RASSEGNA STAMPA DEL 31 MARZO 2019

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ATTUALITÀ

DOMENICA 31 MARZO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

La battaglia per i diritti

Coletto con Zaia «Aborto, la legge non si tocca» E Fontana fa l’ultrà Verona, Lega Veneta divisa sull’applicazione della 194 La polemica sulle adozioni, scontro frontale con i 5 stelle Dall'inviato Albino Salmaso VERONA. La legge sull’aborto non si tocca. Lo giura Matteo Salvini dal palco del Congresso delle famiglie e lo conferma anche Luca Coletto, sottosegretario alla Salute, leghista di lungo corso, che sposa la linea Zaia: «State tranquilli, qui non si torna al Medioevo, tutti noi siamo contrari all’interruzione volontaria della gravidanza che resta un dramma ma nessuno vuole cancellare la legge 194, una conquista per le donne che prima erano costrette ad abortire in clandestinità con gli sciamani rischiando la vita. Quando ci sono situazioni particolari è bene affidarsi agli ospedali. Anche i diritti civili sono sacrosanti e la legge Cirinnà risponde alle esigenze di una società in evoluzione, nessuno pensa di modificarla» dice l’ex assessore regionale alla Sanità mentre sorseggia un caffè alla Gran Guardia. In sala ha appena finito di parlare Matteo Salvini, che improvvisa una conferenza stampa per strigliare i giornalisti, dopo

aver recitato il mea culpa davanti alla platea che lo ascolta con le cuffie: «Sono separato e divorziato, ho sbagliato e non giudico gli altri, i genitori separati debbono essere aiutati di più per mantenere legami con i loro figli e i nonni» dice il ministro degli Interni. Persino Giorgia Meloni, accompagnata dal consigliere regionale Massimo Gior-

Il ministro della Famiglia: abbiamo il dovere di dirci padri, madri e cristiani getti, fa autocritica: «Stavo stirando prima di prendere l’aereo per raggiungere questo forum e vi dico che ho un figlio nato fuori dal matrimonio e porto avanti un progetto per la natalità, ma io non voglio che lo Stato mi riconosca gli stessi diritti e privilegi di chi è sposato, i capricci non possono essere diritti». Insomma, sono “capricci” le coppie di fatto, le unioni e i legami affettivi tutelati dal-

la legge Cirinnà anche per le coppie gay. Mai come ieri a Verona, si sono misurati due modelli di società. Dentro alla Gran Guardia si è celebrata la difesa a oltranza della famiglia naturale basata sul matrimonio religioso, parte integrante dei programmi dei sovranisti antiUe, dei conservatori americani e degli ortodossi russi difesi da Putin. Fuori, in piazza con un cortei lungo tre chilometri, 40 mila persone (100 mila secondo gli organizzatori) hanno gridato il loro diritto alla felicità, ai legami affettivi veri, alle convivenze e alla tutela dei figli. I treni in partenza da Venezia e Padova sono stati presi d’assalto alle 11 del mattino, con le nonne femministe delle battaglie del ’68 e con i radicali di Pannella per il diritto al divorzio e all’aborto che hanno accompagnato le nipoti in una marcia libertaria, con le note di Loredana Berté “Non sono una signora....” a tutto volume in piazza Bra, il fortino presidiato dalla polizia. Nessuno scontro. Ma alle 10,30 la polizia ha evitato il contatto tra un

Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana durante il suo intervento di ieri a Verona

gruppo di femministe che si è messo a cantare “Bella Ciao” davanti alla scalinata occupata da Forza Nuova, che ha ribadito l’impegno per cancellare la legge sull’aborto. Dieci minuti di coro e sfottò, ma senza incidenti. A mettere fine a tutti i dubbi sull’immagine internazionale della città, ci pensa il sindaco Federico Sboarina: «Questo convegno non vuole mettere in discussione la legge 194, così come le altre conquiste sociali del Paese. Da Verona non parte questo messaggio. Io condivido le parole del governatore Luca di Zaia quando ha detto che l'omofobia è una patologia. Uomini e donne devono essere liberi di scegliere la propria vita e di esprimere le

arcobaleno, arcigay, cgil, pd

I manifestanti veneti in trincea «No a chi calpesta diritti e dignità» Andrea Lugoboni VERONA. «È l’amore e non la

biologia che costituisce una famiglia», Elena Bonaldi, la portavoce veneta di Famiglie Arcobaleno, commenta così lo spirito della contromanifestazione che ha attraversato Verona. Sono molte le associazioni scese in piazza per contestare il World Congress of Families e «i politici, anche del nostro territorio, che portano avanti progetti di legge contro i migranti, le donne e la comunità Lgbti». Fa eco Mattia Galdiolo, presidente di Arcigay Padova: «Oggi siamo qui come parte della comunità lesbo-gay-transgender ma anche come cittadine

e cittadini indignati. L’appoggio del Governo e la partecipazione di tre ministri a questa internazionale dell’odio che vuole criminalizzare la comunità Lgtbi e negare i diritti basilari delle donne non è rimasta senza risposta». Rincarano la dose i ragazzi dell’Arcigay di Vicenza: «Questo convegno è un abominio, se ci fosse una legge contro l’omofobia, così come ce n’è una contro il razzismo, eventi di questo tipo non potrebbero essere organizzati». Tra i manifestanti si vede anche qualche figura più attempata, come quella dell’ostetrica Ivana Cogo, padovana, che ha preso parte alle campagne civili di mobilitazione per ottenere le leggi per l’aborto e il

proprie opinioni. Ma proprio tutti devono poterlo fare, anche i convegnisti del Wcf che sono stati coperti da fake news, intimidazioni e strumentalizzazioni. Qui si difende un principio inconfutabile, e cioè che la nostra civiltà esiste perché un uomo e una donna mettono al mondo dei figli». Non la pensa così Luigi Di Maio, che anche ieri sera ha ribadito su Facebook che a «Verona non ci sono andato comunque. E sapete perché? Perché il problema è che lì, la madre, non è considerata una donna!». E il vero regista del forum? Lorenzo Fontana, stratega della svolta sovranista della Lega di Salvini, ha parlato coperto da applausi,

con il suo appello al boom demografico: «Fare un bambino è positivo per le aziende perché le mamme sono più responsabili e più capaci di gestire le cose. Abbiamo il dovere di non aver paura di dirci padri, madri e cristiani. Abbiamo il dovere di trasmettere a figli i valori». Finita la kermesse scoppia però la polemica. A Matteo Salvini che invita il sottosegretario Spadafora a sbloccare le 30 mila adozioni internazionali ferme in Italia, Palazzo Chigi risponde con una nota durissima: la materia è di competenza del ministro Lorenzo Fontana, che un mese fa però ha rimesso la delega. Lo scontro Lega-M5S è totale. —

divorzio degli anni Settanta: «Noi abbiamo lottato per dare questi diritti ai giovani. Certo ognuno può esprimere il proprio parere, ma siamo molto preoccupate dal fatto che ben tre ministri partecipino a un convegno dove si mette in discussione la volontà di autodeterminazione della donna». Secondo Rosanna Bettella, coordinatrice generale delle donne pensionate Cgil del Veneto, «la generazione di donne che negli anni Settanta era

portarci indietro rispetto ai diritti acquisiti dall’impegno di tante donne e uomini. È scandaloso che alcuni ministri della Repubblica cerchino di minare l’articolo 3 della Costituzione che riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale». Chiosa Alessia Rotta, parlamentare veronese: «È ipocrita Salvini a dire che la 194 non si tocca, pensi a chi nel suo partito ha presentato la legge Stefani, che di fatto pone le premesse per aggirare e forse abolire proprio la legge sull’aborto. Oggi decine di migliaia di persone hanno detto no alla subalternità della donna, un rischio a cui espone il decreto Pillon, altra legge presentata dalla Lega». Conclude Christian Ferrari, segretario regionale della Cgil: «Chi si illudeva che Verona e il Veneto fossero la culla del pensiero reazionario, retrogrado, perfino oscurantista, ha avuto oggi la risposta che non immaginava. Le cittadine e i cittadini si sono mobilitati in numero impressionante e il loro messaggio è inquivocabile». —

