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SIMONE ORLANDI



ABOUT ME


SIMONE ORLANDI 27 | 06 | 1991 via del Fagiano 62 Livorno (LI) | Italia +39 329 9689505 simo.orlandi6@gmail.com

ISTRUZIONE 13 | 12 |17 Abilitazione alla professione di Architetto 13 | 07 |17 Laurea magistrale in Architettura

curriculum vitae

Università degli Studi di Firenze Scuola d’Architettura Tesi dal titolo “La città dell’Uomo. Riqualificazione di Sultan Suleiman St. e Salah e-Din St. a Gerusalemme ” 110 | 110 e lode

11 |16 Tirocinio curriculare presso Eutropia architettura

07 |10 Dispoma di maturità scientifico

CV

Liceo scientifico F. Cecioni 2005 | 2010

LINGUE italiano inglese


COMPETENZE TECNICHE

ESPERIENZE LAVORATIVE

Autocad Adobe Photoshop Adobe InDesign Adobe Illustrator Rhinoceros SketchUp Micorsoft Office macOs

03 | 18_ In corso

ATTIVITÁ DIDATTICA 03 | 16 _ 07 | 17 Collaboratore didattico

Laboratoro di Progettazione dell’Architettura I Prof. Luca Barontini Università degli Studi di Firenze Scuola d’Architettura

Collaborazione presso lo studio di architettura dell’Arch. Luca Marchionni

01 | 18_ 03 | 18

Collaborazione presso lo studio di architettura “Casalini Bartoli Architetti” via Roma 94, Livorno

09 | 16_ 02 | 17

Lavoro di ricerca con l’Università degli Studi di Firenze per la consulenza progettuale sullo sviluppo architettonico funzionale per la riabilitazione di Salha e-din St. e Sultain Suleiman St. a Gerusalemme. Progetto coordinato da Nazioni Unite e finanziato dalla Comunità Europea per lo sviluppo delle attività sociali e culturali della Palestina.

PUBBLICAZIONI

COMPETENZE PERSONALI

07 | 17 - In corso

Eccellenti capacità e competenze relazionali acquisite durante il percorso di studi univesitario, che prevede la progettazione condivisa da un gruppo di studenti nel corso dei cinque anni. Attitudine nella realizzazione di modelli plastici e nell’elaborazione di immagini attraverso software per la rappresentazione grafica del progetto.

Pubblicazione del volume dedicato alla dignità di pubblicazione attribuita alla tesi di laurea “La città dell’Uomo”, DIDA PRESS, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

07 | 16

Simone Orlandi, I veli della al-Aqsa, in: Stefano Bertocci, MIDDLE EAST IMPRESSION, DIDA press, Firenze, 2017

05 | 16

Simone Orlandi, Le Corbusier. L’Architettura è ovunque, in: Luca Barontini, La Casa Abitata, edizioni D.E.A., Firenze, 2016

INTERESSI Architettura Grafica Fotografia Cinema Design

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ACADEMIA


vista esterna


POLEMOS LABORATORIO PROG. ARCH 2

E’ nel vasto paesaggio pianeggiante del territorio viareggino che la presenza architettonica dell’uomo è visibile nei “capanni” a palafitta sull’acqua, uniche emergenze frutto dell’architettura minore. Proprio da queste peculiarità il progetto trae i suoi caratteri principali, i bacini sono riproposti nella piazza come grandi buchi rettangolari di diverse dimensioni, che assumono la funzione di pozzi di luce per l’ambiente interrato. Un lungo e stretto taglio introduce ad esso, non faa

E’ nel vasto paesaggio pianeggiante del territorio viareggino che la presenza architettonica dell’uomo è visibile nei “capanni” a palafitta sull’acqua, uniche emergenze frutto dell’architettura minore. Proprio da queste peculiarità il progetto trae i suoi caratteri principali, i bacini sono riproposti nella piazza come grandi buchi rettangolari di diverse dimensioni, che assumono la funzione di pozzi di luce per l’ambiente interrato. Un lungo e stretto taglio introduce ad esso, non faa

