Valutazioni integrate per sistemi territoriali complessi: il caso dei rifugi della Provincia di Trento
POLITECNICO DI TORINO Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile Anno Accademico 2016/2017
Tesi di Laurea Magistrale: Valutazioni integrate per sistemi territoriali complessi: il caso dei rifugi della Provincia di Trento
Relatore: Prof.ssa Marta Bottero Correlatore: Prof. Valentino Manni
Candidata: Sofia Marchesini
INDICE
RINGRAZIAMENTI:
Ringrazio la Professoressa Marta Bottero per avermi permesso di conoscere un nuovo ambito di studio e la guida attenta durante questi mesi e il Professor Valentino Manni per avermi aff iancato nella composizione di questa tesi.
Ringrazio tutti i miei amici che condividono questo amore per la montagna e hanno ascoltato con tanta pazienza lo svolgimento nella mia tesi e le mie idee in seggiovia e nelle trasferte. Grazie anche a Maddalena, Francesca e Francesco di avermi sempre spinto a dare il massimo anche nei momenti più critici e Giovanni per i supporti tecnici.
Ringrazio l’Ing. Fabbro della Provincia di Trento, l’Ing. Giacomelli dell’Università di Trento, il geometra Livio Noldin della SAT per avermi fornito tutto il materiale necessario per l’impostazione del mio lavoro.
Grazie a chi ho alle spalle: la mia famiglia, perché crede in qualsiasi cosa io faccia.
Inoltre ringrazio tutti i amici di Torino che mi sono stati vicini in questi due anni in particolare Virginia, Giulia e Chiara per avermi aiutato in tutto.
Grazie inf inte a tutti coloro che di cuore che mi hanno supportato e sopportato durante tutto questo percorso.
5
INDICE
C A P I TO L O 1
C A P I TO L O 4
1. I L T U R I S M O D E I R I F U G I
4
L ’ A N A L I S I M U L T I C R I T E R I S PA Z I A L E
U n metodo di analisi valutativa
F ocus sulla Provincia di Trento
pag 0 6
1.1
G E N E S I D E L R I TO D E L L A M O N TAG N A
4. 1
I N T E G R A Z I O N E CO N G I S
Il rifugio dalla nascita a oggi
P otenzialità dei software GIS e AMC
1.2
I L N U OV O PA E S AG G I O M O N TA N O
4. 2
M O DA L I TA ’ O P E R AT I VA D I A N A L I S I
L’uomo ha cambiato il territorio pag. 1 0
P otenzialità dei software GIS e AMC
1.3
L’EVOLUZIONE DEL TURISMO
4. 3
F OC U S G R O U P E D E L A B O R A Z I O N E
Un potenziale economico
MAPPE
1.4
L A G E OG R A F I A D E L T R E N T I N O
Il patrimonio naturale
pag. 08
pag. 1 1
pag. 1 5
pag 52
pag 56
pag 59
rocesso decisionale ed eleboarazione delle P mappe del territorio pag 63
C A P I TO L O 2
C A P I TO L O 5
2 I L R U O L O D E L L E O R G A N I Z Z A Z I O N I
5
L A T E C N O L OG I A N E I R I F U G I
Gli Interventi sui rifugi di oggi
5 . 1
I N T E R V E N TO D I R E T R O F I T
I l rifugio Ciampedi in Val di Fassa
5 . 2
C A S I S T U D I O S U L T E R R I TO R I O
Rifugio Antermoia - Stivo - Boé
5 . 3
CO S TO G L O B A L E D E L L ’ I N T E R V E N TO
A nalsi del Costo Globale
L a salvaguardia del territorio
pag 2 3
2.1 L E A S S OC I A Z I O N I AT T I V E
S at-Cai-Doav-Avs
pag 2 5
2.1 L A CO N V E N Z I O N E D E L L E A L P I
Protezione e sviluppo sostenibile pag 2 8
C A P I TO L O 3
CO N C L U S I O N I PAG 1 2 2
3.
L E AT T I V I TA ’ D E L R I F U G I O
L a situazione dei rifugi oggi
3. 1
L A N O R M AT I VA I N A L TA Q U OTA
N ormativa edilizia sui rifugi
3. 2
LA CLASSIFICAZIONE DEI RIFUGI
S econdo il CAI e la Provincia
3. 3
I F O N D I P E R I R I F U G I I N A L TA Q U OTA
I fondi della Provincia e il Bando Pro Stabile del CAI pag 4 3
B I B L I OG R A F I A PAG . 1 2 5
pag 52
A L L E G AT I PAG 12 9
pag 3 8
pag 4 1
1
pag 85
pag 90
pag 92
pag 1 1 9
INTRODUZIONE Comprendere le caratteristiche dell’ambiente in cui ci si trova ad agire permette al futuro progetto di inserirsi e avere una visione chiara del contesto, e di def inire degli obbiettivi coerenti con le necessità delle generazioni future nell’ottica di un processo sostenibile.
Rifugio Alimonta - Val Brenta Alta
In questa analisi ho portato al centro il rifugio come plusvalore del territorio montano in cui è inserito, costituito da un sistema territoriale complesso. Si svincola così l’identità del edif icio in sé, ma anzi si mette al centro ogni rifugio nelle peculiarità del suo contesto ambientale. In questo caso particolare ho preso come studio le possibili linee di evoluzione dei rifugi nel territorio della Provincia Autonoma di Trento, sviluppando per la parte architettonicotecnologica un caso studio sul Rifugio Ciampedie in Val di Fassa, con una ipotesi di intervento di riqualif icazione energetica e del relativo costo di investimento. Il territorio alpino e montano è caratterizzato da una eterogeneità di quote, paesaggi, utenze ed accessibilità delle strutture alpinistiche. E’ impossibile quindi affrontare il tema del rifugio sotto un’unica chiave di lettura, sia essa architettonica, storica o territoriale. Alla luce di questa considerazione la ricerca è stata costruita per individuare i problemi che riguardano il territorio e la gestione delle risorse naturali che variano per attributi e vincoli. La gestione sostenibile del territorio e la sua programmazione permettono di inserire il progetto architettonico in un sistema coerente. Per sostenibile si intende non solo un metodo di costruzione innovativo o il risparmio energetico ed economico, ma come viene def inito nel rapporto Brundtland:
“Il soddisfacimento dei bisog ni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.” 2
Tale sviluppo si basa sul concetto del magico triangolo o dei tre pilastri: quello della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Questo concetto è utilizzato per dimostrare che le tre dimensioni non devono essere viste come distinte ma insieme ed integrate. L’indagine ha preso in considerazione tutto il territorio della Provincia di Trento e le 146 strutture classif icate come rifugio dalla Legge Provinciale del 15 marzo 1993, n. 8 e s. m. “Ordinamento dei rifugi alpini, bivacchi, sentieri e vie ferrate”. In particolare il lavoro è orientato a valutare le potenzialità territoriali di tutta la Provincia ancora inespresse e la sostenibilità di futuri interventi. Lo scopo della ricerca è quello di restituire la valenza del territorio tramite il modello Multicriteria Spatial Decision Support Systems che consente di integrare tutte le tre sfere della sostenibilità, tenendo in considerazione l’importanza della collocazione
INTRODUZIONE
degli attributi, in unione alla loro descrizione e quantif icazione. A supporto dei processi decisionali e in particolare in questo tipo di analisi, la funzionalità spaziale dei sistemi informativi geograf ici GIS ha un ruolo veramente importante, sopratutto per esplorare le valenze culturali, ambientali e sportive le quali sono capaci di arricchire il territorio e la concezione dei singoli rifugi.
Sopratutto in questo caso dove interventi di retrof it sono supportati da fondi pubblici, l’accesso a questi deve essere comprovato da una motivazione valida e supportato dal miglior intervento possibile. Questo metodo di studio rispecchia in macrogruppi un processo logico che potrebbe essere adottato per intervenire sul patrimonio immobiliare dei rifugi.
Anche se ogni rifugio ha la sua particolarità, per la gestione dei fondi, per il miglioramento delle strutture e del territorio questa analisi permette di ottenere mappe di sintesi che possono considerate per possibili progetti gestionali e architettonici. La ricerca punta a fornire un supporto al CAI e alla SAT per l’allocazione ottimale delle risorse f inanziare per la ristrutturazione dei rifugi provinciali. Ho affrontato un problema decisionale complesso e caratterizzato da una forte componente spaziale. Il sistema GIS, è lo strumento che permette di integrare gli aspetti puntuali distribuiti sul territorio e intorno alle strutture stesse, permette di studiare la potenzialità della Provincia di Trento dal punto di vista escursionistico, ambientale e storico-culturale e sportivo. La parola rifugio può essere letta in molti modi, sopratutto ai giorni nostri. Ci sono alberghi d’alta quota, malghe dove pranzare e acquistare formaggi, bivacchi e “baite” sempre aperte. A volte si incontrano rifugi in cemento costruiti nel dopoguerra ma sulle Dolomiti mancano i nuovi rifugi costruiti simili ad astronavi come quelli delle Alpi Occidentali e Centrali. Rifugio e territorio sono stati valutati in un unico processo metodologico, la scelta di criteri validi e concreti permette di costruire una soluzione possibile e costituire un progetto eff iciente in tutti i suoi campi, nonostante il livello di dettaglio tecnico sia solo accennato.
3
© Glysiak
C A P I TO L O 1
C A P I TO L O 1
Il Turi sm o de i Rif ugi e la freq u entazione in Tre ntino Focus sulla Provincia di Trento
5
C A P I TO L O 1
“Rifugio è una parola del vocabolario degli alpinisti ed escursionisti, quando si usufruisce di queste strutture raramente ci si sofferma a pensare quale possa essere il significato originario di queste costruzioni è più normale considerarne il significato attuale.” E. Bonapace
IL TURISMO IN TRENTINO La Convenzione Alpina nella Relazione sul Turismo Sostenibile (2013) apre così: “le Alpi sono viste come custodi di un ambiente incontaminato, ma devono offrire le necessarie infrastrutture di alta qualità che i turisti si aspettano”. Negli ultimi anni che per molti frequentatori la montagna non è più percepita come ambiente a cui appassionarsi, ma come luogo da godere, sperimentando attività sportive, mettendo alla prova il proprio f isico e partecipando a più attività possibile.
nel prof ilo dell’utente che soggiorna in rifugio: che chiede sempre più comfort e sicurezza. I rifugi situati nelle valli più accessibili, hanno un elevato numero di visitatori che chiedono servizi che non sono legati alle attività alpinistiche ma più a quelli della ristorazione e sono saturi soprattutto dalle 13 alle 17. La diversa richiesta modif ica anche l’aspetto del rifugio, per rispondere alla domanda infatti i rifugi vengono ampliati e ristrutturati. (Sintesi Report n°17 - Gestori e frequentatori dei rifugi in Trentino).
Nel secolo scorso, gli investimenti, il progresso tecnico e le infrastrutture hanno ridotto l’effetto barriera delle montagne e sembra che ora tutto abbia una maggiore accessibilità. I tempi di viaggio si sono accorciati e questo ha avuto un inf lusso positivo sul turismo e sullo sviluppo economico. In tutto l’arco alpino esistono oltre 1.600 strutture f isse (rifugi e bivacchi) di proprietà dei club alpini. A questo dato andrebbero aggiunte anche le strutture private, la cui stima farebbe assommare il numero totale di strutture f isse a circa 10.000 unità (dati CIPRA). 1
Non esistono modelli “standard” da rispettare per intervenire sulle strutture in alta quota e l’ambiente montano ma perdura una tradizioni formale e costruttiva sedimentatisi da circa un paio di secoli. Il punto oggi è quindi: “Come conciliare conservazione delle memorie storiche inscritte nelle pietre dei rifugi, processi di riqualificazione e ammodernamento, e modificazione degli stili di vita e dei modi di consumare la montagna” 2 . Risale a 10 anni fa la ricerca a campione sui frequentatori dei rifugi e sui gestori dei rifugi della Provincia di Trento, nonostante essa sia molto attuale.
Oggi i rifugi subiscono il f lusso di forti pressioni turistiche in aree così limitate e sono passati da punti intermedi a punti di arrivo. Una ricerca svolta nel parco di Aigüestortes i Estany de Sant Maurici in Spagna, ha rilevato come ci sia stato un cambiamento
I rifugi rappresentano una modalità ricettiva importante per il Trentino, corrispondono al 2,7%
1 La Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi è stata fondata il 5 maggio 1952 a Rottach/Egern/D. L’idea della costituzione era nata a Bruxelles nel 1950 all’interno dell’Unione Internazionale per la Conservazione
2 De Rossi A., Dalle Alpi Marittime alle Ande. Rifugi o...?, Quaderno 1 - AA.VV., Quaderni del Parco delle Alpi Marittime, Atti del convegno di Cuneo e Entracque, 25-26 settembre 1998, Valdieri, 2001, pp. 74-78.
7
C A P I TO L O 1
dei posti letto complessivi certif icati. 3 La maggior concentrazione di rifugi si registra in Valle di Fassa e nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, che assieme garantiscono circa la metà del totale dei posti letto presenti nei rifugi. I gestori intervistati durante il report di sintesi, hanno evidenziato, quasi all’unanimità, un profondo cambiamento in atto nei frequentatori dei rifugi, con il progressivo venir meno di alpinisti e amanti dell’arrampicata e una crescente frequentazione di turisti occasionali. Lo studio condotto sui clienti dei rifugi ha rilevato invece la necessità e l’importanza di una gestione sostenibile del rifugio e dell’ambiente in cui è inserito e ha permesso di dividere la presenza in i tre tipologie principali:
G E N E S I D E L R I TO D E L L A M O N TAG N A E DEL RIFUGIO I primissimi esempi di rifugi erano semplicemente delle coperture in granito o calcare costruiti da pastori o cacciatori per ripararsi o per gli animali. Durante l’epoca dei Romani, i rifugi divennero ricoveri per le milizie che attraversavano i valichi. Qualche secolo più tardi, durante il medioevo, i rifugi erano diventati il luogo dei monaci dove dormire e ristorarsi, un’esempio nel Trentino era a Madonna di Campiglio 4 . L’edif icio fu tenuto f ino al 1515 da un cenobio laico seguace della regola di Sant’Agostino poi divenne priorato semplice e piano piano scomparse con la nascita dei primi alberghi del luogo.
• Alpinisti o escursionisti abituali, circa il 35% sul totale dei clienti dei rifugi.
Nel 1753 l’abate francese Marc Antonie Laurier pubblica “L’Essai sul L’architecture” e nel frontespizio viene raff igurata una allegoria dell’architettura e compare una rudimentale capanna, l’archetipo del rifugio.
• Turista attivo, interessato alle opportunità sportive, ma frequenta la montagna in modo “stagionale”. Circa il 40% sul totale dei clienti.
In tedesco il termine rifugio di dice “hūtte”, la stessa traduzione per dire capanna. Anche nell’arte i primi ricoveri in montagna sono rappresentati come delle capanne, nei dipinti si trasformano sempre di più in elementi architettonici ai piedi di meravigliosi pendii o ghaicciai, disegni dal tono bucolico che iniziano a rappresentare il segno di grandi imprese.
• Clienti occasionali dei circa il 25% sul campione di intervistati. TIPOLOGIE DI TURISMO NEI RIFUGI
20% Turisti Occasionali
Verso la f ine del 700’- inizi del 800’ iniziano a crescere i primi punti di appoggio nell’area delle alpi occidentali e al conf ine con la Svizzera dedicati allo studio della natura e i suoi fenomenti.
35% Alpinisti Escursionisti Abituali 40% Sportivi Montagna solo stagionale
I primi rifugi della storia contemporanea si discostano per la funzione con cui sono nati: grandi ospizi che vegliano i valici, luoghi dedicati all’accoglienza e il ristoro f isico e spirituale f ino a punti di osservazione privilegiata e d’appoggio per l’esplorazione.
ALPINISTI = PUNTO DI PARTENZA
Turismo Verticale e Turismo Orrizzontale
Rifugio
Intorno alla metà dell’800 si comincia a registrare una crescita della frequentazione della montagna, perché l’uomo era spinto dalla voglia di esplorare e conquistare nuovi territori. Per questo l’accesso alle vette delle montagne diventa una sf ida tra l’uomo e la natura. I primi a segnare questi nuovi percorsi sono gli inglesi seguiti poi dai tedeschi.
ESCURSIONISTI = PUNTO DI ARRIVO
3 Gestori e frequentatori dei rifugi in Trentino, Ricerca a cura di Gianfranco Betta e Lorenza Tomaselli Alla progettazione della ricerca hanno collaborato la S.A.T. Società degli Alpinisti Tridentini,l’Associazione Gestori dei Rifugi del Trentino;
4 Roberto Larcher Claudio Larcher , Architettura dell’accoglienza sulle alpi: il caso dei rifugi, p 13.
8
C A P I TO L O 1
Gli abitanti delle valli iniziano a organizzare piccoli accampamenti in quota per venire incontro alle esigenze dei nuovi esploratori. Quintino Sella, all’epoca ministro delle f inanze del governo Rattazzi, continuava a scegliere soluzioni spartane con lo spirito di avventura dei primi eroici scalatori. Molti degli episodi legati alla storia dell’alpinismo risalgono al Monte Bianco citati in “The Playground of Europe” di Sir Lesile Stephen. Il primo rifugio viene chiamato Grand Mulets realizzato a Chamonix, un rifugio 21,5 x 4,3 metri costruito nel 1853 e poi ampliato nel 1866-67. I gestori avevano capito che bisognava iniziare a trarre prof itto da questa struttura e avevo iniziato a chiedere un contributo per il vitto e l’alloggio, nonostante il comfort non fosse per nulla come quello il rifugio di oggi può off ire.
Nuovo e vecchio rifugio vittorio emanuele ii
Si possono così riconoscere i principi ordinatori per la costruzione delle nuove strutture. Essenzialmente sono quattro: •Erigere lontano dalle rocce per evitare crolli •Avere quattro pareti (la forma quadrangolare garantisce maggiori economie di spazio, costi di cantiere più contenuti e minori dispersioni termiche)
Gian Piero Motti in “Storia dell’Alpinismo” 5 , scrive: “L’azione dirige gli uomini alla ricerca di nuove vie, su montagne più difficili già salite lungo l’itinerario più facile e naturale.”
•Avere un tetto a capanna.
Così i rifugi iniziano ad allargarsi, visto la crescita di alpinisti che frequentavano la montagna, ampliamenti che spesso nascondono il nucleo originario ma necessari per migliorare il comfort. Le modif iche agli edif ici erano anche dettate dalla natura: fondamentali per la protezione dal vento, dal ghiaccio, dalla possibilità che i temporali potessero scatenare degli incendi, e dal rischio valanghe.
•Avere un focolare e arrredare l’ambiente unico con tavolo e cuccette dotate di paglia o f ieno. La prima raccolta documentata e illustrata con estrema cura è del costruttore Julius Becker-Becker (1936- 1900) pubblicata nel 1892: “Le Capanne del Sac”. Il libro illustra ben quaranta rifugi esistenti e in progetto costruiti in legno. Descrive inoltre le tecniche costruttive ideali, tra le quali il tipo di legno (prima scelta), il periodo di abbattimento, e il tipo di trattamento per resistere meglio ad insetti e intemperie.
Dalla costruzione irregolare in pietra addossata alla parete rocciosa, i rifugi diventano di legno con uno schema molto razionale e geometrico. Il primo rifugio con il tetto a falde tipico delle capanne è la Capanna della Gran Torre al Cervino (3890 metri slm) lungo la via di ascensione alla vetta. Ma il primo vero e proprio rifugio ad essere totalmente separato dalla roccia e avere una doppia falda è il Luigi Amedeo di Savoia (3840 metri slm) del 1893 sempre sul Cervino e il vecchio rifugio Vittorio Emanuele II al Gran Paradiso (2275m) voluto dal CAI di Torino nel 1884-85 per onorare il primo re d’Italia.
Tra il 1900 e il 1940 siamo di fronte a una forte crescita dell’alpinismo come pratica sportiva. La f ine dell’alpinismo eroico, destinato solo a pochi, e l’inizio del turismo vero e proprio coincide con la necessità di ampliare ancora di più le strutture esistenti per ospitare un maggior numero di persone. Nasce così la tipologia ibrida del “rifugio-albergo”. La montagna diventa terreno di rivalità, occasione per affermare primati, supremazie o per piantarvi una bandiera. In questo periodo vengono radi- calmente ridef initi i conf ini delle nazioni, basti pensare ai territori del Trentino-Alto Adige, campo di battaglia
5 Gian Piero Motti, La Storia dell’alpinismo, L’arciere/Vivalda Cuneo Torino 1994
9
C A P I TO L O 1
per eccellenza durante il primo conf litto mondiale.
soluzioni abitative funzionali al turismo intensivo. Soluzioni che guardano sempre più alla valle che sale e sempre meno al rispetto della montagna.
Proprio la SAT (Società Alpinisti Tridentini) costruirà numerosi rifugi, caratterizzati da una particolare forma cubica e monolitica (razionalizzazione spazio e cantiere) che avranno la doppia valenza di rifugi-caserme, come il Quintino Sella e il Tuckett posti aff ianco uno all’altro, sulle Dolomiti di Brenta, promossi uno dalla SAT e l’altro dal DOAV (Cfr Capitolo 2).
Il rifugio deve rispecchiare il simbolo del turismo rispettoso e colto: detto anche “sostenibile”, o “ecocompatibile”. Perché di solito si sale a piedi, mischiando sudore e curiosità, guadagnandosi un patto di pasta o una fetta di crostata. Poi perché il rifugio si trova nei posti migliori, alti, panoramici, i più lontani dall’inquinamento luminoso delle città e i più vicini alla luce delle stelle. È proprio la notte che fa di un rifugio un vero rifugio, quando il silenzio avvolge la montagna e ci si sente f inalmente soli, dove le uniche cose che si sentono sono il rumore del vento e i suoni degli animali. ll ruolo più autentico del rifugio ai giorni nostri è probabilmente quello del posto tappa, che accoglie e rifocilla l’escursionista alla f ine della sua giornata di cammino e gli permette di attraversare montagne, colli, genti, paesi, riconoscendo le comunanze e le diversità dell’ambiente alpino senza mai scendere a valle.
Rifugio Tuckett e Sella - Dolomiti di Brenta
La prima guerra mondiale vede come campo di battaglia principale le Alpi orientali e le Dolomiti, portando i combattimenti a volte sopra i 3000m. Molti rifugi di questo periodo vennero costruiti grazie all’ausilio degli Alpini e dei corpi militari. L’Italia decide di preservare il patrimonio architettonico alpino con pattugliamenti militari, in particolar modo nei territori da poco conquistati. Solo dopo il 1928 alcuni passeranno dalle mani del demanio militare al CAI.
I L N U OV O PA E S AG G I O M O N TA N O Per secoli l’alta montagna non è stata abitata. La loro conquista e colonizzazione è un fenomeno relativamente recente come descritto prima. L’uso turistico della montagna disegna nuovi paesaggi in un natura particolare dai 1200 metri in su. Scegliere la montagna per piacere e per sport ha portato con se tutto ciò che esso presuppone: strade, auto, soccorso alpino, infrastrutture. Questo modo di agire ha cambiato il paesaggio naturale e lo ha reso un paesaggio antropizzato. In Trentino basta avvicinarsi a un Rifugio con una terrazza panoramica per rendersi conto che il paesaggio è completamente mutato, nel bosco sono state “scavate” le piste da sci e gli impianti di risalita toccano molte cime come fossero dei piccoli landmark. Sembra quasi che questa rete di trasporto non convenzionale sia più estesa di quella di qualsiasi città metropolitana.
Ma ora, il rifugio ai tempi di Internet è un luogo abbastanza simile agli hotel di fondovalle, con camere, docce, bar, ristorante e grandi vetrate che si affacciano sul mondo esterno, davanti a un panorama esclusivo, da 5 stelle. Enrico Camanni, giornalista e alpinista italiano, riguardo alla concezione delle strutture oggi scrive: “oggi il rifugio è cambiato ancora. Il moderno turismo alpino di massa ha eletto il rifugio a “casa dell’alpinista” (o dell’escursionista) e l’ha trasformato nelle forme e nei significati.”
C’è ancora chi crede nella montagna pura e l’ultimo trend è tornare ad affrontare la montagna e il suo paesaggio distante dai comfort. Il nuovo paesaggio antropizzato lascia un senso di spreco e consumo
Gli architetti non concepiscono più il rifugio come uno spazio di incontro, ma come luogo di passaggio e di commercio, utilizzando materiali, arredi e 10
C A P I TO L O 1
del territorio. Fuori stagione, nei periodi da Ottobre a Dicembre e da metà Aprile e metà Giugno gli impianti di risalita sembrano degli elementi incoerenti e inerti e confermano i tanti abusi che la montagna ha dovuto subire per l’aumento del f lusso turistico con il boom negli anni 60’-70’.
dell’alpinismo porta ad una maggiore richiesta di impianti ricettivi: proprio in questo periodo l’azione dei gruppi di volontariato, come i club alpini, è stata fondamentale per ampliare il numero delle strutture ricettive in alta montagna. Nel secondo dopoguerra grazie alla costruzione di un’imponente rete viaria il turismo si spinge a quote sempre più elevate sia in Trentino che nel resto dell’Italia: un vero fenomeno di massa. Questo determina un aumento esponenziale della domanda di ospitalità in alta montagna. Viene ristrutturato e ampliato il patrimonio ricettivo alpino, grazie anche all’azione dei privati. Alla rete dei rifugi “storici” dei sodalizi alpinistici, così si aff ianca un numero sempre maggiore di strutture ricettive private sollevando, dubbi e preoccupazioni sulla crescente antropizzazione delle zone d’alta quota e avviando una rif lessione, soprattutto in seno ai Club alpini europei, riguardo la funzione dei rifugi, il loro impatto sull’ambiente, e i “parametri” riguardanti l’ospitalità, ecc. 6
Walter Niedermayr, Vedretta Presena, 1992
La rappresentazione del nuovo paesaggio montano è evidente nelle foto di Walter Niedermayr, un fotografo che ha ripreso più volte le Dolomiti e i ghiacciai Italiani e Austriaci, dove il paesaggio invernale dovrebbe essere bianco sia invece carico di segni dell’uomo e del consumo del territorio e del turismo di massa.
Così negli anni il numero e l’ampiezza dei rifugi alpini trentini è profondamente mutato. Dall’inaugurazione del primo rifugio, ad opera della S.A.T., nel 1874 il rifugio “Bedole” in Val di Genova siamo giunti all’odierna rete che conta più di trenta bivacchi e ben 145 rifugi.
Analizzare gli elementi naturali e gli elementi antropizzati come nella analisi nei sucessivi capitoli permette di ipotizzare dei metodi di gestione di sistemi territoriali complessi come quelli d’alta quota.
I primi piccoli rifugi-bivacchi solitamente consistevano in modeste strutture costruite secondo la tipica forma “a cubo” (ancora testimoniata dal Rifugio Taramelli nel gruppo dei Monzoni). Erano attrezzati con una decina di posti letto, edif icati tutti con pianta simile: una sala d’accoglienza, una cucina, un locale dormitorio, dando loro la forma di un quadrato, le mura erano costruite con pietre del luogo e il tetto era piano.
Ogni processo d’intervento deve essere valutato con una attenta lettura del territorio relazionandosi con i portatori di interesse. I metodi di analisi sono molteplici e per la Provincia di Trento (Caso Studio Capitolo 4) si è così scelto di applicare una analisi multicriteri spaziale, per ottenre un quadro completo del valore del territorio. EVOLUZIONE DEI RIFUGI IN BASE AL TURISMO
L’aumento del f lusso turistico, sopratutto nel periodo estivo, ha generato la necessita di modif icare le linee architettoniche per rispondere al problema e adeguare l’offerta dei rifugi all’aumento esponenziale di clienti. I problemi sono più complessi e riguardano sopratutto i parametri della nuova normativa e l’ammodernamento degli impianti tecnologici di
I rifugi alpini hanno trasformano gradualmente la loro natura, le loro dimensioni e la offerta dei servizi Negli anni dell’alpinismo elitario i rifugi erano base per le imprese alpinistiche e i servizi offerti erano esigui e l’ospitalità molto spartana. Nel primo dopoguerra, l’avvicinamento alla montagna di classi sociali meno abbienti alla pratica
6 De Götzen S., La disciplina giuridica dei rifugi alpini. Aspetti pubblicistici, Uff icio Stampa e Relazioni pubbliche Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Trieste, 1992, pag. 16 e 17.
11
C A P I TO L O 1
approvvigionamento di energia, smaltimento dei rif iuti e delle acque ref lue e fornitura di acqua potabile. Sia la S.A.T. che i propietari privati si impegnano nella realizzazione di impianti che siano il meno impattanti possibile sull’ambiente circostante, in particolare nei casi dei rifugi alpinistici posti solitamente in ambienti fragili.
proprio modello economico, affermando sempre di più il ruolo della promozione, con un’organizzazione di natura totalmente pubblica (Aziende per la promozione turistica) con ambiti territoriali più ampi. Dal 2002 si è aperta una nuova fase: le Aziende per la promozione turistica pubbliche sono state sostituite da Aziende per il turismo di natura privata con l’obiettivo di unire promozione e commercializzazione. Viene anche istituita una società autonoma con la funzione di sviluppare il marketing turistico territoriale e nello stesso periodo viene concepito il marchio territoriale come strumento di marketing territoriale.
Se ormai un “ritorno al passato” sembra alquanto improbabile, la S.A.T., il C.A.I., l’Associazione dei gestori dei rifugi alpini del Trentino, si trovano in buona parte d’accordo nel cercare di tutelare il più possibile il modo di fruire l’ospitalità in montagna. L’idea veicolata da queste associazioni è quella di preservare la funzione del rifugio quale “porta su due mondi”: quello alpino, con i suoi tempi, usanze e prodotti, e quello urbano con le sue domande e aspettative di fruizione di questo ambiente e dei servizi offerti dal rifugio.
L’importanza del turismo per l’economia provinciale continua a motivare aggiornamenti del modello economico e territoriale, tenendo conto degli effetti delle azioni e dei cambiamenti del contesto di azione.
Il rifugio svolge una funzione di “filtro”: la massa di turisti sale in montagna per raggiungere il rifugio e non si spinge oltre, così facendo questa struttura separa la massa dagli ambienti ancora più fragili delle vette o li “prepara” in un certo senso ad affrontare gli ambienti più severi che li sovrastano. In più il rifugio si carica di un gravoso compito: quello di divenire, oltre alla testimonianza dell’attività umana in alta quota, anche la frontiera più avanzata di protezione dell’ambiente e della cultura dell’alpinismo e della montagna. Esso infatti concretizza il conf litto che vede da un lato le richieste avanzate dai numerosi frequentatori e dall’altro l’esigenza di porre un freno all’eccessiva antropizzazione e al degrado ambientale derivante da consistenti f lussi turistici.
Da parte della Provincia di Trento vengono evidenziate delle Linee guida che rispecchiano la “governance complessiva” in sinergia con il bisogno di un brand territoriale, alla necessità di sviluppare prodotti di sistema e integrazione tra agricoltura, cultura e turismo. L E C A R AT T E R I S T I C H E D E L P I A N O S T R AT E G I CO P L U R I E N N A L E D E L L A P R OV I N C I A D I T R E N TO Le sf ide che il Trentino è chiamato ad affrontare sono inserite nel Piano strategico pluriennale. Ovvero trasformare coerentemente le attuali politiche, relazioni ed azioni che costituiscono il marketing territoriale. Vista la complessità delle situazioni e delle possibili visioni il Piano strategico adotta una forma che privilegia una descrizione schematica delle scelte da parte degli interlocutori interni ed essi avranno la responsabilità di partecipare alla sua attuazione.
