Kreol Soul - l'anima creola delle Seychelles

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Rosalba Grassi e Simona Ottolenghi

kreol soul

l’anima creola delle Seychelles


KREOL SOUL - l’anima creola delle Seychelles testi: Rosalba Grassi foto: Simona Ottolenghi progetto grafico: Simona Ottolenghi per Viaggio Fotografico Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, interamente o in parte, memorizzata o inserita in un sistema di ricerca delle informazioni o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, in fotocopia o altro) senza il consenso scritto dell’editore.




PRESENTAZIONE Niente succede per caso e gli incontri che possono sembrare fortuiti sono invece legami di un filo sottile d’argento che a pochi è dato vedere e che, ben teso, porta a costruzione di progetti comuni, per mettere a segno ciò che il ‘maktub’, come scrive Paulo Choelo in l’Alchimista, cioè il ‘destino’, disegna per noi facendoci compiere la nostra leggenda personale. In qualità di Manager Italia dell’Ente del Turismo delle Seychelles ho un compito preciso, quello di presentare al mondo il nostro splendido arcipelago delle Seychelles in tutte le sue sfaccettature e di permetterne la sua fruizione agevolando un turismo sempre più consapevole. L’incontro con Rosalba Grassi e Simona Ottolenghi, giornalista e fotografa di Viaggio Fotografico, avvenuto a Lecco per l’edizione 2013 di Immagimondo, ha fatto da volano alla programmazione di un Reportage foto-giornalistico di Viaggio nel Mondo Creolo. Da qui, poi, sono scaturiti una serie di progetti ed articoli dedicati alla XXIX edizione del Festival Creolo 2014 e, in particolare, questa pubblicazione del libro ‘Kreol Soul’ con immagini e testi che ne hanno ben catturato l’Anima. Il Festival Creolo di ottobre, insieme al Carnevale Internazionale di aprile e alla FetAfrik di maggio, al Subios di novembre e ora anche alla 1^ edizione di Praslin Culinary & Arts Fiesta di settembre 2015, è uno degli Eventi culturali ricorrenti che dipingono la nostra identità creola. Una manifestazione che però non è ancora molto conosciuta dal turismo di massa, che sceglie le isole delle Seychelles in particolare per godere delle bellezze naturalistiche, di angoli incontaminati di Paradiso terrestre e marino. Il nostro Ministro della Cultura e del Turismo Mr. Alain St. Ange sta puntando molto alla promozione della forte identità del popolo creolo, che ha stampate sulla pelle cinque nazionalità diverse: francese, inglese, africana, indiana e cinese. E quale miglior strumento, se non la Fotografia, ci può introdurre in questo viaggio? Dopo l’avanscoperta e il Reportage esce il Libro, e ad ogni pagina che si sfoglia si aprirà un mondo. Uno scenario che ha delle quinte variopinte tra canti, musiche e danze, il gran concerto della Kassav Band, le street parade, il Tifin, cioè la rivisitazione del matrimonio tradizionale, il picnic sulla spiaggia e la fishing competition. Tutti momenti legati al Festival Creolo da Mahé a La Digue, a Praslin, anche assaggiandone i sapori delle pietanze e i profumi degli ingredienti. E chissà che questo filo, seppur sottile, sia così resistente da condurci a scoprire, in immagini, tutti gli itinerari degli eventi culturali ricorrenti. Dio è stato magnanimo con noi Seychellois, donandoci l’Eden, noi dobbiamo sapercelo meritare e affermare con forza la nostra identità culturale multietnica aprendo le porte all’altro. Monette Rose Manager Italia Seychelles Tourism Board



mahĂŠ island

e victoria, la capitale piĂš piccola del mondo


Il Paradiso terrestre esiste e non solo per il colore turchese dell’Oceano indiano, che si infrange su massi di granito e su una candida spiaggia, in cui si riflette l’ombra di grandi palme, ma soprattutto per la capacità di convivenza di gente con la pelle di colore diverso e differenti credi religiosi: cattolici, anglicani, musulmani e induisti, che riescono a condividere varie esperienze con l’allegria sul volto e con il sole nel cuore. Tutti figli di un unico passato, la deportazione degli schiavi dall’Africa sulle Isole delle Seychelles e la loro unione con popolazioni europee: Inglesi e Francesi, e, in un secondo momento, anche con Indiani e Cinesi che sull’Oceano indiano ci facevano i loro commerci. A passi di danza stretti, a piedi scalzi a rimembrare l’andatura degli schiavi costretti da catene, sui ritmi della musica Moutia, abbinata a canzoni, storie, racconti, proverbi e soprattutto alla lingua madre creola, Viaggio Fotografico ha imbracciato l’attrezzatura fotografica per documentare tutti gli eventi legati alla 29° edizione del Festival Creolo. Un Festival ricorrente che si svolge nella Capitale Victoria, nell’isola di Mahé, dal 23 al 31 ottobre ed ha focolai anche a La Digue e a Praslin.




Eh il mercato! Potrebbe sembrare una passeggiata tra massaie, ma il mercato è la tappa principale nei viaggi. Uno spaccato di tutta la società e il modo di vivere e mangiare e vestire della popolazione a cui stai per avvicinarti. Il mercato di Victoria è piccolino, ma un concentrato di mercanzie tra mango, papaya e cocco che si possono anche mangiare al banco, offerti dai venditori, od utilizzare in cocktail salad. Un bancone del pesce pittoresco con gabbianelle che svolazzano intorno e venditori giovani e anziani a braccetto. Sembrava si passassero oralmente l’esperienza di vendita e che poi la trasferissero, in una sorta di arte scenica quotidiana, con cantilene creole e la simpatia sulle gote, per attirare la gente a comprare ‘pesci a mazzi’. Proprio così: 5-6 pesci legati insieme appena pescati e pronti per il barbeque ad una modica cifra di 25 rupie. Il venditore di conchiglie, poi è spettacolare nel suo look di pescatore-artista. E’ un vero intenditore e cercatore di conchiglie che poi si diverte a pulire, lucidare e dipingere. Se ne trovano di ogni tipo sulla sua bancarella, dove lui fa capolino dietro ai suoi scacciapensieri, che a me piace chiamare acchiappasogni, appesi e tintinnanti al vento.