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2012/2013 labprog2

studio servizi igienici

pianta -1


Gli ambienti interrati sotto la piazza si ribellano ai canoni dell’aula soprastante : la pianta inizia a frammentarsi con spessi setti murari, divenendo uno scavo, come i bacini artificiali della zona paludosa. Il materiale e la regolarità rimandano alla raffinata artificiosità del lavoro umano sulla terra, il calcestruzzo, quindi, non è al suo stato grezzo, ma lavorato fino a essere reso lucido e simile a un tessuto. Due entità apparentemente differenti, in un perenne rapporto polemico tra loro, nel senso più letterale dal termine greco “Πόλεμος” ( conflittuale, bellicoso), ma inscindibili l’una dall’altra. E’ proprio da questo confronto che nasce la giusta misura, l’equilibrio, l’armonia.

vista da una corte interna

cendo però mai perdere di vista l’auditorium. Quest’ultimo è il vero fulcro del progetto, è l’eccezione che si staglia, netta e accuratamente proporzionata, dalla piazza. Lo spazio della “convention” è completamente aperto verso l’ambiente circostante e in nessun modo suddiviso da pareti interne, i tre recinti di colonne, infatti, non delimitano una netta distinzione tra esterno e interno, ma permettono il continuo dialogo tra la grande aula e il paesaggio esterno. La luce, non essendo filtrata da alcuna apertura o fessura, entra liberamente da tutti i lati, dilatando ancora di più lo spazio. Il mare è sempre percepibile e indissolubile dal progetto, che, come un antico tempio della Magna Grecia, si staglia e si rispecchia nell’acqua diventando visibile anche ai navigatori.

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2013/2014

ESCOLA LABORATORIO PROG. ARCH 3

ACADEMIA

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Ripercorrendo l’idea di Focillion il progetto trova fondamento nell’architettura della stoà, elemento classico del passato, luogo di incontro e condivisione della vita pubblica della città. Seguendo tale modello, il progetto contemporaneo di una scuola rivive l’idea di tale spazio ricostruendo una parte del tessuto urbano adibita completamente alla comunità. Non si tratta dunque di un’innovazione bensì di un recupero di un concetto fondamentale quale principio dell’intero iter progettuale. Materialmente nel disegno tutto questo stato tradotto in un sistema di tre grandi volumi aggettanti sulla piazza dove l’ombra gioca un ruolo fondamentale nella composizione dello spazio pubblico. la definizione della piazza è affidata a due elementi : una grande piastra comune alle scuole e una stecca di servizi. La stecca come un’antica stoà filtra lo spazio della città da quello della piazza incorporando al suo interno funzioni pubbliche, quali negozi e una biblioteca, utilizzabili dall’intera comunità. La piastra invece delimita nettamente ciò che è pubblico e comunitario da ciò che invece è limitato e specialistico. La completezza dell’idea progettuale si


vista esterna

realizza grazie alla presenza della luce che muove l’andamento dei vari prospetti e penetra zenitalmente attraverso l’assenza materica delle corti. Assenza che viene riproposta nei prospetti delle scuole nell’alternanza tra luci e ombre, pieni e vuoti. All’interno la luce è completamente differente, la sequenza regolare dei pilastri delle corti scherma e ritma il passaggio della luce nei corridoi. Guardando all’intera costruzione non si può fare a meno di ricordare la presenza, all’interno della storia dell’architettura moderna e contemporanea, di Phyllis Lambert quale architetto della piazza del Seagram Building a New York- opera di Mies. Pertanto il recupero dei fondamentali classici vengono messi materialmente in luce grazie alla presenza dello spazio, inteso come luogo di incontro nell’architettura.