LA POLITICA TURISTICA IN TRENTINO La Provincia Autonoma di Trento riserva al settore turistico una grande attenzione, occupandosi delle normative, dell’organizzazione f inanziaria, accompagnando così la crescita e l’evoluzione. Fino alla riforma del 1986 (nascita delle Aziende di promozione turistica e dell’APT del Trentino) il turismo era soprattutto “solo soggiorno” ed il Trentino era suddiviso in oltre 22 Aziende autonome di cura soggiorno e turismo.
Sono tre i fattori che è necessario distinguere e che saranno distintamente o congiuntamente utilizzati dal Piano per affrontare le diverse questioni strategiche. Si tratta di scelte di metodo, di nuove opzioni organizzative, ovvero di opzioni che si concretizzano in azioni (prodotti, mercati, strumenti).
Dal 1986 al 2002 il Trentino ha realizzato poi una fondamentale fase di crescita e maturazione, riuscendo a far diventare il turismo protagonista del
12
C A P I TO L O 1
È importante che ogni opzione strategica faccia i conti con tutte e tre queste dimensioni per garantire l’effettiva messa in pratica delle scelte. Quindi, ad esempio, scelte strategiche che individuino nuove funzioni e attività devono possedere anche le diverse opzioni organizzative.
economico di imprese, professionisti e addetti, direttamente e indirettamente legati al turismo. Questo si realizza con diverse azioni ma sono due gli obiettivi che meritano di essere dichiarati e raggiunti per questo scopo: l’aumento del tasso di occupazione del sistema turistico e l’aumento della spesa media del turista. Questi due obiettivi, ancora generali, possono essere raggiunti con l’estensione della stagionalità, con l’aumento del riempimento dei posti letto, con la ricerca di nuovi prodotti e di nuove modalità di offerta di servizi ed esperienze al turista. Obbiettivo che sintetizza la necessità di intervenire sul territorio complesso dei rifugi in alta quota.
Il turismo si conferma, secondo le stime del Servizio Statistica della PAT, uno dei settori portanti dell’economia provinciale, con un fatturato complessivo, derivante dalle sole spese degli ospiti, di 2.418 milioni di euro (dato 2013). I L P E R CO R S O S T R AT E G I CO Quando si hanno diversi obiettivi tra loro correlati è sempre utile stabilire un ordine logico. Così, partendo dai macro obiettivi più alti, è più semplice scendere a quelli strategici che, a loro volta, portano a scelte ed obiettivi sempre più vicini all’operatività. Nel caso del Trentino la condizione di partenza riguarda la necessità di investire sul sistema turistico quale fattore di sviluppo duraturo e sostenibile (sostenibilità economica, sociale, ambientale). Di conseguenza, il primo macro obiettivo riguarda la necessità di elevare e stabilizzare il risultato Rielaborazione grafico
13
C A P I TO L O 1
Gruppo del Catinaccio
I laghi sono numerosissimi: se ne contano 297, variamente distribuiti, la fascia di maggior addensamento è tra i 2000 e i 2300 m, ma i più estesi sono disposti tra i 67 e i 1200 m.
L A G E OG R A F I A D E L T R E N T I N O La geologia delle Alpi è complessa, è inserita infatti tra i processi orogenetici che hanno portato la formazione delle catene mediterranee più recenti.
Il clima è quello delle regioni alpine, ma caratterizzato da notevole varietà tipologica. Si passa dal tipo mediterraneo, nella regione gardesana, a quello di transizione fra mediterraneo e continentale, nella valle dell’Adige e nelle valli a quote poco elevate, f ino al clima tipicamente alpino nelle valli a maggior altitudine. Temperature e precipitazioni, anche nevose, sono pertanto molto variabili.
La Provincia di Trento si inserisce nel contesto della Convenzione delle Alpi , ovvero in un territorio che ricopre circa 190.000 km 2 L’area trentina, tutta compresa nella regione alpina e individuata nella sua unità f isica, si situa nelle Alpi Retiche Meridionali e nelle Dolomiti. La natura è pertanto tipicamente montuosa, con una geomorfologia aspra e complessa, che colloca più del 70% dell’intero territorio al di sopra dei 1000 m s.l.m.. (Treccani)
Le catene del Trentino-Alto Adige sono costituite da rocce di vario tipo, testimonianza dei diversi processi litogenetici di cui sono state protagoniste. La Provincia è interessata dalla sezione occidentale delle Dolomiti, dalle vette e dai ghiacciai del Cevedale e dell’Adamello e da un’ampia serie di monti minori delle Prealpi.
La regione storico-geograf ica del Trentino corrisponde all’ente amministrativo della Provincia Autonoma di Trento. Il Trentino presenta una superf icie di 6212 km². Il territorio trentino è pressoché totalmente montano, ad esclusione delle piccole aree pianeggianti situate nei fondovalle percorsi dai f iumi maggiori della Provincia. La distribuzione altimetrica del Trentino è compresa tra la quota più bassa rappresentata dal Lago di Garda (65 m s.l.m.) e la quota più alta raggiunta dal monte Cevedale (3764 m s.l.m.).
15
C A P I TO L O 1
circolare tra Trentino e Alto Adige, si caratterizza per le sue particolari architetture e sculture naturali.
Prealpi • Gruppo del Monte Baldo, catena posta tra il Lago di Garda e la Valle dell’Adige, delimitata a nord dal P. S.Giovanni da dove prosegue verso sud e in Provincia di Verona, dove degrada in pianura.
• Gruppo del Catinaccio, sezione delle Dolomiti occidentali con alte pareti e torri slanciate situato in parte in Val di Fassa e in parte in Provincia di Bolzano.
• Piccole Dolomiti, montagne venete e trentine delle Prealpi che per frastagliatura e bellezza vengono paragonate alle Dolomiti maggiori. Si estendono dalla Vallarsa alla Val dei Ronchi, il settore principale è il gruppo del Carega.
• Marmolada, situata tra la Val di Fassa e la Valle del Cordevole è la vetta più alta delle Dolomiti, di cui vanta il maggior ghiacciaio. • Gruppo del Sella, massiccio dolomitico suddiviso in tre province. Nel gruppo emerge la piramide del Piz Boè.
• Gruppo del Pasubio, massiccio calcareo diviso tra Trentino e Veneto, è delimitato nel versante trentino dalle Valli di Terragnolo e Vallarsa.
• Pale di San Martino, amplio complesso montuoso della Valle di Primiero con elevate crode che chiudono all’interno un altipiano pietroso. Alcuni sottogruppi della catena si estendono anche nel vicino Veneto.
Catene montuose del Trentino occidentale: • Adamello-Presanella, gruppo caratterizzato da ghiacciai e vette piuttosto elevate; si estende in Val di Sole, Rendena, Giudicarie Interiori e parzialmente in Provincia di Brescia;
Le vallate più marcatamente alpine, che raggiungono altitudini più elevate, presentano un indice molto più basso di popolazione relativa (Val di Sole 25 ab./km², Primiero-Vanoi 24 ab./km², Val di Fassa 29 ab./km²).
• Dolomiti di Brenta, unico gruppo di calcare dolomitico posto a occidente dell’Adige, delimitato a nord dalla Val di Sole, ad occidente dalla Val Rendena, a sud dai paesi del Bleggio.
L’alto livello di reddito pro capite, un eff iciente sistema di infrastrutture e di servizi sociali e sanitari, oltre a un ridotto tasso di disoccupazione, garantiscono un’altà qualità della vita. Questo rappresenta un punto di forza per l’economia provinciale, sostenuta e potenziata anche da altri fattori, quali il moderno apparato produttivo, la posizione geograf ica favorevole rispetto al mercato europeo, la situazione sociale sostanzialmente priva di tensioni e, soprattutto, l’autonomia amministrativa e le potenzialità d’intervento consentite dalle competenze e dalle risorse f inanziarie.
• Cevedale, cima che assieme all’Ortles costituisce il settore più elevato dell’intero TrentinoAlto Adige, con ampi ghiacciai, i migliori accessi sono rappresentati dalla Valle di Peio e dalla Val di Rabbi; • Paganella e Bondone, la Paganella è un piccolo altopiano compreso tra la Valle dell’Adige, la Valle dei Laghi, Andalo e Molveno; il Monte Bondone separa la Valle dell’Adige dalla bassa Valle del Sarca.
La struttura economica del Trentino presenta un assetto piuttosto equilibrato nei tre settori produttivi. L’alta montagna è caratterizzata da un’economia silvo-pastorale, mentre nelle valli meno elevate e più fertili è praticata un’agricoltura specializzata e altamente redditizia: vigneti (Val d’Adige) e frutteti (mele e pere: Val di Non). (Treccani).
Catene montuose del Trentino orientale • Lagorai, catena di porf idi che si estende da Passo Rolle al Manghen, a cavallo di quattro valli: Fiemme, Vanoi, Valsugana, Val dei Mocheni; • Gruppo di Cima d’Asta, gruppo di montagne dominate dal massiccio granito della Cima d’Asta, che svetta sul Vanoi e sull’altopiano del Tesino. •
Latemàr, gruppo dolomitico dalla forma 17
C A P I TO L O 1
“Avvicinatevi, vi prego, esaminate questo spettacolo che senza ombra di dubbio è una delle cose più belle, potenti e straordinarie di cui questo pianeta disponga. Sono pietre o nuvole? Sono vere oppure è un sogno.?” Dino Buzzati, Le montagne di vetro, 1956
L E DO L O M I T I
P E R C H É L E DO L O M I T I S O N O S TAT E S C E L T E CO M E PAT R I M O N I O U N E S CO ?
Le Dolomiti è un gruppo montuoso unico al mondo e inserito nel Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO il 26 Giugno 2009. A Siviglia in Spagna, con parere unanime dei 21 stati membri della Commissione UNESCO, nove zone delle Dolomiti sono state inserite nella lista del Patrimonio Naturale dell’Umanità, per la loro sublime bellezza e unicità paesaggistica e per le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche che non hanno eguali in altre parti del mondo. L’area riconosciuta Patrimonio UNESCO si estende su una superf icie di 142 mila ettari, cui si aggiungono altri 85 mila ettari di ‘aree cuscinetto’, per un totale di 231 mila ettari, suddivisi tra le province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone ed Udine.
Criterio Estetico-paesaggistico Le Dolomiti contengono fenomeni naturali superlativi e sono aree di una bellezza singolare, dall’elevata importanza estetica. Sono spettacolari conformazioni verticali, quali pinnacoli e guglie, che si contrappongono alle superf ici orizzontali, come cenge ed altipiani, e che si innalzano all’improvviso dai dolci rilievi sottostanti. Imponenti scogliere di roccia nuda, fra le più alte al mondo. Da secoli la loro bellezza è decantata nelle opere letterarie, pittoriche e fotograf iche. Lo spettacolo creato dalle Dolomiti è unico, tanto che si parla di “paesaggio dolomitico”.
Le zone UNESCO: 1
Pelmo e Croda da Lago
2
Marmolada
3 Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine 4
Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
5
Dolomiti Settentrionali
6
Puez - Odle
7
Sciliar, Catinaccio e Latemar
8
Bletterbach
9
Dolomiti di Brenta
18
C A P I TO L O 1
Criterio Geologico-geomorfologico Le Dolomiti da un punto di vista scientif ico, geologico e morfologico sono un sito di importanza internazionale. In esse sono ben rappresentate le fasi più importanti dello sviluppo della terra: la stratif icazione delle rocce dà una conoscenza approfondita sul periodo Triassico e sul Permiano. Esse sono inoltre ricchi depositi di fossili ed è vasta la varietà di morfologie legate all’erosione, alle glaciazioni e ai fenomeni carsici. Condizione di integrità Come ogni altro bene iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale, anche le Dolomiti soddisfano a pieno questo valore universale di unicità e unitarietà. Le nove aree sono fondamentali per il mantenimento della bellezza del bene e tutte danno informazioni dettagliate sulle scienze della terra. Sono in un buono stato di conservazione e sono collegate tra loro da una f itta rete di relazioni. Inoltre, l’integrità viene mantenuta anche grazie alla presenza di un parco nazionale, alcuni parchi regionali, siti Natura 2000 ed un monumento nazionale.
Fonte: www.dolomitiunesco.it
19
C A P I TO L O D U E
C A P I TO L O 2
L e organizzazioni p e r la salvaguardia de l pa tri monio de lle Alp i
21
C A P I TO L O D U E
esperienze, tecniche e metodologie tra i gestori delle
IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI
aree protette alpine. Ha anche lo scopo di portare Questo capitolo analizza le organizzazioni che si
avanti progetti di cooperazione tra i gestori di aree
occupano di conservare e migliorare un terrritorio
protette per una protezione coerente e uno sviluppo
complesso come quello delle alpi. Le organizzazioni
sostenibile delle Alpi nello spirito della Convenzione
hanno come principio la salvaguardia dagli eccessivi
delle Alpi.
impatti dell’uomo e istruire a una frequentazione responsabile. Tra queste organizzazioni, spesso
•
Alleanza Alpe-Adria E’ stata fondata nel
liberamente fondate e dirette da soci volontari,
2013 come trasformazione della Comunità di lavoro
troviamo i sodalizi alpini internazionali, come il
Alpe-Adria. L’Alleanza Alpe-Adria rappresenta una
Club Alpino Italiano, e associazioni di alpinisti e
struttura a rete completamente nuova, dinamica,
attivisti ambientalisti, come ad esempio Mountain
f lessibile orientata ai progetti di cooperazione
Wilderness, un movimento ambientalista nato nel
nell’area alpino-adriatica. La cooperazione è
1987 per rispondere con eff icacia e tempestività
aperta a enti pubblici, organizzazioni private e
alla pressante domanda di aiuto che le montagne
ONG. L’obiettivo principale è l’uso eff iciente dei
sembrano rivolgere a tutti coloro che le amano
programmi comunitari transnazionali a benef icio
davvero.
dei suoi membri. La cooperazione orientata ai progetti viene effettuata nei seguenti settori:
Mountain Wilderness ha tra i suoi soci molti dei
agricoltura e patrimonio etnico, cultura, economia,
più famosi alpinisti del mondo, ma non si tratta
energia e ambiente, Europa, pari opportunità,
di un club elitario. L’associazione infatti vive ed
assistenza sanitaria, istruzione superiore, inclusione,
opera grazie al coinvolgimento entusiasta di tanti
educazione permanente, mobilità, sport e turismo.
appassionati di alpinismo, escursionismo e amore per la natura. Sono costoro che permettono a Mountain
• Premio “Città alpina dell’anno” Istituito nel
Wilderness di portare avanti, senza compromessi le
1997 è conferito alle città alpine che realizzano in
lotte per difendere i grandi spazi della montagna.
maniera esemplare e paritaria gli interessi economici, ambientali e sociali – in linea con i dettami della
Le seguenti organizzazioni sono attualmente
Convenzione delle Alpi. Le città premiate cooperano
osservatori uff iciali che partecipano ai lavori del
nell’ambito dell’associazione omonima, attualmente
Comitato Permanente della Conferenza delle Alpi:
composta da una dozzina di città di tutti i paesi alpini.
•
AEM La Rete di comuni “Alleanza nelle
Alpi”- Fondata nel 1997, è un’associazione di comuni
• ARGE ALP è una comunità di lavoro di 10 regioni
e regioni di sette Paesi del territorio alpino. I comuni
alpine con i seguenti obiettivi: rappresentare gli
membri, insieme ai loro cittadini, si impegnano per
interessi alpini specif ici presso i governi centrali e le
uno sviluppo sostenibile dello spazio alpino. Circa
istituzioni europee e superare le frontiere nell’area
300 comuni membri, insieme ai loro cittadini, si
alpina rinforzando la comprensione reciproca tra
impegnano con decisione per uno sviluppo capace di
territori al interno ed al esterno delle Alpi.
futuro del proprio spazio di vita. Il principio guida • CIPRA E’ la commissione Internazionale per
è: “Confronto – impegno – concretezza”, mentre la Convenzione delle Alpi rappresenta il fondamento
la Protezione delle Alpi, è un’organizzazione non
e il f ilo conduttore dello sviluppo sostenibile del
governativa, strutturata in rappresentanze dislocate
territorio alpino.
nei sette Stati alpini. Ne aderiscono più di 100 associazioni e organizzazioni. CIPRA opera in
•
favore di uno sviluppo sostenibile nelle Alpi e si
ALPARC Dal 1995 è la Rete delle Aree
impegna per la salvaguardia del patrimonio naturale
Protette Alpine - fa condividere know-how, 23
C A P I TO L O D U E
e culturale, per il mantenimento delle varietà
• Programma Spazio Alpino è il programma di
regionali e per la ricerca di soluzioni ai problemi
cooperazione transnazionale dell’Unione europea
transfrontalieri dello spazio alpino.
per le Alpi ed è cof inanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. I partner dei sette
• Euromontana E’ un’associazione per la
paesi alpini lavorano insieme per promuovere lo
cooperazione e lo sviluppo in aree montane, che copre
sviluppo regionale in modo sostenibile. Durante
più settori. La sua mission consiste nel promuovere
il periodo 2007-2013 il programma ha investito, in
uno sviluppo integrato e sostenibile e la qualità della
più di 50 progetti “impact-oriented”, 130 milioni di
vita nelle aree montane. Euromontana è attiva in
euro. Questi si concentrano su sei aree tematiche:
diversi ambiti e priorità riguardanti lo sviluppo delle
cambiamenti climatici, competitività e innovazione
aree montane, ad esempio: agricoltura, prodotti di
delle PMI, crescita inclusiva, economia a basse
qualità, sviluppo rurale, turismo, mobilità, tecnologie
emissioni di carbonio ed eff icienza energetica,
informatiche, ricerca ed innovazione, ambiente e
eff icienza delle risorse e gestione degli ecosistemi,
cambiamento climatico, energia, foreste e servizi
trasporto sostenibile e mobilità. Il programma
di interesse generale. Sono 75 le organizzazioni,
proseguirà nel 2014-2020 e f inanzierà i seguenti
provenienti da più di 20 paesi europei, rappresentate
4 ambiti prioritari: migliorare le condizioni
in qualità di membri da Euromontana. Dal 2014
per l’innovazione nello Spazio Alpino, stabilire
Euromontana ha un nuovo gruppo di lavoro dedicato
strumenti e politiche a sostegno delle basse emissioni
alle Alpi, che si occupa della Convenzione delle Alpi e
di carbonio nello Spazio Alpino, migliorare la
di EUSALP.
condizione abitabile e di governance nello Spazio Alpino.
• FIANET E’ stata fondata nel 1958 con sede in Francia, e da allora è cresciuta f ino a diventare
A S S OC I A Z I O N I I N T E R N A Z I O N A L I
un’associazione di riferimento nel settore dell’esercizio degli impianti a fune. FIANET
Il Club Alpino Italiano è membro di importanti
rappresenta a livello europeo gli interessi delle
Associazioni internazionali di alpinismo, come
associazioni funiviarie nazionali e degli esercenti
l’Union Internationale des Associations
di impianti a fune (funicolari, funivie, cabinovie,
d’Alpinisme (UIAA) e il Club Arc Alpin (CAA).
seggiovie e skilift). Le sue funzioni comprendono
Nel 1932 il Sodalizio aderisce in qualità di Socio
anche la promozione di contatti formali e informali
fondatore all’Union Internationale des Associations
tra le associazioni nazionali, oltre allo scambio di
d’Alpinisme, riconoscendo le proprie f inalità gli
esperienze e alla formulazione di opinioni condivise
specif ici obiettivi di incoraggiamento dell’alpinismo,
su temi di rilevanza internazionale.
con particolare attenzione ai giovani, e di sviluppo di standard internazionali con riferimento ad una
• ISCAR promuove la collaborazione transalpina
consapevole tutela e valorizzazione dell’ambiente
e interdisciplinare nell’ambito della ricerca alpina
che l’UIAA persegue, mentre nel 1995 il CAI è tra
e il trasferimento dei risultati anche a benef icio
i Soci fondatori del Club Arc Alpin, associazione
della pratica. Salvaguarda la continuità e la qualità
che promuove un alpinismo responsabile capace di
scientif ica del ForumAlpino, promuove il dibattito
salvaguardare gli interessi dell’intero arco alpino nel
sui temi riguardanti l’arco alpino integrandolo nei
campo dell’alpinismo, della protezione della natura e
programmi di ricerca sulle regioni di montagna e
dell’ecosistema alpino.
inf ine si occupa della ricerca scientif ica in rapporto con la Convenzione delle Alpi e consiglia gli organi attuativi della Convenzione stessa
24
C A P I TO L O D U E
rappresentano oltre 2.5 milioni di Soci e 10 milioni di
I Soci del CAA sono:
partecipanti. •
Alpenverein Südtirol (AVS) C A I - C L U B A L P I N O I TA L I A N O
•
Fédération Franςaise des Clubs Alpins et de Un’associazione con una storia di oltre 140 anni
Montagne (FFCAM)
Costituito il 23 ottobre 1863 a Torino. Il Club Alpino •
Club Alpino Italiano (CAI)
•
Deutscher Alpenverein (DA V)
•
Liechtensteiner Alpenverein (LA V)
•
Oesterreichischer Alpenverein (OeA V)
•
Planinska Zveza Slovenije (PZS)
•
Schweizer Alpenclub (SAC)
Italiano è una libera associazione nazionale che, come recita l’articolo 1 del suo Statuto, “ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale” . L’Associazione è costituita da soci riuniti liberamente in Sezioni, coordinate in raggruppamenti regionali: a dicembre 2012 i soci risultavano essere 315.914, divisi in 490 Sezioni e 306 Sottosezioni appartenenti a 21 gruppi regionali di cui 2 raggruppamenti provinciali: Trentino e Alto Adige.
UNIONE INTERNAZIONALE DELLE A S S OC I A Z I O N I A L P I N I S T I C H E – U I A A
All’interno dell’ordinamento italiano, la struttura
Nel 1932 i rappresentanti di 18 nazioni riuniti
come un ente pubblico non economico, mentre
centrale del Club Alpino Italiano si conf igura tutte le sue strutture periferiche come sezioni,
a Chamonix (Francia) formarono l’Union
raggruppamenti regionali e provinciali sono soggetti
Internationale des Association d’Alpinisme (UIAA)
di diritto privato. In particolare, in applicazione
e f issarono compiti specif ici per promuovere
della Legge 24 dicembre 1985, n. 776 relativa a nuove
l’alpinismo per i giovani, sviluppare standard
disposizioni sul Club Alpino Italiano, l’Associazione
internazionali, aumentare la coscienza della sicurezza
provvede, a favore sia dei propri soci sia di altri e
e proteggere l’ambiente. Oggi l’UIAA è la federazione
nell’ambito delle facoltà previste dallo Statuto:
internazionale con l’esperienza riconosciuta per il settore alpinistico. L’UIAA promuove l’accesso
• La diffusione della frequentazione della montagna
libero alla montagna per esercitare l’alpinismo in
e all’organizzazione di iniziative alpinistiche,
modo responsabile e con il minimo impatto a livello
escursionistiche e speleologiche, capillarmente diffuse
ambientale, aiuta a proteggere le aree di montagna
sul territorio nazionale.
e i siti di arrampicata da sviluppi e utilizzi nocivi, incoraggiando lo sviluppo responsabile delle
• L’organizzazione e gestione di corsi d’addestramento
comunità locali. L’UIAA ha una Carta dei Valori che
per le attività alpinistiche, sci-alpinistiche,
f issa i principi e i benef ici degli sport di montagna e
escursionistiche, speleologiche, naturalistiche volti
dossier di proposta per promuovere la cooperazione,
a promuovere una sicura frequentazione della
la pace, la protezione dell’ambiente e l’eccellenza
montagna;
sportiva.
• La formazione di 22 diverse f igure come: istruttori,
L’esperienza e i fondi per l’UIAA derivano dai propri
accompagnatori ed operatori.
componenti, che sono le associazioni nazionali per l’alpinismo e gli sport di montagna. L’UIAA comprende 97 associazioni in 68 paesi differenti che 25
C A P I TO L O D U E
Lago di antermoia
26
C A P I TO L O D U E
Attualmente la SAT annovera quasi 27.000 soci,
L ’ A L P E N V E R E I N S Ü DT I R O L ( AV S )
suddivisi in 83 Sezioni e 6 Gruppi: possiede 34 rifugi, L’Alpenverein Südtirol (AVS) è il club alpino di
5 capanne sociali, 12 bivacchi e vari punti d’appoggio,
lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige, l’associazione
cura la segnaletica e la manutenzione di 791 sentieri
con sede a Bolzano è stata fondata nel 1945 e
(4.133 km), 120 sentieri attrezzati (843 km) e 73 vie
la sua precedente origine era il Deutscher und
ferrate (300 km) per un totale di 5.276 km.
Österreichischer Alpenverein (DOAV). Nel 1869 a Bolzano vennero fondarono le prime sezioni
A S S OC I A Z I O N E G E S TO R I R I F U G I D E L
locali del DuÖAV: nel 1910 le sezioni diventarono
TRENTINO
15, e gestivano ben 19 rifugi. Dopo la f ine della
L’Associazione Gestori Rifugi del Trentino è
prima guerra mondiale e all’annessione dell’Alto
l’associazione dei gestori dei rifugi della provincia
Adige all’Italia, l’AVS fu vietata sotto il fascismo.
di Trento in rappresentanza di tutti i rifugi del
Solo il 31 dicembre 1945, dopo la f ine della seconda
Trentino. Il bisogno era di dare maggior attenzione
guerra mondiale, gli alleati permisero la fondazione dell’associazione attiva dal 14 giugno 1946.
alla particolarità del turismo escursionistico
S AT - S OC I E TA ’ D E G L I A L P I N I S T I
le problematiche legate alla gestione sia per la
TRIDENTINI
maggior frequentazione del territorio dolomitico.
d’alta quota che si appoggia ai rifugi. Sia per
L’associazione promuove l’educazione dei nuovi Il patrimonio dei rifugi nel caso specif ico della
escursionisti, facendo capire con quale attenzione
Provincia di Trento è rappresentato dalla Societa’
e rispetto bisogna avvicinarsi alla montagna. Il
degli Alpinisti Tridentini (SAT) fondata a
rifugio ha infatti un periodo di apertura solitamente
Madonna di Campiglio il 2 settembre 1872 prima
limitato ai mesi estivi e la sua conduzione comporta
con il nome di Societa’ Alpina del Trentino. I soci
gravose problematiche derivanti dall’altitudine,
fondatori intendevano promuovere la conoscenza
dall’isolamento (spesso in balia di repentini
delle montagne trentine, lo sviluppo turistico
cambiamenti meteorologici), l’approvvigionamento
delle vallate e “l’italianità” del Trentino. I mezzi
non sempre facile, la raccolta e lo smaltimento di
per perseguire tali scopi erano: la costruzione di
rif iuti, e in molti casi alla mancanza di collegamenti
rifugi, la realizzazione di sentieri, f inanziamenti
idrici, elettrici e telefonici.
agli albergatori, organizzazione delle guide alpine, ascensione di cime e pubblicazione di scritti
In accordo con la Provincia di Trento hanno creato
geograf ici e alpinistici. I soci venivano convocati due
la campagna di sensibilizzazione “Montagna sicura
volte l’anno: un ritrovo primaverile e uno estivo. Ai
e pulita” e l’associazione si è rivelata un’importante
Congressi venivano presentate relazioni alpinistiche,
interfaccia fra mondo del rifugismo ed istituzioni,
geograf iche, naturalistiche, storiche e veniva tracciato
facendo tesoro dell’esperienza dei singoli rifugisti per
l’andamento dell’associazione. Il primo congresso si
dare contribuiti tecnici signif icativi per la stesura
svolse a Madonna di Campiglio nel 1872.
della stesura della nuova Legge Provinciale n. 8/93: “ Ordinamento dei rifugi alpini, dei bivacchi, sentieri
Nel 1920 la SAT divenne sezione del Club Alpino
e vie ferrate” e il Piano stralcio del Piano Provinciale
Italiano (CAI), mantenendo caratteristiche di
di risanamento delle acque e per i rifugi alpini ed
autonomia. Gli anni dopo la seconda guerra mondiale
escursionistici in tema di depurazione degli scarichi
sono caratterizzati soprattutto dal ripristino dei rifugi
delle acque ref lue.
e delle opere danneggiate dalla guerra e dall’apertura dell’alpinismo a tutti gli strati sociali con la
L’Associazione Rifugi del Trentino e SAT
nascita della SOSAT (Sezione operaia della SAT).
organizzano assieme i corsi di formazione per i 27
C A P I TO L O D U E
rifugisti in materia di HACCP, Pronto Soccorso,
La Convenzione Quadro, entrata in vigore nel
Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione
marzo 1995, stabilisce i principi fondamentali della
(R.S.P.P.) e Antincendio. Curano le pubblicazioni
Convenzione delle Alpi e contiene misure generali
per la promozione e la conoscenza dell’ambiente
a favore dello sviluppo sostenibile dell’arco alpino.
alpino e nello specif ico l’Associazione Rifugi del
All’interno della convenzione, gli stati contraenti si
Trentino ha redatto una guida sui rifugi della zona,
impegnano ad assicurare “una politica globale per
con Trentino S.p.a e attua un importante servizio
la conservazione e la protezione delle Alpi, tenendo
indicando l’apertura-chiusura delle strutture in tutta
equamente conto degli interessi di tutti i Paesi alpini
la Provincia di Trento attraverso il sito web dedicato.
e delle loro Regioni alpine, nonché della Comunità Economica Europea, ed utilizzando le risorse in
L A CO N V E N Z I O N E D E L L E A L P I
maniera responsabile e durevole”. 1
A livello macro territoriale nel 1989 otto ministri
L’obiettivo deve essere raggiunto attraverso una più
dell’arco alpino (Italia, Francia, Principato di
intensa cooperazione transfrontaliera e perseguendo
Monaco, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania
misure adeguate nei campi di maggiore interesse.
e Slovenia) decidono di stilare un accordo per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi. Si
I Temi fondamentali sono:
rendono infatti conto di dover gestire un territorio particolarmente importante dal punto di vista
• La popolazione e la cultura, con il f ine di proteggere
ambientale, sociale, culturale, storico ed economico,
e promuovere gli usi e i costumi delle popolazioni
e al contempo intrinsecamente fragile e vulnerabile.
locali.
L’impatto dell’uomo rischia di compromettere la
• La pianif icazione territoriale, la quale deve essere
stabilità di un territorio molto fragile e quindi è
sempre più integrata e partecipata e deve tener
necessario affrontare una pianif icazione territoriale nel suo complesso (energia, trasporti, turismo).
conto delle specif icità e vulnerabilità del territorio
Il 7 novembre 1991, a Salisburgo, viene siglata la
risorse e tendere a ripristinare gli ambienti naturali.
montano, evitare gli eccessivi sfruttamenti delle
‘Convenzione sulla protezione delle Alpi’, la quale
• La salvaguardia della qualità dell’aria e la difesa del
entra in vigore il 6 marzo 1995, sottoscritta inoltre
suolo.
dall’Unione Europea. Una delle grandi novità introdotte dalla Convenzione delle Alpi è il suo essere vincolante in conformità al diritto internazionale, considerando per la prima volta un territorio
• La gestione sostenibile delle fonti idriche. • La protezione della natura e del paesaggio.
transnazionale in base alla sua continuità geograf ica e non politica. La Convenzione delle Alpi Individua le problematiche principali del nostro tempo legate al territorio alpino e si adopera a livello internazionale
• Il potenziamento dell’agricoltura di montagna e la salvaguardia delle foreste, per il loro ruolo di gestione del paesaggio e protezione degli ecosistemi.
perché queste vengano approfondite, analizzate e si ricerchino strade per risolverle.
• L’armonizzazione delle attività turistiche e ricreative con le specif icità e vulnerabilità del territorio.
Temi estremamente attuali quali il cambiamento climatico, lo spopolamento delle Alpi, la sostenibilità del turismo e dei trasporti sono al centro degli ultimi programmi di intervento della Convenzione Alpina.
