Bollettino di SOS scuola n. 11 A.s. 2015/2016 Tomo II
ITE “V. Cosentino”
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Finito di stampare: dicembre 2016
Impaginazione a cura di Chiara Marra
Bollettino di SOS scuola n. 11 A.s. 2015/2016 Tomo II
ITE “V. Cosentino”
Indice Sistemi informativi aziendali, basi di dati e informatica al “Cosentino” di Rende p. 1 Partoriranno le montagne (e nascerà un topolino). Presentazione del libro di Pino Caminiti 5 Viviamo una relazione sana con noi stessi, con il creato, col prossimo 11 Inaugurato il laboratorio di Sistemi Informativi Aziendali al “Cosentino” 13 Elogio dell’impegno. La comunità del “Cosentino” incontra Giovanni Tocci 17 Esperienze a confronto dalla trincea... 24 Gita nel parco di Montalto Uffugo 34 Joomla!Calabria: una proposta innovativa... 37 Nomadelfia, un esperimento luminoso mentre l’umanità brancola 39 Sos scuola sulle tracce della cultura bizantina: Rossano, il Codex Purpureus, il Patire 42 Il lavoro e l’esperienza umana nell’era dei Sistemi informativi digitali 49 Il Tecnico dei Sistemi Informativi ed Economico-aziendali al posto del ragioniere Il tecnico esperto dei Sistemi Informativi Aziendali, al posto del ragioniere, nel XXI secolo 61 Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino” 65 Profilo del tecnico economico esperto dei sistemi informativi aziendali 78 Profilo del tecnico esperto dei sistemi informativi aziendali arricchito con i contenuti delle discipline 82 Curricolo verticale sintetico del tecnico dei SIA 89 Proposte di accompagnamento del progetto di riforma del “Cosentino” 94
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Sistemi informativi aziendali, basi di dati e informatica al “Cosentino” di Rende Progetto di arricchimento dell‟offerta formativa e sperimentazione innovativa dei contenuti e delle metodologie per esplorare i SIA (di Tommaso Cariati)
Il presente progetto pilota si pone in linea con quanto previsto dal documento sulla “promozione dello sviluppo del Cosentino” presentato da Tommaso Cariati alla fine di maggio 2015. Si tratta di un progetto didattico e di ricerca che coinvolge una dozzina di professionisti e studiosi del settore dei SIA e si rivolge a studenti della III A SIA e della IV B SIA interessati all‟argomento (estensibile ad altre classi fino a un massimo di una ventina di studenti). Le attività si svolgeranno di norma di giovedì dalle 13:30 alle 15:30, da giovedì 11 febbraio al 20 maggio 2016, per un totale di 25 ore di attività a scuola. Il professore T. Cariati, ideatore del progetto, coordinatore delle attività, svolgerà il ruolo di tutor per tutta la durata delle attività (venticinque ore). Il “manifesto” con il quale professionisti e studiosi sono stati invitati è il seguente. Possibili contenuti del corso 1) Sistemi informatici 2) Sistemi informativi 3) Sistemi informativi e organizzazione aziendale 4) Sistemi informativi, decisioni, DSS, sistemi esperti, intelligenza artificiale 5) Analisi dei requisiti e riprogettazione organizzativa (BPR, WFMS, DATA WAREHOUSE ecc.) 6) Sistemi informativi, database, DBMS 7) Progettazione concettuale di database e modello Entity/Relationship 8) Modello relazionale, AR, QBE e SQL 9) Basi di dati e DBMS: ACCESS, MYSQL, ORACLE 10) Analisi dei requisiti e specifiche di un sistema. La progettazione delle funzioni. Ciclo di vita, prototipizzazione e metodologie di analisi (BSP, ISAC, DFD, UML, AGILE) 11) Sistemi informativi, linguaggi e Software engineering (Qualità, Costi, Modularizzazione, paradigma Object Oriented) 12) Sistemi informativi, sistemi web, sistemi per l‟e-commerce 13) Costo e qualità dei SIA e dei sistemi software: evoluzione, manutenzione, tuning 14) Sistemi ERP e CRM: Data Mining
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15) Sistemi informativi, nuovi business e nuove forme di organizzazione: a rete, snella, virtuale Manifesto e risposte: il programma Al manifesto hanno aderito una dozzina di professionisti e ricercatori del settore dei SIA, disponibili a tenere ciascuno un seminario laboratoriale di due ore, di norma a titolo gratuito. Il programma è il seguente. Tommaso Cariati (Docente di informatica, direttore del corso), Introduzione ai SIA: il territorio, il baricentro, i confini, gli studiosi, la storia, il rapporto con la tecnologia Massimo Gelli (Ingegnere coordinatore area Sia R-Accogliere, Rende), Il sistema informativo di R-Accogliere Nicola Frega (Ricercatore e docente Unical DIMEG, area ingegneria gestionale, applicazioni tecnologie digitali alla gestione aziendale), L’impatto delle nuove tecnologie digitali sui SIA. Un caso: come funziona il commercio elettronico dietro le quinte? Giuseppe Greco (Dottore in Scienze Politiche, freelance, Montalto, collaboratore ARTEMAT, Unical), Project management e strumenti software per la gestione di progetti SIA Matteo Moccia (Dottore commercialista titolare studio omonimo, Quattromiglia di Rende), S.I. dello studio del commercialista-consulente aziendale, e i sistemi telematici di collegamento con le diverse agenzie Guido Daniele Attanasi (Ingegnere junior ingegneria gestionale, Rose, cultore Sistemi organizzativi e Sia), I SIA tra le variabili del sistema organizzativo e la sua riprogettazione: BPR, Workflow e nuove forme di organizzazione Biagio Cetraro (Ingegnere e imprenditore, titolare Cetraro Costruzioni, Rende), I sistemi informativi, il software e le tecnologie digitali per lo studio di ingegneria e per l’impresa edile Pamela Gallo (Ingegnera collaboratrice Hydrasolutions, Rende), Unicontact: piattaforma di comunicazione istantanea multicanale Maurizio Corasiniti (Dott. in Scienza dell‟informazione, professionista del settore Sia, freelance, Rende), SIA e Software Engineering: ciclo di vita, metodologie di progettazione, strumenti di supporto Gianni La Boccetta (Ingegnere e professionista del settore Sia, collaboratore DLV System, Unical), Tecniche di integrazione dati a supporto dei DSS - Un tool di ETL (Extraction, Transformation and Loading) open source: Pentaho Data Integration Mario Longo (Ingegnere e professionista del settore Sia, DOXEE SpA, Emilia Romagna), Il paradigma ITIL (Information Technology Infrastructure Library) approfondimenti sul processo di Incident Management e una sua possibile implementazione nei processi aziendali 2
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Enrico Vena (Ingegnere, professionista del settore Sia, progettista e coordinatore di progetti Sia, Rende, fondatore Pluribit, collaboratore Sirfin), Due casi di progetti SIA Personale dell‟IIS “Cosentino (Professionisti dell‟amministrazione scolasticaaree dirigenza, segreteria, amministrazione), I Sistemi informativi nella scuola e nei rapporti con il Ministero della pubblica istruzione Piercarlo Maggiolini (Docente Politecnico di Milano, uno dei primi esperti italiani dei Sistemi informativi aziendali, autore di libri e saggi relativi ai Sia), Lectio magistralis conclusiva sui SIA Metodologia e prodotti Le lezioni saranno attive, laboratoriali, portate avanti anche con la tecnica della flipped classroom e con pillole di Clil, e si concluderanno con una serie di project work di gruppo che produrranno ebook e ipertesti sugli argomenti del corso. Se tra i professionisti che interverranno si troverà qualcuno interessato a impegnarsi oltre la propria lezione, si potrà realizzare con un team di tre o quattro studenti il prototipo di un database-cruscotto informativo sul tessuto delle aziende dei comuni di Rende e Cosenza. I prodotti saranno messi a disposizione della comunità scolastica attraverso i siti web www.sos-scuola.it o www.iisrende.gov.it e proposti a livello curricolare nell‟anno scolastico 2016/2017 nel potenziamento di informatica-SIA, per un‟ora aggiuntiva alla settimana, in tutte le classi III, IV, V SIA. Rende, 8 febbraio 2016 Prof. Tommaso Cariati
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AL DIRIGENTE SCOLASTICO IIS ITE “Cosentino” RENDE Oggetto: rimodulazione del programma del corso sperimentale di Sistemi informativi aziendali Gentile Dirigente, le lezioni programmate nel corso sperimentale di Sistemi informativi aziendali sono state realizzate tutte con buon successo fino al 31 marzo. Dopo l‟interruzione di questi giorni propongo di rimodulare il programma secondo la tabella allegata, dalla quale si nota che due lezioni sono state spostate al martedì mattina dalle 11.20 alle 13.20, due al sabato mattina dalle 10.20 alle 12.20, una al giovedì mattina, mentre una, mantenendo l‟orario, è passata dal 7 al 14 aprile. In questo modo il 14 aprile in concomitanza con la conclusione del progetto Joomla! terminano le lezioni dalle 13.30 alle 15.30. La proposta di effettuare queste lezioni conclusive in orario scolastico è motivata dall‟opportunità di coinvolgere un‟utenza più ampia possibile in un percorso formativo altamente professionalizzante, e, allo stesso tempo, rendere veramente visibile a tutta la comunità scolastica le potenzialità offerte dalle tecnologie informatiche applicate alla gestione delle attività economico-aziendali nella information and global society. In effetti, di pomeriggio gli studenti interessati hanno incontrato difficoltà crescenti, fino al punto che, mancando i sei studenti della III A Sia, in quanto impegnati da un paio di settimane nell‟alternanza scuola-lavoro, si arriverebbe a un numero veramente esiguo di presenti. Pertanto, le lezioni conclusive saranno rivolte agli studenti delle classi nelle quali nei mesi scorsi abbiamo riscontrato interesse per il percorso e adesione alle iniziative: quelli della IV B Sia, quelli della V B Sia e i sei studenti della III A Sia. La lezione di giovedì 12 maggio si configura invece come una “lezione sul campo”: nell‟arco di quattro ore, gli studenti segnalati sopra si recheranno a gruppi di cinque o sei per una trentina di minuti ciascuno a “studiare” le nuove modalità e procedure di lavoro adottate grazie ai nuovi sistemi informativi presso gli uffici di segreteria, l‟amministrazione, la presidenza della nostra scuola. Distinti saluti Tommaso Cariati Rende, 11 aprile 2016
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Partoriranno le montagne (e nascerà un topolino). Presentazione del libro di Pino Caminiti (via Serre 10, Castiglione Cosentino - appunti di Tommaso Cariati, 27 febbraio 2916)
Tommaso: benvenuti a casa Cariati per questo incontro. Ci siamo riuniti, come abbiamo scritto nell‟invito, per parlare di cultura, scuola, società a partire dal libro di Pino Caminiti Partoriranno le montagne (e nascerà un topolino). Questo libro che ho in mano, come vedete, è molto bello, a partire dalla veste editoriale. Il libro mostra un veste grafica tanto curata quanto è curata la scrittura al suo interno. Ma procediamo con ordine. Pino Caminiti, che vedete alla mia sinistra, è calabrese di Reggio, ma vive a Fuscaldo, sulla costa tirrenica. Ha insegnato italiano e latino nei licei per tanti anni, dopo la laurea in lettere classiche. Alcuni anni fa è fuggito dalla scuola, amareggiato, dopo una vita dedicata alla causa. Ha pubblicato alcune raccolte di poesie, ed è autore di saggi e testi in prosa. Questo delizioso volumetto è stato pubblicato dall‟editore Philobiblon di Imperia, come il precedente Le nobiltà incontaminate su Foscolo, Manzoni e Leopardi. Frequento Pino Caminiti da una trentina d‟anni e siamo amici. Ci unisce l‟interesse per la cultura e la letteratura, infatti ci siamo incontrati in un‟occasione in cui si presentava un libro, anche se partiamo da punti di vista differenti e siamo molto diversi. In tutti questi anni abbiamo avuto uno scambio molto fecondo, che mi ha arricchito molto, in particolare dal tempo in cui, a casa mia nel centro storico di Castiglione Cosentino, piazza Roma 2, animavo un cenacolo denominato “Laboratorio orgonolico”: gli incontri terminavano con le pennette all‟arrabbiata e un bicchiere di vino. Il volumetto di Pino di cui ci occupiamo questa sera consta di due parti, come leggiamo nella nota sull‟aletta di copertina. La prima raccoglie una serie di testi di vario genere, considerazioni sulla scuola, sulla società e sulla poesia. La seconda parte raccoglie pagine di saggi o presentazioni su autori calabresi. Le due parti sono “accomunate dalla medesima visione della letteratura e della storia e dalla stessa lontananza rispetto a ogni forma di mistificazione”. Il titolo, Partoriranno le montagne (e nascerà un topolino) “è la traduzione quasi testuale di un verso di Orazio e intende conservarne, si legge sull‟aletta di copertina, pressoché intatta, l‟ironia”. Di questa ironia, ne sono sicuro, siete curiosi di sentir parlare nel corso della serata. Intanto vi offro alcuni assaggi del libro. Leggo a pag. 13, “Disse Sandro Penna a proposito dei poeti: „Scrivono tutti, l‟importante è andare a capo ogni tanto‟. Nulla di più vero: poi ci pensano i critici – quasi sempre in malafede – a convincere molti autori di versi che sono ormai nel Parnaso”. Avvertite l‟ironia? 5
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Secondo assaggio, nella pagina seguente. “Qualche anno fa, durante un suo soggiorno in Italia, Arthur Miller rilasciò una simpatica intervista. Gli venne tra l‟altro richiesta una definizione dell‟amore, e il grande drammaturgo rispose subito: „Non so, non me ne intendo; però, di recente, ho fatto dei progressi in falegnameria‟. Pienamente, commenta Caminiti, amaramente d‟accordo. Peccato comunque che non tutti, per quanto si sforzino, possano aspirare a diventare bravi artigiani”. Si sente l‟ironia, e si apprezza la scrittura, precisa e lapidaria. Il terzo assaggio riguarda la scuola, a pag. 25; qui all‟inizio non c‟è ironia, solo rabbia e amarezza, ma l‟ironia, o forse il sarcasmo, rispunta nella chiusa. “Quanto sta accadendo nel mondo della scuola è certo il riflesso di una società malata, gravemente malata. Ma questa è una verità parziale e non basta a giustificare lo spettacolo oggi offerto dagli addetti ai lavori. All‟interno della scuola è infatti crollata una regola che ha attraversato i secoli senza essere scalfita da crisi di valori o da turbinii sociali; una regola mai scritta, e tuttavia da sempre struttura portante di ciò che fu – pure con limiti evidenti – luogo di formazione ed è ora ridotto a un immane circo equestre. Il riferimento va al rispetto verso il docente degno di tale nome, verso la figura tradizionale del „maestro‟: assediato dalla banalità, impegnato a difendere soltanto il proprio decoro, obbligato in certi casi a misurarsi con colleghi e dirigenti improponibili anche nel terzo mondo, egli non è più „centrale‟. La „centralità‟, a detta dei pedagogisti, deve riservarsi ad altri soggetti, perlopiù espressi in sigle (il Pei, l‟Idei e il recentissimo, fonosimbolico Pof [oggi Ptof, aggiungiamo noi]). Ma i pedagogisti rinnovano di continuo il lessico, senza mutare la vacuità delle loro dissertazioni”. Pino: so che alcuni mi trovano esigente. Non ho timore a definirmi “aristocratico”. Vi confido che quando ero adolescente, studiando i classici, ho intuito alcune verità che sono rimaste capisaldi per tutta la vita. Oggi mi pare che non ho nulla da aggiungere a quello che avevo intuito allora, e che ho riversato in questo libretto. Purtroppo però nella società sono crollate delle regole fondamentali, questa è una novità. Faccio un esempio: sono nato e cresciuto in un ambiente in cui chi era capo e chi svolgeva un ruolo nella società, in genere era competente e degno di rispetto. Oggi non è più così, né nella scuola né altrove. La crisi che ha colpito la società non sembra esaurirsi. Il mio auspicio è che la crisi si identifichi con il kairos, il momento favorevole. Infatti, sul piano personale è la crisi che ci permette di scoprire chi siamo. L‟ironia di Sandro Penna è semplicemente confermata dal fatto che forse ci sono più autori di versi che lettori. Ancora una volta ci troviamo di fronte a gente incompetente che si propone di svolgere un ruolo che non le appartiene. Sull‟amore, citato a proposito di Arthur Miller, riporto quello che mi rispose mio padre, uomo saggio, alla domanda: “Perché se una donna lascia un uomo e va con 6
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un altro è considerata una prostituta, mentre, a parti rovesciate, l‟uomo viene considerato un playboy?”. Rispose: “È nella natura delle cose”. Capite la mentalità? Io auguro a una giovane coppia di coniugi, come per esempio Elvira e Mimmo, di dedicarsi attenzione e tenerezza l‟un l‟altra, tutta la vita. Così come auguro ogni bene a Gaelle e Giuseppe, sperando di provare qualche emozione guardando la loro tenerezza. Peppino: Pino è aristocratico ma non lo dà a vedere. Se la vita è viaggio, due sposi, due coniugi sono congiunti e aggiogati in questo viaggio, ma vivono anche la stessa sorte. Si dice anche “consorte”, infatti. Però è necessario recuperare la dimensione del gioco nel viaggio della vita di una coppia, altrimenti tutto diventa pesante e grigio. Io stasera sono felice di avervi ritrovato dopo tanti anni. Alfio: questo libretto contiene vino buono. Certamente è frutto di una riflessione che parte da lontano, forse anche di una crisi personale. Se uno si rende conto di essere in crisi è già sulla via della salvezza. Il discorso di Pino non riguarda però solo la crisi sul piano personale, ma anche quella sociale. La storia europea ha conosciuto momenti di grande discontinuità, ma ha sempre trovato una nuova via. Nel guado in cui ci troviamo non dobbiamo avere paura, non dobbiamo essere pessimisti: troveremo anche questa volta una via d‟uscita. Ernesto: penso che le dissonanze pongano l‟eterna domanda: “Che senso ha la vita?”, “Quale significato do al mio esistere?”. Penso che coloro che credono che tutto finisca nel nulla si allontanino dal dato più importante dell‟umano, la responsabilità. Già Kant mise in evidenza che c‟è qualcosa nella vita dell‟uomo che sfugge alla ragione. Oggi si verificano fenomeni che devono spingerci a porci seriamente la domanda: siamo ancora umani in mezzo a tutto l‟individualismo che ci circonda? Riusciamo a frenare il male, delle guerre, delle tratte delle schiave o dei migranti, in modo tale che possiamo sperare in un recupero di umanità? Altrimenti il nichilismo impera. Pino: vi propongo la lettura del brano a pag. 28. “S‟ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo. „La storia non è magistra / di niente che ci riguardi‟, dice Montale. „La storia siamo noi, nessuno si tiri indietro‟, dice il cantautore. La disputa sull‟argomento è antica e tutti, prima o poi, siamo chiamati a pronunciarci, alla stregua di quanto accadeva con la „scommessa‟ di Pascal sull‟esistenza di Dio. […] La Storia, in ogni caso, è fatta e disfatta dall‟economia e/o dalla politica, quella degli statisti che hanno ben assimilato l‟amaro pragmatismo del Principe e volano beffardi sui progetti di tutti noi. L‟altra storia, quella con la „s‟ minuscola, è prossima alla cronaca e scorre monotona e greve, estranea a ogni grandezza tragica: essa è infatti gestita da politici piccoli piccoli 7