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2013/2014


viste interne

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vista esterna

ACADEMIA

digital illustration labprog4

2014/2015


Le cave si stagliano quasi a quinta teatrale di una città che cerca di districarsi e di inerpicarsi là dove sia più possibile. Esse sono, senza duccio, luoghi carichi di suggestioni e contrapposizioni coesistenti e tale anima contradditoria è espressa chiaramente dalla “natura artificiosità” che le caratterizza e che non passa mai inosservata a chounque le guardi o vi ci sia dentro. Gravità e leggerezza, razionalità e irregolarità, luce e ombra, espansioni e contrazioni, convivono tutti in questo bianco e polveroso paesaggio rendendolo sorprendente e inspiratorio. proprio queste opposte coesistenze sono andate a plasmare il progetto, come vere e proprie generatrici ed elementi guida, permettendo di declinare le atmosfere che si respirano nei luoghi di estrazioni, in un’opera di architettura che formalmente non vi ha nulla a che vedere ma che come essi rappresenta un gesto assoluto e caratterizzante nel paesaggio urbano. Sulla collina esistente è stata calata una grande copertura che, nonostante la sua pesantezza, rimane come sospesa, generandouna sottile linea d’ombra, testimonianza tangibile dello spazio creato al di sotto. Proprio questo distacco dà più vigore alla gravitas dell’elemento monolitico. Gli unici momenti di appoggio e di contatto sono due collinette artificiali che sostituiscono qualsiasi tipo di pilastro, altrimenti necessario. Tale gesto, quindi, non fa al-

planivolumetrico / concept

PIASTRA LABORATORIO PROG. ARCH 4

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2014/2015

tro che porrein dialogo il costruito con la natura. La piazza sottostante è uno spazio puramente pubblico che non arriva mai a fondersi totalemtne con lo spazio di lavoro degli artisti, ma che ci entra in contatto attraverso i grandi buchi del solaio, la cavea teatrale e la scala che conducono ad affacci intermedi. C’è quindi un sottile filo rosso che lega tutti questi diversi spazi pubblici che non si toccano mai, ma che si interconnettono e si parlano mediante gli sguardi e i percorsi di chi vive tale luogo. Lo spazio è inteso come democratico, flessibile, collettivo, interno o esterno che sia.

sezione prospettica longitudinale


sezione prospettica trasversale

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2014/2015 labtec2

the/Rance LABORATORIO di tecnologia 2

Sin dal principio l’idea generatrice del progetto è stata quella di ideare si uno spazio per l’uomo ma soprattutto per il vero protagonista del ranch: il cavallo. Costituita prevalentemente da due blocchi la Masseria San Leonardo porta con se i tipici caratteri dell’architettura mediterranea. I due blocchi che ne compongono la forma sono posizionati uno di fronte all’altro andando a delineare uno spazio introverso in comunicazione con l’esterno attraverso due pause che le forme stesse dei due blocchi disegnano. Si tratta di un grande spazio che separa la masseria vera e propria da quelli che sono gli ormai in disuso fienili. Gli ex fienili ospitano la scuderia vera e propria composta dai vari box e da tutti gi ambienti di servizio necessari. Il possessore del cavallo potra passare comodamente dalla club house, collocata nell’edificio sul lato est della masseria, alla zona scuderia per avere poi accesso al grande agrumeto in parte ridisegnato per permettere l’accesso dal ranch direttamente sulla spiaggia di San Leonardo. La grande zona verde un tempo dedicata alla coltivazione di agrumi oggi rivive in parte nella stessa tradizione sicula della coltivazione di arance e limoni, in parte è stato ridisegnato uno spazio relax con piscine e zone ristore immerse completamente nel particolare paesaggio siculo.