Siamo al Giardino Botanico di Victoria in cui troviamo un assaggio di tutte le piante endemiche delle Seychelles, in particolare diversi tipi di palme da cui si produce olio e anche zucchero. Nei primi del 900 era un vero e proprio orto e dove ancora oggi vivono le prime colture di piante da spezia. La cannella, la vaniglia e la noce moscata infatti, fanno da signore. Fiori splendidi fanno capolino tra tanto verde. Sono fiori esotici, dal profumo inebriante e producono anche frutti saporiti. Sono specie che certo non vediamo tutti i giorni, anzi, e dalle nomenclature difficili, conosciuti solo ad intenditori di botanica. Scopriamo il Coco de Mer e l’albero del pane, piante di aloe e, mentre andiamo verso un laghetto di palmifere e disseminato di ninfee, ci soffermiamo a raccogliere semi rossi d’acacia sparsi a terra per metterli nel portafogli perchÊ, come narra la leggenda, se li trovi ti giunge denaro.




festival kreol 2014


Conferenza stampa della Kassav Band Vivendo appieno il Festival si comprende che la forza dei Creoli sta nel loro stesso cocktail d’ingredienti shakerati in ogni aspetto del vivere sociale e culturale, che arrivano da lontano e che in queste isole, che nel frattempo si sono staccate dall’Africa per effetto dei movimenti tellurici, hanno messo radici profonde. L’Ente del Turismo si è sempre adoperato per l’organizzazione di questo evento in cui si celebra l’identità culturale di un popolo, facendo sì che Victoria, pur essendo la più piccola capitale al mondo, diventasse l’unica capitale del mondo creolo. Stavolta l’impulso alla diffusione è davvero forte: il Ministro Alain St. Ange ha deciso di dare una spinta decisiva al Festival, facendo esplodere una bomba di dinamismo allo Stadio di Victoria a Mahé e richiamando l’attenzione per il Concerto della Kassav Band, composta da 22 elementi che nel loro mix sono la concreta rappresentazione dell’essere creolo e che compiono 35 anni di lavoro artistico insieme, con un collante forte: i suoi fondatori Jocelyne Béroard e Jacob Desvarieux, tanto attesi da migliaia di fan creoli, per il concerto live al Festival. Il tutto annunciato con la conferenza stampa di inaugurazione in cui il Ministro ha esordito: “Ora voi giornalisti sarete ambasciatori, insieme ai Kassav, dell’identità creola”. Color di girasole, quando il suo giallo raggiunge il massimo della tonalità ocra, così la cantante Jocelyne Béroard ha aperto il suo sorriso e lo sguardo alla stampa. Ha una grandissima capacità comunicativa e tanta espressività da story teller e ci ha ammaliato già nel rispondere alle domande, poi si è superata in concerto dove tutto il corpo è stato messo in gioco nella danza e nel canto con grande energia, con prestazioni da ragazza e voce e tecnica di cantante navigata. Dopo una serie di domande ai musicisti da parte dei colleghi provenienti da Parigi, Londra, Cina, Mauritius, Reunion, ed ovviamente dalle Seychelles, mi si concede l’intervento: “Sono una giornalista italiana e l’unica, in conferenza, a non essere creola, e questo onora me e Simona Ottolenghi, la mia collega fotografa.


Masticando pochissimo inglese e neanche una parola di francese – mi spiego - sono qui per Viaggio Fotografico in collaborazione con l’Ente del Turismo delle Seychelles per raccontare e fotografare il Festival Creolo e diffonderlo in Italia. La prima foto immaginativa che vorrei fare è legata alla musica, un meraviglioso miscuglio di generi, come lo è, in fondo, tutto ciò che è creolo”. E nella ricerca dell’Animo Creolo in questo viaggio - mi rivolgo a Jocelyne - cos’è la zouk music? “E’ la musica dei Caraibi francesi – risponde – nata in Guadalupe. E noi Kassav ne siamo stati i leader. Nel 1978 Jacob Desvarieux, che mi siede accanto, ha incontrato il fratello Pierre Edouard Décimus, che cantava e suonava nel gruppo chiamato ‘I Vichinghi, nome che nulla c’entrava col suo aspetto e la sua identità. C’era una gran confusione sul concetto di identità in quel periodo. Attraverso la nostra musica abbiamo così deciso di lavorare proprio sulla nostra identità e sul fatto che i musicisti di Guadalupe davano più importanza alla musica che veniva da fuori. Pierre Edouard voleva creare una musica originaria delle Antille che potesse raggiungere la stessa fama e lo stesso valore della Dance Music americana. Si rivolse così al fratello Jacob, che aveva vissuto in Martinica, in Senegal e nel Sud della Francia dove aveva lavorato con musicisti del Rock and Roll, ed aveva quindi un modo diverso e più aperto di vedere le cose. I due fratelli hanno lavorato molto per capire cosa mancasse alla musica locale rispetto al Rock and Roll che coinvolgeva e faceva ballare tutti. Così sono tornati alle regole della musica Vaka scoprendone il ritmo carnevalesco, e da qui sono partiti per sviluppare la Zouk Music. Si sono avvalsi di moderne tecnologie audio e strumenti musicali per creare brani originali ma non avevano ancora l’anima giusta. Desvarieux si afferma come produttore e arrangiatore di brani ‘disco’ africani e francesi e questa musica si diffuse in Martinica. Io sono di Martinica, ci siamo incontrati ed insieme abbiamo creato un gruppo creolo, un mix dunque di persone e musiche, infarcite dai ritmi di Haiti, il Compas e la Cadence, da quelli della Calypso e della Soca di Trinidad e la Salsa. Dove tutti avevano le stesse origini ma ognuno una caratteristica diversa. Questo è diventato il nostro respiro vitale che non ci fa dimenticare mai che il nostro linguaggio va posto ad un livello più alto. La lingua creola non va mai vista come un dialetto ma come una vera e propria lingua da imparare come le altre ad iniziare dalla grammatica, ad approfondire gli aspetti lessicali, fino ad entrare nell’immaginario, nel tessuto culturale. Essere creolo significa essere fiero di appartenere ad un’identità forte, ma essere come l’altro. Non vuole essere una guerra ma una bella cosa da condividere con il mondo intero. La musica dei Kassav si basa su proprio questo. I Kassav con la loro musica ottengono quindi una miscela di musica africana-antillese”. Jocelyne Béroard è stata esaudiente, una vera donna creola: in una risposta tutto il significato!





concerto di apertura



Kreol Festival è un corollario di eventi. Ha il suo start up allo Stadio di Victoria, dove, per l’occasione, si tiene il grande concerto di musica creola. E’ presentato dai vari rappresentanti del governo, per lo più donne, che alle Seychelles riescono ad arrivare alle ‘stanze dei bottoni’ per meritocrazia e più facilmente degli uomini. Ci sono artisti da tutto il mondo creolo, in un’escalation che fa diventare i presenti un corpo e un’anima sola esprimendo nel ballo e in grida d’entusiasmo tutte le sensazioni del momento.



Il concerto inizia con un’anteprima di quello che sarà il concerto della Kassav Band della sera successiva e prosegue con canti e danze popolari in lingua creola, un mix tra l’inglese, il francese e lo swaili (linguaggio antico africano) e musica sega. Come fosse un inno alla festa, si apre con gridolini simili a canti di gallo al mattino. L’esordio è un avvicendarsi di artisti che si esprimono nel canto e nelle danze popolari creole. Esplodono colori di abiti tradizionali, sgargianti colori e fiori di gonne svolazzanti. Un gruppo di donne balla facendo dondolare lanterne accese ad illuminare il buio totale sul palco e i loro compagni agitano piccoli cestini in fibra di cocco, utili nella loro cultura a conservare frutta. Si susseguono canti neomelodici in lingua creola o francese, fino a danze tribali africane e sul palco passano in rassegna tutti gli strumenti, dai più antichi a quelli più moderni. C’è tutto l’Oceano Indiano in Festival e ospiti d’onore sono gli artisti di Reunion Island. Ma si rimarcano le caratteristiche anche di artisti provenienti dalle Antille francesi, e dalle Isole Mauritius, tra cui si è distinto alle percussioni il gruppo di Johan Leste: Bwa Maron; ed ha attirato l’attenzione del pubblico anche la giovane poetessa-cantante Judith Profil in arte Kaloune, di Reunion. Tutti differenti nell’espressione artistica, ma che esprimono all’unisono la forza di un’unica cultura creola che riesce a tenerli uniti. E’ magica l’energia che si sprigiona, che mai porta a risvolti negativi, come purtroppo spesso succede nei nostri stadi. Il pubblico è pulito, educato, non si sente odore di marijuana, anche perché alle Seychelles tra detenzione e spaccio non c’è differenza e le pene sono salate. Ti possono dare anni di detenzione in un piccolo carcere di sicurezza in una sperduta isoletta dell’arcipelago, e addirittura nessuno fuma neanche sigarette all’aperto. Chi beve o mangia sta ben attento a riporre packaging vuoti nelle proprie borse e, se qualcosa resta sull’erba, alla fine dei concerti, subito omini con grossi sacchi, corrono a recuperarli e alla fine si è pronti per un nuovo evento.








