta negli scatti di Gabriele Basilico, dopo la fine del lungo conflitto combattuto tra il 1975 e il 1990, che ha lasciato palazzi crivellati e accatastato 2 Adonis, Beirut. La non-città, Medusa Edizioni, Milano, 2007
IMPARARE DALLE CITTA’
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Anura on Flickr, Beirut, 2011
duecentomila cadaveri tra l’ovest sciita e l’est cristiano.
la bellezza, in seguito, con i colori della vita e della ricostruzione.
Qualsiasi persona abbia acceso il televisore, in un qualsiasi ora di quei quindici anni, non è potuto sfuggire alle immagini così familiari di Beirut e del Libano. Qualsiasi persona abbia aperto un giornale, in un qualsiasi attimo, di quei quindici anni, è stato infastidito dalla parola violenza. Qualsiasi persona si sia imbattuta in una fotografia di Beirut, in quei quindici anni, ha visto una città la cui pelle è stata profondamente martoriata, rivelando quanto intenso fosse l’accanimento devastatore da parte di ogni fazione.
Successivamente sono tornato a Beirut altre tre volte per seguire la ricostruzione della downtown che oggi appare magicamente risorta nel nuovo skyline urbano.” 3
Beirut immortalata dal grande fotografo prima con il bianco e nero, ad amplificare la desolazione della città dilaniata, in equilibrio tra il dramma e 3 Intervista a Gabriele Basilico, Milano, 14 marzo 2012.
Evidentemente questa città possiede nel proprio patrimonio genetico eccezionali anticorpi che le consentono di reagire a guerre civili, bombardamenti, incendi e devastazioni di ogni genere. Una città che rinasce sempre, anche il geografo francese Elisee Reclus aveva già divulgato la leggenda sostendendo che questa città è una di quelle che devono vivere o rivivere comunque: i conquistatori passano e la città rinasce dietro di loro.
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“Una città antica per il futuro”, reciterà lo slogan di Solidere, la principale agenzia urbana per la ricostruzione del centro storico, messa in piedi dal primo ministro Hariri nel 1994. Beirut oggi è, infatti, innegabilmente una città iper-moderna, multietnica, dove l’eterogeneità compone la vita quotidiana e gli innumerevoli caratteri insediativi. La capitale libanese è uno “straordinario laboratorio evolutivo” 5, dove anche a causa di una storia tanto travagliata e controversa, vi è una propensione a costruire e ricostruire. Caoticamente e in modo disorganico sembra stata rosicchiata negli ultimi anni da un’orda di iniziative private che fanno a gara per accaparrarsi il posto in prima fila su questo lembo di terra affacciato sul mar Mediterraneo. La ricercata esclusività 5 Laura Andreini, “Beirut a city in continuous metamorphosis”, Area, n° 120, 2012.
nella ricostruzione post bellica ha autorizzato investitori privati a promuovere progetti internazionali in grado di riportare alla luce l’antica era che le valse l’appellativo di“Parigi d’Oriente”. Ha significato ospitare edifici autografati da architetti di fama internazionale, tra i tanti: Zaha Hadid, Jean Nouvel, Steven Holl, Norman Foster, che conferiscono valore immobiliare e fama all‘operazione. Ha significato, perchè no, invitare Rafael Moneo alla ricostruzione del nuovo Souk. Ha significato anche affidare la ricostruzione del centro storico alla compagnia Solidère, aggiungendo un ultimo velo che conferisce un’ uniformità diffusa al volto urbano del centro, prerogativa dovuta da un’unica iniziativa privata nella ricostruzione. Ciò che si vede nel Central District
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accade in scala minore in tutta la città: lo stato delega all’iniziativa privata i processi decisionali delle trasformazioni urbane. “La città di Beirut è un amalgama di più realtà urbane dove il privato agisce fortemente sullo sviluppo speculativo della pianificazione. Il piano di recupero del centro è un intervento molto classico. L’aspetto critico non è architettonico poichè la qualità dei nuovi edifici è di alto livello, senza dubbio; ma il centro urbano risulta isolato,non integrato con le diverse parti della città.” Il centro “fantasma” ricostruito, circondato da matasse di filo spinato, si configura come la parte di città più pianificata in assoluto, in contrasto con il tessuto circostante caratterizzato da diversità 6 Charbel Maskineh,” Urban Vision for a New Society”, Area, n° 120, 2012
rintracciabile e frammentazione. Adesso ovunque spuntano edifici disparati, con volumi diseguali e talvolta sproporzionati, nella pretesa, talvolta, di rimodellare il sito, dando l’impressione di accumulo. 4.1.1 Quando lo sviluppo urbano non segue la pianificazione La pianificazione è molto di più che una semplice questione politica. In questo contesto di “deframmentazione urbana”, più entità stanno sviluppando la città autonomamente a partire dal proprio intorno o da altre parti della città, con la conseguenza di render più complesso l’accesso alle risorse o al controllo della terra, rendendole ricche di conflitti. La decentralizzazione e il potere delle leggi di mercato hanno attirato un gran numero di attori nell’ ”arena
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della panificazione” ognuno con interessi e agende differenti. Tutto ciò ha indebolito la legittimità di una pianificazione urbana pubblica. Nell’era della “fragmented city” (questione migranti) nella quale ci troviamo, la pianificazione ha ancora un ruolo importante. Come dice Thevenot, oltre ad esser un “prolungamento di intenti” 7, un masterplan è anche uno spazio comunicativo attorno la semantica di azione. E nelle città di oggi formate da un agglomerato di luoghi sotto la pressione di dinamiche di un mercato globale instabile e dalle egocentriche logiche locali de “Not In My Backyard” (= non nel mio cortile), la pianificazione necessita una dimensione politica. In una città frammentata, le iniziative di sviluppo urbanistico non sono
necessariamente una giustapposizione caotica di progetti autonomi. Reti di attori locali che includono differenti tipi di attori invisibili ed ugualmente efficaci creano una separazione netta degli spazi urbani. Ci poniamo dunque una grande quesito: una gestione che ha agevolato una costruzione priva di visioni e progetti complessivi diventerà un inusuale modello di indeterminatezza grazie al quale si potranno trovare soluzioni specifiche alle sfide poste dalla crescita di mercato? Oppure c’è bisogno di un cambiamento di rotta? 4.1.2 Naba’a e la crisi dei rifugiati Nella Beirut che abbiamo conosciuto, i problemi hanno due nature, connesse tra loro: una fisica, nella forma della città e una sociale.
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La prima, si vede anche nella mancanza di un progetto per la mobilità, nella congestione del traffico automobilistico e l’aggressione permanente ai marciapiedi, perfino alle carreggiate, nell’ assenza di mezzi pubblici, nella non-gestione del “problema spazzatura”, nell’inesistenza di luoghi pubblici e di aggregazione o di spazi verdi aperti. Il secondo problema, quello sociale parla della gestione di migliaia di di profughi e di rifugiati in fuga dalla vicina Siria. Beirut oggi è la capitale di uno Stato, il Libano, con la più alta concentrazione pro-capite di rifugiati al mondo: “dal 2011 quasi 1 milione e 200 mila persone hanno varcato la frontiera libanese”6 . L’OCSE, nel documento sulle stime migratorie presentato martedì 22 6 OSCE, documento stime migratorie, settembre 2015
settembre 2015, calcola in un milione circa le richieste di asilo per il solo 2015, 350-400mila delle quali saranno accolte. Mentre il secondo rapporto sulla protezione internazionale elaborato da Anci, Caritas Migrantes e numerosi altri partner, stima che solo un profugo su dieci si metta in viaggio per l’Europa. In larga parte, i profughi, sono ospitati in paesi in via di sviluppo, in particolare Turchia, Pakistan, Libano e Iran. Una questione che ci porta ai confini di tutto il mondo e che parla di esclusione, separazione, limite. Partendo da Damasco, Beirut è una tappa obbligata: per alcuni, un luogo di transito breve per il rilascio dei documenti, un luogo d’arrivo o di sosta, per altri.
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Laddove camminando per le strade di Beirut ci si imbatte in matasse di filo spinato la “condizione di confine” si rende palese. E’ palese nei ben noti e fallimentari tentativi di “recludere” la popolazione siriana giunta in Libano all’interno di campi profughi, sempre più affollati e sempre meno temporanei. E’ palese, anche e sopratutto, in alcuni quartieri a Sud della città, dove si sono sviluppati informal-settlements. E’ palese a Naba’a. Il municipio di Beirut si compone di dodici quartieri su un’area complessiva di circa 100 kmq in continuità con i municipi dell’ area metropolitana verso Sud e verso Est. Le varie zone, dal forte carattere identitario, sensibilmente accentuato dopo la Guerra Civile, sono caratterizzate da differenti composizioni sociali e gestioni
della crescita urbana con istanze politiche e settarie. La situazione del quartiere armeno di Burj-Hammoud, geograficamente collocato lungo la costa del Mediterraneo, la prima periferia sul mare ad Est della capitale, è uno di questi. I caratteri distintivi del quartiere sono gli stessi che rendono problematico il suo sviluppo. Dalla seconda metà del secolo scorso, come conseguenza del conflitto libanese, Burj-Hammoud ha assistito a continui spostamenti di popolazione. Così è iniziato il graduale impoverimento dei quartieri residenziali della zona “Porta della città” con grandi arterie a scorrimento veloce che lo dividono in zone disconnesse. Il sobborgo di Naba’a, all’interno della municipalità di Burj-Hammoud, sviluppato su un tessuto urbano a trama fine, ha zone commerciali, negozi
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al dettaglio, che “sbocciano” sulle strade e zone residenziali che vivono una situazione di forte degrado. Naba’a è amministrata dal Comune di Bourj Hammoud e confina con l’aerea di Sin el Fil. E ‘il principale quartiere musulmano nel comune Bourj Hammoud abitato prevalentemente da musulmani sciiti, ma anche da cristiani armeni. Tuttavia, i cambiamenti demografici a causa della guerra civile libanese hanno portato a vivere qui libanesi di altre fedi e lavoratori stranieri, in particolare provenienti da Siria, Egitto e lavoratori migranti asiatici e africani a causa di affitti più bassi e le opportunità di lavoro disponibili nella zona. Come parte del programma del 2015/2016, UN-Habitat ha realizzato nel mese di ottobre 2015, una rapida valutazione in Naba’a per un progetto
complessivo di rivitalizzazione di quartiere. I risultati hanno mostrato che le facciate degli edifici sono in condizioni disastrose. Il 62% delle case valutate hanno balconi e finestre non sicuri. Il comune finora è stato sovraccaricato di richieste di servizi e manutenzione in relazione al crescente numero di abitanti ma senza avere la capacità e le risorse di far fronte a questa moltitudine di richieste. La rivitalizzazione del quartiere terrà in considerazione il recupero fisico dei principali aspetti degradati, ripari, infrastrutture, servizi e spazi pubblici.
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<< Per figurarsi una bella immagine di Beirut, bisogna dunque vedere le cose da lontano? Direi di sì, perché, via via che ci si avvicina, la sensazione di affastellamento si rafforza e troppe tare evidenti dicono il disastro di un’urbanizzazione mal gestita. Occorre allora decidersi per un’economia dell’emozione estetica, spiare qui una loggia a tre archi, là una vetrata, altrove ancora un frammento di panorama. >> Samir Kassir in “Beirut, storia di una città
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© Martina Bunino © Silvia Bovo Aprile | Novembre 2016
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<< Not least because of the hundreds of thousands of refugees from the world’s war and crisis regions, Germany has been an arrival country these past months. It is a fact that Germany is a country of immigration, and we acknowledge this fact. The Making Heimat exhibition shows us how we can turn this fact into an opportunity. Arrival cities need affordable housing. It is important to achieve a good mix of residential and commercial uses by ensuring that shops and small businesses can be established on the ground floor of apartment buildings. The best schools should be located in the most problematic neighbourhoods. Arrival cities need a dense urban fabric and a good public transport system for those commuting to work.” >> Barbara Hendricks, Ministro federale dell’ambiente, Germania
4.2 Il caso tedesco
Il Paese che ospita il maggior numero di richiedenti di asilo in Europa è la Germania. Nel solo 2015 i nuovi arrivati sono stati oltre un milione, molti dei quali stanno attendendo il ricongiungimento delle proprie famiglie. Il governo federale ha predisposto l’apertura di centinaia di centri di accoglienza sparsi su tutto il territorio nazionale che ospitino i migranti appena arrivati, constatino se abbiano effettivamente i requisiti per essere accettati come rifugiati e forniscano loro tutti gli strumenti necessari per permanere e sopravvivere. L’assistenza include vitto, alloggio, assistenza legale per procedere con la domanda di protezione internazionale, assistenza psicologica, erogazione di un sussidio (massimo 392 euro al mese a persona), assistenza sanitaria, corso di lingua e iscrizione ai “job center”, centri che svolgono colloqui d’orientamento le competenze professionali. Oltre a ciò vengono erogati altri servizi di politica attiva come la formazione professionale, come tirocini e apprendistato. La lentezza della burocrazia e l’enorme mole di arrivi, però, fa sì che difficilmente essa duri meno di un
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anno. I tempi per apprendere la lingua e trovare un lavoro, poi, sono ancora più lunghi. Secondo un rapporto del governo tedesco uscito all’inizio del 2016 la totalità dei migranti accolti nel 2015 raggiungerà una piena occupazione e integrazione entro il 2035. Per velocizzare l’inserimento nel mercato del lavoro il governo ha allora approvato un piano di 300 milioni di investimenti per garantire dei lavori appositamente per migranti. La strategia di integrazione tedesca sta dunque cambiando progressivamente sia il panorama geografico che quello politico della Germania e anche dell’Europa. La qualità dei flussi migratori che investiranno il Paese sarà decisiva per determinarne il futuro di tutti gli europei. Se fino ad oggi le migrazioni più importanti verso la Germania provenivano dal mondo arabo e soprattutto siriano, ai cui cittadini viene rapidamente concessa l’accoglienza, le cose potrebbero presto cambiare. Il governo si aspetta che nella sola estate del 2017 vogliano entrare in terra tedesca 400mila migranti provenienti dall’Africa subsahriana,
salpati dalla Libia e passati per l’Italia. Making Heimat: l’accoglienza tra nuove strutture e rigenerazione urbana È dalla Germania che provengono alcuni degli esempi di progettazione di housing per rifugiati tra i più riusciti a livello europeo. L’emergenza abitativa che nasce dall’arrivo di un grande numero di immigrati è stata spesso risolta con la costruzione di strutture appositamente pensate, in aree vuote delle città, con modelli prefabbricati e dal montaggio rapido. Soluzioni, queste ultime “d’emergenza”, che hanno però garantito lo sviluppo di piccole comunità che hanno avviato la loro integrazione urbana. Altri tipi di interventi hanno invece danno soluzioni che guardassero ad edifici già esistenti, ma dismessi o in parte inoccupati.
PROGETTO
CITTA’
ZURIGO
ANNO
MUNICIPAL CONTAINERS
2015
© Martin Zeller
© Martin Zeller
CARATTERISTICHE ° TIPO DI PROGETTO
RIUSO
° REALIZZAZIONE
6 MESI
° NUMERO RESIDENTI
114
° NUMERO UNITA’
12
° TIPO DI RESIDENTI
RIFUGIATI
° m2 A PERSONA
15,5 m2
DESCRIZIONE Il progetto ‘Municipal Containers’ realizzato a 2015 ha previsto la realizzazione di un area residenziale temporanea. L’intera area è stata pianificata, approvata e costruita in 6 mesi. I moduli abitativi sono ricavati dal riuso di container per creare appartamenti indipendenti uno dall’altro, offrendo moduli residenziali provvisti di cucina, bagno e uno spazio esterno ad ogni residente.
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ANNO
PROGETTO
CITTA’
MONACO
LIGHT - FRAME CONSTRUCTION HALL EMERGENCY PROGRAM
2015
© Michael Heinrich
© Jan Schabert
CARATTERISTICHE ° TIPO DI PROGETTO
EMERGENZA
° REALIZZAZIONE
5 MESI
° NUMERO ACCOLTI
130
° NUMERO UNITA’
3
° TIPO DI RESIDENTI
RICHIEDENTI
° m2 A PERSONA
9 m2
© Michael Heinrich
DESCRIZIONE Il progetto ‘Hall Emergency Program’ realizzato a Monaco 5 mesi ha previsto la creazione di 20 padiglioni in varie parti della città, in aggiunta all’ uso di strutture temporanee ed edifici esistenti per accogliere i 20 mila richiedenti asilo che ora vivono a Monaco. Ogni padiglione ospita 116 posti letto ed è affiancato da 15 container per i servizi sanitari.
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HARZER STRASSE
BERLINO
2012
© Christian T. Joergensen
© Aachener Siedlungs
CARATTERISTICHE ° TIPO DI PROGETTO
RESTAURO
° REALIZZAZIONE
1 ANNO
° NUMERO RESIDENTI
600
° NUMERO UNITA’
8
° TIPO DI RESIDENTI
FAMIGLIE
° m2 A PERSONA
12 m2
© Aachener Siedlungs
DESCRIZIONE Il progetto ‘Harzer Strasse’ realizzato a Berlino in un anno rappresenta un buon esempio di riqualificazione di edifici e aree urbane degradate. Gli 8 eidifici restaurati sono destinati ad ospitare famiglie di immigrati, con lo scopo di creare interazione tra rifugiati e i residenti locali coinvolgendoli nella realizzazione di arredi urbani.
IMPARARE DALLE CITTA’
ANNO
PROGETTO
CITTA’
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Il soggetto migrante
05.
Sociologia delle migrazoni \\\\\\\ 5.1 Collettivo in transito: migrante come attore sociale \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 5.1.1 Ciclo migratorio \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 5.1.2 Dati demografici: tra vantaggi e svantaggi \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 5.2 Invecchiamento della popolazione \\\\\ 5.2.1 Impieghi non specializzati \\\\\\\\\\\\ 5.2.2 Contributo al capitale economico \\\\ 5.2.3
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IL SOGGETTO MIGRANTE
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<< Il migrante che si inserisce nel flusso migratorio non è un individuo isolato, ma un essere sociale. >> Castles S., Miller M.J., Lâ&#x20AC;&#x2122; era delle migrazioni, Bologna, Odoya, 2012
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5.1 Sociologia delle migrazioni
Con il termine “immigrazione” si definisce ogni movimento migratorio individuale o di massa originato da motivi economici, di studio, di lavoro o dall’intento di fuggire da situazione conflittuali del proprio paese che porta a stabilirsi, in via temporanea o definitiva, in un luogo diverso da quello di origine. Come ha definito la sociologa Saskia Sassen1, esiste una “città globale” quando una molteplicità di processi di globalizzazione assume forme concrete in un contesto locale. Le città globali vengono descritte come il luogo dove si consumano le contraddizioni stesse della globalizzazione del capitale. In una rete di città “globali” non è solo il capitale a spostarsi e a dividersi in modo spesso poco omogeneo, ma anche le persone. In merito alle reti migratorie, le loro “cause”, i loro percorsi e la destinazione finale dei flussi esistono teorie sia a livello macro, o strutturaliste, che a livello micro, o individualiste. Entrambe sono volte ad analizzare quali sono i fenomeni che causano spostamenti di popolazione. Le prime si occupano di identificare 1 Sakia Sassen, The global city, Princeton University, Press, New York, 1991
“grandi fenomeni strutturali”, quali povertà, oppressione, sovrappopolamento, o la domanda di manodopera. La prospettiva macrosociologica, si basa sulla distinzione tra: - fattori di spinta (push factors): fattori interni alla società di origine che spingono la popolazione a emigrare (cattive condizioni di vita, povertà, ecc.) -fattori di attrazione (pull factors): fattori interni alla società di destinazione, cioè quelle più sviluppate, che attraggono nuovi migranti (poiché in grado di offrire migliori condizioni di vita, occupazione, ecc.) Gli studi microsociologici partono invece dall’ individuo e lo considera un attore razionale che prende decisioni volte a massimizzare il proprio benessere. Da questa prospettiva, le reti migratorie vengono definite da Massey (1988) come “complessi di legami interpersonali che collegano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree di origine e di destinazione, attraverso vincoli di parentela, amicizia e comunanza di origine” 2.
2 M. Ambrosini, Delle reti e oltre: processi migratori, legami sociali e istituzioni, Working paper, Polimi, 18 gennaio 2006
L’analisi della rete e dei suoi legami, ci permette di capire perché solo alcune delle persone soggette alle stesse condizioni “strutturali” intraprendano l’esperienza della migrazione verso altri Paesi, perchè scelgano determinate destinazioni, che non sempre sono le più ospitali dal punto di vista economico o normativo, e come, una volta giunti, si inseriscano nella nuova società. Il processo migratorio è analizzato quindi dall’ottica della rete come processo a lungo termine, con sue proprie dinamiche. Il dato che a noi interessa è la definizione del soggetto migrante come soggetto sociale inserito all’interno di una rete. 5.1.1. Collettivo in transito: migrante come attore sociale Nella prospettiva della Network Analysis le persone vengono concepite come attori che partecipano a sistemi sociali nei quali sono coinvolti altri attori, i quali, in vari modi, condizionano le loro decisioni. Il migrante appare capace di scelte e di strategie, ma inserito in reti e contesti sociali che strutturano la
sua visione della realtà, dei vincoli che presenta e delle opportunità che offre, influenzando le sue decisioni e la capacità di attuarle. Le risorse che i contatti sociali assicurano sono altresì di grande rilievo in ordine al successo nei percorsi migratori e possono funzionare in una certa misura come dispositivi di salvataggio e resistenza di fronte a difficoltà e discriminazioni. In letteratura le migrazioni vengono, sinteticamente definite come: - processi e sistemi di relazioni - costruzioni sociali complesse. All’interno della rete agiscono tre principali attori: - le società di provenienza - i migranti attuali e potenziali - le società riceventi Questa teoria mette in evidenza i rapporti che si instaurano tra migranti e non migranti, ed in particolare modo l’influenza esercitata da tali rapporti nell’incentivare le migrazioni. I Network si fondano sulla parentela, la comune origine, la condivisione di una cultura e di una relazione. In essi prendono forma legami sociali. M. Boyd (1989). 2
IL SOGGETTO MIGRANTE
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I TRE ATTORI DELLE RETI MIGRATORIE
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COLLETTIVO IN TRANSITO
Migranti potenziali Migranti attuali
Societ‡ di provenienza
Societ‡ ricevente
RETE DI LEGAMI INTERPERSONALI
Migranti potenziali
Migranti attuali Non migranti
Migranti precedenti Parentela Amicizia Comunanza di origine
I migranti al contatto con altri migranti o con non migranti nelle aree di origine attraverso il network accedono a risorse di tipo cognitivo (ad esempio sul lavoro, sull’alloggio, su contatti…) e normativo (informazioni sui permessi di soggiorno, sulle quote d’ingresso, sull’assistenza sanitaria) che riguardano le nuove situazioni che l’immigrato si trova ad affrontare: il network diventa il tramite attraverso il quale si genera e riproduce il proprio capitale sociale.
minori. Si parla ora semplicemente di immigrati. Concentrazione in alcune aree geografiche e in determinati quartieri.
5.1.2. Ciclo migratorio
Il primo, quello che viene chiamato di “marginalità salariale” coincide con il momento di maggiore solitudine dell’immigrato, di prevalenza di sesso maschile, celibe o con la famiglia nel Paese di origine. Il secondo momento è quello in cui attraverso il matrimonio o il ricongiungimento familiare “compaiono sulla scena nuovi attori sociali, ossia le donne e i bambini, la cui presenza rappresenta una sfida per l’ambiente istituzionale e il territorio urbano”.3 La fase finale di questo ciclo è chiamata “stabilizzazione”: gradualmente, con un processo che richiede un tempo tra i 5 e i 15 anni, i figli si inseriscono nel
Felice Dassetto, sociologo e antropologo, ha elaborato una interpretazione che si fonda sul concetto di “ciclo migratorio nel processo di insediamento di nuove popolazioni, in un determinato spazio sociale e secondo una sequenza temporale”.3 Il ciclo è formato da tre periodi: - Primo momento: “marginalità salariale”. - Secondo momento: nuovi ingressi, per matrimonio e ricongiungimento familiare. Nuovi attori: le donne e i 3 Gabriele Pollini, Giuseppe Scidà, Sociologia delle migrazioni e della società multietnica, Franco Angeli, Milano, 2002
- Terzo momento: stabilizzazione. I figli entrano nell’adolescenza, si affermano movimenti che richiedono nuovi rapporti con la società ricevente. I comportamenti degli immigrati si diversificano: lo stesso termine “immigrato”, come categoria globale, non è più adeguato.
IL SOGGETTO MIGRANTE
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matrimonio ricongiungimento familiare
sfida per istituzioni e territorio urbano
2. NUOVI INGRESSI nuovi attori: donne e bambini
1.
3.