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viste esterne


labtec2

2014/2015


pianta

Gli equidi necessitano quotidianamente di un’ elevata quantità d’acqua; devono pertando avere una costante disponibilità di acqua fresca, pulita, priva di residui. Sulla base dello studio delle nozioni essenziali al fabbisogno dell’animale è stato organizzato un sistema di recupero delle acque piovane e depurazione di esse. La ventilazione naturale nei locali di detenzione degli equidi impedirà la creazione di correnti dirette d’aria sugli animali. Nelle aree di scuderizzazione dovrà essere garantita una temperatura compresa tra 0 e 35 °C. Il box dovrà avere spazio sufficiente per consentire all’equide di sdraiarsi, rialzarsi agevolmente e girarsi comodamente ( 3X4 m) ; dovrà essere posizionato preferibilmente in area d’ombra in modo da garantire una maggiore protezione dall’irraggiamento solare. Il tetto deve garantire un’idonea protezione e coibentazione ed essere posto ad un’altezza tale da permettere adeguata ventilazione e comunque non inferiore a 3 m.

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2015/2016

MONOLITO LABORATORIO PROG. ARCH 5

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Realizzata nel XII secolo come torre angolare di un gruppo di edifici, presso l’abbazia benedettino-camaldolese di San Giovanni Evangelista, la Torre di Berta divenne il simbolo di Sansepolcro quando nel 1868 furono abbattuti gli edifici adiacenti ad essa. La lesione simbolica del ’44 suscita ancora dispiacere nei cittadini del borgo, allora giovanissimi, testimoni delle ferite e dei dolori di Sansepolcro durante la guerra. Cronache orali e testimonianze scritte sono da sempre garanzia per la conoscenza; i giovani quindi possono soltanto immaginare la presenza di questa torre nella piazza priva di emergenze che loro hanno vissuto. L’idea di restituire la torre al borgo è stata concretizzata in un semplice gesto che non mira alla ricostruzione di un nuovo volume assimilabile a quello che fu la Torre presistente. La sua passata presenza è definita da un vuoto scavato nella piazza coincidente con l’impronta originale, l’unico elemento verticale che si staglia è un alto setto che ricorda il più celebre mo-

vista esterna


nolite kubrickiano; simbolo dell’oscurità della non conoscienza e schermo su cui si proietta la memoria passata della torre. Dalla piazza diventa momento di ascesa verso un belvedere e di collegamento visivo con i fondali circostanti. L’idea generatrice del concept è l’articolazione e il susseguirsi di una sequenza di spazi, diversi tra loro ma comunicanti. Tale successione diventa la spina dorsale che regge l’intero concetto spaziale, plamsando ambienti opposti che hanno il compito di guidare in un percorso sia conoscitivo che contemplativo. Come in una composizione musicale si inizia con un crescendo per poi arrivare a una pausa e infine alla conclusione con una netta cesura che sottolinea l’importanza dell’arrivo. La climax ascendente ha il suo principio con la forte compressione dell’ingresso data dal pesante elemento stereometrico, che incastrandosi e fondendosi con la piazza, concretizza

sezione tecnologica / prospetto


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2015/2016


in spazio architettonico la gravitas. Il risultato è un ambiente ribassato e buio che sottolinea lo scavo e genera attesa e curiosità. Questa compressione lascia il posto a una dilatazione improvvisa ma allo stesso tempo graduale; lo spazio che si crea è molto più ampio e luminoso.La climax si conclude, dopo una rapida compressione, in un ambiente aperto, massimamente espanso verticalmente che ricongiunge il percorso spaziale con l’esterno: la piazza, la città, il cielo. Tale spazio-filtro è una pausa ritmica che, non solo interrompe la sequneza, ma introduce e accompagna verso l’apice e il fulcro di tutta l’esperienza: la stanza di Piero. Quest’ultima nega la luminosità e dilatazione conquistata finora per racchiudersi in un ambiente intimo, semplice e buio, che lascia come unico protagonista il quadro.

viste interne : atrio / sala espositiva

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TESI


2017

LA CITTÁ DELL’UOMO Riqualificazione di Sultan Suleiman St.

abstract

e Salah e-Din St. a Gerusalenmme

La città: [è] uno schema, una costruzione umana, monotona se si vuole, cosi come sono monotone le arnie colme di miele, un luogo di contatti e di scambi […]. Le mie città nascono da incontri.