Anche noi in Reunion Island celebriamo il Kreol Soul. Il 20 dicembre infatti c’è il Festival della liberazione degli schiavi, avvenuta nel 1848. E i nostri antenati sono nati da quegli schiavi ma sono nati a Reunion ed hanno animo creolo. Grazie poetessa creola continua a cantare il tuo messaggio


KALOUNE: la cantante poetessa di Reunion “Ho 28 anni e sono di Reunion Island, parlo Francese ma sono creola in ogni poro. Sono principalmente poetessa, scrivo i testi che canto basandomi sui ricordi, mi ispirano le canzoni provenienti dai nostri antenati d’Africa. Sono ispirata da questa forte eredità”. Tu usi uno strumento davvero particolare, in legno, come si chiama? Lo pizzichi leggiadra e la tua voce sembra proprio adatta alla soavità della musica che produce. “Si chiama Mbira, non è uno strumento tradizionale di Reunion ma proviene dallo Zimbabwe, l’ho scoperto quando lavoravo in Zambia. Lo usavano gli Africani per cerimonie tradizionali. Ti suono una canzoni tradizionale francese e la mischio con una tradizionale creola. Ecco questo è il mio lavoro”. Cos’è per te la tradizione creola? Il significato della cultura creola sta nel blending, nella fusione della cultura europea con quella africana ed io sento di essere questo miscuglio. Quale è il messaggio che vuoi trasmettere a chi ti ascolta? “Siamo francesi e viviamo nell’Oceano Indiano, allo stesso tempo siamo fieri di quel che siamo e da dove veniamo. I nostri antenati erano schiavi, è una storia triste… è vero, ma siamo fieri di aver ereditato quella cultura. Essendo anche francesi, siamo cittadini del mondo. Ed io voglio far sapere al mondo che noi creoli siamo molto aperti a tutte le culture, perché noi siamo la cultura di tutto il mondo. Questo è il mio messaggio.







Da Reunion Island alle Mauritius. Intervistiamo JOHAN LESTE Johan il concerto della tua band Bwa Maron è esplosivo, come siete giunti al Festival creolo? “Per la nostra performance siamo stati selezionati per il Festival dal Ministro del Turismo e della Cultura in persona: Alain St. Ange. E’ il primo viaggio del gruppo dopo 10 anni dalla formazione. Siamo fieri di essere qui alle Seychelles. Noi facciamo musica africana, ma non solo. Siamo percussionisti, suoniamo i Djembé e i Raven, facciamo musica tradizionale di stili differenti: indiana, creola, della Cina, del Giappone; ritmi orientali e latini. Qui alle Seychelles l’atmosfera è meravigliosa e siamo qui per far scoprire all’Oceano Indiano la musica africana in tutti gli aspetti. Questa è davvero ricca, è una musica intellettuale, ci sono tecniche complicate, ci sono differenti ritmi da ovest a est, dal sud al nord Africa. Questi mischiati tra loro danno luogo ad un ritmo fantastico che rende il senso della musica creola. Noi suoniamo il Djembé con differenti linguaggi e nel miscuglio sta la meraviglia di rendere unite le persone. E’ questo il significato profondo del peace and love e quando suoniamo ogni membro del gruppo ha rispetto del suo compagno che gli suona accanto. Devi lasciare spazio al tuo compagno per far ‘sì che esprima se stesso. La nostra musica è anche una disciplina sportiva, perché devi avere un buon fisico allenato per suonare le percussioni”. Cosa significa per te suonare? “Facciamo workshop, concerti, suoniamo in parties privati, organizziamo eventi nel sociale, lavoriamo per i bambini che sono in riabilitazione. E’ questo secondo noi che deve fare un artista. L’artista non deve essere una stella, ma andare incontro alle persone per capire che tipo di problemi hanno nella società e portar loro speranza, riconfortarli. Essere un artista è importante per partecipare alla struttura della società, portando pace amore e condividendo amore per l’arte, in tutti gli aspetti e in tutti i settori: culturale, pittorico, musicale e anche fotografico come lo è per voi. Questo è il nostro scopo e la nostra missione, dagli altri non smetti mai di imparare”. Brilleremo di luce riflessa l’un l’altro, grazie artista.







Tra i cantanti a brillare, una ‘donna rubino’, YAELLE TRULES. Tutta vestita di rosso e a piedi nudi, anche lei di Reunion. Le tue sembrano canzoni neomelodiche in lingua creola che ci dici della tua musica? “Le mie canzoni sono creole con linguaggio misto tra francese e malgascio, ma anche un po’ inglesi e un po’ indi. Il creolo si parla nelle isole, mentre a scuola parliamo francese, quindi cantare è una forma di trasmissione orale della lingua, importante per non perderla, perché per me il creolo non è solo una lingua ma è il collante che unisce le persone. E’ anche per questo che le canzoni che scrivo parlano d’amore e non solo quello tra un uomo e una donna, ma quello per i figli, per i genitori, per la società. Canto per insegnare a dare amore e per ricevere amore”.





















street parades la serenade e pipili


Lo Stadio non è stato però l’unico palcoscenico. Vorrei che il libro fosse multimediale, riportandovi immagini e musica che abbiamo ripreso dalla terrazza del Café de l’Horloge, orgogliosa copia del Big Ben di Westminster realizzata al centro di Victoria in onore della visita della Regina d’Inghilterra, e che domina dall’alto tutto lo scenario, per farvi vivere appieno l’atmosfera che si respira alle Parate, ma ci provo solo descrivendovela. Quando assisti alle Street Parades ti si aprono tutti i canali emozionali, perché i creoli sono coinvolgenti e trascinatori. L’allegria sprizza da tutti i pori. I colori delle vesti, i fiori sulle acconciature, foulard e cravatte variopinte, i voilà delle camicette di seta sprigionano calore. PIPILI e LA SERENADE. Sono sfilate con abiti e danze tradizionali lungo la centralissima Independence Avenue, di tutti gli artisti che si sono avvicendati sul palco la sera prima.