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che però, come usano fare i furbi privi di intelligenza, hanno occupato tutti gli spazi di tutti i territori”. Mimmo: testimonio il piacere di essere qui stasera. Pino sembra invitarci a contemplare quello che siamo stati, non per disperare, ma per poter andare avanti. Spesso diamo la colpa ai giovani e alle nuove generazioni, se le cose non vanno. Ma i giovani sono responsabili fino a un certo punto, perché le generazioni sono concatenate. Non sono d‟accordo con coloro che dicono che ciò che è stato non potrà più essere recuperato. Le giovani generazioni devono recuperare quei valori umani alti del passato per poter garantire un futuro all‟umanità. Bisogna costruire il futuro su basi solide, non sulle sabbie mobili. Pino: noi cerchiamo sempre nuove risposte, ma ribadisco che quando avevo quindici o sedici anni ho intuito verità immutabili che ho trovato confermate nella vita adulta. I greci avevano detto tutto. Leggiamo per esempio a pag. 20. “Gli autori sono per definizione coloro che „aumentano‟ sapienza e cultura in chi li legge. Oggi non ve ne sono molti capaci di far lievitare in modo significativo il patrimonio classico. Almeno per quel che attiene al soccorso che ciascuno di noi si aspetta nella fatica più importante, quella di vivere”. Capite? Se guardate la cura del libro, vi accorgete che ogni parola e ogni virgola sono frutto di attenzione e sofferenza. Ma tanti autori come scrivono? Consideriamo il grande Eco. Egli ci ha lasciato, di originale, solo il concetto di „opera aperta‟, il resto della sua opera è costruzione fatta con abilità da un uomo di grande erudizione. Ritornando alle mie intuizioni riguardanti verità immutabili, a diciotto anni ho intuito che il nocciolo della teologia si poteva cogliere a partire dal Cristo e dal vangelo. A che cosa serve discettare da eruditi? Rosa: la domanda posta esplicitamente da Ernesto è difficile. Nella storia ci sono corsi e ricorsi. Forse da 2.500 anni si ripete ciò che è stato scoperto allora, degradandoci talvolta al livello degli animali. Io, per esempio, mi chiedo come sia possibile che non reagiamo energicamente di fronte alle morti che si verificano nel Mediterraneo. Purtroppo c‟è una grande assuefazione sostenuta dal nostro individualismo. Però io credo che continueremo a vivere senza comprendere troppo il senso della vita. Ma forse, come ha detto il padre di Pino a proposito degli uomini e delle donne, è inevitabile, è nella natura delle cose. Alfio, prendendo la chitarra, dice: vi offro un canto. Visto che sei di Reggio, propongo un canto grecanico. Suona e canta, e noi con lui, nelle parti che si intuiscono. Franco: alla presenza di scelti amici, dico a Pino, appassionato oraziano, che Orazio ci ha insegnato che le opere non possono essere ridotte a un vacuo dilet8
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tare e insegnare, e Pino nelle opere che ha scritto ha coniugato le due dimensioni. Si scrive anche per il piacere che si vuole regalare a chi ci legge, bastano pochi lettori come siamo qui stasera. Nei giorni scorsi ho presentato il libro di un mio ex studente, al quale sembra siamo riusciti a trasmettere la passione per le lettere e per la cultura alta. Io ringrazio Pino anche perché ha dedicato una pagina del suo libro al sottoscritto. Biagio: da giovane avevo una grande passione per le lettere, poi mi sono dedicato interamente al lavoro. Stasera dopo tanto tempo ho il piacere di partecipare a una conversazione che mi riporta al tempo dell‟università, quando con Tommaso dialogavamo fino a tarda ora. Io fin da giovane, per riprendere le domande fondamentali che sono state enunciate, ho sempre creduto che la prima cosa da salvaguardare sia la Terra, la natura, l‟ecosistema, in modo che il mondo non sia in balia del business selvaggio. La seconda cosa da salvaguardare è il rapporto con Dio e con gli altri. Ricordo spesso il detto “ama gli altri come te stesso”. Se amiamo gli altri, Dio e la Terra, non dobbiamo essere pessimisti; come dice Alfio, troveremo una nuova via. Gianni: purtroppo osservo che gli interventi “dotti” portano a esposizioni che rimangono a compartimenti stagni. Gaelle: il libro è molto curato ed è per questo un piacere leggerlo. Leggendolo ho avvertito disagio perché la crisi di cui si parla mi riguarda, avendo anche frequentato il classico. Io però non sono pessimista. Mi dispiace di non dare forse a Pino quell‟emozione che cerca. Io mi ricordo spesso della massima di Sant‟Agostino, ama e fai quello che vuoi. Pino: invece, l‟emozione me l‟hai data; me l‟hai data con quello che sei, con quello che sei stata negli anni, da quando eri bambina. Vedere quanta strada si è fatta da quel tempo è una bella emozione. Giuseppe: ho letto il libro ma non ci ho riflettuto troppo. Condivido con Gaelle l‟ottimismo per il futuro del mondo, il quale non è migliore o peggiore di come sia stato in passato. Penso che la salvezza si possa conquistare sul piano personale, gli altri sono tanti compagni di viaggio. Pino: a proposito di emozioni: questa è altra musica per le mie orecchie. Giuseppe, tu stai dicendo che, come dicevamo l‟anno scorso con G. Limone, la persona è protagonista, non le masse. Ecco perché io dico “aristocratico”. Lo dico perché la persona degna di questo nome, di spessore umano, ha esigenze spirituali che può soddisfare se ha la fortuna di crescere anche in umanità, nelle sue 9
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esigenze spirituali. Scavando e vivendo si scopre che, come ha detto anche Ernesto, senza una fede in qualcosa c‟è il nulla. Chiara: vi propongo di leggere, a pag. 111, un breve brano in un testo che Pino ha scritto su un libro di Tommaso, perché mi sembra particolarmente coerente con quello che stiamo dicendo. “‟Il sapere non è la saggezza, la saggezza non è la sapienza‟. Confesso la mia sorpresa: ho la sensazione che il distinguo sia troppo ardito, non sorretto da ragioni etimologiche o semantiche, ovvero dall‟uso letterario dei due termini. Poi, alla fine della lettura, e scorrendo a ritroso le pagine del libro, comprendo che l‟ideale di „saggezza‟ di cui si parla è il più elementare, in quanto il più umile, che si possa concepire. Esso coincide con la verità del Vangelo, che esime l‟autore dal professare ideologie di sorta e gli consente di osservare e meditare nella condizione della libertà vera, che si carica di tensione civile ed etica, non di facili moralismi o di integrismi religiosi”. Pino: per concludere, a questo punto, vi propongo di leggere il testo a pag. 45. “Da qualche tempo penso che la preghiera più meritoria sgorghi dal „deserto‟ dell‟anima, dove non c‟è posto per la gioia, ma neanche per la consolazione o per qualcosa che assomigli a un parziale risarcimento del dolore. Che piacevole sorpresa, perciò, apprendere delle lettere di Teresa di Calcutta, scritte per anni col cuore straziato dal „silenzio di Dio‟, che è lontananza, forse assenza e significa, appunto, deserto dell‟anima! […] Teresa è una di noi, irraggiungibile sì, ma non inimitabile; vertiginosamente alta per un‟operosità che di terreno ha poco, per la „scandalosa‟ anomalia delle scelte, per la „follia‟, insomma, agli occhi degli uomini. Ma, come il Cristo, autrice di un modello che può essere assunto e persino condiviso”. Subito dopo il dibattito, abbiamo condiviso i cibi che ognuno ha portato, continuando a dialogare amabilmente.
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IIS “V. Cosentino” Rende Progetto attività alternative di ampliamento dell‟offerta formativa per la classe I A Amm. Finanza Marketing Inserito nella programmazione di classe di T. Cariati
Viviamo una relazione sana con noi stessi, con il creato, col prossimo 1. Proponenti: prof. Tommaso Cariati in collaborazione con il gruppo Sos Scuola 2. La classe I A AFM all‟inizio dell‟anno si è distinta subito per vivacità e per incapacità di molti componenti a stare seduti nel banco per quindici minuti e applicarsi con interesse a una qualsiasi attività. Il consiglio di classe e la dirigente si sono attivati immediatamente convocando più volte i genitori, in assemblea o singolarmente, dialogando con singoli alunni, partecipando a incontri con una psicopedagogista. A metà anno la situazione appare migliorata ma persistono situazioni individuali difficili e dinamiche interpersonali preoccupanti. Perciò, da un lato le azioni messe in campo non sembrano essere state del tutto inefficaci, dall‟altro però i risultati appaiono poco apprezzabili, al punto da far ritenere che molti soggetti siano refrattari agli interventi educativi. In più, può perfino darsi che questi interventi stiano inibendo i soggetti più fragili e responsabili, i quali dovrebbero essere aiutati a reagire e a divenire più attivi e propositivi. 3. In aggiunta alle iniziative già messe in atto, si propongono cinque escursioni in montagna con le seguenti finalità: a) far vivere un‟avventura all‟aperto; b) fare scoprire il contatto con la natura; c) fare sviluppare le capacità organizzative in rapporto all‟equipaggiamento per la montagna; d) abituare al rispetto di alcune regole semplici che riguardano la sicurezza individuale in un contesto non ordinario; e) fare scoprire le bellezze e le risorse del territorio; f) fare conoscere i limiti individuali che si scoprono impegnando il corpo, ma anche le possibilità di ciascuno; g) fare scoprire le diversità e la necessità del rispetto del più debole e l‟opportunità di prestare soccorso; h) fare vivere un‟attività socialmente significativa attraverso giochi di interazione funzionali alle esigenze e alla situazione della classe; i) fare raccogliere materiale informativo autentico (appunti, foto, filmati), a ciascuno secondo i propri interessi; l) fare realizzare documenti ipertestuali e multimediali. 11
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4. Le cinque attività-avventure si svolgeranno di sabato, ogni due o tre settimane, e culmineranno in una escursione abbastanza impegnativa. Il trasferimento dalla scuola al sito dove avrà inizio l‟attività avverrà in autobus pagato con quote uguali dagli alunni. Le mete sono: monte Cocuzzo, monte Luta, monte Curcio, Mangia e Bevi (Montalto), monte Pollino. Gli accompagnatori saranno i proff. Cariati e Cioffi. Rende, 8 febbraio 2016
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Inaugurato il laboratorio di Sistemi Informativi Aziendali al “Cosentino” alla presenza di Piercarlo Maggiolini del Politecnico di Milano e della D.S. Brunella Baratta (appunti di Martina Francesca Leone e Benedetta Olivella) Giorno 19 maggio 2016 è stato inaugurato il laboratorio di Sistemi informativi aziendali al Cosentino di Rende, con la presenza speciale del prof. Piercarlo Maggiolini del Politecnico di Milano, e della dirigente dell‟istituto Brunella Baratta. Il prof. Maggiolini era presente a Rende per un ciclo di seminari in vari luoghi, compresa l‟Università della Calabria. Al Cosentino l‟illustre ospite, uno dei primi studiosi italiani di Sistemi informativi, ha tenuto una lectio magistralis con cui si è concluso il corso sperimentale sull‟argomento diretto dal prof. Tommaso Cariati. All‟evento sono stati presenti anche alcuni studenti della III A Sia e della V B Sia, oltre a qualche docente e qualche tecnico. Per prima cosa viene affissa una semplice targa con la scritta in italiano e in inglese: “Laboratorio di Sistemi informativi Aziendali (SIA) – Management Information Systems Laboratory”. Subito dopo, il prof. Cariati, con la collaborazione degli studenti della V B Sia, illustra agli ospiti i progetti “Joomla! al Cosentino” e “Corso sperimentale Sistemi informativi aziendali” realizzati durante l‟anno scolastico. Il professore precisa che i due progetti fanno in realtà parte di un unico disegno: con il corso sul Cms Joomla, tenuto con la collaborazione preziosa dell‟associazione Joomla! Calabria, si mirava a far acquisire agli studenti competenze professionali relative alla realizzazione di siti web aziendali, quindi Sistemi informativi, proprio mentre con il “Corso sperimentale Sistemi informativi” si mirava a realizzare una ricerca sull‟argomento con la collaborazione di studiosi e professionisti. Il prof. Cariati conclude l‟introduzione, dicendo: 13
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“Sulla base dei risultati concreti ottenuti con queste due iniziative e della rete di relazioni stabilite con professionisti ed enti, a partire dall‟anno prossimo saremo in grado di costruire iniziative ben più importanti, anche con l‟aiuto di alcuni dei nostri studenti di quarta che ora sono anche soci di Joomla! e che l‟anno prossimo saranno ancora nella scuola”. A questo punto, si passa ad esplorare i progetti che gli studenti hanno realizzato. Francesca Napoletano mostra il sito che Stefania Ferrisi e Alessandra Morrone hanno realizzato per l‟azienda “Ferrisi” del padre di Stefania che realizza e installa pavimenti in legno. Appena visto il sito, il prof. Maggiolini prende la parola e, quasi interrompendo la presentazione, dice: “Questo è un progetto molto bello, e utile. Ragazzi, voi, che studiate oltre all‟informatica, l‟economia aziendale, avete un qualcosa in più degli informatici: voi siete in grado anche di capire che cosa è utile al cliente. Ora che vi siete impadroniti delle competenze relative a Joomla! e siete in contatto con professionisti del settore, addirittura siete diventati soci di un‟associazione professionale, se avete la possibilità di approfondire questi temi, fatelo, in quanto la società odierna ricerca proprio dei progettisti più che dei realizzatori che agiscono su ordini precisi. Noi siamo un passo avanti, perché se l‟informatica risolve i problemi, noi, esperti di Sistemi informativi, possiamo capire il modo per proporre al committente qualcosa di innovativo”. Chiuso il sito sui parquets, si passa al sito sul Corso sperimentale relativo ai Sistemi informativi aziendali. Il prof. Cariati precisa che un team di cinque studenti, tra coloro che hanno seguito il corso su Joomla!, ha realizzato un altro sito allo scopo di consolidare le competenze, mettere a frutto quanto appreso di project management e raccogliere in un unico contenitore, disponibile sul web, tutto il materiale accumulato durante il ciclo di seminari e conferenze sui Sistemi informativi. Aprendo il sito si vede subito la complessità del lavoro svolto: c‟è un elenco molto nutrito di professionisti e studiosi, come lo stesso P. Maggiolini, N. Frega, E. Vena, G. La Boccetta, M. Longo ecc. i quali hanno tutti accettato di collaborare a titolo gratuito all‟iniziativa. Di ciascuno il sito offre il curriculum, il materiale didattico presentato durante la lezione, qualche domanda degli studenti con relative rispo14
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ste. Il prof. Cariati non perde occasione per sottolineare il grande aiuto ricevuto dagli esperti, ma anche la serietà e l‟impegno mostrati dai membri del team di progetto. Ancora una volta interviene il prof. Maggiolini e afferma quanto sia straordinario ciò che si è riusciti a fare, osservando, con una battuta, che tutto questo potrebbe essere visto anche dalle isole Fiji: proprio per tali ragioni si richiede serietà e responsabilità in ciò che si scrive e si pubblica. Il prof. Cariati puntualizza che il laboratorio di Sistemi informativi aziendali è stato pensato e voluto per far sì che da questo patrimonio di idee, competenze, know how e materiali didattici possano nascere in futuro idee e progetti innovativi importanti. A questo punto si è aperto un piccolo dibattito su come una cosa del genere potrebbe rappresentare una vera e propria speranza per il futuro dei ragazzi. Il prof. Piercarlo Maggiolini afferma che se si vuole stare al passo con la tecnologia e l‟informatica, si devono considerare tutti gli elementi che potrebbero andare in contrasto facendo sì che il sito non risulti del tutto efficiente. Il prof. Cariati concorda con le affermazioni dell‟ospite e invita a riflettere sul fatto che spesso quando si pensa all‟informatica e alle tecnologie digitali si pensa soltanto all‟uso, come se l‟umanità fosse destinata a essere utente di qualcosa di magico, mentre è importante rendersi conto che i sistemi, qualsiasi sistema, come un sito web, devono essere pensati, progettati e sviluppati con professionalità che gli studenti devono acquisire. Conclude: “I ragazzi di oggi dovrebbero andare oltre gli ostacoli che incontrano e approfondire la realtà in tutte le sue sfaccettature, non restando indifferenti a tutto ciò che sta loro intorno”. Maggiolini precisa infatti che bisogna diventare molto esperti affinché un sito possa funzionare come nuovo strumento di marketing capace di attirare nuova clientela. La dirigente conclude l‟incontro, dicendo: “Sono davvero contenta di tutto questo, anche se i numeri di partecipazione erano minimi, voi ragazzi avete fatto sì che tutto questo vada avanti cercando il modo per far espandere le conoscenze acquisite attraverso la realizzazione non solo dei siti, ma anche contribuendo alla nascita del laboratorio, il quale a mio parere apre per la nostra scuola una finestra che potrà far capire ai ragazzi che si trovano nel momento della scelta, per esempio, gli alunni di terza media, ciò che noi potremmo offrire loro. Ringrazio il prof. Cariati per la professionalità, la tenacia e la passione con cui ha pensato, progettato e realizzato queste due esperienze, anche a costo di grandi sacrifici, dimostrando anche di saper coordinare il lavoro di altri docenti”. Il prof. Maggiolini suggerisce di far vedere a tutta la comunità scolastica i lavori che sono stati presentati in quest‟occasione, in modo da sensibilizzarla 15
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sulle possibilitĂ che si aprono per i giovani. Il prof. Cariati accoglie le proposta e precisa che si potrebbero riunire le classi a due o a tre in Sala video e ripetere la presentazione esattamente come fatto in questa circostanza, con il coinvolgimento pieno degli studenti protagonisti. In conclusione, il prof. Cariati ringrazia il prof. Piercarlo Maggiolini per la sua presenza, e la Dirigente per il sostegno morale al progetto.