MARGINALITÂż SALARIALE
STABILIZZAZIONE CONDIZIONE: solitudine collocazione marginale sul piano lavorativo celibe / famiglia nel Paese di origine
Rielaborazione da definizone di Felice Dassetto (1990)
sistema scolastico e avviene una reciproca “co-inclusione” con la società ricevente. Ma cosa accade a livello spaziale, a livello urbano durante queste tre fasi? “In questo scenario demografico fortemente dinamico, il nesso tra città e migrazioni emerge come uno degli assi interpretativi centrali. Non si possono capire le città contemporanee senza considerare l’impatto della mobilità umana; d’altra parte, è impossibile spiegare le dinamiche migratorie senza considerare il ruolo economico e sociale delle aggregazioni urbane. Da questo secondo punto di vista, in particolare, le città rivestono una funzione essenziale in tutte le tappe dei processi migratori: come destinazione di migrazioni interne dalle campagne, come luogo di accumulazione delle risorse necessarie a tentare l’emigrazione internazionale, come sede delle infrastrutture di trasporto necessarie ai fini di tale emigrazione, come snodi inaggirabili dei paesi di transito della mobilità a lungo raggio, e infine come poli di attrazione e mercati di sbocco fondamentale per il lavoro migrante, 4 Per un interessante e pioneristico esercizio di mappatura globale della concentrazione di migranti nelle città, Prince M, Benton-Short L. 2007, www.migrationinformation.org
nei paesi di destinazione.”4 Sul piano operativo, la consapevolezza crescente della centralità del nesso città-migrazioni sta generando un’attenzione sempre maggiore verso il livello locale di governo della mobilità e dei processi di integrazione, sia nei paesi di origine sia in quelli di transito e di destinazione dei movimenti migratori.
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Italian
Italian
Immigrant
Immigrant
50.000 New Business in the sector: Personal caregivers Construction Agriculture
Italian population will decline between 2015 - 2025
Unskilled Jobs
80 % 1.8 million To compensate an increase of immigrants is needed
20 % High - skilled Jobs
15 % 85 %
1.6 million
Italian retired
Immigrant Italian
Immigrants are mainly taxpayers
Immigrant children
Presence of immigrants is mobilizing the sectors of:
Education 8,2 % immigrants
=
Health 8 % GDP Real estate
11 billion 805.000 immigrant children 640,000 pensions
Rielaborazione dati da http://www.radicali.it/wp-content/ uploads/2017/03/prontuario-immigrazione_ENGLISH.pdf
requires
78.000 educator
5.2 Dati demografici: tra vantaggi e svantaggi
Invecchiamento della popolazione È un dato ormai noto che statisticamente tra il 2015 e il 2025 la popolazione italiana diminuirà di 1.8 milioni e che per mantenere la popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni costante nel prossimo decennio è necessario che i migranti aumentino di circa 1.6 milioni. Questo è un avvenimento indispensabile per compensare la riduzione degli italiani in età lavorativa generata dalla diminuzione del tasso di nascite, per salvaguardale la forza lavoro esistente e per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e garantire il funzionamento del sistema pensionistico. Impieghi non specializzati Gli impieghi che non richiedono una specializzazione spesso evitati dagli italiani sono quelli nei quali trovano più spesso impiego gli immigrati: la loro presenza non riduce l’impiego lavorativo della popolazione italiana, semplicemente mantengono attive le posizioni sempre più frequentemente abbandonate dalla popolazione nativa, specialmente in settori di Dati estrapolati da http://www.radicali.it/wp-content/uploads/2017/03/prontuario-immigrazione_ENGLISH.pdf
assistenza personale, costruzione e nell’agricoltura, che sono i settori che richiedono un lavoro manuale con guadagni moderai e condizioni di lavoro instabili. Contributo al capitale economico In Italia la popolazione pensionata è aumentata notevolmente, con una percentuale di persone oltre i 65 anni che aumenterà prevedibilmente del 2.7% nell’ultimo anno fino ad arrivare al 18.8% nel 2050. Gli immigrati in maggior parte pagano le tassi: nel 2014 i loro contributi previdenziali sono aumentati fino a 11 bilioni di Euro, che è la somma di 640.000 pensioni. Da ricordare è che i pensionati stranieri sono solo 100.000 rispetto ai 16 milioni di pensionati italiani. Inoltre, L’ingresso totale dal pagamento delle tasse da parte degli immigrati (il 9% dei tassati in Italia) è equivalente a circa 7 bilioni di Euro. Il contributo lavorativo degli stranieri è quindi cruciale per la creazione di un valore aggiuntivo all’economia del Paese. Dal 1998 al 2007, il PIL italiano è cresciuto del 14.4 %, senza la presenza immigrata sarebbe cresciuto, invece, del 10.5%.
IL SOGGETTO MIGRANTE
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Nuove competenze per la società ricevente La presenza della popolazione immigrata crea nuove opportunità lavorative per gli autoctoni in molti settori quali, educazione, sanità, real estate. I processi di ricezione, accoglienza e integrazione richiedono, inoltre, numerose e diverse competenze in vari campi della conoscenza. Per esempio, la media dei costi di accoglienza per un richiedente asilo o un rifugiato è di 35 Euro al giorno (45 Euro per i bambini), i quali non vengono consegnati nelle mani del richiedente ma sono gestiti dalle associazioni che gestiscono i centri di accoglienza e servono per sostenere i costi di gestione e manutenzione, per pagare gli stipendi degli impiegati che vi lavorano all’interno.
r Spontaneity Shee ial Networking c o S s Start-ups snes i u B ng usi o H
MARKET
STATE
IMMIGRATION AS A KEY SOLUTION
\ Population Ageing \ Unskilled Job Requirement \ Capital Contribution \ Job Opportunity for Natives
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Departure City
Arrival City
War or famine Poor life quality Lack of services
Lowest fertility rates Decrease in rural areas Population ageing
Immigration flow
Remittance flow
Citizen
Migrant
Displaced Migrant
Lo spostamento di persone da città sotto-sviluppate verso città sviluppate dove vi è necessità di capitale umano potrebbe avviare un processo di crescita reciproca sia per la città di arrivo che per quella di partenza. La città di arrivo si arricchisce di capitale umano ( Immigration flow), quella di partenza, invece, entra in un processo di sviluppo attraverso risorse economiche e sociali ( Remittance flow) che vengono restituite da coloro che hanno lasciato il paese d’origine.
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<< Colui che, temendo a ragione di esser perseguitato per motivi di razza religione, nazionalità appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese: oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra. >> Definizione di “rifugiato”, Convenzione di Ginevra, 1951
Diritto dâ&#x20AC;&#x2122;asilo
06.
Leggi, diritti e documenti \\\\\\\\\ 6.1 Il diritto dâ&#x20AC;&#x2122;asilo \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 6.1.1 Iter di riconoscimento status di rifugiato \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 6.1.2
APPENDICE
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APPENDICE
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Parlare di immigrazione significa quasi sempre parlare di definizione, di limite, quindi di confini e di norme. In questo capitolo, nella sua prima parte, si prova a tracciare una storia, quella del diritto di asilo e della conseguente nascita dei termini profugo, richiedente asilo e rifugiato, oggi spesso usati in modo intercambiabile ma che sottintendono condizioni giuridiche ben diverse e definite a livello internazionale e nazionale. Il termine “asilo” si è evoluto storicamente a partire degli eventi della II Guerra Mondiale, in seguito alla quale tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno iniziato un percorso di elaborazione di un quadro normativo valido ovunque che tutelasse le persone perseguitate, percorso che continua ancora oggi. Partendo da questa premessa, nella seconda parte si ripercorreranno le revisioni della normativa europea e nazionale. In seguito sarà ripercorso l’iter per il riconoscimento dello status di protezione internazionale in Italia, le sue lacune, i suoi tempi e i suoi vincoli.
126
IN EUROPA
IN ITALIA Costituzione Italiana
1947
DEFINISCE: Riconoscimento diritto di asilo
1948
Dichiarazione dei diritti dell’uomo
1951
Convenzione di Ginevra
1967
Protocollo di New York (Dichiarazione dell’ONU)
1984
Dichiarazione di Cartagena
Asilo Territoriale
1990
Convenzione di Shengen Convenzione di Dublino
Stato di competenza per richiesta asilo
1992
Motivi di persecuzione: - razza - religione - nazionalità - appartenenza gruppo sociale - opinioni politiche
Legge Martelli
Modalità riconoscimento status rifugiato Istituzione 7 Commissioni Territoriali
Legge Puglia
Istituzione CDA
Legge Turco - Napolitano
Introduzione CPTA o CIE
Trattato di Maastricht
1998
Testo Unico sull’Immigrazione 1999
Trattato di Amsterdam
Completamento e armonizzazione delle richieste di asilo
Consiglio di Tampere 2000
Istituzione FER
Legge Bossi-Fini
2002
2003
Direttiva Accoglienza 2003/9/CE
2004
Programma dell’AIA
2005
Direttiva Procedure 2005/85/E
Introduzione procedura semplificata Misure per immigrati irregolari Istituzione SPRAR
Elaborazione Sistema di Accoglienza Decreto Lgs 25/2008
Istituzione CARA
2015
Decreto Lgs. 142/2015
Istituzione HUB regionali
2017
Decreto Minniti - Orlando
Accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale
2013
Direttiva 2013/32/UE
APPENDICE
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6.1 Leggi diritti e documenti Il diritto d’asilo La ricerca di protezione da parte di un individuo in un altro Paese ha origini antiche, ma la definizione giuridica di diritto di asilo e di rifugiato si sviluppa nel XX secolo, a partire dagli sconvolgimenti delle due guerre mondiali e il conseguente esodo massivo di popolazioni. Anticamente, l’idea di protezione o immunità coincideva con un luogo fisico, in particolare il luogo sacro, il tempio greco, il quale, in quanto sacro, era appunto inviolabile. Con la nascita degli Stati europei il concetto di protezione ha assunto man mano un significato più astratto: si è iniziato a parlare di “asilo territoriale”, definito giuridicamente per la prima volta tra il Cinquecento e il Seicento.
La definizione moderna di “diritto di asilo” è figlia della Rivoluzione francese e della Costituzione Repubblicana del 1793. Da denotazione topografica, che definiva l’asilo come un luogo di rifugio, il termine giunge a significare una istituzione, un concetto giuridico, durante il Novecento, sia a livello internazionale che nazionale. Panorama internazionale Il primo riconoscimento giuridico del diritto di asilo si ha, a livello internazionale, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ Uomo del 1948, dove si riconosce l’asilo nell’ambito dei diritti umani. Lo strumento internazionale di
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maggior rilievo è rappresentato dalla Convenzione di Ginevra del 1951, elaborata in seguito agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, relativa allo status dei rifugiati, e integrata dal Protocollo di New York del 1967. La Convenzione di Ginevra del 1951, ribadiva e articolava gli stessi concetti in materia di diritti umani presenti nella Dichiarazione dei Diritti delle colonie nordamericane (1774) e della Dichiarazione francese del 1789. Poiché redatta dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Convenzione conteneva due limitazioni: una di natura temporale, considerando come eventi causa di richiesta di rifugio quelli anteriori al primo gennaio 1951, e una di natura geografica, ovvero eventi accaduti in Europa. La Convenzione poneva le basi per una legislazione più omogenea e che vincolasse più Stati e che garantisse una protezione più efficace. Il termine rifugiato, viene definito in questa carta: il diritto di asilo e lo status di rifugiato sono due istituti fortemente connessi, ma si pongono tra loro in un rapporto di genus e species . La categoria di persone legittimante a fare richiesta di asilo è molto più ampia
rispetto a chi ha effettivamente diritto ad assumere lo status di rifugiato. Per chi non è riconosciuto lo status si attuano provvedimenti di carattere umanitario, garantendo loro asilo territoriale (protezione umanitaria, sussidiaria). Successivo step è rappresentato storicamente dal Protocollo di New York del 1967, elaborato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per riadattare e correggere alcune lacune della Convenzione di Ginevra e per estenderlo in maniera internazionale. Il 31 gennaio 1967, a New York, si elimina la data limite del primo gennaio 1951 stabilita dalla Convenzione come limite temporale degli eventi potenziali cause di rifugiati. Ad esso hanno aderito 133 Paesi nel mondo, tra cui l’Italia. Con la Dichiarazione di Cartagena del 1984 si estende la definizione di rifugiato a coloro che fuggono dal proprio Paese “perché le loro vite, la loro sicurezza o la loro libertà erano minacciate da una violenza generalizzata, un’aggressione straniera, conflitti interni, una violazione massiccia dei diritti umani o altre circostanze che abbiano gravemente turbato l’ordine pubblico”.
APPENDICE
129
L’Europa A livello Europeo, il percorso di definizione in materia di asilo parte dalla Convenzione di Schengen del 1990. Il tema di asilo e rifugiati non è trattato nella Convenzione, ma la creazione di uno Espace Schengen, ha certamente ricondotto tra i temi trattati anche quello dell’immigrazione e dell’asilo. Ad esempio è qui che si stabilisce di quale Stato sia competenza esaminare la richiesta di asilo: la competenza spetta allo Stato che abbia rilasciato il titolo di soggiorno, al fine di impedire la simultanea presentazione di più domande. La Convenzione Shengen trova il suo nucleo ribadito nella Convenzione di Dublino, sottoscritta dai Paesi UE nel 1990 firmata da: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito, con l’aggiunta nei successivi dieci anni di Austria, Svezia, Finlandia, e per ultime Islanda e Norvegia. La Convenzione definisce la competenza di un solo stato per prendersi carico della richiesta di asilo e fissa parametri oggettivi per esaminare le domande di asilo. Primo passo verso un’azione reale
europea in materia di immigrazione è stato il Trattato di Maastricht del 1992. Nel Trattato in questione l’immigrazione in particolare viene inserita nel novero delle materie ricomprese nel Titolo VI TEU sulla cooperazione di Giustizia e Affari Interni. Con il Trattato di Amsterdam del 1999 la politica di asilo e la politica di immigrazione vengono comunitarizzate, con l’obiettivo di armonizzare una politica comune di asilo e la creazione di un sistema europeo comune di asilo (CEAS). Tali obiettivi vengono stabiliti formalmente dal Consiglio Europeo di Tampere (15/16 ottobre 1999), sei mesi dopo l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht. E partire dal 1999, quindi, i governi degli stati membri hanno creato un sistema comune europeo di diritto di asilo attraverso l’impiego di una procedura e status univoci validi in tutta l’UE. Nella stessa sede fu sancito l’accordo di tutti gli Stati a “lavorare all’istituzione di un regime europeo comune in materia di asilo, basato sull’applicazione della Convenzione di Ginevra in ogni sua componente, garantendo in tal modo che nessuno venga esposto nuovamente alla persecuzione, ossia mantenendo il principio di non
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refoulement” (Conclusione 13). Uno degli esiti di quest’opera di “comunitarizzazione” è stato ad esempio l’istituzione di un Fondo Europeo per i Rifugiati (FER), volto a sostenere le strutture di accoglienza, le procedure di rimpatrio tramite finanziamenti diretti. Istituito il 28 settembre 2000 dal Consiglio dell’Unione Europea, il Fondo ha il compito di sostenere le azioni degli Stati membri dell’Unione in merito alle condizioni di accoglienza, integrazione e rimpatrio volontario di richiedenti asilo, rifugiati e profughi. Ogni Stato membro si occupa di individuare, sulla base della situazione esistente, le carenze nel campo dell’accoglienza, dell’integrazione e del rimpatrio volontario e le azioni da intraprendere attraverso la predisposizione di un apposito programma di attuazione FER. Le risorse finanziarie del FER vengono ripartite fra gli Stati membri, ai quali viene affidata la responsabilità dell’attuazione delle azioni che beneficiano del sostegno comunitario e quindi la selezione, la sorveglianza, il controllo e la valutazione dei singoli progetti. In Italia,
l’Autorità Responsabile è il Ministero dell’Interno. In primo luogo il FER era stato istituito per il periodo 2008-2013 nell’ambito del Programma generale «Solidarietà e gestione dei flussi migratori». La dotazione finanziaria del Fondo per il periodo 2008-2013 era di 628 milioni di Euro. All’Italia è stato assegnato un budget di 26.528.000 Euro circa, a fronte di un co-finanziamento nazionale pari a 14.079.000 Euro, per un totale complessivo di 40.607.000 Euro. A partire dai primi anni 2000 il Consiglio e il Parlamento Europeo introducono una serie di Direttive in materia di accoglienza, applicate poi ai vari Stati Membri con Decreti Legislativi. Nel 2003 viene introdotta la Direttiva Accoglienza riguardante l’accesso alle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo in attesa che la loro domanda sia esaminata: garantisce l’accesso all’alloggio, al vitto, all’assistenza sanitaria e all’occupazione, nonché a cure mediche e psicologiche. Sinteticamente, la Direttiva prevedeva obblighi in materia d’informazione e di rilascio di documenti, di accesso al sistema educativo per i minori e di
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131
accesso al lavoro dopo, al massimo, un anno dalla domanda. Con il Programma dell’Aia, adottato il 5 novembre 2004 dal Consiglio Europeo di Bruxelles, l’Europa si è impegnata a impiegare le risorse necessarie per assicurare i criteri più elevati nella protezione dei rifugiati. La Direttiva Procedure dell’anno 2004 disciplina l’intero iter di una domanda di asilo, ossia come presentare la domanda, come esaminarla, che tipo di assistenza fornire al richiedente asilo, come presentare ricorso e se il ricorso consenta all’interessato di soggiornare sul territorio, La nuova direttiva relativa alle procedure di asilo del 2013, del Parlamento Europeo e del Consiglio, è molto meno vaga della precedente: crea un sistema coerente che garantisce che tutte le decisioni in materia siano adottate in modo più efficiente ed equo e che tutti gli Stati membri esaminino le domande in base a norme comuni di elevata qualità. Inoltre fissa regole più chiare per la presentazione della domanda di asilo: ad esempio, saranno prese specifiche disposizioni alle frontiere in modo che chiunque
intenda chiedere asilo possa farlo in modo rapido ed efficace. Le procedure saranno più celeri ed efficienti: in linea di massima, la durata di una procedura di asilo non sarà superiore a sei mesi. L’ Italia L’Italia è uno dei pochi Paesi Europei che non si siano dotati di una normativa organica in materia di asilo. Ancora oggi ci troviamo ad avere a che fare con un sistema fondato su una normativa frammentata, stratificata in una serie di leggi e decreti e che non ha trovato le dimensioni, l’omogeneità e l’articolazione necessarie a fronteggiare in maniera adeguata la sfida di accogliere i richiedenti asilo e i rifugiati. Nell’ultimo ventennio si sono succedute numerose normative che hanno cercato di disciplinare la materia del diritto di asilo. Il primo tentativo avvenne nel 1990 con la Legge Martelli, che definiva e ampliava lo status di rifugiato, disciplinandone la relativa procedura di riconoscimento. La legge Martelli regolamentava per la prima volta la disciplina dell’accesso alla procedura e le modalità di presentazione della
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domanda di asilo. La presentazione della domanda deve essere rivolta con “istanza motivata e, in quanto possibile, documentata all’ufficio di polizia di frontiera”. In tema di assistenza in materia di rifugiati, la legge autorizza il Ministero dell’Interno a concedere ai richiedenti lo status di rifugiato, dietro domanda e accertata la mancanza di mezzi di sussistenza e di ospitalità in Italia, un contributo di prima assistenza per un periodo non superiore ai 45 giorni. In seguito, nel 1998, questa normativa fu modificata dalla Legge TurcoNapolitano sull’immigrazione, confluita poi nel Testo Unico sull’Immigrazione tuttora in vigore. Nel 2002 la materia fu regolata dalla Legge Bossi-Fini, che però ricevette piena attuazione solo nell’aprile del 2005 con l’entrata in vigore del Regolamento. Negli ultimi anni l’Italia ha recepito importanti direttive dell’Unione Europea volte ad armonizzare la materia tra i vari paesi membri. Tra queste le più rilevanti sono la Direttiva Qualifiche 2011/95/CE “recante norme sull’attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della
qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta” e la Direttiva Procedure 2005/85/CE “recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato” . Il 12 aprile 2017 la Camera ha approvato il Decreto Legge Minniti-Orlando in materia di immigrazione il quale affronta quattro punti principali: l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego della richiesta di protezione, l’abolizione dell’udienza, l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari e l’introduzione del lavoro volontario per i migranti. Il piano prevede un aumento dei centri per il rimpatrio, gli attuali CIE, chiamati ora CPR (Centri permanenti per il rimpatrio). Il progetto è quello di passare da quattro a venti centri, uno in ogni regione, per un totale di 1.600 posti.
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DOMANDA DI PROTEZIONE INTRNAZIONALE Iter per il riconoscimento di Status di Rifugiato
Ingresso in Italia
POLIZIA DI FRONTIERA
Domanda di protezione internazionale Inserimento Sistema di Accoglienza (VEDI TABELLA X PAG. 000)
QUESTURA - UFFICIO IMMIGRAZIONE
Colloquio Commissione Territoriale
Esito Commissione
Rigetto della domanda
Concessione protezione Permesso di soggiorno per ASILO POLITICO
Permesso di soggiorno per PROTEZIONE SUSSIDIARIA
Permesso di soggiorno per PROTEZIONE UMANITARIA
APPENDICE
135
6.1.1. Iter di riconoscimento STATUS DI RIFUGIATO Domanda di protezione internazionale All’arrivo in Italia, un immigrato può presentare Richiesta di Asilo presso la Polizia di Frontiera, situata presso i luoghi di sbarco, o all’ Ufficio Immigrazione della Questura, se già ci si trova sul territorio nazionale. Per presentare la richiesta d’asilo è necessario indicare un domicilio, che verrà poi riportato sul permesso di soggiorno. Esistono associazioni/ enti che possono rilasciare una dichiarazione di domicilio ai richiedenti asilo, per facilitare tale procedura. Identificazione Presso l’Ufficio Immigrazione la Polizia effettua la procedura di fotosegnalamento,
durante la quale l’immigrato viene identificato, fotografato e al quale vengono prese le impronte digitali. In seguito,viene consegnato un cedolino con segnati i successivi appuntamenti con la Questura, durante i quali verrà consegnato un permesso di soggiorno temporaneo. Verbalizzazione: Modello C3 In occasione del fotosegnalamento avviene, di norma, la formalizzazione (o verbalizzazione) della domanda. Il verbale da compilare è il Modello per il riconoscimento dello status di rifugiato (Modello C3) dove sono vengono informazioni che riguardano il richiedente, la sua famiglia, il viaggio che ha condotto per giungere in Italia ed i motivi per cui hai lasciato il suo
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Paese di origine. In questa fase della procedura il richiedente ha il diritto di essere affiancato da un interprete. La Questura in questo caso ritira il Passaporto del richiedenete, fino a conclusione della procedura.
a definire se esistono fondati motivi di rischio di vita o di grave danno del richiedente qualora rientrasse nel Paese d’origine.
Copie di altri documenti di identità (es. carta di identità, tessere di partito, certificati medici attestanti le violenze subite, tessere universitarie) devono essere consegnati alla Polizia, mentre gli originali vanno presentati il giorno del colloquio con la Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
Se la Commissione ritiene idonea la richiesta di protezione internazionale, il richiedente può ricevere una di queste tre protezioni internazionali:
Successivamente, la Polizia procede a contattare l’Unità Dublino del Ministero dell’Interno, che verifica se l’Italia, in base al Regolamento Dublino, è lo Stato competente a esaminare la domanda di asilo. Qualora l’Italia risulti lo Stato competente a esaminare la tua domanda di asilo sarà invitato a tornare in Questura per per ricevere la data dell’intervista con la Commissione.
L’ esito : tre livelli di protezione
•
Status di rifugiato: viene rilasciato un provvedimento che consente al richiedente di ritirare in Questura il permesso di soggiorno per asilo che ha una durata di 5 anni, rinnovabile alla scadenza e convertibile in permesso di soggiorno per lavoro.
•
Protezione sussidiaria: qualora la Commissione non riconosca la sussistenza delle condizioni per il riconoscimento dello status di rifugiato, ma ritenga che esista un rischio effettivo di un grave danno in caso di rientro nel Paese d’origine, viene rilasciato un, permesso di soggiorno della durata di 5 anni, rinnovabile alla scadenza e convertibile in permesso di soggiorno per lavoro.
•
Protezione umanitaria: qualora non sussitano le condizioni per le prime due protezioni, viene rilascato un permesso di soggiorno della durata di 2 anni, se si giustifica l’esistenza di gravi motivi di carattere umanitario.
La Commissione Territoriale La commissione è composta da 4 membri di cui due appartenenti al Ministero dell’Interno, un rappresentante del sistema delle autonomie locali e un rappresentante dell’ Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur/UNHCR). All’audizione partecipa anche un interprete. Tale colloquio è finalizzato
PROTEZIONE INTERNAZIONALE
PROTEZIONE NAZIONALE
Permesso di soggiorno per ASILO POLITICO
Permesso di soggiorno per PROTEZIONE SUSSIDIARIA
Permesso di soggiorno per PROTEZIONE UMANITARIA
Durata 5 anni Rinnovabile alla scadenza Consente accesso al lavoro e allo studio Convertibile in permesso di soggiorno per lavoro.
Durata 5 anni Rinnovabile alla scadenza. Consente accesso al lavoro e allo studio. Convertibile in permesso di soggiorno per lavoro.
Durata 2 anni Rinnovabile alla scadenza. Consente accesso al lavoro e allo studio. Convertibile in permesso di soggiorno per lavoro.
Diritto al ricongiungimento dei famigliari.
Diritto al ricongiungimento dei famigliari.
Diritto al ricongiungimento dei famigliari in presenza dei requisiti di alloggio e redditto previsti dal D.lgs. n. 286/1998.
Rilascio del titolo di viaggio, equiparato al passaporto, di validità quinquiennale, rinnovabile.