Dalla terrazza del Café de l’Horloge, Viaggio Fotografico era insieme alle autorità a godersi le scene, ma proprio non si poteva evitare di scendere in strada a scattare, per catturare i sorrisi, i volti dipinti, momenti di ballo sul rollio dei tamburi dell’antica musica Moutia, che risuonano ancora da 200 anni fa. Una danza proibita dalla Chiesa, un’esplosione di influenze africane, insieme al racconto di leggende, storie, proverbi che ancora testimoniano la vita degli schiavi durante la vita dell’era coloniale. Nel ballo del Pipili la canzone e la musica riporta alla nostra Napoli delle vacanze italiane anni 60. La grazia delle donne nelle movenze ma anche l’eleganza rispettosa degli uomini che le guidano in giravolte in cui le gonne ruotano e il sudore scende, riempie di gioia. E ad un tratto, dietro striscioni dipinti a mano, appaiono anche momenti di vita legati alla pesca, con barche di legno portate in spalla e grandi arnesi di legno di cocco che sembra siano appena usciti dall’Oceano Indiano. La trasmissione orale della tradizione, alle Seychelles è ancora determinante.





















aspettando i kassav backstage del concerto











concerto della kassav band





“La ZOUK MUSIC è la musica dei Caraibi francesi... E noi Kassav ne siamo stati i leader”

Jocelyne Béroard













tifin

matrimonio tradizionale creolo


Un altro particolare evento inserito nel Festival Creolo, tra le strade del distretto di Beau Vallon, è il TIFIN, la rivisitazione di un matrimonio tradizionale creolo in tutti i suoi aspetti, dalla ricerca degli abiti tipici, alle pietanze della tradizione servite in un ristorante d’epoca coloniale a sposi reali, due turisti tedeschi e a tutti i loro invitati. Ospiti figuranti, gente del luogo che, come vuole il rito, accompagna in corteo gli sposi fino al luogo del ricevimento al ritmo di musica, con violini e tamburi. Tra loro tante donne, anziane signore corpulente, con grandi cappelli, che lasciavano intravedere grandi occhioni e sorrisi, mentre agitavano ventagli variopinti in danze di gioia e dopo il pranzo i canti tipici augurali dedicati agli sposi. E dietro tutto ciò ci sono le donne creole che, come ha detto Aniela, un’insegnante di inglese e francese intervistata, assomigliano alle mamme italiane: si prendono cura di tutto. Aniela ci spiega che le pietanze tipiche offerte al matrimonio sono arrosto di maiale e pollo, che ci sono tante bibite, ma solo soft drink perché non si serve alcool. Per tradizione, inoltre quando gli sposi arrivano al luogo del ricevimento, si fermano sulla porta e aspettano gli invitati che, in fila, si vanno a congratulare con loro. Solo le donne baciano la sposa, gli uomini stringono la mano allo sposo. Stavolta ospite d’onore seduto al tavolo degli sposi c’era il Ministro St. Ange, sempre pronto a stare in mezzo alla gente.








mare musica alcool

picnic della domenica in spiaggia


PIC NIC IN SPIAGGIA AL SUD DI MAHE’ Anche sulla spiaggia al sud di Mahé ci si diverte in una ricorrenza diventata un’istituzione per le Seychelles: Il Pic-nic domenicale, che si può vivere tra la gente del luogo in particolare in questo periodo legato al Festival. Ed è gioia per tutti da 0 a 90 anni. Sul minivan riservato a fotografi e giornalisti internazionali, abbiamo percorso la costa verso il sud di Mahé. Pochi km ma tre ore in coda a passo d’uomo. E’ un mega pic nic, con condivisione di pietanze, bevande tipiche ma anche di musica assordante nei pick up dove si brinda con bacardi e coca. Si gioca e si balla su un vasto prato, dove si allestiscono decine di stand culinari e d’artigianato tipico. Sembra di tornare indietro nel tempo, negli anni 70, nella nostra Italia del Sud, quando ci si svegliava presto al mattino per trovare il proprio fazzoletto di erba sui prati o un po’ d’ombra nelle pinete lungo le coste. Dove ci si incontrava da piccoli con le famiglie e si allestivano lunghe tavolate e si aprivano grosse borse con i giochi da condividere all’aria aperta. Da un pallone alle bocce, fino ad un’amaca o ad una tavolozza di legno e due funi da lanciare sui tronchi d’albero e legarle per farne un’altalena. Così si divertono ancora oggi i Seychellesi, in questa domenica del Festival, trascorrono il loro giorno libero, la domenica, vicino al mare. Le donne apparecchiano esponendo le loro pietanze, ma si preparano anche grigliate di pesce, semplicemente condito con un filo d’olio e tante spezie, oltre ai barbeque e le tipiche banane fritte. Dopo pranzo si sfrenano in balli tradizionali nell’ebbrezza della festa e carichi d’alcool. La meravigliosa spiaggia e il mare di fronte, sono punto di riferimento per centinaia di famiglie che vogliono divertirsi in questa domenica di festa. Il clima è tropicale, fa sempre caldo, ma la maggior parte di Seychellesi, al bagno, preferisce una passeggiata sulla spiaggia o poltrire sotto una palma, controllando da lontano il divertimento in acqua dei figli.













A La Plaine St. André Restaurant, sulla costa a sud est di Mahé, scopri tutte le fragranze di pietanze creole ben cucinate e presentate con arte. L’ambiente condiziona tanto, ti trasporta lontano dalla vita frenetica e si può godere il pranzo e il refrigerio su una terrazza all’aperto di una costruzione di 200 anni fa, di stile coloniale, immersa in un giardino dove ci sono anche piante medicinali e alberi da frutto. Una grande casa che è stata Monumento Nazionale nel 1982, è diventata per un breve periodo Eco Museo nel 1990 e nel 2007 si è trasformata in bar, ristorante e distilleria, e ora si può visitare come il miglior esempio alle Seychelles di una plantation house. Un itinerario completo, quindi, alla scoperta della creolità fin dentro la bottiglia del Rum raccontato da un’intenditrice di alcool, una donna creola, giovane e bionda che ci ha fatto visitare la Distilleria del Takamaka Rum, eccellenza delle Seychelles e prodotto proprio qui, nella distilleria di famiglia. Ha spiegato tutti i processi di fermentazione, distillazione e poi la conservazione in barili francesi, prima di imbottigliarlo, fino a farne sentire i profumi e il gusto. Un Rum tutto creolo dunque, in un mix di sapori al cocco, spezie, vaniglia, caramello che si può aggiungere in vari cocktail e anche in pietanze tipiche seychellesi. Una particolarità? Costolette di maiale con rum e coca serviti con un’insalata e patate fritte come in fattoria. E la miscela di takamaka fatto in casa, lo rende unico. C’è anche un tipo di rum che si può bere anche assoluto, e tutti sono di una qualità particolarmente alta e resi più buoni per l’uso dell’acqua pura delle montagne delle Seychelles, rinomata per la sua elevata qualità minerale.




la digue island

riserva naturale e tradizione creola





Ad Unione Estate, la Riserva marina incontaminata di La Digue, oltre a regalarti splendidi momenti di relax in una lunghissima lingua di spiaggia, si può assorbire un altro po’ di cultura creola. Proprio nel cuore di questa antica piantagione, si può visitare la Plantation House, la casa in stile coloniale francese, una delle ultime rimasta nelle Seychelles. Una delle più vecchie abitazioni dell’Arcipelago africano, tutta in legno e con il tetto ricoperto di foglie di palma, in verità da ristrutturare, con ambienti arredati in stile dell’epoca e pavimenti scricchiolanti. L’ingresso principale, con un’imponente scala, porta alla grande sala. Le camere da letto non sono così grandi, quanto invece la zona giorno con un grosso open space dedicato alla cucina, con enormi piani cottura. Tutt’intorno alla villa, gira una grande veranda e che attraversandola ti fa sentire come sbalzata nelle scene di ‘Radici’, la serie televisiva di 30 anni fa. In realtà questa è stata location del film “Emmanuelle” e alcuni spot pubblicitari. Una casa costruita da una famiglia benestante arrivata a La Digue dalle Mauritius e dove ha trascorso le sue vacanze il Presidente della Repubblica James Alix Michel.


