Novità luglio 2015

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NOVITA’ IN BIBLIOTECA 10 LUGLIO 2015

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Antonio Ligabue di Marzio Dall'Acqua Antonio Ligabue ha dipinto, inciso e scolpito raffigurando animali, paesaggi, automobili, scene circensi e di caccia, e tutte le sue opere restituiscono un tumulto di sentimenti inesprimibili a parole. Artista autodidatta, ha incarnato la figura del genio irregolare e visionario. Nel cinquantenario della morte, avvenuta il 27 maggio 1965, il critico Marzio Dall’Acqua racconta la vita dell’artista in un volume riccamente illustrato. Il racconto biografico si basa su documenti originali e offre una minuziosa descrizione della travagliata vicenda familiare: i genitori naturali e quelli adottivi, la gioventù trascorsa in povertà, la fragilità psichica e le difficoltà di apprendimento. Particolarmente innovativa è la ricostruzione della trama dei rapporti umani: la galleria dei personaggi che hanno intrecciato con l’artista relazioni profonde e importanti, da Marino Mazzacurati fino a Cesare Zavattini. In ultimo, il libro riassume il processo di riconoscimento, il mito di Ligabue, attraverso una sintesi dei più significativi contributi – critici, letterari e artistici – a lui dedicati dopo la morte.

«All’atto del dipingere si preparava immedesimandosi in ciascuno degli animali che avrebbe rappresentato, adattando il proprio corpo, altrimenti goffo e deforme, a riprodurne le movenze. Gesti magici, come cerchi per terra, rafforzavano la preparazione. Pennellate rapide con gesti veloci, decisi. Poi si allontanava di scatto, per vedere l’insieme. Se il quadro non rispondeva alle sue aspettative lo colpiva con la testa. Seguiva un raccogliersi su se stesso, in posizione fetale, abbracciandosi le gambe e lamentandosi con suoni brevi, tra il gemito, il sospiro e il verso, come in un segreto compianto per un dolore inconsolabile, dal quale poteva sollevarsi all’improvviso per ricominciare a dipingere o nel quale poteva rimanere prostrato per ore, inerte e vinto» 2


L' avventuriera di Montecarlo : scritti sul cinema (1919-1935) di Joseph Roth Il cinema è non solo presenza ricorrente nella narrativa di Roth, ma anche oggetto di splendidi feuilleton e recensioni – nell'insieme un centinaio di interventi, compresi per lo più fra il 1919 e l'inizio degli anni Trenta, di cui si offre qui una ampia e rappresentativa scelta. Appassionato di Buster Keaton, capace di liquidare il sentimentalismo di un'epoca intera, cultore di documentari e film etnologici, Roth sa essere sferzante come pochi e non risparmia perfidi strali a osannati registi, si chiamino Lang o Ejženstejn – né, ovviamente, ai più turgidi colossal: come Messalina, contraddistinto da «una noia colossale», sicché, egli confessa, «abbiamo il nostro bel daffare a tenerci svegli. Ci sentiamo stanchi come dopo una festa di matrimonio o un banchetto funebre durati giorni e giorni». Quando visita i set, poi, è un grandioso, rutilante bestiario che si offre al suo sguardo implacabile: registi onnipotenti, operatori pedanti, comici presenzialisti, ricchi produttori, dive irresistibili e tiranniche che si scelgono ruoli cuciti sul loro corpo: senza che di quel corpo «il povero sceneggiatore abbia potuto cogliere anche un solo barlume». Ma quel che più conta è forse l'attenzione, acutissima e preveggente, rivolta sin dai primi testi alla capacità del cinema di creare simulacri: i meravigliosi prodigi dello schermo significano per Roth che la realtà, così ingannevolmente imitata, non era poi tanto difficile da imitare: «Sì, le persone reali, le persone vive, erano già diventate così evanescenti che le ombre sullo schermo dovevano per forza sembrare reali».

Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri : amori, vizi, virtù idee di una grande attrice di Marlene Dietrich BACI: Non sprecarli. Ma non contarli FACCENDE DOMESTICHE: È la migliore terapia di lavoro; ed è anche la più utile. È una delle rare occupazioni che dà risultati immediati, il che (come minimo) dà molta soddisfazione. - REGGISENO: In America succede una cosa strana. Un uomo si volta (oppure fischia, se ha l’abitudine di farlo) ammirando quello che è chiaramente un artificio. È una cosa molto commovente, che prova quanto siano idealisti gli uomini. Sono alcune delle voci del Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri in cui la diva ha organizzato le idee, le considerazioni sulla vita, sull’arte, sull’amore, sulla morale e, chiaramente, su di sé. L’Angelo azzurro è da sempre riconosciuto come la più conturbante femme fatale della storia del cinema, un ruolo che – come diceva lei stessa – interpretava solo per “timbrare il cartellino”. La vera Marlene era una donna colta e ironica, che amava la musica, la letteratura, la cucina, che univa buonsenso e spregiudicatezza, e per la quale l’eleganza era, più che una questione di apparenza, un’esigenza morale. A leggere il suo dizionario sembra di ascoltare i consigli di una cara zia, di una donna di esperienza e intelligenza che rivela i propri segreti. 3


Arte e vino, a cura di Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa Catalogo della mostra: Verona, Palazzo della Gran Guardia, '11 aprile - 16 agosto 2015 Il rapporto tra arte e vino attraverso le opere dei più grandi artisti di tutti i tempi. Da Guido Reni a Luca Giordano, da Pietro Longhi a Giovanni Battista Tiepolo, da Pablo Picasso a Fortunato Depero, Giorgio Morandi, Mario Sironi e molti altri: il vino come il trait d’union fra uomo e natura, fra naturale e soprannaturale nelle opere dei più grandi artisti di tutti i tempi. Arte e Vino è un percorso suggestivo nell’arte dal Rinascimento al XX secolo che ha come unico comune denominatore il vino. Simbolo di un piacere terreno, ma indissolubilmente legato al mito e alla religione, il nettare di Bacco lega sacro e profano, natura e lavoro dell’uomo. In questo originale volume (a corredo dell’esposizione veronese), la storia del vino si fonde con la storia dell’arte in un affascinante viaggio che condurrà il lettore dal tema del mito, dove spicca l’ambivalente figura di Bacco dio dell’ebbrezza e della follia, ma anche del lavoro e della produttività della terra e protettore delle arti e della creatività, a quello della religione con i racconti del Vecchio e del Nuovo testamento interpretati dall’estro e dal pennello dei grandi maestri; dai piaceri dell’incontro, dei sensi e della frequentazione, passando per quelli dedicati al lavoro e allo scorrere delle stagioni rievocati in tante raffigurazioni dal Medioevo al Novecento.