Rilascio del titolo di viaggio per stranieri in caso di impossibilità ad ottenere passaporto dagi uffici consolari.
/
Accesso all’occupazione alle medesime condizioni del cittadino italiano.
Accesso all’occupazione alle medesime condizioni del cittadino italiano.
/
Diritto al medesimo trattamento riconosciuto al cittadino italiano in materia di assistenza sociale, sanitaria e di accesso agli alloggi pubblici.
Diritto al medesimo trattamento riconosciuto al cittadino italiano in materia di assistenza sociale, sanitaria e di accesso agli alloggi pubblici.
Diritto al medesimo trattamento riconosciuto al cittadino italiano in materia di assistenza sociale, sanitaria e di accesso agli alloggi pubblici.
Fonti: http://www.meltingpot.org/ Ministero dell’Interno, Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia, Roma, Ottobre 2015 http://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo/sistema-accoglienza-sul-territorio/centri-limmigrazione
APPENDICE
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Tabella X: I tre livelli di protezione
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\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ parte II \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ da vicino \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
139
In Italia
07.
Le rotte e i muri \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 7.1 I numeri \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 7.2 Il sistema di accoglienza \\\\\\\\\\\ 7.3
IN ITALIA
141
142
IN ITALIA
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<< Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese lâ&#x20AC;&#x2122;effettivo esercizio delle libertĂ democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto dâ&#x20AC;&#x2122;asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. >> art.10 comma 3 della Costituzione Italiana
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IN ITALIA
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In Italia, come nel resto d’Europa, l’immigrazione è un fenomeno strutturale. Gli immigrati, rappresentano l’8,2% della popolazione residente, il 15% dei nuovi nati, il 9 % degli alunni. Non si può dunque ridurre il fenomeno migratorio esclusivamente a un’emergenza ma, viceversa, occorre iniziare a considerarlo una componente della società. Inoltre alcuni interrogativi sembrano d’obbligo per interpretare correttamente quanto sta avvenendo: vi sono fenomeni realmente del tutto “nuovi”? Quali invece riemergono da un passato soffocato come un coperchio su una pentola? Questi flussi sono davvero così imprevedibili? E perché nonostante i quasi costanti arrivi le società di destinazione appaiono sempre impreparate? Chi muove le fila della “costruzione dell’emergenza”? E, in positivo, che cosa “emerge” durante e grazie all’emergenza? “Emergenza. Ai suoi usi
1 Quinta edizione di Biennale Democrazia, Uscite di emergenza, 29 Marzo-Domenica 2 aprile 2017, Torino, http://biennaledemocrazia.it/edizione-2017/
e ai suo abusi. A ciò che questo termine nasconde e a ciò che manifesta. Alla sua capacità di segnalare l’insorgere imprevisto di un problema, di un’eccezione, di un allarme. Ma anche di trasfigurare, come una maschera, le realtà e i corpi che ne sono toccati: il corpo dei migranti, il pianeta aggredito dall’uomo, le città “sotto assedio”, le economie in dissesto, le nuove povertà, le aree del mondo dove dilaga la guerra. In condizioni di incertezza radicale, d’altra parte, a mutare è la politica stessa, che invoca decisioni subitanee, rapidità d’azione, mutamento dei codici. Anche da qui, l’accresciuta importanza di conoscere, di distinguere, di giudicare come si decide e cosa si decide.”1 “Emergere”, infine, è il manifestarsi di qualcosa che era celato alla vista e, quindi, il presentarsi di opportunità inedite e di occasioni di cambiamento, la possibilità di nuovi inizi.
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IN ITALIA
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7.1 Le rotte e i muri
Da gennaio 2015 ad oggi oltre un milione e 600 mila persone hanno raggiunto l’Europa via mare. Circa un terzo di chi arriva in Europa proviene dalla Siria, altri dall’Iraq e dall’ Afghanistan. L’ arrivo in Italia di un numero considerevole di persone ha rappresentato negli ultimi anni uno dei fenomeni che stanno modificando il volto dei nostri Paesi e delle nostre città. E’ un fenomeno reale che necessita di essere preso in considerazioni in diversi ambiti, non per ultimo quello architettonico. Questa necessità va ben oltre l’accoglienza e l’emergenza abitativa da risolvere. La dinamica dell’immigrazione e le sue conseguenze a livello spaziale ci interrogano su come una massa di popolazione, con pochi diritti e molte necessità, possa inserirsi all’interno di un processo di pianificazione e di progettazione architettonica. L’Italia ha visto nel primo semestre del 2017 l’arrivo di oltre 24.000 migranti via mare.1 Quello dell’immigrazione è un fenomeno definito da molti “strutturale”[1] che, andando oltre ad 1 Paola Briata, Spazio urbano e immigrazione in Italia, dati ISMU-aprile 2017
una retorica di carattere emergenziale, necessita di essere governato. Le rotte principali per raggiungere l’Europa, sono tre: la Mediterranea centrale, via mare dal Nord Africa all’Italia, la Mediterranea occidentale, dal Nord Africa alla Spagna, e la rotta mediterranea orientale, comunemente detta “rotta balcanica” che attraversa via terra Turchia, Grecia, Bulgaria e Cipro. La rotta balcanica La rotta per i siriani, iracheni, pakistani e afgani è quella che prevede di entrare in Turchia, passando per il Libano, transitare dalla Grecia, poi in Macedonia, Bulgaria, Serbia, fino ad arrivare all’Ungheria, all’ Austria quindi in Italia o in Germania e poi da lì alla Svezia e alla Norvegia. Ad attraversare questi confini, l’anno scorso, sono state circa un milione e mezzo di persone, la maggior parte delle quali erano richiedenti asilo. Le rotte cambiano, in base alle politiche governative, alcune si chiudono e altre se ne aprono e la rotta balcanica ha subito continue “deviazioni” in seguito alla costruzione di barriere fisiche per impedire il passaggio della popolazione migrante.
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LE ROTTE MEDITERRANEA CENTRALE E OCCIDENTALE
Arrivi via mare \\\\\\\\\44.046 (25 Aprile 2017)
Le nazionalità più comuni della rotta Medierranea da Gennaio 2016
Arrivi via mare 2016 \\\355.728 Morti o scomparsi\\\\\\\\1.092
0%
20%
*dati OIM 11/01/2017
40%
60%
80%
100%
21.7% Siria 10.9 % Afghanistan 10.2% Nigeria 7.3% Iraq 5.4% Eritrea 4.2% Guinea 4.1% Altri
IN ITALIA
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LA ROTTA BALCANICA
Sbarchi in Grecia nel 2016 \\\\\\\\\ 176.906 Bloccati alle frontiere \\\ 75.984 (80% si trova in Grecia) I rifugiati ospitati in Turchia, la maggior parte provenienti dalla Siria \\\\\\\\ 3.1 mln
*dati OIM 11/01/2017
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MURI E BARRIERE ROTTA BALCANICA
1
dec 2012
GRECIA
Turchia
12,5 km
2
jan 2014
BULGARIA
Turchia
32 di 160km
3
ott 2015
AUSTRIA
Slovenia
30 km
4
nov 2015
UNGHERIA
Serbia
H 4m; L175 km
5
dec 2015
SLOVENIA
Croazia
166 km
6
nov 2015
MACEDONIA
Grecia
7
oct 2016
UNGHERIA
Croazia
-
Caritas Italiana, Dossier. Balcani e Mediterraneo, 2015
Nea Vyssa - Edirne
MURO DI ASSOTHALOM
IN ITALIA
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Il confine è l’ostacolo più pericoloso in cui si imbatte il migrante nel corso del suo viaggio.
2015 è più che raddoppiato rispetto all’intero 2014 e constantemente, ancora oggi, è in aumento.
“ Il confine si inscrive in modo contrastante nel paesaggio: o si impone come una barriera spessa, o finge di sparire. Dà l’illusione di un mondo perfettamente organizzato in regioni e paesi. I confini allo stesso tempo raggruppano gli uomini e li separano. Si muovono nel tempo e nello spazio quando la storia sconvolge la geografia del mondo.”
Come ha rivelato un portavoce della Commissione UE “non si tratta di una crisi greca, o italiana, o tedesca: questa è una crisi migratoria globale che richiede azioni congiunte coraggiose.” 2
Il filo spinato che cinge le frontiere d’Europa separa, blocca migliaia di profughi in fuga. Tra il Dicembre 2012 e l’ottobre 2016 si sono moltiplicati nuovi muri, alcuni lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, che, partendo dalla Turchia conduce all’Europa centro settentrionale.
L’UE ha reagito alla crisi migratoria senza una strategia politica complessiva, ma mettendo in campo una serie di interventi tampone, di tipo emergenziale. Ha perseguito l’approccio “hotspot” per realizzare i primi centri di smistamento tra richiedenti asilo e migranti economici e migliorare l’efficacia e la tempestività della registrazione dei migranti nei sistemi informativi. Dall’altro lato ha erogato fondi di emergenza alla Grecia, per fronteggiare la critica situazione delle isole.
L’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) costantemente monitora l’andamento dei flussi, il numero dei migranti e dei rifugiati che hanno attraversato il Mediterraneo nel
La emergente crisi migratoria ha messo alla prova la coesione dei paesi europei che hanno agito adottando una propria politica priva di dialogo, spesso contraddittoria.
Philippe Rekacewicz, (geografo, cartografo e giornalista)
2 Migranti, nell’Ue oltre 400mila richieste d’asilo in 6 mesi Portavoce Commissione UE, articolo La Repubblica, 19 agosto 2015
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Anche lo spazio Schengen è continuamente soggetto a rigidi controlli e a chiusure: così come la Germania, Danimarca, Olanda, Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca, anche l’Austria ha ripristinato i controlli al suo confine sud, quello con l’Italia, in aggiunta a quelli di Ungheria, Slovacchia e Slovenia. E anche la Francia minaccia analoghe misure al confine italiano. La crisi migratoria non viene assorbita in modo equilibrato dai paesi europei ma, sfruttando l’uso dei confini, viene rimbalzata di stato in stato. Il problema è l’assenza di una politica comune, figlia di una Europa che si è scoperta disunita, proprio quando la coesione doveva costituire il suo tratto qualificante. Manca un governo della crisi, mancano linee d’azione comuni in grado di dare risposte a questo fenomeno globale. L’ Italia, per la sua posizione geografica , è uno dei paesi Europei maggiormente colpito dall’ ondata migratoria e sta cercando invano di trovare una risposta a questo “problema”. Qual’è, dunque, la situazione italiana ad oggi?
IN ITALIA
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© Katrin Korfmann
© Katrin Korfmann
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7.2 I numeri
L’Italia nell’arco degli ultimi due anni, dal 2014 al 2016 si è dimostrato un Paese accogliente, garantendo accoglienza a circa 170.000 persone nel 2014 fino ad arrivare a più di 180.000 migranti registrati sul territorio nazionale nel 2016. Nel 2015, il numero dei migranti sbarcati sulle coste - quasi tutti dalla Libia - ha raggiunto la quota di 153.842, valore considerevole alla luce dell’aumento degli ingressi attraverso la rotta balcanica e quella del Mediterraneo orientale. La maggior parte dei migranti giunti in Italia nel 2015 provengono dall’Eritrea (39.162 pari al 25,4% del totale) e dalla Nigeria (22.237); seguono somali (12.433), sudanesi (8.932) e gambiani
Dati estrapolati da Rapporto Protezione Internazionale 2016
(8.454). I siriani rappresentano solo la sesta nazionalità (7.448) mentre nel 2014 si collocavano al primo posto (42.323). Rispetto all’anno precedente, a fine ottobre 2016 i migranti sbarcati sono aumentati del 13% (68.876) e le domande di protezione internazionale presentate 53.729, il 64% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Le prime cinque nazionalità di richiedenti asilo risultano essere Nigeria, Pakistan, Gambia, Senegal e Bangladesh e corrispondono a circa il 60% del totale.
2.595 18.496 37.318 24.296 21.575 18.754 15.274 10.869 10.704 10.026 13.310 31.723 19.090 12.121 37.350 17.352 26.620 63.456 83.970 123.482
es am ina te Ric hie ste
2.209 5.066 11.838 36.776 17.610 21.552 13.441 9.446 14.052 14.254 21.198 23.175 25.113 14.042 25.626 29.969 23.634 36.270 71.117 90.473
Percentuali: Richiedenti Asilo 14%
2013 86% Uomini
Donne
7%
2014 93% Uomini
Donne
12%
2015 88% 1 2
15%
Uomini Donne
2016 85% 1 2
Migranti sbarcati Richiedenti Asilo
19 97 19 98 19 97 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 11 20 12 20 13 20 14 20 15 20 16
Richieste esaminate
dati: ISMU, Richiedenti asilo in Italia. Anni 2010-2016. Elaborazioni ISMU (http://www.ismu.org/richiedenti-asilo-e-rifugiati/)
IN ITALIA
22.343 38.134 49.999 26.817 20.143 23.719 14.331 13.635 22.939 22.016 20.455 36.951 9.573 4.406 62.692 13.267 42.925 170.100 153.842 181.436
Ric hie de nt iA sil o
Mi gra nt i sb arc at i
An no
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
155
156
POPOLAZIONE RESIDENTE - 1 GENNAIO 2017 ITALIANA 55.551.000
8,3 %
STRANIERA 5.029.000 + 2.500
-89.000
60.579.000 -86.000
71 71.117 .11 7
Richieste esaminate tra 2010 -2016
3.6 41
3.5 55
4.9 40
36 36.270 .27 0
3.0 78
23 23.634 .63 4
2.0 48
29 29.969 .96 9
2.0 57
25 25.626 .62 6
Esito: Status Rifugiato
2.0 14.14.042 04 94 2
100.000 95.000 90.000 85.000 80.000 75.000 70.000 65.000 60.000 55.000 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0
9090.473 .47 3
La popolazione straniera residente in Italia fino al 1 gennaio 2017 costituisce l’8,3 % sul totale di circa 61 milioni di residenti. La popolazione italiana attualmente residente in Italia è in calo di circa 90 mila residenti, mentre quella straniera nell’ultimo anno è aumentata di 2500 unità.
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
dati: ISMU, Richiedenti asilo in Italia. Anni 2010-2016. Elaborazioni ISMU (http://www.ismu.org/richiedenti-asilo-e-rifugiati/)
IN ITALIA
157
7.3 Il sistema di accoglienza
In un quadro migratorio complesso e mutevole si inserisce la “macchina dell’accoglienza” italiana, sistema sottodimensionato rispetto all’esigenza reale, che ha richiesto sempre maggiori sforzi da parte delle istituzioni e dei privati sociali per adeguarsi all’aumento esponenziale del numero dei richiedenti asilo giunti via terra, soprattutto dalle frontiere del nord est del Paese. La capacità di accoglienza del Paese è più che raddoppiata tra 2015 e 2016, ma l’intero sistema presenta numerosi punti deboli. L’incremento dei dinieghi delle richieste di protezione internazionale (60%) pronunciati dalle Commissioni territoriali, e il corrispondente innalzamento della
tensione nei centri di accoglienza (CARA, Hub, Centri SPRAR, Centri di Prima Accoglienza o di Accoglienza Atraordinaria) nei quali i migranti rimangono in attesa di una decisione sul loro status,sono tra i limiti più invalidanti dell’intero sistema. Un lato positivo è stato l’accorciamento dei tempi di attesa per la decisione delle Commissioni Territoriali in merito alle richieste di protezione internazionale fino a due anni fa arrivavano anche a 24 mesi, negli ultimi tempi si è passati ad una media di 8/9 mesi di attesa. A seguito dell’aumento di flusso di profughi il Governo, le Regioni e gli Enti Locali il 10 luglio 2014 hanno firmato un’intesa chiamata, “Piano nazionale’’
158
per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati”. 4
Prima fase Soccorso e prima assistenza CPSA
Il piano è nato dall’urgenza di superare la logica emergenziale con il quale era stata affrontata fino a quel momento la questione immigrazione per favorire un sistema organico e stabile, definendo un unico modello di accoglienza dei richiedenti asilo, solitamente caratterizzata da una serie di canali frammentati. In Italia il sistema di accoglienza viene diviso in tre fasi, definite nel Piano nazionale siglato nel luglio 2014. Ad ognuna di queste tre fasi corrisponde una tipologia di struttura; le strutture destinate all’accoglienza dei migranti si distinguono secondo la tipologia di migranti che ne fa parte.
Centri di primo soccorso e assistenza
Strutture localizzate in prossimità dei luoghi di sbarco destinate all’accoglienza degli immigrati per il tempo necessario al loro trasferimento presso altri centri (24/48 ore). I centri di primo soccorso e assistenza svolgono le seguenti funzioni: ricovero, vitto, identificazione, primo screening sanitario, fornitura di beni necessari per bisogni materiali (igiene, abbigliamento...), attività informativa, individuazione di individui o nuclei familiari vulnerabili. Seconda fase Prima accoglienza e qualificazione Dalle strutture governative dei territori di primo approdo, gli stranieri vengono inviati nelle strutture di prima accoglienza regionali.
4 Conferenza delle regioni e delle province autonome, Proposta di attuazione del piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie, minori stranieri non accompagnati, 14 maggio 2014, Roma
159
IN ITALIA
LE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA ITALIA
CPSA Soccorso e Prima Assistenza
HUB REGIONALI Prima Accoglienza e Qualificazione
CDA
CARA
Centri di Accoglienza
Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo
NO
Domanda di Protezione Internazionale
Respingimento o espulsione
SI
Seconda Accoglienza
CIE
SPRAR
CAS
Centri di Identificazione ed Espulsione
Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
Centri di Accoglienza Straordinaria
Esito Domanda
ANCI, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello Sprar, in oollaborazione con UNHCR, Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016
160
Hub Regionali
A seconda della loro condizione gli immigrati, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri (CDA, CARA, CIE). Questi centri sono caratterizzati da un tempo di permanenza limitato al tempo necessario per concludere la formalizzazione della domanda di protezione, alla conclusione dell’esito della domanda e al collocamento nel progetto SPRAR più indicato al richiedente asilo. CDA Centri di Accoglienza Strutture destinate all’accoglienza degli immigrati irregolari rintracciati su territorio nazionale per il periodo necessario alla definizione dei provvedimenti amministrativi relativi alla posizione degli stessi sul territorio nazionale. La permanenza dura il tempo necessario all’ identificazione. Lo straniero che richiede la protezione internazionale viene inviato nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). CARA Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo
Strutture destinate all’accoglienza dei richiedenti asilo per il tempo necessario alla loro identificazione o all’esame della domanda d’asilo da parte della Commissione territoriale. La permanenza presso queste strutture dovrebbe essere di 20/35 giorni, periodo che si prolunga molto per la lentezza di risposta della Commissione Territoriale.
Terza fase Seconda accoglienza e integrazione SPRAR Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati L’ ultima fase del sistema di accoglienza consiste nell’inserimento del richiedente asilo o rifugiati nella cosiddetta rete SPRAR. La rete è costituita da progetti diffusi sul territorio nazionale con capofila gli Enti Locali che accedono volontariamente al Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (FNPSA), gestito dal Ministero dell’Interno. Sprar dispone di una rete di centri di “seconda accoglienza”: a livello teorico tali centri non dovrebbero esser finalizzati all’ assistenza immediata di chi arriva in Italia (come i CDA o i CARA), ma
161
IN ITALIA
176.554 migranti accolti nel 2016 Distribuzione a livello regionale
Lazio
1%
na
Valle Dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta
oA dig oA ltr tin Tre n
zo Molise
Basilicata
Fri
uz
2%
Ab r
Umbria
Marche
Ve ne z uli
ia
Giu
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Liguria
eg Sa
Ca
Sicilia
3%
rd
4%
ca Puglia
To s
Emilia Romagna
7%
Calabria
8%
na
13 %
Ve ne to
Piemonte
Lombardia
Valori percentuali | ottobre 2016
0,2 %
ANCI, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello Sprar, in oollaborazione con UNHCR, Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016
162
all’integrazione di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale. Oggi però anche lo Sprar si sta occupando, purtroppo, di fare prima accoglienza: dopo l’emergenza Nord Africa e l’aumento dei flussi migratori infatti il Ministero dell’Interno ha deciso per il trasferimento di alcuni richiedenti asilo appena arrivati direttamente nello Sprar, senza passare per i CARA sovraffollati. CAS Centri di Accoglienza Straordinaria Introdotti nel 2014 per fronteggiare il crescente afflusso dei migranti che presentano richiesta di asilo nel nostro Paese., tali strutture sono attivate dalle Prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere. A fine 2016, le strutture CAS assorbivano il 70% del totale delle accoglienze.
Respingimento o espulsione CIE Centri di Identificazione ed Espulsione Strutture detentive destinate al trattenimento dell’immigrato irregolare per il tempo necessario alle forze dell’ordine per avviare il provvedimento di espulsione dal Paese. Gli stranieri giunti in modo irregolare in Italia che non fanno richiesta di protezione internazionale sono trattenuti nei Centri di Identificazione ed Espulsione. I reclusi non possono liberamente uscire.
PRESENZE NELLE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA Dati aggiornati al 31/12/2016
2013 2014 2015 2016
22.118 66.066 103.792 176.554
ANCI, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello Sprar, in oollaborazione con UNHCR, Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016
Capienza
CPSA+CDA
4169
Crotone, località Sant’Anna
1202
Agrigento, Lampedusa
804
Bari Palese, area areoportuale
744
163
IN ITALIA
Le strutture
GORIZIA
MILANO TORINO
ANCONA
Caltanissetta, Contrada Pian del Lago 360 Foggia, Borgo Mezzanone
342
Cagliari, Elmas
200
Siracusa, Cassibile
200
Brindisi, Restinco
180
Gorizia, Gradisca d’Isonzo
112
Trapani, Pantelleria
25
CARA
980
ROMA
FOGGIA
BRINDISI LECCE OTRANTO CAGLIARI
CROTONE
TRAPANI
Trapani, Salina Grande
260
Crotone, località Sant’Anna
256
Foggia, Borgo Mezzanone
198
Gorizia, Gradisca d’Isonzo
150
CALTANISSETTA AGRIGENTO
CATANIA SIRACUSA RAGUSA
Caltanissetta, Contrada Pian del Lago 96 Milano, via Corelli
20
CIE
1219
CAS
Roma, Ponte Galeria
300
3.090 STRUTTURE SUL TERRITORIO NAZIONALE
Bari-Palese, area aeroportuale
196
Gorizia, Gradisca d’Isonzo
136
Milano, Via Corelli
112
Caltanissetta, Contrada Pian del Lago 96 Bologna, Caserma Chiarini
95
Torino, Corso Brunelleschi
92
Catanzaro, Lamezia Terme
75
Modena, Località Sant’Anna
60
Trapani, Serraino Vulpitta
57
Dati Fortress Europe
BARI
164
A Torino
08.
Dati e numeri \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 8.1 Intervista Dott.sa Donatella Giunti \\ 8.1.1 Lo SPRAR a Torino \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 8.2 Intervista Dott. Salvatore Bottari \\\\\\\\\ 8.2.2 Problemi del sistema di accoglienza \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 8.3 Come intervenire? \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 8.4
A TORINO
165
166
A TORINO
167
8.1 Dati e numeri
Torino è una città che fornisce assistenza alle persone in difficoltà a livelli qualitativi e quantitativi superiori a quelli di molte altre città italiane. Essa dispone di una solida struttura di organizzazioni assistenziali forti sul piano identitario e progettuale. Tuttavia, sotto certi aspetti, la rete di accoglienza e assistenza risulta un insieme di sfere isolate, che poco riescono a comunicare tra loro. Nei paragrafi che seguono proponiamo una visione d’ insieme del sistema di accoglienza torinese. Contributi preziosi per comprendere il reale funzionamento della gestione della questione immigrati e rifugiati a Torino sono stati in particolare due colloqui, che riportiamo trascritti in forma di intervista. Il primo avvenuto con la Dott.ssa Donatella Giunti, funzionario Assistente Sociale per l’ Area Immigrazione Diritti Civili ed Asilo ,presso la Prefettura di
Torino, e il secondo con il Dott. Salvatore Bottari, Responsabile Immigrazione e Asilo del Comune di Torino. Nel Novembre 2016 è stato pubblicato dalla Città di Torino - Servizio statistica e toponomastica il Report 2015 dell’ Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino. Tale organismo da diciannove anni opera presso la Prefettura di Torino per raccogliere ed elaborare dati sulla presenza degli immigrati nel territorio provinciale, descrivendo il fenomeno migratorio con lo scopo di consentire una reale conoscenza dello stesso e favorire l’ attuazione di politiche e di interventi idonei a sviluppare l’integrazione. Gli stranieri residenti nell’area metropolitana di Torino sono 221.961 (31/12/2015) corrispondenti al 9,7% della popolazione residente, con un lieve
168
Permessi di soggiorno rilasciato nellíanno 2015 - Torino fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, 2015
Titolo del grafico Studio
19% 36%
Lavoro autonomo
9%
Lavoro subordinato
36%
Lavoro subordinato
Motivi familiari
Motivi familiari
Lavoro autonomo
studio
Nel corso dell’anno 2015 i più rilevanti motivi di rilascio o rinnovo del titolo di soggiorno sono stati così suddivis: lavoro subordinato, n. 11.485; motivi familiari, n. 11.434; lavoro autonomo n. 3.017; studio n. 5.887.
decremento rispetto all’anno precedente di 783 stranieri. I dati raccolti sulle richieste di permesso di soggiorno dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino riferiscono di una netta prevalenza delle causali lavoro subordinato e motivi familiari, seguiti da studio e lavoro autonomo. In particolare nel 2015 sono state verbalizzate 2.945 richieste di asilo politico, delle quali 1.900 relative a migranti giunti a Torino nell’ambito dei trasferimenti dai luoghi di sbarco e 1.045 relative a richiedenti giunti attraverso i restanti canali.