Sfila anche l’ostetrica Ivana Cogo veterana delle battaglie civili per l’aborto e il divorzio

Tante donne in corteo per difendere gli attacchi alla legge sull’aborto

in strada a protestare, oggi è arrabbiata nera per quello che sta succedendo». Ci sono poi tra la folla alcuni esponenti del partito democratico. La vicentina Alessandra Moretti, consigliere regionale: «Questo è un grande risveglio civico contro chi vuole ri-

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REGIONE ATTUALITÀ

Domenica 31 Marzo 2019 Corriere del Veneto

● L’editoriale

PADOVA Parte dal Veneto la pri-

Il federalismo «austero»

ma proposta che il ministero della Salute sta vagliando per rimediare alla carenza di specialisti (10mila in Italia e 1295, più altri 357 previsti nell’organico ufficiale ma mai coperti dai concorsi, nella regione). Il 27 marzo il ministro Giulia Grillo, con il sottosegretario Luca Coletto, ha riunito i rappresentanti delle Regioni e dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia per discutere il progetto presentato da Claudio Costa, funzionario della Direzione Sanità e Sociale del Veneto, che prevede un percorso di specializzazione «parallelo» a quello ora in vigore, basato sull’ingresso dei laureati in Medicina nelle Scuole di specialità. I cui posti a disposizione sono però insufficienti rispetto al numero dei can-

SEGUE DALLA PRIMA

M

IlministerostudiailpianodelVeneto «Specializziamoimediciinreparto»

In corsia Specializzandi durante il tirocinio in ospedale. Ora si studia la loro assunzione diretta, per colmare la carenza di medici

Prima proposta contro la carenza di ospedalieri. Coletto: «Siamo già al lavoro» didati: per il 2019 lo Stato ha finanziato 8100 borse di studio (contro le 6934 del 2018), a fronte di 10mila laureati. Al Veneto ne sono state assegnate 530, cui si aggiungono le 90 pagate da Palazzo Balbi con 10 milioni di euro. Poche. E allora la piattaforma elaborata dalla Regione prevede l’assunzione diretta dei laureati, da far specializzare in ospedale. L’ha annunciato lo stesso Coletto venerdì sera a Padova, nel corso di un incontro pubblico organizzato dal presidente della commissione regionale Sanità, Fabrizio Boron. «Già nel Patto della Salute 2014, quando ero assessore alla Sanità del Veneto, avevamo scritto la necessità di prevedere un percorso parallelo di specializzazione nei reparti, come del resto si faceva fino alla fine degli anni Ottanta e non mi sembra che i medici così formati non si siano poi dimostrati all’altezza, anzi — ha ricordato il sottosegretario —. E così siamo tornati su quest’idea, analizzando la proposta del Veneto che contempla l’assunzione dei laureati come dirigenti medici da retribuire con lo stipendio base e non più con la borsa di studio. Saranno inquadrati con contratto a tempo determinato, visto che al termine della specializzazione dovranno affrontare il concorso

Il progetto ● La proposta presentata dal Veneto al ministro della Salute Giulia Grillo, ai delegati delle altre Regioni e dei ministeri di Economia e Istruzione il 27 marzo scorso prevede l’assunzione dei neolaureati in Medicina, da specializzare direttamente in ospedale. ● Sarebbero inquadrati come dirigenti medici e invece della borsa di studio prenderebbero lo stipendio base. Si pensa a un contratto a tempo determinato e a un tutor che li affiancherebbe in corsia

pubblico, e affiancati in corsia da un medico strutturato, chiamato a fare da tutor. Il primo anno la didattica, che seguiranno all’Università, sarà predominante — ha aggiunto Coletto — poi un po’ alla volta diventeranno sempre più numerose le ore dedicate alla pratica in reparto. Rispetto al passato, stavolta non ci sono divergenze con il Miur, ma il testo va un po’ limato, per renderlo compatibile alle normative vigenti. Ci riuniremo di nuovo tra quin-

dici giorni. Sono ottimista». Probabilmente si parlerà di contratti di formazione lavoro e di «Teaching hospital», appunto di ospedali predisposti per «insegnare» il mestiere alle nuove leve. Compito che la Regione non intende limitare alle due Aziende ospedaliere di Padova e Verona ma anche ad altri hub, cioè poli capoluogo. «C’è poi un’altra clausola — ha rivelato Coletto — una volta completata la specializzazione in ospedale, il medico dovrà restare per tre

Luca Coletto Sottosegretario alla Salute

I progressi della ricerca

Tumore alla prostata, nuovi farmaci ritardano la comparsa delle metastasi VERONA Due nuovi farmaci, già approvati dall’Ema (l’Agenzia europea del Farmaco), sono in arrivo negli ospedali per il trattamento del tumore alla prostata allo stadio avanzato. Si tratta dell’abiraterone, terapia ormonale alternativa alla chemioterapia che nei pazienti già in metastasi aumenta l’aspettativa di vita da 36 mesi a 5 anni, e dell’apalutamide. Quest’ultimo nei malati senza metastasi ma con un alto rischio di svilupparle può ritardarne di due anni la comparsa. Lo ha annunciato al 34esimo Congresso di Urologia di

Barcellona (EAU, 10mila partecipanti e 3500 relatori da tutto il mondo) il professor Walter Artibani, primario dell’Azienda ospedalierouniversitaria di Verona e segretario della Società italiana di Urologia. «Spero di avere a disposizione i due farmaci nel giro di qualche mese — ha detto lo specialista — consentono terapie personalizzate in sequenza, specifiche per ogni stadio della malattia, che consentono un aumento della sopravvivenza e il miglioramento della qualità di vita». (m.n.m.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

anni a lavorare nel territorio in cui l’ha svolta. Esattamente come prevede una delibera del Veneto per gli specializzandi che ottengano una borsa di studio pagata da Palazzo Balbi. Il governo a suo tempo l’aveva impugnata, ma la Regione ha vinto davanti alla Consulta, quindi si può riproporre. Formare un medico, dal primo anno di Università all’ultimo di specializzazione, costa oltre 200mila euro: non possiamo permetterci di continuare a farceli portare via da Germania (conta 10mila camici bianchi italiani, ndr) e Gran Bretagna». Ma ad ispirare il ministero c’è anche la recente delibera con la quale la giunta Zaia autorizza l’assunzione di specialisti pensionati. «Pensiamo a modificare la legge Madia, in modo da consentire ai medici in procinto di smettere di lavorare di restare al loro posto finchè le nuove assunzioni non colmino le attuali carenze — ha chiuso il sottosegretario —. Magari incentivandoli economicamente ed esentandoli dalle guardie notturne». D’accordo sui «teaching hospital» («li abbiamo sempre chiesti»), gli ospedalieri dell’Anaao storcono il naso di fronte «ai nonni col camice»: «Restino a casa». Michela Nicolussi Moro

a dalle stesse Regioni si emigra anche per scuola, lavoro e quant’altro. Qual è la loro posizione invece nelle classifiche per spesa pubblica? In rapporto al Pil, in alto, molto in alto. Per dare qualche numero e un’idea, in LombardiaEmilia-Veneto si spendono tra i 2.700 e i 3.000 euro per abitante, in Sicilia-CalabriaCampania tra i 3.700 e i 4.200 euro per abitante. Statistiche, prove e controprove, la cruda realtà dei numeri e la viva esperienza dei fatti dicono tutti una sola cosa, qui nella nostra Italia: meno si spende, meglio è. Detto e precisato che il discorso vale per la spesa pubblica ordinaria, non certo per le grandi opere (che tali sono), va fatto un riferimento piuttosto al federalismo. Fosse il federalismo un federalismo «austero», svanirebbero di colpo molte (o tutte?) candidature che si affollano attorno all’autonomia regionale. Che, ad oggi, è tutta una corsa alla spesa, ad altra spesa pubblica. Corsa inaugurata, va detto, dal Veneto, che con il suo referendum ambiva alla spesa di Trento e Bolzano (9.200 euro per abitante!). Fosse questo il federalismo, avremmo una robusta riduzione della spesa pubblica in capo alle Regioni, per allinearla a quelle virtuose (Lombardia, Emilia, Veneto). Senza che ciò comporti alcuna riduzione di servizi. Tutt’altro. Sarebbe un federalismo austero, è vero. Ma sempre meglio del federalismo degli equivoci e degli inganni, che promette risorse che non ci sono e permette sprechi che ben ci sono. È il solo federalismo, infine, che libererà risorse per... e qui la penna inciampa. Si vorrebbe scrivere di riduzione del fisco, delle tasse. Soprattutto delle tasse che gravano su chi lavora, sul costo del lavoro. Ma, con i tempi e i conti che corrono… Comunque sia, sarebbe una alternativa alla patrimoniale (ormai prossima e ventura). Gigi Copiello