Introdotto dalla prefazione di Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa (Arte e Vino tra Vita e Mito), il volume include i saggi di Carlo Bertelli (Sacralità della vite e del vino), Fernando Rigon (Le “imagini” di Bacco, dio del vino), Maia Confalone (Vino e arti applicate), Attilio Scienza (Il Mediterraneo: la culla della civiltà del vino in Europa. Le origini: la vite inizia il suo viaggio verso il Mediterraneo). Seguono i capitoli dedicati alle Suggestioni dall’antico; Vino e sacro; Sacro e arti applicate; Vino e mito; Vino, uomo e natura in posa; Profano e arti applicate (oreficerie e rami, maioliche, vetri e cristalli, porcellane e bisquit). In chiusura le schede delle opere, la bibliografia e l'elenco delle esposizioni (a cura di Alberta Gianquinto).

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sculture e l’architettura dell’edificio, le oreficerie, gli smalti o le miniature degli arredi sacri, dialoga con tutte le altre, ne è ispirata o le ispira. Per questo i saggi sono presentati non per aree tematiche ma in ordine cronologico, dando così modo di osservare l’evoluzione della riflessione decennale non solo dell’autrice ma della comunità scientifica tutta.

Arti in dialogo : Studi e ricerche sul Duomo di Pisa di Anna Rosa Calderoni Masetti; presentazione di Salvatore Settis; con uno scritto di Severino Dianich «Al centro di questo libro – scrive Salvatore Settis nell’introduzione del volume – c’è il Duomo di Pisa, prodigiosa macchina architettonica e liturgica dove ogni pietra è intrisa della storia politica, culturale e religiosa della città; e anzi molte di quelle pietre parlano parole umane con le altisonanti iscrizioni che esse ancora ostentano, potente congegno mnemonico ancora attivo malgrado il nostro sguardo troppo spesso distratto.» L’opera nasce in occasione dei 950° anniversario della fondazione della Cattedrale pisana, per celebrare il quale Anna Rosa Calderoni Masetti ha riunito in un unico volume oltre trent’anni di studi sul Duomo di Pisa. I diciotto saggi qui raccolti offrono uno sguardo a tutto tondo sulla lunga e variegata storia di uno dei monumenti più significativi dell’arte medievale italiana, in cui si incontrano elementi classici, romanici e bizantini, simbolo della potenza e della ricchezza di Pisa nel Medioevo. Ogni componente del Duomo, che siano le

Nicola Pisano di Nencioni, Lenci Nicola Pisano nacque intorno al 1220 e si formò alla corte di Federico II. Ebbe il merito di inventare un nuovo rapporto tra scultura e architettura, abbandonando i canoni bizantini per abbracciare un rivisitato e personale classicismo votato alla plasticità e al realismo. La sua arte ebbe un impatto radicale, precedendo la rivoluzione che Giotto porterà nella pittura. La sua opera sarebbe stata poi proseguita dal figlio Giovanni, che per anni collaborò con lui. Il lavoro di Nencioni e Lenci intende divulgare la poetica e la carica innovatrice dell’artista e della sua illustre bottega, tramite le opere da egli stesso firmate. 5


“guerra di Acri”, nota anche come “guerra di San Saba”, vide contrapporsi Genova, Pisa e Venezia per ben tre anni e si concluse nel 1258 con la vittoria di Veneziani e Pisani, alleati contro i Genovesi. Ma vi è un altro aspetto che merita attenzione. Si tratta della questione relativa alle conseguenze della Meloria e alla decadenza economica di Pisa. A tali problemi, agli eventi che precedettero e che caratterizzarono il corso della battaglia, nonché a una disamina delle conseguenze della Meloria sul breve e lungo periodo è dedicato questo libro. La battaglia della Meloria: il più grande scontro navale del medioevo di Ignazio Del Punta La Meloria (6 agosto 1284) fu in tutta probabilità la più grande battaglia navale del Medioevo occidentale. Vide contrapporsi due delle maggiori potenze marittime del Mediterraneo basso-medievale, Genova e Pisa, già da tempo impegnate in un aspro confronto politico ed economico per la supremazia nel Tirreno e per il controllo di rotte, mercati e piazze d’affari in tutto il Mediterraneo: dalla Provenza a Gibilterra fino agli stati crociati in Siria e in Palestina. Per capire veramente le cause e gli effetti della Meloria, l’evento va collocato in un quadro più ampio, che è appunto quello del confronto e della competizione nel Mediterraneo fra le grandi città marittime italiane. Se le tensioni fra Genovesi e Pisani erano frequenti e costanti nel XII e nel XIII secolo, tuttavia il precipitare della crisi nei rapporti fra le due città può essere rintracciato in un momento e in un evento preciso, la cosiddetta “guerra di Acri”, che si svolse trent’anni prima della Meloria nella città crociata che fu per tutto il Duecento la capitale del Regno di Gerusalemme. La

Quando Cascina era francese : 1808-1814 di Diego Sassetti Una ricerca che attraverso lo spoglio della documentazione archivistica ricostruisce le principali trasformazioni amministrative, sociali ed economiche avvenute negli anni francesi. Con particolare attenzione al serrato controllo introdotto dal nuovo regime, all'assistenza pubblica, alle conseguenze scaturite dalla soppressione degli ordini religiosi ed alle problematiche legate all'introduzione del servizio militare obbligatorio. Uno spaccato sulla vita quotidiana di un comune, quello di Cascina, che con oltre 12.000 abitanti si configurava come uno dei più grandi borghi rurali del Pisano. 6


Scia di morte : l'ultimo viaggio del Lusitania di Erik Larson È una splendida giornata di maggio del 1915, mare calmo e bel sole, quando il Lusitania, il più grande transatlantico dell’epoca, un «levriero» capace di sostenere una velocità di oltre venticinque nodi, inferiore soltanto a quella dei cacciatorpediniere della marina britannica, naviga al largo delle coste meridionali irlandesi. La nave, diretta a Liverpool, è salpata da New York a carico pieno, con duemila «anime» a bordo, incluso un numero inaspettato di bambini, e merci, bagagli e vettovaglie varie per un dislocamento di oltre quarantaquattromila tonnellate: il più imponente trasbordo di uomini e merci realizzato, secondo il New York Times, dall’inizio della guerra su un vascello o, meglio, su una vera e propria città galleggiante d’acciaio, inconfondibile coi suoi quattro fumaioli, e invulnerabile grazie alla sua straordinaria velocità. Le acque del mare d’Irlanda sono state dichiarate «zona di guerra» dalla Germania, ma a bordo del Lusitania i passeggeri e il comandante