RIFUGIATI | ANNI 2010 - 2017
RICONGIUNTI FAMILIARI | ANNO 2015
RICHIESTE 4.948 RILASCI 3.179
Dati estrapolati dall’ Ufficio Immigrazione Comune di Torino’
17 20
511
20 16
389
20 15
318
20 14
247
20 13
187
20 12
20 11
20 10
154 157
previsti 750
A TORINO
4.261
previsti 6,600
20 17
20 13
3,171
20 16
20 12
1,192
20 15
749
169
20 14
585
20 11
483 491
20 10
RICHIESTE DI ASILO POLITICO | ANNI 2010-2017
170
171
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
La gestione dell’accoglienza torinese
[Focus]
Intervista Dott.ssa Donatella Giunti Prefettura di Torino
Area IV Diritti Civili, Cittadinanza, Giuridica dello Straniero, Immigrazione e Diritto d’ Asilo
6 giugno 2017 | Torino
Quanti sono, oggi, i richidenti asilo a Torino? I dati di quante siano le presenze dei richiedenti asilo è limitato al numero di presenze nelle strutture convenzionate con la Prefettura. Quanti siano ora i rifugiati o i titolari di una forma di Protezione è un dato che abbiamo pubblicato fino all’anno 2016. Al 31 maggio 2017 le presenze registrate sono 5225. Tale dato è in continuo aggiornamento, poiché la situazione è in continua evoluzione. Ogni giorno si presentano nuovi richiedenti in Commissione. Come arrivano a Torino? I richiedenti asilo che arrivano a Torino
ci arrivano attraverso tre diversi canali, ossia dagli sbarchi, dalle cosiddette “frontiere interne” o dalla Questura. Nel caso degli sbarchi è il Ministero degli Interni, che stabilisce un Piano di Riparto Nazionale che destina ad ogni regione una percentuale di migranti. Al Piemonte spetta l’8x1000, cifra solo teorica poiché la percentuale di immigrati che arriva in Piemonte è già stata ampiamente superata nella realtà. Esiste poi anche un piano di Riparto Regionale che prevede che, a livello piemontese, il 40% degli arrivi debba essere collocata a Torino. Dal Ministero degli Interni può accadere che venga stabilito il trasferimento di alcuni migranti da
172
CENTRO FENOGLIO - Settimo Torinese | Gestione: Croce Rossa Italiana
Via De Francisco 120 Ex residenze operai TAV
una Prefettura all’altra, ad esempio da Gorizia. Questi sono gli arrivi detti da “frontiere interne”. Anche in questo caso il 40% spetta a Torino. C’è poi una quota di presenze che si reca autonomamente in Questura a Torino e poi deve esser inserita nel sistema di accoglienza. E gli altri, chi li conduce in Questura?
© www.cri.it
Gli immigrati che arrivano attraverso gli sbarchi e le frontiere terrestri vengono mandati tutti al Centro Fenoglio, gestito dalla C.R.I. di Settimo Torinese, con un pullman. Il Centro di Settimo è ormai di fatto un campo profughi, munito di tende per la permanenza, e dal quale ogni Prefettura del territorio regionale va a prendere le persone secondo il Piano Regionale. Il campo di Settimo Torinese è, infatti, l’unico luogo che fa da riferimento per tutto il Piemonte. © www.12alle12.it
Qual è il percorso che le persone fanno? La quota maggiore arriva in C.R.I. a Settimo Torinese, dove avviene un primo screening sanitario, dopo il quale se necessario, per i casi più urgenti, avviene il trasferimento in un ospedale. In seguito gli immigrati vengono trasferiti nei C.A.S, dove, i referenti delle strutture prendono appuntamento con la Questura per © www.lastampa.it
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
173
174
procedere con il foto-segnalamento e la verbalizzazione (Modello C3 - Domanda per la protezione internazionale). Al momento della verbalizzazione viene rilasciato al richiedente un permesso di soggiorno provvisorio, un foglio A4, valido per 6 mesi nel quale c’è anche già un codice fiscale numerico. Dopo 2 mesi in possesso di questo permesso provvisorio il richiedente potrebbe, in teoria, iniziare a lavorare. Terminata la parte di formalizzazione la persona entra in un progetto SPRAR. Lo SPRAR rappresenta la parte strutturale del sistema di accoglienza in Italia. Di fatto esiste da 15 anni come PNA (Piano Nazionale Asilo). Poi con la Legge Bossi-Fini è stato ridefinito SPRAR. I posti SPRAR, però, non sono sufficienti a far fronte alla massa di persone che arriva quotidianamente, nonostante ci sia stato un enorme aumento di posti nello SPRAR, negli ultimi due anni.
Giunti a Torino, come è strutturata l’accoglienza?
adesione volontaria degli Enti Locali. Una cooperativa una associazione o un privato del terzo settore non può essere progetto SPRAR. I CAS nascono invece dalla partecipazione ad un bando pubblico ,da parte di cooperative, associazioni o enti del terzo settore aventi certe caratteristiche. Da un anno e mezzo si cerca di concertare con i comuni le attivazioni di strutture nuove sul territorio. Ora c’è un tentativo di concertazione con enti locali, che funziona abbastanza bene. La Prefettura paga massimo 35 euro al giorno a persona alla cooperativa. Al migrante di questi 35 euro vanno 2,50 euro al giorno di Pocket Money, pari a 75 euro al mese circa. In questa cifra ci devono stare molte cose. La prefettura controlla che vengano garantiti alcuni servizi. È l’ente locale che mette a disposizione beni e servizi ed ha una quota di cofinanziamento del 5%, cosa che prima doveva essere del 20%. Devoluta anche alla valorizzazione delle proprie risorse, al personale. Come funzionano i CAS ?
Esistono due canali, SPRAR e CAS, con alcune differenze. Il sistema SPRAR prevede una
A partire da luglio del 2016 si è fortemente intensificato il sistema
dei C.A.S: Centri di Accoglienza Straordinaria. A cui si accede a bando o a manifestazione di interesse. Nel caso del bando, superata una certa soglia diventa un bando europeo, viene pubblicato online e sul sito della Prefettura di Torino. Una commissione valuta l'offerta pubblica. Nel caso della manifestazione di interesse, un'ente cooperativa o un albergo, scrive mettendo a a disposizione degli alloggi che devono comunque rispettare certe condizioni. In queste strutture vengono insediati i richiedenti asilo dalla Prefettura. Le strutture CAS convenzionate con la Prefettura di Torino sono per la maggior parte alloggi, da 1 a 10 persone. Ci sono poi strutture da 10-30 posti, alcune da 40-50 e infine ci sono 4 strutture con più di 100 posti. Queste ultime sono state aperte di recente: - la prima aperta nel febbraio 2014 in stato di emergenza, non essendo in alcun modo pronti ad accogliere un flusso di persone quale si è poi verificato - la seconda è una eredità di quella che era l'emergenza Nord-Africa, gestita dalla protezione civile - la terza e la quarta,sono due ex alberghi, aperte a fine agosto 2016
perché non sapevamo assolutamente dove "andare a sbattere la testa" Tutte le altre sono tutte strutture sotto i 100 posti, la più grande di 60. Queste strutture CAS sono sparse su tutto il territorio della provincia di Torino, poiché la scelta è stata quella di non creare delle grosse concentrazioni in un unico luogo. Attualmente la carenza di posti è il problema più urgente. I posti non sono abbastanza e siamo sempre alla ricerca di nuove sistemazioni. Che ruolo svolge la Prefettura? La Prefettura cerca il più possibile che CAS e SPRAR si equivalessero come sistema. E’ molto casuale che un migrante venga collocato in un CAS o in uno SPRAR, per questo motivo se i due sistemi collaborano meglio il sistema funziona meglio. Ci sono molti posti Sprar in provincia e regione. Secondo tentativo è stato uniformare le attività dei CAS. 63 cooperative ognuna con modalità diverse, noi cerchiamo di concertarle. Da estate 2016 sono stati approvati molti posti in più SPRAR, che si è andato a caratterizzare con la seconda accoglienza.
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
175
176
STRUTTURE CAS TORINO
Siccome i tempi per andare in commissione ormai sono più di un anno, ormai sono quasi 15 mesi. Questo periodo il progetto lo deve usare per formazione professionale, lavorativo, inserimento professionale e inserimento lavorativo. Quando vanno in Commissione e hanno una delle 3 forme di protezione allora possono entrare nella seconda accoglienza, nello SPRAR. Con altri 6/8 mesi di valutazione terminano il loro inserimenti. Con il comune di Torino c’è una scheda di segnalazione in cui gli operatori seguono la loro formazione e giustificano l’inserimento in un progetto SPRAR adatto alla persona. Abbinamento il migliore possibile. Tutto per la miglior possibile inclusione lavorativa. Da Roma hanno consentito di usare i posti SPRAR presenti su TORINO, siamo riusciti a creare su questo territorio un passaggio. Alcuni soggetti gestori dei CAS sono uguali allo SPRAR, come ad esempio ad Ivrea. La prefettura controlla le strutture, nuove e vecchie, un gruppo di lavoro fa i sopralluoghi sulle strutture.
I CAS
Introdotti nel 2014 per fronteggiare il crescente afflusso dei migranti che presentano richiesta di asilo nel nostro Paese, tali strutture sono attivate dalle Prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere. Solo un numero esiguo di tali cooperative o associazioni è in possesso di esperienze pregresse nel campo della protezione e dell’accoglienza di rifugiati. Il livello dei servizi garantito in queste strutture di prima e seconda accoglienza – di fatto parallele alla rete SPRAR – è il medesimo dei centri di prima accoglienza, cioè meramente essenziale. La rete dei CAS,soluzione che doveva essere straordinaria è diventata una prassi. L'uso di alberghi, o di altre strutture ricettive, a vocazione turistica e dunque diverse da quelle previste per l'accoglienza dei richiedenti asilo, oggi costituisce l'80% dei posti disponibili in Italia.
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
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ASSOCIAZIONE/COOPERATIVA
INDIRIZZO
ACMOS ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL BABEL COOP TERREMONDO COOP TERREMONDO COOP TERREMONDO COOP TERREMONDO COOP. CRESCERE INSIEME COOP. CRESCERE INSIEME COOP. EduCARE COOP. JOHAR COOP. LIBERI TUTTI COOP. MEDITERRANEO COOP. NEMO COOP. NEMO COOP. ORSO COOP. PIETRA ALTA COOP. PIETRA ALTA/SERMIG COOP. VALPIANA EUROPEAN RESEARCH INSTITUTE ONLUS EUROPEAN RESEARCH INSTITUTE ONLUS FACEWORK FACEWORK
VIA LEONCAVALLO 27 VIA FELETTO 35 VIA FELETTO 53 VIA LEINÃ&#x152; 77 VIA MONTEROSA 63 VIA NIZZA 27 VIA ORMEA 78 CORSO GIULIO CESARE 118 CORSO NOVARA 41 CORSO UMBRIA 32A CORSO UMBRIA 32B VIA BOLOGNA 137 VIA CAMPIGLIA 29 VIA DON BOSCO 69 VIA LAJOLO 2 VIA MADDALENE 51 VIA NIZZA 249 VIA NIZZA 27 A VIA NIZZA 27 B VIA SANTA GIULIA 45 VIA SOMMARIVA 1 VIA MARIA MAZZARELLO 102 VIA RIBET 5 VIA LORENZINI VIA PORPORATI 3 VIA LEINI' 83 VIA PRIOCCA 20 VIALE THOVEZ 45 VIA PRINCIPE AMEDEO 47 VIA LEINI N. 83 VIA MARIA MAZZARELLO 96 VIA BUFFA DI PERRERO 17 VIA BUFFA DI PERRERO 19 VIA FA' DI BRUNO 1/11 CORSO RACCONIGI 143 VIA CAPPEL VERDE 6 VIA LE CHIUSE 14 VIA CERNAIA 32 VIA FOLIGNO 14 CORSO GIULIO CESARE 171 BIS CORSO ORBASSANO 448
N POSTI 4 4 4 4 5 4 5 5 4 5 5 8 4 5 3 6 5 12 6 5 6 3 11 12 7 4 6 80 5 4 3 14 15 4 13 37 14 12 20 6 4
FACEWORK FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO FONDAZIONE DIFESA FANCIULLO ISOLA DI ARIEL ISOLA DI ARIEL KAIZEN COOP LA DIMORA OTTOCENTO LA DIMORA OTTOCENTO LA DIMORA OTTOCENTO OSTELLO ANTICA ABBADIA PROGEST PROGEST COMUNITA' EBRAICA IL PUNTO onlus IL PUNTO onlus IDEA DONNA YWCA ASSOCIAZIONE AMMI BABEL CASA DELLA CARITA' IDEA DONNA ASSOCIAZIONE AMMI DIACONIA VALDESE BABEL XENIA ASSOCIAZIONE AMMI ASSOCIAZIONE AMMI COOP. PIETRA ALTA CISV Solidarietà Coop. COOP. PIETRA ALTA/STRUTTURA PER MSNA PROG FAMI 1195 PER MSNA PROG FAMI 1195 PER MSNA PROG FAMI 1195 PER MSNA PROG FAMI 1195 PER MSNA
VIA SANTHIA' 95 STR. VALPIANA 31A VIA VAGNONE, 7 VIA LE CHIUSE 14.A VIA LE CHIUSE 14.B VIA LE CHIUSE 14.C VIA VAL LAGARINA 4 STRADA VALPIANA 31B VIA AQUILA 21 VIA CECCHI 70/2 CITTA' DEI RAGAZZI - STRADA TRAFORO DEL PINO 67 VIA DRUENTO 12_A VIA DRUENTO 12_B VIA DRUENTO 12_C STRADA DEL CASCINOTTO 59 VIA CERVINO 8 VIA MEINA 13 VIA ORVIETO 32 VIA LA SALLE 13 VIA MALONE 39 VIA DEGLI ABETI 7 VIA SAN SECONDO 70 VIA SALUZZO 3 VIA RONDISSONE 22 CORSO BENEDETTO BRIN 6 LARGO BARDONECCHIA 180 CORSO EMILIA 23 CORSO GIULIO CESARE 125 VIA VIPACCO 20 CORSO ORBASSANO 460 CORSO GIULIO CESARE 8 LUNGO DORA NAPOLI 56 VIA ORMEA 128 VIA CERESOLE 44 CORSO RACCONIGI 143 VIA VEROLENGO, 115 VIALE DEI MUGHETTI, 5BIS/F VIALE DEI MUGHETTI, 9/F VIALE DEI MUGHETTI, 9/F
5 35 28 7 12 2 10 5 244 43 82 10 14 7 38 21 6 2 8 8 10 10 14 6 12 4 6 4 3 49 9 4 4 14 1 7 7 9 2
A TORINO
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STRUTTURE CAS TORINO
STRUTTURE CAS
80 strutture
1145 posti totali
A TORINO
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50 - 250 posti
2,6 %
20 - 50 posti
5,1 %
1 - 20 posti
92,3 %
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50 - 250 posti
50 - 250 posti
2,6 %
20 - 50 posti
5,1 %
1 - 20 posti
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50 - 250 posti
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5,1 %
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92,3 %
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Il sistema di accoglienza italiano si basa ormai su due sistemi paralleli: SPRAR e CAS. Il primo “ordinario” che ospita il 15% dei migranti. , l’altro “d’emergenza” alle cui strutture viene affidato oltre il 80% dei migranti. Nel 2017 il Ministero dell’Interno ha rinnovato la convenzione dei suoi oltre 600 centri SPRAR, con il progetto di potenziare ulteriormente il sistema. Su circa 175mila migranti in strutture d’accoglienza, 23 mila sono negli Sprar, 137 mila nei Centri di accoglienza straordinaria, secondo i dati del Viminale del 12 gennaio. Gli altri sono in centri di prima accoglienza e hotspot. E’ compito delle Prefetture individuare strutture straordinarie, necessità che comporta una serie di problematiche nella gestione sul territorio dell’interno fenomeno. Per quanto riguarda la distribuione dei migranti sul territorio, le regioni del Nord Italia hanno aumentato il numero di migranti accolti, ma soprattutto attraverso le strutture CAS. A oggi la concentrazione di migranti in centri Sprar per ogni comune è di 0,39 ogni mille abitanti, mentre il Viminale vorrebbe arrivare ad una soglia massima di 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti ed eliminare (o ridurre al minimo)
fonte: Il Fato Quotidiano, Lorenzo Bagnoli, 1/02/2017
i CAS, data la poca trasparenza nell’attivazione di queste strutture. Al contrario degli Sprar, i cui dati sono facilmente reperibili. Dallo scoppio del caso Mafia Capitale, anche l’Autorità nazionale anticorruzione ha cominciato a monitorare gli appalti degli enti gestori dell’accoglienza (che spaziano dalle cooperative agli hotel) soprattutto “in emergenza”. Le ultime irregolarità le ha rilevate in Campania: 67 contratti stipulati tra il 2011 e il 2012, tramite affidamenti diretti con strutture alberghiere. Era il tempo dell’Emergenza Nord Africa: le modalità di affidamento degli appalti sono cambiate ben poco.
Per legge, sono le Prefetture a dover controllare le strutture di accoglienza, di qualunque genere. Un lavoro immane: nel caso di quella di Milano, per esempio, ci sono tre persone che dovrebbero coprire circa 20mila posti. Il risultato è che si esce quasi solo su segnalazione di irregolarità. A meno che non si deleghi il controllo a qualcuno. Come accade per gli Sprar, dove esistono visite annuali che il Ministero delega al Servizio centrale, il quartier generale dello Sprar. Nel caso dei Cas, le visite sono spesso concordate in precedenza e si limitano a un colloquio con il gestore.
A TORINO
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8. 2 Lo SPRAR a Torino
A livello territoriale il Comune di Torino, con il prezioso supporto delle realtĂ del Terzo Settore, garantisce interventi di accoglienza integrata che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, mediazione culturale, accompagnamento, assistenza e orientamento, erogazione di contributi economici, attivazione di tirocini attraverso la costruzione di percorsi individuali di tutela legale, psicosocio-sanitaria e di inserimento socioeconomico.
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LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
La gestione dell’accoglienza torinese
[Focus]
Intervista Dott. Salvatore Bottari Responsabile Immigrazione e Asilo del Comune di Torino
14 giugno 2017 | Torino
Quando e come è nato lo SPRAR a Torino? Lo SPRAR nasce da una richiesta del Ministero dell'Interno che a cavallo tra gli anni 1999 e 2000 fa delle sperimentazioni in alcuni piccoli luoghi dell'Italia per verificare la possibilità di realizzare un modello italiano di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, su stimolo dell'Unione Europea. L'Italia era, all’epoca, uno dei pochi paesi europei che, infatti, ancora non aveva tale modello. A Torino nasce nell’agosto 2001, quando ancora a livello nazionale veniva chiamato PNA (Programma Nazionale Asilo) a seguito di una richiesta di Ministero dell’interno di
presentare un progetto che prevedesse la partecipazione volontaria dell'Ente Locale. La città di Torino, insieme a non molte altre realtà (Città, Enti locali) , partecipò presentando una proposta mettendo a disposizione una quota iniziale di 20 posti. Il primo programma nazionale Asilo iniziò quindi con 20 beneficiari, tutti di sesso maschile. Come si è evoluto negli anni il progetto? Lo SPRAR, definito come è oggi, nasce nella pratica dal 2006, ma istituito nel 2002 nell'ambito della Legge BossiFini. Quando nacque lo SPRAR a livello nazionale in totale c’erano 2500 posti, per una scarsa adesione da parte degli Enti Locali.
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La Città di Torino fece tentativi di ampliamento accolti solo nel 20042005, arrivando a 65 posti. Dal 2006 al 2013 Torino ha mantenuto 50 posti. Dal 2014 si sono raggiunti 400 posti, ampliando il sistema, su richiesta del Ministero Dell’Interno, fino ad arrivare a 460 posti nel 2015. Questo per quanto riguarda le categorie ordinarie. Dal 2011 invece, la Città ha partecipato al bando rivolto alle persone con disagio mentale o sanitario e ha gestito in collaborazione con il terzo settore un totale di 6 posti. L’ampliamento a livello nazionale ha permesso di raggiungere un totale di 25.000 posti, dai 2.500 iniziali. Torino è stata una delle prime città italiane a sostenere l'idea che fosse necessario creare un sistema di attività e servizi per i richiedenti asilo che già vivevano sul territorio. Prima dello SPRAR, ciò che si poteva fornire loro era molto poco: l'unica agevolazione era metterli per primi in lista di attesa per i centri di accoglienza (dormitori), proprio perché richiedenti asilo. Nel frattempo è stata modificata tutta la normativa delle richieste di asilo, ultimo il decreto Minniti.
Con un lento processo, il progetto SPRAR a Torino si è evoluto, come organizzazione, richieste, metodologie, garanzia di elementi minimi comuni in tutti i progetti, ogni azione cercando di realizzare un'idea di “sistema”. Il progetto è connotato da alcuni servizi minimi garantiti a tutti e dalla costruzione di un percorso preciso da fornire al beneficiario, per accompagnarlo durante tutta la procedura di richiesta di asilo. Chi coordina il progetto? L’ Ufficio Stranieri si occupa di coordinare tutte le attività, in collaborazione con tanti soggetti del terzo settore: alcuni enti si occupano di accoglienza e integrazione, di fornire quotidianità di intervento, differenti da sanità, scuola; altri enti forniscono tutela legale, tutela psicologica, attività donne (laboratori, alfabetizzazione..). Esiste poi un Tavolo di Asilo, di coordinamento con gli enti che gestiscono direttamente le accoglienze dello SPRAR. Quando si prende in carico un beneficiario si stipula con quest’ultimo
un patto che definisce il suo percorso personale in modo preciso. Nel giro di 20 giorni ogni beneficiario compila un “progetto individuale”, con una serie di obiettivi da raggiungere; in caso contrario si subiscono sanzioni. Quali sono le attività fornite? Le macro attività garantite sono l'accoglienza, la presa in carico, la mediazione interculturale, la tutela legale e psico-socio-sanitaria, l’accompagnamento, attività di cittadinanza attiva, inserimento lavorativo, tirocini, apprendimento lingua italiana, formazione professionale, guida all’utilizzo dei servizi che il territorio mette a disposizione e i rapporti con Questura, Prefettura, Ambasciate e Commissioni Territoriali. Come ultimo step, Il Comune di Torino fornisce anche dei contributi per l'integrazione conclusiva, con la possibilità di erogare denaro, ad esempio al proprietario di casa, per sostenere l’inserimento alloggiativo del beneficiario, l’acquisto di mobili, o il pagamento della patente e passaporto, corsi di formazione, professionali o universitari.
Quali sono i servizi minimi garantiti? Il comune di Torino non ha mai adottato una politica esclusiva e nelle associazioni una quota di servizi è rivolta a tutti, l'informazione, prima di tutto, poi la tutela, la lingua italiana, i tirocini, sono offerti non solo ai beneficiari. Esiste una Banca Dati nella quali si distingue tra beneficiari, presenze sul territorio e accolti esterni. Il Comune può, utilizzando i fondi del Ministero, agire con attività, servizi o altro sulle persone, l'importante è che siano all'interno della Banca dati. I servizi minimi garantiti ai beneficiari sono: alloggio, cibo, denaro, tutela legale e insegnamento della lingua italiana.
Come funziona la formazione? Per quanto riguarda l’apprendimento della lingua italiana, il Comune ha istituito 48 corsi di italiano, erogati attraverso la Scuola di Formazione Educazione Permanente (SFEP) e Centro Interculturale: ciascuna realizza 24 corsi da 50 ore.
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
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I corsi durano tutto l'anno, rinnovabili in base alla situazione dei beneficiari. Con una convenzione con CPIA2 c’è la possibilità di ottenimento di licenza media da parte dei beneficiari. Il numero minimo di ore richiesto per la lingua italiana da nuova riforma, è passata da 150 a 350-400 ore.
Il centro è un luogo in cui il beneficiario non si fa da mangiare da solo, esiste un self-service o mensa. L'appartamento è gestito in modo autonomo dal beneficiario. Tutti i 432 più 6 posti sono in Torino, gli altri 28 sono alcuni anche nella provincia.
E l’avviamento al lavoro? Come convivono SPRAR e CAS? La città, negli ultimi anni, attiva circa 400 tirocini all'anno. Questo permette ai beneficiari di poter usufruire di un progetto che da delle ottime risposte alle loro esigenze, avere delle garanzie di tutela anche in caso di ricorso, avere un aiuto nelle procedure non solo nell'accoglienza. Come sono distribuiti gli alloggi? Abbiamo 460 posti, più 6 per il disagio mentale. Gli altri 460 posti sono così suddivisi: 432 posti sono distribuiti in appartamenti, piccoli centri o grandi centri. 28 posti invece sono all'interno di un progetto specifico dello SPRAR "Accoglienza in famiglia", presso case di persone che volontariamente erano interessate ad accogliere rifugiati presso casa loro.