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Elogio dell’impegno. La comunità del “Cosentino” incontra Giovanni Tocci (appunti di Federica Beltrano e Debora Ippolito) Il 26 maggio, in un‟aula magna gremita, la comunità del “Cosentino” di Rende incontra il tuffatore rendese Giovanni Tocci. In quella che è stata la festa dello sport e l‟elogio dell‟impegno e della responsabilità, l‟atleta di Arcavacata, in preparazione per le olimpiadi di Rio de Janeiro, ha risposto alle domande che Tommaso Cariati gli ha rivolto tentando di fare emergere i tratti salienti della personalità del campione. Gli studenti delle classi terze e quarte dell‟istituto hanno partecipato all‟evento con grandissima attenzione in religioso silenzio, ma, alla fine, hanno sottoposto il campione al rito delle foto di gruppo e dei selfie.
L‟incontro inizia con una breve presentazione dell‟atleta da parte di Matteo Moccia, giovane e dinamico commercialista di Quattromiglia, mettendo in evidenza le grandi doti di umiltà del tuffatore.
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Giovanni Tocci è nato a Cosenza nel 1994; vive ad Arcavacata. Si è diplomato al liceo “Lucrezia della Valle” a Cosenza e studia Lingue straniere all‟Università della Calabria. È un militare inquadrato nei ranghi dell‟Esercito italiano. Specializzato nei tuffi dal trampolino, ha partecipato ai Campionati mondiali di nuoto di Kazan 2015 nel concorso del trampolino 3 metri sincro, in coppia con Andrea Chiarabini; la coppia italiana ha superato il turno preliminare con il quinto piazzamento, in finale ha concluso la gara al nono posto in classifica. Il 10 maggio 2016, in occasione dei campionati europei vince l‟argento nel trampolino da 1 metro, alle spalle dell‟ucraino Illja Kvaša; la medaglia di Tocci rappresenta un importante ritorno sulle scene dell‟Italia, in quanto in campo maschile non si otteneva un piazzamento sul podio in una competizione tuffistica internazionale da ben sette anni, cioè dagli europei di Torino 2009 (Wikipedia). Subito dopo la presentazione, Giovanni Tocci, sollecitato dalle parole di Matteo Moccia, prende il microfono e parla di sé tracciando un quadro ampio della sua vita sportiva. A questo punto Tommaso Cariati dà il via a una serie di domande che hanno lo scopo di entrare in profondità, e nell‟intimo, della vita e dell‟esperienza umana e sportiva del Campione. Alcune curiosità tecniche alla fine dell‟intervista sono state sollecitate da altri tra i presenti. Domanda: Facciamo un passo indietro, partiamo da quando eri bambino: chi ti ha aiutato a intraprendere questo cammino e ad arrivare dove sei arrivato? Risposta: Mi hanno aiutato i miei genitori perché da piccolo ero un po‟ spericolato: mi buttavo tranquillamente nelle onde del mare, anche se non sapevo nuotare, così a 4 anni mi iscrissero alla piscina di Campagnano ed è qui che conobbi la disciplina dei tuffi e subito chiesi ai miei genitori se potevo provarla. Il mio primo allenatore è stato Gaetano Aceti che veniva affiancato da un allenatore di Roma durante l‟allenamento poiché Gaetano, essendo un professore di scienze motorie, non conosceva bene le sensazioni che si provano durante un tuffo ma fu comunque molto bravo e preciso a darmi le basi. Da 7 anni, invece, mi alleno con un‟istruttrice ucraina che, avendo esperienza agonistica, è stata capace di aiutarmi sia dal punto di vista fisico, sia da quello mentale: il tuffo è un attimo e, in quell‟attimo, ci si gioca tutto l‟allenamento fatto in precedenza. D: Hai iniziato ad 8 anni la tua carriera vera e propria, ora ne hai 22. In questi tredici quattordici anni ti è mai capitato di attraversare un periodo di crisi e di voler rinunciare? R: Sì, momenti di crisi ce ne sono stati: all‟inizio, facendo un tuffo elementare che dovevo portare obbligatoriamente in gara, presi una schienata e volevo ritirarmi ma, grazie al sostegno dell‟allenatore Aceti, sono riuscito a superare l‟ostacolo. Un altro momento di crisi è arrivato durante il passaggio 18
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dalla categoria giovanile a quella assoluta: agli ultimi campionati europei giovanili nel 2012 feci una tripletta vincendo più medaglie; l‟anno successivo dovetti gareggiare contro i grandi, coloro che avevamo già partecipato ad olimpiadi, e trovarmi in bassa classifica mi aveva destabilizzato, ma, sempre grazie all‟aiuto del mio allenatore, sono riuscito a superare tutto. D: Stiamo parlando di impegno e tenacia, ma per avere successo ci vuole anche il talento. Secondo te, che rapporto c‟è tra talento, impegno e successo? R: È molto importante il lavoro, nel senso di sacrificio e di allenamento. Il talento ci vuole pure, ma a volte una persona meno talentuosa può superarne una più talentuosa perché nei tuffi l‟80% è dato dalla mente. Un ragazzo si deve fissare degli obiettivi e trovare anche il modo di raggiungerli. D: In tutti questi anni di impegno profondo per arrivare a questi risultati hai rinunciato a qualcosa? Hai dei rimpianti? Oppure riesci a coltivare degli hobby? Riesci a curare interessi vari come la lettura e il cinema? R: Un po‟ di limitazioni ci sono state, non posso uscire tutte le sere anche se mi piacerebbe. Delle volte arrivo a casa talmente stanco che sono costretto ad andare subito a letto altrimenti il giorno dopo non riuscirei ad allenarmi. È dura! Però non rimpiango nulla perché grazie a questo sport sono riuscito a viaggiare molto. Voi (rivolto direttamente agli studenti) andate spesso in discoteca; io qualche volta non ci posso andare, qualche volta ci vado perché fa bene anche questo: non bisogna pensare ad una sola cosa, bisogna anche svagare perché è importante divertirsi. D: La vita professionale di un atleta è breve. Tu quali progetti hai per il futuro dopo i trent‟anni? Studi lingue? Con quali finalità? R: Sì, studio lingue, inglese, francese, e lo faccio soprattutto perché, girando il mondo, almeno capisco quello che mi dicono – ride –, però “da grande” mi piacerebbe comunque rimanere nell‟ambiente sportivo ed entrare a far parte della Federazione o del CONI, perché ciò mi permetterebbe di rimanere in contatto con i giovani. D: Però attualmente non sei “disoccupato”, hai un lavoro, sei arruolato nell‟Esercito e hai il tuo stipendio regolare? R: Sì. Praticamente ci sono dei gruppi sportivi delle varie armi o corpi, ad esempio l‟esercito, la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza e, ottenuti dei risultati, ti chiamano e, come degli sponsor, ti fanno gareggiare a nome loro e ti permettono di costruire un futuro. Io, per esempio, faccio parte dell‟Esercito, precisamente del gruppo sportivo dell‟Esercito.
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D: Perciò ti pagano uno stipendio e hai un impiego a tempo indeterminato. In linea di principio saresti a posto per la vita. È così? R: Sì, uno stipendio mensile normale. Ovviamente ci sono dei gradi (io sono primo caporal maggiore) che, in base ai risultati, possono variare e questa è una grande possibilità perché qualsiasi sport praticato ad “alti livelli” ti permette di entrare in questi gruppi sportivi che danno un grande aiuto, economicamente parlando.
D: Giovanni, parliamo un po‟ del prossimo futuro: ti stai preparando per le olimpiadi, che sono imminenti. Che progetti hai con il tuo staff, con il tuo allenatore/allenatrice? Avete studiato gli avversari? Chi sono i tuoi avversari? Che speranze abbiamo di vincere una medaglia d‟oro? R: Il 27 luglio, io e il mio team delle nazionali, partiremo per Rio, con qualche giorno di anticipo per ambientarci, visto il fuso orario e il clima diverso. 20
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Per quanto riguarda gli avversari, non si studiano molto come succede in altri sport perché i tuffi sono 6 e in 6 secondi si decide tutto e può succedere di tutto: si può andare bene, oppure male. Ovviamente è una gara particolare perché, essendo olimpiadi, la tensione sarà alla stelle e ciò può giocare brutti scherzi. Gli avversari, purtroppo sono tutti forti, a partire dai cinesi, che sono i più forti e da tempo vincono le olimpiadi; continuando, ci sono i russi, gli inglesi, i messicani… Sarà difficile, però, ovviamente, la cosa più importante è stare bene fisicamente e mentalmente e impegnarsi al massimo. Poi il risultato, come dico sempre, è una conseguenza del lavoro fatto. A questo punto, alcuni dei presenti chiedono alcune curiosità tecniche. D: I tuffi vengono scelti dagli atleti? R: Si. Ogni tuffo ha un codice e, 24 ore prima della gara, gli atleti compilano un modulo inserendo i codici dei tuffi scelti che verranno, poi, eseguiti in base all‟ordine nel quale sono stati scritti. D: Quali sono le variabili che vengono prese in considerazione dalla giuria? R: L‟ultima impressione che rimane è quella di entrare in acqua quindi si tende a dire “ok, ha fatto un buon tuffo” quando si alzano pochi schizzi. In realtà i giudici, oltre che su questo, si basano anche su altre variabili quali altezza, spinta, eleganza, velocità. Un tuffo “difficile” eseguito bene è un po‟ più premiato, però, se si mettono a confronto un tuffo “difficile” fatto così così e uno “facile” fatto bene, è più premiato il secondo. Nei tuffi ci sono 7 giudici che votano: i due giudizi più alti e i due più bassi si “tolgono”; ne rimangono tre che vengono sommati e moltiplicati per il coefficiente e danno il punteggio per quel tuffo. La somma dei punteggi di ogni singolo tuffo da, poi, la classifica. D: Il coefficiente del tuffo lo stabilisci tu? R: No, viene stabilito in una tabella vicino al codice del tuffo. D: Quanti tuffi ci sono? R: Ci sono sei tipologie: tuffi in avanti, indietro, rovesciato, ritornato, avvitamento e verticale. D: Qual è il tuo tuffo jolly, porta fortuna? R: È quello ritornato. Lo tengo per ultimo, di solito, perché è un po‟ più sicuro.
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Dopo le curiosità tecniche, l‟intervistatore riprende la parola. D: Giovanni, ti faccio l‟ultima domanda, un po‟ intima. Ogni uomo ogni tanto si chiede se sta impiegando bene la propria vita in rapporto a quella che alcuni chiamano la “vocazione”. Quando la sera vai a letto, pensando a quello che fai, sei convinto di impiegare bene la tua vita? Fai la cosa giusta? Sei felice di quello che fai? R: Assolutamente, sì! Quando torno da una gara con una medaglia, consapevole di aver dato il massimo e di aver ricevuto un riconoscimento, le assicuro che so che sto facendo la cosa giusta, per me e per l‟Italia tutta, e ne sono felice.
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Tommaso Cariati ringrazia, anche a nome della dirigente Brunella Baratta, sia Giovanni Tocci, sia Matteo Moccia, il quale ha procurato al “Cosentino” la bellissima occasione d‟incontro, e conclude dicendo: “Giovanni, noi siamo felici di averti incontrato e conosciuto. Ti facciamo i migliori auguri per i tuoi impegni a Rio de Janeiro. Tutti faremo il tifo per te e ti aspettiamo qui in settembre per festeggiare insieme i tuoi successi. Ti salutiamo con un applauso grande e caloroso. Auguri vivissimi”.
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Esperienze a confronto dalla trincea della cosiddetta buona scuola (Castiglione Cosentino, 30 maggio 2016)
Chiara: vi parlerò di tre esperienze fatte quest‟anno nella mia scuola, l‟I.C. “Rita Levi Montalcini” di Spezzano Albanese: 1) la visita del Nucleo Esterno di Valutazione (d‟ora in avanti NEV); 2) la mia partecipazione al comitato di valutazione; 3) le convocazioni presso il giudice di pace di Castrovillari in qualità di testimone per due casi di inadempienza dell‟obbligo scolastico. 1) Nel corso del triennio 2015/2018 il 10% delle scuole italiane sarà soggetto a valutazione esterna da parte dei Nuclei esterni di valutazione individuati dall‟Invalsi, così stabiliscono le direttive relative al sistema nazionale di valutazione del sistema scolastico italiano. La nostra scuola è stata scelta tra quelle che hanno ricevuto la visita del NEV, nel mese di maggio. Il Nucleo era composta da tre persone, un dirigente tecnico del ministero, una docente in pensione e una dottoressa esperta in risorse umane. Prima della visita il dirigente tecnico aveva comunicato alla dirigente il calendario della visita stessa e aveva segnalato di dover intervistare la dirigente, lo staff di dirigenza, le funzioni strumentali, i docenti curriculari, i docenti di sostegno, il personale ATA, alcuni alunni della scuola media, alcuni genitori. La finalità di questa visita era quella di cogliere la congruenza fra i comportamenti dichiarati nei documenti della scuola (RAV, piano di miglioramento, PTOF, PAI ecc.), i comportamenti reali e quelli percepiti sia dal personale che dall‟utenza. Per questo motivo il Nucleo aveva già visionato i nostri documenti e ci ha sottoposto le domande della loro checklist. Personalmente penso sia stata un‟esperienza interessante e utile: rivedere i documenti a cui abbiamo lavorato nel corso della scorsa estate, come il RAV, e fare mente locale a quello che ancora rimane da fare è stata un‟occasione per verificare anche il cammino già percorso. Alla fine, il feedback informale che ci è stato fatto è stato, tutto sommato, abbastanza positivo: il NEV ha già riconosciuto che assieme al lavoro che ancora rimane da fare, molto è già stato fatto o è stato, comunque, avviato. Di questo hanno dato atto soprattutto le interviste con alunni e genitori. 2) La partecipazione al comitato di valutazione: qui le cose sono un po‟ diverse. Da quest‟anno il comitato di valutazione è formato, per gli istituti comprensivi, da tre docenti, due genitori, il dirigente e un membro esterno individuato dall‟Ufficio Scolastico Regionale e deve definire i criteri per l‟assegnazione di un bonus premiale agli insegnanti. Non è stato tanto difficile individuare i criteri (ci siamo aiutati anche con documenti di alcune associazioni di docenti o di dirigenti, già disponibili in rete), sarà difficile, a mio avviso, far passare tra i colle24
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ghi una “cultura della valutazione” che sia vista non come un modo per fare la classifica dei docenti più bravi, ma come un‟occasione per veder riconosciuto il merito di chi si spende di più per la scuola e per sentirsi motivati a fare meglio in futuro. 3) Le convocazioni presso il giudice di pace di Castrovillari in qualità di testimone per due casi di inadempienza dell‟obbligo scolastico. Sono stata convocata per due casi, naturalmente in due occasioni diverse. Le chiamerò, non volendo fare nomi, caso A e caso B. Per il caso A siamo state convocate in tre: oltre a me una collega della scuola primaria e la dirigente. Ci rechiamo, la collega ed io, a Castrovillari nel mese di aprile e veniamo a sapere, dopo più di un‟ora di attesa, che l‟udienza veniva rimandata a giugno per l‟assenza del giudice. Siamo tornate a Castrovillari il 9 giugno, questa volta anche con la dirigente. Dopo un‟attesa un po‟ più breve della prima volta, sentiamo che l‟avvocato difensore del genitore “imputato” chiede il rinvio ai sensi di legge… Rinvio concesso. Per il caso B veniamo convocate la dirigente ed io. Mi reco a Castrovillari da sola, il 1 giugno. Quando arriva il mio turno vengo invitata a leggere la formula di rito, sull‟obbligo di dire la verità e vengo interrogata dal pubblico ministero, che mi fa una serie di domande che miravano a capire se la madre del ragazzo fosse responsabile della mancata frequenza a scuola del figlio. Poi mi interroga l‟avvocato difensore, con domande che miravano, invece, a dimostrare che se il ragazzo non era venuto a scuola era perché aveva sofferto per episodi di bullismo e di non integrazione. Purtroppo per l‟avvocato, io non posso confermare questa linea di difesa. Fine dell‟interrogatorio, il PM fa la sua requisitoria e chiede l‟applicazione della pena di 15 euro. L‟avvocato difensore perora la sua causa e chiede l‟assoluzione. L‟imputata verrà condannata a pagare 35 euro. Ora, mi chiedo: a che serve fare perdere tempo ad insegnanti e dirigenti, che intanto sono pagati per fare lezione a scuola, ma nel frattempo devono essere sostituiti da qualcuno; impegnare giudici, cancellieri, pubblici ministeri, avvocati spesso a carico dello Stato, per una pena pecuniaria di 35 euro, già sapendo che nessun genitore condannato ha poi mandato i figli a scuola? Tommaso: anch‟io vi parlo di tre aspetti della mia esperienza di quest‟anno: l‟alternanza scuola-lavoro, la cosiddetta scuola digitale, il Clil. L‟alternanza scuola-lavoro è stata una delle partite più difficili tra quelle giocate quest‟anno. Quando ho letto il testo della legge 107, durante l‟estate scorsa, ho pensato che ne avremmo viste delle belle, e così è stato. La legge prevede che presso le camere di commercio si costituisca il cosiddetto registro delle imprese interessate a fare alternanza scuola-lavoro. Conoscendo la burocrazia calabrese, la debolezza del tessuto imprenditoriale locale e l‟individualismo degli imprenditori delle nostre parti, è stato facile fare una profezia nefasta. Forse ancora oggi non c‟è questo benedetto registro. A questa debolezza strutturale se ne aggiunge una seconda: l‟incompetenza totale dei presidi e della maggior parte dei docenti 25
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delle nostre scuola in tema di lavoro. Questi signori, del lavoro, non ne sanno niente. Due o tre particolari sono sufficienti a mostrare quanto dico. Primo. Il dirigente pretende che i docenti facciano il piano dell‟alternanza nel mese di settembre, nella confusione della norma, in assenza di rapporti con le imprese, senza tenere conto delle specificità dei profili professionali presenti nella scuola. Di fronte alle difficoltà evidenti, il docente incaricato dice: “Facciamo fare l‟alternanza agli studenti delle terze classi nell‟ambito del volontariato”, suscitando l‟ilarità del collegio. Un professore fa presente che si sta mettendo il carro davanti ai buoi e che bisogna capovolgere il percorso, ma il dirigente non capisce. Il docente incaricato va avanti con il suo bla bla, chiamandolo “piano”, mentre è solo un elenco di desiderata del dirigente, senza che si tenga minimamente presente la realizzabilità di questo pseudopiano. A quel punto il professore, facendo riferimento alla totale assenza delle imprese, l‟interlocutore con cui realizzare il “piano”, si alza e dichiara: “Preside, non so come devo dirglielo, perché mancano gli elementi basilari per poter comunicare su questo punto. Mi rendo conto che ci vorrebbe un corso accelerato di project management e uno di pratica del lavoro, di esperienza in fabbrica, di pratica dei cantieri. Le dico solo questo: si rende conto che per sposarsi bisogna essere in due davanti al sindaco o davanti al prete? Uno solo non può fare nulla. Qui manca la sposa, l‟azienda; ma neanche lo sposo è pronto. Secondo particolare. Piercarlo Maggiolini racconta che alcuni anni fa il Politecnico di Milano ha deliberato di far fare a tutti gli studenti della laurea triennale il tirocinio-alternanza. Ebbene dopo i primi tentativi è stato costretto a cambiare le regole, lasciando che il tirocinio lo facessero solo coloro che riuscivano a trovare accoglienza in un‟azienda, perché il rapporto con il mondo del lavoro si era rivelato complicato. Badate: siamo a Milano. Maggiolini racconta anche che la diocesi di Novara, della quale fa parte, quest‟anno ha ricevuto richieste dalle scuole per far fare l‟alternanza, per esempio, negli oratori e nei Grest. Vi rendete conto? E siamo in Piemonte, al confine con la Lombardia, nel “triangolo industriale”. Terzo e ultimo particolare su questo punto, per oggi. Un amico, presidente di una rete di aziende, che di imprese e di lavoro si intende, recentemente mi ha detto: a) “Paradossalmente, noi gli anni scorsi abbiamo offerto ospitalità per tirocinio e stage, perché i numeri erano limitati e i pochi studenti motivati, ma quest‟anno abbiamo dovuto dire di no perché le richieste delle scuole erano a volte oscene”, b) “Abbiamo organizzato un evento pubblico, una esposizione. Mi hanno chiamato delle scuole, dicendosi interessate. Le abbiamo iscritte e sono venute sabato mattina. Quando se ne sono andate volevano che firmassimo il doppio delle ore fatte di alternanza scuola-lavoro, anche per la domenica, quando certamente non sarebbero state presenti”. Conclude, amaramente: “Noi con questi interlocutori non vogliamo avere a che fare”. 26