• La promozione di forme di trasporto e fonti energetiche sostenibili. 1 Convenzione quadro della Convenzione delle Alpi, 1995, Articolo 2.1
28
C A P I TO L O D U E
martens frederic, ansicht von trient: vue de trente, calcografia all’acqua tinta
caspar wolf (1735-1783) Der lauteraargletscher, 1776, olio su tela, museo di basilea
29
C A P I TO L O D U E
• La gestione integrata dei rif iuti.
al pluralismo linguistico, alla valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, alla
A questo scopo le nazioni si sono impegnate a
distribuzione di servizi, attività economiche e
lavorare insieme, unif icando e condividendo i dati di
ricreative che deve essere omogenea sul territorio.
ricerca ed elaborando opportune misure e protocolli da seguire.
La Seconda Dichiarazione, partendo ormai dall’evidenza del cambiamento climatico in atto, e dei
Nel dicembre 1994 vengono redatti i Protocolli
marcati impatti di quest’ultimo sul territorio alpino,
Protezione della Natura e Tutela del Paesaggio
richiede, per il bene delle Alpi, l’adozione a livello
e Agricoltura di Montagna. Il primo tratta
globale del Protocollo di Kyoto 3 , e la redazione di
delle misure per la salvaguardia e per il ripristino
nuovi accordi per il periodo successivo al 2012. Insiste
dell’ambiente montano, con particolare attenzione
poi sulla necessità di studiare più approfonditamente
alla biodiversità animale e vegetale e a un utilizzo
gli effetti del cambiamento climatico sul territorio
ecologicamente sostenibile delle risorse e il secondo
alpino, al f ine di individuare le migliori strategie di
si pone l’obiettivo di mantenere e valorizzare
adattamento.
l’agricoltura di montagna, come aspetto fondamentale del paesaggio e dell’assetto socio-economico alpino,
Successivamente ai Protocolli, sono stati pubblicati
con particolare attenzione al suo contributo
diversi Rapporti Speciali sullo Stato delle Alpi, i
fondamentale nel prevenire lo spopolamento delle
quali intendono fare il punto della situazione sulle
aree montane.
tematiche centrali della Convenzione e rilanciare gli obiettivi fondamentali e gli impegni presi nei
Nel 1995 vengono redatti il Protocollo
Protocolli. In particolare, nel 2007 viene pubblicato il
Pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile
primo rapporto ‘Trasporti e mobilità nelle Alpi’, nel
e nel 1996 il Protocollo Foreste Montane, con
2009 il rapporto ‘L’acqua e la gestione delle risorse
l’obiettivo di conservare e aumentare il territorio
idriche’, nel 2011 la relazione riguardante ‘Sviluppo
forestato, gestendolo in maniera responsabile, senza
rurale sostenibile e innovazione’, nel 2013 la relazione
dimenticare il suo ruolo cruciale come habitat per
‘Turismo sostenibile nelle Alpi’ e inf ine nel 2015 la
diverse specie animali e il suo valore economico e
relazione sui ‘Cambiamenti demografici nelle Alpi’.
ricreativo. Inf ine nel 1998 viene redatto il Protocollo Turismo, volto a: “uno sviluppo sostenibile del
Dal punto di vista operativo, ogni cinque anni
territorio alpino grazie ad un turismo che tuteli
vengono redatti dei programmi di lavoro pluriennale.
l’ambiente, mediante specifici provvedimenti e
Questi progetti partono da tutte le informazioni
raccomandazioni che tengano conto degli interessi
e le criticità note e hanno lo scopo di focalizzare
della popolazione locale e dei turisti” , i Protocolli
l’attenzione e gli sforzi su alcune tematiche
Energia e Difesa del Suolo e nel 2000 il Protocollo
considerate più urgenti, invitando tutti gli attori
Trasporti.
coinvolti ad assumere un ruolo attivo per studiarle e
2
attuare gli obiettivi individuati. Nel 2006 vengono emanate due Dichiarazione dei ministri, la Dichiarazione Popolazione e cultura e la Dichiarazione sui Cambiamenti climatici. La prima Dichiarazione contiene
L’attuale programma è entrato in vigore nel 2011, con
rif lession e misure riguardanti la diversità culturale
obiettivi f ino al 2016. Esso individua cinque ambiti
dei popoli all’interno dell’arco alpino relative più
3 Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, redatto l’11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto da più di 180 Paesi in occasione della Conferenza delle Parti “COP3” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
nello specif ico: alla cooperazione internazionale, 2 Protocollo Turismo, Art.1. Convenzione delle Alpi, 1998
30
C A P I TO L O D U E
Il perimetro stabilito dalla Convenzione delle Alpi (Cipra) Fonte Dislivelli.com
di attività prioritari: il cambiamento demograf ico,
svolge opera di supporto agli organi decisionali e
il mutamento del clima, il turismo sostenibile, la
favorisce lo scambio di esperienze e conoscenze.
protezione della biodiversità e la mobilità sostenibile.
Inf ine, possono essere istituiti gruppi di lavoro
L’approccio a queste problematiche, da parte di
o piattaforme relativi a tematiche specif iche in
tutti gli attori coinvolti, deve essere il più possibile
funzione delle esigenze della Convenzione, con il
intersettoriale e innovativo, per poter così risolvere le
compito di elaborare nuovi protocolli o di studiare gli
sf ide complesse.
sviluppi e i progressi in corso di specif ici settori.
All’interno della Convenzione delle Alpi, ciascuno stato membro detiene la presidenza per due anni. L’organo centrale e decisionale è la Conferenza delle Alpi, composta dai Ministri competenti delle parti contraenti e convocata ogni due anni dallo stato membro che detiene la presidenza. La messa in pratica degli obiettivi della Convenzione è delegata al Comitato permanente, composto dai delegati dei dei paesi alpini, mentre un segretariato permanente
31
C A P I TO L O T R E
C A P I TO L O 3
L e Atti vitĂ de l Rif ugio Analisi della Normativa e i contributi per gli interventi in alta quota
33
C A P I TO L O T R E
Rifugio Antermoia, Gruppo del catinaccio
IL RIFUGIO Il rifugio alpino prima di essere “tetto-riparo-ristoro”
La guida pubblicata con il titolo: “I caratteri
è un concetto culturale. E’ il tentativo dell’uomo di
ambientali dell’architettura, guida alla
rendere abitabile un luogo che non lo è, già il nome
progettazione sostenibile in Trentino”. 1 sottolinea che
rifugio evoca protezione materiale e morale.
la valorizzazione delle tradizioni dell’architettura di montagna e dell’identità culturale locale, deve essere
Oggi si è trasformato in punto di arrivo per la grande
in sintonia con lo sviluppo di un progetto sostenibile
maggioranza degli escursionisti, mentre per molti
per la montagna, funzionale sia al miglioramento
anni è stato base di partenza per superare le principali
della qualità ambientale che al contenimento del
vette. Dalla montagna verticale degli alpinisti alla
fabbisogno energetico.
montagna trasversale degli escursionisti, questo diverso approccio ha modif icato, nel giro di pochi
E’ uno sviluppo che punta a un progetto sostenibile
anni, il ruolo e il senso di rifugio.
nei confronti del rifugio e del suo ambiente.
La sf ida è cercare come conciliare tradizione e innovazione.
1 Los S., Pulitzer N.F., I caratteri ambientali dell’architettura, guida alla progettazione sostenibile in Trentino, Arca, Trento, 1999.
34
C A P I TO L O T R E
G L I A S P E T T I A M B I E N TA L I
Fonte diagramma: Principali attività in un rifugio e loro impatti sull’ambiente R. Beltramo, B. Cuzzolin, “Manuale-tipo per la realizzazione di un Sistema di gestione ambientale dei Rifugi di montagna”, Editions L’Eubage, Aosta, Agosto 2001, pag. 5
I sistemi di gestione ambientale sono strumenti
La valorizzazione dei rifugi e del territorio, quindi
volontari, ma imprescindibili se si vuole sostenere
passa quindi attraverso diversi operazioni, da
una certif icazione per il rifugio e gestire le principali
intraprendere all’interno di un piano strategico
attività del rifugio rispettando l’ambiente montano e
complessivo che ha come direttrice guida l’idea di
il suo ecosistema.
preservare un elevato livello di qualità ambientale e stimolare un turismo sostenibile.
Una gestione razionale sotto il prof ilo dell’approvvigionamento energetico, dell’uso della risorsa acqua e dello smaltimento dei rif iuti può diventare un concreto esempio di gestione del rifugio. Inoltre può qualif icare un prodotto turistico rivolto agli escursionisti più sensibili, permettendo di coniugare business con qualità ambientale, anche attraverso il conseguimento di miglioramenti nell’eff icienza. 35
C A P I TO L O T R E
L A S I T UA Z I O N E AT T UA L E D E I R I F U G I
sono privati. La Provincia autonoma sostiene
IN TRENTINO
la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture alpinistiche con un impegno medio che
In Provincia di Trento si contano 146 Rifugi di
negli ultimi 10 anni si è attestato attorno ai 3-4 mln di
cui 78 Rifugi Alpini e 68 Escursionistici. La quota
€ annui.
media dove sono situati è di 1946 m slm, compreso fra la quota minima di 618 m slm del Rifugio
Negli ultimi vent’anni, su iniziativa degli stessi
Escursionistico Bindesi “Pino Prati” nel comune
rifugisti è stata fondata l’Associazione dei Rifugi del
di Trento e i 3531 m slm del Rifugio Alpino Vioz
Trentino (cfr Capitolo 2) che ha dato un importante
“Mantova”, nel comune di Pejo vicino ai ghiacci
contributo nella gestione e nella promozione
Monte Vioz.
dell’intero sistema rifugi, colmando in parte i problemi che l’assetto multiproprietario andava
La proprietà dei rifugi trentini è molto frammentata
evidenziando in periodi economici più favorevoli
questo impedisce ragionamenti complessi su questo
di quelli contemporanei per la gestione di queste
importante patrimonio di presidio e valorizzazione
diff icili strutture.
del paesaggio, al momento ci sono intenti e strategie ma non c’è un piano di programmazione coordinato.
La realtà dei rifugi trentini evidenzia una buona
La forma dell’attuale assetto pluriproprietario vede
distribuzione su tutto il territorio provinciale, con
un gruppo coerente di 35 Rifugi, proprietà della
un’alta concentrazione in alcuni ambiti montani
Società Alpinisti Tridentini (SAT) coordinati in
come verrà poi analizzato con la analisi multicriteri
modo unitario dal Consiglio SAT e dati in gestione
e le mappe f inali al Capitolo 4. Questo si declina
a 35 rifugisti, che si confonta con il resto delle
con fenomeni di compresenza e competitività di più
strutture legate a singoli Club Alpini, piuttosto che
strutture in territori con tempi di percorrenza molto
ad investitori privati.
limitati.
Fra questi troviamo 4 rifugi del Club Alpino
I rifugi trentini sono caratterizzati da strutture
Italiano (CAI), 1 dell’Associazione Nazionale Alpini
trasformate e ristrutturate nel tempo, con pochi
(ANA), 20 Rifugi sono proprietà dei Comuni o
interventi di demolizione-ricostruzione e quindi
della Provincia Autonoma di Trento, 85 Rifugi
ne conseguono le diff icoltà nell’integrazione 36
C A P I TO L O T R E
rifugio graffer, madonna di campiglio, progetto aldo rossi
37
Rifugio Velo della Madonna - Pale di San Martino
C A P I TO L O T R E
impiantistica e di adeguamento alla normativa
Alte Vie mette in connessione numerose strutture in
antincendio.
ambiti contigui, garantendone un surplus d’attrattivo legato alla specializzazione delle strutture ed alla
I tempi medi di accesso e la progessiva contrazione
facilità di accesso, per i tempi ed i dislivelli medi, che
della pratica alpinistica hanno mutato la
permette d’intercettare una utenza soft.
frequentazione dei rifugi trentini verso un’utenza più soft, che sottolinea sempre di più un marcato livello
L’inserimento in grandi risorse ambientali e culturali,
di comfort atteso e quello effettivamente riscontrabile
non ancora debitamente valorizzate, come le grandi
nella maggior parte delle strutture trentine. .
aree protette in forma di parco e riserve, nonché le ex linee di conf litto della Grande Guerra e le cornici
I rifugi della Provincia di Trento, così come quelli
paesaggistiche delle Dolomiti, Lagorai, Marmolada
di tutte le alpi orientali, mostrano una sostanziale
sono notevoli punti di forza. Va aggiungersi il
incapacità di anticipare e guidare le dinamiche
consolidato patrimonio alpinistico e la possibilità
di fruizione dell’ambiente montano. Infatti a
di esporare nuove dinamiche di fruizione di sport
partire dalla conf igurazione planimetrica molte
hard e soft sia invernali che estivi che arricchiscono il
strutture evidenziano di conseguenza una dinamica
sistema montano trentino e i suoi rifugi. 1
di aggregazione al piano terra di corpi al nucleo principale, con evidenti problematiche d’inf iltrazione
I L R I F U G I O S E CO N DO L A N O R M AT I VA
ai giunti, la stessa concezione strutturale ed impiantistica delle strutture spesso impedisce una
Integrare uno studio di valutazione territoriale in
rapida riconversione. Non solo ma molte strutture in
sistema così complesso ha bisogno di confrontarsi con
ambito dolomitico e calcareo, soffrono anche di un
la normativa in materia dei rifugi e degli interventi
problema strutturale legato alla carenza idrica, che
consentiti per migliorare la gestione del territorio e
impedisce una radicale evoluzione del comfort legato
del patrimonio. Questa analisi mi è servita come base
alla dotazione di servizi.
per approfondire il caso studio al Capitolo 5.
La stagionalità della maggior parte delle strutture
La materia dei rifugi è stata in origine disciplinata dal
è limitata al periodo estivo e/o dei comprensori
Testo organico delle norme sulla disciplina dei rifugi
sciistici, non intercettando un grande potenziale di
alpini (D.P.R. 918/1957), superato dalla legge quadro
utenza legata alla naturale evoluzione delle discipline
sul turismo (L. 217/1983) che classif ica i rifugi come
e della frequentazione sportiva.
strutture extra-alberghiere e li def inisce “locali idonei ad offrire ospitalità in zone montane di alta quota,
I PUNTI DI FORZA DEI RIFUGI DEL
fuori dai centri abitati”. La legge quadro demanda
TRENTINO
poi alla normativa regionale la determinazione dei criteri per la classif icazione delle strutture, per la
I rifugi trentini hanno una quota media di circa 2000
Provincia di Trento la legge di riferimento è Legge
m slm, che di fatto permette dinamiche di cantiere di
provinciale 15 marzo 1993, n. 8. A livello nazionale
media quota, per la gran maggioranza delle strutture,
non esiste, però, una normativa che disciplini in
con costi, tecnologie e possibilità di accesso con mezzi
modo unitario la materia dei rifugi, relativamente
motorizzati più accessibili rispetto alle strutture
a tutti gli aspetti interessati dalla gestione di una
presenti nelle alpi occidentali, come i rifugi del
struttura ricettiva, spesso atipica rispetto a strutture
Monte Bianco e del Monte Rosa situati a quote molto
ricettive poste non in quota.
più alte. 1 I punti di forza sono stati anche la base di partenza per individuare i criteri per procedere alla analisi multicriteri spaziale al Cap 4.
La struttura a rete garantita dai sentieri SAT e dalle
38
C A P I TO L O T R E
I rifugi spesso si trovano, spesso, ad essere assimilati a
Per il Friuli Venezia Giulia la Legge Regionale n. 2
strutture di bassa quota, con le diff icoltà conseguen-
del 16/01/2002 - Disciplina organica del turismo cita
ti legate al rispetto dei principali obblighi. La legge
che i rifugi sono “raggiungibili attraverso mulattiere,
quadro per il turismo e interventi per il potenzia-
sentieri e strade forestali ed ubicati in luoghi
mento e la qualif icazione dell’offerta turistica, recita:
favorevoli ad escursioni”.
“sono rifugi alpini i locali idonei ad offrire ospitalità in zone montane di alta quota, fuori dai centri
Sono def inizioni legislative tutte abbastanza simili
urbani”. Ogni regione, che ospita sul proprio territo-
L’unica differenza sta nella legge provinciale della
rio rifugi alpini, ha recepito la normativa nazionale
Provincia di Trento dove: “il rifugio anche la
adattandola al proprio contesto.
struttura raggiungibile con sciovie, impianti a fune”.
Ad esempio: In Piemonte, la legge regionale n. 31 del 15/04/1985 (Disciplina delle strutture ricettive extra-alberghiere) riporta: “Sono rifugi alpini le strutture idonee ad offrire ospitalità e ristoro ad alpinisti in zone isolate di montagna raggiungibili attraverso mulattiere, sentieri, ghiacciai, morene, o per periodi limitati anche con strade o altri mezzi di trasporto ed ubicate in luoghi favorevoli ad ascensioni ed escursioni”, in più, è presente la distinzione tra rifugio alpino e rifugio escursionistico, così def inito: “Sono rifugi escursionistici o rifugi-albergo le strutture gestite da Enti od Associazioni senza scopo di lucro, statutariamente operanti nel settore dell’alpinismo e dell’escursionismo, idonee ad offrire ospitalità ad alpinisti ed escursionisti in zone montane di altitudine non inferiore a m 700 servite da strade o da altri mezzi di trasporto ordinari anche in prossimità di centri abitati”. La legge della Regione Valle d’Aosta n. 11 del 29/05/1996 (Disciplina delle strutture ricettive extra-alberghiere), che stabilisce: “Sono rifugi alpini le strutture ricettive ubicate in luoghi favorevoli ad ascensioni ed escursioni, idonee ad offrire ospitalità e ristoro ad alpinisti ed escursionisti in zone isolate di montagna raggiungibili attraverso mulattiere, sentieri, ghiacciai, morene o anche con strade non aperte al pubblico transito veicolare o mediante impianti a fune”.
39
C A P I TO L O T R E
A D E M P I M E N T I N O R M AT I V I E D I L I Z I I N A L TA Q U OTA
Schema di Riassunto Adempimenti Edilizi per in Interventi in alta quota Se il Rifugio è in Area Protetta Legge n. 394/1991 Nulla Osta al Parco competente Abbattimento Barriere Architettoniche art. 24 Legge 104/1992
Iter Normativo
Licenza di abitabilità D.P.R 380/2001
Requisiti minimi tecnici igenico sanitari
Servizi Igenici Rifornimento idrico Attrezzatura per la sosta Zona per il vitto Materiali di Pronto Soccorso Impianto Telefonico Locale Invernale di Fortuna Alloggio per il gestore
Risparmio Energetico Legge Provinciale n.14/1980 Contributi per la coibentazione Termica e Acustica Impiego fonti di Energia Alternativa
Provincia Autonoma di Trento Legge Provinciale n. 1 art. 12 7/01/1991 Eliminazione barriere architettoniche Per i Rifugi Escursionistici
Legge 46/1990 Norma per la sicurezza degli impianti Il rifugista è responsabile di assegnare a imprese abilitate la gestione e manutenzione
Piano di Stralcio per i sistemi di trattamento delle acque e degli scarichi
Normativa antincendio Focus Rifugi Legge 217/1983 Nulla Osta Vigili del Fuoco
Questo schema rappresenta in sintesi l’iter normativo
Per la normativa antincendio cito solo un breve focus
che si dovrebbe seguire per intervenire su un Rifugio
in base alla classif icazione sulla scala del CAI. (Vedi
nel caso specif ico della Provincia di Trento.
riferimento schema pagina seguente.)
Ho analizzato i vari iter normativi provando a
Per i rifugi di categorie C, D, E:
concretizzare i passaggi necessari per poter svolgere
Rifugi
un’intervento. Questo mi ha permesso di evidenziare
La resistenza al fuoco delle strutture,
gli step che poi il progettista deve applicare in un caso
indipendentemente dal carico d’incendio e dall’altezza
di intervento.
dell’edif icio, può essere inferiore a R 30. Disturbo
40
Elementi di
C A P I TO L O T R E
Sono ammesse scale di tipo non protetto negli edif ici
I RIFUGI ALPINI DEFINIZIONE
a più di tre piani fuori terra.
S E CO N DO I L C A I E L A P R OV I N C I A D I T R E N TO
Per i rifugi di categorie C, D ed E, già esistenti, con capienza superiore ai 25 posti letto, non si applicano
l regolamento del Club Alpino Italiano prevede la
le disposizioni dell’intero punto 19 relativo alle
suddivisione dei rifugi in 5 categorie:
caratteristiche costruttive dell’edif icio della Circolare del Ministero n. 42/1986. 1
Categoria Descrizione
Vengono inoltre qui riassunti ulteriori punti: • Divieto di impiegare fornelli di qualsiasi tipo per
A
Rifugi raggiungibili con strada rotabile o in prossimità
B
Rifugi raggiungibili con altro mezzo meccanico di pubblico servizio escluse le sciovie o comunque in prossimità
C,D,E
Rifugi non ricadenti nelle precedenti categorie, appartenenti all’una o all’altra di queste categorie è legata alla quota del rifugio alla difficoltà di accesso e al metodo in cui vengono effettuati i rifornimenti.
C
Suddivisibile in ulteriori sottocategorie
il riscaldamento di vivande, a funzionamento La Provincia Autonoma di Trento individua
elettrico con resistenza in vista
e disciplina le strutture alpinistiche al f ine di • Divieto di tenere depositi, di sostanze inf iammabili
garantirne un equilibrato inserimento nell’ambiente
nei locali del volume destinato all’attività.
montano nel rispetto della cultura alpinistica. Ai sensi della Legge Provinciale n. 8 2 /1993, sono:
• Oobbligo di tenere in chiara evidenza, in ogni
52
locale le indicazioni sui provvedimenti più
“rifugi alpini le strutture ricettive, idonee ad offrire
appropriati da adottare in caso di incendio.
ospitalità e ristoro, che siano ubicate in luoghi tali da costituire utili basi di appoggio per l’attività
Gli estintori devono essere distribuiti in modo
alpinistica e in zone isolate di montagna non
uniforme nell’area da proteggere, è comunque
accessibili in nessun periodo dell’anno con strade
necessario che almeno alcuni si trovino:
- in prossimità degli accessi
- in vicinanza di aree di maggior pericolo.
aperte al traffico ordinario o con linee funiviarie in servizio pubblico ad eccezione degli impianti scioviari” Secondo la legge provinciale sono strutture alpinistiche:
L’adeguamento a normativa è da applicare anche in caso di ristrutturazione per ottenere il certif icato di
a) i rifugi alpini, previsti dall’articolo 6
prevenzione incendi e il nulla osta da parte dei Vigili
b) i bivacchi, previsti dall’articolo 7
del Fuoco.
c) i tracciati alpini, previsti dall’articolo 8. Per il presidio della montagna, anche a garanzia del suo corretto utilizzo, le strutture alpinistiche riconosciute dalla Provincia sono considerate di interesse pubblico ai f ini di promuovere la conoscenza e la valorizzazione delle stesse.
2 Legge provinciale 15 marzo 1993, n. 8 Ordinamento dei rifugi alpini, bivacchi, sentieri e vie ferrate (b.u. 23 marzo 1993, n. 13. Errata corrige in b.u. 27 aprile 1993, n. 19)
1 Chiarimenti interpretativi di questioni e problemi di prevenzione incendi.
41
C A P I TO L O T R E
Per la realizzazione o la modif ica di strutture
delle strutture alpinistiche, compresi i requisiti di sicurezza, igienico-sanitari e relativi all’approvvigionamento idrico.
alpinistiche, compreso l’adattamento o la trasformazione di immobili esistenti, è richiesta l’autorizzazione della Provincia, ferme restando le
b) i servizi minimi che il gestore deve assicurare, compresi quelli relativi all’utilizzo delle strutture e al consumo di alimenti propri degli escursionisti.
disposizioni provinciali in materia urbanistica. L A CO N F E R E N Z A P R OV I N C I A L E P E R L E STRUTTURE ALPINISTICHE
c) i requisiti soggettivi richiesti al gestore per l’esercizio dell’attività ricettiva.
Per orientare il corretto sviluppo delle strutture
d) i periodi di apertura e di esercizio dei rifugi
alpinistiche e l’utilizzo della montagna, la Provincia
alpini.
ha costituito la conferenza provinciale per le strutture alpinistiche. La conferenza, è un’organo consultivo della Provincia, come citato sopra può proporre
B I VACC H I I bivacchi invece sono strutture di uso pubblico,
iniziative e attività per la tutela e la valorizzazione
ubicate in luoghi isolati di montagna, non gestite
delle strutture alpinistiche.
né custodite, appositamente allestite con l’essenziale ai f ini del riparo di fortuna degli alpinisti. Le
La conferenza è nominata dalla Giunta provinciale
caratteristiche strutturali e funzionali dei bivacchi
e rimane in carica per la durata della legislatura.
sono stabilite dal regolamento di esecuzione stabilito
La Giunta provinciale stabilisce la composizione
dalla SAT o dal CAI.
e le modalità di funzionamento della conferenza, prevedendo la partecipazione di rappresentanti della
I CRITERI DELLA CLASSIFICAZIONE
SAT, del collegio provinciale delle guide alpine,
DELLE STRUTTURE ALPINE IN
dell’associazione dei gestori dei rifugi e dei soggetti
TRENTINO
che svolgono attività di promozione turistica sul territorio provinciale.
All’interno della rete del patrimonio alpinistico trentino vi sono strutture con valenze e necessità
C A R AT T E R I S T I C H E E AT T I V I TÀ D E I
di sostegno pubblico degli investimenti alquanto
RIFUGI ALPINI
eterogenee.
L’esercizio dell’attività ricettiva nei rifugi alpini
Si pone perciò l’esigenza di differenziare il regime
deve essere autorizzata dal comune competente per
agevolativo degli investimenti inerenti i rifugi alpini
territorio. L’attività ricettiva nei rifugi comprende
ed escursionistici in funzione:
il pernottamento, l’attività di somministrazione di alimenti e bevande di ogni genere nonché l’attività di
- della tipologia di rifugio.
commercio al dettaglio di articoli per turisti.
- del livello di economicità potenziale e di valenza
Il gestore dei rifugi deve esporre al pubblico una
nella rete del patrimonio alpinistico provinciale, con
tabella riportante l’indicazione dei prezzi massimi, per il pernottamento e per la consumazione dei pasti. Come confrontato nel regolamento bisogna che il
ripartizioni in quattro classi dei rifugi alpini e in due classi dei rifugi escursionistici secondo i criteri di seguito indicati nella legge provinciale 8/1993 Capo
Rifugio abbia:
V. 1
a) i requisiti minimi e massimi strutturali e funzionali necessari per l’iscrizione nell’elenco
1 Incentivazione degli investimenti nelle strutture alpinistiche e dell’articolo 13 della Legge Provinciale 20 Marzo 2000 n°3.
42
C A P I TO L O T R E
In particolare questa legge provinciale viene attuata,
percorrenza > 2 ore.
per quanto concerne i rifugi alpini ed escursionistici, una differenziazione in fasce di economicità
CLASSE
potenziale della struttura e della valenza alpinistica.
Max percorrenza
CLASSE 1
Redditività Valenza Potenziale Alta economicità
CLASSE 2
Media Economicità
<1 ORA
Questa due variabili tengono conto della economicità
CLASSE 3
Bassa redditività
della struttura ma non della relazione con il territorio
CLASSE 4
Bassa redditività
se non con il tempo di percorrenza. Il caso studio che
<1 ORA
Alta valenza >2 ORE o 2200m alpinistica Altissima Valenza >2ORE o 2800m Alpinisitica
I tempi di percorrenza sono quelli relativi all’accesso
ho approfondito nel capitolo 4 testimonia come è
prevalente estivo al rifugio, tenendo anche conto
possibile integrare la una valutazione del patrimonio
delle eventuali seggiovie in funzione.
con la valutazione della potenzialità del territorio.
Possono essere applicati i seguenti correttivi:
I F O N D I P E R I R I F U G I I N A L TA Q U OTA
• la classe sopra risultante (se inferiore a 4) viene
Nella mia analisi ho approfondito gli attuali criteri
aumentata di 1 in caso di rifugi isolati, che fungono
per l’attribuzione del punteggio per la Provincia
da unico presidio per un’area alpinistica;
di Trento che tengono conto del territorio ma con criteri puramente quantitativi.
• la classe sopra risultante (se superiore a 1) viene diminuita di 1 se raggiungibili da strada, almeno nel
I Rifugi escursionistici vengono divisi in due 2 classi
periodo estivo, anche se impervia e con limitazioni di
base per l’attribuzione del punteggio:
accesso.
• Classe 1: approvvigionamento garantito in tutte le
• la classe sopra risultante (se inferiore a 4) viene
stagioni di apertura da automezzi.
aumentata di 1 in presenza di particolari svantaggi gestionali la cui valutazione complessiva dovrà
• Classe 2: privi della possibilità di
essere valutata di “grave disagio” dalla Conferenza
approvvigionamento con automezzi anche in una
provinciale per le strutture alpinistiche.
sola stagione.
Lo stato dell’approvvigionameto mediante elicottero
I rifugi alpini sono invece suddivisi in quattro classi, la cui attribuzione avviene in base ai seguenti criteri:
o doppia teleferica o a piedi, la scarsa dotazione
• Classe 1 (alta economicità): se raggiungimento
segnalati come svantaggi gestionali. Tornando così
energetica, l’assenza dello scarico dei ref lui vanno
mediante impianti a fune in senso ampio 2 oppure
al discorso di cercare di ottimizzare la gestione delle
se tempo di percorrenza <= ad 1 ora.
attività del rifugio come in apertura del capitolo.
• Classe 2 (media economicità): gli altri rifugi alpini. • Classe 3 (bassa redditività potenziale ed alta valenza alpinistica): se quota >= 2.200 m e se percorrenza > 2 ore; • Classe 4 (bassa redditività potenziale ed altissima valenza alpinistica): se quota > 2.800 m e se 2 Cabinati o non, ad apertura bistagionale o anche solo invernale, anche in prossimità o in adiacenza alle piste da sci.
43
57
C A P I TO L O T R E
INTERVENTI AMMISSIBILI
Interventi ammissibili per richiedere i contributi
Inserimento di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili
Ampliamento immobili esistenti e ristrutturazione
Attività di controllo dei tracciati alpini
Interventi Ammissibili Legge provinciale 8/1993
Acquisto arredamenti e attrezzatura
Manutenzione e Ristrutturazione dei Bivacchi
Acquisto attrezzature per la connessione a banda larga (GPS, Satellite)
Iniziative Informative e editoriali e di sensibilizazzione
Impianti o tecnologie ad alta valenza ambientale (Teleferiche, collegamenti)
S OG G E T T I B E N E F I C I A R I
PA R A M E T R I D I S P E S A A M M I S S I B I L I
Chi può avere accesso a questi fondi? L’iter non è
Viene def inito un livello minimo di spesa ammissibile
particolarmente facile e i gestori spesso non hanno le
per ciascuna domanda stabilito nel valore di:
competenze in materia per poter applicare al bando
• 15.000 euro per le attività di eff icentamento e
da soli. Nel caso della Provincia di Trento la richiesta non viene formulata ne dalla SAT ne dal CAI ma deve essere fatta dal proprietario-gestore.
ristrutturazione • 5.000 euro nel caso di acquisto di arredamenti e attrezzatura.
Se devono essere effettuate delle iniziative di approvvigionamento energetico, idrico, smaltimento
• 1000 euro nel caso di manutenzione di bivacchi, e
dei ref lui i contributi possono essere concessi
tracciati alpini
direttamente a coloro che ergoano o erogeranno il relativo servizio.