TESI

M.Yourcenar, 1981 Nelle pagine romanzate di Marguerite Yourcenar, Adriano si presenta come un attento osservatore della città, consapevole dell’inscindibile rapporto fra essa e l’uomo. Auspica per Roma un destino diverso da quelli pietrificati visti a Tebe, Babilonia, Tiro, città imprigionate nelle loro stesse pietre e ormai prive dell’essenza umana. Si ripropone di creare una città sempre viva e in grado di narrare ed essere narrata, in cui uomo e città sono legati da stretti vincoli, in cui l’abitare diventa l’atto fondativo e necessario per liberarsi da quell’immobilità dovuta al passare del tempo. Si fa strada quindi l’importanza della dimensione antropologica che dà vita a quelli che sono gli intrecci, le contraddizioni e le stratificazioni che rendono viva una città. È necessario quindi riporre al centro la questione umana, come diceva Heidegger “essere uomo significa: essere sulla terra come mortale; e cioè: abitare”.


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manifesto


2017 TESI

Gerusalemme sembra essere una città che abbia smarrito la sua dimensione antropologica e che sia imprigionata nelle sue pietre e nei suoi simboli sacri. Per secoli si è costruito e combattuto ponendo al centro sempre una divinità che fosse essa Dio, YHWH, Allāh condannando l’uomo a possedere una città, anziché viverla. Razze di appartenenza, religioni, colore della pelle, tradizioni e lingue si sono scontrate e per secoli hanno minato quella “dignità” dell’uomo tanto declamata nella seconda metà del Quattrocento da Pico della Mirandola. Sembra inevitabile ripensare o pensare qualsiasi tipo di intervento architettonico in una chiave umanistica in cui l’uomo acquisti una dimensione sacra, diventando Uomo, e in cui la città si svegli da quel sonno di pietra diventando Casa dell’Uomo.


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planimetria


2017

TESI

assonometria percorso sospeso


vista

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2017

TESI

vista dalla strada


ingresso cimitero

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2017

TESI

assonometria mercato


vista mercato

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2017

TESI

assonometria giardino arabo


vista

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CONCORSI


2014

ALTO

CONCORSI

La terra è agra. La pietra è tradizionale. Il contesto completamente dedicato alla cultura costruttiva salentina-mediterranea. Il progetto contemporaneo si erge in questa distesa di ulivi, classificandosi come estrema novità in un ambito completamente dedito alla storia, alla tradizione. Il volume deve essere visto come la scomposizione di elementi architettonici che – in maniera modulare – si ripetono in altezza. Il telaio leggero, bianco – come da tradizione – ospita al suo interno tre distinti livelli, ognuno con una specifica volumetria e funzione. Proprio per questo è stato utile pensare ad un’alta versatilità dell’edificio. Alla luce di questo le capsule sono rivestite con materiali poveri ma efficaci, quali il pallet affiancato da elementi isolanti e strutturali. Tutta la struttura è rapidamente componibile grazie alla semplicità semplicità tecnologica, pronta ad accogliere bike sharing, piccole terrazze, punti di sosta e di vero e proprio riposo. Salendo i vari piani si giunge infine nel punto più alto, caratterizzato dalla presenza delle amache e dalla vista sull’eterno paesaggio.


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vista della torre


CONCORSI

2015


Partecipazione al concorso di idee “Concorso Libera” indetto da Università degli studi di Firenze, Scuola di Architettura.