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Veniamo ora alla scuola digitale: è una partita forse più difficile dell‟alternanza, forse anche pericolosa. Questo comparto va studiato a fondo e tenuto d‟occhio. C‟è un cosiddetto “piano scuola digitale”. Già il ministro Profumo, che aveva la delega del governo Monti per l‟innovazione tecnologica, credeva nella potenza salvifica delle macchine nella scuola. Il progetto è rimasto nel cassetto ed è stato rilanciato a più riprese. Ora siamo al piano nazionale per la scuola digitale. L‟assunto di partenza è il seguente: tutto deve essere fatto con il computer. Ormai siamo al post-umano, è bene che gli studenti si preparino a vivere in un mondo in cui non conta più niente quanto di più umano c‟è nell‟uomo. Perciò, tecnologie digitali a tutto spiano, perché le tecnologie digitali sono innovazione per antonomasia. Ragazzi, qui la questione è di una portata colossale. Berlusconi aveva detto, facciamo la scuola delle tre I, impresa, informatica, inglese, ed è stato contrastato e deriso. Che cosa è la scuola di Renzi, se non la scuola delle tre I? L‟alternanza scuola-lavoro, estremizzando, parte dall‟assunto che i professori non sono capaci di fare la scuola che serve alle aziende; il piano scuola digitale presuppone che le macchine sono la panacea del futuro; il clil, di cui vi parlo tra poco, presuppone che c‟è una sola lingua per tutti, quella della Regina. Siamo all‟attuazione delle tre I di Berlusconi. Che cosa abbiamo visto durante l‟anno nell‟ambito della scuola digitale? Ogni scuola ha dovuto nominare il cosiddetto “animatore digitale” e il cosiddetto “team dell‟innovazione”; qui l‟aggettivo “digitale” a volte si omette, per dare l‟impressione che l‟innovazione sia più ampia. Le scuole hanno nominato come animatori digitali professori di religione, professori di lettere, professori di scienze, insegnanti tecnico-pratici, professori di sostegno, i quali vengono sottoposti a un martellante corso di aggiornamento, di natura innanzitutto ideologico. I team dell‟innovazione dovrebbero curare l‟innovazione dei contenuti, didatticometodologica, organizzativa, digitale, ma nei cosiddetti corsi di aggiornamento si batte sempre sul chiodo digitale, presentando i giochini che ai ragazzi delle elementari, delle medie e forse del primo biennio delle scuole superiori, piacciono: animazioncelle, fumetti, cartoncini animati, l‟ora del codice, scratch, le funzioni di Google Drive, magari per la flipped classroom. Vi pare che i mali che affliggono la scuola italiana in questo momento possano essere risolti grazie a un massiccio impiego di dispositivi elettronici? Vi segnalo, en passant, che uno studioso italiano, serio ed equilibrato, di nuovi media nella scuola, Antonio Calvani, ha parlato di “demagogia digitale”. Maggiolini mi ha raccontato che l‟Aica, associazione italiana di informatica e calcolo automatico, che ha le mani in pasta per questo grande affare, come le ha avute per l‟affare “patente europea del computer”, non sa in realtà che cosa fare. Stiamo attenti. Infine, il Clil: è la terza esperienza che voglio raccontarvi. La partita Clil è intrecciata con le due precedenti, sia perché, come abbiamo sottolineato si basa 27
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su una delle tre “I” di berlusconiana memoria, sia perché i guru del Clil, anche se sanno che in giro per il mondo le esperienze a volte sono fallimentari e che tutta la questione presenta luci ed ombre molto grigie, ritengono che una buona fetta del Clil debba passare per le tecnologie digitali, i social media, il Web. Hanno perfino inventato, per fare riferimento a tutto questo, una nuova categoriaideologia che termina in “ismo”: “connettivismo”. Perfino Antonio Calvani, uno studioso italiano che ha dedicato la vita ai nuovi media nella scuola, ha preso le distanze da questo orientamento, dicendo più o meno che le tecniche sono tecniche, le macchine sono macchine, e che ci vuole ben altro per fare una pedagogia. Ma forse anche qui stiamo registrando il fenomeno dell‟”eterogenesi dei fini” ben noto ai filosofi, ma ignorato dei tecnici come Profumo e compagnia. Calvani ha scritto: “Un trasferimento selvaggio del connettivismo alla scuola può indurre a credere che basti mettere gli allievi in rete per produrre conoscenza, consolidando quel famoso stereotipo diffuso, secondo cui più tecnologie si usano, in qualunque modo lo si faccia, meglio è per l‟apprendimento”. Il Clil è un affare molto importante. Tutti i professori devono imparare l‟inglese e ottenere certificazioni, perciò devono frequentare corsi e iscriversi a sessioni d‟esami gestiti a pagamento da enti certificatori internazionali. L‟esperienza che ho fatto quest‟anno si può riassumere col eseguente sillogismo: gli studenti non apprendono, come risulta dai test internazionali di valutazione delle competenze; la colpa è degli insegnanti che non sanno insegnare; la metodologia Clil, mettendo in discussione radicalmente i metodi obsoleti dell‟insegnante, dato che lo costringe a balbettare in una lingua di cui non ha la padronanza, risulta motivante per gli studenti, i quali così prendono due piccioni con una fava: imparano una lingua straniera che li fa diventare cittadini del mondo, e sviluppano le competenze disciplinari di matematica, filosofia, scienza delle costruzioni, meccanica applicata alle macchine, economia aziendale, chimica, fisica, informatica; quasi magicamente. Vi siete accorti della complessità del precedente periodo? Ho dovuto fare ricorso tre o quattro volte al “;”, due volte ai “:”, e a diverse subordinate. C‟è qualcosa di eccessivo, perfino dal punto di vista linguistico. Mi fermo qui e vi do appuntamento i prossimi anni. Se son rose fioriranno, ma attenti alle spine, che pungono certamente e fanno sanguinare la carne. Elvira: nel Disegno di Legge “La Buona Scuola” è delineata una scuola più dinamica, autonoma per davvero, aperta al territorio e al futuro, dotata di risorse (umane e finanziarie) che consentano a Dirigenti Scolastici e Docenti di scrivere il loro Piano dell‟Offerta Formativa. Sono un docente di Matematica e Fisica (classe di concorso A049) , ma anche docente di sostegno (classe di concorso AD01), che grazie al DdL “La Buona Scuola” ha visto la realizzazione di un sogno: l‟immissione in ruolo come docente di sostegno nell‟area Scientifica. 28
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Certo, dopo nove anni di precariato in Scuole paritarie e lo scorso anno in una Scuola Statale come docente di Matematica e Fisica, sono stata immessa in ruolo nel sostegno, come da me scelto con priorità nella domanda, nella cosiddetta Fase C. Sono entrata nell‟organico di Potenziamento scegliendo come sede provvisoria l‟Istituto ITE “V. Cosentino” di Rende. Ricordo era il 28 Novembre 2015, sono entrata in questa Scuola e sono stata accolta con grande entusiasmo dal Dirigente Scolastico, soprattutto quando ha appreso che ero un docente di Matematica. Infatti da subito mi disse che avrei partecipato al Piano di Miglioramento riguardo proprio alla Matematica e così è stato. Insegnare in un Agrario, in un Alberghiero, in un Tecnico, … comporta il dover affrontare per la prima volta materie che non fanno parte della mia formazione iniziale, diploma scientifico, laurea in matematica con indirizzo fisico. A tal proposito, ho seguito con grande interesse le attività del Progetto di arricchimento dell‟offerta formativa e sperimentazione innovativa dei contenuti e delle metodologie per esplorare i SIA (Sistemi Informativi Aziendali) il cui ideatore e tutor è il Prof. Tommaso Cariati, che mi hanno permesso di entrare in un mondo fino ad ora a me sconosciuto, avvicinandomi anche alle esigenze didattiche degli alunni che mi sono stati affidati. Riguardo lo svolgimento di questo anno scolastico posso dire di essere soddisfatta del lavoro svolto. Ritengo di aver raggiunto un adeguato bagaglio di conoscenze e strategie per supportare gli allievi nell‟uso delle tecnologie informatiche. Durante l‟anno di prova ho frequentato quattro laboratori formativi su: Bisogni Educativi Speciali, Buone Pratiche di Insegnamento, Gestione della Classe e Nuove Risorse Digitali. Nel laboratorio formativo sulle nuove tecnologie ho potuto approfondire le mie conoscenze soprattutto riguardo nuovi programmi da poter utilizzare in classe. Le mie competenze digitali hanno permesso di ottimizzare l‟uso delle tecnologie, soprattutto la LIM, per creare un valore aggiunto alla didattica e per rendere pienamente fruibili a tutti gli allievi gli argomenti via via affrontati, arricchendoli con contenuti interattivi e strumenti compensativi per quei discenti palesanti disturbi di apprendimento. Nella pratica didattica quotidiana ho cercato di creare un ambiente accattivante grazie anche alla struttura scolastica che mi ha offerto grosse possibilità di adattamento. Anche quest‟anno devo dire di essere stata fortunata nell‟aver trovato Colleghi con i quali ho potuto instaurare rapporti che si sono snodati in una logica di collaborazione e rispetto, volta al conseguimento delle finalità della Scuola, e fondati sulla stima professionale ed umana. Il clima sereno, caratterizzato da disponibilità e dialogo da parte di tutti, ha consentito la condivisione informale ma costruttiva di importanti momenti didattico/pedagogici. Non sono mancate le occasioni per lavorare con altri docenti in gruppi di dipartimento o di disciplina. Come Docente in anno di prova, ho avuto la possibilità di essere in stretto contatto con il Docente Tutor e con altri Docenti in formazione con i quali abbiamo 29
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discusso e ci siamo confrontati su varie tematiche. Questi “rapporti cooperativi” sono serviti sicuramente per migliorare le mie strategie di gestione e di insegnamento ed incrementare la capacità di riflettere sulle mie convinzioni e azioni formative e sulla mia competenza didattica. Il tempo dedicato a queste attività di peer-review e peer-learning è stato utile per favorire in futuro maggiori occasioni di confronto e scambio proficui tra docenti indirizzati all‟aggiornamento e al potenziamento delle proprie competenze professionali. La partecipazione ai corsi formativi obbligatori per i Docenti neo immessi in ruolo mi ha dato la possibilità di prendere conoscenza dei complessi meccanismi relativi all‟autovalutazione di un Istituto finalizzata al miglioramento della qualità dell‟offerta formativa e degli apprendimenti. Durante il corso dell‟anno mi sono impegnata in quegli interventi quotidiani volti al miglioramento dell‟Organizzazione Scolastica. Essendo in Anno di Prova sono stata molto attiva in alcuni gruppi creati proprio per la formazione dei neo immessi in ruolo. L‟attività di scambio esperienziale con i colleghi mi ha dato la possibilità di vivere questo passaggio fondamentale nella mia vita professionale con maggiore tranquillità e spensieratezza. L‟immissione in ruolo e il relativo impegno da dedicare alle attività di formazione hanno sicuramente inciso sulla mia crescita professionale, un contributo significativo è stato dato dalla Scuola in cui ho lavorato quest‟anno, sia dal Dirigente Scolastico con la sua autorevole guida che dai Colleghi e da tutto il Personale. Come già detto, ho avuto la possibilità di partecipare a corsi formativi organizzati dall‟USR attraverso la Scuola Polo e ad altri previsti dal piano delle attività della mia Scuola, nonché ad altri organizzati da reti di Scuole sul territorio i cui contenuti, in alcuni casi, mi sono stati utili nella pratica didattica. Nel complesso tali attività hanno contribuito a rendermi più responsabile e matura nell‟ambito dei processi didattici. Con quanto affermato, è chiaro che ho salutato la nuova legge sulla Scuola come benvenuta! Mariaelisa: dalla trincea della Buona Scuola: testimonianza di una docente di Economia aziendale “potenziatrice”. Sin dall‟inizio della mia carriera lavorativa ho sempre sentito che l‟amore per la materia che avevo studiato, l‟Economia, poteva estrinsecarsi e mettersi in pratica insegnandola agli altri, facendo in modo che anche chi mi stava di fronte potesse amarla. Da qui il desiderio di diventare insegnante, anche se subito dopo la Laurea i consigli di chi mi stava intorno (famiglia, amici) mi hanno un po‟ condizionato, ed ho iniziato la mia carriera nelle banche prima, nelle aziende poi, spostandomi per lavoro al nord Italia e all‟estero. Queste attività comunque hanno formato la mia professionalità arricchendo il mio bagaglio culturale con esperienze vissute in contesti aziendali fortemente stimolanti. Nonostante le soddisfazioni professionali, non ho dimenticato però il mio disegno di diventare insegnante, e con grossi sacrifici ho frequen30
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tato i due anni di Scuola di Specializzazione all‟Insegnamento Secondario, due anni in cui ho fatto i salti mortali per frequentare le lezioni e allo stesso tempo svolgere un lavoro in azienda che mi impegnava tutta la giornata. E dopo l‟abilitazione, finalmente le prime chiamate per supplenza, i primi incarichi annuali, che ho svolto con slancio e passione anche in destinazioni lontane e disagiate del nord Italia. A maggio del 2009 il grande dilemma: ero a Recoaro Terme (Vicenza) su un incarico annuale in un IPSSAR, e mi viene proposto un contratto a tempo indeterminato alla Regione Calabria, a seguito dello scorrimento di una graduatoria di un Concorso che avevo superato anni prima. La mia prima reazione fu quella di rifiutare, con la meraviglia e lo stupore di tutti quelli che mi stavano intorno, ma anche il dissenso, perché razionalmente non si rifiuta “il posto fisso” e per giunta nell‟amata Calabria. Ma il mio senso di responsabilità mi imponeva di non lasciare gli studenti quasi alla fine dell‟anno scolastico, soprattutto quelli che frequentavano le classi terminali e che stavano per affrontare gli esami di Stato. Chiaramente tutti mi presero per pazza, e forse lo ero, fatto sta che il pensiero di lasciare gli studenti e quel lavoro che tanto amavo mi faceva star male. Ma poi i miei familiari e mio marito mi fecero ragionare: si prospettavano anni e anni di precariato in chissà quale Regione d‟Italia, contro un posto di lavoro stabile e sicuro in Calabria, Accettai, con molte riserve, ma accettai. Naturalmente differendo la presa di servizio a dopo gli Esami di Maturità dei miei ragazzi. Affrontai la nuova carriera con molta passione e determinazione, ma quando uscì il Concorso a Cattedra nel 2012, mi si mise davanti di nuovo l‟opportunità di lavorare nella scuola...feci il Concorso e lo vinsi. Mi sono classificata tra i vincitori, tra i primi in graduatoria. Ho dovuto aspettare però il 2015 per la sospirata nomina, quando nel frattempo con la famosa legge 107 “Buona Scuola” sono rientrata nel piano assunzionale straordinario, nella cosiddetta fase C, e dunque come docente di potenziamento. E qui quello che doveva essere una “Buona Scuola” si è rivelata essere una “Grande delusione”. Quello che finalmente era il realizzarsi del mio sogno si è tramutato in un incubo. Una docente senza una propria classe, senza i propri ragazzi, utilizzata per sostituire i docenti assenti e nel migliore dei casi a fare pochissime ore di compresenza o corsi di recupero. Sin da subito quelli di potenziamento si sono sentiti docenti “di serie B”. Persino in segreteria, quando si faceva presente che a noi non arrivavano le comunicazioni neanche per il collegio dei docenti, ci è stato risposto: “Pure a voi le dobbiamo mandare?”...come se noi non fossimo neanche contemplati nella categoria Docenti. In linea di principio il potenziamento offre una grande opportunità per la scuola, ai fini dell‟ampliamento dell‟offerta formativa e del miglioramento degli esiti degli studenti. Purtroppo però sta di fatto che la priorità viene data alle sostituzioni, proprio a ribadire che il ruolo principale dei docenti di potenziamento è quello del tappabuchi. Ecco allora che anche nelle ore dedicate ad esempio alla compresenza in classi numerose, se un collega di un‟altra classe si 31
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assenta il docente di potenziamento deve correre a sostituirlo abbandonando ogni attività programmata per la giornata. Questo destabilizza non solo il docente, ma anche gli alunni, che per quel giorno si aspettano una determinata attività che invece non sarà effettuata. E poi succede alla fine che il docente di potenziamento instaura un rapporto non più nelle classi che è chiamato a potenziare, ma nelle classi dove si registra un maggior numero di assenze fra i colleghi e dunque sostituzioni....un paradosso....E la cosa più brutta quando gli alunni chiedono :”Professorè cosa insegnate? In che classe”...e spiego loro il concetto di insegnante di potenziamento...loro alla fine rispondono: “Ah siete una supplente”...Vaglielo a spiegare che invece sono una docente di ruolo....E in tutto questo si aggiunge incertezza per il futuro, il rischio di finire soprannumerari, per alcuni addirittura in altre province. Nonostante tali difficoltà, in alcuni casi anche umiliazioni, l‟amore per la mia materia e per l‟insegnamento non si é affievolito: l‟affetto dei ragazzi, i loro saluti calorosi quando mi incontrano per strada, soprattutto la soddisfazione per alcuni di loro di essere riusciti a superare le difficoltà scolastiche grazie al mio aiuto...tutto ciò mi ripaga di tutto il mio malcontento...Ma come sarà il futuro? Che spazio avranno nelle scuole i docenti di potenziamento? Davvero l‟organico dell‟autonomia sarà la nuova frontiera della gestione del personale scolastico all‟interno delle scuole? Aspettiamo fiduciosi l‟evolversi degli eventi… Eugenio: Come docente, stante la peculiarità della mia classe di concorso (A038 – Fisica), ho sempre svolto servizio in istituti di carattere tecnico e/o professionale, sparsi per tutta la nostra provincia (da qui la mia definizione di scuole di frontiera), “stranamente” con rare comparse nel capoluogo nonostante l‟alta posizione nella GAE, inizialmente in scuole parificate legalmente riconosciute, successivamente in scuole statali (a far data dal 1998). Il continuo turn-over di scuole, colleghi, collaboratori, alunni e genitori (episodiche le “continuità didattiche di due anni”), se da un lato è stato motivo di “non completamento” dell‟attività didattica, ha costituito per me un tale bagaglio di esperienze da consentirmi di essere dinamico, con notevole spirito di adattamento, maggiore padronanza e velocità nell‟individuazione di personalità “diverse”, onde poter mettere in atto la mia attività didattica alla ricerca della migliore relazione collaborativa possibile con alunni e colleghi, senza trascurare la crescita individuale che tale situazione ha indubbiamente favorito. Sono consapevole, personalmente, del fatto che questa nuova dimensione docente non cambierà le mie convinzioni generali. Infatti, alla luce delle continue modificazione normative nel settore dell‟istruzione, ritengo che l‟unico vero status modificato nella sostanza (per il mio caso specifico) sia quello economico, nel senso del cambiamento di contratto in una logica di “tempo indeterminato”. Per il resto, molto francamente e con i piedi ben fondati a terra, ritengo che si resti “precari” (questa volta tutti i docenti) nel senso della sede di insegnamento, 32