Ed ora, di fronte alla casa, la figura di una donna ci si staglia di fronte: siamo nel vecchio deposito di cocco e forno di essiccazione dove ci sono milioni di gusci quasi bruciacchiati. La donna creola è l’addetta alla macina del cocco. Anzi è il frustino vivente di un grosso bue che, incatenato, gira eternamente intorno al mulino per tritare il cocco e trasformarlo in olio. La donna alla riserva naturale di Union Estate, scura di pelle, con i capelli raccolti in uno chignon e a piedi scalzi nella sabbia, parlotta solo creolo e, non so come ho fatto a capire, ma ha spiegato che il cilindro alla base del torchio contiene 35 kg di cocco da triturare e spremere. In tal modo la poltiglia di cocco si trasforma in olio che si usa sia a scopo alimentare, ad esempio si friggono banane e patate, sia estetico in particolare per la pelle e i capelli.




praslin island

l’isola del coco de mer


Per scoprire l’anima creola delle Seychelles, diversi sono stati i percorsi e a Praslin non potevamo evitare di entrare in un mondo naturalistico di grande eccezione dove la natura selvatica ha la massima esplosione in un miscuglio creolo tra flora e fauna immersa in un habitat con un microclima costante durante tutto il giorno e la notte. Parliamo della Vallée de Mai una foresta incontaminata, fitta di piante endemiche e palme di Coco de Mer che cresce in formazioni miste con altre arecaceae, rubiaceae, sapindaceae. Per distinguere se gli alberi di coco de mer sono maschi o femmine, bisogna osservare il frutto ed è allora che si resta a bocca aperta. La natura è l’unica in grado di suscitare pura meraviglia. Il maschio ha un frutto a forma di un enorme organo genitale maschile e la femmina ne ha uno che sembra un bacino di donna. Ed è incredibile, come accade per noi esseri umani, anche ai coco de mer nascono i gemelli! Il seme di questo frutto, che matura dopo 6-7 anni, è il più grande del regno vegetale. In passato il coco de mer aveva un grosso valore commerciale, presso gli aristocratici europei del XVI secolo i gusci decorati con pietre preziose erano oggetti da collezione.






Finché non se ne conobbe l’origine, a metà del 1700, secondo la leggenda si credeva che giungessero dagli abissi marini come frutti di alberi che crescevano sotto l’oceano. Siccome i frutti avevano sembianze così evidenti legate alle regioni pelviche e quindi l’origine della vita, si crede ancora oggi che il liquido gelatinoso e traslucido contenuto all’interno sia un potente afrodisiaco. Nella Valléede Mai è protetto e nessuno può toccarlo. Noi di Viaggio Fotografico abbiamo girato questo Paradiso, la Vallée de Mai in lungo e in largo ed abbiamo impiegato mezza giornata accompagnate da una brava guida e sempre sotto una pioggia scrosciante, paradossalmente riparate da un grosso ombrello sotto il logo di 7°South. Eh si, perché a volte gli acquazzoni a Praslin sono in agguato in tutti i periodi dell’anno. Ma anche così, questo sito, iscritto tra i patrimoni dell’Umanità dell’Unesco dal 1983, non ha perso il suo fascino. Anzi nell’oscurità ogni tanto dall’alto il sole, che comunque c’è sempre anche dietro le nuvole, si infiltrava tra le foglie di palma e lasciava passare un’ immagine artistica nell’aria, fatta di luci ed ombre e che, con la pioggia, riverberava spettri di colore arcobaleno. La natura certo non è mai matrigna a Praslin. Tutto è grande, perché risulti spettacolare essa stessa.


Sulle tracce dei pirati

Praslin Island, all’Iles des Palmes, The Beach Island Resort ad Anse Takamaka, antico covo del Pirata La Buse e dei suoi uomini. E’ Mary Rose Mahoune, la guida del National Heritage Treasure Trail che ci ha accompagnato alla scoperta delle tracce lasciate dai pirati che hanno vissuto nella zona, fino alla metà dell’800. E’ una vera strana scoperta, si rabbrividisce a pensare che quelle stesse piantagioni erano già state calpestate dai pirati che, seppur ci sembrano legati ad un remoto passato, in realtà esistono ancora. Ci sono pirati somali nel bel mezzo dell’Oceano Indiano che stanno dando filo da torcere al governo delle Seychelles che si è ora alleato con i Cinesi per debellare il fenomeno. E intanto scopriamo il tesoro nascosto nella Baia e ritrovato: nessun baule pieno di monete d’oro però. Ci sono diversi reperti di strumenti, usati dai pirati nel 1842 e sono arnesi per scolpire il legno e farne barche, bilancini, scrigni per il tesoro, ma c’è anche il fucile di La Buse e una palla di cannone. La vita di La Buse, conosciuto anche come Olivier Levasseur, ancora respira tra gli alberi di cocco che sono nella proprietà e che nel 1840, nella Copra House, si essiccavano i frutti, per estrarne la copra, la polpa di cocco essiccata da cui si ricavano grassi e oli. Questa è l’ultimo esempio rimasto a Praslin ed è preservata come bene archeologico e culturale delle Seychelles. Ma ci si svela ancora meglio il modo di vivere di fine 800, avvicinandosi alla stradina, dove si gode della natura, ci si muove attraverso alberi di frutta: mango, golden apples, jackfruit e santol e ad un tratto si apre un varco ben nascosto in mezzo a un groviglio di piante dove troviamo il grande forno di granito dei pirati, costruito nel XVII secolo in modo che fosse al riparo da pioggia e sole e con polvere di corallo, materiale ben più resistente della malta, tanto che è rimasto intatto. Mary Rose ci fa notare che tutt’intorno ci sono alberi di papaya e piante di vaniglia e stagni pieni di granchi, con la cui polpa – dice - si prepara, alle Seychelles, un piatto prelibato proveniente dalla cucina indiana, il granchio piccante al curry. Proseguendo sul sentiero ci si sofferma a scrutare l’albero del cotone e subito accanto un altro tesoro culturale: l’unica vecchia distilleria di cannella trovata sulle coste di Praslin e ricorda i giorni in cui l’agricoltura era il primo pilastro dell’economia delle Seychelles. Nei primi anni del 900, l’esportazione della cannella era un gran business, tonnellate di rametti di cannella erano esportati, mentre le foglie venivano trasformate in essenze nelle distillerie e con queste se ne facevano profumi, mentre dalla corteccia se ne estraggono le spezie.

