nuoto
Anno 1| numero 1
RYAN LOCHTE
«Per me conta solo nuotare e vincere»
GIOVANILE MASTER SALVAMENTO ACQUE LIBERE SOCIETA'
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EDITORIALE
di Walter Perosino Direttore responsabile Nuoto, solo nuoto. Un magazine che già nella cover indica senza mezzi termini la sua natura, cioè esaltare un gesto naturale come nuotare, ecco cosa è Solomagazine Nuoto. Il nostro compito sarà proprio quello di portare alla luce l'essenza di questo sport che per praticanti è tra i più diffusi del pianeta e lo faremo lasciando parlare i protagonisti, cercando di vivisezionarli con la curiosità di chi non si accontenta di frettolose interviste a bordo vasca. Ryan Lochte pensiamo sia già un bel biglietto da visita, ma non solo. Il nostro nuoto non sarà solo quello dei campioni più celebrati, ma anche di coloro che con entusiasmo vivono la loro gioventù e sognano un risultato di prestigio oppure di chi vuole superare i propri limiti a dispetto della carta d'identità.
E cercando di non scordare che esistono tante strade per cavalcare l'acqua, in particolar modo il mare che rappresenta per tutti una sfida perenne, attraverso la pratica del salvamento e dei cimenti in acque libere. Solomagazine Nuoto si ripromette di tenere ben acceso il cono di luce verso tutti coloro che non possono fare a meno del cloro, compresi insospettabili uomini o donne di spettacolo come, in questo numero di esordio, il comico Sergio Sgrilli. Cercheremo, comunque, di non perdere il contatto con la base e lo faremo attraverso due sezioni destinate a crescere nel tempo: uno dedicato alle nostre società, a quei centri di aggregazione e promozione dell'attività natatoria sparsi in ogni angolo del nostro Paese, e l'altro ai Comitati regionali ai quali, grazie alla preziosa collaborazione della Federazione, metteremo a disposizione questo webmagazine per portare in vetrina i propri campioni. Nuoto, solo nuoto, il nostro obiettivo è questo, parlarne e stuzzicare la curiosità e l'interesse di chi al nuoto ha consacrato le proprie passioni.
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Sommario
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in primo piano Ryan Lochte non vuole fermarsi fino a Rio 2016 di Alberto Dolfin
spazio azzurro Le frecce tricolori, giovani velocisti crescono di Luca De Matteis
giovanile
Flavio Bizzarri presenta i Campionati Giovanili primaverili
di Luca De Matteis
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Alessia Polieri e un pensiero fisso: i Mondiali di Shangai
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salvamento
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di Luca De Matteis
master
Chiara Pidello, la regina d'Egitto
di Luigi Nervo
la storia
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Dal campione al “novellino”
Ezio Della Savia e il ricordo di Brema
di Luigi Nervo e Andrea Ciccone
di Luigi Nervo
Francesco Giannetta, un drago di 94 anni di Luigi Nervo
acque libere
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Nuoto in acque libere, storia di passione Andrea Volpini svela il fascino delle maratone argentine
58 60 62 64
24 40 Direttore responsabile Walter Perosino Direttore amministrativo Monica Gini Redazione Corso Mediterraneo 67 Torino Fax 011 500008 info@solomagazine.it
i nostri collaboratori: Gianmario Bonzi, Andrea Ciccone, Federico Colbertaldo, Luca De Matteis, Alberto Dolfin, Luigi Nervo e la redazione di nuotoacquelibere.com
52 Contributo fotografico Archivio FIN, Francesco Alessandro Armillotta, Getty Images, Archivio Tuttosport Anno I, numero 1 marzo 2011 Autorizzazione del Tribunale di Torino n.ro 8/11 del 25 gennaio 2011
progetto grafico Simone Caltabiano e Claudia Rubiu Realizzazione grafica Claudia Rubiu / Talia Verlato solomagazine Nuoto è una produzione
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a cura della redazione di nuotoacquelibere.com
le nostre società Canottieri Napoli verso il centenario Montebelluna in alto con Dinic Imola Nuoto, la forza di un gruppo Tuatha Dè senza confini
fuori corsia
Il comico Sergio Sgrilli non rinuncia mai al cloro
di Gianmario Bonzi
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focus regioni Una finestra sull'attività nazionale attraverso i Comitati regionali
le nostre rubriche
The Scienzy's spot
di Federico Colbertaldo
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Al cuore del nuoto
di Andrea Ciccone
L'alligatore ha ancora fame 6
Ryan Lochte punta a fare incetta di medaglie all’Olimpiade di Londra e non ha intenzione di smettere almeno fino a Rio de Janeiro 2016 di Alberto Dolfin / foto Getty Images
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intervista Ryan Lochte e l’acqua sono una cosa sola. Probabilmente, al posto dell’alligatore tatuato sulla sua spalla destra ci sarebbe dovuto essere un anfibio, vista la doppia vita del nuotatore americano. Eppure, proprio vicino al rettile, campeggia una scritta in greco che significa “primo”, che ben giustifica la scelta e testimonia la fame di vittoria del campione nato il 3 agosto 1984 a Canandaigua, nello stato di New York.