44
C A P I TO L O T R E
I livelli massimi di spesa, per ciascuna struttura
Le specif iche di ogni punto si possono trovare nel
alpinistica o per ciascuna domanda, sono così
testo coordinato della Legge Provinciale 8/1993 Capo
riassunti:
V e nell’articolo 13 della Legge Provinciale 3/2000.
opere in rifugi alpini;
euro 3.000.000
opere in rifugi escursionistici;
euro 1.500.000
iniziative relative all'acquisto di arredi ed attrezzature in rifugi alpini o escursionistici;
iniziative relative alle acquisizioni immobiliari di rifugi alpini; acquisto di mezzi per il trasporto di materiali
Ipotizzando l’accesso al bando una delle parti importanti è capire come sono concesse le agevolazioni. Essa sono sotto forma di contributi
euro 270.000,00 (nell’arco di 5 anni)
in conto capitale, ricorrendo anche all’erogazione
euro 500.000
tramite Cassa del Trentino S.p.A.
euro 30.000 (nell’arco di 5 anni)
Ogni bando presenta degli obblighi, in questo caso
iniziative relative alle azioni informative, editoriali e divulgative nonché per progetti finalizzati alla migliore gestione ambientale,
euro 100.000
obblighi per “il rifugista” Ai sensi dell’articolo 29
importo complessivo annuo;
iniziative relative alla straordinaria manutenzione dei tracciati alpini;
euro 100.000
iniziative relative a bivacchi.
euro 80.000
della Legge Provinciale 8/93 i beni ammessi alle agevolazioni previste dall’articolo 24 sono vincolati alla loro specif ica destinazione nel rifugio alpino,
Tabella dei massimi livelli di spesa ammissibile
rifugio escursionistico o bivacco per un periodo di quindici anni in caso di investimenti immobiliari e di cinque anni per gli investimenti mobiliari.
E’ f issata in euro 5.000.000 nell’arco di 5 anni consecutivi la spesa massima ammissibile complessiva per ciascun rifugio alpino. E’ di 1.5000.000 la spesa massima ammissibile in 5 anni per il rifugio escursionistico. Per il controllo e la manutenzione dei tracciati alpini è f issato un valore massimo di spesa di 350.000 euro l’anno. Possono essere così riassunti gli interventi ammissibili:
63
Ristrutturazioni Demolizione e Ricostruzione Manutenzione Straordinaria Acquisizione di immobili di pertinenza Ammodernamento e adeguamento Ampliamento Impianti e tecnologie Allacciamenti a rete elettrica Aquisto mobili e attrezzature Operazioni di Leasing Manutenzione straordinaria tracciati alpini Iniziative Informative Divulgative e editoriali Gestione Ambientale e certificazioni ambientali 45
C A P I TO L O T R E
due canali: i risparmi ottenuti nelle trattative per
F O N DO S TA B I L E P R O R I F U G I
le coperture assicurative che hanno permesso una Dopo l’analisi del caso specif ico della Provincia
ridef inizione delle aliquote sociali istituendo la nuova
Autonoma di Trento va citato il Fondo Stabile Pro
voce “Contributo pro-rifugi” e rendendo strutturale
Rifugi, al quale anche dei rifugi sul territorio trentino
il f inanziamento del Fondo, oltre la quota UIAA
potrebbero accedere. Il CAI gestisce 765 tra rifugi,
proveniente dalla Convenzione per l’applicazione del trattamento di reciprocità nei rifugi. 1
bivacchi f issi, capanne sociali, punti di appoggio e ricoveri d’emergenza, con una disponibilità di oltre 21.000 posti i quali sono fondamentali al f ine di
Il Bando è f inalizzato a promuovere progetti
garantire una frequentazione della montagna in tutta
cof inanziati per interventi di varia natura presso
sicurezza e serenità.
strutture ricettive delle Sezioni del CAI, mediante la concessione da parte del CAI Sede Centrale di
Proprio nell’ottica di sviluppare e valorizzare questo
contributi a fondo perduto ed in conto capitale.
patrimonio, è stato creato il Bando 2007 relativo
Sono ammessi i progetti per i quali parte della spesa è
al Fondo Stabile Pro Rifugi, istituito nel 2006
f inanziata da un altro soggetto pubblico o privato e/o
dall’Assemblea dei delegati di Varese. L’obiettivo
da autof inanziamento della Sezione.
fondamentale del Bando, a carattere annuale, è la promozione di progetti cof inanziati per interventi
In questo caso non sono soggetti benef iciari i
di varia natura presso strutture ricettive del CAI. Gli
rifugisti, come per il bando della Provincia di Trento,
interventi ammessi al contributo riguardano diverse
ma le dirette Sezioni CAI proprietarie di rifugi,
tipologie di lavori e adeguamenti.
bivacchi e punti d’appoggio o titolari di diritto di godimento in base ad un contratto con scadenza non inferiore a cinque anni dall’emissione del bando.
Vengono sopratutto supportati dal bando i lavori di ristrutturazione dell’involucro edilizio relativi a coibentazione, impermeabilizzazione, manutenzioni
Le strutture oggetto di intervento che possono
generiche, interventi per l’adeguamento delle
benef iciare dei contributi sono i rifugi di cat.
strutture alle normative esistenti. Dall’altro lato
C-D-E, i bivacchi e i punti d’appoggio come spiegato
vengono limitati lavori di ampliamento per limitare
nell’apertura del capitolo.
gli impatti sull’ambiente, viene facilitata l’apertura
Ogni Sezione può presentare all’anno domande per:
invernale per i rifugi al f ine di permetterne la doppia stagionalità di servizio e favorita l’installazione
-f ino a 15 strutture di proprietà 1 Rifugio +1 bivacco o
di impianti per la produzione di energia da fonti
1 punto di appoggio -da 16 a 25 strutture di proprietà
rinnovabili.
2 Rifugi + 2 bivacchi o 2 punti di appoggio -oltre 25 strutture di proprietà 3 Rifugi + 3 bivacchi o 3 punti
E’ emersa una situazione fortemente positiva in
di appoggio
relazione alla maturità dei progetti presentati, con un’ammissione alla graduatoria f inale superiore
Nel 2015 il Fondo Pro Rifugi del CAI era di
all’85%
751.000,00 euro. Il contributo minimo erogabile è pari a euro 10.000,00 per i rifugi ed euro 5.000,00 per
L’aspetto fondamentale dell’operazione è questo: non
i bivacchi ed i punti di appoggio mentre il contributo
si tratta di uno strumento una tantum, bensì di un
massimo erogabile è pari a euro 70.000,00.
meccanismo permanente a favore delle Sezioni e dei rifugi dei quali sono proprietarie. Per il reperimento delle risorse f inanziarie necessarie, sono stati attivati
1 Vedi Regolamento dei Rifugi del CAI
47
C A P I TO L O Q UAT T R O
C A P I TO L O 4
L a A nalis i Multicrite ri Sp aziale Metodologia e Caso Studio
51
C A P I TO L O Q UAT T R O
“L’analisi multicriteri per scopo decisionale (Multi Criteria Decision Analysis, MCDA) è una disciplina orientata a supportare il decisore qualora si trovi a operare con valutazioni numerose e conflittuali, consentendo di ottenere una soluzione di compromesso in modo trasparente.”
L ’ A N A L I S I M U L T I C R I T E R I S PA Z I A L E E I L C A S O STUDIO La valutazione della sostenibilità di possibili
in tale contesto di analisi è necessario garantire,
interventi di trasformazione del territorio è
da un lato, un approccio sistemico e di tipo non
una pratica ora mai consueta per le decisioni in
lineare e, dall’altro, un’integrazione di metodi e
ambito privato e pubblico. L’obbiettivo di questa
discipline. Il compito di questa analisi è di supportare
analisi è fornire un’ipotesi di metodologia basata
una attività decisionale che permetta al “decisore”
sull’Analisi Multicriteri Spaziale, sviluppando una
(Valentina Ferretti, 2012) di raggiungere le proprie
mappa del valore del territorio della Provincia di
determinazioni in maniera sistematica e coerente
Trento per fornire una criterio base, utile alla scelta
rispetto agli obbiettivi e valori permettendo di
dei rifugi che possono aver diritto ai contributi
elaborare una grande quantità di dati.
per l’intervento di eff icentamento energetico e Ci sono principalmente 6 fasi che costruiscono
rinnovamento.
l’analisi multicriteri: Con il termine analisi multicriteri (AMC) si indica 1. Strutturazione del problema e della rete
una serie di tecniche di valutazione che tengono
decisionale
in considerazione diversi criteri per risolvere un problema decisionale e dove spesso si deve trovare un
1. Acquisizione e processing dei dati
compromesso tra diversi obbiettivi. Questo metodo ha il vantaggio di essere f lessibile e rispecchiare le
2. Normalizzazione e Funzioni di Valore
richieste degli attori coinvolti; il risultato infatti è uno spettro di possibilità, basate su giudizi di
3. Assegnazione dei pesi (AHP e confronti a coppie)
preferenza degli attori stessi.
4. Aggregazione e calcolo degli ordinamenti
I problemi decisionali legati al territorio, sono tipicamente caratterizzati dal coinvolgere una
5. Analisi di Sensitività
componente spaziale, dal richiedere più di un criterio di valutazione e dal perseguire più di un
6. Visualizzazione dei risultati
obiettivo. Al f ine di gestire la crescente complessità
52
C A P I TO L O Q UAT T R O
L’analisi multicriteri non include la considerazione
criteri e sotto criteri, che si conf igura come una
della componente spaziale, anche se alla base dei
struttura ad albero.
problemi decisionali di pianif icazione lo spazio è una componente molto forte (Ferretti, 2012). Per questo
Successivamente si passa alla fase di acquisizione e
caso studio quindi non ho solo dovuto basarmi
processing dei dati.
sull’analisi multicriteri ma trovare un metodo che mi consentisse di operare anche con i dati spaziali.
Nel mio caso specif ico ho acquisito i dati spaziali dal
Il Multicriteria – Spatial Decision Support
Per potere avere una mappa elaborata spesso bisogna
Systems (MC-SDSS) è un metodo, nato intorno
svolgere delle unioni o sovrapposizioni di più dati,
agli anni 90’, che integra AMC+GIS ed è di grande
quindi effettuare una elaborazione tramite il software
interesse per gli attuali attori del territorio, ovvero
GIS.
Geoportale della Provincia di Trento e da Open data.
1
pianif icatori, decision makers, policy makers .
Queste mappe rappresentano diversi valori, con
Il GIS (Geographic Information Systems) è
propria unità di misura e per essere correttamente
un potente strumento di gestione, analisi e
confrontate devono essere normalizzate.
organizzazione dei dati spaziali. Le tecniche AMC
Normalizzare è quindi un passaggio essenziale per
permettono di strutturare i problemi decisionali e di
rendere omogenei e confrontabili i dati contenuti
valutare le alternative, attraverso la def inizione dei
nella mappe elaborate e in genere nelle matrici di
sistemi di preferenza del decisore (Malczewski, 2006).
valutazione di una analisi multicriteri.
Viene così sviluppata una piattaforma ideale per
Generalmente si trasformano le performance in
l’analisi, la strutturazione e la risoluzione di problemi
valori adimensionali, espressi tutti sulla medesima
inerenti alla gestione dell’ambiente e del territorio (Geneletti, 2000).
scala. Si utilizzano a questo scopo funzioni logico-
GIS può aiutare in fase di acquisizione dei dati e
normalizzazioni lineari o funzioni valore; (OECD,
processamento degli stessi, nella fase di def inizione
2008; Beinat, 1997).
matematiche, in particolare passando attraverso
delle alternative e in quella di scelta del miglior compromesso. La grande gestione di dati spaziali
Ci sono 3 modi per fare questa operazione:
riesce a descrivere il territorio con estrema precisione.
Standardizzazione (o z-scores)
I sistemi GIS riescono a gestire anche altre fonti e
Trasforma gli indicatori in modo che siano espressi su una scala comune, con media e varianza pari
riuscire a metterle in relazione con i dati spaziali
rispettivamente a 0 e 1. La standardizzazione prende
e presentarle in forma di mappe facilmente
in considerazione maggiormente i valori estremi degli
comprensibili.
attributi.
Nella fase di strutturazione del problema si Metodo Min-Max
def iniscono gli obiettivi, in questo caso la valutazione del territorio e gli attributi tramite il quale vengono
Permette di normalizzare gli indicatori sulla scala
misurati. Durante questa fase è importante
[0,1], sottraendo il valore minimo verif icatosi e
raccogliere i punti di vista dei portatori di interesse
dividendo per il range dell’attributo j-esimo. La
che possono toccare il problema. Il risultato della fase
trasformazione è semplice e ampiamente applicata.
di analisi è la composizione di una rete di obiettivi, 1 L’integrazione tra Analisi Multicriteri e Sistemi Informativi Geograf ici a supporto delle procedure di valutazione, Valentina Ferretti, EyesReg, Vol.2, N.6
Tuttavia, valori estremi o outliers possono distorcere l’indicatore normalizzato. 53
C A P I TO L O Q UAT T R O
Metodo della distanza dal punto di riferimento
Saaty 1 nel 1987 e utilizzata per i problemi multicriteri,
(distance to a reference):
poiché permette di estrarre le preferenze dei decisori tramite confronti a coppie riconducendo il problema
Si basa sulla valutazione della posizione relativa di
a una struttura gerarchica.
un indicatore rispetto a un punto di riferimento, che può essere un target da raggiungere o la media
Essa permette al decisore di derivare i pesi, invece
sull’indicatore prescelto.
di assegnarli arbitrariamente. Ad ogni livello della gerarchia (Vedi tabella) è richiesto al decisore di
Metodo della scala categorica
esprimere una preferenza per ciascuna coppia di criteri, basandosi su una scala da 1 a 9, introdotta
Assegna a ciascun indicatore un punteggio, che può
dallo stesso Saaty (scala di Saaty). Per esempio, il
essere numerico (per esempio una, due, tre stelle) o
decisore fornirà il valore 9 se preferisce il criterio
qualitativo (per esempio ottimo, buono, suff iciente).
X1 9 volte rispetto a X2, fornirà il valore 1 se preferisce entrambi i criteri allo stesso modo, cioè se
Dopo aver normalizzato i nostri risultati, bisogna
è indifferente nel giudizio. La matrice dei confronti
procedere con le funzioni di valore.
a coppie che si costruisce è simmetrica rispetto alla diagonale principale, poiché Cii = 1 e Cji = 1/Cij. I
Le funzioni valore sono rappresentazioni
valori all’interno della matrice sono poi aggregati
matematiche del giudizio umano (Beinat, 1997).
per ottenere il vettore dei pesi, tramite il calcolo
Esse forniscono una descrizione analitica del sistema
dell’autovettore massimo o grazie a stima ai minimi
attraverso il quale un individuo associa valore a
quadrati.
un’alternativa, in funzione di un dato criterio, e traducono le performance delle alternative in punteggi numerici, che rappresentano il grado con cui queste alternative soddisfano gli obiettivi posti. Per esempio per un attributo come i sentieri di montagna, l’inf luenza sul territorio è massima nel raggio di 2 km dai rifugi ,oltre questa distanza questo attributo perde di inf luenza. Per procedere con l’analisi il passo successivo è
Nei metodi AHP vengono generalmente svolti n (n-
l’assegnazione dei pesi.
1) confronti a coppie. Per svolgere questo passaggio nel caso studio, sono stati somministrati agli esperti
Def inita la scala degli attributi e prima di procedere
dei questionari spiegando il signif icato di questo
all’aggregazione, si devono assegnare i pesi che hanno
studio e dei singoli criteri chiedendogli di esprimere
valenze diverse per i decisori. Tra le varie tecniche che
una preferenza da 1 a 9. Lo step successivo consiste
esistono quella che ho selezionato è quella dell’analisi
nell’aggregazione dei diversi criteri, utilizzando
gerarchica e confronto a coppie. Una volta def initi i
i pesi def initi dal decisore, in modo da ottenere
pesi, che sono inf luenzati dalla scelta del decisore, essi
l’ordinamento globale delle alternative e poter
verranno moltiplicati per gli indicatori normalizzati e
scegliere quella di miglior compromesso.
successivamente aggregati agli altri criteri. L’analisi gerarchica o Analytic Hierarchy Process
1 Thomas L. Saaty è professore presso l’Università di Pittsburgh, è l’inventore, architetto, e teorico primario del Analytic Hierarchy Process (AHP), un quadro decisionale utilizzato su larga scala.
(AHP) è una metodologia introdotta da Thomas L. 54
C A P I TO L O Q UAT T R O
Il metodo AHP nella modalità distributiva per la determinazione dei pesi prevede che i pesi locali,
Una volta completato questo step si passa
vengano calcolati con la tecnica dell’autovettore
all’Analisi di Sensitività.
principale e normalizzati in modo che la loro somma sia 1. Questa modalità, secondo Saaty, consente: “di
Questo procedimento è necessario per individuare
stabilire le priorità delle azioni nei casi in cui occorra
eventuali passaggi affetti da incertezza e soggettività.
tener conto del fatto che la compresenza di azioni
Il modo in cui vengono scelti i dati, gli indicatori
uguali (copie) o molto simili (quasi-copie) ne modifica
e i criteri, le funzioni di valore utilizzate, le
strutturalmente la preferibilità.”
tecniche di assegnazione dei pesi e molte altre scelte all’interno del processo decisionale possono
Per poter svolgere questo passaggio all’interno della
portare a ordinamenti totalmente diversi. Le analisi
mia ricerca ho utilizzato il software Expert Choice.
di sensitività permettono di ripercorrere alcuni
Expert Choice permette di rappresentare il problema
dei passaggi più critici e di verif icare la stabilità
in una struttura gerarchica composta dal Goal (al
degli ordinamenti ottenuti. In particolare ci si può
livello più alto), dai criteri/obbiettivi, da eventuali
concentrare su uno dei seguenti aspetti (Ferretti,
sotto-criteri e dalle alternative. I pesi (priorità)
2012):
associati a ciascun alternativa o obiettivo sono ottenuti per mezzo di matrici di confronti a coppie: la
1. Il metodo di standardizzazione
comparazione tra due elementi può essere effettuata esprimendo giudizi di natura verbale, numerica o
2. La scelta dei criteri (è possibile aggiungerne o
utilizzando dei graf ici.
rimuoverne alcuni per verif icare come cambia la valutazione f inale, dimostrando l’assenza di criteri fondamentali o la presenza di criteri superf lui) 3. La scelta dei pesi (è possibile variare i pesi affetti da incertezza per verif icare come cambia la valutazione f inale). Infine l’ultimo passaggio rimane quello della visualizzazione dei risultati. Questo permette di rappresentare tramite mappe, tabelle e graf ici il risultato della analisi multicriteri e dimostrare la trasparenza del processo decisionale, nonché la possibilità, una volta individuata l’alternativa di miglior compromesso, di risalire alle scelte che hanno permesso la sua selezione. Tutti i dati sul contesto analizzato permettono di effettuare una scelta consapevole.
55
C A P I TO L O Q UAT T R O
I S O F T WA R E G I S E L A L O R O
territoriale tramite sistemi informativi geograf ici
P OT E N Z I A L I TÀ
(Geographical Information Systems - GIS) (Malczewski, 2006). Benché l’analisi multicriteri e
Il GIS è un sistema informativo geograf ico che
lo sviluppo degli strumenti GIS rappresentino due
permette la visualizzazione, interrogazione, analisi
distinte aree di ricerca, esse possono entrambe trarre
e interpretazione di dati spaziali, per comprendere
benef icio da un loro utilizzo congiunto (Malczewski,
relazioni, distribuzioni e tendenze (ESRI, 2015).
2006, Rahman et al., 2012).
Esso rientra nella categoria dei Sistemi Informativi,
In un’analisi multicriteriale di tipo spaziale per
def initi come sistemi per l’archiviazione, la gestione
def inire un’alternativa sono necessari sia un giudizio
e il processamento di dati in formato digitale
di valore che un dato spaziale (Malczewski, 1999).
(Migliaccio, 2007). Dal punto di vista tecnologico,
Per questo per effettuare una valutazione occorre
un GIS può essere visto come l’insieme di quattro
disporre sia del quadro metodologico della MCDA
componenti: ingresso dei dati, archiviazione e
che delle possibilità offerte dai GIS .
gestione dei dati, analisi e manipolazione dei dati, visualizzazione e output. Essi possono essere forniti
L’aggregazione a livello spaziale può basarsi sulla
in forma cartacea o digitale, sotto forma di mappe,
def inizione del valore massimo o sulla media
graf ici o tabelle.
dell’intera area o di particolari zone. L’aggregazione per criteri necessita della def inizione dei pesi.
I dati utilizzati in GIS possono essere dati spaziali
Secondo uno studio di Malczewski (2006) i metodi di
(geometrici o topologici), comprendenti informazioni
aggregazione più utilizzati nelle applicazioni AMC-
riguardanti la posizione e le relazioni tra gli oggetti, o
GIS sono Boolean Overlay (BO) e Weighted Linear
dati tematici.
Combination (WLC), i quali compaiono nel 40% dei casi.
I dati spaziali sono spesso separati in strati informativi diversi, detti layer, sia per la diversa
La procedura Boolean Overlay combina le mappe
rappresentazione geometrica, sia per il differente
(anche non standardizzate) sulla base di operatori
tematismo che compongono, infatti possono essere
logici come intersezione (AND) e unione (OR). Ad
rappresentati in due diversi modi: tramite modello
esempio seleziona solo le aree che presentano tutti
vettoriale o modello raster. Il modello vettoriale
i valori di performance, per ciascun criterio, al di
archivia la posizione cartograf ica di elementi spaziali
sopra di una certa soglia (caso AND) oppure tutte le
attraverso le coordinate di primitive geometriche,
aree che superano la soglia per almeno un criterio di
quali punti, linee e aree. Il modello raster, invece,
valutazione (caso OR).
archivia le informazioni in matrici o griglie regolari formate da elementi base, detti ‘pixel’ (picture
La procedura Weighted Linear Combination,
element). Ciascun pixel della griglia rappresenta un
utilizzata in questo caso studio invece, aggrega le
quadrato di territorio e contiene un valore indicatore
mappe standardizzate tramite somma pesata ed è
di un particolare tematismo o attributo (Migliaccio,
molto simile alla procedura di aggregazione lineare
2007).
classica. Questo metodo è di facile implementazione e comprensione e restituisce come risultato una graduatoria di alternative, con rispettivo punteggio.
Affrontare problemi decisionali di tipo spaziale può implicare l’applicazione contemporanea di un approccio di analisi multicriteri (Multi Criteria
I MC-SDSS sono utilizzati in una grande varietà
Decision Analysis - MCDA) ed uno di analisi
di applicazioni di ingegneria e pianif icazione. Le
56
C A P I TO L O Q UAT T R O
maggiori applicazioni riguardano la pianif icazione
P R OC E S S O M E TO DO L OG I CO
ambientale e la gestione degli ecosistemi (Dapueto et
A P P L I C ATO
al, 2015; Bottero et al, 2013, Geneletti e Van Duren,
Processo Metodologico Applicato
2008), la pianif icazione delle reti di trasporto (Coutinho-Rodrigues et al, 2011; Jankowski e Richard, 1994), la pianif icazione urbana e territoriale
Definizione del Problema e Contesto Decisionale
(Jelokhani-Niaraki and Malczewski, 2015; Ruiz et al, 2012; Santé-Riveira et al, 2008), la gestione dei rif iuti (Ferretti, 2012; Chang et al, 2008), delle risorse idriche (Janssen et al, 2005; Martin et al,
Identificazione di un gruppo di esperti
2003; Makropoulos et al, 2003), dei terreni agricoli e forestali (Neji e Turki, 2015; Varma et al, 2000), la localizzazione di impianti energetici (Tahri et al, 2015;
Analisi Territoriale
Silva et al, 2014a). OBIETTIVO DEL CASO STUDIO
Validazione dello Schema di Valutazione Gerarchica
La strutturazione del problema di questa analisi nasce dal voler determinare il valore del territorio della Provincia di Trento e la sua potenzialità. L’intento è quello di dimostrare che alcuni Rifugi, inseriti
Raccolta Informazioni Spaziali
in un contesto di alto valore, possono accedere ai contributi (Cfr. Capitolo 2) per il rinnovamento e
Funzioni Valore
l’eff icentamento energetico.
Normalizzazione delle mappe
Ho effettuato questa analisi per determinare la potenzialità del territorio applicando la Analisi Multi
Pesi AHP
Criteri Spaziale.
Mappa di Valore del Territorio
E’importante sottolineare che a seguito dello studio del territorio e la def inizione dei criteri, si ottiene un risultato che apre le porte a possibili altri casi studio e fornisce punti di forza di una analisi integrata. Un progetto pilota che potrebbe essere approfondito nei criteri di decisione e nella strutturazione del problema, elaborando ancora più dati spaziali per costruire un dato ancora più preciso. In particolare hanno partecipato a questo caso studio come stakeholder: l’ing. Fabbro della Provincia di Trento responsabile per il settore Montagna e Rifugi, il dott. Giacomelli, due guide alpine, due maestri di sci, l’archivista della SAT della sezione di Trento e il geometra Livio Noldin.
57
C A P I TO L O Q UAT T R O
S C H E M A D I S I N T E S I PA S S AG G I
S C H E M A D E C I S I O N A L E G E R A R C H I CO
AMC+GIS E CASO STUDIO
AMC+GIS
Schema Decisionale Gerarchico (Analisi Territoriale)
Case Study Sentieri
1
Struttura del Problema e schema decisionale
2
Acquisizione e Processing dei dati
3 4 5
Funzione Valore
Normalizzazione
Assegnazione dei Pesi
Valutazione del Territorio della Provincia di Trento in relazione ai Rifugi
Rifugi
Accessibilità
Elementi di Disturbo
Acquisizione dei dati da geoportale Open Data e elaborazione con Arcgis
Parchi e aree protette
Ambiente e Paesaggio
Uso del Suolo Rischio Valanghe
Aspetti territoriali
Grafico che traduce la performance di un determinato criterio
Sport Soft Sport Hard
Sport
Le mappe sono espresse in valori adimensionali
Piste Da Sci
Assegnazione dei pesi tramite confronti a coppie
Cultura
Beni Archeologici Beni Architettonici
6
Aggregazione e Calcolo degli Ordinamenti
Elaborazione dei dati con Expert Choice -matrici di confronto a coppie
I quattro macro-criteri individuati nello schema
7 8
Analisi di Senisitività
Visualizzazione dei Risultati
gerarchico sono:
Analisi dei risultati metodo di standardizzazione scelta dei criteri scelta dei pesi
- Accessibilità e ricettività: riguarda la capacità del territorio di offrire itinerari, sentieri, percorsi
Elaborazione della Mappa del Valore Territorio
- Qualità ambientale-paesaggistica: si riferisce alla qualità del territorio dal punto di vista delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche, considerando non solo aspetti positivi, ma anche disturbi che possono limitare il territorio o pericoli come quello delle valanghe - Qualità storico-culturale: si riferisce alla presenza di elementi di valore storico-culturale, di percorsi storico culturali e beni architettonici. -Qualità Sportiva: lo sport incide come criterio in modo molto elevato, un territorio complesso come quello della montagna permette di praticare sia sport Soft che Hard.
58
C A P I TO L O Q UAT T R O
software Arcgis, e le mappe normalizzate e la relativa
M O DA L I TA ’ O P E R AT I VA D I A N A L I S I
funzione di valore. Dopo aver determinato gli aspetti territoriali si def iniscono la potenzialità del territorio, tenendo
Spesso i dati spaziali raccolti hanno avuto bisogno di
in considerazione aspetti legati al turismo e alla
un’ulteriore elaborazione, tramite i tool del software.
fruizione del territorio montano, alla qualità del
Ad esempio non avendo a disposizione una mappa
territorio, dell’ambiente e del paesaggio e l’attrattività
degli sport, ho catalogato molti f ile gpx e uniti in
tramite lo sport e la cultura.
unico shp f ile per poter elaborare la relativa scheda. Le schede presentano altri sottocriteri, poiché con
Ho acquisto i dati spaziali grazie alla catalogazione
arcgis non è spesso possibile unire shp f ile di diversa
dei rifugi dell’Ing. Fabbro della provincia di Trento
natura, ovvero elementi puntuali ed elementi lineari.
e la possibilità di consultare i dati GIS Open Data
Questa operazione può essere effettuata solo tramite
Trentino. Da questi dati grezzi ho elaborato le mappe
una mappa raster.
per ciascun criterio, utilizzando le funzione di calcoli di point density e line density e distance, funzioni
Dopo questa elaborazione tramite GIS, ho utilizzato
disponibili nel pacchetto ESRI ArcGIS.
l’aggregazione lineare tramite somma pesata per l’analisi AHP con il software Expert Choice, come
La densità è stata generalmente calcolata come
citato prima. (vedere schede dei focus group negli
densità di punti (point density) nel raggio di due o
allegati).
cinque chilometri mettendo in relazione il criterio con i rifugi. La distanza è invece sempre stata pesata
La somministrazione del questionario ha permesso
rispetto all’orograf ia, attraverso un’opportuna
di ottenere i giudizi di preferenza di ciascun esperto.
funzione GIS. Le mappe elaborate sono in formato
Le singole valutazioni svolte tramite confronto a
raster per catturare con un buon livello di dettaglio la
coppie sono poi state elaborate con Expert Choice.
variabilità del territorio montano.
I punteggi infatti variano da 1 a 9, mentre nelle medie i pesi sono sempre compresi tra 0 e 1. Quindi
Successivamente ho normalizzato le mappe elaborate
il punteggio f inale di ogni decisione è una media
che avevano unità di misura e range diversi tra loro.
pesata (sui pesi dei criteri) dell’impatto del criterio
Per confrontarle le ho trasformate tutte riducendole
sulla decisione e il software basa il suo calcolo sul
in variabili adimensionali, comprese nella scala 0-1.
confrontro tra matrici con autovettore dominante.
Come citato sopra, il passaggio della
Expert Choice permette inoltre di ottenere una
normalizzazione è fondamentale. Si procede quindi
misura dell’inconsistenza dei giudizi espressi
con la normalizzazione delle mappe utilizzando
dal decisore: questa misura è def inita come
funzioni valore, per ogni criterio valutato è stata
Inconsistency Ratio dove valori minori o uguali a 0,1
utilizzata una funzione valore lineare a tratti, i
sono ritenuti accettabili.
cui punti salienti (massimo, minimo, eventuali cambiamenti di pendenza o gradini) sono stati
Inf ine le mappe normalizzate vengono moltiplicate
evidenziati tramite il confronto con gli attori del
ognuna per il proprio peso per ottenere un quadro
territorio. Le schede che seguono negli allegati
globale della potenizalità e del valore del territorio
presentano i criteri presi in considerazione per la
della Provincia di Trento, def inito nella mappa
valutazione della potenzialità del territorio. Ogni
riassuntiva tra un Valore Molto Basso e un Valore
scheda riporta la descrizione e la fonte da cui derivano
Molto Alto.
i dati, la mappa di partenza e quella elaborata con il
59
C A P I TO L O Q UAT T R O
C evedale "G uido Larcher" V ioz "Mantova"
Friedrich B oè Augus t Maria Forcella P ordoi Al P as s o Des C ol Principe Alpes Fredarola R odella P aul P reus s C atinaccio G ardeccia C ontrin C apanna R oda di Vael B uffaure B aita C uz Punta Penia B aita Monzoni Paolina Vallaccia Monzoni B erg Torre di P is a "Torquato Vagabunden Taramelli" Hutte
Maddalene S tella Alpina S aent al lago C orvo "S ilvio Dorigoni"
Peller Albas ini S tavel Malghette Ors o B runo "Frances co Lago G iorgio Denza" Nambino V iviani G raffer Mandron C ornis ello "C ittà Pradalago "Al G ros tè" di Trento" Adamello C as inei Maria e Alberto C ollini Dodici Apos toli ai B rentei Ai C aduti al B edole Alimonta "Fratelli dell'Adamello G arbari" S elvata La Montanara C arè Alto Val D'ambiez Al C acciatore La R oda S an Dante "S ilvio Ongari G iuliano Agos tini" Val di Fumo
Malga C orno Malga K raun Potz Mauer S pruggio "G ivanni Tonini" S ette S elle E rdemolo TRENTO
Trivena
C as arota S tivo "Pros pero F inonchio Marchetti" "F.ll S tella F ilzi" D'Italia
B occa di Trat "Nino Pernici"
B aita Tonda - Martinella Alpe Pozza "V incenzo Lancia"
C ampei Altis s imo "Damiano C hies a"
Mario Fraccaroli P as s o P ertica
0
5
10
20 Kilometers
Pompeo S calorbi
Mappa dei rifugi della provincia di Trento
61
Malga C ampo
Malga C ons eria
Laghi di C olbricon R os etta "G iovanni Pradidali Pedrotti" Velo della Trevis o C ima d'As ta Madonna "Ottone B rentari"
C aldenave
Vederna
N
C A P I TO L O Q UAT T R O
E l a bo raz ion e delle M ap p e
63
C A P I TO L O Q UAT T R O
Elaborazione delle Mappe della Provincia di Trento 1A) Densità Rifugi SAT Descrizione
Densità dei Rifugi della SAT
Fonte
File kzm della Provincia di Treno - Settore Rifugi
Elaborazione
Dalla mappa dei rifugi è stata calcolata la densità tramite point density nel raggio di 5 km. I valori di densità variano 2
tra 0 e 0,30 Rifugi/km . Questi valori sono moltiplicati per lʼarea di ricerca per ottenere lʼeffettivo numero di rifugi, che varia quindi tra 0 e 23. Mappa di Base
Mappa di Elaborata
64
C A P I TO L O Q UAT T R O
Funzione Valore
La funzione ha valore massimo di 23 rifugi e dopodiché decresce linearmente fino ad annullarsi per valori pari a 0 rifugi oltre i 5 km di analisi.