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con fatale continuazione (forse più cadenzato) del cambio di istituto, augurandoci di poter restare vicini alla nostra residenza. Dal punto di vista più strettamente professionale, traspare sempre più impellente la necessità di una formazione continua, di un aggiornamento costante e personalizzato, volto alle nuove tecnologie e metodiche d‟insegnamento, al passo con i tempi. Per far questo, da un lato mi aspetto che si organizzi una rete dipartimentale fra più scuole nelle quali i docenti di discipline affini possano confrontarsi e scambiare idee, proposte, applicazioni ecc., il tutto per migliorare la qualità effettiva di quanto andiamo a proporre agli allievi. In questo anche le diverse istituzioni dovranno fare il loro compito, aggiornandosi in termini di efficientamento ed ammodernamento della dotazione tecnologica e laboratoriale. Sicuramente quest‟anno è stato un anno particolare sotto molti aspetti. Dapprima le procedure per l‟immissione in ruolo nel mese di novembre, che hanno comportato il proiettarsi in una realtà ed un ruolo completamente diversi. L‟impatto con il potenziamento è stato in qualche misura traumatico, in quanto sono troppo repentinamente passato da una realtà di docente vero a tutti gli effetti ad una per molti versi quanto meno contraddittoria, con orario in classi definite ridotto ad un terzo (6/18), altre due ore di utilizzazione (peraltro molto soddisfacenti per il rapporto col docente curricolare e per la novità dell‟esperienza) in una disciplina mai sperimentata prima (informatica), e le restanti (ben 10/18) di utilizzo quale sostituto per esigenze dell‟istituto, ruolo per il quale personalmente ho trovato tantissime resistenze psicologiche e che ho dovuto affrontare con molto adattamento. Ho quindi patito il non avere le “mie” canoniche classi ed ho aspettato con favore e piacere lo svolgimento dei corsi di recupero pomeridiani, gestiti in prima persona, ma con l‟aiuto, il confronto e la collaborazione progettuale (nell‟impostazione e nei contenuti) utilissima e di grande formazione, del tutor assegnatomi dall‟Istituto. In definitiva, l‟anno scolastico appena concluso ha sostanzialmente ottenuto lo scopo prefissato, con luci ed ombre, ed ovviamente con situazioni perfettibili: quello di far riflettere il docente sui suoi punti deboli, aiutato da altre figure istituzionali; rappresentare un banco di prova “diverso” per motivazione, adattamento, rapporto con i colleghi e con le altre figure utenti e protagoniste a diverso livello del mondo scolastico; far sperimentare i propri limiti caratteriali, quando ci si trova di fronte a situazioni non direttamente preventivate e di difficile risoluzione canonica.
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Gita nel parco di Montalto Uffugo Mangia e Bevi-Piani di Luta-Croce di Paola (appunti di Tommaso Cariati, 2 giugno 2016)
Da tempo noi di Sos Scuola desideravamo fare una gita nei boschi per smaltire le tossine che abbiamo accumulato nel corso di questo primo anno di cosiddetta “buona scuola”. Le previsioni del tempo ci hanno costretto a stare preoccupati, ma alla fine l‟escursione è stata fatta. I partecipanti: Tommaso, Chiara, Rosina, Anna, Mario, Gaelle, Giuseppe. Pochi ma motivatissimi: Sos Scuola sembra scendere nelle catacombe, poi improvvisamente ritorna alla luce e coloro che hanno i riflessi pronti partecipano alle iniziative.
Siamo saliti verso la Catena Costiera con due macchine, passando da Montalto e da Parantoro. Il paesaggio collinare in primavera è fantastico e se usciamo ad ammirarlo periodicamente, ce ne dimentichiamo. Non dobbiamo mai dimenticare che, come ha scritto Corrado Alvaro, “la terra più aspra che sia [la 34
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Calabria], [in primavera] sorride”. Usciamo, usciamo spesso a godere i colori delle ginestre, dei papaveri, dell‟erba prima che si secchi e il paesaggio diventi lunare. Un po‟ prima del rifugio di Mangia e Bevi abbiamo incontrato un autobus vuoto di Preite. Abbiamo pensato che il rifugio, e il parco avventura installato poco più a monte, fosse attivo e attirasse turisti, invece aveva accompagnato una allegra comitiva di pellegrini che si incamminava verso il santuario di San Francesco, a Paola. Il rifugio sembra abbandonato; il parco avventura non attivo, e sembra rinserrare quegli esseri viventi bellissimi che sono i faggi in una trappola di cavi d‟acciaio, soffocandoli. Il nostro pensiero corre alle tante volte che tra questi alberi abbiamo vissuto noi l‟avventura con decine, a volte centinaia, di allegri ragazzi e giovani scout.
Percorriamo la pista che sale nel cuore del parco chiacchierando allegramente. Ci riforniamo d‟acqua fresca, riempiendo le borracce, e ci lanciamo lungo il sentiero che serpeggia parallelo al serpeggiante e allegro torrentello. Quante volte abbiamo organizzato grandi giochi proprio lungo il torrente usando i massi del greto e i tronchi caduti come ponticelli su cui correre da una sponda all‟altra mantenendo l‟equilibrio, come funamboli. Lungo il percorso ci raccontiamo le nostre storie, come non sarebbe possibile in nessun‟altra occasione. Il tempo vola e la strada viene percorsa senza rendercene conto. Improvvisamente giungiamo al tornante che svolta a destra e si inerpica per condurci sulla cresta della Catena: siamo a metà strada. Alcuni si fermano a prendere fiato. Altri si spingono avanti un poco oltre per giungere in breve a una specie di grande incrocio: siamo praticamente ai Piani di Luta. Tommaso informa che abbiamo percorso la valle del torrente in direzione sudovest. Voltando le spalle alla strada percorsa, a destra abbiamo il mar Tirreno; a sinistra la cima del monte Luta, sopra San Fili, dove si giunge in genere dalla strada della Crocetta; davanti, proseguendo, si incrocerebbe la vecchia strada 35
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panoramica. Mario tira fuori la sua strumentazione da alpinista e dopo un po‟ ci informa che siamo esattamente sulla verticale della ferrovia Cosenza-Paola. “Siamo proprio sopra la galleria della strada ferrata”, dice; buono a sapersi. Ritorniamo indietro, ci ricongiungiamo con il resto del drappello, viriamo dunque verso ovest e cominciamo a salire verso la cresta della Catena. La pista ha un andamento veramente morbido, e si perde in mezzo al bosco. Le condizioni meteorologiche sono peggiorate; fa fresco: da Paola soffia sempre il vento freddo. Parliamo a lungo della cosiddetta “buona scuola” alla fine del primo anno passato in trincea. Parliamo della storia di Sos Scuola e della nostra storia precedente; parliamo del futuro nebuloso della scuola.
Anche questo tratto bellissimo di strada si srotola senza accorgercene sotto i nostri piedi. Alla croce di Paola fa veramente freddo. Il vento è tagliente e ci induce a ricordare quelle volte in cui, intruppati in comitive ben più numerose e varie, nel cuore della notte gelida e piovosa, percorrendo la via dei pellegrini per Paola con padre Pino Stancari, ci siamo fermati per una pausa di preghiera. È ora di consumare la colazione al sacco, ma non nei pressi della croce: fa troppo freddo. Mario è costretto a rinunciare all‟idea di allungare per un paio di km lungo la cresta fino al Cozzo Cervello, mentre gli altri aspettano: non è cosa. Scendiamo allora verso il rifugio. Percorse poche decine di metri, il vento freddo soffia ormai alto sopra le nostre teste: possiamo sostare allegramente e rifocillarci.
Giunti alle auto e riempiti i recipienti di ottima acqua, scendiamo lentamente a valle. Siamo stanchi ma felici: Sos Scuola è sempre in pista.
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Joomla!Calabria: una proposta innovativa per il “Cosentino”! di Martina Francesca Leone Joomla! Calabria è una associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, costituita da 10 soci fondatori, sviluppatori e utilizzatori del CMS. Il loro unico obiettivo è la divulgazione di questa piattaforma, nonché divulgare la filosofia del software open source. In relazione a questo, a seguito del seminario tenutosi lo scorso 26 settembre 2015 nel nostro Istituto, l‟associazione Joomla! Calabria ha proposto alla nostra scuola e quindi a tutti noi studenti la possibilità di partecipare a un progetto formativo di 12 ore. Tale progetto consiste nel creare autonomamente un semplice sito web. Quest‟anno c‟è stata data la possibilità di partecipare e appena il professore Cariati ha confermato, ho subito deciso di aderire. La prima lezione del corso pomeridiano su Joomla!, curata dal presidente Luigi Buono, si è basata essenzialmente sull‟istallazione di Joomla e Xampp (un web server virtuale che permette di lavorare in locale) sui nostri pc, e sulle potenzialità di un Content Management System (CMS), poiché, grazie a questo software, si possono creare e gestire pagine web in modo semplice. Successivamente siamo passati a vedere come si divide il sito in due parti. La parte chiamata front end ovvero ciò che vedono i visitatori del tuo sito, e la parte amministrativa, chiamata back end, utilizzata solo da chi gestisce il sito. Si può accedere all‟amministrazione cliccando sulla voce di menu “Amministrazione” presente nel menu principale o aggiungendo /administrator alla fine del nome di dominio (es. http://www.nomedidominio.com/administrator). Una volta fatto questo, si possono creare e modificare articoli. Ma per creare un articolo serve solo inserire un titolo e qualcosa nell‟area per il contenuto. Per ritrovarlo facilmente si può impostare lo stato su pubblicato e inserirlo in una delle categorie disponibili.
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Successivamente ci è stato mostrato la struttura del pannello di controllo dei componenti, dei moduli, e del plugin con un cenno ai menu ed ai moduli; poi si è passati alla progettazione di un sito web durante la quale dovevamo creare dei contenuti ovvero degli articoli, con lâ€&#x;inserimento di testi, link e immagini, in aggiunta di categorie e sottocategorie. Dopo di che nelle ultime lezioni ci è stato insegnato come mettere il nostro sito online utilizzando uno dei servizi di hosting gratuiti disponibili in rete. Alla fine di questo corso il presidente ha rilasciato un attestato a tutti gli studenti che hanno frequentato il progetto.
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Nomadelfia, un esperimento luminoso mentre l’umanità brancola di Tommaso Cariati Ho cominciato a sentir parlare di Nomadelfia alla fine degli anni Novanta. Ho intuito che si trattava di una realtà straordinaria e da conoscere. Ora che vi ho passato alcuni giorni, nel gruppo famigliare Betlem Basso, ho curato l‟orto con loro, ho dialogato a lungo in Calabria con Sandro Scifoni, so che Nomadelfia è un esperimento luminoso di vita autentica. È un esperimento riuscito, mentre l‟umanità brancola. Perfino se fosse destinata a rimanere un esperimento limitato, sarebbe valido e straordinariamente fecondo. Taluni credono che Nomadelfia sia un luogo chiuso, invece è aperto, apertissimo. Non vi sono recinzioni, e alcune delle strade di Nomadelfia vengono percorse da chiunque, come strade pubbliche; si tratta di un luogo geografico della Maremma toscana che sulle carte geografiche, poniamo di cento anni fa, non esisteva, ma oggi esiste, nel comune di Grosseto, a due passi dall‟arteria di grande comunicazione per Siena; a Nomadelfia a certe condizioni può andare chiunque, per un periodo o per la vita; nessuno viene forzato ad abitarci, se uno, poniamo dopo esserci nato o cresciuto, immagina la propria vita in modo diverso; i cittadini di Nomadelfia, specialmente i bambini e i giovani, viaggiano moltissimo; gli studenti dotati proseguono gli studi nelle università, e dopo la laurea possono andare dove vogliono, se lo desiderano; i cittadini di Nomadelfia studiano, si aggiornano, votano, come tutti i cittadini italiani: sono iscritti nelle liste elettorali del comune di Grosseto. Taluni pensano che Nomadelfia sia un luogo in cui vige un modello arcaico di vita, e la produzione di beni e servizi sia attuata con sistemi arretrati, obsoleti. Ebbene, noi abbiamo visto usare computer, telefonini, decespugliatori, motoseghe, magari non dell‟ultima generazione e non per sfizio. A Nomadelfia hanno ammodernato gli impianti per la produzione dell‟olio, passando dal sistema basato sui fiscoli a quello automatizzato. Hanno dismesso la tipografia interna, appoggiandosi a una esterna che fa uso delle più moderne tecnologie, perché hanno valutato conveniente rinunciare ad ammodernare la propria. A Nomadelfia c‟è un lago, un vero e proprio invaso con diga, con sistemi di pompaggio. A Nomadelfia ci sono impianti ad energia solare. Qualcuno potrebbe pensare che Nomadelfia, fondata da un manipolo di uomini e donne di fede e da un prete un po‟ matto, sia un posto per bigotti, secondo schemi mutuati dall‟Emilia degli anni Cinquanta, e congelati. Ebbene, a Nomadelfia nei giorni feriali, per esempio, la preghiera, preghiera comunitaria, è pre39
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vista soltanto prima di sedersi a tavola per consumare la cena. Nei giorni festivi, ovviamente, tutti vanno a messa. Quando siamo giunti a Nomadelfia mi aspettavo di trovare spazi meno ampi, con una maggiore densità abitativa, invece i circa 300 abitanti sono dispersi nei 400 ettari del suo territorio immenso. Le persone vivono raggruppate in piccoli villaggi rurali ben mimetizzati nella macchia mediterranea in cui vegeta l‟erica, il corbezzolo, il lentisco, l‟asparago, con pennellature di querce da sughero. Ogni villaggio ospita un gruppo famigliare di venticinque, trenta persone circa, tra famigliole, anziani, bambini, persone disabili, persone singole. Il gruppo famigliare dispone di una casa centrale comune e di una serie di casette intorno alla casa principale di dimensioni variabili. In genere le donne stanno in casa, mentre gli uomini lavorano fuori. Nessuno ozia, nessuno è disoccupato, nessuno lavora come un forzato. All‟ora dei pasti tutti si ritrovano per condividere il cibo. Ogni gruppo famigliare dispone di orto, pollaio, legnaia, serra per il proprio fabbisogno. Le case in genere sono in legno, a un solo piano e ben armonizzate con l‟ambiente circostante: appena fuori dall‟uscio sei in mezzo alla natura, con i piedi per terra, sulla terra. La comunità dispone di stalla, frantoio, uliveto, vigneto, officina, falegnameria, teatro, cimitero, scuola familiare interna. Ognuno ha una mansione, un compito, un ruolo. I lavori della stalla e di vigilanza notturna vengono svolti a rotazione dagli uomini. I lavori di massa, come la raccolta delle olive, vengono svolti tutti insieme, grandi e piccoli. La scuola prepara i ragazzi in totale autonomia, in qualche caso in collaborazione con una scuola statale; i ragazzi partecipano agli esami da esterni nella scuola pubblica. A Nomadelfia però tutto è scuola, anche fuori dalle aule, sia quando i ragazzi partecipano ai lavori del gruppo famigliare o ai lavori di massa o ai processi della produzione del vino, dell‟olio, del formaggio, sia quando gli adulti partecipano agli incontri periodici di riflessione e di ascolto della parola di Dio, o partecipano agli esercizi spirituali. Tutto è scuola perché si possa scoprire progressivamente il senso pieno della vita. Diremmo che Nomadelfia ha trovato il segreto della radice della vita: il lavoro è un mezzo, il denaro è un altro mezzo, i vari beni sono sempre mezzi, e nessuno possiede per sé i mezzi che servono a tutta la comunità. Ogni tre anni, per combattere gli attaccamenti disfunzionali allo sviluppo della vita, i gruppi famigliari vengono sciolti e ricomposti: qui davvero tutto è scuola per la vita, e l‟educazione dei bambini è considerata responsabilità di tutti e di ognuno. Tutto ciò che si fa a Nomadelfia lo si fa molto seriamente: il lavoro alla stalla, il lavoro all‟officina o alla falegnameria, nel vigneto o nell‟oliveto o al frantoio, ma anche in teatro, nelle danze, nei canti: ogni cosa viene fatta al meglio, ma i cittadini di Nomadelfia sono lontani dall‟ossessione della specializzazione taylorista, fordista, tecnicista e scientista. Lo scopo per cui ci si impegna nelle attività è sempre uno scopo ampio e profondo che mette al centro dell‟operare la persona e le relazioni interpersonali. 40
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Solo uomini e donne capaci, appassionati, competenti, coraggiosi e forti avrebbero potuto fondare Nomadelfia. Non si tratta di un posto per debolucci o per donnicciole: la virilità è di casa, accanto all‟umiltà e alla sobrietà. Altrimenti non avrebbero potuto realizzare un canale di drenaggio che attraversa tutta una valle, non avrebbero potuto realizzare e curare un vigneto che permette di produrre vini di qualità, anche per il mercato, non avrebbero potuto mettere in piedi una stalla che produce latte, carni e formaggi genuini, non avrebbero costruito un reticolo di strade e abitazioni, non avrebbero costruito il lago, il cimitero, un importante edificio destinato ai convegni e talvolta alla liturgia, un canale radiotelevisivo privato. Mentre il mondo brancola, spossato da violenza, guerre, disoccupazione, degrado, crisi ricorrenti; disorientato, e dilaniato dalle ideologie di turno, dalle manipolazioni della vita, dalle prospettive individualiste e nichiliste, disumanizzanti o ultra-umane promesse dalla tecno-scienza, Nomadelfia ha trovato un grandissimo equilibrio, dinamico, s‟intende, tra la dimensione personale, quella comunitaria e quella trascendente della persona umana. Lunga vita e fecondità a Nomadelfia.
