ARTEK PAVILION, SHIGERU BAN, 2007
Università degli studi di Firenze, Facoltà di architettura Corso di laurea in Architettura quinquennale Corso di Gestione del progetto, prof. G.Ridolfi
Studenti: Lucio Berni Valerio Cerri Federica Di Lieto
Indice I committenti: la ditta Artek
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L’azienda UPM: innovazione e sostenibilità
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Shigeru Ban
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L’architettura giapponese e i materiali “deboli”
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Il progetto
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Un nuovo materiale: il ProFi
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La struttura
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La tecnologia
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Alcuni dati Luogo: Milano, Salone del mobile 2007 Miami Helsinki Anno di costruzione 2007 Superficie 400 mq Dimensioni Lunghezza: 40 m Larghezza: 5 m Altezza: 6 m Tipologia Strutturale Telaio con struttura reticolare in ProFi Progettisti Shigeru Ban, J. De Gastines, D. Sugawara, M.Ferrand Calcolo delle strutture Z. Koszut, Terrell International Strutturista in loco G. Canetta, Ce.A.S srl Progettisti Artek M.Kullberg, J.Nisula, L.Lehtinen, S. Kirvesoja, A. Pekkanen Impresa di costruzione Falt Design di F.Tibaldi&co Sas institute of Design/Laithi polythecnic
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I committenti: la ditta ARTEK Artek è una società finlandese, istituita nel 1935 dall'architetto Alvar Aalto e la moglie Aino Aalto per promuovere il design innovativo e contemporaneo. I fondatori hanno scelto un nome non finlandese, il neologismo Artek, che aveva lo scopo di manifestare la volontà di coniugare arte e tecnologia. Questo ha fatto eco all’idea principale del movimento delI’International Style per sottolineare la competenza tecnica della produzione e della qualità dei materiali. Combinando l'eredità di Alvar Aalto con la ricerca del prodotto di eccellenza, oggi Artek è più che mai un punto di riferierimento per il design e l’applicazione della tecnologia all’arte. I fondatori, che condividevano la passione per una migliore qualità della vita iniziano l’attività di Artek con l’idea di promuovere la vita e la cultura progressista attraverso l’esposizione e la vendita dei loro prodotti. Il nome era una sintesi di arte e tecnologia, un’interazione razionale e umana tra questi due concetti. I quattro architetti Alvar e Aino Aalto, Nils-Gustav Hahl e Maire Gullichsen sono state le figure principali fin dall’inizio, mettendo in atto le idee del neo-empirismo. Artek è entrata in una nuova era con la direzione creativa di Tom Dixon. Combinando l'ideologia dei fondatori con un approccio contemporaneo allo sviluppo dei prodotti, la società si è mossa verso le idee del sostenibile e dell’ecologico. Artek è costantemente impegnata nella ricerca di risorse sperimentali e nel rispetto dell'ambiente, e ha una lunga tradizione di messa in padiglioni. La sostenibilità, la funzionalità e la durabilità sono le caratteristiche principali del nostro mondo moderno, dove la preoccupazione per il clima e le risorse naturali sono vicine al nostro quotidiano.
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L’azienda UPM: innovazione e sostenibilità La UPM è un’azienda mondiale con 28.000 dipendenti ed attiva in 15 paesi. Persegue l’integrazione delle industrie bio-forestali con un futuro sostenibile, orientandosi verso la sostenibilità e l’innovazione. I prodotti vengono realizzati con materie prime rinnovabili e riciclabili. Tramite la ricerca che svolge sul campo dei materiali ecosostenibili, ha sviluppato dei materiali ottimi per l’edilizia con prestazioni eccellenti, il tutto nel rispetto della natura.
Shigeru Ban
Shigeru Ban (nato a Tokyo nel 1957) è un architetto giapponese, riconosciuto a livello internazionale. E 'stato un pioniere nell'applicare i principi dello sviluppo sostenibile alla progettazione architettonica. L’architettura di Ban sottolinea la raffinatezza e ha un carattere innovativo molto elevato, soprattutto nelle tecnologie dei materiali. Il suo approccio originale e audace per l'utilizzo di carta, cartone e bambù come materiale da costruzione lo ha reso uno dei più importanti architetti del nostro tempo. Shigeru Ban ha studiato al Southern California Institute of Architecture e successivamente nella scuola alla Cooper Union di Architettura. Ban è laureato nel 1984 dopo di che ha fondato il proprio studio nel 1985. E’ famoso soprattutto per il suo lavoro innovativo con i tubi di carta come materiale per l'edilizia. Tra le sue opere principali nelle quali fa utilizzo della carta sono: il Padiglione giapponese all'Expo2000 di Hannover e il nuovo Centre Georges Pompidou di Metz. 3
L’architettura giapponese e i materiali “deboli” Nel corso dei secoli gli architetti giapponesi hanno metabolizzato una tradizione di strutture leggere e prefabbricate che ancora oggi li induce a cimentarsi con un’idea di stabilità costruita sulla fragilità: la stessa che li spinge a mettere alla prova materiali apparentemente “deboli” o vulnerabili o comunque non esattamente inclini all’eternità. Secondo questa idea, la forma è antica anche quando non lo è il materiale. Un’opposizione, quella tra forma e materia, che ha saputo mettere a dura prova l’architettura occidentale e le sue certezze. Prefabbricazione, modularità, ricerca sui materiali, sostenibilità ambientale, importanza dell’ economia, tutti temi che preludono ai fondamenti della ricerca di forme necessarie suonano come temi caduti in disuso. Ora queste parole ritornano nella ricerca di un architetto giapponese cresciuto però alle sofisticazioni teoriche della scuola dei New York Five come Shigeru Ban . Durante i suoi studi negli Stati Uniti ha subito il fascino di MIes, e proprio da questo incontro con il maestro moderno ha maturato la sua ricerca sul linguaggio delle strutture e che poi, sospinto dalla naturale predisposizione giapponese per la fragilità, ha rivolto la sua attenzione a materiali meno perentori e definitivi dell’acciaio. Questa predisposizione ha sicuramente pesato nella decisione di Artek e UPM sulla scelta dell’architetto Shigeru Ban per mettere a frutto le qualità di un materiale insolito, ricavato dagli scarti di lavorazione di un prodotto nato dalla combinazione di plastica e carta usato nell’industria dell’iballaggio: il ProFi.