William Thomas Turner si curano poco della dichiarazione e dell’avviso, pubblicato sui giornali newyorchesi dall’ambasciata tedesca a Washington, in cui si rammenta agli equipaggi che le navi dirette in quelle acque, battenti bandiera britannica o di uno qualsiasi dei paesi suoi alleati, sono «passibili di affondamento». Troppo veloce il Lusitania per qualsiasi sommergibile o imbarcazione militare tedesca. E troppo rassicurante la promessa protezione della Royal Navy britannica. Con la sirena da nebbia ormai spenta e il sole alto e splendente, i passeggeri del Lusitania, vestiti con più cura e eleganza del solito in quell’ultima giornata di navigazione, sciamano così tranquillamente sui ponti. Sono circa le due e dieci quando, a sedici ore di navigazione da Liverpool, Leslie “Gertie” Morton, marinaio di diciotto anni, prossimo a ottenere il brevetto da secondo ufficiale, scorge a dritta sull’acqua un grosso spruzzo di spuma, una specie di gigantesca bolla che erutta in superficie. Qualche istante dopo lo spruzzo diventa una scia che rimane in superficie, come un lunga cicatrice pallida. In gergo marinaresco quella traccia di turbolenza lenta a svanire ha un solo nome: «scia di morte». Di lì a poco, echeggia sulla nave, chiaro, il grido: «Siluro in arrivo!». Sepolta sotto i dettagli ingarbugliati dell’affondamento di uno dei più grandi transatlantici della storia, Erik Larson scopre «una gran bella storia» e la narra con ritmo romanzesco, basandosi però rigorosamente su memorie, lettere, telegrammi o altri documenti storici. Ne emerge la saga di una nave e delle «molteplici forze, titaniche o pateticamente insignificanti, che in una bella giornata di maggio del 1915 sono confluite a produrre una tragedia di portata colossale, la cui vera natura e il cui significato sono rimasti a lungo celati tra le nebbie della storia». 7


La cremazione a Pisa : le ragioni di una scelta a cura di Andrea Salvini

Della paedophilia e altri sentimenti di Annie Leclerc

La pratica della cremazione costituisce un fenomeno in rapida crescita nel nostro paese, soprattutto negli ultimi anni. La Società per la Cremazione di Pisa, ha avviato una significativa riflessione sulle ragioni di questa tendenza, scegliendo di mettersi prima di tutto “in ascolto” dei propri iscritti, attraverso una ricerca condotta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, di cui in questo volume si restituiscono i risultati. Esso contiene uno dei primi tentativi di indagine sociologica rivolta alla ricostruzione dei profili degli iscritti alla So.Crem. e delle principali motivazioni che li hanno condotti ad aderire ad una proposta associativa così coinvolgente sul piano simbolico, che porta – nel pieno esercizio della propria libertà individuale – a vincolarsi alla scelta di farsi cremare.

Non c'è niente di convenzionale o di scontato in questa storia: non è convenzionale la luminosa Annie Leclerc, autrice del testo; non l'argomento, assolutamente tabù e relegato, generalmente, alle pagine di cronaca nera. Questo testo, non completamente compiuto (è stata l'amica Nancy Huston a ritrovarlo tra le carte lasciate da Annie Leclerc dopo la sua morte), ma così coinvolgente, profondo e allo stesso tempo poetico, è il tentativo appassionato di dare un nome ad un sentimento in cui si mescolano, fino a confondersi, la bellezza, l'amore e la violenza. Con una scrittura capace di una liricità intensa e di affondi inaspettati in ciò che resta di impensabile della vita psichica, Annie Leclerc, che ha conosciuto nell'infanzia la confusione e lo smarrimento prodotti da un'aggressione sessuale, tenta di restituire la parola alla bambina violata, rimasta afona per il tradimento compiuto dall'adulto.

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costruita («Il cervello di Henry» scrive la Corkin «ha risposto a più domande sulla memoria di quanto abbiano fatto gli studi scientifici dei cento anni precedenti»). Un libro che ci offre, oltre a uno dei più intensi ‘ritratti clinici', una affascinante riflessione sulla tessitura fragile e tenace, coerente e composita, che sta alla base dell'identità di ognuno di noi.

Prigioniero del presente : la vita indimenticabile del paziente amnesico H. M. di Suzanne Corkin Nel 1953, Henry Molaison, un ventisettenne di Hartford, nel Connecticut, venne sottoposto a intervento sperimentale di "psicochirurgia"" per combattere la forte epilessia di cui soffriva. Dal suo cervello venne aspirata gran parte degli ippocampi e delle amigdale. L'epilessia si attenuò, ma H. M. (come sarebbe stato conosciuto per il resto della vita) perse la capacità di creare nuovi ricordi: conservava una memoria a breve termine che gli consentiva di registrare fatti, volti, sensazioni per una trentina di secondi, e poi dimenticava tutto. Suzanne Corkin, oggi professore emerito di Neuroscienze al Massachusetts Institute of Technology, incontrò Henry nel 1962, quando era da poco laureata. Poi, per quasi cinquant'anni, lo seguì e lo studiò, anche se, ogni volta che lo incontrava, per Henry era la prima volta che si vedevano. Questo di Suzanne Corkin non è «un» libro, ma «il» libro su un caso cui si devono scoperte decisive sulla natura della memoria e sugli specifici processi attraverso i quali viene

Il tempo siamo noi di Marc Wittmann Come sorge il senso del tempo? Sin dagli albori del pensiero umano ciò ha rappresentato un mistero. Negli ultimi anni però la psicologia e, in particolare, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante nel definire e descrivere i meccanismi che regolano la nostra percezione del tempo. Nel volume – in Germania per mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti – Marc Wittmann ci racconta le frontiere più avanzate di queste ricerche senza indulgere a tecnicismi e con esempi tratti dalla vita quotidiana, nella convinzione che la nostra esperienza del tempo racconti qualcosa di noi e che il nostro senso del tempo rifletta la nostra esperienza collettiva, la nostra vita. Perché davvero il tempo siamo noi. 9


Il globo puntiforme : breve storia delle rivoluzioni nelle comunicazioni di Roberto Finzi Quella in cui siamo immersi è una realtà che non può essere semplicemente affrontata secondo il criterio del buono o cattivo uso di una o più tecnologie. Questa, è stato autorevolmente scritto, «è l’opaca posizione dell’idiota tecnologico». Oggi la ricerca nel campo delle neuroscienze arriva a sottolineare allarmata che una vita caratterizzata dal cosiddetto multitasking (applicare la propria mente a molte cose contemporaneamente) può portare a danni cerebrali. Il cambiamento in corso è così profondo che qualcuno ipotizza che, con quanto sta avvenendo nel campo della tecnologia, specie della comunicazione, l’uomo contemporaneo sia immerso in una nuova fase dell’evoluzione. Questo libro analizza in modo succinto le vicende e le interconnessioni del rapporto tra uomo e sistemi comunicativi, immateriali e materiali, dalle origini della scrittura a Steve Jobs. Si tratta di una narrazione storica, che pure tiene e dà conto delle diverse teorie elaborate su tali questioni, tendente a fornire un quadro sintetico di una realtà in cui confluiscono – in tempi diversi, con intensità diversa, in forme diverse – molti fili, di solito, specie nel mondo della formazione, affrontati separatamente, come fenomeni tra loro slegati, in modo da formare uno scenario che metta in luce il cammino accidentato, mosso, multidimensionale che ci ha portati fino al mondo in cui siamo immersi, tra entusiasmo, paure, illusioni e disillusioni. E timori per un futuro sempre più imprevedibile.