20 15 10 5 1 0
1
2
3
4
5
6
7
km
1b) Densità Fronti di Particolare pregio Descrizione
Densità dei fronti di particolare pregio dal piano urbanistico provinciale e rilevanze paesaggistiche e panoramiche.
Fonte
Open Data Trentino
Elaborazione
Dalla mappa dei fronti è stata calcolata la densità tramite line density nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 0,26 per fronti/km2. Per ottenere lʼeffettivo numero di fronti il valore deve essere moltiplicato per lʼarea considerata, . ovvero un cerchio di raggio 2 km ovvero 3 Mappa di Base
65
C A P I TO L O Q UAT T R O
Mappa Elaborata
Funzione Valore
La funzione valore vale 3 per distanza nulla, decresce linearmente per distanze crescenti e si annulla per un valore pari a 2 km di distanza.
3 2 1 0
1
2
3
4
66
5
6
7
Km
C A P I TO L O Q UAT T R O
1c) Distanza da aree protette Descrizione
Densità dei rifugi dalle aree protette: parchi naturali nazionali e regionali, riserve nazionali e regionali e i beni del Patrimonio Dolomitico
Fonte
Unione dei file gis come i Parchi e Le aree protette da Open Data Trentino
Elaborazione
Dalla mappa delle aree protette è stata calcolata la distanza nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 0,46 km2 . Le distanza individuate variano da 0 a circa 46 km. Mappa di Base
Mappa Elaborata
67
C A P I TO L O Q UAT T R O
Funzione Valore
La funzione valore vale 1 quando la distanza dalle aree protette è nulla, decresce linearmente fino al valore di 46 km, distanza oltre la quale lʼutilità diventa nulla.
40 30 20 10 1 0
1
10
20
30
40
50
km
1d) Densità da elementi di disturbo nei 10 km dai rifugi Descrizione
Densità di elementi di elementi di degrado paesistico (cave abbandonate, siti contaminati, ecc.). Strade ad alto traffico, la linea ferroviaria e gli impianti a fune.
Fonte
Unione dei file gis come da Open Data Trentino selezionati nel rapporto a 10 km dei rifugi per valutarne lʼinfluenza.
Elaborazione
Dalla mappa delle aree protette è stata calcolata la distanza nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 2,83 elementi di distrubo/km2. Per ottenere lʼeffettivo numero di elementi il valore deve essere moltiplicato per lʼarea considerata, ovvero un cerchio di raggio 2 km ovvero 35 . Mappa di Base
68
C A P I TO L O Q UAT T R O
Mappa Elaborata
Funzione Valore
Lʼinfluenza è massima a 35 fino a decrescere e annullarsi per distanze superiori a 2 km
40 30 20 10 1 0
1
10
20
69
30
40
50
km
C A P I TO L O Q UAT T R O
1e) Densità Piste da Sci Descrizione
Gli sport sono parte integrante dellʼaggiunta di valore al territorio. Influiscono così anche le piste da sci dei vari comprensori.
Fonte
Piste da sci file da Open Data Trentino
Elaborazione
Dalla mappa delle piste da sci è stata calcolata la densità nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 2,83 piste da sci/km2. Per ottenere lʼeffettivo numero di piste da sci il valore deve essere moltiplicato per lʼarea considerata, ovvero un cerchio di raggio 2 km ovvero 35 . Mappa di Base
Mappa Elaborata
70
C A P I TO L O Q UAT T R O
Funzione Valore
Lʼutilità è massima fino a un valore di 35 piste da sci fino a decrescere e annullarsi per distanze superiori a 2 km
40 30 20 10 1 0
1
10
20
30
40
50
km
1g) Densità Sport Hard Descrizione
Gli sport sono parte integrante dellʼaggiunta di valore al territorio. Per gli sport Hard che ho unito i vari tracciati gpx degli utenti come sci freeride, arrampicata, downhill, mtb, arrampicata sul ghiaccio. creando una mappa degli sport accessibili a chi cerca una risposta dal territorio anche più estrema
Fonte
Elaborazione di tracciati gpx da siti specializzati o raccolti personalmente
Elaborazione
Dalla mappa degli sport soft è stata calcolata la densità nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 2,42 attività hard/ km2. Per ottenere lʼeffettivo numero di attività soft il valore deve essere moltiplicato per lʼarea considerata, ovvero un cerchio di raggio 2 km ovvero 30 Mappa di Base
71
C A P I TO L O Q UAT T R O
Mappa Elaborata
Funzione Valore
Lʼutilità è massima fino a un valore di 30 attività hard fino a decrescere e annullarsi per distanze superiori a 2 km
5 4 3 2 1 0
1
2
3
72
4
5
km
C A P I TO L O Q UAT T R O
1f) Densità Sport Soft Descrizione
Gli sport sono parte integrante dellʼaggiunta di valore al territorio. Per gli sport soft ho unito i vari tracciati gpx degli utenti come sci alpinismo, bici, trekking creando una mappa degli sport accessibili a tutti anche ai meno allenati
Fonte
Elaborazione di tracciati gpx da siti specializzati
Elaborazione
Dalla mappa degli sport soft è stata calcolata la densità nel raggio di 2 km. I valori vanno così da 0 a 2,24 attività soft/ km2. Per ottenere lʼeffettivo numero di attività soft il valore deve essere moltiplicato per lʼarea considerata, ovvero un cerchio di raggio 2 km ovvero 28 Mappa di Base
Mappa Elaborata
73
C A P I TO L O Q UAT T R O
Funzione Valore
Lʼutilità è massima fino a un valore di 28 attività soft fino a decrescere e annullarsi per distanze superiori a 2 km
40 30 20 10 1 0
1
10
20
74
30
40
50
km
C A P I TO L O Q UAT T R O
1h) Distanza dal Rischio Valanghe Descrizione
Il rischio Valanghe può influire su un rifugio o sulla costruzione di uno ex-novo.
Fonte
Elaborazione della mappa del rischio valanghe fonte Open Data Trentino - Geoportale
Elaborazione
Dalla mappa della distanza del rischio valanghe è stata calcolata la distanza nel raggio di 5 km. I valore ottenuto è 10. Da 1 a 5 il rischio è basso da 5 a 10 il rischio è alto. Mappa di Base
Mappa Elaborata
75
C A P I TO L O Q UAT T R O
Funzione Valore
Il rischio è massimo fino a un valore di 10 decresce a 2 km fino ad annullarsi a 5 km. Valore
10 5 1 0
1
2
3
4
5
km
Densità Elementi Architettonici Descrizione
Elementi di valore storico e culturale, come beni culturali, presenze archeologiche, luoghi della memoria e centri storici
Fonte
File Beni Architettonici e Beni Culturali e Beni Archeologici uniti fonte Open Data Trentino
Elaborazione
Le mappe sono state unite ed è stata valutata la densità di elementi nel raggio di 2 km. Il risultato mostra densità che varia da 0 a circa 5,18 elementi/km2, che moltiplicati per lʼarea di ricerca diventano da 0 a più di 65 elementi. Mappa di Base
76
C A P I TO L O Q UAT T R O
Mappa Elaborata
Funzione Valore
Lʼutilità è massima fino a un valore di 65 beni culturali e si annulla per distanze superiori a 2 km
Valore
60 50 40 30 20 10 5 0
1
2
3
77
4
5
km
C A P I TO L O Q UAT T R O
Uso Classi del Suolo Descrizione
Diverse classi di uso del suolo
Fonte
Servizio Urbanistica Provincia di Trento Uso del Suolo Generale (USG) della nuova Carta Topografica Generale 1:10000 della Provincia autonoma di Trento
Elaborazione
A ciascuna classe di uso del suolo (è stato associato un valore di utilità compreso tra 0 e 1, in base alle diverse potenzialità per la ricettività e la conoscenza dellʼambiente montano. Le classi 6,9,10, (urbanizzato) hanno utilità nulla, la classe 1 (giardini e aree ricettive) ha utilità 0.2, la classe 2 (seminativi semplici) ha utilità 0.3, mentre la classe 3 (colture e prati) hanno utilità 0.5; le classi 4-6 (territori boscati) hanno utilità 0.8, mentre le classi 7-8 che comprendono morene e ghiacciai e bacini dʼacqua ha utilità 0.9.
79
C A P I TO L O Q UAT T R O
Le mappe normalizzate sono fondamentali per lĘźanalisi e il confronto dei criteri di valutazione e produrre la mappa del valore:
Mappa Normalizzata Sport Hard
Mappa Normalizzata Fronti di Pregio
Mappa Normalizzata Piste da Sci
Mappa Normalizzata Sport Soft
Mappa Normalizzata Elementi di Disturbo 80
Mappa Normalizzata Rifugi
C A P I TO L O Q UAT T R O
Mappa Normalizzata Sentieri
Mappa Normalizzata Beni Culturali
Mappa Normalizzata Aree Protette
Mappa Normalizzata Uso del Suolo
81
C A P I TO L O Q UAT T R O
M A P PA D E L VA L O R E D E L T E R R I TO R I O
49 48 29 39 22 2 6 60 58 45 53 30 17 12 7 41 18 43 47 8 61
40
¯
11 27 14 38 28 63 46 31 44 20 15
55
10
56
34
3 42 52 37 35 64
62 32
16
26 1
24 23
59
21 57 50 33 36
51 25
Legenda Comune di Trento #
Rifugi Alpini Provincia di Trento
Valore del Territorio 9
54
Molto Basso 13
Basso
4
Medio
5
Alto Molto Alto 0
10
L’elenco dei rifugi in un territorio a valore molto alto si trova nell’Appendice.
Per ottenere la mappa del valore del territorio sono state moltiplicate le mappe standardizzate per ogni peso e sovrapposte tramite una apposita unione di Arcgis del Toolbox che permette questa operazione matematica. Il risultato è la potenzialità del territorio della Provincia di Trento, diviso in valori da molto basso a molto alto.
La Provincia e la SAT hanno interesse a intervenire sui rifugi, e questa analisi vuole offrire una metodologia come base per l’allocazione dei contributi. Tra le due zone ho preferito concentrami su quella della Val di Fassa, perché ha molti rifugi che non hanno subito ancora interventi di ristrutturazione. Ho voluto proseguire lo studio simulando, dopo l’analisi territoriale, la possibilità di selezionare un rifugio nella zona, evidenziato grazie all’aiuto dei focus group, che necessita di un’intervento per rispondere alla forte richiesta del turismo. Il rifugio selezionato è il Rifugio Ciampedie che verrà approfondito nel prossimo Capitolo.
Risultano subito visibili le zone ad alto potenziale, evidenziate in verde scuro, e rispecchiano le aree della Val di Fassa e delle Dolomiti di Brenta-Madonna di Campiglio. Queste zone sono già soggette a un alto f lusso turistico, e per questo hanno bisogno di una importante pianif icazione ambientale per la tutela del territorio e dell’eff icentamento di alcune strutture del patrimonio edilizio d’alta quota. 83
20 Km
C A P I TO L O C I N Q U E
C A P I TO L O 5
L a Te cnolog ia i n Q uota Ipotesi di intervento sul Rifugio Ciampedie in Val di Fassa
85
C A P I TO L O C I N Q U E
“Si tratta veramente di un turismo capace di futuro perché non conquista la montagna ma la unisce: le persone si incontrano in rifugio non per sfidarsi ma per conoscersi. Una bella immagine per le Alpi che verranno.” L. Gibello
L A T E C N O L OG I A N E I R I F U G I Ai giorni d’oggi il rifugio, mantiene le funzioni originarie e ne acquisce di nuove. È visto come luogo di passaggio e di scambio, di incontro e socializzazione, sempre più come meta f inale, che come tappa intermedia. La struttura è sempre più progettata concentrando l’attenzione sulla valle che si avvicina alla cima, tenendo conto di essere un luogo dedicato al turismo leggero, rispettoso e consapevole.
di valorizzare le strutture esistenti, senza dimenticare il legame con il territorio in cui è inserito, cosa di cui ho tenuto conto nella proposta in questa tesi. Si devono considerare le nuove esigenze, quindi valorizzare le strutture esistenti tenendo conto di cercare un’autosuff icienza “sostenibile”, per rispettare l’ambiente e il rifugio stesso, limitando il consumo di suolo e l’eccessivo impatto turistico sulle terre d’alta quota.
Nella prefazione di Cantieri d’Alta Quota di Luca Gibello lo storico Enrico Camanni scrive riguardo al turismo: “Si tratta veramente di un turismo capace di futuro perché non conquista la montagna ma la unisce: le persone si incontrano in rifugio non per sfidarsi ma per conoscersi. Una bella immagine per le Alpi che verranno.”
Cambiando le strategie per portare più turisti nelle valli, cambiano anche il livello di frequentazione e le richieste. Nel contempo, il desiderio dei frequentatori di avere maggiori agi si scontra con il reale senso intrinseco dei rifugi, come strutture di appoggio, dove bisogna adattarsi, viste le diff icoltà di trasporto e rifornimento che queste strutture in quota possono avere. Infatti il rifugio alpino, prima di essere “tettoriparo-ristoro” è un concetto culturale, è il tentativo di rendere abitabile un luogo che non lo è per destinazione.
Come in ogni processo di innovazione, c’è chi è sempre nostalgico dell’idea di rifugio “come era una volta”. Il dibattito è molto acceso: i rifugi devono rimanere un punto di appoggio senza comfort, o essere strutture moderne eff icienti quasi quanto delle navicelle spaziali? Credo che il giusto stia nel mezzo. Da un lato bisogna tenere conto del cambiamento del turismo, dall’altro bisogna educare il turista alla montagna.
Ogni rifugio ha la sua storia, ogni rifugio racconta la propria identità, ne consegue che ognuno di essi è diverso da un altro, anche se dello stesso periodo e gruppo montuoso. Nell’eventuale rifacimento/ ristrutturazione prima di intervenire è necessario tenere conto anche della storia, conoscere e capire quali sono state le caratteristiche e i suoi protagonisti.
Nessun comfort da hotel a 5 stelle, perché non è quello l’obiettivo. L’impegno da parte degli architetti, delle organizzazioni e dei gestori è quello
86
C A P I TO L O C I N Q U E
rifugio ai caduti dellâ&#x20AC;&#x2122;adamello
87
C A P I TO L O C I N Q U E
Il rifugio deve saper emozionare nella sua semplicità, solo così è possibile trasmettere cultura e identità della montagna nei nuovi frequentatori.
e di riuscire a valorizzarlo il più possibile. L’innovazione tecnologica deve quindi andare di pari passo con la tradizione del territorio.
Annibale Salsa 1 scrisse: “La g rande sfida culturale per un modo nuovo di ripensare i rifug i, soprattutto quelli di media montag na, resta quella di farne presidi del territorio, vetrine dei luoghi in cui sono insediati, spazi sociali dell’accoglienza per far dialogare la storia del luogo con la sua geog rafia, l’ambiente naturale con il paesagg io costruito, il genius loci con l’altrove”.
Il grande musicista austriaco Gustav Mahler, abituale frequentatore delle montagne di Dobbiaco/Toblach in Val Pusteria, annotava f inemente: “La tradizione è salvaguardia del fuoco, non adorazione della cenere”. Se facciamo tesoro di questa massima, la tradizione costruttiva del patrimonio di rifugi potrà essere esaltata. Non già riproponendo, gli stessi schemi costruttivi, bensì iniettando idee nuove nel solco della tradizione. Soltanto in questo modo l’innovazione potrà rendere viva la tradizione.
Allo stesso tempo i rifugi si ritrovano a dover evolversi per poter risparmiare, quindi la seconda grande sf ida è quella tecnologica. Trovare la miglior soluzione tecnologica a circa 2000-2500 metri è diff icile, nonostante siano presenti materiali che permettono una buona performance. Ma a seconda del contesto in cui sono impiegati, possono perdere la sostenibilità economica, oppure ambientale. Per quanto riguarda le certif icazioni e la gestione dell’energia, numerosi rifugi, in linea con le normative europee, cercano di aumentare la loro eff icienza energetica. Vengono dotati infatti di impianti solari termici e pannelli fotovoltaici, di sistemi per la captazione e potabilizzazione delle acque. Le buone pratiche lo sono quando sono innovative, ovvero quando sviluppano soluzioni nuove e creative al problema che devono affrontare, hanno un impatto concreto e dimostrabile nel migliorare la qualità del rifugio, dei suoi ospiti, di chi ci lavora e dell’ambiente in cui è inserito. Con l’analisi del territorio della Provincia di Trento mi sono resa conto che la pianif icazione della frequentazione della montagna e dei rifugi deve sempre tener conto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche del contesto, dei limiti delle risorse, nonché dei fattori f isici condizionanti. La sf ida dell’innovazione sta nella capacità di progettare in un contesto di fragilità del territorio 1 Ex Presidente Club Alpino Italiano Antropologo e presidente del comitato scientif ico di Accademia della Montagna del Trentino
88
C A P I TO L O C I N Q U E
dall’esperienza nell’ambiente, unita alla riscoperta di bisogni primordiali: protezione, cibo, calore.
L ’ I M PAT TO A M B I E N TA L E D E I R I F U G I : CO M F O R T O L U S S O ?
Riguardo i canoni ideali dell’architettura in montagna, l’idea è quella di proporre il modello tradizionale di rifugio dolomitico: l’utilizzo dei materiali naturali presenti sul territorio, quali il legno e la pietra, e la forma a baita.
I rifugi alpini, inseriti in contesti naturali unici nel loro genere sono stati creati dall’uomo e anche se non sono visibili ai più producono un disturbo sull’ambiente sempre più marcato. Un’esperienza in balia della natura può essere una condizione unica per tornare ad apprezzare l’essenza delle cose. La montagna nasconde, nella bellezza dei paesaggi, nei suoi ambienti selvaggi e nell’ospitalità dei rifugi, un lusso prezioso. Nel 2012 all’International Mountain Summit 2012 di Bressanone vengono presentati i risultati di una ricerca sul tema del lusso e del comfort in alta montagna, svolte dalla Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e dall’Ordine Architetti PPC della Provincia di Belluno. Questa presentazione conferma la tendenza del cambiamento delle esigenze dei frequentatori. 2
La descrizione del rifugio viene spesso accompagnata da un gesto delle mani che mima la forma archetipica del tetto a capanna: è il riparo, la casa. Molti amano una struttura piccola, ben integrata con l’ambiente, a volte mimetizzata nel paesaggio circostante. Viene così riconosciuta l’eff icienza dei nuovi materiali costruttivi dal punto di vista della sostenibilità, tanto più ad alta quota, dove le condizioni ambientali sono particolarmente severe e le problematiche di cantiere accentuate. Il rifugio è una macchina complessa che deve funzionare in modo eff iciente. Solo così può sostenersi e garantire un buon servizio. Alla luce dell’importanza che attualmente rivestono le problematiche relative alla gestione delle risorse energetiche, un accento di pari importanza viene inoltre posto sulla necessità che gli edif ici in alta quota siano dotati di sistemi tecnologici avanzati ed eff icienti che consentano l’approvvigionamento energetico attraverso l’uso di fonti rinnovabili, la creazione di riserve d’acqua e la corretta gestione dei rif iuti.
L’area presa in analisi dalla ricerca è la Provincia di Belluno, regno delle Dolomiti Unesco.Sono stati intervistati soggetti che vivono o frequentano la montagna, indagando gli aspetti dei rifugi su più livelli. Le interviste e le riprese sono state girate in una quindicina di rifugi selezionati secondo i criteri di: altitudine superiore ai 2000 m, appartenenza a differenti gruppi montuosi, diverso livello di accessibilità, eccellenza nel territorio e inf ine seguendo i consigli e le preferenze degli intervistati.
All’architettura viene demandato l’importante compito di ricercare e di rinnovare questo requisito basilare attraverso gli strumenti della contemporaneità e della tecnica, perché nel rapporto tra uomo e montagna è cambiata una cosa: la tecnologia.
È stata data la parola a gestori di rifugi, escursionisti italiani e stranieri, alpinisti, guide alpine, architetti e persone con professionalità e competenze legate alla montagna. Si è raccontata la storia delle strutture ricettive ad alta quota e le loro funzionalità, il signif icato di rifugio, quello che si ricerca in questo ambiente, le esigenze di comfort, la ricerca del lusso e inf ine la percezione dell’architettura contemporanea. Ascoltando le voci, i pensieri e le opinioni di chi la montagna la vive e la frequenta ne deriva un parere quasi unanime: il rifugio è un luogo di essenzialità, dove si cerca la semplicità. Priva di tutti gli orpelli e surplus di cui ci circondiamo nella vita quotidiana, l’esperienza in rifugio è per molti inscindibile 2 Il lusso e la montagna VIDEO Costruire in Montagna: VIDEO link in bibliograf ia.
89
C A P I TO L O C I N Q U E
C I A M P E D I E : I N T E R V E N TO D I R E T R O F I T
La f inalità dell’analisi è quella di individuare strategie progettuali e soluzioni tecnologiche sostenibili per il miglioramento dell’uso dell’energia.
I caratteri delle strutture architettoniche come i rifugi sono molto inf luenzati dal clima. Serve così cercare un equilibrio tra esso, l’ambiente e la tecnologia per rientrare nei canoni della sostenibilità, attraverso le forme, i dispositivi, le tecnologie, le scelte costruttive in direzione passiva e integrata che sfrutti intelligentemente le sollecitazioni esterne piuttosto che poi ripararle dispendiosamente 1 .
Al momento molte strutture ricettive in alta quota non risultano essere adeguatamente isolate nella loro capacità termica, in molti casi si hanno fenomeni di discomfort causato da temperature interne non uniformi, da fenomeni di condensa superf iciali e da una cattiva qualità dell’aria indoor.
IL CASO STUDIO DEL RIFUGIO
L’obiettivo è provare a trasmettere la cultura del risparmio energetico e dell’eff icientamento del patrimonio immobiliare partendo da esempi concreti di edif ici ad uso pubblico in condizioni climatiche particolarmente rigide, spiegando che è possibile riqualif icare migliorando il comfort e riducendo i consumi di energia.
Una volta ottenuto il risultato della analisi territoriale (Cfr. CAPITOLO 4) e osservato come la zona della Val di Fassa sia a un livello molto alto di valore di territorio, ho scelto di prendere come esempio l’ipotesi di accedere ad alcuni fondi del Bando Pro Rifugi del CAI e dei fondi della Provincia di Trento per intervenire sul Rifugio Ciampedie. Questo infatti è uno dei rifugi tra i prossimi selezionati dalla SAT per un’intervento di riqualif icazione.
L’obiettivo di questa mia breve analisi è dimostrare come un caso studio possa essere la simulazione di un intervento di riqualif icazione energetica (sia attraverso opere di isolamento, sia agendo sui sistemi impiantistici). In tal modo sarà possibile scegliere l’opzione con il miglior rapporto costo/benef ici, ottimizzando così il futuro investimento.
Il Rifugio Ciampedie in Val di Fassa preso in analisi, può essere considerato proprio un caso studio per un esercizio in termini di forma e tecnologia. Anche il Rifugista, il signor Max Pedriva ha manifestato l’interesse di voler sistemare il rifugio, date le condizioni degradate del sito. Esso infatti si trova in un luogo accessibile a tutte le fasce di turismo e clientela, raggiungibile con gli impianti sia d’inverno che d’estate e base per ottime escursioni nel comprensorio dolomitico.
Riqualif icare signif ica agire per migliorare le condizioni igienico-sanitarie delle strutture, al f ine di rendere gli ambienti sani e con temperature uniformi e confortevoli (evitando zone fredde in inverno e fenomeni di surriscaldamento nella stagione estiva). L’intervento sul Rifugio Ciampedie ha previsto l’utilizzo di materiali isolanti sostenibili e soluzioni costruttive rispettose nei confronti della tipologia architettonica dell’area geograf ica di riferimento, la Val di Fassa.
Una ricerca fatta dai professionisti Arch. Stefano Bruno e Ing. Matteo Rosa Sentinella con la collaborazione Fondazione Magnetto e Club Alpino Italiano sui rifugi della Provincia di Torino è stata fondamentale per progettare il rifugio da me selezionato. Obiettivo di questa ricerca, durata due anni su un totale di 6 rifugi, era di promuove la riqualif icazione energetica dei rifugi alpini, al f ine di migliorarne comfort, ridurne i costi di gestione e prolungarne il periodo di apertura.
Ho voluto riportare due casi di rifugi già sistemati, il Rifugio Antermoia e il Rifugio Stivo, e uno in progetto il Rifugio Boè. Queste schede mi sono servite come base per capire come potevo procedere con il Rifugio Ciampedie.
1 Turchini, G., 2011, Il clima, Il luogo, l’architettura, in: “Arketipo” n.51, Marzo 2011, 24 Ore, Milano.
90
Foto storiche rifugio ciampedie archivio sat
C A P I TO L O C I N Q U E
Per quanto riguarda gli impianti sono tutti computerizzati, sono gestiti da parte della SAT la quale ha l’obiettivo di avere una centrale di controllo che permetta di misurare l’andamento e migliorare la gestione di ogni rifugio. Tutto l’intervento è stato fatto nel rispetto della normativa antincendio. Questo ha comportato la realizzazione di una scala esterna in acciaio, le porte con maniglia antipanico e REI e l’uso di legno con trattamento ignifugo. Dato che il rifugio non è collegato alla rete elettrica è stato introdotto un Locale Batteria compartimentato con cemento armato antisismico, per accumulare l’energia prodotta dal generatore esterno.
I R I F U G I D I R E C E N T E S I S T E M AT I N E L L A P R O V I N C I A D I T R E N TO IL RIFUGIO ANTERMOIA
Gruppo : Catinaccio Quota : 2496 Coord.Geogr.ED50 : Long.11° 39′ 53,1″ E Lat. 46° 28′ 40,2″ N Localizzazione : Vallon d’Antermoia Comune : Mazzin Data inizio/ f ine lavori : 2014-2016 Posti letto: 62 Coperti: 70 Spesa ristrutturazione: 1 mln 700.000 euro Il Rifugio si trova a poche decine di metri dalle sponde del lago sulla sella che guarda ad est la Valle di Fassa, al centro dell’omonima Conca, che separa i sottogruppi dell’Antermoia-Molignon con quello del Larsec. Il rifugio ristrutturato, come su volere della SAT e del precedente Rifugista Aldo Giambasi, è stato ricostruito mantenendo il più possibile la forma originaria. Per ricavare gli spazi necessari al nuovo aff lusso turistico e adattamenti alla normativa, hanno previsto solo un ampliamento della struttura, in particolare sono state demolite le murature perimetrali a nord ed est in modo da traslarle f ino al perimetro individuato dall’attuale terrazza. La terrazza di conseguenza viene ampliata verso est e nord. Del volume originario, sono stati rifatti i solai e mantenute le murature perimetrali a sud e ovest. Gli elementi utilizzati per la ristrutturazione sono: • Chiusura verticale in poroton • Isolamento in Lana di Roccia ad alta densità • Geocomposito drentante Enkadrine • Barriera antivento tra muratura di pietra e porton • Copertura rivestita in larice • Isolamento in lana di roccia
92
C A P I TO L O C I N Q U E
RIFUGIO STIVO
smaltimento di rif iuti.
Gruppo : Gruppo Montuoso Bondone Stivo
Da luglio 2016 è in corso una ristrutturazione completa della struttura e il rifugio è chiuso. La f ine dei lavori è prevista per l’autunno 2017.
Quota : 2012 m s.l.m. Coord.Geogr. 45°55′16.59″N 10°57′41.61″E
Il nuovo rifugio subirà un aumento volumetrico di 200 metri cubi, ovvero il 25% della volumetria esistente. Verrà costruito un locale di 30 mq, posto tra rifugio e il muro in terra, dove saranno collocati i servizi igienici mentre all’interno saranno demoliti pavimenti, pareti, solaio e parte della copertura, che poi saranno ricostruiti con l’opportuno isolamento. Al piano terra saranno approntati il deposito, la sala da pranzo con 65 posti a sedere, la zona bar, una dispensa, la cucina. Al primo piano ci saranno la stanza per il gestore più cinque stanze con 18 posti letto in totale.
Localizzazione : Valle dei Laghi (TN) Comune : Arco Data inizio/ f ine lavori : 2011- prevista 2017 Posti letto:18 Coperti: 65 Spesa ristrutturazione: 800.000 euro
La costruzione del rifugio sul monte Stivo nasce da un’idea del dottor Vittorio Stenico che nel lontano 1904, per paura che si verif icasse “un secondo Tuckett 1 ” (vennero costruiti due rifugi, uno dagli italiani e uno dagli austriaci) decise di intervenire con la S.A.T. acquistando il diritto di costruzione sui pascoli dei fratelli Finotti posti in vetta allo Stivo.
I lavori in progetto prevedono la completa demolizione delle tramezzature interne e dei muri portanti senza intervenire sui muri perimetrali. Con la demolizione degli interni sarà rivista la disposizione dei locali sia a piano terra che al piano superiore.
La progettazione fu aff idata all’allora podestà di Arco Carlo Marchetti, mentre dell’esecuzione dei lavori fu incaricato Giacomo Martinelli che iniziò nel 1905 per terminare l’anno successivo con l’inaugurazione tenutasi il 7 ottobre. Il rifugio poi venne così intitolato a Prospero Marchetti, arcense, cofondatore nel 1872 insieme a Nepomuceno Bolognini ed altri trentini della S.A.T., nonché primo presidente.
A monte del rifugio sarà realizzata un’intercapedine per isolarlo dalla roccia. Ulteriori interventi saranno la rimozione di alcuni serbatoi per la captazione dell’acqua piovana e l’installazione di un nuovo a moduli della capacità di 50.000 lt. E’ stata inoltre prevista anche la realizzazione dell’impianto di grigliatura f ine come richiesto dal piano stralcio del piano provinciale di risanamento delle acque dei rifugi alpini ed escursionistici, e implementato l’impianto fotovoltaico con 6 pannelli meccanici autosbrinanti, in modo che in caso di neve continuino a rifornire energia elettrica.