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Dossier a Zaia, in campo per difendere l’ospedale Civile Venezia, corteo contro il declassamento: flash mob con associazioni, partiti, Municipalità e cittadini

Cinquecento persone, una quarantina di associazioni, partiti e Municipalità oggi scendono in campo a difesa dell’ospedale Civile. Alle 11 si ritroveranno in campo Santi Giovanni e Paolo per contestare il declassamento a struttura di base, una retrocessione che i veneziani temono possa preludere ad ulteriori tagli in futuro di finanziamenti, posti letto, primariati. La manifestazione organizzata da Venessia.com e Movimento per la difesa della sanità veneziana terminerà con un flash mob. Per la giunta regionale che approvato le nuove schede ospedaliere e il governatore VENEZIA

Luca Zaia, la pagina satirica Venice Goldon Awards ha preparato un numero speciale, un dossier con settanta necrologi di un futuro possibile: è l’evoluzione della campagna #issomorti, lanciata sui social all’indomani della decisione di Palazzo Balbi, con tanto di foto ed epigrafi dei morti per mancanza di soccorsi immediati, medici e eccellenze sanitarie al Civile. Sulla retrocessione non è detta (ancora) l’ultima parola perché le schede sanitarie che tagliano 95 posti letto negli ospedali dell’Asl 3 devono essere approvate in consiglio regionale. E visto che si è in piena campagna elettorale

I necrologi La campagna social promossa da Venessia.com per difendere l’ospedale

per le Europee e le amministrative e il partito che adottato la Dgr è la Lega (avanti nei sondaggi), c’è margine di manovra per far correggere il tiro e togliere il declassamento del nosocomio veneziano. La mobilitazione è partita da Matteo Secchi di Venessia.com e Salvatore Lihard del Movimento per la difesa della sanità veneziana e via via si sono uniti cittadini e associazioni (tra gli altri, partecipano Ambiente Venezia, Asc, Masegni e Nizioletti, Poveglia, Generazione 90, Gruppo 25 Aprile, Venezia Cambia, Venezia non è Disneyland), alcuni partiti (Pd, Mdp, M5s a cui è stato chie-

sto di partecipare senza simboli) e sindacati (Cgil e Cobas), oltre ai presidenti di Municipalità Danny Carella del Lido, Gianfranco Bettin di Marghera e Giovanni Martini di Venezia. Già nel 2012 ci fu una manifestazione contro il taglio di posti letto al Civile ma oggi il problema è il declassamento ed è dunque una battaglia simbolica per evitare che Venezia perda un presidio reale ma anche simbolico a tutela dei residenti, la sanità. Oggi la replica, anche perché oltre ai residenti ci sono in più migliaia di turisti ogni giorno. Mo. Zi. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere del Veneto Domenica 31 Marzo 2019

TV

Treviso

treviso@corriereveneto.it

NUMERI UTILI Comune Provincia Prefettura

04226581 04226565 0422592411

Questura PoliziaStradale PoliziaMunicipale GuardiaMedica

0422248111 0422299611 0422658340 0422405100

OspedaleCa’Foncello OspedaleSanCamillo Provveditorato Emergenzainfanzia

04223221 04224281 042242971 114

Taxi

0422431515

FARMACIE AiDuePomi S.MariaDelRovere

0422546721 0422300734

Lo stemma della città contro i furti di bici Centinaia in fila per avere la punzonatura Alviaierimattinailserviziotraderubatieprudenti.DeChecchi:«Promuoviamolamobilità»

Notizie in breve

Vedelago, nasce l’associazione No ven(d)Emo Sono una trentina di soci. Hanno una linea comune: non vogliono che la «loro» banca venda Villa Emo. E sono indignati per la «mancata trasparenza» delle operazioni con le quali la dirigenza del Credito Trevigiano sta portando a termine l’operazione senza informare «tramite i canali ufficiali». È stato fondato ufficialmente ieri mattina il comitato dei soci della banca «No ven(d)Emo»: l’obiettivo è quello di impedire la vendita del complesso monumentale palladiano di Fanzolo di Vedelago. I soci hanno diffuso una nota, con la quale annunciano il loro impegno a raccogliere firme e a far pressione sugli organi della banca. «Siamo preoccupati – dicono – perché il complesso palladiano, patrimonio dell’Unesco, rappresenta un pezzo importantissimo della nostra identità veneta. Villa Emo rappresenta un modello architettonico, per questo se opportunamente valorizzata potrebbe costituire nuovamente un vero e proprio volano dell’economia del nostro territorio. Temiamo che la vendita di parti del complesso ne snaturi il significato storico-culturale e ne impedisca la fruibilità pubblica». (ma.pi.)

TREVISO In coda per oltre un’ora, la signora Bar-

bara aspetta il suo turno con pazienza. «Me ne hanno rubate tre nel giro di due anni, magari così le cose cambiano, si prova di tutto». Si fa punzonare la bici, con il codice fiscale impresso sul telaio e uno stemmino bianco e nero del Comune di Treviso con il numero di registrazione: ora è inserita in un grande albo cittadino (con l’obiettivo che diventi regionale) per scoraggiare i furti e favorire i ritrovamenti. I primi sono tanti, i secondi insomma. «A me l’hanno rubata in cinque minuti, fuori da un negozio, in pieno centro e in pieno giorno» si inserisce nella discussione una signora, poco distante. È evidente che il tema scotta. Mamma Maria ha 4 lucchetti sulla bici, il figlio Alessandro di 12 anni è stato fra i primi a punzonare la sua mountain bike. «Speriamo che sia un deterrente» dicono Francesco e Alessandra, mentre Antonio ci crede poco: «Io spero se non altro che me la ritrovino, ma è una gran

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● Il vicesindaco Andrea De Checchi (in foto) sta lavorando a un progetto complessivo di mobilità sostenibile in città

bella iniziativa». Il servizio di punzonatura avviato ieri da Fiab e Comune di Treviso va a rispondere a questa e ad altre esigenze. «In quattro ore abbiamo marchiato 123 biciclette – spiega il presidente di Fiab Giampietro Toniolo -. Purtroppo, non abbiamo potuto soddisfare tutti quelli che sono passati, ci vuole tempo ad inserire i dati nel computer, a molte persone abbiamo dovuto suggerire di tornare con un appuntamento sabato prossimo. Il notevole afflusso dimostra l’interesse e l’importanza del servizio. Il macchinario era a disposizione da ottobre, ora finalmente lo utilizziamo». «Questa iniziativa ci permette di unire la sicurezza del mezzo, per prevenire i furti o rintracciare la bicicletta, alla sicurezza legata alla circolazione, con il dono delle luci per i movimenti serali, sensibilizzando un uso corretto – commenta il vicesindaco Andrea De Checchi -. Soprattutto, però, la nostra intenzione è spingere la mobilità ciclabile come alternativa a traffico e

inquinamento». E c’è una grande fetta di Treviso interessata al tema: «Investire sulla bici non solo per la sua natura ludica ma come strumento di mobilità significa investire sulle piste ciclabili e su progetti come la bicipolitana, una mappatura a colori che segnala i percorsi, consentendo di pianificare spostamenti casa-lavoro o casa scuola». Due sono, secondo De Checchi, i tratti su cui un intervento sarebbe prioritario: «Viale Europa e la Feltrina, due zone molto utilizzate anche dagli studenti. Con cartellonistica e segnalazioni, possiamo dare un servizio utile e importante». Il boom della punzonatura ha dato (se ce n’era bisogno) un ulteriore spintarella. Per i mesi di aprile e maggio il servizio sarà disponibile in via Castello d’Amore, dalla polizia locale, il sabato mattina dalle 10 alle 13; bisogna prendere appuntamento al numero 0422.19915452. Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rione Fontana