Gravity di Alfonso Cuarón La brillante dottoressa Ryan Stone è alla sua prima missione spaziale, mentre l'astronauta Matt Kovalsky è all'ultimo volo prima della pensione. Quella che per loro doveva essere una passeggiata spaziale di routine si trasforma in una catastrofe. Lo shuttle viene distrutto e loro si ritrovano soli nell'assordante silenzio dell'universo. Fluttuanti nell'oscurità e privi di qualunque contatto con la Terra non hanno apparentemente alcuna chance di sopravvivere anche per via dell'ossigeno che va esaurendosi. Forse l'unico modo per sperare di tornare a casa è quello di addentrarsi nello spazio infinito. 10


La via del sentiero : un'antologia per camminatori, a cura di Wu Ming 2 La strada interrotta : dalla porte di ferro al Monte Athos di Patrick Leigh Fermor Alla fine del 1933 il diciottenne Leigh Fermor lasciò l'Inghilterra con uno zaino, un vecchio cappotto militare, due libri di poesia, una sterlina alla settimana da ritirare al fermoposta e l'inflessibile proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli. Grazie alla sua curiosità onnivora e alla precisione visuale della scrittura, quell'impresa, raccontata a distanza di oltre quarant'anni in Tempo di regali (1977) e Fra i boschi e l'acqua (1986), è ormai parte del canone della letteratura di viaggio; ma la narrazione si arresta fra i gorghi delle Porte di Ferro, e Leigh Fermor, morto nel giugno 2011 all'età di 96 anni, non è mai riuscito a pubblicare l'ultimo volume della progettata trilogia. L'hanno fatto per lui, fortunatamente, Colin Thubron e Artemis Cooper, i suoi esecutori letterari: e leggendo di palazzi aristocratici, nottate all'addiaccio e migrazioni di cicogne, esperimenti con l'hashish, chiese bizantine ed eruzioni di ferocia nazionalista non potremo che riconoscere l'inconfondibile voce di Leigh Fermor e la sua capacità di assorbire qualsiasi cosa infondendole profondità storica – e conservando intatto il debordante entusiasmo dei diciotto anni.

Un’antologia di scritti viandanti firmati da Robert Louis Stevenson, Charles Dickens, Walter Scott, Thomas De Quincey, Walt Whitman e altri grandi autori anglosassoni. Un excursus letterario che rivela come “mettersi in cammino” lasciandosi alle spalle la civiltà industrializzata sia sempre stato un tema centrale nella poetica di scrittori e saggisti di grande calibro. Al semplice esercizio fisico si associano di continuo riflessioni intellettuali sulla condizione umana e sui suoi mutamenti nel corso del tempo. Il paesaggio offre spunti letterari e conduce il pensiero verso strade poco battute, la bellezza della natura (o il suo decadimento ad opera dell’uomo) genera associazioni, influenze originali e profonde. Camminando si rinnova l’entusiasmo verso la scrittura, il bisogno di trascrivere sulla carta le esperienze e le suggestioni che queste hanno provocato. Ad ogni passo si scoprono dettagli nuovi, si impara qualcosa sul mondo e su se stessi e ogni pellegrinaggio diventa fonte di ispirazione profonda per una nuova prosa e per una nuova etica. Leggendo queste pagine ritroviamo lo spirito dei camminatori di un tempo e le loro osservazioni sono un monito e una esortazione per noi, camminatori di oggi. 11


In viaggio con Leopardi : la partita sul destino dell'uomo di Emanuele Severino Mentre Platone era convinto che "i poeti mentono molto", e ciò costituiva per lui motivo per scacciarli dalla città, Leopardi, pur nutrendo la stessa convinzione, è persuaso che non ci può essere vita senza poesia. La poesia è l'erede della festa arcaica, cioè del momento in cui l'uomo respira al di sopra dell'oppressione del dolore della vita. È il momento in cui l'uomo si raccoglie, raggiungendo così uno stato paradisiaco. È dall'anima della festa, dalla danza, dal canto primordiale, che nasce la poesia: il rimedio originario da cui poi prendono origine la filosofia, la scienza e la tecnica. Un'ultima sponda prima dell'annientamento definitivo dell'uomo". Il filosofo Emanuele Severino spiega la rilevanza filosofica della poetica leopardiana: "Leopardi può ben considerarsi uno dei maggiori pensatori della filosofia contemporanea. Ha infatti posto anticipatamente le basi di quella distruzione della tradizione occidentale che sarà poi continuata e sviluppata - ma non resa più radicale - da Nietzsche, Wittgenstein ed Heidegger".

vedete da qualche parte? La crisi globale produce da noi gli eterni precari, la tragica disoccupazione giovanile, la demolizione del welfare, la gigantesca evasione fiscale, la crescita di povertà e disuguaglianza; altrove, decine di guerre, centinaia di milioni di schiavi (letteralmente schiavi, più che in qualsiasi altro periodo dell’umanità) e miliardi di sfruttati. Slavoj Žižek, secondo molti il più influente filosofo al mondo, non ha dubbi: è arrivato il momento di svelare le menzogne del capitalismo e di lavorare per superarlo. Ma come? Esaminando le caratteristiche della globalità capitalista, le costrizioni ideologiche entro cui ci dibattiamo ogni giorno, le ben magre prospettive che la persistenza del sistema lascerebbe all’umanità; esplorando le potenzialità e le trappole delle nuove lotte d’emancipazione sparse per il mondo; sostenendo con forza che una fuoriuscita dal capitalismo si potrà avere solo attingendo all’ispirazione – storica e ideale – delle lotte comuniste, socialiste, comunitarie. È quanto fa in questo libro, immergendo nel fuoco dell’argomentazione materie così diverse come il Gangnam Style e Marx, la Thatcher e i film di Hollywood. Problemi in paradiso è dunque un’acuta (e godibile) analisi del mondo in cui viviamo e una felice prefigurazione di quello che – speriamo – verrà.

Problemi in paradiso : il comunismo dopo la fine della storia di Slavoj Žižek La caduta del Muro di Berlino venne descritta come la fine della Storia, la porta aperta verso un paradiso lastricato dal capitalismo. Ma che fine ha fatto questo paradiso? Lo 12


Nell’ultimo quarto di secolo – dagli anni ’80 in poi – ha prevalso nel mondo che conta il dogma secondo il quale un certo grado di diseguaglianza sarebbe necessario per garantire un elevato tasso di sviluppo economico, mentre le politiche egualitarie affermatesi nel secondo dopoguerra costituirebbero un grave handicap per l’economia e un pericoloso ‘azzardo morale’. E’ stato questo dogma – sostenuto con argomenti pseudo-scientifici, quasi una sorta di teorema con tanto di algoritmi e di grafici cartesiani – ad alimentare le politiche neoliberiste che, dagli Stati Uniti di Ronald Reagan e dall’esperienza thatcheriana nel Regno Unito, hanno finito per influenzare le politiche economiche dell’intero Occidente. Tra le retoriche prevalenti di quello che, con buone ragioni, è stato definito come il ‘pensiero unico’ c’era l’assunto fondato sulla cosiddetta teoria del trickle down – dello ‘sgocciolamento’ – secondo cui una concentrazione di ricchezza ‘in alto’, nei settori più fortunati (o privilegiati) della società sarebbe destinata, col tempo, a ‘ricadere’ sugli strati inferiori, avvantaggiando tutti. Nella stessa ottica, un elevato tasso di inquinamento iniziale, nella fase del decollo, sarebbe accettabile perché destinato a essere riassorbito con la crescita del benessere e il miglioramento delle tecnologie. Queste tesi sono state smentite duramente dai fatti: le diseguaglianze hanno continuato a crescere in tutto il mondo, sia nel rapporto tra Paesi sia all’interno dei singoli ambiti territoriali. E gli squilibri determinati da questa vera e propria ‘lotta di classe’ rovesciata – dall’alto contro chi sta in basso – hanno creato le condizioni dell’attuale gravissima crisi economica globale mentre la situazione ambientale del pianeta continua a peggiorare.