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Sos scuola sulle tracce della cultura bizantina: Rossano, il Codex Purpureus, il Patire (appunti di Aurora Caputo e Luigi Perri, coordinamento di T. Cariati, 17 luglio 2016)
Partiamo presto da Rende, come da programma. Divisi in diversi equipaggi, corriamo alla volta dei colli di Rossano. Alle 10 visitiamo l‟abbazia di Santa Maria del Patire, o Patirion, con affaccio mozzafiato sul golfo di Taranto, e breve picnic con colazione al sacco nel boschetto.
L‟abbazia di Santa Maria del Patire fu fondata alla fine dell‟XI secolo dal monaco Bartolomeo di Simeri, con l‟ausilio di alcuni ricchi Normanni, e venne dedicata a “Santa Maria Nuova Odigitria”.
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Dopo il picnic ci si dirige verso il centro storico di Rossano, non prima di avere scattato qualche foto panoramica sul golfo di Taranto, zona porto di Sibari.
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Il capolavoro che da solo giustifica una visita a Rossano è il Codex Purpureus Rossanensis, dall‟Unesco dichiarato nell‟ottobre 2015 “patrimonio dell‟umanità” e di recente rientrato in sede dopo una lunga assenza.
Conservato nel museo diocesano, è un evangeliario con testi di Matteo e Marco. Deve l‟aggettivo “Purpureus” al fatto che le sue pagine sono rossastre. Esso contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi.
Qui si vede la resurrezione di Lazzaro. 44
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Rossano non offre solo monumenti antichi; il centro storico è tutto da visitare.
Di seguito però ritorniamo ai segni della cultura bizantina.
Oratorio di San Marco, sopra; la Panaghia, sotto.
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La Madonna Achiropita, nella cattedrale di Rossano. Lasciato il centro storico, scendiamo al torrente Celadi e risaliamo sul groppone di fronte, dal quale si gode un magnifico panorama di Rossano tutta. Dopo breve discesa a piedi raggiungiamo la Grotta dellâ€&#x;eremita (è possibile osservarla anche da lontano, affacciandosi dal centro storico), inserita in una rupe con uno sfondo rosso, il colore delle terre che caratterizzano Rossano.
La grotta fu abitata, come altre nei dintorni, nel corso del primo millennio dai monaci bizantini.
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Lasciato il romitorio e ringraziato il prof. Mercogliano, proprietario del terreno dirupato in cui si trova la grotta, corriamo a Mirto a tuffarci nello splendido Ionio. Il mare è un po‟ mosso ma la gioia ci afferra come bambini. Dopo il bagno, refrigerante e tonificante, abbiamo appetito e ci trasferiamo da „O Sarracino, non lontano dal mare, per un pasto luculliano. Tra una portata e l‟altra la musica e i canti rendono la misura veramente colma.
In serata rientriamo, stanchi ma pienamente soddisfatti, sostando però brevemente alla rotatoria di Rossano Scalo, contrada Frasso, per la visita al monumento incredibile di Pino Savoia ispirato al Codex Purpureus e intitolato “La macchina armonica”, installato nel bel mezzo della SS 106.
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È stata una giornata progettata e vissuta all‟insegna della scoperta delle nostre radici culturali, ma anche della gioia di vivere. È stata un‟occasione preziosa, memorabile.
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Il lavoro e l’esperienza umana nell’era dei sistemi informativi digitali pervasivi e globalizzanti (stralci tesina di Aurora Caputo, V B Sia, esami di stato 2016 ITE “V. Cosentino”, relatore Tommaso Cariati)
0. Presentazione Questo lavoro è nato grazie al suggerimento del mio professore d‟informatica, Tommaso Cariati, che al termine dell‟anno scolastico e ormai pronta ad affrontare l‟esame di Stato, visto il mio interesse per questo tema, mi ha proposto di fare una ricerca su quel che era il fenomeno della disoccupazione. Il lavoro è stato impostato formulando 10 domande con le quali intervistare persone esodate o disoccupate. Subito mi sono impegnata a cercare persone di ogni età e sesso che potessero raccontare un‟esperienza significativa per l‟oggetto della mia indagine, e ho raccolto sei interviste molto interessanti che ho collocato in appendice. Posso affermare che trovare persone disoccupate per proporre l‟intervista non è stato difficile, proprio perché oggi purtroppo quasi in ogni famiglia c‟è sempre qualcuno inoccupato. Dopo aver fatto le interviste ho ampliato il mio lavoro facendo delle ricerche approfondite sulla storia della disoccupazione, in Italia soprattutto fra i giovani e le donne, aggiungendo anche il punto di vista della Chiesa. Mi sono impegnata nel far leggere il mio lavoro ad uno studioso e professore universitario, Giorgio Marcello, per avere un punto di vista qualificato riguardo al mondo contemporaneo. Il corpo della tesina è diviso in tre parti principali. Nella parte 1 si parla della disoccupazione in generale; nella parte 2, avendo collocato le interviste in un‟appendice, si mettono a confronto le esperienze attraverso un mio commento, il commento del prof. Giorgio Marcello, e l‟esperienza della mia famiglia; nella parte 3 si riportano riflessioni sul senso del lavoro riprese da due encicliche. 1. Omissis 2. Esperienze a confronto 2.1 CONSIDERAZIONI PERSONALI Leggendo le interviste fatte personalmente a sei persone differenti per sesso, età e professione, ho potuto constatare che gli intervistati su alcune domande
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hanno avuto pensieri combacianti con gli altri, mentre in altre risposte ci sono stati dei punti di vista differenti. Nella prima domanda ho chiesto quali fossero le professioni svolte nel tempo dai diversi candidati. Ogni persona, anche di giovane età, si ritrova con un bagaglio di esperienze lavorative sia brevi che a lungo termine svolte nel corso del tempo, ma purtroppo cessate con il problema della disoccupazione. Ormai la disoccupazione è una problematica molto grave e attuale che affligge la nostra popolazione nazionale, in particolare quella calabrese. Da un lato abbiamo i giovani che terminati gli studi sono alla ricerca di un‟occupazione, purtroppo con scarsi risultati, mentre dall‟altra abbiamo persone adulte con un ampio bagaglio di esperienze lavorative che, a causa di problematiche aziendali o di altro genere, si sono ritrovate senza un‟occupazione e spesso con una famiglia da mantenere. Nella terza, ho chiesto quale fosse il senso del lavoro che svolgevano i candidati. Dalle risposte ricevute ho potuto constatare che per molti il lavoro non era solo un modo per ottenere un compenso di denaro, ma anche una rivalsa personale, un modo di dare il proprio contributo mettendo in gioco le proprie qualità per la società e sentirsi utili anche in piccolo a migliorare la società stessa. Il lavoro era in parte il senso della loro esistenza. Ne è la prova un‟affermazione della prima intervista della candidata donna di 26 anni che, dopo aver risposto alle domande, lascia una sua frase personale scrivendo: “il lavoro non dev’essere un obbligo ma un voler essere”. Io ho interpretato questa frase pensando che una persona con un lavoro è qualcuno che conta nella società d‟oggi, perciò il lavoratore stesso percepisce attraverso l‟occupazione quel senso di potenza e di soddisfazione, il modo per far uscire fuori e al meglio le proprie potenzialità e capacità. Nella quinta domanda ho chiesto invece qual è stata la reazione e quello che hanno provato i candidati e i loro cari, dopo aver avuto la notizia della perdita del proprio lavoro. Anche in questo caso, ho ricevuto risposte diverse ma con un unico significato. In qualsiasi caso una perdita è sempre un fallimento, perciò nel perdere il lavoro i candidati hanno provato quasi tutti le stesse amare sensazioni. Quel senso di smarrimento e disorientamento personale nella società, il sentirsi da buttare via, qualcuno parla anche di essere stato sfruttato senza una meritata retribuzione, per poi di botto essere licenziato. Molti segnalano l‟impossibilità di garantire una sicurezza anche economica per quelli che hanno una famiglia da gestire, ma soprattutto la rabbia, la delusione e l‟angoscia scaturita appunto dall‟impossibilità di trovare un posto di occupazione sicuro. All‟ottava domanda ho chiesto se i candidati ritenessero utile tornare tra i banchi di scuola. Con questa domanda ho ricevuto risposte e pareri differenti. Da un lato c‟è chi pensa che tornare tra i banchi di scuola non sia sufficiente per trovare un occupazione ma solo per arricchirsi culturalmente. Qualcuno dice 50
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che non si studia per lavorare ma per sapere, perché attraverso la cultura gli incompetenti e i prepotenti vengono zittiti. Altri mettono di mezzo l‟età. Quando una persona ha superato una soglia di età, dicono che non sia sufficiente ritornare tra i banchi di scuola e che sarebbe un metodo inutile per trovare un‟occupazione. Nella quinta intervista, invece, un uomo di 58 anni ha affermato il contrario dicendo che tornare tra i banchi di scuola sarebbe un connubio positivo proprio perche, nel suo caso, i corsi di formazione lo aiuterebbero ad aumentare le proprie qualità e magari a trovare un impiego. Nella decima e ultima domanda, ho fatto una domanda che fa molto riflettere sulla realtà di oggi. Ho chiesto se le nuove tecnologie siano state di aiuto o meno nell‟ambito lavorativo. Alcuni pensano che grazie alle nuove tecnologie molti lavori sono stati semplificati, altri invece pensano il contrario. Dicono che la tecnologia stia sostituendo il personale umano, velocizzando i processi e che questa sia una delle motivazioni della disoccupazione. Ma c‟è anche chi pensa che una macchina non potrà mai sostituire le competenze umane e perciò, se usate nel modo giusto, le macchine e le nuove tecnologie sono solo un aiuto in più per svolgere al meglio il lavoro. Più che altro c‟è chi pensa che la colpa non sia delle macchine ma del fenomeno della globalizzazione ed di una mancata organizzazione del lavoro che è ancora ancorato ai vecchi modelli produttivi. Secondo il mio pensiero, le nuove tecnologie non sono affatto un aspetto negativo, anzi, per quello che ho potuto constatare facendo riferimento all‟organizzazione della mia scuola, ho visto con i miei occhi che usare un computer rende il lavoro più semplice rispetto alle esperienze raccontate da chi precedentemente svolgeva il lavoro senza strumenti tecnologici. 2.2 CONSIDERAZIONI DI UNO STUDIOSO (GIORGIO MARCELLO) Carissima Aurora, ho letto le tue considerazioni relative alle interviste raccolte. Mi sembra che tu abbia fatto proprio un bel lavoro. La comparazione di analogie e differenze riscontrate tra le testimonianze offerte ti ha permesso di mettere a fuoco interessanti spunti di riflessione in ordine al tema che costituisce oggetto della tua indagine. Mi permetto di aggiungere qualche altra considerazione a margine. 1. Dici una cosa vera quando affermi che la disoccupazione è un problema che colpisce tutto il paese, ma che pesa soprattutto sulle regioni meridionali. La mancanza di lavoro costituisce il principale elemento predittore di povertà assoluta. Gli ultimi dati Istat rivelano che sono più di sei milioni gli italiani che versano in questa condizione. La maggior parte di essi vive però nelle regioni meridionali. Che sono anche quelle in cui le istituzioni pubbliche sono meno in grado di allestire adeguate strategie di fronteggiamento. 51
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2. Come emerge chiaramente dalle interviste, il lavoro non è solo uno strumento per ottenere una retribuzione, ma è innanzitutto una via attraverso cui ognuno può realizzare la propria vocazione alla vita, come insegnano le principali teorie dello sviluppo umano. In questa prospettiva, la possibilità di svolgere non un qualsiasi lavoro, ma il lavoro che si è scelto, costituisce il fondamento di una vita degna di essere vissuta. La disoccupazione non è soltanto causa di impoverimento materiale, ma ferisce profondamente la dignità umana. Inoltre, la mancanza di lavoro rende le donne e gli uomini meno liberi, in quanto non permette loro di progettare il presente e il futuro, schiacciandoli su un presente che spesso appare senza prospettive. 3. La perdita del lavoro costituisce una rottura biografica che può innescare conseguenze dolorosissime per chi la subisce. Essa non è solo la principale causa di povertà materiale. Quando alla mancanza di lavoro, oppure alla perdita del lavoro si somma la mancanza di legami significativi, la persona colpita rischia di scivolare rapidamente ai margini della vita sociale. La storia di tanti homeless, ad esempio, è segnata da derive di questo tipo. 4. Continua ad essere supportata da dati significativi la correlazione tra il livello di istruzione e le opportunità di impiego. In altri termini, è vero che tanti diplomati e laureati fanno fatica ad entrare nel mondo del lavoro; però è ancora vero che i diplomati e i laureati hanno più possibilità di trovare lavoro, rispetto a chi non ha titoli di studio. Considero sensate anche le osservazioni relative allo sviluppo delle nuove tecnologie. Per un verso, esse riducono la necessità del lavoro umano. Per altro verso, le società che promuovono lo sviluppo scientifico e tecnologico sono anche quelle che riescono più facilmente di altre a promuovere politiche attive del lavoro. 3. Omissis 4. Conclusioni Ho svolto questo lavoro con l‟obiettivo di conoscere qualcosa in più sul fenomeno che oggi purtroppo è molto diffuso, quello della disoccupazione. Attraverso le interviste e le varie parti aggiunte nella mia ricerca ho potuto osservare il fenomeno della disoccupazione più a fondo, sotto vari punti di vista, che riguardano sempre lo stesso problema: la mancanza del lavoro. Essendo una donna, da quel che ho letto e constatato, sono un po‟ preoccupata di quel che sarà il mio futuro e il mio ruolo nella società, proprio perché oggi la donna, e soprattutto quella del Sud, è il soggetto in con più difficoltà nel trovare un lavoro. Leggendo le varie testimonianze e approfondendo il tema della disoccupazione, mi sono resa conto che questa situazione sia ingiusta: non dovrebbe esistere un paese in cui manca la possibilità di trovare un‟occupazione. Tutti, dopo aver 52
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fatto degli studi, hanno il diritto di avere un lavoro che lo appaghi, così che i sacrifici e il tempo investito nel formarsi per raggiungere quell‟obbiettivo sia servito a qualcosa e non come molte persone che si laureano e purtroppo sono costrette a starsene a casa. Spero che la classe dirigente, trovi un modo per cambiare il sistema economico nel nostro paese in modo da garantire un lavoro a tutti. Penso che il lavoro non sia solo un modo per colmare le nostre esigenze economiche ma anche un modo per sentirci completi, per essere persone utili alla società e sentirci soddisfatti del nostro contributo che doniamo al mondo con le nostre capacità, perciò spero vivamente che la situazione con il corso degli anni migliori. Concludo dicendo che questo progetto mi ha aperto la mente e mi ha fatto guardare più a fondo a quel che è un aspetto molto preoccupante del mondo d‟oggi, che mi riguarda in prima persona. 5. Appendice (sei interviste ad esodati e disoccupati) PRIMA INTERVISTA: Donna, 26 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? (Sinteticamente) Diverse. Di breve durata, ma diverse tra loro. 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Gestione attività commerciale. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ultimo impiego? Il senso?! Beh, il senso era quello di farlo al meglio e con professionalità. 4. Il lavoro contribuiva a sostenere la vita di altre persone? No, affatto. A stento sostenevo me. Anche se il ruolo era alto lo stipendio non rispecchiava le mansioni svolte. 5. Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? Ho pensato che a volte la vita è ingiusta soprattutto nell‟ambito lavorativo . Ho provato un senso di rabbia e allo stesso tempo di rivalsa. 6. In che modo l‟azienda ha preparato la situazione che ha comportato la perdita del lavoro? La causa della perdita del lavoro è stata semplice: un anno senza mai assunzione e poi di botto “non servi più”. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione? Ho investito del tempo nello studio. Questo inteso come crescita, non solo professionale, ma soprattutto personale. 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione ? Tornare a studiare non è affatto sufficiente. Bisogna crederci e avere forza di volontà. Non si studia per lavorare ma per sapere. Solo la cultura ci dà la forza di zittire i potenti ed i prepotenti incompetenti. 53
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9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali, che cosa ne pensa? Il lavoro c‟è, se non lo si trova bisognerebbe inventarlo. Facile, ovvio, non è. Basta guardarci intorno però per vedere che siamo circondati da una ricchezza inestimabile che è la natura: potremmo partire proprio da lì. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro? Non credo. Anzi. Credo che siano state molto d‟aiuto in alcune circostanze. Prendi il computer per esempio. Molti lavori oggi si svolgono solo ed esclusivamente con l‟elaboratore elettronico. Il lavoro non dev‟essere un obbligo, ma un “voler essere”. SECONDA INTERVISTA: Donna, 43 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? (Sinteticamente) Esperienze lavorative: insegnante di sostegno ai ragazzi diversamente abili per un anno e lavorato in vari call center per 10 anni. 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Teleoperatrice. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ ultimo impiego? Agevolare l‟erogazione di un prestito presso i vari istituti bancari. 4. Il lavoro contribuiva a sostenere la vita di altre persone? Sì, contribuiva nelle spese familiari. 5. Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? Delusione e rabbia per i tipi di contratti che vengono stipulati ogni 6 mesi. 6. In che modo l‟azienda ha preparato la situazione che ha comportato la perdita del lavoro? Aumentando la mole di lavoro e le ore lavorative che da 4, previste dal contratto, salivano a 8/9 ore senza un‟adeguata retribuzione. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione? Iscrivendomi ad agenzie interinali su Internet e mandando curriculum. 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione? No, non credo che i titoli di studio siano di aiuto per trovare occupazione. 9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali , che cosa ne pensa? Sì, anche io la penso così. Il lavoro non manca, ma è mal retribuito dalle aziende. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro?