Primo classificato

Come una grande balena di calcestruzzo arenato dopo una tempesta sul piatto litorale sabbioso, il progetto domina l’intera area come unica ed ingombrante emergenza. Il lotto assume la funzione di vasta piazza pubblica pronta ad accogliere le grandi folle di persone durante gli eventi e ad essere vissuta dalla comunità nella quotidianeità. Il progetto si libra con tutto il suo peso sulla piazza costituendo un secondo momento d iquest’ultima, creando una zona d’ombra e di riparo che possa anche ospitare interventi all’aperto o manifestazioni culturali. La lunga piastra poggia a terra solo in due punti che svasandosi con forme curve, caratterizzano i prospetti; al grande parallelepipedo è appeso il leggero piano vetrato in cui si snodano i vari servizi strettamente legati alla convention hall. Il collegamento con la piazza pubblica sottostante è definito dalla grande scalinata che ricorda i moderni spazi pubblici coperti di tradizione brasiliana. Il vero cuore del progetto è incastonato nella grande piastra di cemento, l’immenso foyer si presenta come uno spazio vuoto e molto luminoso grazie sia alle grandi aperture sulla copertura, sia alla grande vetrata, nascosta all’esterno da un odei due prospetti corti, unico momento in cui questa grande scatola accenna un’apertura verso l’esterno.

vista esterna

CONCRETE WHALE

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CONCORSI

digital illustration

2015


STARE Partecipazione al concorso di idee “Concordia Lighthouse Competition” indetto da matterbetter.

Progetto classificato in Top 50.

Come una creatura degli abissi, il faro espone la sua geometria e struttura eterea: l’unica parte del progetto visibile da Giglio Porto si mischia così con il cielo diventando pertanto un prisma di pura luce, che attira su di sé l’interesse attraverso lo sguardo, sia per chi viene dal mare sia per chi arriva dalla terra, configurandosi come punto focale dell’intera isola. Il faro perde i suoi connotati più classici, trasformandosi in un elemento totemico di contemplazione. Ciò che ne rimane in questa età è solo il telaio, rivestito da lunghi teli che leggeri vengono mossi dal vento costiero; lo stesso vento e la stessa costa che di notte osserveranno la luce trasformata dal continuo e incessante movimento dei drappi e del mare. Un raccolto muro di cemento armato scavato da trentadue segni rappresentanti le vittime del disastro, si staglia tra il silenzio del mare e quello del cielo guidando il visitatore dalla rovina, sulla cima dello scoglio, fino al limite del percorso: massimo punto di contemplazione e memoria. E’ questo il punto dove mettersi e guardare l’orizzonte, è questa la forte linea che sovrasta l’andamento del terreno, è questa il segno rigido del ricordo di quella notte. Questo suo ruolo di guida e di rievocazione è rimarcato allo stesso modo dalla diversa natura del materiale rispetto ai terrazzamenti, qui il materiale si scurisce, si solidifica ancor di più come roccia. In dettaglio il suo colore più scuro e la sua brutalità riassumono in una metafora l’intera

tragedia, l’oscurità di un brutto ricordo. La tipologia della “Greppa”, comunemente utilizzata nella penisola italica ed in particolar modo sull’Isola del Giglio per coltivare il terreno scosceso, è reinterpretata per integrare, attraverso una reale rilettura della tradizione, il rifugio nella scogliera, rifugio concepito come luogo essenziale di sosta e di ombra. E’ in questo punto infatti che si concentra l’essenza dell’operazione architettonica, è qui attraverso pochi segni, pochi simboli che nasce l’unità abitativa. Varcata la soglia, attraverso una successione di spazi, passato il giardino si accede all’interno di quello che si configura come un posto dove “stare”, nel concetto italiano del termine. In questa parte di paesaggio, infatti, attraverso quattro muri si creano una casa ed un orto, un piccolo hortus conclusus mediterraneo, dove contemplare e dove riposarsi. Ed è così, in questa ortogonalità di linee che guardo lì dov’era un tempo la Concordia, che nasce il disegno architettonico, una rilettura della tradizione costruttiva attraverso le “greppe” ed una evoluzione contemporanea del faro, ormai spogliato dalla sua storica matericità.