Lo SPRAR ha numeri fissi e noti a tutti, il CAS ha una gestione più varia. I posti SPRAR sono quelli e non possono aumentare da un giorno all'altro. Sono due modelli di accoglienza che tentano in qualche modo di dialogare, come fa il Comune con la Prefettura. A volte alcune persone vengono trasferite dal CAS allo SPRAR, quando hanno necessità di continuare l’accoglienza presso una struttura per concludere attività o progetti iniziati in precedenza. Come si muovono i beneficiari in città? Il beneficiario vive in un appartamento o un centro, dove ci sono operatori che ruotano con i quali si interfacciano e
dove vivono la loro vita quotidiana. I Oltre la casa, è fondamentale per il beneficiario conoscere dove siano: la Questura, il medico di base, la scuola. I luoghi del territorio sono quelli dove si muovono con più o meno consapevolezza. Altri luoghi che si ripetono sono i luoghi della ricerca del tirocinio, abbiamo una cooperativa che si occupa della parte procedurale e ricerca risorse. In un altro l'ufficio che si occupa di integrazione, per la patente.. ecc. Il tentativo è costruire e sostenere dei luoghi che possano svolgere attività, dare servizi che per noi diventano fondamentali. La costruzione di luoghi significativi per chi lavora o viene accolto è fondamentale per creare quella rete che permette di gestire al meglio le risorse o aver maggiore opportunità di proposte. Si cerca di collaborare e collaborare con altre realtà. Pensare un luogo che metta in rete questi servizi è sensato. Un esempio di buona prassi è in Irlanda, a Dublino, dove l'organizzazione della categoria dei
richiedenti asilo era un posto solo, un dipartimento a sé, dove all'interno c'è il dipartimento che si occupa della richiesta di protezione e dove c'è quello che per noi è ente locale, la questura, la prefettura. Quando un immigrato arriva l'ascoltano tutti e lo mandano dove necessario. Uno dei problemi del sistema italiano è cosa avvenga a fine dell’accoglienza. L’inserimento in un welfare state, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, non è ancora garantito nel nostro Paese.
LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA TORINESE
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STRUTTURE SPRAR - TORINO
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460 beneficiari
6 beneficiari
categoria ordinaria
categoria disagio mentale
432 posti
28 posti
219 posti
213 posti
6
42
CENTRI
APPARTAMENTI
(da 5-106 persone)
(da 2-9 persone)
RIFUGIO DIFFUSO
ASSOCIAZIONE/COOPERATIVA
INDIRIZZO
CASA DEL MONDO
VIA NEGARVILLE, 30/2
CRESCERE INSIEME
VIA BARACCA, 57 VIA NICOLA FABBRIZI, 17 VIA PALIANI, 23 VIA PERRERO,1
DIACONIA VALDESE
VIA SCARLATTI, 23 VIA SANGONE,9
COOPERATIVA ESSERCI
C.SO PRINCIPE ODDONE, 60 PIAZZA BORGO DORA, 34 VIA VEROLENGO, 42 VIA GUIDO RENI, 96 VIA LEINI, 47 VIA REISS ROMOLI, 67
IL NODO - LIBERI TUTTI
VIA SOSPELLO, 31 VIA BANFO, 14 VIA QUARELLO, 18 C.SO GROSSETO, 64
COOPERATIVA PROGETTO TENDA
C.SO REGINA MARGHERITA, 140 LUNGO DORA LIGURIA, 58 VIA MONTEROSA, 197 VIA VESPUCCI, 32/34 VIA TARTINI, 25
2 APPARTAMENTI
STRUTTURE SPRAR
A TORINO
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STRUTTURE SPRAR
25 strutture
501 posti
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LA RETE DEL SISTEMA DíACCOGLIENZA TORINESE
CPIA2 Torino ASGI ARTICOLO 20 Sostegno alla Licenza Media ALMA TERRA
Tutela Legale
Attivit‡ per donne
Mediazione intrculturale
Corsi di lingua italiana
SFEP
Formazione professionale
Ente Gestore COMUNE DI TORINO Ufficio Stranieri
Centro Interculturale
ESSERCI
Tutela psicologica
FANON
Sportello Servizi Lavoro Sportello Servizi Integrazione PROGETTO TENDA
PROGETTO TENDA
A TORINO
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ESSERCI RTI LIBERI TUTTI
DIACONIA VALDESE CRESCERE INSIEME
SENZA FRONTIERE IL NODO
CISV
Accoglienza Integrata ALMA TERRA
ACCOGLIENZA SERMIG ORSO
Rifugio diffuso Ufficio Pastorale Migranti
196
8.3 Problemi del sistema di accoglienza Abbiamo visto come dal momento del loro arrivo, i richiedenti asilo e gli immigrati in generale possono essere collocati in uno di queste 3 tipologie di strutture di prima accoglienza: Centri di primo soccorso e accoglienza: i CPSA creati nel 2006 per far fronte al bisogno di primo soccorso e di identificazione prima di esser inviati in altri centri. Centri collettivi: che includono le esistenti strutture governative di accoglienza richiedenti asilo (CARA) e i centri di accoglienza (CDA): Centri di ricezione temporanea: i CAS, una implementazione del sistema di accoglienza gestito dalle Prefetture in caso di mancanza di posti
nelle strutture di prima e seconda accoglienza. Il racconto di quello che sta accadendo oggi a livello globale, europeo ed italiano, ci ha portati a chiarire quale siano le lacune a livello burocratico, temporale, giuridico e spaziale nell'intero sistema di accoglienza. I lunghi tempi della burocrazia rallentano l'invio della documentazione al servizio centrale dello SPRAR e allungano i tempi di permanenza nelle strutture di prima accoglienza. La conseguenza è che i profughi, o richiedenti asilo, vengano inviati dove ci sono ancora posti disponibili, senza analizzare le diverse situazioni e senza orientarli in strutture adeguate ad
A TORINO
197
ogni condizione, a quel caso singolo, a quella famiglia, con specifiche e diverse esigenze, da noi mappate e classificate. La precarietà del richiedente asilo accolto nei Cara è accentuata dal fatto che la legislazione attuale non concede un permesso di soggiorno, ma solo un attestato nominativo, non attribuendo nè la residenza nè l'iscrizione al servizio sanitario nazionale. Il sovraffollamento è la conseguenza diretta della somma di lentezza del sistema burocratico e carenza di posti nelle strutture di accoglienza. La marginalità e l’esclusione sociale di un collettivo sfocia molto spesso, come accaduto nel caso torinese, in
situazione di “residenze informali”, ossia nell’occupazione di luoghi abbandonati da parte di persone che non hanno possibilità di avere un’ abitazione a causa della loro condizione giuridica.
198
8.4 Come intervenire?
Quali caratteristiche del contesto italiano possono essere utili per ragionare anche in una prospettiva europea? Esistono due assenze nel contesto italiano: la mancata individuazione da un lato di una politica urbana nazionale, dall’altro di un modello di integrazione confrontabile con quelli attuati in altri paesi europei. Questa “mancanza” ha lasciato un margine di libertà ai territori per sviluppare un trattamento dei problemi innovativo o poco esplorato. In Italia è forse ai sistemi locali di politiche e agli intrecci tra l’operato di enti pubblici, privato e privato sociale che bisogna guardare con più attenzione nella ricerca dell’innovazione. Il pubblico delega spesso ad altri enti ( privati od associazioni) escamotage per attivare politiche di integrazione senza investire direttamente e in modo visibile su un tema che genera spesso dibattito. Questi sistemi giocano un ruolo chiave nei percorsi di integrazione dei nuovi abitanti.
E’ importante porre al centro dei processi la possibilità degli immigrati di trovare una casa e di ricongiungersi con la famiglia, di utilizzare i servizi offerti dalla rete esistente di associazioni, mettendo in discussione la gestione delle politiche attuali che risultano poco o mal strutturate, per accelerare e migliorare i processi di inclusione che apportano una dimensione di crescita alla città di arrivo. Emerge dunque una richiesta di progettualità, entrare nelle agende di policy nella gestione della quotidianità, con azioni che mirino ad un coordinamento tra attività di enti pubblici, privati e terzo settore. Si presenta dunque il bisogno di segnalare i punti di debolezza del sistema attuale, evidenziare gli aspetti proficui del network esistente, partire da questi, per poter sviluppare la capacità di prendere delle decisioni che sfruttino a pieno le opportunità date dalla città insieme ai suoi nuovi abitanti.
RENDERE LA SCELTA DEGLI SPAZI ABITATIVI MENO CASUALE
Secondo la nostra analisi del sistema di accoglienza italiano emergono ancora oggi alcuni punti sui quali intervenire per migliorare l’accoglienza. Tra questi: - Strutturare la scelta degli spazi abitativi per i nuovi abitanti, in modo tale che sia meno casuale - Categorizzare i nuovi abitanti in base alle loro esigenze - differenziare servizi offerti dopo una accurata valutazione caso per caso che tenga conto della situazione e dei bisogni del singolo individuo
CATEGORIZZARE I NUOVI ABITANTI
DIFFERENZIARE OFFERTA DI SERVIZI CASO PER CASO
AUMENTARE POSTI DISPONIBILI
- Aumentare posti disponibili - Adozione di procedure chiare in merito all’identificazione e all’accertamento dell’età
TROVARE PROCEDURE CHIARE DI IDENTIFICAZIONE
- Pianificazione e Gestione unitaria del sistema di accoglienza FONDI EUROPEI La Commissione dell’unione europea, a partire dal 2015, ha approvato 22 programmi nazionali per aiutare gli Stati Membri a gestire le politiche di accoglienza. Tra questi finanziamenti è rientrata anche l’Italia. Gli stanziamenti rientrano all’interno di due strumenti :FAMI ( Fondo Europeo Asilo Migrazione e Integrazione) e FSI (Fondo Sicurezza Interna).
PENSARE AD UNA PIANIFICAZIONE E GESTIONE UNITARIA
A TORINO
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200
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ parte III \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ settle inTO \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
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202
EFFICIENTAMENTO DELLA PUBBLICA GESTIONE
COLLABORAZIONE E RETI
INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE
CREAZIONE DI OPPORTUNITAÃ LAVORATIVE
RIQUALIFICAZIONE DI AREE DISMESSE
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Obiettivi Partendo dalle lacune del sistema d’Accoglienza torinese l’obiettivo generale del nostro progetto mira a risolvere contemporaneamente più aspetti. E’ sulla base dell’insieme della valutazioni finora presentate che in questa terza parte della ricerca diamo spazio ad una proposta futura per lo sviluppo urbano, fattibile in termini di tempo, finanziamenti e opportunità di crescita che tenga conto dell’inserimento di una fascia di polpolazione, “i nuovi abitanti”1, in spazi socialmente inclusivi. Da un lato si propone l’inserimento nel contesto locale di centri di ospitalità che guardino alle diverse situazioni dei nuovi abitanti, a quel caso singolo, a quella famiglia con specifiche esigenze, senza orientarli in strutture casuali ma pianificando il loro collocamento nello spazio urbano. Dall’altro l’idea è quella di avviare un processo di rigenerazione, recupero e rivitalizzazione di aree dismesse o al momento con altre destinazioni d’uso. Non si intende proporre un progetto finalizzato al restauro di un singolo edificio, struttura o spazio.
1 Lo Piccolo F. (a cura di), Nuovi abitanti e diritto alla città. Un viaggio in Italia, Altralinea edizioni, 2013
Condizione necessaria per cui questo progetto abbia un valore, diverso rispetto ad un progetto ordinario, è inserirsi nel contesto in cui oggi da un lato la città si svuota e dall’altro un grande numero di persone è in cerca di abitazione; dare la scala giusta a quest’intersezione è importante.
L’innovazione sta nel collegare i due aspetti, città e nuovi abitanti, e nello sviluppare la capità di prendere decisioni che sfruttino a pieno le opportunità esistenti sul territorio e creino valore ulteriore per la città stessa. La definizione di criteri a livello quantitativo e qualitativo per intervenire a livello di pianificazione urbana può essere supportata da strumenti e metodologie scientifiche.
204
Il problema decisionale
09.
Applicazione di Multicriteria analysis \\\\\\\\\\\\\\ 09.1
IL PROBLEMA DECISIONALE
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206
L’approccio scientifico qui descritto è quello delle decisioni multicriteriali, metodo scientifico che fornisce un concreto supporto al decisore in presenza di più obiettivi, spesso conflittuali tra loro, da considerare simultaneamente. L’attività di decision making è l’insieme delle metodologie valutative che il policy maker ha a sua disposizione nel selezionare progetti di natura pubblica. La moderna metodologia di analisi multicriteri si basa sulla considerazione di più criteri decisionali simultaneamente e fornisce un risultato che, lungi dall’ essere univoco e oggettivo, ha l’utilità di supportare il decisore nell’attività decisionale. Il vantaggio nell’intero processo è l’ottenimento di un risultato coerente rispetto a più obiettivi e valori, nonostante la loro complessità. La pianificazione, intesa come processo di scelta e distribuzione di risorse finalizzato al raggiungimento di obiettivi e alla progettazione del futuro, rappresenta una tipologia specifica di attività decisionale. Ferretti V. (2012a), Integrating Multicriteria Analysis and Geographic Information Systems: an updated survey and classification of the literature, International Journal of Geomatics and Spatial Analysis (in fase di pubblicazione).
IL PROBLEMA DECISIONALE
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208
Edifici ëIn Attesaí Diversi Caratteristiche: - Strutturali - Spaziali
DECISION - MAKING TOOL ‘‘A Multiple Criteria Nominal Classification Method’’ 1
Nuovo abitante A
Nuovo abitante B
Nuovo abitante C
IL PROBLEMA DECISIONALE
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9.1 Applicazione di
Multicriteria analysis 1
Oggi a Torino esistono problemi evidenti riguardo all’accoglienza e all’emergenza abitativa della popolazione immigrata. Le sistemazioni temporanee offerte dalla città per un periodo limitato sono insufficienti e spesso inadeguate per coprire l’intero fabbisogno abitativo per richiedenti asilo e rifugiati. Dall’altro lato la città di Torino possiede numerosi edifici dismessi che versano in stato di abbandono, localizzati in diverse posizioni e aventi caratteristiche spaziali diverse. Tali edifici possono potenzialmente e numericamente coprire il fabbisogno di residenze e di servizi per gli immigrati, che ad oggi rappresenta ancora un un problema non risolto totalmente.
Il nostro lavoro è stato svolto a partire dall’articolo Costa A. S., Figueira J.R., Borbinha J. , “A Multiple Criteria Nominal Classification Method Based on the Concepts of Similarity and Dissimilarity” 1 (in press), che si è sviluppato con il supporto dei proff. Lami I.M (Politecnico di Torino), Greco S. (Università di Catania), Figueira J.R., Borbinha J. (Università di Lisbona) e della dottoressa Costa A. S. ( Università di Lisbona)che, in collaborazione con le autrici della tesi, si sono occupati degli aspetti applicativi del metodo. E’ innovativo applicare tale metodo ad un problema di politica urbana in quanto fino ad oggi non è stato applicato. Sono state fatte alcune simulazioni di natura ambientale, stategico militare, medico e di gestione
1 Ana Sara Costa, Jose Rui Figueira, Jose Borbinha, 2017, ‘‘A Multiple Criteria Nominal Classification Method Based on the Concepts of Similarity and Dissimilarity’’ (In press)
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DECISION - MAKING TOOL ‘‘A Multiple Criteria Nominal Classification Method’’ 1
ACTION
CRITERIA
CATEGORY
22 Edifici Dimessi in città di Torino
14 Criteri basati sulle caratteristiche spaziali e localizzazione degli edifici
3 Tipi Status degli Immigrati
MIGLIOR COMBINAZIONE ACTION - CATEGORY
Il miglior edificio sul quale intervenire per una proposta progettuale
del rischio. Tale metodo parte dalla definizione di di tre aspetti del problema decisionale: azioni, categorie e criteri. Le azioni sono gli “oggetti di decisione” , per noi, i 22 edifici Dismessi presenti nella città di Torino, definiti da caratteristiche spaziali e morfologiche differenti. Le categorie, “concepite per ricevere le azioni”, nel nostro caso 3 tipi di utenti possibili. I criteri definiscono la prestazione delle azioni rispetto alle categorie , definiti da caratteristiche geografiche e spaziali. Attraverso l’interazione di questi tre aspetti, con l’ausilio di un modello matematico sviluppato dal gruppo di ricerca portoghese e il professore Salvo Greco, l’ obiettivo è quello di trovare quale tra le azioni (Edifici Dismessi) possa ospitare in modo più adeguato possibile ogni gruppo di immigrati, in base al loro status. Nel processo decisionale gli edifici dovrebbero essere abbinati ai loro potenziali nuovi abitanti ( categorie). Grazie a tale strumento la decisione
su quale siano gli edifici più appropriati per tale intervento tiene in considerazione più elementi simultaneamente.
IL PROBLEMA DECISIONALE
211
212
LE FASI Dopo la definizione di azioni, categorie e criteri si procede nel seguente modo:
Revised SIMOS Weighting method2
1. ad ogni azione (edifici) viene assegnato un valore che definisce la sua “performance” in base ad attributi spaziali e geografici. Il valore viene dato facendo uso della scala più appropriata: quantitativa o qualitativa. 2. Per ogni categoria (nuovo abitante) si ipotizza almeno una migliore condizione possibile ( reference action) rispetto alle esigenze del nuovo abitante. 3. Definire le interazioni possibili tra i diversi criteri, riferendole in generale a tutte le categorie ( nuovi abitanti) oppure riferite ad ogni categoria specifica. Tali interazioni sono o di “rafforzamento” ( Mutual strengthening) o “indebolimento” ( Mutual weakening). 4. Attribuire un peso ad ogni criterio. Si è scelto di utilizzare il metodo “Revised SIMOS Weighting method”2. 5. Costruzione delle funzioni matematiche con gli elementi e i valori descritti precedentemente. 6. Ottenimento del risultato
2 Figueira J., Roy B., Determining the weights of criteria in the ELECTRE type methods with a revised Simos’ procedure, European Journal of Operational Research, 2002
© Mirco Durante
Tale metodo elaborato da Figueira e Roy (2002) consiste nel dare un peso ad ogni criterio tramite la disposizione delle carte. Ogni carta rappresenta un criterio. Ad ogni decision maker viene chiesto di ordinare i criteri dal meno importante al più importante. Con la possibilità di distanziare i criteri attraverso l’utilizzo di carte bianche. Il numero di carte bianche è proporzionale alla differenza di importanza tra i due criteri considerati. L’obiettivo è elaborare un unico ranking che armonizzi le scelte dei decision makers. Nelle foto qui sopra si mostra il tavolo di discussione tra di decision makers: arch. Alessandro Armando (Polito), prof. Isabella Maria Lami (Polito) ,arch. Mehran Madani ( Ameican University of Beirut) e dalle autrici della tesi.
213
1.
ACTION
CRITERIA
Valore
2.
REFERENCE ACTION
CATEGORY
ento m a i opp
Acc
3.
CRITERIA
Acco
ppiam
ento
4.
Mutual strengthening
Mutual weakening
Peso Metodo delle carte CATEGORY
CRITERIA
Costruzione delle funzioni matematiche
5.
6.
RISULTATO
IL PROBLEMA DECISIONALE
Valore
214
Spazi in attesa | Azioni
10.
Mappatura edifici dismessi \\\\\\ 10.1 Intervista Arch. Giacomo Leonardi \ 10.1.1
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
215
216
A livello Europeo e nazionale, la rigenerazione e il riuso di spazi dismessi è un tema di rilevante attualità. In seguito alla crisi economica, alla trasformazione dei processi produttivi, e all’ affermarsi di una diversa concezione delle città, la disponibilità di spazi vuoti è cresciuta in molte città europee . Tali spazi necessitano di ridefinire la propria identità e talvolta vengono inseriti all’interno di programmi di intervento ad ampia scala e piani di riqualificazione per intervenire su interi quartieri o aree di città. In altri casi questi ultimi non si integrano tuttora con il tessuto urbano. Caso emblematico di questo fenomeno di dismissione è rappresentato dalla città di Torino. Gli spazi in attesa1 sono proprio quei luoghi dismessi che aspettano di essere riqualificati. Si tratta di vecchi stabilimenti industriali, antichi conventi, caserme e palazzi costruiti per lo più agli inizi del ‘900 e per i quali un processo di trasformazione deve ancora iniziare, è alle prime fasi o si è arrestato. 1 http://www.urbancenter.to.it/spazi-in-attesa/
La Città di Torino nell’elaborazione del Piano Regolatore Generale inserisce le aree di dismissione all’interno delle Aree di Trasformazione. Dall’intervista all’Arch Giacomo Leonardi (Responsabile Coordinamento ServizioPianificazione) è emersa la possibilità concreta di poter rispondere all’esigenza di accogliere una nuova poplazione immigrata proprio intervenendo in queste aree. I ventidue edifici estrapolati dal PRG di Torino sono diventati nell’applicazione del nostro metodo decisionale le azioni.
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
217
218
219
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
Spazi vuoti e dismissione a Torino
[Focus]
Intervista Arch. Giacomo Leonardi Responsabile Coordinamento Servizio Pianificazione Direzione Urbanistica Città di Torino
6 marzo 2017 | Torino
Quando la città accoglie una popolazione immigrata cosa accade? L’ accoglienza torinese a livello istituzionale, nazionale, è fornita da strutture quali i CIE, CARA e CDA. Anche a Torino esiste un luogo definito a livello istituzionale, il CIE di Corso Brunelleschi. La sua prima porzione è un luogo istituzionale, un “non-luogo”. Ha l’aspetto di un carcere e in qualche modo è alienante poiché le persone qui ospitate non hanno ancora uno status riconosciuto ma neanche reati accertati. A livello non istituzionale nella città avvengono delle occupazioni, da una parte strutturate, dall’altra tollerate, ma che comunque determinano conflittualità.
Esempi emblematici di queste dinamiche sono il caso della caserma La Marmora, della vicenda della clinica privata Bernini o dell’ex villaggio olimpico. Queste realtà sono l’esito di una situazione congestionata che necessita di esser governata. Quali sono le potenzialità della normativa esistente? Se dobbiamo immaginare un caso di trasformazione urbana nel quale si possa insediare una fascia di abitazione in emergenza abitativa possiamo considerare il fatto che è prevista una quota di SLP a destinazione residenziale, pari al 10 % per fasce deboli della popolazione.
220
Poniamo che la quota prevista del 10 % possa essere opzionata dall’amministrazione per insediare edilizia sociale: in tutte le varie forme, a partire da quella convenzionata. Questo 10 % è previsto nelle zone urbane di trasformazione del PRG (ZUT o ATS) ma anche in ambiti non ZUT o ATS che sono invece aree consolidate. Quando queste aree consolidate superano i 4000 m2 possono comprendere i 10% di quota residenziale.L a possibilità, quindi, di insediare fasce di popolazione deboli non è negata dal punto di vista normativo. Il PRG ha vent’ anni e si sta lavorando per aggiornarlo, seguendo l’evoluzione degli scenari socio-economici. Questa norma era pensata per determinare sul territorio una diffusone del mix sociale, contrapponendosi alla creazione di quartieri come Falchera o Vallette. La volontà e la possibilità di diffondere nel territorio queste pratiche si scontra con la presenza, o la mancanza, di risorse e, talvolta, con la dialettica politica adottata dall’amministrazione comunale in carica.
Come si affronta, quindi, il problema di reperibilità delle risorse? Le potenzialità dal punto di vista normativo ci sono, non serve inventarne altre. Il problema sono le risorse che, generalmente, per l’edilizia residenziale pubblica sono centrali, quindi statali, oppure passano attraverso l’erogazione di fondi regionali. Un’altra strada percorribile è l’accesso ai fondi europei, ai quali si accede generalmente attraverso un bando o la cosiddetta sperimentazione, che fa si che quel caso di progetto possa esser pilota e venga disseminato. Nei progetti europei sono reti di città che vanno a sperimentare un nuovo modello insediativo che deve poi essere appetibile dal punto di vista economico e replicabile. Per proporre un progetto urbano di questa portata è necessario dimostrare come, dando accesso ai luoghi della città da parte di questa porzione di popolazione immigrata, possa esserci un beneficio anche per la città.