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Sì, le nuove tecnologie stanno sostituendo il personale umano, velocizzando i processi e facendo aumentare la produttività. Il prodotto costa meno, ma la qualità è scarsa; crescono però i profitti. TERZA INTERVISTA: Donna, 47 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? (Sinteticamente) Contabile, assistenza clienti. 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Amministrazione. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ultimo impiego? Non lo so. 4. Il lavoro contribuiva a sostenere la vita di altre persone? Sì, abbastanza . 5. Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? Preoccupazione. 6. Quale situazione del mercato ha comportato la chiusura del suo affare? Fallimento dell‟azienda, crisi del settore. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione ? Iscrizione al centro dell‟impiego e ricerca di lavori su Internet. 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione? Dipende dall‟età. 9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali , che cosa ne pensa? In alcuni casi sono vere entrambe le affermazioni. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro? Anche, ma non solo. QUARTA INTERVISTA: Uomo, 28 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? (Sinteticamente) Cameriere e intrattenitore musicale. 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Gestivo il susseguirsi delle canzoni, interloquendo con il pubblico. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ultimo impiego? Far divertire e intrattenere le persone al meglio possibile. 4. Il lavoro contribuiva a sostenere la vita di altre persone? No. 5. Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? Delusione . 6. Quale situazione del mercato ha comportato la chiusura del suo affare? 55
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Mancanza di proposte lavorative o meglio serate musicali nel mio caso. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione? Portando il mio CV in giro per vari posti di lavoro nella speranza che i miei requisiti siano adatti e ottenga un posto. 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione? Raggiunta una certa età, la concentrazione, la costanza e l‟impegno diminuiscono per quanto mi riguarda. Perciò, tornare tra i banchi di scuola sarebbe inefficiente. 9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali, che cosa ne pensa? Sì, il lavoro manca e i posti di lavoro sono nulli essendo troppo pochi. Nonostante questo dobbiamo far fronte anche a licenziamenti. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro? Sì, perché il lavoro di dieci persone lo svolge una macchina che è in grado di eseguire meglio e più rapidamente lo stesso lavoro. Questo comporta un maggior guadagno ma allo stesso tempo una perdita di manodopera umana, quindi disoccupazione. QUINTA INTERVISTA: Uomo, 55 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? Svariate, dal classico porta a porta vendita libri, procacciatore di assicurazioni, amministrativo in azienda privata, tecnico assemblaggio componentistica elettronica, tecnico informatico. 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Gestione organizzativa, pianificavo gli interventi tecnici dei colleghi sul territorio calabrese. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ultimo impiego? In primis sostentamento della famiglia, avere un ruolo, entità nella collettività. 4. Il lavoro contribuiva allora a sostenere la vita di altre persone? Sì, della mia famiglia. 5. Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? Quando questo succede ad una certa età si ha la consapevolezza/certezza che ti aspettano tempi duri. Si parla infatti sempre di disoccupazione giovanile, ma dei casi come il mio, a 50 anni, perdere o meglio essere defraudato del posto di lavoro, nessuno ne parla. È la fine. Famiglie come la mia, dove nel loro interno troviamo figli che lottano per un primo inserimento nel lavoro e genitori nel dramma, che si trovano nella situazione di troppo giovani per una pensione e troppo vecchi per un nuovo lavoro, ce ne sono davvero tante. Conclusione: fallimento della società che come la nostra si basa sulla famiglia. 56
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6. In che modo l‟azienda ha preparato la situazione che ha comportato la perdita del lavoro? Purtroppo la mia realtà, il nostro caso, ripeto, si è trattato di una defraudazione, le organizzazioni sono state scrupolose, hanno mirato ad accaparrarsi gli “Asset” aziendali, il nostro TFR. Si è trattato di un vero e proprio furto, di una frode al danno di più di 2.000 persone, famiglie e a questo banchetto hanno partecipato tutti, compreso chi doveva tutelarci. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione? Le sto provando tutte, ma ripeto la “precedenza” è data ai giovani che verranno illusi da quelli che sono i programmi politici atti solo allo sfruttamento ai giovani, non resta che un pugno di mosche, senza basi per un futuro. A me non resta che qualche attività, in nero chiaramente! 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione? Nel mio caso, sarebbe un connubio positivo, ci sono corsi di formazione mirati, che sommati alla mia esperienza equivarrebbero a qualità. 9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali, che cosa ne pensa? Dico solo che io ho un profilo informatico con esperienza di oltre venti anni, quanto dire di questi tempi, ma nessuno mi/ci considera, forse perché non siamo giovani. Manca la volontà o gli interessi sono altri. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro? Assolutamente no, se usate nel giusto modo, dovrebbero creare solo più tempo e non inoccupazione, le macchine restano limitate, l‟uomo credo occupi sempre il ruolo primario. Piuttosto credo che il lavoro da noi si basi principalmente sullo sfruttamento e da una politica clientelare. SESTA INTERVISTA: Uomo, 58 anni. 1. Quali esperienze lavorative ha fatto lei nella vita? Ho lavorato prevalentemente in aziende multinazionali nel settore ICT con frequenti viaggi in Europa e negli Stati Uniti. Ho iniziato a programmare in un progetto impegnativo finalizzato alla realizzazione di un simulatore per l‟addestramento dei controllori di volo. Successivamente sono stato coordinatore di un gruppo di sviluppo di protocolli di comunicazione e di applicazioni per la cooperazione multimediale (videoconferenza, file transfer, white board ed applicazioni condivise in rete) 2. Quale ruolo svolgeva nell‟ultima esperienza lavorativa? Responsabile della Divisione di System Engineering del Sud Italia. 3. Per lei qual era il senso del lavoro che svolgeva nell‟ultimo impiego? 57
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Il lavoro oltre ad essere una fonte di reddito è il luogo dove ogni persona realizza la sua creatività e manifesta concretamente i suoi valori di riferimento. Oltre alle competenze tecniche sono mobilitate le competenze sociali e relazionali. 4. Il lavoro contribuiva allora a sostenere la vita di altre persone? Il lavoro contribuisce principalmente al sostegno economico della propria famiglia, ma il mancato guadagno si riflette anche sulle attività commerciali del territorio in cui un lavoratore risiede. 5.Che cosa ha provato lei e che cosa hanno provato i suoi familiari? È un‟esperienza molto dolorosa specialmente per chi non è più giovane ed ha l‟obbligo sociale e morale di mantenere una famiglia. La nostra è stata una bancarotta studiata a tavolino da indisturbati e spericolati faccendieri per rubare il trattamento di fine rapporto dei lavoratori e la liquidità presente in azienda. Lo Stato ed i sindacati non hanno voluto o saputo ostacolare il disegno criminale pur avendo ricevuto, con largo anticipo, diverse segnalazioni di comportamenti anomali dei vertici aziendali. Gli ultimi proprietari avevano già in corso procedimenti giudiziari per bancarotta fraudolenta. Al dolore di aver perso il lavoro si è aggiunta la rabbia di non essere protetto dalle istituzioni. 6. In che modo l‟azienda ha preparato la situazione che ha comportato la perdita del lavoro? La nostra non è stata una crisi economica quindi non c‟è stata preparazione ma un atto criminale a sorpresa. 7. Quali azioni sta intraprendendo o pensa di intraprendere per cercare di procurarsi un‟occupazione? Ho cercato di prendere altre specializzazioni ed inviato il mio curriculum ad aziende. Purtroppo c‟è stata una considerevole contrazione del mercato del lavoro in questi ultimi anni che hanno penalizzato le giovani generazioni in cerca del primo lavoro (inoccupati) e le persone che lo hanno perso (disoccupati). Diversi enti istituzionali che dovrebbero garantire orientamento e formazione non funzionano e quindi è più difficile orientare la propria formazione in funzione della domanda. 8. Ritiene che ritornare sui banchi di scuola sia sufficiente per trovare una occupazione? La scuola è fondamentale per fornire le competenze chiave. Esse serviranno come base per un apprendimento permanente e perciò dovranno essere acquisite durante il periodo obbligatorio di istruzione e formazione. Le competenze chiave sono una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini che permettono di adattarsi ai costanti cambiamenti della società. Sono le competenze di cui gli individui hanno bisogno per lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l‟inclusione sociale e l‟occupazione. 9. Alcuni ritengono che il lavoro non manchi ma non siano adeguati al lavoro che c‟è i profili professionali, che cosa ne pensa? 58
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Sono mancate sicuramente le politiche adeguate per lo sviluppo di attività pubbliche e private che avrebbero permesso l‟impiego di molti lavoratori. Non c‟è stata negli ultimi anni una vera strategia per lo sviluppo e per il lavoro. La politica non ha pianificato e progettato il futuro ma si è limitata a gestire il presente. 10. Ritiene che le nuove tecnologie siano la causa della perdita dei posti di lavoro? L‟evoluzione tecnologica ha portato una profonda trasformazione nei processi produttivi, portando all‟automazione di alcune attività precedentemente svolte manualmente. Però, allo stesso tempo, ha permesso anche l‟impiego di nuove figure professionali, prima inesistenti. Credo che la perdita di lavoro sia molto di più riconducibile alla globalizzazione ed al mancata organizzazione del lavoro che è ancora ancorata a vecchi modelli produttivi. Anche l‟Europa ha riconosciuto la crisi come effetto della globalizzazione ed ha stanziato, per le Regioni richiedenti, dei fondi FEG (fondi Europei per la Globalizzazione). Questi fondi, non richiesti dalla Calabria, sono destinati alla riqualificazione delle persone che hanno perso il posto di lavoro.
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Il Tecnico dei Sistemi Informativi ed Economicoaziendali, al posto del ragioniere
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Il tecnico esperto dei Sistemi Informativi Aziendali, al posto del ragioniere, nel XXI secolo di Tommaso Cariati
Progetto di riforma dei contenuti, delle metodologie, della didattica, dei quadri orari, in un approccio sistemico, dell‟articolazione SIA, dell‟indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing, Istruzione tecnica, settore Economico, di cui informare il Collegio dei docenti del 28 giugno 2016 e da dettagliare in seguito 1. Muovendoci nel solco tracciato da Tommaso Cariati con il suo documento intitolato “Considerazioni e proposte per promuovere lo sviluppo del Cosentino di Rende”, reso pubblico nel mese di maggio 2015 (cfr. www.sosscuola.it); 2. considerando l‟esperienza preziosa maturata nel corso dell‟a.s. 2015/2016 con i due progetti “Joomla!”, realizzato in collaborazione con “Joomla! Calabria”, e “Corso sperimentale di Sistemi informativi aziendali al Cosentino”, che ha visto coinvolti professionisti e studiosi del settore (cfr. www.sos-scuola.it, www.corsosia1.altervista.org); 3. tenendo conto della serie di accordi stipulati e contatti stabiliti con enti e personalità del mondo accademico e delle imprese; 4. considerato il trend fortemente negativo degli iscritti, che per l‟anno prossimo segnala un tracollo per la scuola; 5. tenendo conto della necessità di far vivere agli studenti esperienze vere di lavoro, nell‟ambito dell‟alternanza scuola-lavoro; 6. considerate le potenzialità che potranno sprigionarsi dal Laboratorio territoriale per l‟occupabilità; 7. viste le tracce d‟esame di Informatica e di Economia aziendale proposte dal Miur come seconda prova scritta degli Esami di Stato; tanto premesso, proponiamo le seguenti linee d‟azione, con i tempi e le modalità da definire e dettagliare insieme agli altri partner, come progetto organico di riforma e rilancio del “Cosentino”, affinché Rende abbia una grande scuola tecnica.
1) Collaborazione con i corsi di laurea in Ingegneria informatica, in Informatica, in Ingegneria gestionale, in Statistica e in Economia aziendale dell‟Università della Calabria, affinché insieme si promuova un profilo professionale del diplomato esperto di Sistemi informativi aziendali (dell‟indirizzo Amministra61
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zione, Finanza, Marketing, dell‟Istruzione tecnica, settore Economico), che da una parte consenta ai giovani di lavorare nelle aziende del territorio o di altri ambiti territoriali, dall‟altra permetta a coloro che lo desiderano di proseguire con successo gli studi nei corsi di laurea citati, cioè quelli che consentono di trovare in poco tempo lavoro; tale collaborazione dovrebbe articolarsi sia sul piano scientifico e dell‟orientamento, sia in termini di programmi di testimonianze e conferenze da offrirsi nella scuola da parte di docenti universitari, sia in termini di visite guidate, non episodiche, nei dipartimenti e laboratori dell‟Università; 2) collaborazione stretta con associazioni di professionisti dei settori aziendale e commerciale, dei Sistemi informativi aziendali, come “Joomla! Calabria”, con le quali programmare e attuare percorsi didattici e progetti dentro e fuori dalla scuola; 3) collaborazione con associazioni di aziende, oltre che con imprese singole, come il Parco industriale di Rende, con le quali programmare una collaborazione organica, specialmente per quanto attiene all‟alternanza scuola-lavoro (anche con testimonianze dentro la scuola da parte degli imprenditori); 4) fermo restando il monte ore settimanale di 32 ore per classe, riforma del quadro orario basato su unità da 53 minuti anziché da 60 minuti, in modo da elevare le unità settimanali di insegnamento da 32 a 36, recuperare minuti da alcune discipline e incrementare il tempo scuola di Informatica ed Economia aziendale nel secondo biennio e al quinto anno, e di Italiano e Matematica nel primo biennio (cfr. piano dettagliato allegato, proposto da T. Cariati già per l‟a.s. 2015/2016); 5) nomina di un docente consigliere del dirigente, con le funzioni di ufficiale di collegamento, e di coordinatore del progetto di riforma; 6) costituzione di uno steering committee formato da alcuni docenti universitari delle aree suddette, da alcuni docenti del “Cosentino” che abbiano comprovata competenza e valide idee a riguardo, da un rappresentante del Parco industriale di Rende, altri rappresentanti del mondo del lavoro e delle professioni; 7) definizione di un piano di marketing e di informazione che permetta di persuadere i potenziali utenti, da Terranova da Sibari/San Marco a Rogliano, da Montalto ad Aprigliano, che vale la pena iscriversi al “Cosentino Riformato” perché offre tutto quello che offre un liceo riguardo alla prosecuzione degli studi, non solo sulla carta come adesso, ma offre molto molto di più riguardo alla possibilità di inserirsi con successo nel mondo del lavoro nell‟era della competizione globale e della dematerializzazione, grazie alle tecnologie digitali e informatiche e ai Sistemi informativi aziendali. Rende, 27 giugno 2016 Allegato 62
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Organizzazione orario ITE “V. Cosentino”, anno scolastico 2015/2016, finalizzata all’attuazione della quota dell’autonomia e alla promozione dello sviluppo dell’Istituto di Tommaso Cariati
Al fine di dare seguito all‟attuazione delle mie proposte riguardanti “la promozione dello sviluppo del „Cosentino‟”, prot. 6411 – 8 giugno 2015, attuando veramente la quota dell‟autonomia, propongo il seguente schema per la formulazione dell‟orario per l‟anno scolastico 2015/2016. 1. Durata unità di lezione: 53 minuti, anziché 60; 2. Numero unità settimanali per gli studenti: 36 anziché 32, con resto di 12 minuti; 3. Numero unità settimanali per docenti: 20 anziché 18, con resto di 20 minuti; 4. Ricreazione 20 minuti + 2 (ottenuti distribuendo i 12 minuti residui, di cui al punto 2, nei 6 giorni della settimana), da ripartire eventualmente in due intervalli; 5. Ogni docente rende alla scuola e agli studenti i 20 minuti residui settimanali, di cui al punto 3, garantendo la vigilanza durante la ricreazione una volta alla settimana, da stabilirsi nel quadro orario; 6. Scansione giornata (nell‟ipotesi di un solo intervallo), iniziando alle 8.00: inizio lezioni ore 8.00; fine prima unità ore 8.53; fine seconda unità ore 9.46; fine terza unità ore 10.39; intervallo dalle 10.39 alle 11.01; fine quarta unità ore 11.54; fine quinta unità ore 12.47; fine lezioni ore 13.40; 7. Potenziamento primo biennio con 2 unità aggiuntive di Matematica e di Italiano, o delle materie che sceglierà il Collegio; 8. Potenziamento articolazione Sistemi Informativi Aziendali con 2 unità di lezione settimanali di Economia aziendale, sia in terza, sia in quarta, sia in quinta; e con 2 unità settimanali di Informatica (e Sistemi informativi aziendali), sia in terza, sia in quarta, sia in quinta; inoltre, per ciascuna di dette classi potenziamento del laboratorio con compresenza ITP 2 unità, una per Economia aziendale e una per Informatica (e Sistemi informativi aziendali); 9. Potenziamento secondo biennio e quinta classe Turistico e AFM, per esempio, con 2 unità di lezione settimanali di Economia aziendale, sia in terza, sia in quarta, sia in quinta; con 1 unità settimanale di Informatica (e Sistemi informativi aziendali), sia in terza, sia in quarta, sia in quinta; e con 1 unità per 63
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ciascuna di dette classi di Diritto-Economia-Scienza finanze (o delle materie che sceglierĂ il Collegio). Castiglione Cosentino, 29 giugno 2015
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Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino” incontro telematico articolato del gruppo Sos Scuola (appunti di Tommaso Cariati, con contributi di Mariaelisa Flotta, Mario Longo e di alcuni studenti ed ex studenti, Castiglione Cosentino, 25 luglio 2016) Non sorprenda il fatto che qui come in altri luoghi parliamo di “riforma”. La riforma è ineludibile sia nel senso che l‟Istituto così come sta andando non può continuare, sia nel senso che al “Cosentino” non ci si è mai preoccupati di attuare la riforma Gelmini, se non in ciò che veniva imposto, come i tagli e i quadri orari. L‟attuazione di quella riforma imponeva la definizione di un progetto serio di scuola, con una propria identità individuata e realizzata valorizzando intelligentemente la quota dell‟autonomia e la quota della flessibilità, invece il POF è stato negli anni l‟assemblaggio confuso di idee eterogenee, anziché il piano organico e coerente di un sistema. Per esempio, non si è compreso che la quota della flessibilità era stata prevista dal legislatore per venire incontro a una doppia esigenza: in primis, la differenziazione, in termini culturali e di esigenze di formazione in rapporto ai sistemi economici e produttivi locali, che si riscontra alle diverse latitudini e nelle diverse regioni di quel patchwork che è l‟Italia, in secundis, il dinamismo e i cambiamenti estremamente veloci che si possono registrare nei vari contesti del paese e a livello internazionale da un anno all‟altro e che non possono essere fronteggiati da continue riforme. Da questo punto di vista, la riforma Gelmini non dice esattamente quello che ogni scuola deve fare, ma traccia delle traiettorie o, meglio, dei fasci di traiettorie all‟interno dei quali ogni scuola deve individuare e realizzare la propria direzione precisa di marcia, e la propria identità dinamica. Le “linee guida” non erano allora belle dichiarazioni da copiare e incollare nel proprio POF, lasciando il resto inalterato; erano le preziose indicazioni che dovevano essere decifrate e messe in atto per riempire di contenuti vivi e palpitanti un contenitore, Amministrazione Finanza e Marketing, Sistemi informativi Aziendali ecc. che ci veniva fornito riempito solo parzialmente. Oggi ci troviamo di fronte a una doppia emergenza: da una parte registriamo il crollo delle iscrizioni, dall‟altra, dobbiamo attuare insieme alla riforma del governo Renzi, anche quella precedente, del ministro Gelmini. Ogni giorno che passa fa aumentare la probabilità di insuccesso dell‟impresa. Non ci si meravigli allora se parliamo di riforma del “Cosentino”: la locuzione può essere intesa nel senso di attuare finalmente le riforme che ci sono piovute addosso e che abbiamo subito senza comprenderle.