Una storia dal sangue blu

Finisce la visita e facciamo l’ultima scoperta all’Iles des Palmes Eco Resort Marie-Rose Prempeh Lepathy è responsabile alla Reception con una grazia di chi si capisce che ha il sangue blu. Infatti scopriamo che è di stirpe principesca dal ramo materno, perché uno dei figli del re del Ghana Prempeh I degli Ashanti, mandato in esilio sull’arcipelago dai coloni inglesi nel 1990 e poi tornato in patria dopo 24 anni, ha sposato sua nonna Hugette. Marie Rose è figlia di Sylvia Prempeh, ultima cugina della principessa del Ghana, Molly Germaine Prempeh. Siamo rimasti in contatto con Marie Rose e, poco dopo la nostra partenza, ci ha fatto sapere che inaspettatamente la principessa Molly Prempeh che ora ha 72 anni, è tornata a Praslin per abbracciarla per la prima volta e spiegarle quanto di bello e buono è stato tramandato dal nonno, re del Ghana, a tutti loro in merito all’accoglienza della popolazione creola durante il suo esilio e di quanto sia rimasto forte il legame tra le Seychelles e la popolazione Ashanti. Tanto che la stessa principessa Molly Prempeh, ancora oggi parla fluentemente la lingua creola. Anche questo lascia comprendere al meglio che da grossi miscugli di razze, si creano legami indissolubili e aperture tra popoli.




fishing competition sulla spiaggia di berjaya




Anche in giornate uggiose, apparentemente grigie, tutto si trasforma e al viaggiatore si presentano occasioni singolari legate alla vita di mare. Quando non si parte come turista, ma alla ricerca del profondo significato del posto, ci si distacca dall’idea di distendersi in panciolle sulla spiaggia. Ci si sposta, invece, aprendo i canali della curiosità. Tra le domande che ci siamo poste è stato cercare di capire oltre al ruolo determinante delle donne, che come abbiamo visto è determinante, dove fossero finiti gli uomini. Ci siamo chieste se solo la donna ha sentito nel tempo il forte desiderio di riscatto da un lungo periodo legato alle deportazioni e alle colonizzazioni. Ci siamo chieste come mai non ancora fossimo riuscite a dar visibilità all’uomo creolo. E finalmente la risposta è arrivata e ce l’ha portata il mare. E così mentre imprimevamo orme sulla sabbia, si sono aperti scenari che hanno impresso forti emozioni: la scoperta che essere uomo alle Seychelles per di più significa saper affrontare l’Oceano, stringere un rapporto di suddito rispetto per riuscire a coglierne i frutti della grande pesca, quella che oltre al turismo è la principale fonte di sostentamento economico. Per fortuna l’ultimo giorno del nostro viaggio io e Simona a piedi nudi con una penna, uno smartphone e una reflex non siamo proprio riuscite a soffermarci troppo al Paradise Island a Praslin, in un festival di sapori e artigianato dedicato agli ospiti. E, lasciato l’agio di tavolini da ristorante, ricchi buffet e balli folcloristici un po’ troppo cuciti addosso per turisti, abbiamo voluto sentire gli scrosci della pioggia tropicale addosso e ci siamo inoltrate lungo la spiaggia verso Berjaya Beach. Pochi passi soltanto e, oltre le ghirlande di fiori freschi e latte di cocco offerti da autoctoni sotto una palma, si è aperto uno scenario autentico.


Sembrava quasi che si stesse sfogliando il libro del Vangelo e si fosse renderizzato il miracolo della moltiplicazione dei pesci. Siamo riuscite a partecipare ad un evento coinvolgente insieme a centinaia di uomini seychellesi tutti impegnati alla miglior riuscita della ‘Fishing Competition’. Una gara di pesca spettacolare, in cui proprio sotto i nostri occhi e l’obiettivo della nikon, hanno partecipato 10 barche di pescatori con 4 o 5 persone ad equipaggio. Tutti avevano salpato al mattino presto e, al tramonto, tornavano con le reti piene. Una gara ben progettata, organizzata dalle tre squadre di calcio delle Seychelles per la ricerca di fondi. Una competizione sponsorizzata dalle strutture ricettive di Praslin – ci spiega Pierre Dogley, uno degli organizzatori - che mettono in Palio un primo e secondo premio per ogni categoria. Le categorie sono cinque e tutti i premi sono divisi, in questo caso, per 3 barche vincitrici, su 10. Sono poi gli stessi alberghi sponsor ed altri ristoranti della zona di Berjaya Beach, che acquisteranno il pesce freschissimo a buon prezzo per metterlo nei piatti dei loro ospiti. Si parla davvero di cifre irrisorie per noi europei: un kg di pesce viene acquistato a 30 rupie delle Seychelles e cioè 2 euro e 6 centesimi. Con il ricavo ottenuto dalla vendita, infine, si sostengono le squadre di calcio in questione. L’area sulla spiaggia, dedicata all’arrivo degli equipaggi, pullulava di spettatori che li accoglievano con urla di gioia e con sguardi di meraviglia. Ombrelli, non ombrelloni, a ripararsi dalla pioggia e non dal sole e scatti continui di macchine fotografiche a immortalare momenti di meraviglia di fronte alle dimensioni e alle quantità del pescato.












Principessa della Fishing Competition di questa gara 2014 a Praslin, è stata Peggy Boat con il suo capitano Julien un giovane robusto e con un sorriso coinvolgente, che è riuscita a far strabuzzare gli occhi di tutti i presenti. Sì proprio così, perché sulla spiaggia è arrivato un gigante del mare e, per di più, pescato a strascico. Mai avevamo visto un pesce di questa dimensione prima! Un Black Marlyn grandissimo, portato in braccio, dalla barca verso la pesa, da tutti e 5 i componenti dell’equipaggio. A quel punto, sembrava di essere allo stadio, l’onda dei tifosi si alzava sempre più e scrosciavano applausi a segnare questo bel risultato. Immaginate cos’è accaduto quando il gigante è stato appeso al gancio di un’enorme stadera ed è stato issato con una grossa fune per la pesa! Le foto parlano da sole. L’ago segnava ben 210 kg.