La varietà culturale è certamente un’opportunità. Bisogna agire sulla snellezza burocratica. Se non ci fossero immigrati saremmo una popolazione vecchia, senza stimolo e confronto. Iniziare a fare lavorare un immigrato che attende l’approvazione di status di rifugiato , anche in modo strutturato, sarebbe positivo, ma richiederebbe una struttura burocratica molto più snella. Quali sarebbero i luoghi più adatti ad avviare un processo del genere? Per immaginare una trasformazione a livello didattico si potrebbe agire scegliendo tra diversi scenari possibili. 1. Intervento su singolo manufatto La sperimentazione è importante dal punto di vista dell’approccio. Ho una possibilità normativa ma l’accesso alle risorse è definito dal potere amministrativo. Torino è una città metropolitana con dinamiche complesse. Le risposte non possono essere banali ma devono esser in maniera omologa complesse. Sono anche complicate, per il
sistema nel quale viviamo. Esistono complicazioni, che sono quelle che a volte non riusciamo a governare. La riposta potrebbe essere la sperimentazione su un luogo. I risvolti mediatici e politici non sono da sottovalutare, una volta deciso di farsi carico della risoluzione di una emergenza abitativa di una certa fascia della popolazione. Dinamiche politiche, di consenso. Esistono politiche trasversali e prescindono da colore politico. 2. Intervento su comparto urbano Recupero aree di dismissione. Uno dei problemi delle città postindustriale che vivono la dismissione post-fordista, di una società che basava la sua produttività sull’industria, Torino ha un problema di riconversione di aree industriali. Per esempio aree di frangia: esistono porzioni di città che sono di transizione? Se voglio fare recupero di area industriale per destinarle ad uso residenziale ci si deve confrontare con la VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Possiamo provare a pensare un
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
221
222
modello insediativo che attraverso un processo ‘riattivi’ delle aree diverse? Le aree di frangia sono aree non del tutto dismesse, ancora contenenti attività artigianali, dove gli usi sono più urbani. Non prendere un singolo manufatto ma magari un comparto. Un esempio è l’area Zona Basse di Stura, via Reiss Romoli. Una proposta potrebbe essere piuttosto che avere dei contenitori vuoti, riportare a funzioni che danno osmosi alla città. Intervenire non per singoli manufatti ma per compendi in modo tale da superare le criticità ambientali. Nelle aree industriali si va incontro anche ad opere di bonifica, di solito molto costose. Questo potrebbe essere la soluzione che avrebbe un interesse collettivo forte: recupero, rifugio di persone che hanno debolezza sociale, recupero socio-economico. Anziché le aree urbane, forse le zone di frangia sarebbero più interessanti perché hanno un valore nel recupero della città; fattorie urbane? Creare valore anche seguendo l’esempio di progetti virtuosi già esistenti, come il caso di ORTI ALTI.
© www.ortialti.com
© www.ortialti.com
Ortoalto Le Fonderie Ozanam è il progetto pilota di OrtiAlti: un orto sul tetto del ristorante di cooperativa Le Fonderie Ozanam, finalizzato a produrre vegetali freschi da impiegare nella preparazione dei cibi e creare un nuovo spazio di socialità per tutto il quartiere. L’edificio in cui si colloca questo progetto è una ex fonderia realizzata negi anni ’30 del ‘900 e attiva fino agli anni ’70. Oggi è di proprietà della Città di Torino, data in gestione alla Cooperativa Meeting Service e ad altre associazioni culturali.
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
223
224
10.1 Mappatura edifici dismessi
Attraverso il recupero, il riuso e la riattivazione di beni immobili e spazi fisici (pubblici o privati, urbani, edifici, dismessi, sotto utilizzati), si propone di mettere questi luoghi a disposizione delle comunità territoriali, generando un impatto sociale positivo e creando occasioni di rigenerazione a vocazione culturale e di sviluppo. Si propone, quindi, una serie progetti di innovazione non solo culturale ma anche sociale, in grado di generare risposte nuove ai bisogni sociali vecchi od emergenti, di creare nuova occupazione e di favorire partnership tra pubblico, privato e terzo settore, cittadini. Partendo dall’analisi delle Aree Urbane di Trasformazione del PRG1 di Torino attualmente in vigore, presentiamo una mappatura di contenitori, adatte ad accogliere una serie di interventi. I 22 edifici schedati sono stati selezionati in base ad alcuni criteri, a volte coesistenti nello nel medesimo edificio:
- inserimento nelle Aree Urbane di Trasformazione definite dal PRG di Torino attualmente in vigore. - geo localizzazione: punto strategico in base alla posizione e inserimento nel tessuto urbano, non in un contesto periferico - capacità di offrire spazi adeguati al tipo di intervento proposto - lettura morfologica dell’edificio e della sua integrazione con il contesto.
1 Città di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale. Tavole di Piano. Azzonamento: aree normative e destinazioni d’uso, aggiornato con le variazioni al PRG approvate alla data del 30 giugno 2016.
225
18
2
10 11 5 12
89 20 17
13
4 1 19
3
14
7
16 22
21
6
15
226
1
8
16
9
10 2 17
3 18
11 4 19 12
5
13 20 14 21
6
7
15
22
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
227
1
EX FONDERIA E SMALTERIE BALLADA
2
EX MAGAZZINO DI ARTIGLIERIA E DIFESA CHIMICA
3
EX CASA DI CURA BERNINI
4
EX MAGAZZINO MILITARE
5
MAGAZZINO DEL GENIO MILITARE
6
CASERMA DOGALI POI ALESSANDRO LA MARMORA
7
EX DIATTO AUTOMOBILI ED EX SNIA
8
EX STABILIMENTO METZGER POI DREHER
9
EX BIRRIFICIO METZGER
10
ASTANTERIA MARTINI POI OSPEDALE EINAUDI
11
OFFICINE GRANDI MOTORI
12
EX FONDERIE NEBIOLO TORINO
13
EDIFICIO IN VIA BOLOGNA
14
EDIFICIO IN LUNGO DORA VOGHERA
15
EX OSI - GHIA
16
EX STABILIMENTO VENCHI POI OPIFICIO MILITARE
17
CASERMA AMIONE EX STABILIMENTO SCAT
18
CASCINA FOSSATA
19
EX OSPEDALE MARIA ADELAIDE
20
EX AREA BUON PASTORE
21
EX CLINICA SAN PAOLO
22
OGR
N
10
50
100
200
300 m
228
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
229
230
EX FONDERIA E SMALTERIE BALLADA
NUMERO
01
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (SLP)
Dismesso
mq 5.200
CORSO VERONA 8
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX MAGAZZINO DI ARTIGLIERIA E DIFESA CHIMICA
NUMERO
02
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 43.623
VIA BOLOGNA 190
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
TORINO
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
231
232
EX CASA DI CURA BERNINI
NUMERO
03
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Ospedale
No
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 400
CORSO FRANCIA 45
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX MAGAZZINO MILITARE
NUMERO
TORINO
04 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Parzialmente occupato
mq 3.865
VIA MODENA 9
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
233
234
MAGAZZINO DEL GENIO MILITARE
NUMERO
05
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio militare
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 24.783
VIA CIMAROSA 31
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
CASERMA DOGALI POI ALESSANDRO LA MARMORA
NUMERO
06
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Caserma
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Progetto in corso
mq 19.978
VIA ASTI 22
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
235
236
EX DIATTO AUTOMOBILI ED EX SNIA
NUMERO
07
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST) mq 6.360
VIA FREJUS 21
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX STABILIMENTO METZGER POI DREHER
NUMERO
08
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Parzialmente Occupato
mq 7.000
VIA S.DONATO 68 BIS
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
237
238
EX BIRRIFICIO METZGER
NUMERO
TORINO
09 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Birrificio
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Parzialmente Occupato
mq 5.000
VIA PINELLI 60/A
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
ASTANTERIA MARTINI POI OSPEDALE EINAUDI
NUMERO
10
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Ospedale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 11.367
LARGO CIGNA 74
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
239
240
OFFICINE GRANDI MOTORI
NUMERO
TORINO
11 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 15.192
VIA DAMIANO VIA CUNEO
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX FONDERIE NEBIOLO TORINO
NUMERO
12
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 9.000
VIA BOLOGNA 55
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
241
242
EDIFICIO IN VIA BOLOGNA
NUMERO
13 TIPOLOGIA STRUTTURALE
TORINO
AMBITO ZUT Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 3.900
VIA BOLOGNA 103
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EDIFICIO IN LUNGO DORA VOGHERA
NUMERO
14
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Ufficio
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 2.300
LUNGO DORA VOGHERA 36
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
243
244
EX OSI - GHIA
NUMERO
TORINO
15 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 31.000
CORSO DANTE VIA EGEO VIA AGOSTINO
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX STABILIMENTO VENCHI POI OPIFICIO MILITARE
NUMERO
16
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Parzialmente occupato
mq 10.200
CORSO R. MARGHERITA 16
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
245
246
CASERMA AMIONE EX STABILIMENTO SCAT
NUMERO
17
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Caserma
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Parzialmente occupato
mq 9.126
PIAZZA RIVOLI 4
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
CASCINA FOSSATA
NUMERO
TORINO
18 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Cascina
No
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Progetto in corso
mq 1.300
VIA FOSSATA 120
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
247
248
EX OSPEDALE MARIA ADELAIDE
NUMERO
19
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Ospedale
No
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 5.700
VIA PISA 36
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
EX AREA BUON PASTORE
NUMERO
20
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio istituzionale
No
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 7.000
CORSO P.EUGENIO 36
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
249
250
EX CLINICA SAN PAOLO
NUMERO
21
TORINO
TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Ospedale
No
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Dismesso
mq 1.815
CORSO PESCHIERA 177
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
OGR
NUMERO
TORINO
22 TIPOLOGIA STRUTTURALE
AMBITO ZUT
Edificio industriale
Si
STATO ATTUALE
SUPERFICIE DISPONIBILE (ST)
Progetto in corso
mq 35.000
CORSO CASTELFIDARDO 22
0
1 (Basso)
2 (Medio)
STATO DI CONSERVAZIONE
3 (Alto)
SPAZI IN ATTESA | AZIONI
251
252
Status| Categorie
11.
Il caso reale: famiglia siriana \\\\ 11.1 Geolocalizzazione dei doumenti \\ 11.2 Timeline dei documenti \\\\\\\\\\\\\ 11.3 Azioni \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ 11.4 Definizione degli status \\\\\\\\\\\ 11.5
STATUS | CATEGORIE
253
254
STATUS | CATEGORIE
255
Un’ interpretazione più completa delle migrazioni parte dalla conoscenza della “geografia umana” delle dinamiche migratorie. Questo è l’obiettivo che ci siamo prefissate. Definire l’immigrazione come un processo strutturato e ripetitivo ci permette di considerare il “collettivo in transito” in modo oggettivo, da un punto di vista scientifico, il quale può diventare redditizio per la città. Per delineare tale collettivo si parte dalla definizione dei suoi diritti: i documenti definiscono i diritti e i limiti per compiere una determinata azione. Tale azione può essere ad esempio, uscire dal proprio paese d’origine, entrare in Italia, accedere al sistema abitativo, alla rete di servizi, all’istruzione, al lavoro. Ripercorrendo a ritroso il viaggio di un immigrato, avente status di rifugiato in Italia, sono ben chiari gli step burocratici necessari e vincolanti che gli consentono di essere equiparato ad un cittadino italiano. Prima del riconoscimento dello status, un immigrato attraversa un periodo di tempo di “limbo”, nel quale i suoi diritti come cittadino non sono garantiti e con essi l’uso dello spazio, l’accesso
alla casa e al lavoro sono instabili. Il nostro compito è provare a costruire una simulazione fondata, un racconto di quello che è accaduto ad un collettivo ristretto, caso reale, e che potenzialmente e prevedibilmente accadrà domani ad altri soggetti. Tale metodo permette di generalizzare e definire tre categorie all’interno di un collettivo, che si ripetono nel tempo e nello spazio. L’idea è quella di capire la validità temporale di un documento, il quale viene sostituito da un altro e comprendere quali siano le condizioni date dal documento per arrivare a compiere un’azione, comprendendo l’importante ruolo giocato dai documenti nella coordinazione delle azioni umane. Il documento, oltre a “connettere le persone insieme e in modo duraturo” 1, definisce degli status. Lo studio ci ha permesso di ridurre il collettivo di migranti a tre categorie di utenti, aventi status differenti e dunque differenti possibilità di compiere azioni all’interno della città.
256
RIPERCORRIBILITA’
GEOGRAFIA DEI DOCUMENTI
Immigrati regolari
documenti
3 status (CATEGORIE)
Definizione dei DIRITTI DI ACCESSO
edificio Trasformazione della realtà
A B C Studio campione di soggetti
Categorizzazione definizione degli status
Generalizzazione
La schematizzazione di quello che è avvenuto nella realtà a cinque individi ( campione di soggetti) ci pone nella condizione di costruire una simulazione fondata. Da tale campione si formalizzano tre categorie di utenti, aventi status diversi definiti dai documenti in possesso dall’individuo. Assumiamo che queste categorie si ripetano in modo generalizzato all’intero collettivo dei nuovi abitanti che arriva a Torino.
11.1 Il caso reale: famiglia siriana La nostra analisi prende come esempio il caso reale di una famiglia siriana, riunitasi in Italia nell’arco di tre anni, composta da cinque membri. Cinque persone, cinque viaggi, cinque rotte verso l’Italia, una città di arrivo: Torino. Ognuno ha raggiunto l’Italia con tempi, costi e modi diversi. Partendo dai loro racconti, abbiamo tracciato una geografia dei documenti e degli spostamenti per ogni membro della famiglia che si è poi tradotta in una cronografia georeferenziata. Questo processo ci è servito per schematizzare l’iter burocratico e gli step necessari per ottenere lo status di rifugiato in Italia.
Abbiamo compreso come i documenti non servano solo per registrare informazioni, ma anche per conseguire una pluralità di ulteriori finalità, ampliando la portata dei quello che gli esseri umani possono ottenere e giocando un ruolo fondamentale nella coordinazione delle azioni umane. Essi hanno anche poteri sociali ed istituzionali “possono connettere le persone insieme in modo duraturo”1 e consentono di compiere delle azioni. Qui di seguito proviamo a schematizzare le fasi del nostro lovoro mirato alla definizione delle categorie - status, che abbiamo utilizzato nella costruzione della strategia decisionale.
1 Smith B., Document Acts, in Anita Konzelmann Ziv and Hans Bernhard Schmid (eds.), Institutions, Emotions, and Group Agents. Contributions to Social Ontology (Philosophical Studies Series), Dordrecht, Springer, 2014,
STATUS | CATEGORIE
257
258
Rotte, tappe e documenti dei membri della famiglia siriana residente a Torino, intervestata nel Gennaio 2017
Personal data
Date jun 2014
City /Place
Name
Hassan Khorzom
Family member
Father
Date of birth
04.11.1962
Place of birth
Damasco
Education
University graduate, English literature
Profession
Tourist guide
Vehicle
Km
Documents
Damasco 110 km
2014
Offices
Beirut
Italian Ambassador Spanish Ambassador
Turistic VISA Turistic VISA
3000 km 2014
Asiago 400 km
aug 2014
Torino
Immigrant office (c.so Verona) Police
Police
Refugeeâ&#x20AC;&#x2122;s Request Resident permit of asylum
STATUS | CATEGORIE
259
Roadmap
Asiago Torino
Beirut
Damasco
260
Personal data
Date
City /Place
Name
Mohamed Khorzom
Family member
Son
Date of birth
27.02.1995
Place of birth
Damasco
Education
High School Graduated
Profession
Student
Vehicle
Km
x1 10/01/2015
Damasco
Beirut
04/02/2015 21/02/2015
Offices
Documents
Syrian Ambassador
Syrian Passport
Immigration office
Italian family reunification VISA
Damasco 3.400 km
21/02/2015
Milano 150 km
21/02/2015
Torino
Immigrant office (c.so Verona) Police
Police
Residence permit valid for two years for family reasons B Student Resident permit? A Refugeeâ&#x20AC;&#x2122;s status request?
Roadmap
STATUS | CATEGORIE
261
Milano Torino
Beirut
Damasco
262
Personal data Name
Muna Khorzom + Nada (daughter)
Family member
Daughter
Date of birth
18.08.1993
Place of birth
Damasco
Education
High School Graduated Foreing Languages University Student
Profession
Date
oct 2015
City /Place
Vehicle
Km
Offices
Documents
Consulate
Turistic VISA
Damasco 110 km Beirut 1500 km
nov 2015
Istanbul
Turistic VISA
2000 km 3/11/2015
12/01/2016
Torino
Immigrant office (c.so Verona) Police
Police
Refugeeâ&#x20AC;&#x2122;s status request (MOD C3)
STATUS | CATEGORIE
263
Roadmap
Milano
Torino
Istanbul
Beirut
Damasco
264
Personal data
Date
City /Place
Name
Yaman Khorzom
Family member
Daughter
Date of birth
12.03.1995
Place of birth
Damasco
Education
High School Graduated
Profession
Student
Vehicle
Km
Offices
Documents
Italian Ambassador
Turistic VISA Shengen
Spanish Ambassador
Turistic VISA Shengen
x3 27/04/2015 Damasco 13/05/2015 Damasco 110 km
Student VISA
Beirut 1500 km Falsified VISA
Istanbul 720 km
Detention
Bodrum 25 km Kos 424 km 12/06/2015 Atene
Police
Temporary Greek ID CARD Falsified Italian ID CARD
1700 km Milano 145 km 13/06/2015 Torino 04/07/2015 Immigrant office (c.so Verona) 13/06/2016
Police
Refugee’s status request (MOD C3) Refugee’s status obtained Resident permit for Asylum
STATUS | CATEGORIE
265
Roadmap
Milano
Torino Istanbul
Bodrum Atene Kos
Beirut
Damasco
266
Personal data
Date
City /Place
Name
Raiaan Dobosh
Family member
Wife
Date of birth
10.03.1968
Place of birth
Damasco
Education
Arab Univercity Graduated - Business
Profession
Tourist Guide
Vehicle
Km
Offices
Documents
x1 14/04/2015 Damasco
Beirut
13/05/2015 Damasco 110 km Italian Ambassador
Beirut
Italian family reunification VISA
1500 km Istanbul 2000 km Torino Immigrant office (c.so Verona) 14/07/2015
Police
Refugeeâ&#x20AC;&#x2122;s status request (MOD C3) Refugeeâ&#x20AC;&#x2122;s status obtained Resident permit of asylum
STATUS | CATEGORIE
267
Roadmap
Torino
Istanbul
Beirut
Damasco
268
11.2 Geolocalizzazione dei documenti
DOCUMENTI Resident permit for family reason Resident permit for Asylum
Student VISA Turistic VISA
01. Father Hassam Khorzom
02. Son Mohamed Khorzom
03. Daughter Muna Khorzom
04. Daughter Yaman Khorzom
05. Wife Raiaan Dobosh
01. Father Hassam Khorzom 02. Son Mohamed Khorzom K 03. Daughter Muna Khorzom 04. Daughter Yaman Khorzom 05. Wife Raiaan Dobosh
Abbiamo provato a costruire una geografia dei documenti che dal racconto della famiglia si è tradotta in una serie concatenata di mappe. Tali mappe esprimono una concezione di spazio strutturato da una rete di relazioni
Italian VISA for family reason Passport
Temporary greek ID card Temporary Italian ID card
STATUS | CATEGORIE
269
270
11.3 Timeline di documenti
La timeline di documenti consente di capire la validità temporale di un documento, il quale viene sostituito da un altro e comprendere quali siano le condizioni date dal documento per arrivare a compiere un’azione, sottolineando l’importante ruolo giocato dai documenti nella coordinazione delle azioni umane. In corrispondenza dell’asse delle ordinate sono tracciati i documenti che si sono sostituiti l’uno con l’altro ( vedere legenda) utilizzati dai componenti della famiglia per compiere “l’azione di arrivo in Italia”, ripercorrendo la loro rotta DamascoTorino. In corrispondenza dell’asse delle ascisse la variabile tempo. E’ facile notare come, per ogni componente, le tempistiche con cui hanno fatto il loro accesso in Italia sono state differenti e come i documenti che hanno portato il compimento della medesima azione siano stati anch’ essi differenti.
01. Father Hassam Khorzom 02. Son Mohamed Khorzom 03. Daughter Muna Khorzom
04. Daughter Yaman Khorzom 05. Wife Raiaan Dobosh
271
I seguenti diagrammi mostrano l’insieme dei docuementi e gli uffici che hanno permesso ai membri della famiglia di compiere l’ AZIONE di “arrivo in Italia”.
city offices 1 Torino 2 Istanbul 3 Beirut 4 Damascus
1 2 3 4
AZIONE 1 ARRIVARE IN ITALIA modalità 1 RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE
STATUS | CATEGORIE
273
11.4 Azioni
274
city offices 1 2 3 4
1 2 3 4
AZIONE 1 ARRIVARE IN ITALIA modalità 2 VISTO TURISTICO
Torino Istanbul Beirut Damascus
STATUS | CATEGORIE
275
‘In questo libro parlo di oggetti sociali, cioè di cose come i soldi e le opere d’arte, i matrimoni , i divorzi e gli affidi congiunti, gli anni di galera e i mutui, il coso del petrolio e i codici fiscali, il Tribunale di Norimberga e l’Accademia delle scienze di Stoccolma, e poi ancora le crisi economiche, i progetti di ricerca, le lezioni, le lauree, gli studenti, i monsignori, le assunzioni, le elezioni, le rivoluzioni, i licenziamenti, i sindacati, i parlamenti, le società per azioni, i ristoranti, i giochi, gli avvocati, le guerre, le missioni umanitarie, le tasse , i week-end, i cavalieri medioevali e i cavalieri della Repubblica. Ora, non c’è bisogno della filosofia per vedere che questi oggetti affollano il nostro mondo molto più dei sassi, degli alberi e delle noci di cocco,e che sono i più importanti per noi, visto che da loro dipende in buona parte la nostra felicità o infelicità. Eppure non sempre ci facciamo caso, e meno che mai ci chiediamo di cosa siano fatti, per rendercene conto solo quando perdiamo il portafogli o il biglietto del terno, il passaporto o la carta di credito, e ci mettiamo a cercare, a pagare , a telefonare, a scrivere e-mail, a trovarci in fila in uffici di ogni tipo. Solo allora capiamo (ma nella fattispecie è troppo tardi) che gli oggetti sociali sono fatti di iscrizioni, su carta, su un qualche supporto magnetico, magari anche soltanto (per esempio, nelle promesse che ci facciamo a vicenda tutti i giorni) nella testa delle persone. Ecco il motivo per cui ho intitolato questa teoria del mondo sociale documentalità: l’ontologia degli oggetti sociali è fatta di tracce, di registrazioni , di documenti, e si manifesta in quei pezzetti di carta che si accumulano nelle nostre tasche, in quegli altri pezzi di carta o di plastica che conserviamo più attentamente nel portafogli, e poi ancora nella massa di registrazioni che ingorgano i computer e gli archivi, i telefonini e le banche.” Maurizio Ferraris, in “Documentalità – Perché è necessario lasciar tracce”
Ferraris M., Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari, 2009
276
Verbalizzazione: modello C3 2
5.
Stato di famiglia
a) celibe/nubile
(contrassegnare la casella corrispondente)
b) coniugato/a
Nome del coniuge…................................................................................................................................................. Mod. AA.EE. N. 298
(indicare le generalità complete, l'attuale dimora e precisare se ha avanzato analoga richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato)
Mod. C/3
c) divorziato/a
VERBALE DELLE DICHIARAZIONI DEGLI STRANIERI CHE CHIEDONO IN ITALIA IL RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI RIFUGIATO Al SENSI DELLA
separato/a
vedovo/a
d) Figli (legittimi, naturali, ecc.), attualmente in Italia
CONVENZIONE Di GINEVRA DEL 28 LUGLIO 1951
1
(Legge n.189 del 30 luglio 2002 - G.U. n. 173/L del 26-8-2002: D.P.R. del 16 settembre 2004 n. 303 del 15-5-1990 - G.U. n. 299 del 22/12/2004)
2
3
4
2
3
4
Cognome Nome
1.
Sesso
.…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… (cognome) (nome)
Data di nascita
……………………………………...................................................................................................................................................................... (paternità) (maternità)
Luogo di nascita Cittadinanza
……………………………………...................................................................................................................................................................... (sesso) – M/F (data di nascita) (luogo, Stato)
Professione Dimora attuale
……………………………………...................................................................................................................................................................... (domicilio in Italia: Città) (Via)
2.
Cittadinanza
a) alla nascita ……………...
b) attuale………………………………….. g) Figli rimasti in patria o in altri paesi:
…………………………………………………………………………………………………………………………………….. (specificare i motivi d’eventuali cambiamenti di cittadinanza: naturalizzazione, opzione, matrimonio)
1
Cognome
c) apolide (specificare motivi)...........................................................................................................................
Nome Sesso
3.
Data di nascita
a) Gruppo etnico.......................................................... b) Religione ..................................................
Luogo di nascita Cittadinanza
4.
Dimora attuale
Documenti d’identità o di viaggio di cui è in possesso. ……………………………………………………………………………………………………………………………………………..
(specificare tipo e numero, data e luogo di rilascio, data di scadenza)
6.
a) Se ha (altri )familiari o conviventi in Italia (specificare grado di parentela e data del loro ingresso in Italia)…………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………
b) Se ha altri parenti fuori del proprio Paese……………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………….. ( in caso alternativo specificare la località e il grado di parentela).
4
3
7. Periodi e luoghi di residenza del richiedente dalla nascita. Dal…….al……
Località e stato
e) con quale documento ? (specificare se con visto d’ingresso)…………………...…………………… Occupazione
………………………………………………………………………………………………………………………………….
f)
come ha ottenuto il documento e l’eventuale visto d’ingresso?)…………………………….
………………………………………………………………………………………………………………………………….
g) ha subito condanne in Italia ?
si
no
(contrassegnare la casella corrispondente) (se si, specificare natura della condanna, periodi e luoghi d’eventuale detenzione)…………………………….
…………………………………………………………………………………………………………………………………….. …………………………………………………………………………………………………………………………………….. ……………………………………………………………………………………………………………………………………..
13. Ha già chiesto asilo o il riconoscimento dello status di rifugiato in un altro Paese? (se sì, specificare dove, quando esito della domanda) ………………………………………………………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………………………………………………………………….
8.