intervista ı Ryan Lochte
«la gente dice che sono il migliore, questa è solo la loro opinione. Io mi sento sempre lo sfidante»
L’
alligatore sulla pelle del campione americano sottolinea anche l’inscindibile legame con l’Università della Florida, località da cui è partita la sua crescita sportiva e dove tuttora si allena, a Gainesville. Qui Ryan è cresciuto seguendo i consigli di papà Steve e mamma Ileana, assieme alle due sorelle maggiori ed i due fratelli minori. In Florida, ha poi conosciuto anche Gregg Troy, coach che lo ha trasformato da grande promessa delle piscine al numero uno del nuoto mondiale, come è stato riconosciuto dalla Fina nel 2010. Ma a Lochte non interessa la fama o il giudizio della gente, lui vuole soltanto vincere più gare possibili. Dentro di sé, il poliedrico ventiseienne sa benissimo che per farlo deve confrontarsi con un mito vivente quale Michael Phelps. Un atleta per cui Ryan nutre un profondo rispetto, ma non timore reverenziale, come ha dimostrato ai Giochi Panpacifici del 2010 quando per la prima volta lo ha battuto nei 200 misti. Già, i misti. La disciplina che meglio rappresenta la versatilità di Lochte, capace di lottare ad armi pari con i campioni di tutti e quattro gli stili e di affondarli con le sue stupefacenti fasi subacquee. Quest’estate, Lochte proverà a vincere più ori di tutti ai Mondiali di Shanghai. Ma la rassegna iridata non sarà altro che la prova generale in vista dell’Olimpiade di Londra 2012. D’altronde, la collezione di medaglie olimpiche dell’alligatore americano, che annovera già tre ori, un argento e due bronzi in due edizioni dei Giochi disputate, aspetta solamente di essere ulteriormente arricchita: tra Londra e Rio De Janeiro, le occasioni non mancheranno di certo.
Partiamo con qualcosa di semplice: come ha cominciato a nuotare? «Ho iniziato a otto anni. Mio padre era un allenatore di nuoto, quindi frequentavo già la piscina. E così è cominciato tutto». Perché ha scelto proprio il nuoto? «Penso che si tratti di un legame speciale tra me e l’acqua. Anche quando ho una brutta giornata, appena metto un piede in acqua, tutto il resto scompare, non ha più importanza. E come se fossimo solo io e l’acqua: mi sento a casa». Chi è stato il suo primo allenatore? «Mia madre sin da quando ero piccino. Poi, durante la mia crescita, sono stato seguito anche da mio padre». Qual è invece il suo rapporto con l’attuale coach, Gregg Troy? «Abbiamo davvero un bel rapporto. Lui per me è come se fosse un secondo padre. E’ sempre stato molto presente da quando ha cominciato ad allenarmi. Gregg è senza dubbio uno dei migliori allenatori al mondo». Come si struttura la settimana tipica di allenamento di Ryan Lochte? «La mia settimana di lavoro si divide in due parti. Il lunedì, mercoledì e venerdì sono più o meno simili: al mattino nuoto per due ore, dalle 6 alle 8, poi torno a casa, mi rilasso e mi preparo per gli allenamenti pomeridiani. Poi dall’1.30 alle 3.30 si torna in acqua per altre due ore di nuoto. A questo segue un’ora di esercizi come correre, salire e scendere i gradini dello stadio, palla medica ed altri esercizi fisici.
