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Dicembre 2002

Numero 17

AIPE NEWS

Notizie dall’ Associazione Italiana Polistirolo Espanso

AMBIENTE Il riciclaggio degli imballaggi in plastica in Italia La tabella sottostante riporta i dati comunicati da Corepla relativi al recupero degli imballaggi plastici in Italia nel 2001 .

dell’ attività di recupero nell’ ultimo quinquennio. Si evidenzia l’ impennata, sia pure inferiore alle attese, del trend nel 2001, dovuta all’ estensione

ITALIA 2001 - RECUPERO IMBALLAGGI PLASTICI Kton % sul consumo Imballaggi immessi al consumo 1.950,0 Riciclo di contenitori per liquidi e altri imballi 131,6 Feedstocks recycling 0,2 Riciclo altri imballaggi da superfici private 27,5 Totale riciclo COREPLA 159,3 8,17 Riciclo altri imballaggi da superfici private di CONIP e altri 221,0 11,3 TOTALE RICICLAGGIO 380,3 19,5 Recupero energetico 368,1 18,9 TOTALE RECUPERO 748,4 38,4 Fonte COREPLA-Capellini Consulting

Il recupero totale è aumentato del 42 % rispetto al 2000 : gli incrementi del riciclaggio e del recupero energetico sono risultati rispettivamente del 24 % e del 66 %. Il grafico alla pagina seguente mostra lo sviluppo

della raccolta differenziata urbana nell’ ambito dell’ accordo COREPLA - ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a tutte le tipologie di imballaggio, all’ incremento delle convenzioni con i Comuni, che ora copre 49 milioni di abitanti, e


R E C U P E R O D I IM B AL L AG GI P L AS T IC I IN IT AL IA 800

748

700 600

523

500

Kton

all’ inizio della raccolta di imballi secondari e terziari presso superfici private. Gli imballaggi rappresentano ora oltre il 31% del volume totale di plastica riciclata in Italia (903 Kton nel 2000, secondo i dati FISE Assoambiente. Un aspetto particolarmente incoraggiante è dato dal continuo decrescere del costo unitario del recupero, ridotto attualmente al 15 % del valore 1996 e dovuto all’ aumento dei volumi trattati ed all’ ottimizzazione delle attività. Per l’ anno in corso, COREPLA prevede di portare il volume di imballi plastici recuperati a 855 Kton (+14 % rispetto al 2001), di cui 459 Kton (+21 %) riciclate e 396 (+7,6 %) avviate al recupero energetico. Anche il costo unitario del recupero dovrebbe scendere del 10 % circa.

396

400 300 200

308 225 123

100 0

102 1996

380 301

249 190 129 120 1997

R ic ic lo

368

168 222

118

128

1998

1999

2000

R e c u p e ro e n e rg e tic o

2001

T o ta le

Un nuovo processo giapponese La Styro Japan L.t.d. di Kagoshima ha messo a punto una tecnologia di riciclaggio degli scarti di EPS, che applica in proprio nel suo stabilimento e offre sul mercato europeo attraverso BK Finance GmbH di Baden, Svizzera. Il procedimento di riduzione di volume e purificazione si basa sulla gelificazione dell’ EPS con un solvente brevettato, atossico e biodegradabile, che comunque viene riciclato al 95% circa.

Il volume viene ridotto di 50-100 volte e il polistirene , una volta separato dal solvente, è convertito in granuli, venduti per stampaggio. Dal marzo di quest’ anno si è avviata anche la conversione in perle espandibili; questo processo “foam to foam” è stato sviluppato in collaborazione col governo della Prefettura di Kagoshima ed il prodotto dovrebbe essere posto sul mercato a fine anno.

Imballaggio Trasparenza Ha vinto l’ oscar dell’ imballaggio 1998 e l’ Euro-

star 1999, l’ imballo adottato per i dolci della Dèli-


ces du Valplessis, in EPS impilabile con finestra trasparente in polistirolo cristallo incorporata, che permette al compratore di vedere il contenuto. ECO PSE (www .ecopse.fr) (www.ecopse.fr)

Leggi e norme La Direttiva Europea sulla prestazione energetica degli edifici Nel n° 12 di AIPE NEWS, documentavamo la dimensione dell’ impatto del settore edilizio sul sistema energetico nazionale e sull’ ambiente. La Commissione Europea ha preso atto che l’ Unione diventerà sempre più dipendente dall’ estero nel settore energetico, passando dall’ attuale fabbisogno del 50% al 70% nel 2030, se non saranno adottate misure opportune, e che le emissioni di CO2 continuano a crescere, rendendo sempre più difficile rispettare il pur modesto obbiettivo del protocollo di Kyoto. Giacchè le possibilità europee di agire sulle forniture energetiche sono praticamente nulle, è essenziale che l’ Unione si impegni sul versante della razionalizzazione dei consumi. Secondo i dati raccolti della Comunità, il settore edilizio è il maggior consumatore di energia (40% circa, come in Italia) e quello che presenta il maggior margine di potenziale risparmio. E’ però chiaro che, data la lunga vita degli edifici in Europa, un intervento efficace a breve-medio termine deve considerare non solo gli edifici nuovi ma anche quelli esistenti. La Commissione Europea ha perciò formulato una proposta di direttiva per accelerare ed armonizzare l’ azione dei singoli Stati in tal senso. Essa prevede: - La definizione di una comune metodologia per valutare la prestazione energetica degli edifici.

- L’ assunzione di uno standard minimo di prestazione per gli edifici di nuova costruzione e di alcune categorie di edifici esistenti , in caso di ristrutturazione (i casi saranno definiti). - Attuazione di schemi di certificazione ed ispezione effettuati da enti indipendenti e qualificati. - Pubblica diffusione dei dati di prestazione energetica, temperature interne raccomandate e di altri rilevanti fattori climatici, per edifici pubblici o frequentati dal pubblico. - ispezioni e valutazioni degli impianti di riscaldamento/raffrescamento. Un aspetto molto importante è l’ introduzione del “certificato europeo di efficienza energetica” che accompagnera’ gli spostamenti degli immobili sul mercato e dovrà essere rinnovato ogni 5 anni. Questo permetterà di valorizzare commercialmente l’ efficienza energetica dell’ immobile nel caso di affitto o di vendita, consentendo a chi ha sostenuto i relativi investimenti di richiederne una giusta remunerazione. Contemporaneamente, saranno evidenziati e quantificati gli eventuali deficit energetici, che costituiranno per il futuro conduttore o proprietario un onere economico. Attualmente una norma di questo genere è obbligatoria solo in Danimarca, Germania e Regno


Unito per i nuovi edifici e solo in Danimarca per quelli esistenti, anche se in diversi Paesi comunitari sono in atto programmi volontari. In Danimarca, Paese che continua ad essere leader in questo campo, si è verificato, sulla base di un panel di 160.000 alloggi, in 3,5 anni di certificazione, che il costo complessivo delle misure adottate per il risparmio energetico e della gestione del sistema di certificazione è stato un investimento con R.O.I. del 13%, alla faccia dei “titoli tecnologici” e del “nuovo mercato”:

- Costo dei provvedimenti : 125 M• - Costo della certificazione : 25 M• - Riduzione di costo energetico : 20 M• Era tempo che una norma di questo genere fosse introdotta, anche se ci vorranno anni perchè entri in vigore in tutti i Paesi della Comunità. Il Comitato Termotecnico Italiano è attualmente impegnato nella stesura dello schema di reperimento dei dati necessari per la certificazione energetica degli edifici ad uso residenziale esistenti.

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