Prima dell’intervento il rifugio ospitava all’interno 50 coperti e 27 posti letto suddivisi in 4 camere. Nel mese di novembre 2011 è stato rinnovato l’impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, suff iciente al fabbisogno della struttura. Il rifugio dispone di copertura Internet Wi-f i. I recenti lavori di rinnovamento grazie ai quali è stato realizzato anche un nuovo servizio toilette all’esterno, potenziato il deposito di acqua piovana e è stata totalmente ricostruita la teleferica che permette il trasporto di 250 kg di prodotti su un dislivello di 280 m per 1 km effettivo di percorso in circa 6 minuti, facilitando il diff icile rifornimento di merci e 1 Rifugio Tuckett - Quintino Sella è situato nelle Dolomiti di Brenta (Trentino occidentale), a 2.272 m s.l.m. È di proprietà della Società alpinisti tridentini (SAT).
94
C A P I TO L O C I N Q U E
IL RIFUGIO BOE’
fondamentali per non rimandare ulteriormente l’intervento.
Gruppo : Gruppo Sella
Sulla base di vari documenti, pareri e lo stato dell’arte, la progettazione è stata subordinata ai seguenti obiettivi:
Quota : 2873 m Coord.Geogr: 46°31’23.1”N 11°46’30.24”E
• Recupero del nucleo storico del rifugio
Localizzazione : Col Turond Comune : Canazei
• Aumento dei volumi principalmente per adeguamenti normativi e funzionali
Data inizio/ f ine lavori : inizio previsto estate 2017 Posti letto:15
• Isolamento termo-acustico delle strutture in modo da abbassare il valore delle dispersioni al di sotto dei valori limite previsti dalla legge.
Coperti: 40 Spesa ristrutturazione: --
• Tecnica degli impianti di massima aff idabilità
Sul Gruppo Sella in un ampio e arido pianoro dall’aspetto “lunare” sorge il Rifugio Boè. Anche questo è come tanti dei primi rifugi sorti nelle Dolomiti, è stato ostruito da una sezione del DOAV nel 1898. Fu la sezione di Bamberga ad erigerlo, in muratura e con un ampia veranda, era noto come Capanna di Bamberga al Boè.
• Approvvigionamento energetico per quanto possibile da fonti rinnovabili edottimizzazione delle risorse • Possibilità d’apertura del rifugio nella stagione invernale
Devastato nel corso della Prima Guerra mondiale nel 1921 passò alla SAT insieme ad altri 13 rifugi del DOAV. La SAT nel 1924 lo rese nuovamente agibile col nome che ha attualmente. Dopo anni di discussione, f inalmente nel 2008 il Consiglio Centrale della SAT approvava il progetto di risanamento/ ampliamento del rifugio alpino, e viene presentato agli organi competenti per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Viene presto stoppato dalla Commissione Comprensoriale Tutela del paesaggio della Val di Fassa che esprime criticità soprattutto relativamente alla forma delle nuove volumetrie.
• Realizzazione di depositi/cantine per stoccaggio viveri-bevande atte a limitaregli interventi in elicottero per rifornimenti
Da oltre venti anni si parla di intervenire al rifugio Boè, struttura alpinistica storicamente rilevante per la SAT, posta nel cuore del gruppo del Sella,in una zona molto frequentata ad alta valenza ambientale. La necessità di un intervento radicale è data principalmente dalla vetustà dell’attuale struttura. La parte originaria è del 1898, i successivi ampliamenti avuti nel corso degli anni hanno portato ad una situazione esteticamente discutibile e, per le esigenze attuali, poco funzionale.
Per isolare e coibentare il volume esistente, sarà realizzata una controparete interna che garantirà il distacco dalle zone umide (murature esistenti). Il pavimento sarà separato dal terreno grazie ad un vespaio tipo ad igloo opportunamente aerato. La copertura sarà completamente ricostruita con le tecniche attualmente in uso: manto di copertura in lamiera di alluminio preverniciato grigio medio opaco. Saranno riproposti gli abbaini “a casetta” originari del rifugio storico.
• Dare alla struttura funzionalità, razionalità per ottimizzare il lavoro del gestore e per offrire un dignitoso servizio all’ospite. Il progetto prevede il recupero del nucleo storico del rifugio. Saranno quindi demolite le volumetrie costruite nei tempi successivi. Il vecchio volume sarà completamente risanato, lasciando integre le murature perimetrali in raso sasso evitando per quanto possibile di praticare nuove aperture.
Alcuni tipici rivestimenti interni saranno recuperati e riproposti nella loro posizione originaria, soprattutto per quanto riguarda la saletta da pranzo.
L’adeguamento normativo igienico-sanitario, edilizio, impiantistico, ma soprattutto di sicurezza, associati alla forte frequentazione del sito sono elementi
96
C A P I TO L O C I N Q U E
Il Ciampedie è orientato sul asse est-ovest verso la catena dei Monzoni e presenta una copertura a quattro falde. L’interno invece, riprende le caratteristiche di un Rifugio Austriaco tedesco per la suddivisione interna degli spazi. Infatti a differenza delle realizzazioni effettuate successivamente dalla SAT per altri rifugi, sono presenti più locali e più destinazioni d’uso. Alla struttura originaria è stato aggiunto tra il 1912 e 1918 un corpo laterale a ovest per la sala da pranzo al piano terra e camere da letto al piano superiore. Di questa aggiunta né parla una testimonianza nel verbale di consegna del rifugio SAT del 1921. Non ci sono informazioni riguardo la cantina, un locale scavato nella roccia viva in corrispondenza della cucina.
L ’ I N T E R V E N TO S U L R I F U G I O CIAMPEDIE Come accennato sopra per il Rifugio Ciampedie, da parte della SAT e del gestore c’è la volontà di mantenere totalmente invariate l’estetica e la costruzione esterna dell’edif icio. Questo comporta un’ulteriore sf ida per riqualif icare al meglio sul rifugio. Visto l’obiettivo della tesi di allocare i fondi del CAI e della Provincia di Trento in un ottica di sostenibilità globale, ho cercato di ragionare in termini di realizzabilità e sostenibilità economica dell’intervento, ma allo stesso tempo di fornire un toolkit di semplicità realizzativa. Il caso studio prevede un’ottica operativa come se il progetto dovesse essere sviluppato nell’imminente, sapendo da parte dell’ente della SAT che rientra tra i prossimi rifugi da sistemare, ed è stato incluso nel progetto PIIRA 1 .
Vie di Accesso per il Rifugio: • Funivia Catinaccio-Rosergarten da Vigo 2 • Strada Gardeccia unica strada forestale • Sentieri che arrivano E544 - E543
Per questo è stato scelto di prendere in considerazione la parte tecnologica dell’architettura tralasciando l’esercizio formale di progettazione ma provando a garantire allo stesso tempo una ottimizzazione degli spazi interni.
Già nel 1916 la sede centrale del CAI sollecitò la suprema autorità militare italiana perché i rifugi alpini esistenti nelle regione, in base al trattato di Londra, veninssero annesi all’Italia passando così in proprietà del massimo Sodalizio Alpinisti Italiano. Allo stato di fatto possiamo vedere una struttura portante in pietra e il solaio in legno. Il Rifugio si sviluppa su tre piani: al primo piano si trovano le cucine i servizi e la zona di ristorazione ai piani superiori le stanze e le camerate.
E’ riconoscibile l’approccio austriaco della costruzione: un corpo unico quadrangolare suddiviso in ambienti più piccoli tramite tramezze in calce e bambù. Il rifugio ha avuto un ruolo cruciale nella storia del turismo e dell’alpinismo passato perché è una delle prime costruzioni. É infatti punto strategico per l’accesso al Catinaccio, Roda de Vael e altre traversate. La prima testimonianza uff iciale di questo rifugio si ha nel 1912, tramite i documenti di atto di compravendita tra la sezione Lipsia della DOAV.
L’edif icio ha subito negli anni vari interventi di manutenzione. Gli interventi principali di ampliamento come: la zona del bar verso ovest e il rifacimento delle coperture risalgono circa al 1965.
Nel libro della Cassa Rurale di Moena “100 ANNI di servizi ai soci” viene però riportata una cartolina del 1907 con le forme originarie del fabbricato. Si evince quindi che la costruzione è antecedente a questa data. La consegna del rifugio Ciampedie alla sezione di Trento del CAI avvenne nel 24 agosto 1921 dagli ordini ricevuti il 21 giungo del 1921 dal comando della 7 divisione di fanteria.
I punti di debolezza del Rifugio Ciampedie: • Non ha il riscaldamento • Servizi igienici non adeguati • Non ha i servizi per i portatori di handicap • Non ha un deposito scarponi • Non ha un locale asciugatoio
1 Programma integrato d’intervento d’iniziativa mista pubblico-privata per il recupero ambientale dei nuclei insediativi d’alta quota nell’ambito del progetto di riqualif icazione del Catinaccio Vedi scheda allegato del Rifugio Ciampedie
2 Costruzione Società Impianti 1947 A metà anni 80 vengono sostituire da cabine da 30 a posti a 100 + viene inserita una seggiovia biposto Cigolade e triposto Ciampedie.
98
C A P I TO L O C I N Q U E
La struttura portante è realizzata in pietra e si eregge su tre piani e la facciata è con un’intonaco bianco a spruzzo in modo da rendere visibile il rifugio anche da lontano. Non poggia su fondamenta profonde ma questo non ha portato grandi dissesti o cedimenti alla struttura, grazie alla stratigraf ia del terreno e delle sue rocce.
Al locale del sottotetto è possibile accedere con una botola con scala a pioli. L’uso attuale è di asciugatoio in inverno e una camera per il personale del rifugio. In cantina le pareti sono in pietra naturale e il solaio è costituto da terreno nudo rivestito con moquette. Vi si accede direttamente tramite una scala lignea alla marinara che porta in cucina.
Il tetto sporgente è realizzato in travi di legno e il manto di copertura è costituito da scandole di larice, una copertura a 4 falde nel corpo centrale e due falde nella ziona del bar con il colmo direzione est-ovest, e una falda singola verso nord per la zona del sala da pranzo.
Fino al 1960 l’impianto di approvvigionamento idrico del rifugio era costituito da un serbatoio tramite un’opera di presa da fonte risorgiva a valle del rifugio, ma nei periodi di minimo livello l’acqua non era suff iciente e le condizioni igieniche peggioravano. In archivio infatti si trovano numerose lettere tra SAT e gestore riguardo questo problema. I primi lavori per l’acquedotto risalgono agli anni 90’.
Si ipotizza o che le tramezze siano essere in legno e pietra locale rif inite con intonaco o una struttura costituita a montanti e traversi in legno con strato di catinelle di contenimento. Due strati costipati di paglia stesi con un grassello di calce e intonaco, e lo stesso procedimento è fatto per i solai in malta e paglia.
Fino al 1986 lo smaltimento dei ref lui non era previsto e venivano in parte scaricati nel bosco, mentre i rif iuti solidi erano portati a valle con automezzo. Successivamente venne realizzato un sistema di 6 vasche di decantazione a tubo a perdere nel terreno ai piedi dei rifugio. Questo sistema ora non è più a norma ed è stato sostituito con collegamento a rete pubblica. Inoltre il gestore del rifugio fa la raccolta differenziata e vengono trasportati a valle tramite mezzo gomma.
I solai invece sono a vista in legno massiccio con uno e due assiti nel secondo caso è presente uno strato di malta di calce e canne di bambù. Tipico solaio della tradizione trentina con materiali facilmente trasportabili e facili da trovare in sito. La struttura portante è costituita da travi in legno massiccio ad uso trieste o travi tondeggianti ricavati da fusti di conifere senza lavorazioni aggiunte con un interesse tra circa 60 o 70 cm. Sopra gli elementi portanti è disposto un assito di 3/4 cm di spessore e larghezza variabile sulle cui fughe sono disposte asticelle di legno di pochi mm per attutire il calpestio. In passato si stendeva carta oliata per impermeabilizzare l’assisto e per contenere la sabbia della calce. Sulla carta venivano disposti travetti di 7/8 cm.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento elettrico per periodi di maggior richiesta il Rifugio Ciampedie è collegato alla rete nazionale, ma per evitare sovraccarichi tensionali, tiene un generatore di scorta. Per l’acqua invece, oltre all’acquedotto il rifugio è dotato di una cisterna per l’accumulo di acqua, utilizzabile per le acque bianche non potabili. L’acqua calda sanitaria si ottiene tramite un’impianto solare termico con energia termica prodotta dai bruciatori, e da una caldaia a gas. Per il riscaldamento attualmente il rifugio utilizza GPL e delle caldaie a pellet.
Le pareti della sala da pranzo e del bar sono rivestite di perline in legno mentre il resto è intonacato. L’utilizzo delle perline potrebbe essere ricollegato al fatto che isola le pareti e trattiene il calore, ma di sicuro è un sistema poco igienico.
“La presenza dei rifugi deve causare il minor impatto paesaggistico e ambientale possibile e altresì conservare le caratteristiche gestionali e funzionali sue proprie per il decorso ricovero degli alpinisti senza trasformarsi in una struttura per ferie.” Punto 14, Documento Programmatico per la Protezione della Natura Alpina.
Al momento i servizi sanitari al primo piano hanno anche la doccia, di solito nei rifugi in alta quota non si trova perché questo può comportare un’eccessivo consumo di acqua.
99
C A P I TO L O C I N Q U E
termo-acustico – per la sostenibilità complessiva dell’intervento, risolvendo quindi le scelte tipologiche e formali anche rispetto agli obiettivi di riduzione dei consumi dell’edif icio.
Z O N A C L I M AT I C A E PA R A M E T R I D I T R A S M I T TA N Z A Per poter intervenire sul rifugio Ciampedie bisogna tenere conto dei Criteri di ammissibilità per interventi di piccole dimensioni di incremento dell’eff icienza energetica.
L’integrazione di soluzioni progettuali che provano a ottimizziare il risultato f inale rispetto ai diversi aspetti della sostenibilità, porta ad un progetto che coniuga l’ottimizzazione delle prestazioni a costi controllati unitamente al rispetto degli altri requisiti non strettamente tecnici quali quelli ambientali, culturali, paesaggistici e di soddisfazione dei futuri utenti. Il processo che ho tentato di seguire è:
Il comune di Vigo di Fassa è nella zona climatica F e prevede 200 giorni di riscaldamento dal 5 di ottobre al 22 aprile. (Vedi UNI TS 11300-1) Il sistema edif icio-impianti deve essere in grado di funzionare sia con temperature rigide sia con temperature più miti. L’obiettivo di questo intervento è infatti di poter sfruttare il rifugio sia nel periodo estivo che invernale, limitato però ad alcuni locali del fabbricato.
• analisi dell’edif icio esistente • analisi delle necessità che motivano l’intervento di ampliamento/ristrutturazione • analisi dei vincoli realizzativi
L’edif icio deve quindi rif lettere le necessità degli utenti nelle diverse stagioni. Per esempio in inverno abiti e attrezzature introdotte possono essere coperte di neve o bagnate e quindi contribuire a generare umidità all’interno dei locali, per questo nel progetto ho inserito un locale asciugatoio per permettere un ingresso laterale e evitare che l’aumento di umidità possa contribuire al deterioramento delle superf ici
• individuazione dei requisiti dei diversi “stakeholder” da soddisfare • individuazione dei cardini del nuovo progetto e di eventuali scelte tecnologiche preferenziali Il rifugio alpino in quota si conf igura come un microsistema esemplare del vivere in maniera sostenibile, in quanto deve tendere all’autosuff icienza, cercando di preservare l’ambiente unico in cui si trova nonché le caratteristiche morfologiche, paesaggistiche e architettoniche che costituiscono elemento di attrattività per escursionisti e alpinisti.
interne oltre a ridurre il comfort per gli utenti. L A P R OG E T TA Z I O N E I N T E G R ATA L’intento di questo elaborato è quello di applicare un metodo più che un processo dettagliato di progettazione vero e proprio. Nonostante ciò, la progettazione deve esssere partecipata, e rispondere a dei criteri decisionali ben def initi.
Il rispetto di criteri di sostenibilità ambientale devono quindi essere indiscutibilmente tenuti in considerazione sia nella progettazione di interventi di ristrutturazione e ampliamento delle strutture esistenti, sia nella gestione e mantenimento, nei servizi offerti ai frequentatori e nei comportamenti e nelle buone pratiche richieste necessariamente a quest’ultimi.
Il progetto di un edif icio sostenibile in alta quota, presenta la necessità di trovare soluzioni ad aspetti che si trovano talvolta in contrasto tra loro e che devono essere presi in considerazione tutti f in dall’inizio per ottenere un buon progetto a livello globale.
Nella scelta della soluzione progettuale ho considerato la realizzazione di impianti non troppo complessi e quindi di facile gestione e manutenzione da parte del gestore, in modo che possa personalmente risolvere i guasti. Questa condizione è necessaria a un rapido ripristino in luoghi così isolati
La progettazione integrata costituisce un iter progettuale che affronta in modo organico le differenti tematiche, considerando contestualmente tutti gli aspetti - progetto architettonico, calcolo strutturale, progetto impiantistico, progetto
10 0
C A P I TO L O C I N Q U E
e non facilmente raggiungibili in tempi brevi se non a costi elevati, tramite l’utilizzo dell’elicottero, che comunque in condizioni meteo severe potrebbe non essere possibile.
I M AT E R I A L I La scelta dei materiali comporta la considerazione di diversi aspetti tecnici e prestazionali sui quali è possibile applicare i criteri della sostenibilità quali eff icienza energetica (involucro), durata e resistenza alle specif iche condizioni e in particolare nivologiche, tutela morfologica e paesaggistica del contesto di riferimento, il rispetto della tipologia edilizia e delle caratteristiche costruttive originarie, valutazione del ciclo di vita del materiale, modalità di trasporto dei materiali in quota, e l’origine delle materie costituenti.
Nella fase di progettazione, sono fondamentali i seguenti criteri: • rispetto dell’ecosistema ospitante • approvvigionamento e gestione delle acque secondo modalità sostenibili • riduzione dei consumi energetici, ottimizzazione dell’eff icienza energetica, scelta di sorgenti energetiche da fonti rinnovabili
Ho tenuto conto dei seguenti parametri per comporre le stratigraf ie in maniera eff icente:
• tutela e valorizzazione del paesaggio alpino
• Ciclo di vita dei materiali (LCA – Life Cicle Assesment)
• scelta di materiali a contenuto riciclati e riciclabili a f ine vita
• Trasporto dei Materiali
• garanzia di un livello di comfort idoneo alla struttura alpina
• Materiali sostenibili • Riutilizzo dei materiali
• prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente ospitante nelle attività di cantiere e nell’utilizzo del luogo • minimizzazione dell’impatto ambientale momentaneo nelle modalità di trasporto ed evitando l’impatto globale def initivo anche tramite una opportuna scelta del periodo di realizzazione dell’intervento • minimizzazione dell’impatto ambientale nelle demolizioni effettuando demolizioni selettive accurate • considerare la sostenibilità economica dei singoli aspetti realizzativi in relazione al livello associato di necessarietà.
10 1
C A P I TO L O C I N Q U E
sfasamento di 17 ore mentre lo sfasamento per la copertura di e sfasamento di 12 ore e 55.
S O L U Z I O N I T E C N O L OG I C H E A DOT TAT E P E R L ’ I N T E R V E N TO
Il nuovo intervento prevede alla base dell’edif icio una guaina impermeabilizzante e traspirante tra la pietra e l’isolante per evitare il contatto con l’acqua e permette il re-equilibrio idrometrico dell’involucro ed impedisce la formazione di condensa interstiziale.
L ’ I N V O L U C R O O PACO : Dal punto di vista energetico le capacità di isolamento termico dell’involucro opaco giocano un ruolo fondamentale. Infatti esso deve preservare il calore al suo interno, fornito dagli apporti interni umani, dall’energia passiva solare, dall’aria riscaldata. Per raggiungere questo obiettivo mi sono focalizzata sulla progettazione delle stratigraf ie, degli spessori e delle chiusure dell’involucro sia opaco che trasparente, tenendo in considerazione di non toccare la struttura originaria in pietra. L’inserimento di materiali ad alto potere isolante come pannelli minerali in lana di roccia, hanno permesso di ipotizzare un rivestimento a cappotto e aiutare a eliminare le dispersioni energetiche dei ponti termici.
I N V O L U C R O T R A S PA R E N T E L’elemento di maggior criticità f isico-tecnica per quanto riguarda l’elemento della f inestra è la componente trasparente. Il sistema dell’involucro trasparente risulta abbastanza semplif icato, vista la originaria conformazione delle f inestre. Infatti il serramento e il vetro rimangono nella posizione originaria, per matenere il più possibile l’estetica storica.
Il valori seguenti sono stati calcolati attraverso il Software Pan. Migliorando l’involucro si riescono a raggiungere valori di 0,26 W/m2K come trasmittanza termica garantiti dallo spessore dello strato isolante 6 cm all’esterno e 6 cm all’interno per le pareti perimetrali e di 0,25 W/m2K per la copertura. (Vedi Allegato Analisi con Software Pan)
Ho scelto quindi di utilizzare un vetro triplo camera basso emissivo con elevate capacità di isolamento termico, che garantisce il controllo e il passaggio della radiazione solare per l’approvvigionamento degli apporti termici gratuiti. Questo vetro è certif icato dal produttore e non prevede il fenomeno di condensa. E’ stata presa anche in considerazione la componente dell’isolamento acustico, essendo il rifugio vicino agli impianti e in una zona di alto f lusso di turisti, nonostante la quasi assenza di rumore notturno, se non quelle del vento che può costituirsi come fonte di rumore in quota.
Al momento la trasmittanza del muro è pari a 1,69 W/ m2K quindi l’ipotesi di intervento è stata abbastanza incisiva per rispettare i parametri della normativa in zona F. Tabella riferita alla Trasmittanza termica U massima delle strutture opache verticali, verso l’esterno soggette a riqualif icazione
La vetrazione utilizzata ha le seguenti caratteristiche: triplo vetro di dimensioni 4-6-4 con 16 mm di intercapedine di gas argon 90% adatto per l’isolamento termico delle vetrate. Questo tipo di vetro è dotato di un coating che contrasta eff icacemente la dispersione termica, consentendo l’ingresso del calore di origine solare e impedendo la fuoriuscita dell’energia emessa dai corpi radianti interni. Il vetro ha un valore di Ug di 0,6 W/m 2K (Vedi Allegato scheda tecnica del produttore). Il telaio sarà in legno lamellare PEFC e avrà elevate prestazioni dal punto di vista di isolamento termico e acustico con una trasmittanza termica pari a Uf 0,92
Al f ine di garantire l’accumulo di calore nelle ore più calde della stagione estiva (vista sopratutto l’esposizione) e il successivo rilascio durante le ore notturne, le pareti perimetrali presentano uno
W/m 2K. (Vedi allegato scheda tecnica del produttore).
10 2
C A P I TO L O C I N Q U E
I M P I A N TO S O L A R E T E R M I CO :
G E S T I O N E D E L I S PA Z I T E C N I C I :
Ho previsto l’utilizzo dell’impianto solare termico per rispondere alla domanda di acqua calda sanitaria richiesta dall’utenza durante l’arco dell’anno. Il numero stimato di persone che l’edif icio può ospitare a pieno regime maggio-settembre è di 40 persone mentre nel periodo ottobre-aprile il numero è di circa 20 persone. Non ho effettuato un ridimensionamento dell’impianto ma ho tenuto conto di questa tipologia di impianto nel software di Casa Clima per valutarne i consumi e i vantaggi.
La maggior parte degli impianti sono localizzati al piano interrato è stato ampliato per esigenze di intervento, essi sono posti in una posizione centrale soluzione che risponde a logiche di funzionalità e distrubuzione, ottimizzando e lo spazio per le tubazioni e cavi e permettendo l’accostamento degli spazi tecnici. Gli spazi sono studiati e in stretta relazione alle necessità e alle dimensioni degli impianti tecnici utilizzati. Tutti i vani tecnici del progetto sono compartimentati e stagni. Al piano interrato vi sono due vani che separano le componenti dei due campi impiantistici principali, in modo che non vengano in contatto in caso d’emergenza o malfunzionamento. Una delle due sezioni è accessibile anche dall’esterno, poter accedere, in caso di bisogno, senza passare dall’interno.
La tecnologia adottata è quella del pannello vetrato inclinato f isso e sarà disposto a sud sul tetto con un serbatoio di accumulo. L ’ I M P I A N TO F OTOV O L TA I CO Il fotovoltaico è un sistema in aggiunta, legato al principio di risparmio energetico-economico, dato che il rifugio Ciampedie è collegato alla rete elettrica.
I M P I A N TO D I R I S C A L DA M E N TO E VENTILAZIONE:
La scelta è ricaduta sulla tecnologia fotovoltaica per i fattori legati all’economicità e all’integrabilità dell’intervento, oltre che la facile manutenzione e alto rendimento. L’impianto è studiato per l’illuminazione a bassa tensione e per gli apparecchi della cucina. L’orientamento delle falde si presta in maniera ottimale per il posizionamento dei pannelli per captare il massimo delle radiazioni solari anche d’inverno. Come sul Rifugio Stivo a Arco di Trento, ho ipotizzato di utilizzare degli innovativi pannelli fotovoltaici che permettono l’autosbrinamento e sono più resistenti al carico della neve. Inoltre è sempre bene tenere in considerazione che l’escursionista deve essere sensibilizzato a un uso parsimonioso dell’energia elettrica e dell’acqua.
Nell’ottica del risparmio energetico, il rifugio prova a sfruttare le tecnologie e le dinamiche passive grazie alla particolare attenzione al dimensionamento dell’isolamento dell’involucro (sia opaco che trasparente), alla tendenziale assenza di ponti termici cercando di utilizzare al massimo i guadagni di calore gratuiti. E’ indispensabile avere un impianto di riscaldamento, ma non di raffrescamento visto la zona dove il rifugio è inserito. Ho considerato analizzando molti Rifugi dell’arco alpino, che spesso si presentano come strutture sigillate, non favorendo il ricambio d’aria naturale. La soluzioni per un corretto risparmio energetico, sarebbe quello di prevedere un ricambio d’aria tramite una unità di trattamento d’aria, per evitare una maggior dispersione di energia termica in fase di apertura delle f inestre per il ricambio dell’aria. Senza questa operazione è diff icile garantire una classe energetica A, come suggerito dal software Casa Clima.
Trattandosi allo specif ico di un impianto Stand Alone, l’accumulo dell’energia elettrica prodotta in eccesso e non utilizzata istantaneamente viene immagazzinata in batterie (ospitate al piano terra in locale tecnico dedicato) in modo da garantire il funzionamento degli apparati anche in giornate nuvolose o di notte. In particolare l’impianto sarà dotato di una serie di batterie a cicli di scarica f ino all’80%, con una durata circa di 10 anni e di tre regolatori di carica a gestirne il funzionamento e di due inverter. 10 3
C A P I TO L O C I N Q U E
Per gli ambienti più ampi come sala bar e zona pranzo ho previsto l’inserimento di ventil convettori che immettano aria calda per riscaldare più velocemente l’ambiente.
stoccate in loco e di trasporto tramite elicottero.
Per quanto riguarda il riscaldamento ho previsto l’utilizzo di una caldaia murale instantanea a condensazione alimentata a GPL, che prevede una bombola con una capacità di circa 500 Lt. a camera stagna collocata all’esterno e interrata in prossimità del rifugio. ACQ UA E B AC I N O D ’ ACC U M U L O Il Rifugio Ciampedie è per fortuna legato all’acquedotto comunale di Vigo di Fassa, che fornisce l’acqua essenziale e necessaria per le acque di servizio e l’acqua potabile. Ho valutato l’ipotesi di mantenere comunque un bacino di accumulo (ora già esistente) per utilizzare la neve e l’acqua delle precipitazioni. La superf icie di accumulo posizionata sul tetto del primo piano sopra la zona del ristorante, ha una leggera inclinazione che permette di convogliare l’acqua nelle tubazioni, e quindi è utilie in termini di risparmio. L’ipotesi di eccesso di accumulo d’acqua potrebbe risolversi distribuendo l’acqua ai rifugi vicini e al ristorante Baita Checco più vicino. Per il pompaggio dell’acqua è prevista un autoclave alimentata elettricamente ed è necessario un trattamento tramite un piccolo depuratore per l’utilizzo dell’acqua. Per quanto riguarda le acque ref lue invece sono portate direttamente a valle e non hanno bisogno di essere
rifugio ciampedie e gruppo del catinaccio
10 5
F OTO S TO R I C H E A R C H I V I O S AT
F OTO D I R I L I E V O
ACCESSO ALLE ZONE COMPARTIMENTATE LOCALE TECNICO E LOCALE CALDAIA
PI 03 CANTINA
Ã&#x2DC; 32 mm multistrato
Scala 1:100 0
50
100
scala grafica 1:100
S TATO D I P R OG E T TO
110 PI 02 LOCALE TECNICO
PI 01 LOCALE CALDAIA
IMPIANTO GPL
N
C A P I TO L O C I N Q U E
P I A N O I N T E R R ATO
ACCESSO PRINCIPALE RIFUGIO
PT 02 ZONA BAR
SEZIONE A-A'
111 PT 01 CUCINA
VIA DI USCITA LOCALI ZONA BAR CUCINA
PT 06 DEPOSITO ZAINO
PT 07 LOCALE ASCIUGATOIO
CORRIDOIO COMPARTIMENTATO
PT 08 RIPOSTIGLIO
PT 03 CELLA FRIGO
PT 05 LOCALE BATTERIE
ACCESSO RISERVATO A SCIATORI E ALPINISTI
VIA DI USCITA LOCALE RISTORANTE E PIANI SUPERIORI
INGRESSO RISTORANTE
PT 04 SALA RISTORANTE
0
50
100
scala grafica 1:100
N
C A P I TO L O C I N Q U E
PIANO TERRA Scala 1:100
P1 01 CAMERA DA LETT0
P1 02 CAMERA DA LETT0
SEZIONE A-A'
P1 04 CAMERA DA LETT0
P1 05 CAMERA DA LETT0 GESTORE
P1 03 CAMERA DA LETT0
P1 06 ALLOGGIO GESTORE
0
50
100
scala grafica 1:100
N
C A P I TO L O C I N Q U E
PIANO PRIMO
Scala 1:100
112
113
SOTTOTETTO LOCALE NON ACCESSIBILE
P2 01 CAMERA DA LETTO
SOTTOTETTO LOCALE NON ACCESSIBILE
P2 03 CAMERA DA LETTO
P2 02 CAMERA DA LETTO
SOTTOTETTO LOCALE NON ACCESSIBILE
LUCERNARIO AD APERTURA AUTOMATICA IN CASO D'INCENDIO
0
50
100
scala grafica 1:100
N
C A P I TO L O C I N Q U E
P I A N O S E CO N DO Scala 1:100
SEZIONE A-A'
LUCERNARIO AD APERTURA AUTOMATICA IN CASO D'INCENDIO
0
50
100
scala grafica 1:100
N
C A P I TO L O C I N Q U E
CO P E R T U R A Scala 1:100
115
C A P I TO L O C I N Q U E
S E Z I O N E A DAT TATA DA U N A S C A L A D I 1:20 Manto di copertura con "scandole" di larice chiodo di fissaggio listello porta tegole
listello interposto tra i pannelli isolanti membrana impermeabile traspirante tavola assito di legno
piano 2
camera di ventilazione isolante termico in pannelli foglio protettivo traspirante barriera vapore assito in legno
piano 2
h.270
h.300
Isolante Marmo Infisso in Legno Finestra Triplo Vetro
Parquet Isolamento termo acustico Massetto
piano 1
Tavolato
h.270
Trave in Legno Barriera a vapore
Profilo montante a C da m.m 50x50x0.6 Lastre cartongesso da m.m 12.5 Isolante Lana di Roccia
Foglio di Alluminio Muro in pietra Dolomite originario Intonaco impermeabilizzante Isolante lana di roccia in pannelli Barriera a vapore
Pavimento Isolamento termo acustico Fissaggio a sparo Strato di Alletamento Massetto Membrana impermeabile
Guaina impermabilizzante Guaina impermabilizzante Guaina controterra
scala grafica 1:20 0
116
50
100 cm
C A P I TO L O C I N Q U E
P R O S P E T TO A DAT TATO DA U N A S C A L A D I 1:20
117
C A P I TO L O C I N Q U E
Costo Globale
Costo di Manutenzione
Costo di Gestione
Costo di Costruzione
Ordinaria
Energetici
Costo di Progettazione
Straordinaria
Amministrativi
Costo Iniziale
Costo Finanziario
Pulizia
Costo Promozione imm.