I due manichini (uomini) che si sposano in vetrina «Raccontiamo la realtà» TREVISO I manichini sono elegantissimi, in

abito scuro da cerimonia. Si tengono per mano, con delicatezza, guardando la passeggiata di via Sant’Agostino. E sono due uomini. Rione Fontana, uno dei negozi più prestigiosi del centro di Treviso (trent’anni di attività) ha allestito così la propria vetrina. «Non comunichiamo niente di strano – sorride il responsabile Emilio Granzotto -. Diciamo qualcosa che esiste, che rappresenta un mercato commerciale, che rappresenta una realtà della nostra società. La famiglia è quella che ognuno di noi sceglie di avere». La concomitanza temporale con il contestatissimo congresso di Verona è una pura coincidenza: «Curiamo particolarmente le cerimonie e i matrimoni, abbiamo allestito la vetrina diversi giorni fa, non siamo noi a lanciare messaggi. Da buoni commercianti, perché questo siamo, ascoltiamo, comunichiamo quello che ci viene chiesto dal cliente, e il cliente comunica con noi. Il mondo è grande, la società cambia, non siamo noi a dover dare giudizi. Il commercio è sempre stato questo: apertura a tutte le innovazioni». (s.ma.)

Roncade, il centrodestra trova l’unità Centrodestra unito per espugnare Roncade, storica roccaforte Pd (terra dell’ex sindaco e parlamentare Simonetta Rubinato): la civica «Facciamo Strada» candida l’ex difensore civico Aldo Salvalaggio contro il sindaco uscente Pieranna Zottarelli. Ci sono Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia nella lista, ma soprattutto persone senza connotazione politica ufficiale: per tenere a battesimo la squadra di cittadini c’erano anche i big da fuori città, come i sindaci Mario Conte da Treviso e Fabio Chies da Conegliano. Fondamentali nel programma elettorale saranno la rivisitazione della viabilità del centro storico (dove, per realizzare piste ciclabili, sono stati eliminati parcheggi) e la rivitalizzazione della proposta commerciale di vicinato. (s.ma.)

La vicenda

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Castelfranco

La vicenda

● La sede di Castelfranco dello Iov passa da 120 a 165 posti letto. Lo annuncia il direttore generale dello Iov Giorgio Roberti (in foto) ex dg dell’Usl di Treviso

S’ingrandisce la sede di Castelfranco dell’Istituto oncologico veneto, al quale le nuove schede ospedaliere elaborate dalla Regione assegnano 165 posti letto e 17 primariati, contro i 120 letti e le 10 apicalità concessi alla sede centrale di Padova. Il direttore generale dello Iov, Giorgio Roberti, annuncia: «Tra il 2016 e il 2017 la giunta Zaia ha programmato l’espansione dell’Istituto, nel rispetto delle osservazioni del ministero della Salute, che per confermare il riconoscimento a Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), e relativi ingenti finanziamenti per la ricerca, ci ha chiesto di sviluppare le attività chirurgica e diagnostica. CASTELFRANCO

Iov, dieci nuovi reparti «Ma manca ancora il sigillo del ministero» Al Busonera di Padova non ci sono spazi, quindi nel 2018 abbiamo attivato 8 Unità operative a Castelfranco: tre nuove e cinque trasferite, con cessione di ramo d’azienda, dall’Usl 2 Marca Trevigiana. Prossimamente — ha proseguito il dg — ne avvieremo altre sette, più tre servizi, sempre in accordo con l’Usl 2». I reparti nuovi sono: Chirurgia toracica oncologica (in collaborazione con l’Università di Padova, 15 posti letto); Chirurgia ginecologica oncologica (20); Riabilitazione oncologica (14); Radioterapia (posti letto in area medica). Le unità cedute dall’Usl 2 sono invece: Oncologia (20 letti), Oncoematologia (8) e Breast Unit (8). Infine i

tre nuovi servizi: Radiologia, Farmacia ospedaliera e Terapia del dolore (posti letto in area medica). Tutte attività previste dalle schede ospedaliere. E fin qua tutto bene. Adesso però il vero scoglio da superare è «convincere» il ministero della Salute ad assegnare il riconoscimento a Irccs anche alla sede di Castelfranco, che non l’ha ancora ottenuta. «Ogni due anni il ministero verifica l’attività di tutti gli Irccs d’Italia e decide se mantenerli tali o meno — spiega il professor Giuseppe Opocher, direttore scientifico dello Iov, nato nel 2005 a Padova con delibera regionale —. La sede di Castelfranco è stata inaugura-

Opocher Chiediamo il titolo di Irccs, che significa fondi per la ricerca

ta il 6 ottobre 2017, ma non assume il riconoscimento automatico per estensione, in quanto costola della sede centrale. Il dicastero della Salute deve decidere se assegnarlo e finora non l’ha fatto. La motivazione è: prima dimostratemi che fate ricerca anche a Castelfranco, condizione non trattabile per diventare Irccs (a Padova sono in corso oltre 200 sperimentazioni cliniche sui farmaci, per esempio, ndr). Abbiamo appena mandato a Roma la richiesta, e relativa documentazione, per la conferma di Padova e il riconoscimento di Castelfranco — rivela Opocher —. La prima è arrivo, per il secondo ci vorranno almeno sei mesi. Lo aspettiamo entro l’anno». Intanto il ministero ha autorizzato la direzione a trattare la sede trevigiana come se fosse già Irccs sul fronte della formazione dei medici. Gli oncologi possono essere mandati a «crescere» anche all’estero. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE

DOMENICA 31 MARZO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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attivato il piano d’emergenza

Guasto in volo, paura per l’atterraggio del Boeing Aeroporto di Treviso: Sos del comandante del “737” Ryanair in arrivo da Napoli, in pista si schierano i vigili del fuoco Andrea De Polo TREVISO. Un SOS lanciato dal pilota a 800 metri d’altezza, con la pista d’atterraggio ormai vicina. Quattro passaggi circolari a vuoto - tecnicamente “holding” o “circuiti di attesa” - con un guasto tecnico non ben definito. Infine l’atterraggio con il fumo che esce da un motore, i vigili del fuoco schierati sulla pista, i passeggeri col fiato sospeso. Si è concluso così il volo Ryanair FR6828 di ieri mattina da Napoli per Treviso, un Boeing 737 atterrato in orario al Canova alle 7.48 dopo che il pilota aveva chiesto alla torre di controllo l’attivazione del piano di emergenza. Nessun ferito, nessuna conseguenza per il mezzo, ma tanta paura a bordo e molti dubbi ancora da chiarire. Sull’aereo è stata riscontrata una perdita d’olio che ha generato il fumo dalla turbina. L’aeromobile è fermo in attesa di ulteriori indagini. SOSPESI IN ARIA

Che qualcosa non andasse per il verso giusto lo aveva notato il comandante poco do-

po le 7 di ieri mattina, quando l’aeroporto di Treviso era ormai in vista. Ryanair in una nota ufficiale spiega che il pilota ha contattato la torre di controllo del Canova a causa di un «minor technical issue», un problema tecnico (non specificato) di lieve entità. Aerte, società che gestisce lo scalo, conferma e aggiunge che il comandante ha comunicato una «criticità» poco prima di atterrare. Un “minor incident” come sostiene Ryanair? Qui le versioni divergono. I radar che monitorano il volo mostrano quattro passaggi circolari a bassa quota, una manovra per prendere tempo prima di atterrare. Secondo Aertre, il pilota lo ha fatto per valutare se le condizioni tecniche dell’aeromobile gli garantissero un atterraggio in sicurezza. Nel frattempo, al Canova si allertano i vigili del fuoco e ci si prepara per l’emergenza. L’ATTERRAGGIO