La lotta di classe esiste e l'hanno vinta i ricchi (vero!) di Marco Revelli

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La strada dritta di Francesco Pinto

Effetto domino di Romolo Bugaro Ci sono uomini abituati a esprimersi solo attraverso il denaro. Uomini che non vanno liquidati con facili parole: lo sa bene Romolo Bugaro, che - oltre a essere uno scrittore ipnotizzato dal mondo - è un avvocato che conosce da vicino, per lavoro, le traiettorie di ascese e fallimenti. Ritrarli con verità, nel bene e nel male di cui sono capaci, è la scommessa di questo suo romanzo. Perché la verità non indebolisce il giudizio etico, anzi lo rafforza proprio nella misura in cui lo complica. Quando uomini come questi si mettono in testa di concludere un grande affare - ad esempio di costruire una città di lusso nella provincia veneta, facendola spuntare come un fungo dall'oggi al domani niente può fermarli. O forse sì. Quando una banca ritira il consenso si scatena l’effetto domino, una crisi da cui si esce a prezzo di molte cadute: uno si ammazza, altri si riciclano altrove o tornano a vedere in piccolo – uomini e donne, banche e istituzioni, ricchi e servi.

Il 19 maggio del 1956, il giorno in cui su uno sterrato di poche centinaia di metri viene dato inizio ai lavori, non c'è nulla: non un progetto definitivo, non le tecnologie, non le competenze professionali, non i soldi necessari. C'è una sola cosa: il coraggio di pochi uomini, capaci di immaginare una via di comunicazione che unisca il Paese. Il 4 ottobre del 1964 - appena otto anni dopo e in anticipo sui tempi previsti - una striscia di asfalto lunga 755 chilometri collega Milano con Napoli, il Nord con il Sud: è l'Autostrada del Sole. Durante quegli otto anni un esercito di manovali, carpentieri, tecnici, progettisti combatte senza sosta nell'alto dei viadotti e nel buio delle gallerie, nel fango degli inverni e nell'afa delle estati per rispettare la promessa della sua costruzione. E su quella strada trova il suo destino. Lì va a cercarlo Fedele Cova, l'amministratore delegato della Società Autostrade, una società dell'IRI creata per realizzare quell'impresa impossibile. Lì va a cercarlo Gaetano De Angelis, operaio emigrato al Nord che con Cova fa un giuramento: lo finiranno insieme quell'abbozzo di strada, e lui potrà ritornare a casa, come ha promesso a Maria. Lì troveranno il loro destino Giovanni Nigro, un ingegnere che nel gelo della campagna di Russia aveva perduto il suo onore, e Bruna, una dei progettisti, che ha bisogno di quella strada per continuare a correre. Ma è una sfida fatidica per tutti coloro che vi partecipano, dal gruppo dirigente della società di Cova, che comincia l'impresa con un furto in America e la fiducia di un banchiere ebreo, al costruttore Rizzani e all'ingegner Zorzi che, per superare il grande fiume, progettano un ponte che nessuno prima di loro aveva avuto il coraggio di immaginare. 14


Fumisteria di Fabio Stassi Fumisteria è un affascinante mosaico di amore, odio, odori e rimpianti, in cui le sensazioni e i sentimenti conducono la narrazione e raccontano la Sicilia con la sua storia e la sua realtà cruda, oltre quel folclore e quel mito che spesso offuscano la vita e la verità.

Il cadavere si trova riverso nell’acqua della fontana, sulla strada della chiesa madre in modo che tutti lo vedano. È Rocco La Paglia, giovane comunista ex partigiano. Un morto strano. Se per vendetta, una strana vendetta. Rocco da tempo era silenzioso nel suo lavoro a bottega. Da quando la strage aveva insegnato a lui, come a tutti i contadini che avevano creduto di poter alzare la testa, a stare al suo posto, in basso. Così, adesso, sembra ovvio a tutti che il cadavere sia legato alla solita storia: a una signora troppo bella e troppo altera per sfuggire alle dicerie del paese, e a un possidente, chiacchierato per non essere abbastanza maschio. Delitto d’onore, come una specie di dramma collettivo di espiazione, per gli anni scorsi di troppa libertà. a storia vera la scrive un galeotto balbuziente ex contrabbandiere ex contadino ed ex minatore. Finalmente, quando ormai l’emigrazione ha svuotato il paese, egli può, senza essere interrotto nel silenzio della cella del carcere dov’è rinchiuso, avvolgere la storia con il filo della verità. Ricordando i personaggi, gli ambienti, le situazioni, le figure di paese, che tremolano dietro quella verità come dietro un filo di fumo. Nel cuore di questo romanzo è il concreto, umano significato della strage di Portella della Ginestra del 1947, quando il bandito Giuliano, su mandato di oscure potenze e chiari interessi, sparò sul Primo maggio dei contadini della Sicilia occidentale, uccidendone e ferendone a decine, per fermare la lotta per la terra e spezzare il movimento delle sinistre. Secondo l’autore Fabio Stassi fu «punto di svolta per tutta la storia precedente e per quella futura». Ma tutto il suo racconto risuona di quella malinconia senza tempo evocante solitudini che riempie il passato tramandato ai bambini. 15


Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard 1950, Londra. Antonia e Conrad Fleming stanno aspettando gli ospiti per la cena di fidanzamento del figlio. Ogni cosa è pronta nella villa sulla collina di Hampstead, da cui si gode una magnifica vista sulla città; la casa sta per accogliere l’élite londinese che celebrerà l’occasione. Eppure la voce e lo sguardo di Antonia sono velati dal disincanto e dalla sensazione che le cose sarebbero potute andare in modo diverso. Così si schiude il racconto del matrimonio ventennale dei Fleming, una vicenda che solca l’esistenza di marito e moglie dal presente fino al loro primo incontro, in un percorso a ritroso che ci porta a conoscere i due in giovane età, quando Antonia era la splendida adolescente che si faceva chiamare Toni. Il lungo sguardo non è una semplice storia d’amore, né il sogno romantico di una donna matura che si sente d’un tratto sola, ma è, più onestamente, la storia di una coppia. Dura e vera come solo una vita intera sa essere. E soprattutto è la storia di una donna, bellissima e inquieta, coraggiosa e perduta, e della sua forza nel mettere a nudo ogni controversia privata senza pudori. Elizabeth Jane Howard (1923 - 2014) era figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina russa. Sebbene agiata, l’infanzia fu infelice a causa della depressione della madre e delle molestie sessuali che Elizabeth subì da

parte del padre. Studiò recitazione, fece l’indossatrice e all’età di diciannove anni si sposò per allontanarsi dai genitori. Dal matrimonio ebbe una figlia, ma dopo poco arrivò anche la separazione, poi un secondo matrimonio e infine il legame più importante, quello con lo scrittore Kingsley Amis. Un amore lungo vent’anni che si concluse drammaticamente. Scrisse quindici romanzi di successo, ebbe una vita privata disastrosa, sebbene carica di fascino, ed è stata ricordata a lungo più per la sua incredibile bellezza che per la sua opera. Una delle voci più significative del ‘900 inglese, che rivendica la propria sensibilità femminile senza compromessi, liberata dal conformismo di un’epoca e di uno status sociale.