Sicurezza
Costo Finale o Valore resiudo
Schema riassuntivo del costo globale
Costo
Schema dei costi sulla linea temporale
Costi Iniziali
Costi di Gestione
Valore Residuo
Costi di Manutenzione Periodo di Usura
Vita Utile
118
recupero
Cosruzione
Progettazione
Studio
Costi di Esercizio Tempo
C A P I TO L O C I N Q U E
ma del costo periodico di sostituzione. Questi costituiscono il terzo fattore di costo che dipendono dalla durata della vita dell’elemento edilizio. L’elemento sostiuito a f ine del suo ciclo di vita viene incluso nel calcolo del costo globale.
I CO S T I D ’ I N T E R V E N TO D E L R I F U G I O CIAMPEDIE Per proseguire il ragionamento di questo metodo di analisi, viene tenuto in considerazione la possibilità di accedere ai contributi. (Capitolo 3). Viene valutato così il costo globale dell’intervento di retrof it. Il costo globale è la somma del valore attuale dei costi dell’investimento iniziale, i costi di gestione e di sostituzione e i costi di smaltimento. Come rappresentato nello schema aff ianco.
La tabella seguente riporta i costi che ho considerato ai f ini di valutare l’investimento iniziale per l’involucro edilizio: Costo totale dell’intervento sull’involucro edilizio è di: 61.350 €. Così composto:
Quello che ho svolto è un calcolo di livello macroeconomico che permette di stimare i costi dell’intervento prendendo in considerazione l’investimento iniziale ,i costi per ciascun anno e il valore f inale. Le categorie di costo fondamentali analizzate per il Rifugio Ciampedie sono: Costo totale degli impianti (Riscaldamento, Acqua Calda Sanitaria, Fotovoltaico, Solare Termico, Ventilazione è di: 43.500 € Così composto:
- Costi investimento iniziale: intervento di isolamento e impianti - Costi di gestione: compresi i costi dell’energia e i costi periodici -
Costi di smaltimento
I costi energetici includono tutti i costi per i consumi di energia e sono basati sul consumo, sulle dimensioni dell’edif icio, i tassi attuali e le previsione sui prezzi sono tutti collegati al calcolo della prestazione energetica. Il calcolo del costo globale come in questo caso deve avvenire disaggregando in modo suff iciente gli elementi che vengono inseriti nel progetto di retrof it del rifugio, qualora si volesse anche ipotizzare soluzioni diverse di intervento e valutarne la migliore.
Il costo totale netto dell’intervento è di 104.850 € Il costo invece di esercizio comprende pulizia, riparazioni, manutenzione preventiva, manodopera è ipotizzato circa per un massimo di 5.780 € l’anno. Inserendo i seguenti dati nel foglio di calcolo del Life Cycle Cost (Vedi Appendice) il costo totale dell’intervento considerando le spese tecniche valutate al 8%, spese generali 2%, le spese di trasporto danno un totale di spesa di costi di costruzione di: 134.780 € equivalente a 673,90 € al metro quadro.
Deve essere calcolato il costo pieno della costruzione o della ristrutturazione completa e l’utilizzo dello stesso. Sui rifugi d’alta quota incide molto come voce di costo il trasporto del materiale. In montagna il trasporto deve essere svolto tramite elicottero che ha una incidenza molto alta considerando circa 50 euro divisi tra 25 euro per 2,5 km di tragitto e 25 ogni 1000 kg di trasporto.
Per quanto riguardo il calcolo dei ricavi di gestione ho tenuto conto di un canone di locazione pari a 10.000 euro l’anno (media stimata tra l’analisi di vari canoni di locazione dei rifugi) e costi operativi
Viene tenuto conto non solo del costo di costruzione 119
C A P I TO L O C I N Q U E
8% sulla manutenzione ordinaria, costi di gestione (Property management sul valore catastale) 2%, Assicurazioni 0,03%, IMU 0,60%, Imposta di registro 0,50%: per un valore totale di gestione ipotizzabile alla SAT di 460.070 euro annui. Un altro metodo di analisi potrebbe essere il Costo dell’Energia Conservata (Cfr. Formula Energia Conservata) 1 che si aggiunge ai metodo di calcolo come cash f low anlaysis, pay back period, valore attuale netto, indice di prof ittabilità e tasso interno di rendimento. Ma questo ha dei limiti nella applicazione su questo caso studio infatti il calcolo del costo dell’energia conservata di un’investimento permette di confrontare tale costo con il costo dell’energia risparmiata/sostituita. Si ottiene quindi una valutazione sulla economicità dell’investimento. Al momento il rifugio si presenta senza impianto di riscaldamento ma riscaldato solo con le stufe, senza isolamento suff iciente che comporta dispersioni molto alte e senza impianti per fonti di energie rinnovabili è diff icile far un calcolo di confronto tra l’energia consumata ora e le dispersioni perché l’analisi dovrebbe essere il più preciso possibile per avere un dato di feedback concreto. D’altro canto valutazioni di questo genere vengono spesso fatte con edif ici della stessa tipologia con interventi diversi a confronto ad oggi non c’è ancora uno studio fatto sul confronto tra energia conservata per i rifugi.
1 Formula dell’energia conservata: dove:
• I0: investimento iniziale per la realizzazione dell’intervento [€]. • Q: energia risparmiata annualmente in modo costante per tutta la durata di vita dell’intervento [kWh/anno, tep/ anno, J/anno, etc] • α(n,r): rata di ammortamento di 1€ in n anno con tasso di sconto r.
12 1
“Abbi massimo rispetto per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi; se tu non l’hai portato con fatica, qualcun altro l’ha fatto.” Poesia la montagna
CO N C L U S I O N I Il metodo che ho voluto adottare con questa ricerca nasce dal voler analizzare un problema nel suo complesso e perché spesso siamo abituati viene valutare i processi per compartimenti stagni. L’architetto si occupa solo del edif icio e di migliorarlo, l’urbanista solo del territorio senza effettivamente gestire una delle più grandi complessità dei giorni nostri il confronto con le voci di costo e le spese durante tutto il ciclo di vita. Per giustif icare i risultati bisogna partire dalla scelta di giusti criteri. Un patrimonio complesso come quello dei rifugi della Provincia di Trento necessità di un metodo di gestione dei fondi per questo studiare un sistema di analisi come l’Analisi Multicriteri Spaziale, mai affrontato durante i 5 anni di studio, mi ha fatto comprendere come può essere utile approfondire nuovi metodi di analis. Per questo ho deciso di guardare un’obbiettivo forse ambizioso ma allo stesso tempo concreto: trovare una metodo che lega territorio e architettura in alta quota e cercare di allocare i fondi a disposizione secondo una analisi precisa. Dalla analisi del territorio ne derivano le conseguenti potenzialità dellos stesso, elaborare questa grande quantità di dati è solo una applicazione di un metodo, che può essere utilizzato come nel mio caso f ino a una scala di dettaglio
architettonico. Effettuare una valutazione “globale” evidenzia i valori di ritorno effettivi di un possibile investimento sul rifugio. In questo caso al territorio aggiungono valore lo sport, i beni culturali, l’ambiente, e questo non sono altro che benef ici per giustif icare all’amministrazione la scelta di operare in un rifugio piuttosto che un’altro. Al momento non risulta un database di costi d’intervento e di gestione per i rifugi d’alta quota, spesso è diff icile reperire i dati e non tutto ha una gestione trasparente, questo potrebbe essere un’altro spunto su cui lavorare. Ipotizzare per me dei costi come l’intervento del Rifugio Ciampedie mi ha permesso di confrontarmi e capire effettivamente il bisogno di essere concreti per poter riuscire in una progettazione dalla A alla Z. Il quadro globale presentato in questa tesi sulla Provincia di Trento conferma quanto il territorio è già potenziato nelle valli di maggior aff lusso ma quanto margine ha ancora da migliorare appunto partendo dalle strutture ricettive in quota e conservandone il valore, punto chiave per il turismo. Questa metodologia è solo una base che può essere ampliata per altri tanti rifugi e avere chiaro se è un intervento sostenibile o meno. Una valutazione di un territorio non sta a mio avviso solo nella analisi di elementi lineari e puntali tramite GIS e l’analisi
CO N C L U S I O N I
multicriteri, ma scendere nel dettaglio e confrontarsi con i reali attori, ci permette di comprendere al 100% i bisogni per sfruttare la potenzialità e incanalare le massime energie sulla zona.
rispecchiare la realtà. Si può sempre fare una stima di consumo ma avere un dato certo porterebbe molto più vantaggio per un confronto e una gestione responsabile. Lo sviluppo di questa metodologia potrebbe essere ancora approfondita entrando nello specif ico dei dati e nella analisi dei risultati stessi mettendo a confronto più soluzioni costruttive e più soluzioni di gestione e integrando con più criteri nella analisi del valore del territorio.
Guardando l’aspetto gestionale né il CAI nè la SAT né la Provincia potrebbero gestire da soli questo patrimonio immobiliare, ma condividere i bandi per intervenire sul rifugio e una maggior collaborazione tra le parti potrebbe dar il risultato a una vera e propria struttura chiara e trasparente per perseguire l’obbiettivo di una gestione sostenibile nel migliore dei modi possibile.
Questo caso studio mi ha permesso di avere una visione ampia per cercare la soluzione a un problema, comprendere come ci sia bisogno di un sistema per il supporto alla decisione per gestire questo patrimonio e come i tempi siano estremamente lunghi per poter arrivare a un risultato concreto in breve tempo, ma il processo logico ora è costituito e potrebbe essere uno spunto per ulteriori e più approfondite ricerche.
Una analisi chiara e trasparente di un problema è facilitata da una raccolta dati e da una collaborazione tra le parti. Nella fase del confronto dei costi di gestione non è emerso il reale consumo energetico attule e ipotizzare un dato poteva non 12 3
D I AG R A M M A D I F L U S S O
Provincia di Trento
I Rifugi patrimonio immobiliare in alta quota
Analisi Multicriteri Spaziale
Contributi e Normativa
Valutazione della potenzialitĂ Territorio
Ipotesi di accesso ai contributi in base alla analisi del territorio
Caso Studio Rifugio Ciampedie
Ipotesi di Intervento di Retrofit
Costo Globale
Conclusione â&#x20AC;&#x201A;12 4
B I B L I OG R A F I A
B I B L I OG R A F I A Beinat E, Value Functions for Environmental Management, Springer-Science + Business Media, B.V., 1997.
Malczewski J, GIS-based land-use suitability analysis: a critical overview. Progress in Planning 62, 2004. Migliaccio F, Sistemi Informativi Territoriali e Cartograf ia. Maggioli Editore, 2007.
Beltramo R, Cuzzolin B, Manuale-tipo per la realizzazione di un Sistema di gestione ambientale dei rifugi di montagna, Aosta, L’Eubage, 2001.
Zatelli P, GIS più diffusi (da: http://www.ing.unitn. it/~zatelli/cartograf ia_numerica). Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, Università di Trento, 2009.
Marta Bottero, Isabella M. Lami, Patrizia Lombardi, Analytic network process: la valutazione di scenari di trasformazione urbana, Alinea Editrice Firenze, 2008
Saaty TL, The Analytic Hierarchy Process, McGrawHill, New York, 1980.
Federica Corrado, Valentina Porcellana, Alpi e ricerca : proposte e progetti per i territori alpini, Milano, Angeli, 2010
Malczewski J, GIS-based multicriteria decision analysis: a survey of the literature. International Journal of Geographical Information Science 20, 2006.
Ferretti V, Multicriteria Spatial Decision Support Systems. Celid, 2012. Luca Gibello, Cantieri d’alta quota: breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi, Lineadria, 2011
Sergio Los, I caratteri ambientali dell’ architettura : guida alla progettazione sostenibile in Trentino, Ed. Arca, 1999
Giovanni Simonis, Costruire sulle Alpi : storia e attualità delle tecniche costruttive alpine, Tararà, 2005
Domenico Bagliani, La montagna esplorata : progetto e formazione nel contesto alpino, La Vallée, 2000
Oliviero Tronconi, L’architettura montana: tecnologie, valori ambientali e sociali di un patrimonio storico- architettonico vivo ed attuale, Maggioli 2008
Andrea Boeri, Criteri di progettazione ambientale. Tecnologie per edif ici a basso consumo energetico, Editoriale Delf ino, 2007 Marco Benedetti, Riccardo Decarli, Guida ai rifugi del Trentino, Panorama, 2013
Bolzoni Luciano, Abitare molto in alto : le Alpi e l’architettura, Priuli & Verlucca, 2009
Luciano Bolzoni, Abitare molto in alto, Priuli&Verrucca, 2009
Goria A, Zanoni D, La valorizzazione della rete dei rifugi per uno sviluppo del turismo sostenibile in montagna. Un progetto pilota per le Alpi Marittime e le Dolomiti Bellunesi. Rapporto sullo sviluppo sostenibile 5. 2004.
Maria Carla Giuliani, Architettura delle Alpi Tradizione e innovazione, Atti del convegno, Trento 2006
12 5
Riccardo Giacomelli, Architettura per la montagna di domani, Università di Trento, 2005
Dati Cartograf ici: Carta del Paesaggio PUP 2007, prgpaes07.shp, 2007, Servi- zio Urbanistica PAT
Antonio De Rossi e Roberto Dini, Architettura Alpina Contemporanea, Scarmagno, Priuli & Verlucca editori, 2012 Mariangela Franch, Caporusso, Antonio Cristoforetti, Fran- cesca Gennai, Eugenia Lironcurdi, Report: Mountain Like, alla sco- perta di come i giovani vivono la montagna, dall’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale, ideato e co-f inanziato dall’ Accademia della Montagna del Trentino e cof inanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, 2012-2013
Rete Fluviale PUP 2007, idrf iu.shp, 2007, Servizio Urbanistica Rete dei Percorsi Forestali, viafor.shp, 2007, Servizio UrbaniRete dei Percorsi Escursionistici, ctnsentieri_tratte. shp, 2014, “© Società degli Alpinisti Tridentini (SAT)” Rete dei Siti Archeologici, puparc07.shp, 2007, Servizio Ur- banistica PAT
Numero monograf ico di “Meridiani Montagne” dedicato ai rifugi italiani n. 57, luglio 2012
Rete delle Riserve Naturali, pupparc07.shp e ambsic07.shp, 2007, Servizio Urbanistica PAT
Numero monograf ico di «Turrisbabel» n.91 ottobre 2012, «Concorsi in alta quota»
Buffer Zone Dolomiti UNESCO, pupdol.shp, 2007, Servizio Urbanistica PAT
Numero monograf ico di «Turrisbabel» n.92, marzo 2013, «Costruire in alta quota»)
Estensione Ghiacciai, pupghi07.shp, 2007, Servizio Urbani- stica PAT
Roberto Dini, Luca Gibello, Giorgio Masserano, Dall’archi- tettura dei rifugi indizi sulla storia dell’alpinismo, in “Montagne 360”, febbraio 2012
Rete dei Paesaggi di Pregio, puppaespre.shp, 2007, Servi- zio Urbanistica PAT Rete Sciistica, pupasc.shp, 2007, Servizio Urbanistica PAT Rete Fortif icata, Forti_opendata.shp, Soprintendenza per i
Luca Gibello, La crème dei progettisti altoatesini si sf ida sui rifugi, in “Il Giornale dell’Architettura”, agosto-settembre 2012
Beni Architettonici e Archeologici Rifugi, rifugi.shp, PAT
Giulio Apollonio, Come costruire i nostri rifugi, in 1863-1963. I cento anni del Club Alpino Italiano, Milano, CAI, 1964 Enrico Giacopelli, Rifugio chiama, architetto risponde, in «Alp», n.60, 1990
12 6
B I B L I OG R A F I A
T E S I E S I TOG R A F I A Tesi:
Sitograf ia:
Mila Gandino, Il Contributo dell’Analisi Multicriteri Spaziale nella gestione sostenibile della rete dei rifugi del CAI. Caso studio sulla Provincia di Sondrio, Politecnico di Milano, rel. Renato Vismara, 2015.
Urbanistica Provincia di Trento: www.urbanisticadati.provincia.tn.it/siu_css/macrocategorie2.asp
Fulvio Barolo, Andrea Remotti, I rifugi alpini del CAI : problemi, tecnologie e prospettive, rel. Massimo Foti Politecnico di Torino, Ottobre, 1997.
Club Alpino Italiano: www.cai.it
Giuseppe Dei Cas, Rifugi alpini sostenibili : esperienze di progettazione e gestione ambientale sull’arco alpino, rel. Guido Callegari, Politecnico di Torino.
Organizzazione e ripristino panoramico – paesaggistico dei passi dolomitici:www. paesaggiotrentino.it
SAT: www.sat.tn.it
Expert Choice: www.expertchoice.com
Trentino Rifugi: www.trentinorifugi.com Gustaf Bullio Dranzon, Walter Crusiglia Cabodi, Luca Galzignato, Rifugio Dres: scenari di riqualif icazione di un sito in alta quota, rel. Roberto Dini, Marta Bottero, Manuela Rebaudengo, Politecnico di Torino
CIPRA Il futuro delle Alpi: www.cipra.org/it/cipra/ internazionale/progetti/conclusi/futuro-nelle-alpi-1/ banca-dati-del-sapere Habitec Trento: www.dttn.it/habitech/
Maritano Comoglio, Irene Caltabiano, Tecnologie per habitat in condizioni estreme : vivere al freddo / Marco Pannoni, rel. Nuccia Delf ina, Politecnico di Torino
Il lusso della Montagna: https://www.youtube.com/ watch?v=ytdYx5TbfsQ Rifugi in Divenire: http://docplayer.it/20452672Rifugi-in-divenire-architettura-funzioni-e-ambiente. html
Valérie Domaine, Solare termico e solare fotovoltaico per un rifugio privo di energia tradizionale, rel. Sebastiano Caruso, Politecnico di Torino, 2010
Sostenibilità in Alta Quota: http://nova.ilsole24ore. com/progetti/13945/
Ambra Laval, Aspetti di eff icienza ed autoproduzione energetica in edif ici in alta quota, rel. Vincenzo Corrado, Marco Zerbinatt, Politecnico di Torino, 2009
Cantieri D’Alta Quota: http://www. cantieridaltaquota.eu/
Dei Cas, Rifugi alpini sostenibil : esperienze di progettazione e gestione ambientale sull’arco alpino. Rel. Callegari, Politecnico di Torino , 2009
12 7
A L L E G AT I
A LLEGATI Documenti integrativi
â&#x20AC;&#x201A;12 9
â&#x20AC;&#x201A;130 Provincia Autonoma di Trento - PROGETTO CATINACCIO / CIADENAC / ROSENGARTEN
PROGRAMMA INTEGRATO di INTERVENTI di RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE - GARDECCIA / PORTE NEIGRE / CIAMPEDIE Comune di POZZA di FASSA
SCHEDATURA DEGLI EDIFICI E DEI NODI DI PROGETTO PIIRA P. 04.02
P R OG E T TO P I I R A A R E A C I A M PAC A L L E G AT I
Comune di VIGO di FASSA
PROGRAMMA INTEGRATO di INTERVENTI di RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE - CIAMPEDIE - VAEL
Provincia Autonoma di Trento - Cordanza per l Ciadenac
131
ACCESSIBILITA'
/
categorie intervento
13 PIANI SUBORDINATI
PUP - tutele paesistiche
1.
destinazione d'uso pascolo
X cippato
12 P.R.G. VIGENTE
X legna
11 PIANIFICAZIONE SOVRAORD.
9.05 riscaldamento
X assente
imp.grigliatura
X rete fognaria
9.03 acque reflue
presente
X rete pubblica X gen. Privato
9.02 energia elettrica
9.04 linea telefonica fissa
X acq.to pubb.
acq.to priv.
st.Comunale
X medio
X pavimentata
X temporaneo
X medio
metallo
cantonali
balconi c.a.
corsi
X intonaco
coppo
X lamiera
X a 1 falda
X muratura
articolata
media
residenziale
malga
X 1860 - 1945
9.01 approvvigionamento idrico
9 DOTAZIONI
8
alto
st.Provinciale
7.02 stato di manutenzione
7.01 tipologia
X a verde
permanente
7 AREA DI PERTINENZA
alto
affresco
4.09 elementi decorativi
6 GRADO DI UTILIZZO
balconi legno
4.08 elementi in aggetto
5 STATO DI CONSERVAZIONE
opera incerta
4.07 tipologia paramento
X legno
pietra
4.10 serramenti / imposte
tegola
4.06 paramento esterno
cotto
4.04 manto copertura
4.05 tipologia manto
piano
X pietra
semplice
X alta
rurale
X edificio
ante 1860
X manufatto Edilizio
4.03 morfologia copertura
4.02 struttura
4.01 volumetria
4 CARATTERISTICHE EDILIZIE
3 CONSERVAZIONE TIPOLOGICA
2.02 funzionale
2.01 formale
2 CLASSIFICAZIONE
1 EPOCA DI COSTRUZIONE
CP CATEGORIA
X gpl
fossa tenuta
eolico
non rilevabile
X st.Privata
nullo
X sterrata
nullo
assenti
cornici
bow window
civile
metallo
tavola
cemento
a più falde
blokbau
assente
nulla
X rifugio
tobià
1967 - 1987
c.a.
servizi
stalla
3.
indici zona
/
non rilevabile
dispersione
fuel cell
assente
s.ero/mul.ra
altro
distrutto
X nessuno
erker
X tavole
vetro
lastra
altro
/
assente
assente
assente
nessuno
X nessuno
lastra
nessuno
X abbaini
non rilevabile
altro
ricovero
Sedime
0,01 mc/mq
X imp.risalita
assente
altro
scandole
mattoni
X pannello
nessuno
slava
metallo
ristorante
fienile
post 2007
manufatto di Servizio 1987 - 2007
X padiglione
compatibilità uso
2. PUP - Area sciabile
X gasolio
non rilevabile
vasca imhoff
fotovoltaico
v.accumulo
st.Forestale
basso
asfaltata
abbandono
basso
pvc
marcapiani
scale
X rustico
X legno
X scandola
X legno
X a 2 falde
legno
X aggregata
bassa
commerciale
casara
1945 - 1967
manufatto Amovibile
ANALISI
1 DATI DI GESTIONE
(kWh / anno)
4.02 estate 2011
(kWh / anno)
4.01 inverno 2010/11
(m3 / anno)
3.02 estate 2011
(m3 / anno)
3.01 inverno 2010/11
8 Rifiuti
atmosfera
7 Emissioni in
6 Scarichi
1.04 perdite continue 1.05 anno costruzione 1.06 osservazioni
1b - 2b - 4b 2.04 presenza di sistemi 20 - contenitori - tanica 20 lt di contenimento locale apposito 2.05 osservazioni
fognatura pubblica - /
4a - 5a
/ / 1a - 3a - 5b 3000 lt - 530 lt - 600 kg
5000
/
530
/
tipologia secco,umido,cartone lattine,vetro,plastica
differenziata
PIIRA
SCHEDA DI PIANO
8.01 Rifiuti assimilati agli urbani
gestione
convogliate / 1.stufa a gasolio provenienza 2.stufa a pellet 7.03 tipi di combustibile 1.gasolio 2.pellet
7.02 impianto di
emissioni
7.01 tipologia di
6.02 modalità di gestione
6.01 tipologia di scarico
5.01 inverno 2010/11 risorse ALTRE risorse 5.02 estate 2011
5 Consumi di
risorse ENERGIA
4 Consumi di
risorse ACQUA
1a X /
(kW)
N 2002
150 0 6
/
/
acquedotto comunale contatore bassa pressione ovunque
pav.piastrelle - cassone pavimento in cemento
/
5000 lt con collaudo certificato
/ / /
inverno 2010/11 estate 2011 / /
Vigo di Fassa Vigo Ciampedie 2000 1912 / 1015 / /
/ /
/
/
azioni di miglioramento
8.02 Rifiuti speciali
456
SP 1.08
p.f. / p.ed.
gestione smaltitore
oli di frittura
NON dannosi
7.05 modalità di gestione manutenzione periodica
7.04 potenziali inquinanti
6.04 osservazioni
6.03 monitoraggio periodico
isolamenti vari con schiuma, risparmio delle risorse lana di roccia, vetri doppi
5.03 misure attue per il
(l / anno)
4.04 gasolio
4.03 potenza generatore
risparmio idrico
3.03 provenienza 3.04 misure attue per il
1b.Detergenti stoviglie 2b.rifiuti 3b.liquido radiatori 4b.benzina 5b.legna
suolo / falda 2.02 quantità STOCCAGGI ft. 2.03 posizione
2 Inquinamento 2.01 sostanza stoccata
3 Consumi di
4 DATI RISTORAZIONE
4.01 n° max pasti/giorno 4.02 n°personale fisso 4.03 n°personale stagionale
3 DATI RICETTIVITA'
3.01 n° pernottamenti
comune amministrativo comune catastale località altitudine (m.s.l.m) anno di costruzione superficie lotto volumetria fuori terra volumetria entro terra volumetria accessori
2 DATI GENERALI 2.01 2.02 2.03 2.04 2.05 2.06 2.07 2.08 2.09
DATI DI IMPATTO AMBIENTALE
0 presente presente
2900
1912 1/12 - 15/04 1/06 - 30/09 presente presente 25000 0 presente 515 presente 515 6
1a.Gasolio risc. 2a.Gasolio autotra. 3a.GPL 4a.acque nere 5a.acque bianche
suolo / falda 1.02 parete doppia SERBATOI int. 1.03 parete singola
(l / anno)
(l / anno) (q / anno) (l / anno)
(m3 / anno)
(kWh / anno) (l / anno)
inverno estate
1 Inquinamento 1.01 sostanza stoccata
1.03 conferimento provvista 1.04 energia elettrica 1.04.01 elettrico 1.04.02 gasolio 1.05 acqua potabile 1.05.01 acqua 1.06 riscaldamento 1.06.01 GPL 1.06.02 legna 1.06.03 gasolio 1.07 carburante per trasporti 1.07.01 gasolio 1.08 reflui 1.09 R.S.U. Rifiuti solidi urbani
1.01 data inizio attività 1.02 periodo di apertura
INQUADRAMENTO GENERALE
A L L E G AT I
A L L E G AT I
â&#x20AC;&#x201A;132
133
Comune di VIGO di FASSA
PROGRAMMA INTEGRATO di INTERVENTI di RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE - CIAMPEDIE - VAEL
Provincia autonoma di Trento - Cordanza per l Ciadenac
FOTOPIANO - PUNTI DI RIPRESA FOTOGRAFICA
MAPPA CATASTALE - POSIZIONE REALE - ANALISI
MAPPA CATASTALE DI IMPIANTO
D
C
B
A
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
R5 R6
/ / 30 /
/ /
SCHEDA DI PIANO
PIIRA
SP
p.f. / p.ed.
456
1.08
3 INDICAZIONI SPECIFICHE Il corpo centrale e l'ala ovest (ingresso attuale) sono soggetti a R2. L'ala est è soggetta alla cat. R3 con vincolo di ricostruzione nelle forme, dimensioni e caratteristiche architettoniche dell'ala ovest al fine di ottenere un impianto simmetrico. E'ammessa la realizzazione di volumi interrati in corrispondenza della pertinenza diretta; non sono ammesse rampe carrabili di accesso esterne e/o a vista.
/ / /
Ra 2 Rf 2 Rm 2 Rm 4
x
2.05 Dotazioni tecnologiche (se mancanti) a. approvvigionamento idrico b. smaltimento reflui c. impianti solari / fotovoltaici
x / / / /
R3
/ x legno, pietra x legno x a parete /
padiglione; 2F come esistente 10m x 20m non ammesi 10 m 1,50 m.
/ x
2.03 Incentivi per la riqualificazione degli edifici (% di Ve ) Re1 a. energetica b. ambientale Ra 1 c. funzionale Rf 1 Rm 1 d. morfologica Rm 3 2.04 Pertinenze esterne (nuovi interventi sulle) a. movimenti del terreno > 1m di altezza b. pavimentazioni c. recinzioni / protezioni d. illuminazione esterna e. arredi fissi
2.02 Configurazione planivolumetrica a. copertura b. altezza max c. sagoma di riferimento d. accessori e. distanza tra costruzioni f. distanze dai confini
R1 R2
M1 M2
2 INTERVENTI AMMESSI 2.01 Categoria di intervento x x
Area sciabile pascolo / art. 54 c.1 NTA PRG insediamento sparso / art. 5.1 rifugio
INDICAZIONI DI PROGETTO 1 DESTINAZIONI D'USO 1.01 PUP / vincolo d'area 1.02 PRG / destinazione di zona 1.03 PIIRA / destinazione di zona 1.04 PIIRA / destinazione d'uso edificio
A L L E G AT I
A L L E G AT I
S TATO D I FAT TO R I F U G I O C I A M P E D I E
PIANTA DEL PIANO TERRA
RIPOST. BAR
RIPOST.
RIPOST.
W.C. SALA
CUCINA
PIANTA PIANO INTERRATO
CANTINA
N
scala grafica 1:200 0
â&#x20AC;&#x201A;134
50
100
A L L E G AT I
PIANTA PRIMO PIANO
STANZA
STANZA
STANZA
STANZA
STANZA
STANZA
STANZA
PIANTA SECONDO PIANO
STANZA
STANZA
STANZA
STANZA
N
scala grafica 1:200 0
â&#x20AC;&#x201A;135
50
100
A L L E G AT I
PROSPETTI RIFUGIO CIAMPEDIE
PROSPETTO SUD
PROSPETTO NORD
â&#x20AC;&#x201A;136
A L L E G AT I
PROSPETTO OVEST
PROSPETTO EST
â&#x20AC;&#x201A;137
A L L E G AT I
Q U E S T I O N A R I O F OC U S G R O U P
In relazione al territorio d’alta quota, quale dei due attributi contribuisce a migliorare l’ambiente? �ualità Ambientale
1
2 3
4
5
6 7
8
9
�ualità Culturale
Accessibilità
1
2 3
4
5
6 7
8
9
�ualità Culturale
Sport
1
2 3
4
5
6 7
8
9
�ualità Culturale
Accessibilità
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Sport
�ualità Ambientale
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Sport
Dal punto di vista di accessibilità, quale dei due attributi, contribuisce a maggiormente a migliorare il territorio? Sentieri
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Rifugi
Rifugi
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Elementi di Disturbo
Sentieri
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Elementi di Disturbo
Dal punto di vista dello sport, quale dei due attributi, contribuisce a maggiormente a migliorare il territorio? Piste da sci
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Sport Hard
Sport Soft
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Sport Hard
Piste da Sci
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Sport Soft
138
A L L E G AT I
Dal punto di vista culturale, quale dei due attributi, contribuisce a maggiormente a migliorare il territorio? Beni Architettonici
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Beni Archeologici
Dal punto di vista ambientale, quale dei due attributi, cosa contribuisce a maggiormente a migliorare il territorio? Parchi e Aree Protette
1
2 3
4
5
6 7
8
9
Rischio Valanghe 1
2 3
4
5
6 7
8
9 Parchi e Aree Protette
2 3
4
5
6 7
8
9 Rischio Valanghe
Uso del Suolo
1
Per valutare al meglio gli aspetti territoriali, collegati alla fruizione della montagna e dei rifugi alpini è stato necessario individuare una scelta tra i diversi criteri individuati, ovvero dare a ciascuno di essi un peso che corrisponda alla loro effettiva importanza.