E i passeggeri? Difficile pensare che non si siano accorti di nulla. «Il comandante ci ha detto che stava facendo dei “giri” in aria perché altri-

menti saremmo arrivati troppo in anticipo, è una presa in giro» denuncia una delle persone a bordo. Di certo non stava aspettando che si liberasse la pista, completamente sgombra. Le versioni concordano invece sulle fasi finali della disavventura. Il Ryanair ha finalmente la possibilità di atterrare e in fase di manovra gli operatori della torre di controllo trevigiana notano, osservando a vista la discesa del mezzo, il fumo uscire dalla turbina di uno dei motori. TUTTO LISCIO

I vigili del fuoco si schierano in pista ma, fortunatamente, tutto fila liscio. I passeggeri vengono fatti sbarcare e il mezzo “parcheggiato” in attesa che gli ingegneri Ryanair accertino le cause del guasto. Chi deve imbarcarsi per Napoli (e avrebbe dovuto salire sullo stesso aeromobile appena atterrato) viene dirottato su un altro mezzo. Sull’aereo incriminato viene riscontrata una perdita di olio, ma nell’attesa di fare chiarezza il mezzo resta a terra. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il Boeing 737 della Ryanair mentre ieri mattina atterra all’aeroporto di Treviso

sentenza della cassazione

Nata con grave disabilità per errori medici la condanna della ginecologa è definitiva Il caso all’ospedale di Rovigo Per l’altra dottoressa si torna in Appello per il risarcimento Il papà della bimba esulta «Giustizia dalla nostra parte»

Rubina Bon ROVIGO. La Cassazione conferma la responsabilità della ginecologa Cristina Dibello per i danni permanente provocati durante il parto all’ospedale civile di Rovigo ad Eleonora Gavazzeni. Quanto alla posi-

zione dell’altra ginecologa, Paola Cisotto, ora in pensione, dovrà esprimersi la Corte d’Appello civile, ma solo per la rivalutazione ai fini del risarcimento. Sono servite sette ore di camera di consiglio ai giudici della quarta sezione penale della Suprema Corte per dirimere la questione, dopo che il Procuratore Generale aveva avanzato la richiesta di assoluzione per entrambe le professioniste a processo. La sentenza è stata letta alle 21.30 di venerdì, presenti il papà della piccola Eleonora,

Davide, e l’avvocato della famiglia Gavazzeni, Mario Cicchetti. Le due ginecologhe e l’Usl Polesana avevano presentato ricorso dopo che a marzo dello scorso anno la Corte d’Appello di Venezia aveva riconosciuto la penale responsabilità delle dottoresse, nonostante il reato fosse prescritto (e quindi i giudici avessero dichiarato il non doversi procedere). In primo grado c’era stata l’assoluzione. Il ricorso della dottoressa Dibello è stato rigettato dalla Cassazione,

mentre per la collega Cisotto si ritorna in Appello, ma alla sezione civile. «Si conclude quindi definitivamente il capitolo penale relativo all’episodio di cui è stata vittima la piccola Eleonora Gavazzeni, nata tetraplegica, sorda e ipovedente a seguito di errori commessi nel corso del parto il 3 dicembre 2008 all’ospedale di Rovigo», spiega l’avvocato Cicchetti, «Un grandissimo risultato che costituirà un importante precedente e che avrà sicure ripercussioni anche nel giudizio in-

Bassano del grappa

classifica eUrostat

La pistola sotto il cuscino il Tar Veneto: non si può

Veneto al top per turisti e aspettative di vita

VICENZA. Teneva una pistola sotto il cuscino, pronta all’uso, «per sentirsi sicuro», ma ha dovuto arrendersi alla sentenza del Tar del Veneto che ha confermato la decisione del Prefetto di Vicenza il quale aveva vietato all’uomo, un 84enne bassanese, di detenere armi in casa. Questo perché, in passato, l’anziano aveva avuto un atteggiamento minaccioso, arrivando a impugnare un fucile verso un vicino di casa. L’uo-

mo ha spiegato che teneva la pistola in camera per «difesa personale», essendogli capitato di aver visto girare gente sospetta nel quartiere. Il Tribunale amministrativo ha invece dato ragione al Prefetto, sostenendo che le autorità possono legittimamente «negare la detenzione o il porto delle armi quando la condotta dell’interessato presenti segni di pericolosità, o semplici indizi di inaffidabilità». –

VENEZIA. «Siamo i primi e i più ambiti. Sole, spiagge, montagna, collina, città murate, arte, ma anche vacanza sicura grazie alle mostra sanità di eccellenza». Il governatore Luca Zaia guarda con soddisfazione ai risultati della classifica Eurostat sulle 233 regioni europee che vede il Veneto tra le cinque regioni più turistiche d’Europa e tra quelle con la migliore speranza di vita (83 anni e 9 mesi). «Se i ve-

neti sono tra gli abitanti più longevi del Continente», sottolinea Zaia « credo che le ragioni vadano cercate non certo nel clima continentale padano o in un particolare regime alimentare, ma soprattutto nella qualità del servizio sanitario regionale, che investe molto sia in prevenzione primaria, educazione al benessere e campagne di screening, sia nell’assistenza e nella cura di ogni età della vita». —

L’ospedale civile di Rovigo

staurato davanti alla Corte d’Appello civile». Qui, infatti, è incardinato il processo d’appello a seguito dell’impugnazione da parte dell’Usl 5 Polesana, della dottoressa Dibello e delle assicurazioni Lloyd’s e AmTrust Europe Limited (che rappresentano rispettivamente la ginecologa Cisotto e l’a-

zienda sanitaria) in merito alla restituzione - totale o parziale - dei 5 milioni di euro già pagati in favore della piccola. Le parti sostengono la loro estraneità ai fatti oltre alla tesi, sostenuta da periti di parte, di una ridotta aspettativa di vita per Eleonora. «Hai vinto tu Ele! Non avevamo dubbi che la Giustizia italiana fosse dalla tua parte, dalla parte di chi ha ragione e in rispettoso silenzio ha atteso il trascorrere di 10 anni di processi e d’inferno. La Corte Suprema di Cassazione Penale ci ha dato ancora ragione», ha scritto papà Davide su Facebook, «Gliel’avevo promesso a Eleonora quando era nata che le avrei dato giustizia per tutto quello che le hanno fatto. E a tutti quelli che ci sono da sempre contro, ho solo tre parole da dire: Giustizia per Eleonora». —

TRIBUNALE DI TREVISO FALL. N. 90/2018 R.F. AVVISO D’ASTA La dott.ssa Chiara Pegoraro comunica che il giorno:

10 Maggio 2019 alle ore 10:30 presso la sede della casa d’aste in Treviso, Strada Vecchia di San Pelajo al civico 20, procederà, alla vendita di: Capannone a destinazione Artigianale/Industriale con ampia area scoperta Breda di Piave (TV), Zona Artigianale Pero, via Giuseppe Toniolo civico 20

PREZZO BASE DI VENDITA: EURO 284.000,00 Superficie: circa mq. 2.862 di cui circa mq. 1.286 coperti e circa mq. 1.576 scoperti Stato di Occupazione: Libero Per maggiori informazioni rivolgersi alla casa d’aste ASTE 33, email: info@aste33.com Tel.0422.693028 – fax 0422.316032 e nel sito internet www.aste33.com.