Professione o mestiere (specificare se la professione dichiarata è stata effettivamente esercitata; in caso negativo indicare altre attività svolte)
……………………………………………………………………………………………………………………………
14.
a) con quali disponibilità finanziarie si propone di proseguire il proprio soggiorno in Italia ? ……………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………… a) ultimo posto di lavoro………………………………………………………………………………………………
b) Intende emigrare in altro Paese?............................................................................................ (specificare quale)
…………………………………………………………………………………………………………………………………………. (specificare luogo, periodo, eventuale datore di lavoro, qualità dell’impiego, guadagno mensile).
b)
disoccupato…………………………………………………………………………………………….…………..
15. Appartenenza ad organizzazioni politiche, sociali, religiose, ecc. (se sì, indicare periodo ed a quale titolo) ………………………………………………………………………………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………………………………………………… (in caso affermativo, specificare da quanto tempo e per quale motivo).
………………………………………………………………………………………………………………………………………...
16. Motivi per i quali ha lasciato il suo Paese d’origine e/o motivi per i quali non intende o non può farvi
9.
Titoli di studio………………………………………………………………………………………………
10.
Lingue parlate correntemente.…………………………………………………………………………..
11.
ritorno (su foglio da allegare, debitamente firmato, l’interessato scriva liberamente nella propria lingua originale ovvero in lingua italiana, inglese, francese, spagnola, tutti i motivi per i quali stato spinto all’espatrio e alla richiesta del riconoscimento dello status di rifugiato, presentando eventuale documentazione in suo possesso e specificando, se del caso, condanne subite periodi e luoghi di detenzione).
Servizio militare (situazione)…………………………………………………………………………………………………
17.
………………………………………………………………………………………………………………………………………
12.
Richiede di essere udito personalmente dalla Commissione competente al RIconoscimento dello status di rifugiato, assumendo a proprio carico eventuali oneri relativi ad un eventuale viaggio e soggiorno? sì
a) data dell’ultima partenza dal Paese d’origine, d’appartenenza e/o d’abituale residenza
no
(contrassegnare la casella corrispondente).
…………………………………………………………………………………………………………. b) ha transitato o soggiornato in altri Paesi prima di venire in Italia?..................................... …………………………………………………………………………………………………………. (se sì, indicare i paesi e i periodi di transito o soggiorno)
c)
quando entrato in Italia ?……………………………………………………………………………………
d) attraverso quale frontiera?............................................proveniente da:…………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………
Vengono mostrati alcuni esempi di documenti utilizzati dai richiedenti asilo o richiedenti di ricongiungimento familiare.
18.
Specificare a quale indirizzo devono essere notificate eventuali comunicazioni ………………………………………………………………………………………………………………….... …………………………………………………………………………………………………………………….
Come si ottiene? Tempo da 35 giorni a18 mesi
Uffici
Questura
Permesso di soggiorno Documenti richiesti Per Asilo Politico
Al titolare dello “status di rifugiato” la Questura rilascia un permesso con motivo ’asilo politico’. Il primo rilascio deve essere chiesto presso la Questura, il rinnovo avviene tramite procedura postale. La data di colloquio con la Commissione Territoriale dovrebbe essere entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, mentre la decisione finale dovrebbe avvenire nei successivi 3 giorni dopo il colloquio. Nella resltà, a causa dell’aumento del numero di domande di protezione internazionale i tempi di attesa arrivano anche fino a 18 mesi circa.
Residential Contract
Marca da bollo
4 fototessera
Costi 200 €
Validitaí 5 anni
http://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/16/0728_vademecum_richiedenti_asilo.pdf
Nulla Osta
Passaporto
STATUS | CATEGORIE
277
278
Come si ottiene? Tempo max 6 mesi (durata Nulla Osta)
Uffici
Sportello Visti - Ambasciata
Visto
Documenti richiesti
Per motivi familiari
Il VISA è un adesivo sul Passaporto, un’ autorizzazione che garantisce allo sraniero di entarre in uno o più Paesi UE e di soggiornarvi per un massimo di 90 giorni. E’ valido sia in Paesi Ue che extra-UE. Per fare richiesta del Visto bisogna indicare le ragioni del viaggio, le condizoni di alloggio, il mezzo di trasporto e la data di ritorno.I tipi di Visa esistenti sno 21, in base al motivo del viaggio: adozione, affari, cure mediche, affari diplomatici, competizioni sportive, invito, lavoro autonomo, lavoro, missione umanitaria, motivi familiari, motivi religiosi, reingresso, residenza elettiva, ricerca, studio , transito aeroportuale, transito, trasporto, turismo, vacanzelavoro, volontariato. Il visa per motivi familiari è un Visto Nazionale (VN) di lungo soggiorno (365 giorni).
Residential Contract
Nulla Osta
Marca da bollo
4 fototessera
Costi 60 € Transito in aeroporto 90 € Breve soggiorno 99 € Lungo soggiorno Validitaí 1 anno
* NB: La durata è il periodo effettivo di soggiorno massimo consentito; La validit‡ è il tempo all'interno del quale il visto può essere fruito.
Passaporto
Come si ottiene ? Tempo
8 days
entro 8 giorni dal’ingresso in Italia
Ufficio
Sportello Unico Immigrazione
Permesso di Soggiorno
Ufficio Postale
Documenti richiesti
Per motivi familiari
Documento rilasciato ai familiari del cittadino extracomunitario che hanno esercitato il diritto al ricongiungimento familiare. L’interessato dovrà recarsi presso lo Sportello Unico al quale è stata inoltrata la domanda di nulla osta che, dopo aver accertato la regolarità del visto, consegnerà un modulo precompilato per la richiesta del permesso di soggiorno da inoltrare con apposita busta attraverso gli Sportelli Postali
Modulo di richiesta (Modulo 1)
Dichiarazione familiare
Marca da bollo
4 fototessera
Costi 80 € > 3 mesi , ≤ 1 anno 100 € > 1 anno, ≤ 2 anni Validitaí 2 anni
http://questure.poliziadistato.it/stranieri/ https://www.portaleimmigrazione.it/ImmigrazioneNET/ http://www.meltingpot.org/
Passaporto
STATUS | CATEGORIE
279
280
STATUS | CATEGORIE
281
11.5 Definizione degli status
I problemi decisionali sono problemi in cui un insieme finito di azioni alternative dovrebbe essere assegnato ad un insieme predefinito di categorie, preferenzialmente ordinate (classi). In questo specifico caso studio le categorie (o classi) sono rappresentate da tre status, tre possibili utenti (nuovi abitanti). Le categorie sono concepite per ricevere le azioni (edifici) in base ad una serie di criteri (definiti nel capitolo che segue). La definizione delle categorie è partita dallo studio di un caso reale, descritto nel paragrafo precedente e che ci permette ora di generalizzarne i risultati. L’esito dell’analisi ha portato alla definizione di tre categorie, tre “status”, tre nuovi abitanti potenziali. Tali tre status sono quelli in cui
consideriamo suddivisa la popolazione immigrata nella città di Torino e la popolazione che potenzialmente arriverà in futuro. A livello giuridico, tali status, sono tre condizioni che sottendono diritti e vincoli differenti, che hanno una durata temporale differente e che esprimono esigenze spaziali ed assistenziali differenti. Queste sottili ma ben chiare differenze non sono trascurabili nel problema decisionale e nella strutturazione del sistema di accoglienza.
282
DEFINIZIONE DEGLI STATUS
Arrivo a Torino Ricomposizione nucleo familiare
TIMELINE 2: Dallo studio della TIMELINE 1 di documenti, descritta nel paragrafo precedente, si ricavano i tre status giuridici ( CATEGORIE) che sottendono a diritti e vincoli differenti. Questa schematizzazione, facente sempre rifermento ai membri della famiglia siriana, mostra la durata temporale dello status in cui un â&#x20AC;&#x153;nuovo arrivatoâ&#x20AC;? si trova.
STATUS | CATEGORIE
283
STATUS RICHIDENTE ASILO RIFUGIATO RICONGIUNTO FAMILIARE
284
Status Richiedente d’asilo
Rifugiato
Richiedente ricongiungimento familiare
Etaí
Vincoli
Durata
Parametri
<18 2 mesi 2 anni
>18 2 mesi 2 anni
<18 5 anni
1
>18 5 anni
<18 6 mesi 1 anno
>18 6 mesi 1 anno
Ricongiunto familiare <18 Fino ai 18 anni
>18 2 anni +
Servizi
3
Contratto lavorativo Contratto abitativo Sanità Istruzione Sicurezza Assistenza
Diritto díaccesso
Contratti
2
Diritto di viaggio 4
Richiesta Ricong. 5 familiare Diritto NON garantito
Diritto garantito
TABELLA 1
STATUS | CATEGORIE
285
TABELLA 1 Fonti: 1 Status Condizioni definite giuridicamente riferite ai soggetti reali analizzati 2 Durata I tempi riferiti alle fasi di attesa del Richiedente d’asilo e del Richiedente ricongiungimento familiare sono ricavati dalla prassi ( interviste ad operatori nel settore accoglienza e letteratura), i tempi degli status del Rifugiato e del Ricongiunto familiare sono definiti dalla validità dei permessi di soggiorno. 3 Diritto díaccesso Definiti giuridicamente in Italia da Direttiva Qualifiche n. 2004/83/CE7 4 Diritto di viaggio Definiti giuridicamente in Italia il rilascio di un documento equivalente al Passaporto 5 Diritto di richiedere il Ricongiungimento familiare Definito giuridicamente dall’art. 30 del Testo Unico sull’Immigrazione 286/98, informazione reperita da Sportello Immigrazione, Via Sacra di S.Michele, 5355, 10141 Torino
286
STATUS
UTENTE
RICHIEDENTE D’ASILO
C1
CARATTERISTICHE DI STATUS
° TEMPO (T) ° DIRITTO
DI VIAGGIO
° RICHIESTA
2 mesi < T < 12 mesi
Diritto NON garantito
DI RICONG. FAMILIARE
Diritto NON garantito
ESIGENZE ° mq
16 MQ (da Normativa Regionale Accoglienza)
° TIPOLOGIA
A,B
SERVIZI
0
1
2
3
4
5
0
1
2
3
4
5
° QUESTURA ° PREFETTURA ° MEZZI PUBBLICI
SERVIZI ° BUROCRAZIA ° PSICOLOGIA ° FORMAZIONE ° AGGREGAZIONE °INS. MONDO LAVORO
NUMERI A TORINO
16
4.261
20
15
3,171
20
14 20
13
749 1,192
20
12 20
11 20
20
10
483 491 585
Il richiedente asilo è l’individuo immigrato al momento del suo arrivo in città, che ha l’intenzione di presentare (entro 8 giorni dall’ingresso in Italia) o che ha già completato la richiesta di protezione internazionale presso la Questura. Dal momento della presentazione della richiesta, fino alla concessione di un colloquio con la Commissione Territoriale - che emetterà il giudizio - può trascorre un tempo che va dai 2 mesi ai 12 mesi. Al richiedente asilo è negata la possibilità di viaggiare, poiché non in possesso di un titolo di viaggio valido, è negata la possibilità di fare richiesta di ricongiungimento familiare. Poiché in Italia da un tempo breve, un richiedente asilo necessita di un livello di assistenza molto alto. Un richiedente ha l’esigenza di essere guidato nel completamento della formalizzazione della richiesta (burocrazia), nel superamento di alcuni traumi in seguito al lungo e difficoltoso viaggio (psicologia), nell’imparare la lingua del Paese ospite (formazione), nell’inserimento in un contesto sociale attivo per non rischiare l’isolamento (aggregazione) e infine nell’avviamento professionale (inserimento nel mondo
del lavoro). A livello spaziale è importante considerare che il richiedente alloggi in una struttura ben integrata nel centro abitato e vicina agli Uffici di Questura, Prefettura, dove deve recarsi spesso, e al trasporto pubblico. Da normativa si legge “ubicazione nei centri abitati oppure, se in prossimità degli stessi, in luoghi ben collegati da frequente trasporto pubblico e/o privato in modo da consentire l’agevole e autonomo spostamento dei destinatari.” 1 La permanenza in questo status è considerata fortemente transitoria (fino ai 12 mesi) e secondo questa condizione viene anche pensata la struttura destinata ad accogliere tali abitanti. Proprio per la temporaneità di tale condizione e per evitare un eccessivo isolamento del soggetto nella prima fase di integrazione nella rete-Città, si propone inoltre uno spazio che prediliga la dimensione collettiva. Nella Città di Torino nell’anno 2016 sono state formalizzate 4.261 richieste di protezione internazionale.
1 REGIONE PIEMONTE BU26 30/06/2016 Deliberazione della Giunta Regionale 6 giugno 2016, n. 54-3452 Approvazione requisiti strutturali e gestionali delle strutture per la prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati (MSNA) “Qualificazione del sistema nazionale di prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati” (Decreto del Ministero dell’Interno n. 6715 del 22/04/2016).
STATUS | CATEGORIE
287
288
STATUS
UTENTE
RIFUGIATO
C2
CARATTERISTICHE DI STATUS
° TEMPO (T) ° DIRITTO
DI VIAGGIO
° RICHIESTA
T = 5 anni
Diritto garantito
DI RICONG. FAMILIARE
Diritto garantito
ESIGENZE ° mq
16 MQ (da Normativa Regionale Accoglienza)
° TIPOLOGIA
B,C
SERVIZI
0
1
2
3
4
5
0
1
2
3
4
5
° QUESTURA ° PREFETTURA ° MEZZI PUBBLICI
SERVIZI ° BUROCRAZIA ° PSICOLOGIA ° FORMAZIONE ° AGGREGAZIONE °INS. MONDO LAVORO
NUMERI A TORINO
16
511
20
15
389
20
14
318
20
13
247
20
12 20
11 20
20
10
154 157 187
STATUS | CATEGORIE
289
Quando la Commissione Centrale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato accoglie la domanda, trasmette alla Questura un certificato per il rilascio di un permesso di soggiorno per asilo. Tale permesso è valido cinque anni. Viene consegnato anche un titolo di viaggio, valido all’estero tranne che nel Paese dal quale si è emigrati. Il rifugiato, secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra, gode degli stessi diritti garantiti ai cittadini italiani in materia di libertà religiosa, istruzione elementare, accesso ai tribunali e assistenza giuridica, protezione della proprietà industriale (marchi, invenzioni, ecc.), letteraria, artistica e scientifica, assistenza sanitaria ed economica, lavoro e assicurazioni sociali, fisco. Il rifugiato può fare richiesta di ricongiungimento dei propri familiari: il coniuge, i figli minori, i figli maggiori e i genitori se invalidi.
Tale status giuridico ha la validità di 5 anni, dopo i quali il rifugiato può ottenere la cittadinanza italiana. Proprio grazie all’ottenimento di tali diritti e poiché presente sul territorio da più tempo, il rifugiato necessita di un livello di assistenza minore, rispetto al richiedente. Il criterio di vicinanza agli Uffici di Questura e Prefettura perde molto valore, mentre, dall’altro lato, tale valore viene acquisito dalla necessità di formazione, aggregazione e di inserimento nel mondo lavorativo. Coloro che ottengono lo status di rifugiato hanno la certezza di permanere in città almeno per cinque anni. Nasce la necessità di “uscire” dalla dimensione collettiva ed entrare in una struttura dove possa esser garantita più individualità e autonomia. Le strutture adibite a questo tipo di esigenza spaziale sono pensate come strutture con camere singole o doppie con la permanenza di alcuni servizi comuni.
290
STATUS
UTENTE
RICONGIUNTO FAMILIARE
C3
CARATTERISTICHE DI STATUS
° TEMPO (T) ° DIRITTO
DI VIAGGIO
° RICHIESTA
T ≥ 2 anni
Legato solo ad utente C2
DI RICONG. FAMILIARE
Diritto garantito
ESIGENZE ° mq
16 MQ (da Normativa Regionale Accoglienza)
° TIPOLOGIA
B,C
SERVIZI
0
1
2
3
4
5
0
1
2
3
4
5
° QUESTURA ° PREFETTURA ° MEZZI PUBBLICI
SERVIZI ° BUROCRAZIA ° PSICOLOGIA ° FORMAZIONE ° AGGREGAZIONE °INS. MONDO LAVORO
TABELLE UTENTI 1 Status ( A,B,C,D) Condizioni definite giuridicamente riferite a 4 soggetti reali analizzati 2 Tempo ( T )I tempi ( T1-T6) riferiti alle fasi di attesa A e C sono ricavati dalla prassi ( interviste ad operatori nel settore accoglienza e letteratura), i tempi degli status B e D sono definiti dalla validità dei permessi di soggiorno.
C1
C2
C1
C1
C3
C3
C3
C3
C3
C3
C3
C2
C2
C2
C2
Consideriamo il ricongiunto familiare come il familiare di un rifugiato che giunge in Italia tramite la procedura di ricongiungimento. I ricongiunti possono essere il coniuge, i figli minori, i figli maggiori e i genitori solo se invalidi. Nel problema decisionale consideriamo il ricongiunto sempre legato a colui che fa richiesta di ricongiungimento. Questa categoria infatti è da considerarsi generalmente un gruppo di persone e non più una persona singola. Rifugiato e ricongiunto costituiscono un nucleo familiare che da due persone può aumentare di numero. Le necessità di un nucleo familiare sono diverse da quelle del richiedente e del rifugiato. A livello spaziale è di prioritaria importanza potersi stabilire in modo permanente nel tessuto urbano, con la possibilità di vivere
in un appartamento, mantenendo la garanzia di assistenza alla formazione, all’aggregazione e all’inserimento nel mondo del lavoro.
STATUS | CATEGORIE
291
292
Misurare lâ&#x20AC;&#x2122;esigenza| Criteri
12.
Caratteristiche spaziali \\\\\\\\\\\\\\ 12.1 Caratteristiche geografiche \\\\\\\\\\\ 12.2
CRITERI
293
294
CRITERIA
Caratteristiche Spaziali
Caratteristiche Geografiche
g1. Corrispondenza alla ‘Tipologia A’
g5. Distanza dalla ‘Questura’
g2. Corrispondenza alla ‘Tipologia B’
g6. Distanza dalla ‘Prefettura’
g3. Corrispondenza alla ‘Tipologia C’
g7. Distanza dai mezzi pubblici
g4. Stato di degrado
g8. Distanza dai servizi burocratici
g9. Distanza dai servizi psicologici
g10. Distanza dai servizi di formazione
g11. Distanza dai servizi d’integrazione
g12. Distanza dai servizi d’assistenza al lavoro
CRITERI
295
Passaggio fondamentale per la scelta dell’edificio nel quale intervenire è la definizione dei criteri decisionali. I criteri costituiscono la traduzione operativa degli obiettivi, ossia un modo per esprimere gli obiettivi, renderli misurabili al fine di confrontare tra loro le alternative. La costruzione di un criterio richiede la definizione di tre elementi: il significato di quello specifico criterio; la modalità di misurazione del criterio; la sua funzione, ossia la modalità di reazione del criterio nel giudizio sulle alternative. In questo specifico caso studio, i criteri multipli attraverso i quali si deve compiere la scelta sono strettamente legati alla necessità di inserire i soggetti immigrati integrandoli nella rete di associazioni esistenti sul territorio, da un lato, e dall’altro dalla necessità di inserirli nella struttura più
consona a livello formale-tipologico. I dodici criteri da tenere in considerazione da un possibile Decision-Maker hanno due nature: una tipologico-spaziale e l’altra geografica. I primi quattro criteri esprimono la necessità di tener in considerazione lo stato fisico attuale degli edifici oggetto dell’intervento e la loro corrispondenza alla tipologia più consona ad ogni utente. I successivi otto criteri esprimono, invece, la necessità di considerare la geo-localizzazione di ogni edificio rispetto alla rete di servizi già esistenti sul territorio torinese (associazioni, uffici, servizio di trasporto pubblico). Tali criteri sono stati poi minimizzati o massimizzati a seconda delle esigenze e il peso di ogni criterio è stato attribuito con il già citato “metodo delle carte” (Cap. Il problema decisionale).
12.1. Caratteristiche spaziali g1. Corrispondenza allla ‘Tipologia A’
INDIVI DU A ES PAC LS
LECTIVE SPACE COL S
296
Dormitorio (stanze 5 - 10 persone) Mensa Servizi igienici Typical floor plan | Example
Questo tipo di struttura può ospitare un grande numero di persone in una dimensione collettiva. Gli spazi generati offrono un livello di privacy basso: non sono previste stanze individuali e la struttura offre camerate da 5-10 persone per la zona notte e aree comuni per altri servizi come ad esempio: servizi igienici, mensa, stanze per la ricreazione, aule didattiche. Gli spazi al loro interno sono prevalentemente flessibili e aperti, senza partizioni definite ma leggere. Per questa tipologia consideriamo adatte le ex strutture industriali e militari, edifici nei quali si può intervenire con un possibile riuso degli
spazi. Questa tipologia è destinata per la prima fase di accoglienza, chiamata “recovery placement”, che offre un posto letto e servizi per un breve periodo di tempo, come soluzione di emergenza che può variare da un periodo di 1 a 6 mesi a seconda della condizione del richiedente asilo. Il potenziale utente di questo tipo di spazio è infatti il richiedente asilo, appena giunto in città, che necessita di un posto dove permanere temporaneamente, nel periodo di attesa di riconoscimento dello status, nel quale non ha la possibilità o il diritto di lavorare e partecipare alla vita cittadina.
297
INDIV IDU CES SPA AL
LECTIVE SPACE S
COL
CRITERI
g2. Corrispondenza allla ‘Tipologia B’
Stanze individuali (1-2 persone) Mensa Servizi comuni (Servizi igienici, Cucina, Area ricreativa, Aule didattiche)
Floor Plan
*Plan based on an example Project: Refugee accommodation, Munich Questo tipo di struttura può ospitare un grande numero di persone ed è una soluzione mista composta da spazi collettivi e privati che offrono un alto livello di privacy. La tipologia offre stanze da letto singole o doppie. L’ area giorno è comunque prevista in dimensione condivisa: i servizi comuni continuano ad esser il servizio mensa e aree ricreative, in aggiunta una serie di servizi condivisi come le aule studio, le cucine e le lavanderie. La distribuzione interna ha una scarsa possibilità di modifica. Per questa tipologia si ritengono più adatte le ex strutture ospedaliere o militari ed è principalmente pensata per la seconda fase di permanenza, una fase
di transizione, nella città di Torino, definita “resilience placement”. La permanenza può variare dai 6 mesi ai 2 anni in base al grado di integrazione dell’individuo. Gli utenti potenziali di questa tipologia possono essere coloro che hanno già ottenuto lo status di rifugiato e il permesso di soggiorno per asilo; rifugiati aventi lo status riconosciuto in attesa dell’accettazione del ricongiungimento di un famigliare; richiedenti asilo che hanno superato i 6 mesi di attesa iniziali per aver lo status riconosciuto e hanno necessità di un maggior livello di privacy; richiedenti asilo che giungono con la famiglia.
g3. Corrispondenza allla ‘Tipologia C’
COLLE CTI V ES PAC ES
IVIDUAL SPACE S IND
298
Appartamenti (4-6 persone) Aree comuni Servizio Lavanderia
Floor Plan
* Plan based on an example Project: Permanent housing for refugees, Wedel
Questo tipo di struttura può ospitare un numero esiguo di persone con un alto livello di privacy. La tipologia offre appartamenti privati per vivere in totale privacy. Allo stesso tempo continuano ad esser condivide aree comuni come zone ricreative e di incontro tra gli ospiti degli appartamenti, servizi lavanderia a seconda delle esigenze. L’interno degli appartamenti può variare in base al numero dei componenti della famiglia. Per questa tipologia gli utenti previsti sono famiglie con il permesso di soggiorno per asilo e i membri riuniti con il ricongiungimento familiare.
CRITERI
299
300
CRITERI
301
302
g4. Stato di degrado
Questo criterio rappresenta il livello di degrado attuale dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio. Lâ&#x20AC;&#x2122;edificio che sarĂ usato per ospitare i migranti dovrebbe essere favorevolmente in buono stato in modo da evitare la necessitĂ di interventi troppo onerosi per recuperare la struttura.
303
CRITERI
g4. Stato di degrado
© www.museotorino.it
12.2. Caratteristiche geografiche 304
g5. Distanza dalla ‘Questura’ La Questura è un organo operativo dove vengono eseguite le principali procedure burocratiche: la richiesta di protezione internazionale, il permesso di soggiorno e la richiesta di essere inseriti in un sistema di accoglienza. E’ un punto cruciale nel percorso di ottenimento dello status di rifugiato, luogo dove il richiedente asilo si deve recare più volte per completare e ricevere la documentazione necessaria.
Via Verona, 4
g6. Distanza dalla ‘Prefettura’
La prefettura è un ufficio nel quale un immigrato si deve recare per ottenere documenti come la carta d’identità, il codice fiscale, la tessera sanitaria e la cittadinanza per rifugiato. Piazza Castello, 205
g7. Trasporti pubblici La presenza di un buon collegamento con la rete di trasporto pubblico è preferibile per un immigrato per garantire la sua mobilità nella città, considerando che non avrebbe la garanzia di poter usare un’automobile personale. I rifugiati e i membri della famiglia con lo status riconosciuto sono più adatti ad usare la rete di trasporto pubblico dal momento che vivono nella città da più tempo rispetto ai nuovi arrivati e la loro mobilità in città è più articolata.