Uso del Suolo
specif icando inoltre la propria intensità di preferenza. Il giudizio di preferenza può variare da 1 (elementi indifferenti) a 9 (forte preferenza di uno sull’altro) come mostrato nella scala di Saaty. Confronta CAPITOLO 4
Per fare questo vi viene ora proposto un questionario basato sulla metodologia introdotta da Thomas L. Saaty nel 1980, l’analisi gerarchica. È richiesto per ogni confronto a coppie presentato di def inire il proprio grado di preferenza per uno o per l’altro attributo,
139
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E analisi focus group
Esempio di scheda di modello di elaborazione con il software expert choice
Inconstency ratio è un indice di inconsistenza per ogni simulazione effettuata, rappresentativo del grado di incoerenza raggiunto dal singolo decisore nella fase di attribuzione dei pesi a ciascun criterio, fase costituita nella procedura adottata, dalla compilazione della scala delle priorità, che consente di ridurre il grado di incoerenza, in quanto guida il decisore nella scelta di una distribuzione più razionale
dei criteri di valutazione. La sommatoria dei pesi dei vari sotto criteri deve essere 1.e i vari pesi dati ai singoli criteri da parte dei diversi intervistai sono stati aggregati tramite una media
Model Name: rifugi_riccardo de carlo archivista sat Treeview
Goal Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) Sentieri Rifugi Qualità ambientale e paesaggistica Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Qualità Storica Culturale Beni Architettonici Beni Archeologici Sport Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal
Accessibilità e Ricettivita Qualità ambientale e paesaggis Qualità Storica Culturale Sport Inconsistency = 0,17 with 0 missing judgments.
,306 ,117 ,480 ,096
140
A L L E G AT I Model Name: rifugi_riccardo de carlo archivista sat Treeview
Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) (L: 0,306) Sentieri (L: 0,125) Rifugi (L: 0,875) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Accessibilità e Ricettivita
Sentieri
,125 ,875
Rifugi Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Synthesis: Summary Model Name: rifugi_riccardo de carlo archivista sat Treeview
Synthesis with respect to:
Goal Qualità ambientale e paesaggistica (L: 0,117) Overall Inconsistency = ,22 (L: 0,889) Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe (L: 0,111)
Sentieri ,038 Rifugi ,268 Parchi e Beni Patrimonio ,104 Dolomitico Rischio Valanghe ,013 Beni Architettonici ,412 Beni Archeologici ,069 with respect to: ,035 SportPriorities Soft Goal Sport Hard ,025 >Qualità Piste da Sci ambientale e paesag... ,036
Parchi e Beni Patrimonio Dolom
Priority Graphs
,889 ,111
Rischio Valanghe Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Model Name: rifugi_riccardo de carlo archivista sat Synthesis: Summary Treeview
Qualità StoricaSynthesis Culturale (L: 0,480) with respect to: Goal Beni Architettonici (L: 0,857) Overall Inconsistency = ,22 Beni Archeologici (L: 0,143) Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Architettonici Priorities with respect to: Beni Archeologici Goal Sport Soft >Qualità Storica Culturale Sport Hard Piste da Sci Beni Architettonici Beni Archeologici Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
,038 ,268 ,104 ,013 ,412 ,069 ,035 ,025 ,036
Priority Graphs
,857 ,143
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal
141
Overall Inconsistency = ,22
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E Model Name: rifugi_riccardo de carlo archivista sat Treeview
Sport (L: 0,096) Sport Soft (L: 0,362) Sport Hard (L: 0,261) Piste da Sci (L: 0,377) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Sport
Sport Soft
,362 ,261
Sport Hard Piste da Sci Inconsistency = 1,17 with 0 missing judgments.
,377
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal Overall Inconsistency = ,22 Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Architettonici Beni Archeologici Sport Soft Sport Hard Piste da Sci
,038 ,268 ,104 ,013 ,412 ,069 ,035 ,025 ,036
â&#x20AC;&#x201A;142
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E Model Name: rifugi_presidente sat Treeview
Goal Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) (L: 0,402) Sentieri (L: 0,281) Rifugi (L: 0,719) Qualità ambientale e paesaggistica (L: 0,309) Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico (L: 0,545) Rischio Valanghe (L: 0,455) Qualità Storica Culturale (L: 0,218) Beni Archeo (L: 0,385) Beni Architettonici (L: 0,615) Sport (L: 0,072) Sport Soft (L: 0,294) Sport Hard (L: 0,147) Piste da Sci (L: 0,559) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal
Accessibilità e Ricettivita Qualità ambientale e paesaggis Qualità Storica Culturale Sport Inconsistency = 0,03 with 0 missing judgments.
,402 ,309 ,218 ,072
Model Name: rifugi_presidente sat Treeview
Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) (L: 0,402) Sentieri (L: 0,281) Rifugi (L: 0,719) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Accessibilità e Ricettivita
Sentieri Rifugi Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
,281 ,719
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal
143
Overall Inconsistency = ,03
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P Model COName: N rifugi_presidente E X P EsatR T C H O I C E Treeview
Qualità ambientale e paesaggistica (L: 0,309) Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico (L: 0,545) Rischio Valanghe (L: 0,455) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Qualità ambientale e paesag...
Parchi e Beni Patrimonio Dolom
,545 ,455
Rischio Valanghe Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Model Name: rifugi_presidente sat Synthesis: Summary Treeview
Synthesis with respect to:
Qualità Storica Culturale (L: 0,218) Goal Beni Archeo (L: 0,385) Overall Inconsistency = ,03 Beni Architettonici (L: 0,615) Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Archeo BeniPriorities Architettonici with respect to: Sport Soft Goal >Qualità Sport Hard Storica Culturale Piste da Sci
,113 ,289 ,168 ,140 ,084 ,134 ,021 ,011 ,040
Beni Archeo
Priority Graphs
,385 ,615
Beni Architettonici Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Model Name: rifugi_presidente sat Synthesis: Summary Treeview
Synthesis with respect to: Sport (L: 0,072) Goal Sport Soft (L: 0,294) Overall Inconsistency = ,03 Sport Hard (L: 0,147) Piste da Sci,113 (L: 0,559)
Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Archeo Beni Architettonici Sport Soft Priorities with respect to: Sport Goal Hard Piste da Sci >Sport
Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
,289 ,168 ,140 ,084 ,134 ,021 ,011 ,040
Priority Graphs
,294 ,147 ,559
Synthesis: Summary
144
Synthesis with respect to:
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E Model Name: rifugi_maestro di sci Treeview
Goal Sport Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) Sentieri Rifugi Qualità ambientale e paesaggistica Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Qualità Storica Culturale Beni Architettonici Beni Archeologici Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal
Sport
,098 ,291
Accessibilità e Ricettivita Qualità ambientale e paesaggis Qualità Storica Culturale Inconsistency = 0,14 with 0 missing judgments.
,124 ,487
Model Name: rifugi_maestro di sci Treeview
Accessibilità e Ricettivita (L: 1,000) (L: 0,291) Sentieri (L: 0,167) Rifugi (L: 0,833) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Accessibilità e Ricettivita
Sentieri
,167 ,833
Rifugi Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal Overall Inconsistency 145 = ,13 Sport Soft
,021
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E
Model Name: rifugi_maestro di sci Treeview
Qualità ambientale e paesaggistica (L: 0,124) Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico (L: 0,889) Rischio Valanghe (L: 0,111) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Qualità ambientale e paesag...
Parchi e Beni Patrimonio Dolom
,889 ,111
Rischio Valanghe Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Synthesis: Summary Model Name: rifugi_maestro di sci Treeview Synthesis with respect to: Goal
Qualità Storica Culturale (L: 0,487) Overall Inconsistency = ,13 Beni Architettonici (L: 0,543) ,021 Beni Archeologici (L: 0,457)
Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Priorities with respect to: Beni Architettonici Goal Beni Archeologici >Qualità Storica Culturale
,006 ,071 ,049 ,243 ,110 ,014 ,264 ,223
Beni Architettonici
Priority Graphs
,543 ,457
Beni Archeologici Inconsistency = 0,00 with 0 missing judgments.
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal Overall Inconsistency = ,13 Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Architettonici Beni Archeologici
,021 ,006 ,071 ,049 ,243 ,110 ,014 ,264 ,223
146
A L L E G AT I
A N A L I S I A H P CO N E X P E R T C H O I C E
Model Name: rifugi_maestro di sci Treeview
Sport (L: 0,098) Sport Soft (L: 0,214) Sport Hard (L: 0,060) Piste da Sci (L: 0,726) Priority Graphs
Priorities with respect to: Goal >Sport
Sport Soft
,214 ,060
Sport Hard Piste da Sci Inconsistency = 0,01 with 0 missing judgments.
,726
Synthesis: Summary
Synthesis with respect to: Goal Overall Inconsistency = ,13 Sport Soft Sport Hard Piste da Sci Sentieri Rifugi Parchi e Beni Patrimonio Dolomitico Rischio Valanghe Beni Architettonici Beni Archeologici
,021 ,006 ,071 ,049 ,243 ,110 ,014 ,264 ,223
â&#x20AC;&#x201A;147
A L L E G AT I
A N A L I S I CO N S O F T WA R E PA N PARETE ESTERNA
â&#x20AC;&#x201A;148
A L L E G AT I
A N A L I S I CO N S O F T WA R E PA N COPERTURA
â&#x20AC;&#x201A;149
A L L E G AT I
SCHEDE TECNICHE Vetro Produttore Pilkington
Luce 34%
49%
Energia 51%
31%
Descrizione Posizione
Prodotto
Processo
Vetro 1 Intercapedine 1 Vetro 2 Intercapedine 2 Vetro 3 Codice prodotto
Pilkington Optitherm S1 Argon (90%) Pilkington Optitherm S1 OW Argon (90%) Pilkington Optitherm S1 4S(1)-16Ar--16Ar-S(1)4
Ricotto
Spessore (nominale) mm
Peso kg/m2
4.0 16.0 6.0 16.0 4.0 46.0
35.00
Ricotto Ricotto
Prestazione Luce Trasmissione luminosa Riflessione esterna Riflessione interna
Indice di abbattimento acustico LT UV % RL esterno RL interno
49% 15% 34% 35%
Trasmittanza termica
Rw(C;Ctr) [dB]
NPD
Ug [W/m2K]
0.5
Ra
96
Energia Trasmissione energetica diretta Riflessione energetica Assorbimento energetico Fattore solare Coefficiente di shading, totale Coefficiente di shading, onde corte
TE RE AE FS
25% 51% 24% 31% 0.36 0.29
Codice prestazione U/TL/FS
0.5 / 49 / 31
Per alcune caratteristiche è riportata la sigla NPD. Questo significa che non viene dichiarata alcuna prestazione.
Pilkington Spectrum consente di combinare un'ampia gamma di prodotti commercializzati da Pilkington e di determinarne le principali caratteristiche, come ad esempio la trasmissione luminosa, il fattore solare e la trasmittanza termica. Il programma contiene alcune restrizioni per impedire l'elaborazione di vetrate non praticabili o insensate. Nonostante ciò, è possibile ottenere combinazioni che non sono disponibili dal vostro fornitore; verificate sempre con il fornitore che la vetrata ottenuta con Pilkington Spectrum sia producibile e disponibile secondo dimensioni e tempistiche richieste dal progetto. E' inoltre di fondamentale importanza verificare che la combinazione ottenuta soddisfi i requisiti locali, regionali, nazionali e specifici del progetto.
Calcoli effettuati in conformità alle norme EN 410 e EN 673/12898 Pilkington Spectrum Online Versione Italy:7.0.1
19/02/2017
15 0
A L L E G AT I
SCHEDE TECNICHE Inf isso in Legno Lamellare Sudtirol Fenster
1. Legni di conifera della zona: prima scelta, stagionati ed essicati, senza nodi
• Valore telaio e anta Uf =0,92 W/m²K • Valore vetro Ug = 0,6 W/m²K
2. Trattamento con sistema “a quattro mani” con verniciature ecologiche a base d’acqua per una protezione ottimale
• Trasmittanza termica totale Uw=0,73 • N.B. Calcoli eseguiti in base a f inestre di misura 1230 x 1480 mm
3. Guarnizioni di elastomeri termoplastici; sovrapposizione di 8 mm 4. Guarnizione aggiuntiva per una maggior protezione termo-acustica 5. Sgocciolatoio termicamente separato in poliammide nella zona calda 6. Triplice – vetro termoisolante (Ug = 0,6 W/m²K) il produttore certif ica la non condensa tra i vetri in caso di gelo. 7. Distanziatore vetro (warm edge) in acciaio rivestito con policarbonato
15 1
A L L E G AT I
A N A L I S I CO N S O F T WA R E C A S AC L I M A
Calcolo dell'energia primaria e delle emissioni di CO2 oggetto:
Rifugio Ciampedie Provincia Autonoma di Trento
Fabbisogno energia utile
Vigo di Fassa
Trento
termica
elettrica
termica
Riscaldamento
6.773
0
2.915
0
Raffrescamento
0
597
0
1.679
kWh/a
Acqua calda sanitaria
13
0
9
0
kWh/a
Illuminazione
0
184
0
213
kWh/a
Ausiliari elettrici
0
724
0
686
kWh/a
6.785
1.506
2.924
2.577
kWh/a
Qu= Fabbisogno energia primaria non rinnovabile
Vigo di Fassa
elettrica kWh/a
Trento
kWh/a
kWh/m²a
kWh/a
kWh/m²a
Riscaldamento
7.131
35,7
3.069
15,3
Raffrescamento
1.165
5,8
3.274
16,4
EPc
13
0,1
9
0,0
EPACS
Illuminazione
359
1,8
415
2,1
EPill
Ausiliari elettrici
1412
7,1
1.337
6,7
EPaux,el
10.080
50,4
8.104
40,5
Acqua calda sanitaria
QP= Indice di prestazione energetica per mq o mc di superficie netta
Vigo di Fassa
Indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (Epi)
19,0
Rendimento globale medio stagionale
confronto fonti energetiche fossili/rinnovabili
EPi
kWh/a
kWh/mc a
Vigo di Fassa
Trento
84,0%
73,4%
Vigo di Fassa
Trento
ɳg,h,w
fonti energetiche non rinnovabili
10.080
8.104
kWh/a
fonti energetiche rinnovabili
7.913
7.062
kWh/a
17.993
15.166
kWh/a
Tot= quota di energia rinnovabile per ACS
quota di energia rinnovabile totale
quota di energia rinnovabile per ACS fonti energetiche non rinnovabili
98% 2%
44% 56%
fonti energetiche rinnovabili
fabbisogno raffrescamento sensibile
Vigo di Fassa
98%
fonti energetiche non rinnovabili
quota di energia rinnovabile totale
44%
fonti energetiche rinnovabili
0
kWh/m²a
Verificato Emissioni di CO2
Vigo di Fassa
Trento
Riscaldamento
1.821
784
kg/a
Raffrescamento
386
1.086
kg/a kg/a
Acqua calda sanitaria
4
2
Illuminazione
119
138
kg/a
Ausiliari elettrici
469
444
kg/a
Produzione di energia elettrica
0
0
kg/a
Emissioni di CO2
2.799
2.454
kg/a
emissioni di CO2 riferite alla superfice netta riscaldata
13,0
12,0
kg/m²a
Classe di efficienza complessiva dell'edificio
13
Gold
kg CO2/m²a
Stampe ed esportazione Esporta Dati
15 2
A L L E G AT I
[kWh]
Fabbisogni energetici dell'edificio 3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Illuminazione
54
49
54
52
54
52
54
54
52
54
52
Dic. 54
Ausiliari elettrici
256
223
258
208
183
158
159
163
168
237
254
254
umidificazione
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Acqua calda sanitaria
64
57
61
57
57
53
48
48
54
59
59
63
Raffrescamento
490
371
513
889
968
975
1089
1028
1000
629
559
476
Riscaldamento
1.653
1.188
733
335
147
30
7
14
76
452
1.104
1.703
ProCasaclima 2015_Vers. 3.0_dacontinuare (version 1).xlsm 17/02/17 19:38 [kWh]
1 (1)
Fabbisogni termici involucro edilizio
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
gen
feb
mar
apr
may
jun
jul
aug
sep
oct
nov
dec
perdita di calore per trasmissione
2.282
1.820
1.614
1.157
1.418
1.028
857
928
1.174
1.204
1.700
2.157
perdita di calore per ventilazione
445
355
315
226
669
512
449
477
570
235
331
420
guadagni per carichi interni
893
806
893
864
893
864
893
893
864
893
864
893
guadagni solari
487
441
666
687
106
114
123
102
82
509
340
279
ProCasaclima 2015_Vers. 3.0_dacontinuare (version 1).xlsm 17/02/17 19:34
1 (1)
â&#x20AC;&#x201A;15 3
A L L E G AT I
COSTI DI INVESTIMENTO E COSTI PERIODICI O DI SOSTITUZIONE
[m] [m ] [N°]
Costo investimento (incl. tasse) [€]
10 40 10
260 350
0€ 0€ 10.400 € 3.500 €
160 250
30 35
4.800 € 8.750 € 0€
Finitura esterna
40
110
4.400 €
30
Isolamento
40
110
4.400 €
30
INVOLUCRO EDILIZIO
Descrizione
Costo specifico 2
[€/m] [€/m ] [€]
Pareti Struttura Finitura esterna Isolamento Finitura interna
Quantità 2
Ciclo di vita
10 40 30
Infissi Porte Finestre Schermature
30 30
Coperture Struttura
0€
Finitura interna
0€
Pavimenti Struttura
60
250
15.000 €
50
Isolamento
10
250
2.500 €
30
Ponti termici Correzione passiva
0€
Correzione attiva
0€
Adattamenti per impianti Camini
700
2
1.400 €
Scarichi
220
10
2.200 €
20
Cavedi tecnici
100
20
2.000 €
50
Locali per stoccaggio combustibile
2000
1
2.000 €
Locali
0€
Altri locali tecnologici
IMPIANTI Impianto di riscaldamento
0€ COSTI TOTALI PER L'ISOLAMENTO TERMICO
17.300 €
COSTI TOTALI PER GLI ALTRI ELEMENTI DI RISP. ENERGETICO
44.050 €
Descrizione
emissione
regolazione
Termostati Ambiente
distribuzione
Linee in multistrato coinbentate
accumulo
produzione
Allacci energetici
Impianto per acqua calda sanitaria
Caldaia a condensazione
Linea gas dal serbatoio
Descrizione
erogazione
Rubinetteria
regolazione
Termostato Acqua Calda
distribuzione
Tubazioni in multistrato
accumulo
Puffer
Costo specifico
Quantità
[€/m] [€/m2] [€]
[m] [m2] [N°]
Costo investimento (incl. tasse) [€]
0€ 0€ 0€ 0€ 300 4 1.200 € 0€ 0€ 0€ 30 200 6.000 € 0€ 0€ 0€ 0€ 0€ 0€ 0€ 2500 1 2.500 € 0€ 0€ 0€ 500 1 500 € COSTI TOTALI PER IL RISCALDAMENTO 10.200 € Costo investimento (incl. Costo specifico Quantità tasse) 100 18 1.800 € 0€ 0€ 0€ 500 1 500 € 0€ 0€ 0€ 30 200 6.000 € 0€ 0€ 0€ 2000 1 2.000 € 0€ 0€
Allacci energetici ProCasaclima 2015_Vers. 3.0_dacontinuare.xlsm 23/01/17 11:15
1000 1 COSTI TOTALI PER IL FOTOVOLTAICO COSTI TOTALI PER GLI IMPIANTI
15 4
1.000 € 8.000 € 43.500 €
Ciclo di vita
50
50
15
20
50
Ciclo di vita
50
1 (3)
A L L E G AT I
COSTI ANNUALI DI ESERCIZIO (eccetto costi per l'energia)
INVOLUCRO EDILIZIO
Descrizione
Manutenzione Ispezioni
Pareti
Pulizia
Infissi
Struttura Finitura esterna Isolamento Finitura interna
Pavimenti
Riparazioni preventive
Materiali di consumo
Costi aggiuntivi
Costo orario
300 €
10 h
30 €/h
200 € 200 €
3h 3h
30 €/h 30 €/h
500 €
10 h
30 €/h
300 €
10 h
30 €/h
Porte Finestre Schermature
Coperture
Manodopera Ore di lavoro
Struttura Finitura esterna Isolamento Finitura interna
Riparazioni
Assicurazioni
Tasse
1.000 €
1.000 €
1.000 €
1.000 €
Struttura Isolamento
Ponti termici
Correzione passiva Correzione attiva
Adattamenti per impianti
Camini Locali Scarichi Cavedi tecnici Locali per stoccaggio combustibile Altri locali tecnologici TOT
IMPIANTI
Impianto di riscaldamento
0€
800 €
700 €
Ispezioni
Pulizia
Riparazioni
Descrizione
0€
0€
36 h
Riparazioni preventive
Materiali di consumo
Ore di lavoro
Costo orario
4h
50 €/h
4h Ore di lavoro
Costo orario
2h
50 €/h
Manutenzione
Manodopera
Costi aggiuntivi Assicurazioni
Tasse
0€ Assicurazioni
0€ Tasse
emissione
regolazione
distribuzione
accumulo
produzione 400 €
300 €
Allacci energetici Impianto per acqua calda sanitaria erogazione
Descrizione
TOT
0€ Ispezioni
400 € Pulizia
0€ Riparazioni
300 € Riparazioni preventive
0€ Materiali di consumo
regolazione
distribuzione
accumulo
produzione
300 €
Allacci energetici Impianto di raffrescamento
emissione
Descrizione
TOT
0€ Ispezioni
0€ Pulizia
0€ Riparazioni
300 € Riparazioni preventive
0€ Materiali di consumo
2h Ore di lavoro
Costo orario
0€ Assicurazioni
0€ Tasse
TOT
0€ Ispezioni
0€ Pulizia
0€ Riparazioni
0€ Riparazioni preventive
0€ Materiali di consumo
0h Ore di lavoro
Costo orario
0€ Assicurazioni
0€ Tasse
4h
50 €/h
4h Ore di lavoro
Costo orario
0€ Assicurazioni
0€ Tasse
4h
50 €/h
4€ Ore di lavoro
50 € Costo orario
0€ Assicurazioni
0€ Tasse
regolazione
distribuzione
accumulo
produzione
Allacci energetici Impianto di ventilazione
emissione
Descrizione
regolazione
distribuzione
produzione
500 €
500 €
Allacci energetici Impianto solare termico
regolazione
Descrizione
TOT
0€ Ispezioni
500 € Pulizia
0€ Riparazioni
500 € Riparazioni preventive
0€ Materiali di consumo
distribuzione
accumulo
200 € produzione
impianto fotovoltaico
regolazione
Descrizione
TOT
0€ Ispezioni
200 € Pulizia
0€ Riparazioni
ProCasaclima 2015_Vers. 3.0_dacontinuare.xlsm 23/01/17 11:16
0€ Riparazioni preventive
0€ Materiali di consumo
1(2)
15 5
A L L E G AT I
G L O B A L CO S T
EN15459 - GLOBAL COST CALCULATION
Costi totali incluse le tasse al 1°anno
Tasso di incremento dei prezzi
Discount rate [Rd(p)]
Fattore di valore attuale [fpv(n)]
Costi totali per il proprietario
Costi totali per l'inquilino
1 - Costo dell'investimento iniziale - [Ci] Costi per l'involucro edilizio Isolamento termico
17.300 €
1,00
1,00
17.300 €
altri elementi di risparmio energetico Costi per gli impianti
44.050 €
1,00
1,00
44.050 €
Impianto di riscaldamento
10.200 €
1,00
1,00
10.200 €
Impianto per acqua calda sanitaria
11.300 €
1,00
1,00
11.300 €
0€
1,00
1,00
0€
Impianto di ventilazione Impianto solare termico
6.000 €
1,00
1,00
6.000 €
8.000 €
1,00
1,00
8.000 €
impianto fotovoltaico
8.000 €
1,00
1,00
8.000 €
Impianto di raffrescamento
Componenti con ciclo di vita di anni
10
0€
1,00
0,7794
0€
Componenti con ciclo di vita di anni
15
0€
1,00
0,6880
0€
Componenti con ciclo di vita di anni
20
0€
1,00
0,6074
0€
Componenti con ciclo di vita di anni
25
0€
1,00
0,5362
0€
Componenti con ciclo di vita di anni
30
0€
1,00
0,4734
0€
Valore dei componenti alla fine del periodo di calcolo - Anni
10
-59.610 €
1,00
0,7794
-46.457 €
3 - Costi di esercizio (eccetto costi per l'energia)
COSTI ANNUALI - Ca(i)
Costi annuali di manutenzione - Cm Ispezioni Pulizia Riparazioni Riparazioni per manutenzione preventiva
0€
1,00
0,7794
8,7411
0€
2.100 €
1,00
0,7794
8,7411
14.306 €
700 €
1,00
0,7794
8,7411
4.769 €
1.100 €
1,00
0,7794
8,7411
7.494 €
0€
1,00
0,7794
8,7411
0€
1.880 €
1,00
0,7794
8,7411
12.807 €
Assicurazioni
1.000 €
1,00
0,7794
8,7411
6.812 €
Tasse
1.000 €
1,00
0,7794
8,7411
6.812 € 0€
Materiali di consumo
COSTI DI ESERCIZIO - Cr
COSTI GLOBALI - CG(τ)
2 - Costi periodici o di sostituzione - Cp(i), Cr,i(j)
Costi annuali per la manodopera - Co Costi annuali aggiuntivi - Cad
Guadagni Produzione di elettricità on site
0€
0,7794
0,0000
Incentivi fiscali
0€
0,7794
0,0000
0€
Riscaldamento
928 €
1,29
0,7794
8,7411
8.139 €
Raffrescamento
62 €
1,27
0,7794
8,7411
532 €
Acqua calda sanitaria
311 €
1,28
0,7794
8,7411
2.706 €
83 €
1,27 1,27 fabbisogno raffrescamento sensibile - Qc,sens
0,7794
8,7411
717 €
0,7794
8,7411
2.597 €
Emissioni di CO2
energia primaria
4 - Costi per l'energia - Ce
Illuminazione Ausiliari elettrici
301 € fabbisogno di riscaldamento - Qh
breve descrizione
costi globali totali
Classe CasaClima
1st Solu$on 2nd Solu$on 3rd Solu$on 4th Solu$on 5th Solu$on 6th Solu$on 7th Solu$on 8th Solu$on 9th Solu$on 10th Solu$on
cos$ globali totali 1 $ 1 $ 1 $ 1 $ 0 $ 0 $ 0 $ 0 kWh/m²a
energia primaria 0 kWh/m²a
0 kWh/m²a
1 kWh/m²a
15 6
1 kWh/m²a
1 kWh/m²a
1 kWh/m²a
A L L E G AT I
C A L CO L O L CC LIFE CYCLE COST-LCC Rifugio Ciampedie COSTI di costruzione mq (slp)
quantità
Totale
costo parametrico
0
spese tecniche
8%
su costi costruzione
9.802
spese generali
2%
su costi costruzione
2.451 0
mc mq mc mq
0 0
0 0 0 0 7%
totale Impianti
mq
quantità 43.500
Energia
mq
Isolamento termico
mq
Costruzione
mq
0 0
costo effettivo costo parametrico
9.802 1
43.500
18.677
1
18.677
17.300
1
17.300
43.050
1
43.050
mq
0
Totale
122.527
TOTALE COSTI DI COSTRUZIONE
134.780
COSTI di fine vita Demolizioni e smaltimento
euro/mc
37800
50
TOTALE COSTI DI FINE VITA TOTALE COSTI RICAVI DI GESTIONE:
Totale annuo
RICAVI DA LOCAZIONE (canoni):
quantità
Affitto
mq mq mq 2,00% 4,50%
- Vacancy (sfitto + inesigibilità) Dismissione immobile
€/mq x anno
10.000
1 1 1 1
0
sui ricavi saggio di capitalizzaz.
Totale
10.000 0 0 -200 9.800
COSTI OPERATIVI: Spese per manutenzione ordinaria Accantonamento per manutenzione straordinaria Spese per manutenzione straordinaria Costi di gestione (property management) Assicurazioni IMU Imposta di registro
8,00% 1,00%
sui ricavi su costi costruzione
784 1.348
2,00% 0,03% 0,60% 0,50%
sui ricavi su valore catastale su valore catastale sui ricavi
196 18 363 49
IMPIANTI Riscaldamento + ACS Energia elettrica TOTALE FLUSSO ECONOMICO - CASH FLOW UNLEVERED: IRR (trim.) NPC
kWh/mq annuo kWh/mq annuo
20 20
0,18 0,2
217.260 241.400 460.070
annuo
saggio attualizzazione
3,00%
15 7
equival. di periodo
1,49% € 4.574.825,43
A L L E G AT I
ELENCO RIFUGI NEL TERRITORIO AD ALTO VALORE
Rifugi Alpini Risultato 34
Laghi di Colbricon
1929
E
35
Lago Nambino
1768
A
36
Malga di Andalo
1365
A
37
Malghette
1888
A
38
Maria
2946
E
39
Micheluzzi
1846
E
A
40
2043
A
2496
A
41
Monzoni "Torquato Taramelli" Negritella
1982
A
Baita Cuz
2164
E
42
Orso Bruno
2156
E
8
Baita Monzoni
1802
A
43
Paolina
2128
E
9
Baita Tonda - Martinella
1603
E
44
Passo San Nicolo'
2346
A
10
Berg Vagabunden Hutte
2537
A
45
Paul Preuss
2247
A
11
Boè
2871
A
46
Pian Fiacconi
2625
A
12
Buffaure
2054
A
47
Roda di Vael
2282
A
13
Campei
1466
A
48
Sandro Pertini
2284
A
14
Capanna Piz Fassa
3150
A
49
Sasso Piatto
2305
A
15
Capanna Punta Penia
3337
A
50
Selvata
1656
A
16
Casinei
1825
A
51
Sette Selle
1977
A
17
Catinaccio
1959
A
52
Solander
2052
E
18
Ciampedie'
1993
A
53
Stella Alpina
1968
A
19
Col Rodella
2483
A
54
Stella D'Italia
1536
E
20
Contrin
2016
A
55
Tobia del Giagher
2160
A
21
Croz dell' Altissimo
1441
A
56
Torre di Pisa
2676
A
22
Des Alpes
2396
E
57
A
2488
A
2244
A
24
Dodici Apostoli "Fratelli Garbari" Dos del Sabion
Tosa "Tommaso Pedrotti" Vaiolet
2500
23
2099
E
2405
A
25
Erdemolo
2005
A
26
1426
E
60
2098
A
61
Vallaccia
2195
A
27
F.F. Tuckett e Quintino Sella Forcella Pordoi
Val D'ambiez "Silvio Agostini" Val de Dona
2850
A
62
Velo della Madonna
2334
A
28
Fredarola
2382
E
63
Viel Dal Pan
2430
A
29
Friedrich August
2290
E
64
Viviani Pradalago
2084
E
30
Gardeccia
1950
A
31
Ghiacciaio Marmolada
2673
A
32
Giorgio Graffer "Al Grostè" La Montanara
2261
A
1512
E
2179
A
2
Maria e Alberto ai Brentei Al Passo Principe
2599
A
3
Albasini
1856
E
3
Alimonta
2588
A
4
1802
A
2060
6
Alpe Pozza "Vincenzo Lancia" Altissimo "Damiano Chiesa" Antermoia
7
1
5
33
58 59
Page 1 of 2
15 9
Page 2 of 2
Valutazioni integrate per sistemi territoriali complessi: il caso dei rifugi della Provincia di Trento