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Nordest

SANITÀ, BISATO CHIEDE SOLUZIONI CREDIBILI «Anziché andare a fare propaganda a Verona, preferiremmo vedere Zaia impegnato a risolvere i problemi della carenza di medici» attacca il segretario Pd Alessandro Bisato Domenica 31 Marzo 2019 www.gazzettino.it

Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: più analogie o differenze? Aumento export tra 2008 e 2018

…e mercato del lavoro 2

Veneto: il ruolo dei distretti…

…attivi in più settori… Composizione % delle esportazioni, 2018

(milioni di euro; prime 15 regioni)

Tasso di attività, 2017 (%)

Umbria

714

Italia

Marche

812

Abruzzo

1.057

Campania

1.087

Basilicata

1.367

Veneto prima regione per peso dei distretti industriali Export dei distretti (miliardi di euro) 2018 2008 0 10 20 30 40 50 25,6 Veneto 20,1 24,5 Lombardia 21,5

Lombardia e Veneto più diversificate rispetto all’Emilia Romagna che presenta un’alta vocazione nella metalmeccanica. Veneto Emilia Romagna Lombardia Meccanica 20,3 29,3 Meccanica 19,4 Meccanica 10,6 Agroalimentare Automotive 9,8 10,6 Chimica Occhialeria e Biomedicale 6,8 Alimentare 8 9,1 Metallurgia 5,9 Abbigliamento Abbigliamento 7,3 6,5 Prod. in metallo 5,5 Prodotti in metallo Prod. e mat. da costruzione 6,9 5,5 Elettronica 5,2 Elettrotecnica Chimica 5,3 5,4 Farmaceutica 4,7 Metallurgia Metallurgia 4,5 5 Elettrotecnica 4,4 Concia e articoli in pelle Elettrotecnica 3,6 5 Abbigliamento 4,3 Mobili Prod. in metallo 3,3 4,8 Gomma e plastica 4,3 Calzature Fil. della pelle 2,9 4,6 3,6 Gomma e plastica Automotive Elettronica 2,8 3,5 Chimica 4,6 Agroalimentare Gomma e plastica 2,4 2,7 Elettrodomestici 3,1 Art. in pelle Farmaceutica 2,1 Prod. e mat. da costruzione 2,6 2,9 Prod. Tessili Altri mezzi di trasporto 1,6 2,5 Automotive 2,2 Mobili Elettrodomestici 1,6 2,5 Oreficeria Aereomobili e veicoli spaziali 1,4 Agricoltura 1,5 2,1 Tessile 1,2 Carta Altra IMF 1,2 2 Prod. in carta 1,2 Minerali non metalliferi Biomedicale 1,1 1,8 Elettronica 1,1 Elettrodomestici Mobili 1 1,1 Altri mezzi trasporto

Liguria

2.120

Friuli-Venezia Giulia

2.303

Trentino-Alto Adige

2.366

Lazio

2.558

Piemonte

43,1 Lombardia 47,2 Emilia Romagna 47,8 Veneto 46,6 Tasso di disoccupazione, 2017(%) Italia

12,6 10,7

Peso export dei distretti (in % export della regione) 2018 2008 0 10 20 30

40 50

11,2 8.081 10.276

Toscana

11.128

Veneto Emilia-Romagna

Emilia-Romagna

13.298

Lombardia

15.899

Lombardia 6,3 Emilia Romagna 6,5 Veneto 6,4

41,8

Veneto 23,8

Italia Emilia-Romagna Lombardia

20,4 19,8

Elaborazione Intesa Sanpaolo su dati Istat

L’INDAGINE VENEZIA Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: più analogie o differenze? A tre giorni dall’audizione parlamentare del governatore Luca Zaia, che mercoledì sarà sentito dalla commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, la direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo accende un faro sui sistemi economici delle tre Regioni che hanno in corso il negoziato con il Governo sull’autonomia differenziata. Fatalmente si tratta infatti delle tre locomotive d’Italia, «modelli vincenti chiamati ora a raccogliere anche la sfida del capitale umano», secondo i risultati dell’indagine che verrà presentata questa mattina a Vicenza nell’ambito del festival Città Impresa.

Veneto, la locomotiva corre «Attenti al capitale umano» `Volano export e distretti, ma dati bassi Studio di Intesa sui sistemi competitivi delle tre regioni che chiedono l’autonomia per ricerca, lauree scientifiche e Cda aperti `

zione industriale e quantificata in 22,959 miliardi in Lombardia, 15,899 in Emilia Romagna e 13,298 in Veneto; sia per ciò che concerne il mercato del lavoro, con tassi di attività pari rispettivamente al 47,2%, al 47,8% e al 46,6% (contro una media italiana del 43,1%) e di disoccupazione attestati sul 6,4%, sul 6,5% e sul 6,3% (a fronte dell’11,2%). Tutte e tre le aree evidenziano un’alta produttività, calcolata come valore aggiunto per unità di lavoro, con il picco lombardo di 76.694 euro. La densità imprenditoriale, considerata come numero di aziende per mille abitanti, registra invece il record emiliano-romagnolo di 90,9 e un indicatore veneto (88,6) comunque superiore al dato nazionale (85,1) in forza del ruolo delle micro-imprese.

ESPORTAZIONI E PRODUTTIVITÀ Ad illustrarli sarà in particolare la responsabile industry Stefania Trenti, che ha supervisionato lo studio condotto dal team di ricerca guidato da Giovanni Foresti, sulla base delle evidenze raccolte da una serie di “antenne” (fra cui quelle di Milano, Bologna e Padova) collocate nei diversi territori. La premessa è che le tre regioni trainano l’economia del Paese: sia per quanto riguarda la crescita dell’export tra 2008 e 2018, spinta dalla comune voca-

ANALISTI Stefania Trenti e Giovanni Foresti (studi e ricerche Intesa Sanpaolo)

PECULIARITÀ E CRITICITÀ Questo è infatti un tratto peculiare del Veneto, dove il 45,8% del-

le ditte ha meno di 10 addetti e solo il 9,5% (contro l’11% della media italiana) ne ha 250 o più. Inoltre la regione è prima per il peso dei distretti industriali, salito in un decennio da 20,1 a 25,6 miliardi di euro, tanto che le relative esportazioni valgono il 41,8% del totale, rapporto più che doppio rispetto a quelli di Lombardia ed Emilia Romagna. Peraltro la realtà distrettuale è molto diversificata: sul podio ci sono meccanica (20,3%), agroalimentare (10,6%), occhialeria e biomedicale (6,8%), ma il ventaglio comprende molti altri settori, dall’abbigliamento alla concia, dalle calzature ai mobili. La taglia piccola o piccolissima, secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, condiziona però l’attività di ricerca e sviluppo formale, cioè misurata dai numeri: rispetto al Pil, la spesa di imprese e istituzioni si aggira intorno all’1%, contro l’1,2% della Lombardia (dove maggiore è la presenza delle

multinazionali) e l’1,8% dell’Emilia Romagna (che si è iper-specializzata nella metalmeccanica). Distante da queste due è pure la produttività veneta del lavoro nei distretti: per quanto in crescita del 17,6% rispetto al 2008, il valore aggiunto per addetto nel 2017 è di 54.300 euro, a fronte dei 62.800 lombardi e dei 63.200 emiliano-romagnoli. Ciò comunque non impedisce ai distretti del Veneto di mandare i loro prodotti nel mondo: in un decennio l’export verso i Paesi emergenti lontani è passato dal 9% al 13%.

OGGI A VICENZA IL CONFRONTO CON EMILIA ROMAGNA E LOMBARDIA: SPICCA IL MODELLO NORDESTINO DELLA MICRO-IMPRESA

LAUREATI E GOVERNANCE Detto questo, l’indagine conferma una tendenza già mostrata ad esempio dal rapporto della Fondazione Nord Est e cioè la minore dotazione di laureati in materie scientifiche e tecnologiche ogni mille 20-29enni: 12 in Veneto, 13,2 in Italia, 16,3 in Lombardia, 18,7 in Emilia Romagna). «Servono investimenti importanti sul capitale umano – annotano Trenti e Foresti – anche attraverso una maggiore apertura della governance, in modo da favorire una più ampia contaminazione di conoscenze ed esperienze». Le imprese venete sono infatti contrassegnate da un’elevata chiusura dei Cda, che nel manifatturiero per il 77,3% sono interamente composti da amministratori nati in regione. «Questa caratteristica va vista anche in positivo – puntualizzano i ricercatori di Intesa Sanpaolo – come conseguenza di un modello basato sulle micro-imprese, spesso di prima generazione, nell’ambito di una filiera corta, che finora è stato vincente. Non si tratta dunque di ribaltarlo, ma di far sì che possa cogliere le nuove opportunità di uno scenario sempre più complesso. In estrema sintesi: la locomotiva che ha sempre trainato il treno-Paese, può continuare a correre se viene prestata l’adeguata attenzione a chi ci sta a bordo». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Militari in “pensione” nei Comuni: Castelfranco è apripista L’EMERGENZA CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) Militari in ausiliaria contro la mancanza di personale nei Comuni. A Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, si registra uno dei primi casi nella regione per far fronte a problematiche di organico all’interno degli enti locali. Dalla caserma al municipio: in quattro prenderanno servizio in un paio di settori che stanno particolarmente soffrendo per la carenza di addetti.