Intanto, tronfie per l’impresa dei loro uomini, tutte insieme ad aspettarli, c’erano le donne, mogli, compagne e figlie. Un’immagine indelebile. La curiosità mi ha spinto ad intervistarle: erano preoccupatissime fino a quel momento delle sorti dei pescatori in gara, date le cattive condizioni metereologiche della giornata e del vento contrario alzatosi nel pomeriggio, tanto che un pescatore tedesco, che si era cimentato in gara, è rientrato con la coda tra le gambe, perché non è riuscito a far altro che a tornare prima e a mani vuote, per evitare di sfidare il mare. Solo gli uomini creoli riescono a interagire con i venti e l’Oceano! Tra le loro donne, in costume e pareo, ne scorgiamo una giovane e più determinata di tutte, sta andando verso la risacca ed ha uno sguardo fiero e malinconico allo stesso tempo. La avvicino e, dopo aver familiarizzato, riesco a scucirle un segreto nascosto nel suo cuore, una notizia in anteprima: Rita Rose di Praslin, è una skipper e pescatrice e sarà il capitano del primo equipaggio femminile che entrerà in gara il prossimo 23 ottobre 2015 alla Fishing Competition di La Digue.






nella cucina creola, il mondo


Se in Italia per assaggiare pietanze di cucina etnica bisogna andare alla ricerca di ristoranti tipici, alle Seychelles l’Indiano, il Cinese, l’Africano lo assaggi tutto insieme insaporito dal gusto di frutti tropicali. E l’identità creola la trovi anche a tavola, oltretutto con delizie molto spesso fatte in casa. Dall’India vengono molte varietà di curry, dalla Cina piatti popolari di riso e verdure saltate in padella e noodles con pesce al vapore, dalla Francia le miscele aromatiche di aglio e erbe e dal Madagascar e dalla costa orientale dell’Africa, latte di cocco, e tuberi quali la cassava e la patata dolce. Pesce e frutti di mare appena pescati, ma anche il pollo o il maiale assumono con queste influenze un gusto tutto esotico. E se è vero che come ha detto Feuerbach nella sua teoria degli alimenti che l’uomo è ciò che mangia, e che il suo modo di essere e la sua salute dipende dalle abitudini alimentari, immaginiamo che sangue possa scorrere nelle vene di un creolo! Mangiare e bere sulle Isole delle Seychelles, significa nutrirsi di benessere, riappropriarsi di tutte le energie conservate segretamente in tutti i cibi. E le piante di questo Eden fanno la loro parte. La palma da cocco, ad esempio, viene abbattuta per intero per ottenere il cuore di palma per preparare la cosiddetta ‘Insalata del Milionario’, il Coco de Mer della Vallée de Mai regala la sua afrodisiaca gelatina trasparente, che affogata nel Drambuie offre un dessert speciale a persone speciali. In un viaggio fotografico dedicato al Festival Creolo, anche l’aspetto culinario non viene trascurato anzi ci si avvicina non con animo da turista mordi e fuggi, ma da degustatore da slow food. Si può cominciare dalle bancarelle davanti allo Stadio di Victoria dove tra fumi e profumi hai il primo avvicinamento con le pietanze popolari. Siamo catapultati in reminiscenze delle nostre feste di paese ma, invece di caldarroste, ceci al forno e salsicce alla brace, assaggiamo cartocci di patate e banane fritte e poi riso e pollo cotti al latte di cocco. Diversi sono i ristoranti lungo il tragitto. Pranzi e cene al buffet si possono fare al Coral Strand Hotel sulla spiaggia di Beau Vallon, la cucina è molto turistica ma con sapori tipici delle Seychelles e, se ci alloggi, ti capita anche che dopo qualche giorno che prendi piatti in serie dal cameriere che te li cucina al volo sulle piastre roventi, scopri che è italiano mentre tu eri convinto che fosse un creolo bianco.




Per una cena da gran signori in un ambiente glamour sull’Anse Bois de Rose si consiglia invece all’Hotel Coco de Mer. Un mix di eleganza e autenticità, che mette a disposizione dell’ospite lunghe tavolate di cibo fritto al momento, arrostito da cuochi in divisa, che è uno spettacolo da fotografare.


Da frutto proibito a gustosissimo dessert! Nella Vallée de Mai il Coco de Mer per fortuna è protetto e nessuno può toccarlo, ma ci sono nell’isola alcune piantagioni private e può essere usato come gustoso dessert per miliardari o visitatori di riguardo, dato che un frutto costa 300 euro. Beh dobbiamo confessarlo, io e Simona Ottolenghi siamo riuscite ad assaggiarlo, perché Mr. Danby Gill general manager dell’Iles des Palmes Eco Resort di Praslin, dove abbiamo alloggiato, ci ha trattato come principesse ed ha chiesto a Roshan Bhoyroo, il responsabile del Food and Beverage Department del La Buse Restaurant, di omaggiarcene dopo cena. E’ stata davvero una inebriante sorpresa! Il Coco de Mer con fiori freschi esotici e profumati di color violetto ad adornare al centro questo gran bacino di donna che si è aperto poi su un bel vassoio mostrandone il cuore al flambé: Un vasetto trasparente in cui era preparato il miglior dessert che abbia mai assaggiato in vita mia: ‘Dessert d’Amour’. Viene servito solo in un unico ristorante al mondo e proprio noi siamo riuscite a gustarlo, ma in realtà perché i destinatari di questo elisir dovete essere voi, immaginando, leggendo, di esserne i fortunati commensali al La Buse Restaurant e di una visita nell’Eden con noi.



Curry di pollo in latte di cocco per 4 persone Ingrdienti - pollo ............................................................ 1 kg - cipolle ........................................................ 50 gr - aglio ........................................................... 10 gr - zenzero ...................................................... 10 gr - curry ........................................................... 20 gr - curcumino ................................................. 10 gr - olio ............................................................ 1/2 dl - latte di cocco .......................................... 20 ml - sale e pepe .................................................. qb - anice coriandolo e timo.............................. qb Preparazione - tagliare il pollo in 4 - rosolare il pollo - mondare e affettare le cipolle - tritare finemente aglio, zenzero e l’erba cipollina - tostare anice e coriandolo - rosolare curry cipolle e curcumino - aggiungere pollo, anice e coriandolo - aggiungere il latte di cocco - aggiungere aglio, zenzero e timo - cuocere per 30 minuti a fuoco lento - Servire con riso alla creola

Riso alla creola - cuocere il riso a metĂ cottura - sciacquarlo e scolarlo - finire di cuocere in una pirofila in forno _____________________________________________ in foto: Pirogue Restaurant a Praslin


Polpette in salsa di cocco per 4 persone Ingredienti Per le polpette - pesce o Carne ........................................1/2 kg - patate schiacciate .................................100 gr - aglio tritato con zenzero ..........................10 gr - coriandolo ................................................ 20 gr - spezie creole miste ................................... 5 gr - sale e pepe ................................................ qb Per la salsa - Olio ............................................................ 20 ml - aglio tritato con zenzero .......................... 10 gr - polvere di cannella ..................................... qb - trito di cipolla............................................. 40 gr - Curcuma in polvere ..................................... qb - Latte di cocco ........................................ 200 ml - foglie di curry ................................... a piacere Preparazione - fare delle palline con tutti gli ingredienti - soffriggere cipolla aglio e zenzero - aggiungere la curcuma - friggere le polpette fino a doratura - versare il latte di cocco con curry e cannella - cuore per 20 minuti a fuoco lento - aggiungere sale e pepe a piacere __________________________________________________ in foto: ristorante del Paradise Sun a Praslin


in foto: ristorante del Coral Strand Hotel sulla spiaggia di Beau Vallon, MahĂŠ


A Praslin Island, il pranzo tipico creolo e con un servizio impeccabile lo si trova al Pirogue Restaurant sulla Cote d’Or, la più famosa spiaggia di Praslin dove grandi massi di granito si affacciano sull’oceano e alcuni ci si immergono e, visti dall’alto, hanno una forma di piedoni in acqua.


