Duane Michals, To photograph reality is to photograph nothing

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Simone Banfi (matr. 886383)


In copertina: “The Illuminated Man� 1968


Tesina fotografia

DUANE MICHALS To photograph reality is to photograph nothing


Duane Michals

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In queste pagine voglio esplorare il mondo di Duane Michals, la cui peculiarità è creare delle narrazioni attraverso le fotografie. Parlerò di “Dr. Heisenberg’s Magic Mirror”, un’opera emblematica nella quale è racchiusa buona parte della poetica di Michals e vedremo da quali elementi caratterizzanti è composto il suo stile. Michals ebbe una formazione in ambito fotografico da autodidatta durante una sua permanenza negli ex URSS e per questo motivo riuscì facilmente a sviluppare un proprio gusto senza essere influenzato dai principali filoni dell’epoca: la fotografia d’arte e il documentario sociale. Il lavoro di Michals è influenzato da artisti Nella pagina a destra: “Joseph Cornell” 1972


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come William Blake e RenÊ Magritte, i temi affrontati derivano da esperienze emotive personali, piccoli drammi umani talvolta surreali, i sogni, la memoria, la condizione dell’individuo.


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Quando guardi le fotografi di Michals, stai osservando i suoi pensieri; in questa frase si trova la chiave per comprendere il carattere delle sue opere, espresso al meglio nell’emblematica sequenza Heisenberg’s magic mirror of uncentainty. Queste fotografie sono frutto di una commissione da parte di Vogue Paris che chiamò il fotografo per illustrare un articolo sulla fisica quantistica in un numero scientifico speciale della rivista. L’utilizzo di uno specchio convesso all’interno della composizione crea una sequenza di immagini molto suggestiva che dona un senso di plasticità richiamando quella che vuole essere l’idea del mondo quantistico.

Nella pagina precedente: “Dr. Heisenberg’s Magic Mirror” 1998


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Michals racconta la scena e per farlo utilizza il tempo come elemento chiave della narrazione: prima-ora-dopo. Lo notiamo nelle sue sequenze di cinque o più immagini, in cui il punto di vista della fotocamera rimane fermo, ma i soggetti cambiano la loro postura o reazione in ogni immagine. ­­­ L’immagine più rappresentativa di questo stile “cinematografico” è “Chance meeting” che narra di un incontro casuale tra due uomini in un vicolo. Tutte le immagini sono ugualmente incorniciate, quindi le uniche variabili sono il tempo, che conduce la storia e le espressioni delle persone fotografate che lasciano spazio all’interpretazione. Non tutte le domande che ci poniamo vedendo la sequenza hanno una risposta. Nella pagina a sinistra: “Andy Warhol” 1972


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Chi sono questi uomini? Cosa stanno facendo in questo vicolo? Il primo uomo sembra riconoscere un volto familiare nell’altro e il secondo uomo reagisce solo nella foto finale… Perché? Ogni spettatore può trarre le proprie conclusioni e i propri significati.

Nella pagina precedente: “Chance meeting” 1972

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In questa pagina: “Things are queer” 1973

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In questa doppia pagina: “The Spirit Leaves the Body” 1968

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Le sequenze di immagini non sono l’unica tecnica che Michals utilizza per creare racconti, infatti, sfrutta anche varie forme di manipolazione del linguaggio fotografico come esposizioni lunghe o multiple.

Nella pagina a sinistra: “Marcel Duchamp� 1964


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In questa doppia pagina: “Baltus and Setsuko” 2000, “Rene Magritte”

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Un ulteriore tecnica che Michals utilizza per arricchire di significato le sue fotografie consiste nell’intervenire manualmente con frasi, come nel caso di “This photograph is my proof�, e disegni che creano diversi piani di lettura.


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In questa pagina: “This Photograph Is My Proof” 1967-74

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In questa doppia pagina: “Black is Ugly” 1974, “All Things Mellow in the Mind” 1986

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Nella pagina successiva: “Salvation” 194


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Bibliografia e sitografia:

Michals, D., Duane Michals, Pantheon Books, New York, 1986. https://www.academia.edu/29304239/Chance_ Meeting_With_Duane_Michals http://www.artnet.com/artists/duane-michals/ https://www.canalearte.tv/video/reportage/mostre/ la-poesia-visiva-di-duane-michals-al-mef/ https://www.theguardian.com/artanddesign/2015/ feb/26/duane-michals-best-photograph-frenchvogue-quantum-physics-heisenberg

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Note:

Tutti i marchi e le immagini riprodotte nella presente tesina appartengono ai rispettivi titolari. Il sottotitolo della tesina è un estratto dal testo dell’opera “A Failed Attempt to Photograph Reality” Le citazioni inserite con scrittura calligrafica sono trascrizioni di interviste dello stesso Duane Michals tradotte e adattate; rispettivamente: pag. 9, https://www.theguardian.com/ artanddesign/2015/feb/26/duane-michals-bestphotograph-french-vogue-quantum-physicsheisenberg pag. 14, https://www.youtube.com/ watch?v=ZVFMOO_q1j4&feature=emb_title pag 19, 22, https://projects.newyorker.com/ portfolio/michals-empty-ny/#19





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