La pensione Beaurepas di Henry James Due famiglie di americani sono ospiti della pensione Beaurepas a Ginevra; il giovane narratore, insieme all’anziano Monsieur Pigeonneau li osserva e, presentando i caratteri dei vari membri dei due nuclei, conduce un vero e proprio studio della società americana. La tanto vantata libertà degli statunitensi, infatti, si traduce spesso in una certa insensibilità verso i costumi e sentimenti altrui, e la cosa non vale solo nei confronti degli europei, ma anche dei familiari. Il tono di James è ironico e il narratore descrive con mano leggera molti vizi americani: «Comprare qualcosa da indossare – questa è la loro idea fissa; non ne hanno altre, in testa». 16


Il celeste scolaro di Emilio Jona Il 9 aprile 1953, in un’aula della corte d’assise di Milano, Emanuele Almansi, libraioantiquario, compare davanti ai suoi giudici con l’imputazione di aver tentato di uccidere il figlio Federico. È un processo che ha un’eco enorme sui giornali cittadini e attira una gran folla nel palazzo di giustizia. Almansi non solo ammette ogni addebito, ma riconosce persino la premeditazione del suo tentato omicidio. Lo fa ricordando innanzi tutto la fatalità che sovrastava da tempo immemorabile la sua famiglia: il male che aveva offuscato l’esistenza di suo nonno e di suo padre, morto in manicomio; aveva ammantato periodicamente la sua vita di malinconia e depressione e si era, infine, crudelmente manifestato in Federico, il figlio adorato, il precoce poeta quindicenne amato da Umberto Saba. Il pensiero di Federico destinato a vivere in povertà e in manicomio era diventato così disperante e ossessivo per il libraio-antiquario che la decisione di uccidere se stesso e il figlio gli era apparsa come la sola possibilità. Una possibilità restata tale, visto che l’omicidio non era stato portato a compimento, ma che, nell’aula della corte d’assise di Milano, si fece strada nella mente di ognuno nell’istante in cui fece la sua apparizione tra i testimoni Federico Almansi in persona. Del giovane dalla bellezza misteriosa e apollinea, dai lunghi capelli e dai luminosi occhi azzurri, che Saba aveva chiamato «occhi di cielo», non era più nulla. L’alta figura incurvata, i capelli rasati, il corpo appesantito e la luce irrimediabilmente spenta negli occhi, Federico si era tramutato in uno di quei fantasmi che popolano l’istituzione manicomiale. Attingendo a lettere,

manoscritti, poesie, diari, trascrizioni di testimonianze, estratti di giornale, atti processuali, questo libro ricostruisce il romanzo della vita di Federico. Dal sodalizio spirituale e sentimentale con Umberto Saba alle battaglie della Resistenza da giovane partigiano ebreo, fino ai tristi giorni della malattia nell’immediato dopoguerra, si dipana in queste pagine il filo di una luminosa, breve esistenza tradita dai capricci della mente.

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Anima di Wajdi Mouawad

Rapporto al greco di Nikos Kazantzakis El Greco, soprannome metà italiano e metà spagnolo, è Dominikos Theotokòpulos (15411614), l'artista più illustre di Creta. Emigrato dalla sua isola a 26 anni, sostò a Venezia e a Roma, dove affinò la sua arte alla scuola di Tiziano e del Tintoretto, prima di stabilirsi a Toledo, in Spagna. Come un soldato al termine della missione assegnatagli fa rapporto al suo generale, così Nikos Kazantzakis stila il rapporto della propria missione terrena al suo illustre antenato. In Rapporto al Greco, l'autore di Zorba chiama a raccolta i ricordi di un'esistenza eccezionale, e, nutrendole col sangue del proprio cuore, ridona vita alle grandi anime che venerava: Odisseo, Cristo, Dante, Nietzsche, Lenin, il Buddha, lo stesso Zorba. E ai lettori lascia un messaggio di sfida e di speranza: "Ama la libertà sopra ogni cosa, non accettare di rendere schiava la tua anima, scala la vetta più alta che un essere umano possa raggiungere".

Una donna assassinata, distesa in una pozza di sangue nel buio del salotto. Unico testimone, il gatto. È questa la scena agghiacciante che Wahhch Debch si trova davanti tornando dal lavoro. Quella donna è sua moglie. Accecato dal dolore, assetato di vendetta ma soprattutto in cerca di risposte, l'uomo parte alla caccia del killer. Nel tentativo di trovare una spiegazione al male, sprofonda nelle viscere di un mondo a sé stante, che vive appena sotto la pelle del mondo civile, abbandonato a mafie e traffici di ogni sorta, governato da leggi proprie. È un'esplorazione della natura umana nei suoi lati più oscuri, quella compiuta da Wahhch, un viaggio che lo porterà dalle gelide riserve indigene del Quebec, dove le più orribili bassezze si mescolano alla bellezza della cosmologia indiana, fino al Libano dov'è sepolto il suo tragico segreto, un episodio brutale dell'infanzia che gli ha cambiato per sempre la vita. Sconvolgente odissea contemporanea, "Anima" è al tempo stesso un'ardita provocazione letteraria: capitolo dopo capitolo, il filo della narrazione è ripreso da una successione di mali, a partire dal gatto che racconta la scena iniziale. In un atipico bestiario, cani, gatti, topi, serpenti e insetti d'ogni genere si fanno testimoni dell'intera vicenda, immergendo il lettore nella loro percezione della realtà. La desolante verità che si delinea è una sola: "il cielo non ha visto niente di più bestiale dell'uomo". 18