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2016

oPIFICIO16 Partecipazione al concorso “MANIFUTURA Idee per l’Ex Manifattura tabacchi di Bari” in collaboraziione con Eutropia architettura e Ipostudio architetti.

CONCORSI

digital illustration

Il concetto programmatico che governa l’intero processo di riuso e trasformazione del complesso è legato alla possibilità di utilizzarlo come nuova centralità, in grado di fa coesistere al proprio interno attività di ricerca, di vendita, di socialità e di mondanità legate al settore agroalimentare e tecnologico. Il progetto per il riuso dell’Ex Manifattura Tabacchi muove dall’individuazione di una strategia generale che consente di sviluppare quattro temi specifici alla scala architettonica. Il concetto su cui si fonda la strategia individua nel disegno del connettivo l’elemento strutturante, sia all’interno dell’edificio, sia negli spazi esterni, al fine di riconfigurare i sistemi di connessione tra le parti che costituiscono l’intero complesso.


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viste varie


2016 CONCORSI

viste significative


SCUOLa euristica Partecipazione al concorso per la realizzazione di scuole innovative, “La buona SCUOLA edilizia scolastica”, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; in collaboraziione con Eutropia architettura L’orografia del luogo su cui insiste il progetto ha sin da subito palesato le sue difficoltà: un lotto di ridotte dimensioni e geometria irregolare, con una forte pendenza e, a monte, l’imponente presenza di un costone roccioso a ridosso della viabilità che cinge il perimetro dell’area. L’architettura, risposta euristica e creativa ai dati del problema, ha faticato ad articolarsi su tale orografia soltanto fino al momento in cui il sito ha rivelato la sua gioia, la sua estasi: avere le spalle protette dalla montagna e lo sguardo libero rivolto vero un orizzonte lontanissimo aperto sulla vallata sottostante. Natura al contempo ispirazione e protezione: quale migliore condizione ambientale che al contempo di­venta sinonimo di principio didattico-educativo? Proprio le condizioni del sito hanno allora suggerito l’articolazione volumetrica, così l’architettura si è stra­tificata in tre livelli per finalizzare l’idea ultima di ottenere una scuola sospesa sulla natura, protesa verso l’orizzonte ma con le spalle protette dalla montagna: Il primo livello, PRIVATO, partendo dall’alto, si imposta alla quota della strada e si libra sulla vallata. In esso sono contenute le aule per la didattica distribuite da un connettivo che possiede al suo interno epi­sodi spaziali votati alla multidisciplinarietà. Il livello intermedio, AMMINISTRATIVO, contiene i servizi della scuola (uffici amministrativi, laboratori). Il livello di base, PUBBLICO, in cui sono localizzati gli accessi a doppio volume, contiene tutte le fun­zioni pubbliche (mensa, auditorium, biblioteca). L’architettura proposta possiede così due livelli di leggibilità: fruita dal basso, contiene l’idea di sublima­ zione ascensionale verso la funzione principale, quella didattica, che risulta sospesa nella natura; al con­trario, fruita dal livello della strada a monte, l’architettura si palesa con un prospetto di un solo piano che nasconde le sue parti basamentali e traduce con leggerezza la volontà di inserirsi in un contesto naturale riducendone l’impatto visivo.

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GRAFICA


2016

COLECTIVA moStra fotografica di giovani artisti livornesi

GRAFICA

grafica/merchandiser


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locandina evento


2000 GRAFICA

digital illustration

Greetings from cantiere APERI-TUOR DELLA VENEZIA

banner evento 3


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locandina evento



SIMONE ORLANDI

simo.orlandi9@gmail.com https://www.facebook. com/simone.orlandi.528 https://www.instagram. com/simoneorlandi6/?hl=it

+39 329 9689505

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