COSA FARANNO Tre di loro lavoreranno nel settore Lavori pubblici per svolgere attività di segreteria, mentre il quarto sarà destinato ai Servizi sociali per il trasporto di

anziani e disabili. Un’iniezione fondamentale di energie, dopo che la combinazione fra pensionamenti anticipati e ritiri dal lavoro per il raggiungimento di Quota 100 ha determinato appunto quattro uscite, negli uffici di Urbanistica e edilizia privata, Attività produttive, Contratti e Segreteria del sindaco. «Solo il 14 settembre 2018 è stata data la possibilità ai Comuni di attingere al registro dei militari in ausiliaria – spiega il vicesindaco Gianfranco Giovine –. Per l’amministrazione questo non comporta nessun costo supplementare, perché la persona in questione viene pagata dalla Difesa. Noi abbiamo selezionato dieci candidati residenti nell’arco di 25 chilometri dal Comune, abbiamo fatto il colloquio e, per

i quattro che si sono resi disponibili, abbiamo inviato la documentazione al ministero per avviare la pratica».

sette addetti e un avviso di incarico per un dirigente, ma non è detto che vengano trovate persone disponibili a spostarsi da altri enti, per cui l’amministrazione comunale ha provato ad individuare altre soluzioni. Come appunto quella dei militari in ausiliaria, collocati cioè a risposo anticipato, ma ancora richiamabili dal ministero e per questo pagati. A dare il “la” a quest’iniziativa di supporto ai Comuni era stato il ministro Elisabetta Trenta, modulando uno strumento che esisteva dal 2010 ma che non era mai stato messo a disposizione delle realtà amministrative locali. Il suo utilizzo era stato sollecitato dal M5s in Consiglio comunale. Lucia Russo

LA SELEZIONE Il piano dei fabbisogni per il municipio castellano prevede diverse assunzioni. Non a caso nel mese di aprile sono in scadenza i bandi di mobilità per

IN 4 DALLA CASERMA AL MUNICIPIO: ALL’OPERA NEI LAVORI PUBBLICI E NEI SERVIZI SOCIALI PER COLMARE LE PESANTI CARENZE NELL’ORGANICO

NEL TREVIGIANO L’ingresso del municipio di Castelfranco Veneto

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VENEZIA

DOMENICA 31 MARZO 2019 LA NUOVA

il futuro del complesso monumentale

Arsenale ai grandi yacht Ecco il progetto di Fincantieri Il business plan già consegnato qualche mese fa a Comune e Regione Prevede banchine e una nuova Marina turistica: 40 milioni di investimenti

Un’ipotesi grafica della nuova «Marina Turistica». A destra, i Bacini

Alberto Vitucci Quaranta milioni di investimenti, chilometri di banchine all’esterno dell’Arsenale Nord. Una Marina turistica per 63 yacht sulla laguna Nord, officine e servizi. E una nuova società mista, costituita al 25 per cento da

Fincantieri, 25 da Thetis, 50 dai soci pubblici come Comune e Regione. Il piano per gli yacht all’Arsenale esiste già. Realizzato da Fincantieri, nei cassetti di Comune, Regione e Provveditorato da qualche mese. Non è una CPVUBEF quella lanciata dal sindaco qualche giorno fa alla presenta-

Altra immagine allegata al progetto con gli yacht Ferretti nel 2018

zione del Salone Nautico. Dopo la decisione di trasferire la manutenzione delle paratoie del Mose a Marghera, si libera uno spazio strategico di grande importanza. L’area dei Bacini e dell’Arsenale Nord si rende disponibile per tornare alla cantieristica. Ma che tipo di cantieristica? Comitati e associazio-

ni insistono da tempo sulla necessità di riportare all’Arsenale artigiani, meccanici e maestri d’ascia oggi in crisi. E di rilanciare la produzione navale e la manutenzione delle barche, come è sempre stato nella storia della Repubblica. Di tutto questo però non c’è traccia nel progetto di Fincantieri. Che

punta all’industria dei «Superyacht». Si chiama «Piani di cooperazione per lo sviluppo di strutture di ormeggio e refting presso l’Arsenale di Venezia». Una trentina di pagine con studi, disegni, statistiche, proposte. «L’industria dei superyacht è in crescita», si legge nell’introduzione, «ne circolano 3795 nel Mediterraneo, 1290 solo in Adriatico». C’è una carenza di ancoraggi e luoghi per la loro manutenzione. E l’Arsenale potrebbe rappresentare il sito ideale per questo tipo di attività. La nuova «Marina turistica» dovrebbe trovare spazio nella parte Nord, dove oggi non c’è nulla e ci sono le barche tradizionali della Vela al terzo. Banchine per 63 yacht fino a 40 metri, più altri venti nella Darsena Grande. Le Tese destinate a officine e ricoveri, con la possibilità di utilizzare anche il restaurato edificio degli Ex Squadratori. Due chilometri di banchine per grandi navi di lusso anche all’esterno delle mura, verso le Vignole, Un’attività che vedrà in partenza investimenti per 40 milioni di euro, per la sistemazione dei piazzali e degli edifici. In prospettiva il mercato è destinato a crescere. Dando «lavoro a 240 persone, con 30 milioni di fatturato». «Oltre ai 35 milioni che la presenza degli yacht porta all’economia veneziana». Il Business plan entra anche nei dettagli, in prospettiva di una gestione

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che possa durare anni. Il punto di partenza è la società mista. A cui dovrebbero partecipare Comune e Regione, e la stessa Fincantieri con il 25 per cento. Il restante 25 sarebbe appannaggio di Thetis, la società di proprietà del Consorzio Venezia Nuova. Ecco allora il progetto. Che il sindaco Luigi Brugnaro ha annunciato a grandi linee il giorno della presentazione del Salone Nautico. Dal 18 al 23 giugno l’Arsenale sarà il centro della nautica europea. «Ma l’obiettivo», dice il sindaco, «è quello di tornare a fare qui all’Arsenale il centro della produzione nautica». Se

Società mista con la partecipazione di Comune, Regione, Fincantieri e Thetis non la costruzione dei grandi yacht, la loro manutenzione. Dalle eliche e gli scafi agli arredamenti, alle vernici, agli strumenti di bordo. «La presenza di un equipaggio di questo tipo», ha spiegato l’ad di Ferretti Alberto Galassi, «porta qui economia di livello. Venezia è il luogo ideale per questo tipo di attività». Parole che segnano una comunione di intenti con l’amministrazione e con Fincantieri. Il cui ad Bono in scadenza è stato difeso di recente proprio da Brugnaro e Zaia. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’annuncio del presidente Scarante all’apertura dell’Anno accademico «Dobbiamo aprirci al mondo come la Serenissima negli anni migliori»