Io so perchè canta l'uccello in gabbia di Maya Angelou Pubblicato per la prima volta nel 1969, Io so perché canta l’uccello in gabbia, secondo larga parte della stampa letteraria americana, è uno dei libri fondamentali del Novecento. Descrivendo i primi anni della sua esistenza, Maya Angelou vi celebra la voglia di vivere, la bellezza del pensiero e la disarmante sensibilità di una bambina e poi di un’adolescente nera nell’America razzista del secolo scorso. Il libro muove dall’arrivo di Maya e di suo fratello Bailey a Stamps, nell’Arkansas. Spediti nel profondo Sud a casa della nonna, dopo la separazione dei genitori. È la stagione in cui i luoghi appaiono ancora sotto la luce magica dell’infanzia. Maya vive con la nonna e lo zio nel retro dell’Emporio di cui Momma (così viene chiamata la nonna) è proprietaria e, tra granaglie per i polli, cherosene, lampadine, lozioni, palloncini e semi di fiori, gioca con Bailey, come in un luna park senza guardiano. Nell’America degli anni Trenta, tuttavia, eroi e orchi, incanti e orrori accompagnano inevitabilmente l’esistenza di una bambina di colore. Eroi, per Maya, sono i raccoglitori di cotone che scendono dagli autocarri e, stanchissimi, si assembrano nell’Emporio. Orchi sono i «ragazzi» bianchi del Ku Klux Klan che, con gli occhi pieni di odio, calano a Stamps e costringono lo zio di Maya e gli altri neri a nascondersi tra gli escrementi delle galline. Orco è Mr. Freeman, l’amico della mamma, un uomo grosso e flaccido che a St. Louis, in Missouri, una sera di primavera l’attira a sé. Opera magnifica, fatta di urla, suoni, passioni, crudeltà e coraggio, Io so perché canta l’uccello in gabbia è la storia di una ragazzina afroamericana capace di lasciarsi alle spalle la sofferenza costruendo con orgoglio e ostinazione la propria vita.

Come pietra paziente, un film di Atiq Rahimi Una donna veglia un uomo disteso in un letto. L'uomo è privo di conoscenza, ha una pallottola in testa, gli ha sparato qualcuno per un futile motivo. La donna parla senza interruzione, come non ha mai fatto prima. Racconta al marito, finalmente presente e muto, molte storie che fanno la loro storia e quella del loro paese. E si confida. Fa di lui la sua pietra paziente, quella che secondo la tradizione persiana si tiene accanto per affidarle tutto quello che non si può rivelare a nessun altro. Riversando su di lei i propri malesseri, sofferenze, dolori, miserie. Una pietra che ascolta, assorbe le parole e i segreti, fino a esplodere. «La donna afghana, come tutte le donne del mondo, ha un corpo, dei sogni, dei desideri, dei piaceri... In una società maschilista, le è negato tutto. Affinché un essere umano oppresso in un Paese come l’Afghanistan possa finalmente prendere la parola, bisognava innanzitutto paralizzare il sistema dittatoriale. Attraverso il corpo inerte del marito, è tutto il regime che viene immobilizzato, ferito, e il corpo dell'eroina può finalmente aprirsi e sbocciare. Più che di una donna, io qui parlo di un essere oppresso a livello sessuale, religioso, politico, culturale, sociale... » ha dichiarato l’autore. 19


La resurrezione della carne : romanzo di Francesco Bianconi Il secondo romanzo del cantante dei Baustelle. Passione e morte tra le bellezze nascoste di Milano. Aspirante poeta, Ivan è diventato famoso per aver scritto La resurrezione della carne, una serie TV sugli zombi. La sua vita, nonostante "il successo", è una calma piatta. Vive passivamente, si lamenta del mondo con cinismo e arguzia. Conosce Giovanna, se ne innamora, e presto hanno un figlio. Ma un evento tragico cambia fatalmente il corso delle cose. La felicità appena trovata, è spazzata via in un colpo solo e Ivan si ritrova simile ai non morti della sua serie televisiva: "Chi è stato morso dai resuscitati diventa come loro. Agisce in automatico per il raggiungimento di un unico osceno obiettivo". La ricerca della verità sulla tragedia che gli ha sconvolto la vita lo guiderà come un'ossessione, portandolo negli ambienti più alla moda della città. Quello che scoprirà gli aprirà una nuova consapevolezza su di sé e sul mondo. Sul Bene e sul Male. Il leader dei Baustelle, torna in libreria con un romanzo d'amore e di dolore, ambientato in una Milano del futuro prossimo, una "Milano da mangiare" che somiglia in modo inquietante a quella di adesso.

Grand Budapest Hotel, un film di Wes Anderson Monsieur Gustave è il concierge ma di fatto il direttore del Grand Budapest Hotel collocato nell'immaginaria Zubrowka. Gode soprattutto della confidenza (e anche di qualcosa di più) delle signore attempate. Una di queste, Madame D., gli affida un prezioso quadro. In seguito alla sua morte il figlio Dimitri accusa M. Gustave di averla assassinata. L'uomo finisce in prigione. La stretta complicità che lo lega al suo giovanissimo neoassunto portiere immigrato Zero gli sarà di grande aiuto. Il film è dedicato a Stefan Zweig, scrittore austriaco tra i più universalmente noti tra gli anni Venti e Trenta. Animato da un convinto pacifismo si vide bruciare nel 1933 ciò che aveva scritto dai nazisti. È alle sue opere che il regista ha dichiarato di ispirarsi per questo ennesimo viaggio in un mondo tanto immaginario quanto affollato di riferimenti alla realtà. Echi di Jean Renoir (il passaggio da un’epoca all’altra), Ernst Lubitsch (il tocco ironico) e Max Ophüls (il senso della composizione) in un film che, oltre ad avere uno splendido ritmo, è anche un toccante omaggio nostalgico a un tipo di cinema che non si fa più: lo dimostrano le scenografie color pastello, i fondali dipinti e persino alcune scelte registiche squisitamente vintage. 20


La ragazza di fronte : romanzo di Margherita Oggero Quando era bambino, arrivato a Torino dal Sud, Michele era rimasto incantato dalla bambina che leggeva, seduta sul terrazzino di fronte. Quando era bambina, tormentata dai fratelli gemelli scatenati, Marta si rifugiava sul balcone per sognare le vite degli altri. Come una folata di vento che scompigli la quiete del grande cortile che li separa, ora la vita ha rimescolato le carte. Marta è una donna adulta, indipendente e sola, con un solo motto – bastare a se stessi, come i gatti – e un solo piacere segreto: spiare da dietro le tende, al buio, la finestra di fronte. È andata lontano, ha viaggiato e da poco è tornata a casa, in un condominio simile a quello dell'infanzia. Anche Michele si è spinto dove nessuno avrebbe pensato, e ogni giorno per mestiere vede gente che fugge e che torna: guida i Frecciarossa attraverso l'Italia, e in poche ore solca la penisola per poi rientrare nel suo nuovo appartamento e affacciarsi ancora una volta su un cortile. Fino a quando succede una cosa imprevista, anzi più d'una: di quelle che accelerano il corso dell'esistenza, che costringono a uscire dal guscio protettivo che ci costruiamo, a

guardarsi negli occhi. A quanti di noi è capitato di abitare in un grande caseggiato, di quelli con un ampio cortile di giorno popolato di voci e la sera di luci che rivelano le vite degli altri? Margherita Oggero intesse con sapienza l'invisibile rete di sguardi e traiettorie, di significati e desideri nati tra quelle finestre e destinati a unire, separare, far danzare i suoi personaggi tra le quinte reali eppure poetiche della sua Torino. Queste pagine sono percorse da una sorta di "leggerezza dolente", da un'ironia che non è mai disgiunta dall'umanissima partecipazione alle sorti di persone autenticamente impegnate a trovare un senso ai propri giorni. La ragazza di fronte è uno splendido spaccato della storia sociale di una grande città italiana negli ultimi cinquant'anni e insieme una storia d'amore bellissima, veloce, sorprendente.

