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Esiste un protocollo integrativo per il monitoraggio delle aree protette attualmente designate per salmonidi/ciprinidi?

Si forniscono alcuni elementi circa le risultanze del questionario per i C.I. fluviali: − il monitoraggio e le analisi di laboratorio, salvo un caso, sono sempre gestiti dalle Arpa/Appa, mentre il tracciamento/aggiornamento dei C.I. e delle reti di monitoraggio in alcuni casi è svolto dalle Regioni o dalle Autorità di Distretto, più spesso in collaborazione con le Arpa/Appa; − la classificazione è effettuata/proposta in maniera preponderante dalle Arpa/Appa; − i C.I. sono sempre stati individuati sull’intero territorio regionale/provinciale, salvo un unico caso, facendo riferimento alla specifica normativa nazionale vigente; − la lunghezza media dei C.I. non supera solitamente i 15 km e per alcune regioni si hanno valori intorno ai 5 Km (Valle d’Aosta, P.A. Trento, Liguria, Sardegna); − rispetto alla rilevazione condotta nel 2010 (Rapporto 150/2011 - ISPRA – Arpa/Appa “Stato di implementazione della Direttiva 2000/60/CE in Italia – Risultati della rilevazione effettuata presso le Arpa/Appa”), a cui avevano risposto 16 regioni, il numero dei C.I. per regione è rimasto nella maggior parte dei casi molto simile. In un 1/4 di esse si è ridotto sensibilmente, avendo abbandonato C.I. minori oppure effettuato accorpamenti in presenza di condizioni ritenute similari; − per 12 regioni su 19 la percentuale di C.I. monitorati è maggiore del 50%; − il sessennio di monitoraggio maggiormente utilizzato è stato il 2014-2019, seguito dal 20152020; − per la classificazione sessennale dello stato ambientale dei corpi idrici in monitoraggio di sorveglianza, nel caso di monitoraggio replicato per più di un anno, si utilizza prevalentemente il monitoraggio più recente o il dato medio; in alcuni casi la valutazione effettuata è più complessa e usufruisce di una serie di elementi aggiuntivi, tra i quali le tendenze riscontrate, le pressioni significative rilevate, la diversa confidenza dei dati; − in caso di campagne di monitoraggio di alcuni parametri (es. Gifosate, PFAS,..) eseguite su un sottoinsieme della rete, ai fini della classificazione, nella maggior parte dei casi (17 su 21) il dato viene normalmente utilizzato per quelle specifiche stazioni, nei restanti casi il dato non è impiegato; − in una preponderante parte di casi (17 su 21) tutte le aree protette previste dalla DQA sono state individuate, anche se spesso non è attivo un monitoraggio dedicato o lo stesso è solo parziale; − in 14 casi su 21 è prevista una rete specifica per la Direttiva Nitrati, non esattamente coincidente con la Rete ambientale; in circa la metà dei casi è una sotto-rete di quella ambientale, e in alcuni casi sono previste altresì stazioni aggiuntive; − in 19 casi su 21 non esistono altre reti specifiche per le zone vulnerabili (fitosanitari); le uniche reti specifiche sono indicate nelle regioni Puglia e Sicilia; − in 11 casi su 20 non è previsto un protocollo integrativo per il monitoraggio delle aree protette attualmente designate per salmonidi/ciprinidi, mentre in 8 casi è previsto; − in tutte le risposte date (20) si afferma che i dati di monitoraggio sono annualmente trasmessi con il flusso WISE/SoE; − in 13 casi su 20, nell'ultimo Reporting WISE (2016) sono stati caricati tutti i dati relativi alle caratteristiche dei C.I., alle pressioni, agli impatti, allo stato, agli obiettivi di stato e alle esenzioni; in 6 casi questo è stato fatto solo in parte. Le figure che seguono hanno lo scopo di confrontare, in alcuni casi attraverso una parametrizzazione, le informazioni numeriche raccolte per le aste fluviali, utilizzando come grandezze per l’armonizzazione la superficie regionale o il numero dei C.I..

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