Martedì, giovedì e sabato, invece, abbiamo allenamento in piscina dalle 7.30 alle 10. Successivamente, ci dedichiamo per circa due ore al sollevamento pesi, prima di tornare in acqua». Passando ad un elemento tecnico: quanto ha lavorato sul suo dorso, dalla partenza alla subacquea, per diventare il numero uno al mondo? «In realtà non ci lavoro abbastanza quanto vorrei. Le uniche occasioni che ho per migliorare il mio scatto dal blocco sono gli allenamenti ed i meeting, competizioni che servono a preparare i grandi appuntamenti
come Mondiali e Olimpiadi. Questi sono praticamente i soli momenti in cui riesco a lavorare su questi elementi». In particolare, i suoi avversari invidiano la sua straordinaria subacquea. Il dorsista austriaco Markus Rogan, ad esempio, l’ha definita “fantascientifica”. E’ una dote naturale o qualcosa che ha sviluppato col tempo? «In realtà, ho sviluppato il mio colpo di gambe subacqueo quando ero al penultimo anno del college, tra i diciotto ed i diciannove anni. Ho lavorato molto sulla flessibilità delle mie anche. Grazie a questo, le mie gambe sono diventate ancora più potenti e quando facevamo esercizi specifici, riuscivo ad arrivare a calciarmi la schiena. E penso che ciò mi abbia aiutato moltissimo». Lei è un fantastico interprete dei misti. C’è però, tra i quattro stili, uno che predilige? «In realtà no, adoro tutti e quattro gli stili. Poi, quando sono tutti e quattro assieme, è
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davvero dura, ma è proprio questo che mi piace dei misti. Se però devo dire uno dei miei punti di forza, direi le frazioni a dorso e a rana nei misti». Che cosa ne pensa della decisione della Fina di tornare ai costumi in tessuto. E’ stato difficile per lei adeguarsi prima ai cosiddetti “costumi gommati” per poi tornare a quelli in tessuto? «Se devo dire la verità non è stata così dura per me. Non mi piaceva particolarmente indossare i costumi completi, non mi è mai piaciuto. Ho sempre pensato che quando indossavamo quel tipo di costume era come se stessimo imbrogliando. Trovavo sbagliato che il costume contasse più del nuotatore invece del contrario. Ed ora che non c’è più questo tipo di costume intero e che siamo tornati al pantaloncino per gli uomini, credo che sia una grande opportunità di vedere realmente quali siano i valori in campo. In quanto non mi è mai piaciuto particolarmente usare il costume intero, è come se adesso mi sentissi di nuovo a mio agio in questo sport».
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le frecce tricolori Sono agguerriti, giovani e velocissimi. Ecco come la 4x100 azzurra punterĂ in alto
di Luca De Matteis / foto Francesco Alessandro Armillotta
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The Scienzy's spot
rubrica di federico colbertaldo
Pellegrini in Francia, ecco come la penso
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orrei innanzitutto ringraziare la redazione intera di Solomagazine Nuoto per la fiducia nei miei confronti e come ovvia conseguenza anche tutti i lettori, che rendete possibile l’esistenza di questo progetto. A mio modo di vedere uno sport un po’ troppo trascurato dai media tradizionali come il nuoto, ha la necessità di espandere la propria visibilità attraverso tutte le possibilità che l’era digitale ci offre, e un e-magazine come questo rappresenta il modo più efficace per raggiungere il più vasto numero possibile di appassionati, che sono davvero parecchi! L’idea di questo mio spazio è nata sul new media per eccellenza, facebook, ed è proprio anche dall’utilizzo di canali come quest’ultimo che cercherò di trovare gli spunti necessari per esprimere un mio personalissimo punto di vista sull’argomento che di volta in volta stuzzicherà di più il mio interesse, cercando di mantenere sempre costante il collegamento con voi lettori affinché io possa anche sentire la vostra opinione, che ritengo fondamentale! A tal proposito intendo subito scusarmi se i primi risultati non saranno eccelsi, ma si tratta del mio primo contributo ad un magazine e probabilmente avrò bisogno di un po’ di tempo per aggiustare la mira. Dopo questa breve ma necessaria introduzione, è il caso di passare all’argomento della rubrica di questo mese: il trasferimento di Federica Pellegrini e Luca Marin (non dimentichiamolo) alla corte di Philippe Lucas. Gli aspetti da analizzare sono diversi e gran parte dei quali sono stati ampiamente dibattuti dalla grande comunità di appassionati che quotidianamente si ritrova nel forum di nuoto per eccellenza: www.corsia4.eu Innanzitutto, questo “abbandono” significa che i tecnici italiani non sono competenti? Semplicemente, Federica si è trovata in una condizione estrema-
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club, l’Aniene, o ad un ambiente strettamente federale, avrebbe di sicuro creato qualche malumore. Oltre a questo, visto tutto il clamore intorno alla vicenda, anche l’allenatore prescelto sarebbe stato investito da un interesse mediatico senza pari, cosa che non tutti sono disposti ad accettare. Federica oltre a ciò sentiva la necessità di allentare un po’ la pressione a cui era sottoposta in Italia e quindi, dopo un breve periodo di indecisione, la pista Lucas è sembrata perfetta: tecnico con base all’estero, abituato a grandi pressioni (in Francia è una star), abituato ad allenare caratteri forti (quasi tutti, e a ragione, lo ricordano per essere stato il tecnico storico della francese Laure Manaoudou) ma soprattutto un semi-dittatore. E’ bene chiarirlo, Lucas non indica la strada, la impone, e in questo particolare periodo della carriera di Federica questa è probabilmente la strada giusta. Ci sarà tempo per conoscersi ed apprezzarsi, ora bisogna solo ubbidire!
