Dubai
un acquario nel deserto Invaghita di se stessa, la città dei record ha costruito una realtà in cui specchiare a ogni risveglio la sua ricchezza. Come in un grande acquario la città si espone per stupire, ma piccole crepe sul vetro denunciano le sue debolezze.
scopre fragili le sue fondamenta. Dimenticando lo spirito nomade delle origini, tenta di ignorare la sua storia. Perché prima di scoprirsi fatta di oro nero e trasformarlo in cemento, Dubai è stata legno e commercio, e a ricordarglielo restano nella città vecchia i mercantili che, attraversando il Golfo, portano all’Iran i prodotti della sua ricchezza. A ricordarglielo, si rende visibile tra i cantieri la manodopera immigrata, il cui sfruttamento e
accettati nel nome di un inarrestabile bisogno di costruire. Il fantasma della bolla immobiliare si incarna nelle auto abbandonate durante la crisi, sagome rese anonime dal velo di sabbia che le ricopre, deserto che si riappropria di ciò che si ferma. Questo lavoro si concentra su quegli elementi che, emergere le sue imperfezioni e il volto di un’altra Dubai.