L’Ateneo Veneto guarda a Est e cerca un partner in Cina LA CERIMONIA

È

stato inaugurato ieri, all’Ateneo Veneto, il 207esimo anno accademico con la relazione del presidente Gianpaolo Scarante. «Qui nella Scuola Grande di San Fantin celebriamo il momento più importante», ha esordito, evidenziando poi la responsabilità «dell’apertura al mondo». Queste le sue parole: «Dobbiamo essere aperti al mondo culturalmente come lo fu nei suoi secoli migliori la Serenissima, il XVI e il XVII, quando Venezia era il luogo più aperto in Europa al confronto artistico e intellettuale. Dobbiamo guardare anche a Oriente, ai grandi paesi con culture millenarie oggi in crescita impetuosa che saranno sempre più presenti e attivi nella sfera della cultura mondiale». A breve, l’Ateneo Veneto avvierà in Cina la ricerca di un partner con finalità coerenti con l’Istituzione culturale nata nel 1812. L’Ambasciatore Scarante ha illustrato le numerose attività dell’Ateneo Veneto. Alcuni esempi: i corsi di storia veneta, di storia dell’arte, di storia della sanità; il ciclo sulla storia dei trasporti nel Veneto; il ciclo di incontri sulla grammatica e il

Ateneo Veneto, foto di gruppo con i nuovi soci

INTERPRESS

linguaggio nel cinema destinato ai giovani dei licei; gli “Storytelling – Racconti Veneziani”; la presenza a Washington nel quadro delle celebrazioni per l’apertura della Mostra su Tintoretto alla National Gallery. A seguire la prolusione del presidente della Biennale Paolo Baratta. «L’arte chiede dialogo, è dell’umanità e per l’umanità», le sue parole, «l’arte ci offre l’occasione di una boccata d’ossigeno. Il mondo che ci guarda ha bisogno della creazione e del mutamento. Venezia è una fucina di vitalità». L’Ateno Veneto conta 300 soci. Ieri ne sono

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stati nominati 22: Rosa M. Borgia, Fabio Caine, Roberta Camerino, Francesco Curato, Marco Dalla Gassa, Fabrizio D’Oria, Renzo Fogliata, Gianmario Guidarelli, Piero Lando, Franco Posocco, Giuseppe Rallo, Adele Re Rebaudengo, Francesca Rohr Vio, Michelangelo Savino, Daniela Zamburli, Ester Capuzzo, Stefano Karadjov, Celestina Pezzola, Carlo Schenardi, Paola Placentino, Pier Cesare Ioly Zorattini, Christophe Austruy, Giovambattista Gasparini. — Nadia De Lazzari


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VENEZIA

DOMENICA 31 MARZO 2019 LA NUOVA

oggi alle 11 a san giovanni e paolo

i controlli dei carabinieri

Ospedale civile declassato In campo 80 associazioni

Cani antidroga a scuola Denunciato per spaccio studente del Cavanis

Massiccia adesione alla protesta contro i tagli del piano della giunta Zaia Cartoline di Veneziani “morti” per la mancanza di cure inviate al governatore Ottanta associazioni, migliaia di cittadini. Per dire «no» al declassamento dell’Ospedale civile. Manifestazione che si annuncia molto affollata, quella di stamattina in campo San Giovanni e Paolo. Alle 11, davanti all’entrata dell’ospedale veneziano, striscioni e cartelli e alla fine un «Flash Mob», una foto per fa sapere al mondo come la Regione tratta il suo capoluogo. «Una vergogna», dice Salvatore Lihard, sindacalista e portavoce del Movimento per la Difesa della sanità veneziana, «ci hanno messo al livello di un piccolo ospedale di provincia. Senza pensare che a Venezia oltre ai suoi abitanti, in gran parte anziani e bisognosi di servizi, molti abitanti nelle isole, lontanissime dall’ospedale all’Angelo, ci sono anche 30 milioni di turisti l’anno, eventi e convegni con personalità internazionali». Matteo Secchi, portavoce di Venessia. com, si è inventato l’efficace hashtag «Issomorti». Foto di veneziani «defunti», perché non sono riusciti ad arrivare in tempo all’ospedale all’Angelo. Tutte spedite al presidente della Regione Luca Zaia. Le schede della Regione hanno declassato l’Ospedale civile di Venezia. È diventato un piccolo «ospedale di base». «Non cambia nulla», dicono da palazzo Balbi. «Invece cambia, eccome, ribattono i comitati, «già adesso si fa fatica a trovare medici e primari di qualità che vengano a Venezia, per gli alti costi della città. In un prossimo futuro

declassare il Civile. «Non si tiene conto della specificità veneziana, delle difficoltà di spostamento: a Venezia non si può andare in ospedale di notte con la macchina. Se uno prova ad andare all’Angelo dalle isole non ci arriva. Vogliamo difendere il nostro ospedale». Una lettera è stata inviata anche ai 23 sindaci che fanno parte della Conferenza dall’Usl 3 Serenissima. «Oggi tutti piangono lacrime di coccodrillo», dice Lihard, «ma la colpa di essere arrivati a questo punto è anche loro, della politica. Non sono riusciti a mettersi d’accordo su una linea comune, e così la Regione ha tagliato». La

Lihard (Comitato Difesa della Sanità veneziana) scrive ai 23 sindaci dell’Usl 3

L’ingresso all’ospedale civile di Venezia

anche i finanziamenti saranno dirottati nelle strutture più importanti». Alla protesta aderiscono tutti. Sindacati e movimenti, partiti di opposizione e di governo. Con il Pd e il Movimento Cinque Stelle, i socialisti e Rifondazione, Mdp e le Liste civiche. Con toni diversi anche il Consiglio comunale e la Municipalità chiedono con voto unanime alla Regione a guida leghista «garanzie sul Civile». Ci saranno sta-

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mattina anche le associazioni come 25 Aprile e Ambiente Venezia, Olivolo e Biri-Biri. Ma anche Italia Nostra e i Consumatori, Venezia Cambia, Generazione 90. Associazioni di categoria come Confartigianato Venezia, Ugo Bergamo e Gennaro Marotta. «Un declino annunciato da tempo», dicono. Il comitato per la difesa della Sanità pubblica ricorda come già nel 2010 ci fu il primo tentativo della giunta regionale di

causa, secondo qualche ex amministratore, è anche il fatto che in Consiglio regionale non ci siano rappresentanti veneziani. «La visuale dalla terraferma è diversa», dicono. Così tutti si ritroveranno stamattina per la grande protesta. «Vogliamo una sanità pubblica che funzioni, la Regione torni sui suoi passi», dicono, «Siamo contenti che l’ospedale sia stato rimesso a nuovo e aperto alla cultura. Ma il livello della sanità veneziana non può essere declassato». — Alberto Vitucci BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

I controlli antidroga dei carabinieri nelle scuole veneziane

Venerdì mattina i militari della compagnia carabinieri di Venezia, con il supporto di unità cinofile del nucleo cinofili di Torreglia hanno eseguito controlli antidroga in due scuole del centro storico veneziano. All’istituto Cavanis il fiuto del cane antidroga Corinna ha permesso di sequestrare una piccola dose di marijuana che uno studente nascondeva nello zaino, per la cui detenzione il giovane è stato segnalato amministrativamente alla Prefettura di Venezia. Sorte diversa per un compagno di classe che è stato trovato in possesso di uno spinello ma a seguito di successiva perquisizione domiciliare i militari hanno trovato oltre settanta grammi della stessa sostanza, oltreché la somma di quasi duecento euro in contanti. Per il giovane studente è scattata la denuncia in stato di libertà per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope. I controlli sono poi proseguiti

all’istituto superiore Foscarini di Cannaregio, dove invece stato sono stati rinvenuti e sequestrati a carico di ignoti uno spinello preconfezionato ed un involucro con all’interno una modesta quantità di marijuana, il tutto occultato all’interno dei bagni della scuola. Prosegue dunque la collaborazione tra gli istituti scolastici e l’Arma dei carabinieri che, con i frequenti servizi antidroga e le conferenze sulla legalità concertate con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, mira ad arginare il fenomeno dello spaccio e consumo di stupefacenti soprattutto tra i ragazzi più giovani. I controlli sono sempre concordati con i dirigenti scolastici, anche non tutti i docenti sono d’accordo con questo tipo di approccio. Nelle scorse settimane i controlli hanno riguardato anche molte scuole superiori di Mestre, anche in quel caso con sequestri di piccole quantità di droga. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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