mente difficile, data l’inaspettata e prematura scomparsa di Alberto (chiamarlo per cognome non penso sia necessario) che probabilmente è stato il miglior allenatore italiano di sempre, non soltanto per i grandi successi ottenuti ma soprattutto per il suo carattere e per la posizione che aveva creato (C.T. è riduttivo) che lo rendevano insostituibile. In questa condizione lei ha cercato continuità con il passato, che era rappresentato da Stefano Morini, Moro per tutti, il vice-ct per anni accanto ad Alberto. Il Moro si è trovato a gestire una situazione complicata dato il carattere molto forte e orgoglioso di Federica, concedendo, a mio modo di vedere, a Federica ampi spazi, troppi
probabilmente, e questa situazione alla lunga ha portato ad un rapporto atletaallenatore non più subordinato, ma paritario. Nel nuoto questo non funziona. Tralasciando il burrascoso periodo di rottura, già ampiamente descritto dai giornali e sul quale preferisco sorvolare, pas-
siamo al passo successivo della vicenda: la scelta del nuovo allenatore. Bisogna innanzitutto chiarire che gran parte dei tecnici italiani sono tecnici societari e un’eventuale scelta di Federica di un tecnico non appartenente al suo
mai cambiato) nulla. Per quanto riguarda il settore femminile la differenza potrebbe, e dico potrebbe, riguardare la 4x200 donne, ma viste le esperienze precedenti e considerato che di fatto Federica si allena come e con gli uomini, la sua assenza dalle italiche vasche risulterà ininfluente alle altre atlete in lotta per un posto nella 4x200, che oltretutto essendo orfana della migliore Alessia Filippi, è decisamente meno competitiva del passato. Le prospettive di Federica rimangono invariate? Difficile a dirsi, io come amico e come tifoso (da sempre) di Federica credo di si, ma tutto è nelle sue mani.
Questa scelta esterofila rappresenta uno smacco per il nostro nuoto? Non credo, moltissimi dei più grandi nuotatori mon-
Concludendo, ritengo che tutto sommato questa vicenda possa essere positiva un po’ per tutti (tranne che per le casse federali) e non ci resta quindi che attendere i primi riscontri cronometrici* per capire come sta procedendo l’avventura di Federica e Luca in quel di Parigi, ovviamente con un occhio in vista dei Campionati Mondiali di Shanghai. Detto, considerato e sentenziato ciò, posso dire che questo mio primo intervento è giunto al termine. Se ho tralasciato qualche aspetto non
diali si allenano in Paesi diversi da quello di origine, ed è giusto che anche i nuotatori si aprano un po’ a quello che il mondo ha da offrire. L’assenza di Federica in Italia rallenterà la crescita del nuoto italiano? Onestamente credo che per il settore maschile non cambierà (e non è
preoccupatevi, nel caso rimedierò presto. A questo punto non mi resta che salutarvi e… al prossimo numero! * neanche il tempo di pubblicare l'articolo e Federica ha stabilito il primo primato italiano dell'era post-costumoni, che dire... complimenti!
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Questi giovani sono giĂ grandi
Al via a Riccione i Campionati Giovanili primaverili L'acqua avrĂ tinte dorate grazie a Flavio Bizzarri di Luca De Matteis
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Pidello regina d'Egitto
La portacolori dei Vigili del Fuoco Salza di Torino è passata al salvamento da quattro anni ed ha chiuso il 2010 con due record del mondo e il trionfo nella German Cup di Luigi Nervo – foto di Francesco Alessandro Armillotta
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Nuoto in acque libere
storia di passione
Dal 1975 ad oggi, Franco Lo Cascio racconta come si è evoluto un movimento in continua crescita Partenza della Coppa Byron 2010 (gentile concessione di Sergio Gennari)
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