305
L’assistenza alle procedure burocratiche è pensata per dare aiuto a comprendere le fasi della richiesta di asilo e i documenti necessari. Tale servizio è offerto da associazioni presenti sul territorio cittadino oltre che nell’ufficio informazioni della Questura. Questo servizio è indispensabile nella fase iniziale dall’arrivo in città per il migrante che non conosce il funzionamento del sistema di accoglienza italiano. g9. Assistenza psicologica L’assistenza psicologica ha la funzione di aiutare gli immigrati a superare alcuni traumi che possono aver subito nell’abbandonare il proprio paese di origine e nel compiere un viaggio spesso colmo di imprevisti e difficoltà. Molte associazioni offrono tali servizi, anche specifici per minorenni o donne, di tipo assistenziale e medico. Anche questo servizio acquista molta importanza nella prima fase di arrivo in città. g10 . Educazione e formazione I servizi didattici e formativi sono specificatamente definiti per garantire agli immigrati l’apprendimento di alcune competenze necessarie perla loro integrazione nella nuova società di arrivo. E’ un servizio offerto da numerose associazioni in città che offrono corsi di lingua italiana, attività extra-curricolari, educazione civile e laboratori di vario genere. È un servizio che richiede una frequentazione a lungo termine, adatto ad ogni tipo di status in base alle esigenze.
CRITERI
g8. Assistenza alle procedure burocratiche
306
g11 . Servizi di integrazione
Il servizio di integrazione è garantito per offrire agli immigrati una assistenza nel percorso di integrazione e inclusione sociale. Tali attività possono essere in forma di laboratori, attività culturali, eventi ricreativi o meeting di varia natura. Questo servizio acquista una importanza maggiore nella seconda fase dell’accoglienza.
g12 . Job placement
Il servizio di collocamento lavorativo garantisce un supporto all’immigrato nella ricerca di un impiego stabile e nel suo inserimento nel mondo lavorativo. Tale servizio è garantito da alcune associazioni che operano sul territorio torinese con attività quali tirocini, programmi di orientamento e costruzione di un profilo professionale. Questo servizio è da tenere in particolare considerazione per coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato e hanno il diritto di lavorare e stabilirsi nel mondo del lavoro.
307
CRITERI
g5. Distanza dalla ‘Questura’
18
2
10 11 5 13
12
89 20 17
4 1Questura 19
3
14
7
16 22
21
6
15
250 500
1000
1500 m
308
g6. Distanza dalla â&#x20AC;&#x2DC; Prefetturaâ&#x20AC;&#x2122;
18
2
10 11 5 12
89 20
13
4 1
17
19
3
14 Prefettura
7
16
22 21
6
15
250 500
1000
1500 m
309
Il criterio “Distanza dai mezzi pubblici” descrive ogni edificio in relazione alla rete dei trasporti pubblici torinesi, che comprende i bus e la metropolitana. Questo criterio associa ad ogni edifico un valore che tiene in considerazione tre aspetti: - la distanza dell’edifcio dalla prima fermata più vicina - il numero di fermate presenti entro i 300 m di distanza - la presenza di almeno una fermata della Metro
30
CRITERI
g7. Distanza dai ‘Mezzi pubblici’
0
m
20
0m
10 0m
LEGENDA
PADOVA
PARMA CORSO VERONA 8
ANCONA
REGIO PARCO
1
CROCE ROSSA
VIA BOLOGNA 190
BOLOGNA PAVIA
EX MAGAZZINO DI ARTIGLIERIA
EX FONDERIA E SMALTERIE BALLADA
COMO
CIMAROSA BOLOGNA PONCHIELLI CIMAROSA EST
2 PAVIA
SAN PAOLO
MACARIO ITIS NATTA
VIA MODENA 9
FRANCIA
4
PARMA
ANCONA
XI FEBBRAIO
REGIO PARCO
CROCE ROSSA
5
CIMAROSA EST REGIO PARCO
HERMADA
CARDINAL MAURIZIO BRICCA
VIA ASTI 22
PONCHIELLI
CASERMA LA MARMORA
CIMAROSA BOLOGNA
VIA CIMAROSA 31
MAGAZZINO DEL GENIO MILITARE
3
CIMITERO
EX MAGAZZINO MILITARE
BRUERE CORSO FRANCIA 45
EX CASA DI CURA BERNINI
PADOVA
6
VILLA REGINA
FREJUS
REVELLO ADRIANO OVEST
RACCONIGI
7
AVELLINO
LIVORNO VIA S.DONATO 68 BIS
CESANA
EX STABILIMENTO METZGER POI DREHER
VITTORIO EMANUELE II
VIA FREJUS 21
EX DIATTO AUTOMOBILI ED EX SNIA
g7. Distanza dai ‘Mezzi pubblici’
GALVANI
COLLEGNO
SACCARELLI
8
SCHINA
COLOMBO CIGNA
9
MOMIGLIANO
CUNEO LARGO CIGNA 74
ASTANTERIA MARTINI
CANALE LINGUA
VIA PINELLI 60/A
EX BIRRIFICIO METZGER
P.ZZA CRISPI
CUNEO
10
CUNEO
TOLLEGNO VIA BOLOGNA 103
PADOVA
BOLOGNA
PACINI NOVARA PADOVA
BOLOGNA
POLIZIANO
LUNGO DORA VOGHERA 36
LEONCAVALLO
13
NOVARA
12 EDIFICIO IN LUNGO DORA VOGHERA
11
PACINI
VIA BOLOGNA 55
CRISPI SUD VIA DAMIANO-VIA CUNEO
OFFICINE GRANDI MOTORI
C.SO VIGEVANO
EX FONDERIE NEBIOLO TORINO
CRISPI NORD
EDIFICIO IN VIA BOLOGNA
310
14
CHIETI ANDORNO
VESPUCCI TORTONA
EX STABILIMENTO VENCHI
TURATI
15
REG. MARGHERITA CORSO R. MARGHERITA 16
MAURIZIANO VIA EGEO
EX OSI - GHIA
MAGELLANO
RICASOLI
LARGO BERARDI OSP. GRADENIGO C.SO REGINA
16 LAURO ROSSI
CASCINA FOSSATA
RIVOLI SUD
VALPRATO
OSP. MARIA ADELAIDE
CORSO P.EUGENIO 36
VERONA
EX AREA BUON PASTORE
18
REGIO PARCO
VIA PISA 36
EX OSPEDALE MARIA ADELAIDE
17
VALPRATO VIA FOSSATA 120
RIVOLI PIAZZA RIVOLI 4
CASERMA AMIONE
PILO
PISA
19
SAN DOMENICO STATUTO STATUTO CAP. GARIBALDI OVEST GARIBALDI
20 INGHILTERRA
21
STATI UNITI
VIGONE CORSO CASTELFIDARDO 22
VINZAGLIO M
OGR
CORSO PESCHIERA 177
EX CLINICA SAN PAOLO
MAGENTA
22
SABOTINO OVEST
SABOTINO EST SABOTINO CAP.
CRITERI
311
g7. Distanza dai ‘Mezzi pubblici’
312
g8. Distanza dai â&#x20AC;&#x2DC;Servizi Burocraticiâ&#x20AC;&#x2122;
18 2 1
2
10 11 5 12
89
13
3 20
17
4 1 19
3
14
7
16 22
21
6
15
250 500
4
1000
1500 m
313
CRITERI
g9. Distanza dai ‘ Servizi psicologici’
18
2
10 11 5 13
12
89
1
4 1
20 17
19
2
3
3
14
4
7
16
5
22 21
6
15
4
250 500
1000
1500 m
314
g10. Distanza dai â&#x20AC;&#x2DC;Servizi di formazioneâ&#x20AC;&#x2122;
18 2 1
3 2
10 11 5 4 89
12
13
5 20
6
17
4 1 19
3
14
7
16 22
21
6 7 8 9 15
10
250 500
11
1000
1500 m
315
CRITERI
g11. Distanza dai ‘ Servizi d’integrazione’
18 2 1
2
10 11 5 3 89
13
12
4 20
5
17
4 1 19
3
14
7
16 22
21
6 6 7
15
250 500
8
1000
1500 m
316
g12. Distanza dai servizi di â&#x20AC;&#x2DC;Assistenza al lavoroâ&#x20AC;&#x2122;
18 1
2
10 11 13
3 89
12
5
2
4 20
5
17
4 1 19
3
14
7
16 22
21
6 6
15
250 500
7
1000
1500 m
CRITERI
317
318
CRITERI
319
320
Costa A. S., Figuieria J. R., Borbihna J., A Multiple Criteria Nominal Classification Method Based on the Concepts of Similarity and Dissimilarity, Instituto Superior Tecnico, UnivercitĂ di Lisbona, 2017
13.
The application is based on the article introduced by Ana Sara Costa, Jose Rui Figueira, Jose Borbinha, ‘‘A Multiple Criteria Nominal Classification Method Based on the Concepts of Similarity and Dissimilarity’’ 1 (In press); and it has been developed with the support of Proff. Isabella Lami, Salvo Greco (Università di Catania), Jose Rui Figueira, Jose Borbinha (Università di Lisbona) and Dr. Costa (Università di Lisbona), in collaboration with the authors of the thesis.
///Application. Settle inTO/// The specific method1 is applied to an urban policy problem for the city of Turin, in the process of decision - making, which concerns the accommodation system for immigrants (new arrivals). The goal is to choose the most adequate disused building or buildings, between 22 disused structures located in the city of Turin, for each specific group of immigrants who are defined according to their legal status.
//Construction of Data// The application contains three essential parts, which deliver the basic information for the construction of the mathematical model:
1. The actions (buildings), which are in fact the elements of the decision; A = {a1 ,.., a22} present the set of actions; 2. The criterion (spatial characteristics, geographical characteristics) which are used to indicate the performance of the actions; G = {g1 ,.., g12} present the set of criteria; 3. The categories (new inhabitants) are intended to receive the actions; C = {C1 , C2, C3} present the set of categories.
1 Ana Sara Costa, Jose Rui Figueira, Jose Borbinha, 2017, ‘‘A Multiple Criteria Nominal Classification Method Based on the Concepts of Similarity and Dissimilarity’’ (In press)
APPENDICE
Data Sheet
321
322
//Definition of Actions// Actions
Building Name
Address
a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7 a8 a9 a10 a11 a12 a13 a14 a15 a16 a17 a18 a19 a20 a21 a22
EX FONDERIA E SMALTERIE BALLADA EX MAGAZZINO DI ARTIGLIERIA E DIFESA CHIMICA EX CASA DI CURA BERNINI EX MAGAZZINO MILITARE MAGAZZINO DEL GENIO MILITARE CASERMA DOGALI POI ALESSANDRO LA MARMORA EX DIATTO AUTOMOBILI ED EX SNIA EX STABILIMENTO METZGER POI DREHER EX BIRRIFICIO METZGER ASTANTERIA MARTINI POI OSPEDALE EINAUDI OFFICINE GRANDI MOTORI EX FONDERIE NEBIOLO TORINO EDIFICIO IN VIA BOLOGNA EDIFICIO IN LUNGO DORA VOGHERA EX OSI - GHIA EX STABILIMENTO VENCHI POI OPIFICIO MILITARE CASERMA AMIONE EX STABILIMENTO SCAT CASCINA FOSSATA EX OSPEDALE MARIA ADELAIDE EX AREA BUON PASTORE EX CLINICA SAN PAOLO OGR
CORSO VERONA 8 VIA BOLOGNA 190 CORSO FRANCIA 45 VIA MODENA 9 VIA CIMAROSA 31 VIA ASTI 22 VIA FREJUS 21 VIA S.DONATO 68 BIS VIA PINELLI 60/A LARGO CIGNA 74 VIA DAMIANO-VIA CUNEO VIA BOLOGNA 55 VIA BOLOGNA 103 LUNGO DORA VOGHERA 36 VIA EGEO CORSO R. MARGHERITA 16 PIAZZA RIVOLI 4 VIA FOSSATA 120 VIA PISA 36 CORSO P.EUGENIO 36 CORSO PESCHIERA 177 CORSO CASTELFIDARDO 22
Table 1: Table of actions
//Definition of Categories// Categories C1 C2 C3
Asylum seeker Refugee Family reunification
Table 2: Table of categories
323
Criteria g1: g2: g3: g4: g5: g6: g7: g8: g9: g10: g11: g12:
Correspondence of offering Typology A Correspondence of offering Typology B Correspondence of offering Typology C Level of Degradation Distance from Police Headquarters Distance from Prefecture Public transportation Distance from bureaucratic service Distance from psychology service Distance from education service Distance from integration service Distance from job placement service
Scales E1 E1 E1 E2 E3 E3 E4 E3 E3 E3 E3 E3
[min] [min] [min] [max] [min] [min] [min] [min] [min]
Table 3: Table of set of criteria Legend g1: g2: g3: g4: g5: g6: g7: g8: g9: g10: g11: g12:
Compatibility of the space, by means of floor plan, with a building type like ‘A’ Compatibility of the space, by means of floor plan, with a building like ‘B’ Compatibility of the space, by means of floor plan, with a building like ‘C’ The degradation state of building elements The quality of being a short distance away, from the ‘Police Headquarters’ The quality of being a short distance away, from the ‘Prefecture’ The quality of being a short distance away, from public transportation network The quality of being a short distance away, from associations which offers bureaucratic service The quality of being a short distance away, from associations which offers psychology service The quality of being a short distance away, from associations which offers education service The quality of being a short distance away, from associations which offers integration service The quality of being a short distance away, from associations which offers job placement service
Table 4: Legend of criteria //Construction of Criteria Scales// Scales
Value
Type
E1 = E2 = E3 = E4 =
YES / NO LOW (1), MEDIUM (2), HIGH (3) DISTANCE FROM THE BUILDING (METER) HIGH(4), MEDIUM(3), LOW(2), VERY LOW(1)
Qualitative scale Quantitative scale Qualitative scale
Table 5: Criteria scales
APPENDICE
//Construction of a Set of Criteria//
324
//Association of Set of Weights// Categories
Sets of weights
ki1
ki2
ki3
k1 k2 k3
5 1 1
5 5 2
2 4 3 3 3 4 2 2 2 1 5 4.43 1 3.86 3.86 3.86 3.29 3.29 3.29 3.29 5 5 2 3.5 4.5 4 4 4 4 4
Asylum seeker Refugee Family reunification
ki4
ki5
ki6
ki7
ki8
ki9 ki10 ki11 ki12
Table 6: Weights of criteria for each category associated by â&#x20AC;&#x2DC;Revised SIMOS Weighting methodâ&#x20AC;&#x2122;
//Definition of Reference Actions// Categories Sets of reference Reference g1 actions actions Asylum seeker
B1
Refugee
B2
Family reunification
B3
b11 b12 b21 b22 b31
g2
g3
SI SI NO SI SI NO NO SI SI NO NO SI NO NO SI
g4
g5
g6
g7
g8
g9
g10 g11 g12
1 100 1000 3 100 500 100 1500 1000 2 100 1500 2 100 1000 1000 2000 2000 1 3000 3000 4 4000 3000 500 1000 500 1 4000 4000 4 5000 4000 1000 1500 1000 1 3000 3000 4 3000 1500 500 2000 2000
Table 7: Sets of reference actions for each category
//Identification of Interaction Between Criteria// Mutual-strengthening effect // Categories
The pair of criteria
Justification
Asylum seeker
g1-g5
Asylum seekers are at the first phase of arrival, they need to be close to Police Headquarter for the bureaucratic procedure and its better to host them in a Typology A
Refugee
g2-g10
After gaining 'the refugee status' the refugee need to attend language course so he needs to be close to educational service and it is better to host them in Typology B
Family reunification
g3 - g7
It is assumed that a family has created its own network of frequency, so its important to locate them close to public transportation from where they can move easily without car and it is better to host them in Typology C
Table 8: Table of mutual - strengthening effect, identification of pair of criteria for each category
//Performances of the Actions// Actions
g1
g2
g3
g4
g5
g6
g7
g8
g9
g10
g11
g12
a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7 a8 a9 a10 a11 a12 a13 a14 a15 a16 a17 a18 a19 a20 a21 a22
SI SI NO SI SI NO SI NO SI SI SI SI SI NO SI SI SI NO NO NO NO SI
NO SI SI NO SI SI NO NO SI SI NO SI SI NO NO SI SI NO SI SI SI NO
SI NO SI SI NO SI SI SI NO NO SI SI NO SI SI NO NO SI NO SI NO SI
3 2 1 3 2 1 2 1 1 2 3 3 3 2 3 2 2 2 1 1 3 2
900 2000 5000 850 2000 5000 7000 6000 6000 2000 2000 10 1100 3300 7000 3000 7000 3500 2000 2800 7000 5000
2000 3200 4000 1300 3400 3300 5000 5000 5000 2800 2800 2000 3100 3100 6000 2900 6000 5000 1000 3200 6000 4000
4 4 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 1 1 1
2500 2700 3500 2200 2900 4100 4100 3100 3050 1000 1000 2500 2700 3500 3200 3200 5000 1000 2500 2500 5200 4000
1000 3500 2000 1000 4000 4000 500 3000 3000 2500 2500 2500 3000 3200 2500 3200 2000 4000 1000 1000 1100 2700
1000 500 4000 1000 800 3100 3400 3100 3100 800 800 900 1000 3100 2000 3100 6000 1200 1000 1000 3200 2800
1000 3200 3400 1000 3100 3100 3300 3200 3200 100 100 1000 2900 3200 2500 3100 5000 1100 1000 2700 3700 2000
1000 1100 5000 1000 900 4500 5000 3100 3100 800 800 900 100 2000 3100 2900 6000 1500 1000 1100 6000 5000
Table 9: Buildings' performances
APPENDICE
325
326
Vision La schematizzazione di quello che è avvenuto nella realtà a cinque individui ( famiglia siriana) ci pone nella condizione di costruire una simulazione fondata. Partendo dal nostro studio sulla Timeline di documenti, dalla definizione dei tre status, usando il supporto del modello matematico messo a punto come strumento decisionale, proviamo ora a fare un’ipotesi di occupazione degli “spazi d’attesa” ( le azioni). I tre status , che sottendono diritti e vincoli e che esprimono esigenze spaziali e assistenziali (servizi) differenti, sono alla base della strutturazione del sistema di accoglienza. La ricomposizione in tempi differenti del nucleo famigliare
14. diventa altresì importante nella costruzione della nostra “vision”, che prevede un’occupazione dello spazio da emergenziale, temporanea a semidefinitivo. Facendo, dunque, uso di un meccanismo di ripercorrimento, generalizzazione e previsione, dopo aver costruito un collettivo, capito le sue implicazioni, si prosegue la linea del tempo presente - futuro di tale collettivo e si analizza ciò che potenzialmente e statisticamente avverrà ad altri soggetti, qui, nella città d’arrivo. L’idea è quella di far fronte alle persone nel” limbo” e alle persone integrate. Si dovrebbe arrivare alla forma dell’abitare transitorio e definitivo con progetti paralleli.
VISION
327
328
//Results// I tre edifici (azioni) proposti sono quelli che combinano in modo migliore le esigenze dei nuovi abitanti in base ai criteri considerati.
//4 Ex Magazzino Militare//
//19 Ex Ospedale Maria Adelaide// //20 Ex Area Buon Pastore//
I risultati qui presentati non sono lâ&#x20AC;&#x2122;esito del calcolo matematico descritto in precedenza ma basati su una nostra previzione e ipotesi di risultato verosimile.
Action Building
A4
Category Status
C1 ///Richiedente Asilo///
///Ex Magazzino Militare///
C1 ///Richiedente Asilo/// A19
C2 ///Rifugiato/// C3 ///Ricongiunto familiare///
///Ex Ospedale Maria Adelaide///
A20
C2 ///Rifugiato/// C3 ///Ricongiunto familiare///
///Ex Area Buon Pastore///
VISION
329
tempo
Anno 0
330
status
RICHIEDENTE
RIFUGIATO
RIFUGIATO + RICONGIUNTO
1
1
2
componenti nucleo familiare
RIFUGIATO + 2 RICONGIUNTI
3
+
+
edificio Magazzino Militare Ospedale Maria Adelaide Area Buon Pastore spazio
1 posto letto in camerata
1 posto letto in camera singola
2 posti letto in camera doppia
appartamento
///Ex Magazzino Militare/// Superficie disponibile 3.865 m2 Capienza 250 (14 m2 a persona)
Mensa
Camerate
Performance Spazio di ricreazione
Tipologia
A
Questura
10 m
Prefettura 1300 m Trasporto pubblico 2200 m 1000 m 1000 m 1000 m 1000 m
Anno 1
RICHIEDENTE + RIFUGIATO + 2 RICONGIUNTI
Anno 2 331
RICHIEDENTE + 2 RIFUGIATI + 2 RICONGIUNTI
4
5 +
+
appartamento
appartamento
///Ex Ospedale Maria Adelaide///
///Ex
Superficie disponibile 5.700 m2 Capienza 400 (14 m2 a persona)
Camera doppia
Camera singola
Super Capie (14 m
Cucina comune
Performance Appartamenti
Tipologia
A, B, C
Tipolo
Questura
2000 m
Quest
Prefettura 1000 m
Prefe
Trasporto pubblico
Trasp pubb 2500 m 1000 m 1000 m 1000 m 1000 m
332
333
INTEGRAZIONE N A ON
ASSISTENZA A N ALA A LAVORO A O O
VISION
FORMAZIONE O A ON
SERVIZIO O BUROCRATICO OC A CO
MEZZI PUBBLICI C ANCONA 1634
QUESTURA A
<<
1km
O ON Richiesta di PROTEZIONE INTERNAZIONALE: N NA ONA PROCEDURA OC ADI IDENTIFICAZIONE N CA FORMALIZZAZIONE DOMANDA\\\ O A A ON O AN A MODELLO O OC\3C \\\\\\\\\\\\\\\\ 3 RICHIESTA \\\\ C A DI ACCOGLIENZA ACCO N A PERMESSOODI SOGGIORNO O \\\\\ O NO
P.zza Borgo Dora, 61 61
Vista assonometrica Ex Magazzino Militare
ON
334
Vista interna 1 Accoglienza prima fase Ex Magazzino Militare
VISION
335
Vista interna 2 Accoglienza prima fase Ex Magazzino Militare
336
Conclusioni La volontà della tesi è stata quella di porre il sapere tecnico dell’architetto all’interno di un grande orizzonte, quello della crisi dei migranti del XXI secolo. Per farlo, è stato necessario dare la scala giusta a tale questione. Si è scelta la scala della città, nel nostro caso la dimensione locale torinese, dimensione nella quale oggi coesistono due condizioni tradizionalmente definite di “crisi”. Da un lato, il continuo e crescente flusso di persone in arrivo da Paesi teatro di conflitti internazionali crea una massa di “nuovi abitanti” con esigenze abitative ed assistenziali ai quali il territorio locale non è sempre pronto a rispondere. Dall’altro, la crisi economica e il cambiamento dei sistemi produttivi ha lasciato alla Città la gestione di veri e propri “vuoti urbani” per i quali non si riesce ancora a ridefinire una funzione vantaggiosa. Ponendoci all’intersezione tra queste due “condizioni di crisi”, la nostra ricerca ha dato una sua interpretazione cogliendone le “condizioni favorevoli”, plausibili sia per il collettivo nei nuovi abitanti sia per la Città.
Si è scelta la scala della città per poter rispondere a più problemi di tipo strategico contemporaneamente e poiché, data la dimensione della questione, proporre una soluzione a scala più piccola non avrebbe dimostrato a pieno tutte le implicazioni e le potenzialità di tale progetto. Il progetto è partito dallo studio di un viaggio reale verso la città di Torino, quello della famiglia Khorzom, partita da Damasco nel 2014 e riunitasi a Torino nel 2016. Attraverso tappe, mappe e documenti si è ricostruito il percorso di cinque persone che esemplifica il viaggio di un collettivo. In secondo luogo si è poi studiato il sistema di accoglienza torinese, comprendendone i punti di debolezza e di forza. A partire da questi si è sviluppato uno strumento decisionale che sfruttasse a pieno le opportunità date dalla città. Lo strumento elaborato per agire su questa intersezione è una strategia decisionale, metodo scientifico, di valutazione multi-criteriale.
CONCLUSIONI
337
Tale strategia è emersa da una richiesta di progettualità, dalla necessità di entrare nelle agende di policy, con azioni che mirino ad un coordinamento tra attività di enti pubblici, privati e terzo settore. Per quel che compete il sapere tecnico dell’architetto ciò si traduce nel dotare la città di attrezzature inclusive ma, prima ancora, nel rendere la rete esistente e le scelte decisionali, pronte a definire gli obiettivi da raggiungere. Settle inTO è uno strumento per strutturare gli interventi, per rendere visibile a livello urbano l’impatto della questione migranti e le relative implicazioni sul piano tecnico e pratico. I punti di forza della strategia decisionale risiedono nell’aver categorizzato i nuovi abitanti, nell’aver reso la scelta degli spazi abitativi meno casuale, nell’ aver pensato un intervento urbano attraverso una gestione unitaria ma differenziata caso per caso. Dopo aver indagato il problema urbano si è scelta Torino come una delle possibili localizzazioni di tale fenomeno.
Settle inTO, significa stabilirsi nella città, in quegli spazi d’attesa di Torino che aspettano di essere riqualificati. Da Settle inTO può nascere un programma di sviluppo delle politiche locali, che dovrebbero confrontarsi con una nuova strutturazione dell’impatto dei nuovi abitanti nella città.
338
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