Un sapore di ruggine e ossa, un film di Jacques Audiard Ali ha 25 anni, è grande e grosso, non ha un soldo e con il figlio di 5 anni, che era sinora vissuto con la madre, attraversa la Francia per arrivare in Costa Azzurra, dove vive la sorella, Anna, cassiera in un supermercato. Per guadagnare qualche soldo, comincia a lavorare come buttafuori in una discoteca dove una sera conosce Stephanie, la bella e piuttosto sprezzante addestratrice di orche del parco acquatico di Antibes. Poco dopo una tragedia sconvolge la vita di Stephanie, facendole perdere l'uso delle gambe. Ma Ali non se ne cura e per Stephanie il rapporto con quel gigante allo stesso tempo servizievole e anaffettivo diventa inaspettatamente il gancio che le serve per restare attaccata alla vita, che dopo il trauma le sembra invivibile. 21


La vita sessuale dei nostri antenati : spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partogenesi di Bianca Pitzorno «Cara Lauretta, cara cugina come me orfana e come me allevata dalla inflessibile nonna nel culto della nostra nobilissima stirpe, perdonerai mai all'autrice di avere scritto questo libro sui nostri antenati? Di averne rivelato i segreti e i peccati più insospettabili a partire dal lontano Cinquecento, quando una firma del Vicerè su una pergamena rese blu il nostro sangue che prima era rosso come quello di tutti gli altri abitanti di Ordalè e di Donora? Adesso che abbiamo quasi quarant'anni, che abbiamo vissuto la liberazione sessuale e le sfrenatezze del Sessantotto, che abbiamo messo la testa a partito, non ci dovrebbe risultare così difficile accettare che anche i nostri antenati, e specie le antenate, abbiano avuto le loro storie di letto, e non sempre esemplari. Lo so che per chiunque è difficile pensare che i propri genitori hanno avuto una vita sessuale, e che se così non fosse noi non saremmo qui...E i nostri nonni, come immaginarli a rotolarsi peccaminosamente tra le lenzuola? Ma con i bisnonni non dovrebbe essere così impossibile, specie se sappiamo che hanno messo al mondo quindici figli. Per non parlare dei trisnonni e dei quadrisnonni. Senza l'attività sessuale dei nostri antenati il genere umano si sarebbe estinto. Eppure tu,

Lauretta, quando accenno a questo argomento ti turi le orecchie e strilli: "Bisogna essere proprio dei maniaci sessuali per pensare a certe cose". Lauretta, Lauretta, ti piace tanto sapere chi erano e cosa facevano i nostri antenati, che rapporti c'erano tra zio Tan e Armellina, chi era il pittore che ritrasse Garcia e Jimena nella Cattedrale di Ordalè... Conservi con cura l'abito di broccato che la nonna, donna Ada Ferrell, indossò nel giorno delle nozze. Le nozze, appunto, il letto comune! Cosa avveniva in quel letto una notte dopo l'altra? E negli anni a seguire i sette figli. Li aveva mandati lo Spirito Santo in forma di colomba? Lauretta, bisogna proprio che ti spieghi come sono andate le cose? Ora, passata anche quest'ultima tempesta, ascoltami: ti racconterò molti segreti che neppure immagini. Tua Adita»

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La straordinaria storia del conte Boutourline e della sua misteriosa fine nella piu' grande miniera di rame d'Europa di Cristiana Bruni “C’è sempre un sano gusto nel riscoprire avvenimenti passati di cui pochi sono a conoscenza, ma che riscritti nel modo giusto possono ritornare a essere apprezzati da una più ampia comunità di persone. Cristiana Bruni ci mostra lo spaccato di una piccola comunità toscana, Montecatini Val di Cecina, e tramite le parole del conte russo Michail Boutourline ci apre le porte sui quasi settant’anni di storia della sua famiglia. Siamo nella seconda metà dell’ottocento, in piena rivoluzione industriale, e Montecatini Val di Cecina vanta la più grande miniera di rame d’Europa. I Boutourline, straordinaria famiglia russa, ricca e intellettuale, poliglotta e giramondo, si trasferiscono a Firenze. Nel 1873 il conte Dmìtrji entrerà in possesso della grande miniera cuprifera. Ma proprio tra queste ridenti campagne nella provincia pisana avverrà la sua insolita morte”

I sotterranei della cattedrale di Marcello Simoni Urbino, anno 1790. Un magister dell’Università cittadina viene trovato morto all’interno della Cattedrale. Lo stato del suo corpo lascia supporre che sia precipitato dalle impalcature erette all’interno dell’edificio per la ricostruzione della cupola, distrutta l’anno precedente da un terremoto. Ma Vitale da Montefeltro, uno studente destinato al sacerdozio, intuisce che dietro l’incidente si cela un enigma irrisolto. Dubita che il magister, grande cultore di antiquariato, sia morto per puro caso, e indagando sui suoi ultimi giorni scopre un fatto sconcertante: l’uomo era sulle tracce di un antico tempio dedicato alle Ninfe, nascosto all’insaputa di tutti nel sottosuolo della città. Vitale si appassiona al mistero, ma ben presto si rende conto che il magister non è morto per pura disgrazia. È stato assassinato. Tra i sospetti vi sono il priore della Cattedrale, il rector dell’Università e un inquietante individuo che vive nei sotterranei di Urbino.

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Tempi glaciali di Fred Vargas Si è mobilitata tutta l'Anticrimine del tredicesimo arrondissement di Parigi sul caso dei due apparenti suicidi. Il coltissimo capitano Danglard, grande estimatore di vino bianco, l'energica Violette Retancourt, lo specialista in pesci d'acqua dolce Voisenet. Ma soprattutto lo svagato, irresistibile, «spalatore di nuvole», il commissario JeanBaptiste Adamsberg. Tutto inizia col ritrovamento di due corpi e la scoperta di uno strano simbolo scarabocchiato accanto a ciascuno di essi. Ma come sempre accade nelle storie di Fred Vargas, questo non è che l'avvio di una avventura che finirà per snodarsi in mezza Europa tra una setta di adepti della Rivoluzione francese e una gita in Islanda finita in tragedia.

Agatha : i misteri di una vita di Martinetti, Lebeau, Franc La regina del crime, la scrittrice più famosa del mondo. I suoi libri hanno venduto più di due miliardi di copie. Adesso, è la protagonista di una graphic novel. Donna moderna, sfaccettata, avventurosa, curiosa. La sua storia è all’altezza delle storie che scriveva... con qualche cadavere in meno. Segnata da un matrimonio finito male, una fuga misteriosa, una carriera letteraria folgorante e un lato oscuro che non smette di affascinare i critici di tutto il mondo, la vita della creatrice di Poirot e Miss Marple diventa nelle mani di tre grandi autori francesi una storia appassionante, tutta da scoprire.

BUONA LETTURA 24


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