A La Digue Island si può ritornare a casa al Ristorante di Le Repaire Boutique Hotel, gestito da due italiani, Remo (in foto) e Nicoletta, che hanno esportato la pizza nel bel mezzo dell’Oceano Indiano e che però sono così gentili da indicarvi il miglior creolo dell’Isola, magari a cena dopo un bagno al tramonto ad Anse Banane: E’ Jimmy’s, un chiosco ad Anse Banane, a gestione familiare dove si può gustare il miglior pesce delle Seychelles seduti sotto una pergola ad un unico tavolo, tipo colonico, e con cucina di casa a vista.



Insalata di mango alla creola per 4 persone Ingredienti - mango .....................................................1/2 kg - cipolline .................................................. 2 - olio ........................................................... 20 ml - succo di limone ...................................... 10 ml - Sale e pepe ............................................ qb - peperoncino verde ................................ 1 - erba cipollina .......................................... 20 gr Preparazione - lavare, sbucciare e grattuggiare il mango e togliere l’osso - mondare e affettare le cipolle - lavare e tritare finemente il peperoncino - lavare e tagliare finemente l’erba cipollina - unire gli ingredienti - spremere il limone e aggiungere olio, sale e pepe _________________________________________________ in foto: ristorante del Giardino delle Spezie a MahÊ


in foto: ristorante del Paradise Sun a Praslin

Nougat, con cocco e banane

per 10 persone Ingredienti - polpa di cocco fresco grattugiata ................................. 1 kg - banana matura schiacciata ........................................ 250 gr - zucchero ......................................................................... 800 gr - noce moscata ................................................................... 2 gr - essenza di vaniglia ......................................................... 10 ml - pirofila per dolci a forma di Coco de Mer

Preparazione - caramellare lo zucchero in una padella antiaderente - aggiungere il cocco e cuocere per 10 minuti, mescolando - versare banana, noce moscata ed essenza di vaniglia - cuocere altri 10 minuti - abbassare la fiamma e far miscelare cocco e zucchero - lasciare raffreddare nella pirofila


Il piacere sottile che si prova a Praslin, sulla spiaggia di Berjaiya, ad assaggiare latte di king coconut appena tagliato con un coltello da pirata e decorato con un fiore fresco sulla cannuccia, non ha prezzo!



le autrici

Rosalba Grassi giornalista e Simona Ottolenghi fotografa, sono l’anima femminile dell’Associazione culturale Viaggio Fotografico www.viaggiofotografico.it e insieme con Antonio D’Onofrio e Roberto Gabriele ne sono le fondatrici. Organizzano eventi legati al viaggio e alla fotografia, accompagnano gruppi di viaggiatori in giro per il mondo alla scoperta di festival di cultura etnica, insegnando fotografia con coaching personalizzati direttamente sul campo e si occupano di reportage di viaggi e storytelling. Organizzano anche i Viaggi della serie ‘Urban Vision’, workshop fotografici itineranti in Italia, per la valorizzazione delle città d’arte sotto la guida di un fotografo professionista, due fotografi architetti ed una giornalista.

Rosalba Grassi Giornalista pubblicista iscritta all’ordine interregionale del Lazio e Molise dal 25 luglio 1994. Ho collaborato per diverse testate giornalistiche e uffici stampa, anche all’Ansa, alla Rai e al quotidiano Il Tempo. Finché ho fatto mio il motto: “Siamo noi che troviamo un impiego o è l’impiego che trova noi?” Dal libro di Robert H. Hopcke “Nulla succede per caso” . E’ così che ho dato spazio alle mie passioni: l’organizzazione e promozione di Eventi culturali e il coordinamento di viaggi, dedicando da Free lance gran parte del mio tempo al Reportage giornalistico. E al ritorno… tutto scorre in moviola. Curo l’ufficio stampa di Viaggio Fotografico e i rapporti con Enti del Turismo e dirigo il nostro Web Magazine Viaggi & Foto. rosalgrassi@gmail.com www.viaggiefoto.worpress.com

Simona Ottolenghi Architetto, viaggiatrice e fotografa. La grande curiosità mi porta da anni in giro per il mondo a scoprire posti e culture molto diverse tra loro e dalla mia, dando ampio spazio a festival ed eventi tradizionali. Insomma ogni scusa è buona per scappare dalla città, e la fotocamera è la mia fedele compagna! La mia passione per la fotografia nasce proprio dall’esigenza di voler raccontare e documentare le realtà che incontro, riuscire a “cogliere l’anima” della gente, “rubare” pezzi di vita senza invaderne gli spazi è la mia sfida che non sarebbe stata possibile senza approfondire le tematiche della fotografia e del reportage. Accompagno i gruppi di Viaggio Fotografico dando particolare rilievo alla costruzione del portfolio e al photoediting. simona.ottolenghi@gmail.com www.simonaottolenghi.com


ringraziamenti

Nulla è scontato: questo libro non ci sarebbe stato se non ci fosse stato il viaggio e il viaggio non si sarebbe fatto senza l’apporto dell’Ente del Turismo delle Seychelles. www.seychelles.travel. Ma senza gli incontri e la forte volontà di collaborazione non si sarebbe fatto Nulla. E’ per questo forse che alla parola ‘Grazie’ si risponde ‘Nulla’. Perciò, dato che tutti siamo strumenti di un’unica orchestra, i ringraziamenti in primis, vanno all’Entità superiore che ci fa comprendere quale è il nostro ruolo e in quale momento agire, a chi indirizzare i messaggi e perché. Ma è bene e ci piace essere grati a chi con noi ha collaborato alla buona riuscita del Viaggio in questo splendido Eden. Perché grazie è un abbraccio di Luce Quindi… Grazie di cuore a: Alain St. Ange, Ministro del Turismo e della Cultura delle Seychelles per aver fortemente voluto questo Festival, per l’affermazione dell’identità creola nel mondo e grazie per averci ospitato in rappresentanza della stampa italiana, e non di impronta creola, e invitato alla conferenza stampa di apertura del Kreol Festival. Sherin Naiken, Chief Executive Officer del Seychelles Tourism Board Bernadette Willemin, Director Europe del Seychelles Tourism Board. Monette Rose Regional Manager di Seychelles Tourist Office Italy e alle sue solerti collaboratrici, Alessandra dell’Aira e Yasmine Pocetti. Virna Moncherry, Marketing Executive, che ha saputo coordinare tutti i nostri spostamenti, legati agli eventi Grazie di cuore anche a tutti gli artisti che hanno partecipato alle nostre interviste, dopo essersi esibiti in pubblico. Grazie di cuore a: 7° South, corrispondente locale Angel Tours, per le escursioni alle isole Cousin, Curieuse e St. Pierre Grazie di cuore ai proprietari e dirigenti delle strutture ricettive, Hotel e Ristoranti: Coral Strand Smart Choice Hotel, a Victoria – Mahé La Plain St André Restaurant – Mahé Moonlight Beach Villa – La Digue Le Repaire Boutique Restaurant – La Digue Iles Des Palmes Eco Resort – Anse Takamaka, Praslin La Buse Restaurant – Anse Takamaka, Praslin Coco De Mer Hotel – Praslin Paradise Sun Resort – Praslin

da sx: Yasmine Pocetti, Sherin Naiken, Monette Rose, Alessandra dell’Aira, Bernadette Willemin



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