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Il progetto Il padiglione Artek di Shigeru Ban è stato costruito nel 2007 come parte di un'installazione al Salone Internazionale del Mobile 2007 di Milano. Lo spazio espositivo mobile è stato commissionato dall’azienda di mobili finlandese Artek, e dall’industria produttorice di materiali da costruzione riciclabili UPM.
Dopo esser stato allestito durante l’edizione del Salone del Mobile nei giardini della Triennale, il padiglione è stato esposto all'esterno dell'Helsinki Design Museum nell'estate 2007 e in un'esposizione satellite nell'ambito di Design Miami. Realizzato in un composito di carta e plastica, il padiglione denominato "The Space of Silence", lo spazio del silenzio, si pone come nuovo modello di spazio espositivo ecologicamente innovativo, rispettoso dell'attitudine nordica, fatta propria della Artek, dello sviluppo sostenibile, leggero e totalmente prefabbricato, quindi facilmente trasportabile. Il tema del riciclo e della sostenibilità viene inoltre sottolineato dall'installazione nel padiglione di un centinaio dei classici sgabelli a tre gambe disegnati da Alvar Aalto, ognuno di essi realizzato in epoche diverse, dal 1935 ad oggi.
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Il padiglione è una struttura prefabbricata a sviluppo longitudinale, progettata per il riuso e la mobilità. Lo spazio interno è fluido e regolare, ottenuto esplorando le potenzialità del ProFi, impiegando profili a L per costruire uno scheletro di travi reticolari che scandiscono lo spazio regolare della costruzione dichiarando la sua logica di costruzioneE’ evidente l’influenza di Mies che sosteneva: “Chiarezza costruttiva portata fino alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura”.
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Un nuovo materiale: il ProFi Il padiglione, disegnato meticolosamente nei minimi dettagli, è costruito interamente con un materiale frutto della ricerca della UPM: il ProFi. Questo è ricavato dagli scarti della produzione industriale delle etichette autoadesive, risorsa sempre presente in abbondanza quindi dal basso costo. Tutti i componenti non sono tossici per l’ambiente e non contengono PVC.
Poiché non esistono altri processi consistenti di riciclaggio dei materiali in eccesso derivati dalla fabbricazione di etichette, la produzione di UPM ProFi consente effettivamente di ridurre lo smaltimento in discarica e l’incenerimento dei rifiuti. I componenti in ProFi hanno un lunghissimo ciclo di vita poiché possono essere riciclati in fonti di energia o anche ritriturati e convertiti in nuovi prodotti UPM ProFi. UPM ProFi è un materiale resistente con bassi livelli di assorbimento dell’ umidità. Si adatta particolarmente bene per applicazioni esterne. Il materiale composito ha anche buona resistenza al degrado causato dai raggi UV. Le innovative materie prime conferiscono un aspetto esclusivo al materiale composito, che ha una superficie resistente, ma morbida e naturale al tatto. Nel 2010 UPM ProFi si è aggiudicato il premio “Sustainable Innovation Mana- gement” ai “Best Innovator 2010” in Germania. Data la sua durata nel tempo e la semplice manutenzione, rappresenta la soluzione ideale per l’uso da esterno come rivestimento o copertura.
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Shigeru dice: "Sono molto interessato ad usare materiali deboli. Io credo che il materiale non abbia bisogno di essere forte per essere utilizzato per costruire una struttura forte. Il punto di forza della struttura non ha nulla a che fare con la resistenza del materiale. Possiamo fare un edificio di carta che resiste a un terremoto, come ho fatto io per il terremoto di kobe in Giappone. Quindi la resistenza strutturale di un edificio non ha nulla a che fare con la resistenza del materiale. " La scelta dell’uso di questo materiale è derivata infatti da una serie di test che Shigeru Ban ha eseguito in Giappone prima della progettazione. Attraverso questi test si è scoperto che la bra non è molto lunga, in modo che si possa sbriciolare facilmente, senza eccessivo dispendio di energia. Nonostante non abbia proprietà elastiche il materiale possiede una resistenza strutturale necessaria e sufficiente per la costruzione della struttura del padiglione. I colori che l’UPM ProFi può assumere sono molti, ma è stata fatta una scelta cromatica basata ancora una volta sull’essenzialità.
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La tecnologia MODELLO DEL PROGETTO REALIZZATO IN SCALA 1:1
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2 Fig.1-2: Una campata del padiglione senza rivestimento. Si nota bene il funzionamento dello scheletro strutturale. Fig. 3: Un pannello ondulato del rivestimento assemblato allo scheletro.
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PARTICOLARI DEI PROFILATI A L COSTITUENTI LA STRUTTURA
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Fig.4-5: Particolare dei profilati. Si nota la bullonatura, il sistema di fissaggio utilizzato per tenere uniti i profilati a L nella formazione del telaio. Fig.6: Un montante Fig.7: Connessione montante-trave reticolare-copertura Fig.8-9: Montanti con fissata la copertura esterna
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