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1. MICROINCHIESTA TRA STUDENTI ED EX STUDENTI DEL “COSENTINO” SUL CORSO AMMINISTRAZIONE FINANZA E MARKETING-ARTICOLAZIONE SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI Richiesta. “Stiamo facendo uno studio sul corso AFM-SIA al “Cosentino” e ho bisogno del punto di vista di coloro che l‟hanno vissuto, o lo stanno vivendo, sulla propria pelle. Per favore, scrivi mezza pagina con Word e mandamela per e -mail. Tieni presente le seguenti domande, con riferimento esclusivo ai contenuti: 1. Quali incongruenze hai notato tra le diverse materie? 2. Che cosa manca, del tutto o in parte, al curricolo? 3. Quali parti potrebbero essere alleggerite o semplificate? Grazie. Tommaso Cariati”. La richiesta è stata inviata tramite Whatsapp a una quindicina di persone, tre studenti di quarta classe che l‟anno prossimo faranno la quinta, ed ex studenti che hanno conseguito il diploma quest‟anno o l‟anno scorso, primi diplomati con il nuovo profilo. Hanno risposto sette persone: un ragazzo che si è diplomato il 2015; insieme due ragazze che frequenteranno la quinta classe il prossimo anno; quattro ragazze che si sono diplomate nel 2016, due di loro però hanno risposto insieme. Mattia Cava, classe V B SIA a.s. 2014/15. A seguito della mia esperienza nel corso SIA dell‟ITE “V. Cosentino” posso dire che, riguardo le materie studiate e il programma di esse, non ho riscontrato molti problemi, le materie erano interessanti, affascinanti e utili nella vita quotidiana e grazie anche alle varie attività proposte dai docenti sono riuscito a imparare molto più in fretta. Tra le varie materie non ho trovato incongruenze, al massimo in qualche materia si parla in modo più approfondito di un argomento presente anche in un‟altra. Il curricolo mi sembra completo per l‟indirizzo SIA. Una modifica interessante potrebbe essere “sincronizzare” alcune lezioni parlando così di un argomento visto da punti di vista di ogni materia. Leone Martina F.sca e Capalbo Maria Teresa, V B SIA, a.s. 2015/16. Siamo due ragazze neo-diplomate dell‟istituto tecnico economico “ITE V. Cosentino”, precisamente della classe V B SIA. In questi tre anni abbiamo appreso quello che è il centro del nostro indirizzo, ovvero: “I Sistemi informativi aziendali”. Questo ci ha portato a capire come sia importante ed essenziale che tale argomento venga affrontato già dalle prime classi, appunto perché i ragazzi devono avere la consapevolezza della loro scelta se sia davvero giusta o no, e di 66
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conseguenza avere il tempo materiale per ponderare meglio su ciò che vogliano diventare ed essere da grande. L‟economia aziendale è una materia che si lega con l‟informatica almeno così dovrebbe essere, ma in realtà studiando abbiamo tastato come esse non vengano del tutto collegate, quando invece soprattutto in quest‟ultimo percorso di studio ci siamo rese conto di come sia importante che esse camminino insieme, per il semplice fatto che diversi argomenti sono interconnessi tra di loro come per esempio, l‟organizzazione di un azienda è collegata da un buon sistema informativo. Perché bisogna ben distinguere che cosa si voglia intendere per un sistema informativo aziendale da un sistema informatico (quest‟ultimo si rifà sulle tecnologie informatiche e l‟automazione, nonché l‟infrastruttura ICT dell‟organizzazione). Dopo esserci diplomate abbiamo constatato che non basta solo approfondire e studiare in classe, ma è importante che i ragazzi possano mettere in atto ciò che viene appreso, con delle alternanze scuola-lavoro ben qualificate, dove davvero si possa dedurre da tutto ciò, un arricchimento per i ragazzi così come i loro curriculum. Tante volte si dedica più tempo a delle materie o ad attività che non sono del tutto pertinenti alla nostra scuola, quando invece il tempo potrebbe essere utilizzato per attività di recupero, di approfondimento o di qualsiasi cosa che possa giovare ai ragazzi nel loro studio. Aurora Caputo, classe V B SIA, a.s. 2015/16 1. Quali incongruenze hai notato tra le diverse materie? 1.Non ho trovato nessuna incongruenza poiché ogni materia mi è sembrata utile per il mio indirizzo. 2. Che cosa manca, del tutto o in parte, al curricolo? 2. Secondo me dovrebbe esserci più possibilità di fare alternanza scuola-lavoro anche nei primi anni di scuola, per vedere nello specifico e in modo pratico come funziona un‟azienda e magari riuscire ad apprendere con più facilità. 3. Quali parti potrebbero essere alleggerite o semplificate? 3. La suddivisione delle ore scolastiche. Penso che le 6 ore siano un po‟ stancanti per noi alunni. Con una materia come l‟economia aziendale o l‟informatica impediscono a mio avviso, la completa concentrazione nell‟ultima ora e quindi la perdita di nozioni importanti da poter apprendere. Il problema potrebbe essere risolto integrando dei corsi pomeridiani per recuperare le ore perse in modo più efficace!
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Benedetta Olivella, classe V B SIA, a.s. 2015/16. Sono una neo-diplomata dell‟Istituto Tecnico Economico “Vincenzo Cosentino”, in particolare della classe 5 B SIA. Inizialmente, non avevo ben capito ancora su cosa si basava realmente l‟indirizzo scelto ma col passare del tempo, tutto si è iniziato a focalizzare sulla denominazione dell‟indirizzo:” Sistemi Informativi Aziendali” ovvero un modo diverso di fare Economia Aziendale, cioè Informatizzarla. L‟Economia Aziendale è una materia che presenta un forte legame con l‟Informatica, in quanto non vi è un‟organizzazione senza un buon “Sistema Informativo”. Al termine del quinquennio, sento la necessità di dire che ormai la semplice lezione mattutina non basta, perché deve essere affiancata da tirocini in materia per ampliare e concretizzare le conoscenze dei ragazzi, ad esempio attraverso “l‟alternanza scuola-lavoro”. Il singolo alunno non può porre il suo apprendimento solo nella lezione curriculare ma deve informarsi ed esercitarsi di più nelle ore extracurriculari, così da essere preparato su tutti i punti dell‟argomento. Per quanto riguarda le ore del piano di studio intrapreso, devo dire che sono molto intense, in quanto si basano principalmente su numerose ore di materie non semplici come l‟Informatica e l‟Economia Aziendale con le quali ci vuole un impegno costante ma alla fine non semplificherei nulla perché questo tipo di percorso mi ha fornito delle conoscenze che a mio parere nessun altro indirizzo mi avrebbe potuto dare… Anzi l‟unica cosa che aggiungerei, è dedicare del tempo alla preparazione degli alunni attraverso corsi di potenziamento ma anche di recupero per facilitarne l‟immissione nel mondo del lavoro. Cordiali saluti Stefania Ferrisi e Alessandra Morrone, classe IV B SIA, a.s. 2015/2016. Perché ho scelto sistemi informativi aziendali? Una domanda che molto spesso le persone ci pongono. Abbiamo scelto questo percorso, perché ci piacciono di più le materie che vengono apprese. Tra le materie che si studiano, adoriamo l‟informatica e grazie a questo percorso possiamo approfondirla in tutti i suoi punti più intimi e nascosti. L‟ora di informatica, sembra che termini sempre più velocemente rispetto le altre, forse perché tutte le volte che ci immergiamo dentro quella marea di numeri che scorrono velocissimi all‟interno del calcolatore, attirano così tanto la nostra attenzione che non ci rendiamo conto del tempo che sta passando esattamente come tutte le possibili combinazioni di 0 e 1 che si succedono ripetutamente in ogni secondo scandito dal tempo. (Esperienza narrata in prima persona da una delle due ragazze) L‟esperienza più significativa, l‟ho avuta durante una lezione, in cui dopo i vettori, ho appreso cos‟era una matrice. Il professore disegnò il vettore e la matrice alla lavagna, ad un certo punto iniziò ad inserire dei numeri all‟interno del vettore per farmi capire in che modo poter costruire una matrice, partendo dal vettore, e nel momento 68
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in cui il professore smise di spiegare tale metodo, io la vidi. Vidi la matrice uscire dalla lavagna ed entrare dentro di me, prendere forma nella mia immaginazione e in memoria centrale. In quel momento mi resi conto di aver appreso la lezione del professore e ho pensato che l‟informatica è formata da queste piccole cose, che sono la chiave di tutto e non è formata solo da semplici programmi che noi conosciamo in modo superfluo. Noi pensiamo che nel nostro curricolo non manchi nulla di essenziale per continuare a farci crescere nel percorso che abbiamo intrapreso. Grazie ad esso infatti, non abbiamo solo imparato a rispettare regole, lavorare in gruppo, organizzare il tempo a disposizione, bensì abbiamo imparato grazie ad un corso specifico, Joomla! Calabria, tenuto il pomeriggio con esperti, come creare un vero e proprio sito web, pensiamo che non ci sia niente di più gratificante. Inoltre grazie ad altre lezioni seguite il pomeriggio, con ingegneri, dottori e professionisti, abbiamo approfondito il nostro rapporto con la tecnologia e i sistemi informativi aziendali. Grazie a questo percorso che stiamo per concludere, ci portiamo nel nostro bagaglio esperienze, lezioni di vita, che non possono essere dimenticate. Esprimendo un pensiero personale, inoltre, possiamo affermare che per migliorare l‟apprendimento dello studente, bisogna mettere in pratica ciò che impara durante l‟anno scolastico e per rendere più leggera la lezione, a parer nostro, bisogna imparare divertendosi. 2.CONFUSIONE E DISORIENTAMENTO DELL‟UTENZA Una studentessa neodiplomata con 100/100 è in difficoltà con i nomi: un conto è dire Ragioniere, Geometra, Perito industriale, altro è dire l‟equivalente dopo la riforma Gelmini. Probabilmente non è l‟unica, come avevamo intuito ed espresso nel documento “Proposte per promuovere lo sviluppo del Cosentino”.
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3.ADEGUAMENTO PROGRAMMI DISCIPLINE ECONOMICOAZIENDALI ALLA LUCE DELLE LINEE GUIDA ISTITUTI TECNICI SETTORE ECONOMICO Indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing” E DELLE ESIGENZE DEL MERCATO DEL LAVORO. di Mariaelisa Flotta, docente di Economia aziendale Da un‟analisi delle linee guida per il secondo biennio e quinto anno degli istituti tecnici, contenute nella direttiva numero 4 del 16 gennaio 2012, con particolare riferimento all‟ ISTRUZIONE TECNICA SETTORE ECONOMICO Indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing” con le sue articolazioni, emergono i seguenti punti: 1) “I risultati di apprendimento sono definiti a partire dalle funzioni aziendali e dai processi produttivi, e tengono conto del significativo spostamento di attenzione verificatosi nel campo delle scienze aziendali verso l’organizzazione e il sistema informativo, la gestione delle relazioni interpersonali e degli aspetti comunicativi, il marketing e l’internazionalizzazione” In tale ottica, i programmi di Economia Aziendale da svolgersi ad esempio nel secondo biennio, devono prevedere uno snellimento della trattazione relativa alle rilevazioni contabili, che devono comunque essere sviluppate con l‟ausilio di idonei gestionali, e l‟approfondimento di altre aree tematiche, quali ad esempio l‟organizzazione aziendale e le relative funzioni, il marketing, la globalizzazione delle aziende, la comunicazione e il sistema informativo. 2) “Un’ottica mirata all’utilizzo delle tecnologie e alle forme di comunicazione più appropriate, anche in lingua straniera” In tale contesto, le esercitazioni, in particolare quelle relative alla contabilità generale, devono essere svolte su appositi gestionali quali ad esempio quelli messi a disposizione da Dinamico Educational e Simulimpresa, in modo da facilitare lo studio agli studenti, rendere una trattazione tradizionalmente ostica più interessante e stimolante, e soprattutto abituare i discenti all‟utilizzo di strumenti informatici che vengono utilizzati nei vari contesti aziendali. Per quanto riguarda la lingua straniera, è opportuno coinvolgere la classe con contenuti in lingua inglese, se possibile con insegnanti certificati per il CLIL, o comunque docenti che conoscano la lingua e il relativo lessico economico/commerciale. 3) “Le discipline giuridiche, economiche, aziendali e informatiche riflettono questo cambiamento e si connotano per l’approccio di tipo sistemico e integrato dei loro contenuti che vanno quindi sempre letti nel loro insieme” . Questo punto deve essere approfonditamente sviluppato per rendere gli interventi innovatori più efficaci. Molti argomenti di Economia Aziendale, Diritto ed Economia, Informatica ma anche Matematica Applicata sono spesso simili, a volte in comune, a volte si integrano l‟uno con l‟altro. Uno scarso coordinamen72
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to fra queste discipline può condurre da un lato alla duplicazione della trattazione di alcuni argomenti in materie diverse, perdendo tempo e ore di lezione che possono più efficacemente essere impiegate per altri approfondimenti, dall‟altro lato al contrario si possono ingenerare situazioni in cui argomenti che devono andarsi ad integrare e coordinare vengono trattati in maniera frammentaria e scoordinata nelle differenti materie. Esempio: Le società possono essere affrontate nello stesso periodo dal docente di Diritto, che ne illustra gli aspetti giuridici, dal docente di economia aziendale, che ne illustra gli aspetti economici, dal docente di matematica, che ne illustra i meccanismi di riparto degli utili etc. Anche, ad esempio, lo studio della normativa civilistica e fiscale andrebbe maggiormente approfondita dal docente di diritto al fine di consentire al docente di economia aziendale di concentrarsi di più sugli aspetti economici. È opportuno allora non suddividere schematicamente le riunioni di Dipartimento per aree disciplinari, ma prevedere incontri multidisciplinari e stabilire un programma dettagliato e coordinato per le materie sopra menzionate. 4) “Didattica che parte dalla osservazione del reale, essenziale per affrontare professionalmente le problematiche delle discipline in una prospettiva dinamica. In particolare si prospetta al quinto anno di approfondire e arricchire i contenuti col metodo dei casi e dell’area di progetto” Punto fondamentale della Riforma, anche nell‟ottica delle mutate esigenze degli alunni e soprattutto dell‟evoluzione del mercato del lavoro, è l‟analisi del caso aziendale. Già all‟estero la didattica delle scuole di ordine secondario superiore e anche a livello universitario parte dallo studio sul campo dei contesti aziendali, affiancando i contenuti teorici a casi pratici. Nella scuola della Riforma gli alunni hanno la possibilità di compiere attività di alternanza scuola/lavoro, ma anche nello studio delle discipline economico-aziendali l‟osservazione del reale è fondamentale per comprendere dei concetti altrimenti astrusi ed astratti. Ad esempio la trattazione degli indici di bilancio, argomento ostico e spesso assimilato in maniera mnemonica dagli studenti, può essere studiato nell‟ambito dell‟istruttoria della pratica di fido di una Banca del territorio nei confronti di una Impresa locale. I casi aziendali dovrebbero riguardare sia aziende grandi e famose, sia aziende facenti parte del tessuto economico locale. Tale attività deve essere coadiuvate con incontri con rappresentanti di aziende e/o enti e visite presso tali realtà. 5) “Educazione alla imprenditorialità e di sostenere i giovani nelle loro scelte di studio e professionali. Le competenze imprenditoriali, infatti, sono considerate motore di innovazione, competitività”. Quest‟ultimo punto risulta quello più importante da sviluppare ai fini della creazione di una figura professionale pronta ad affrontare un mercato del lavoro sempre più dinamico, di difficile inserimento e alla ricerca di figure sempre più specializzate. 73
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Si tratta di rendere vera l‟astratta prescrizione della L. 107/2015 (Buona Scuola) comma 7 lettera d): „[...] potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico-finanziaria e di educazione all‟autoimprenditorialita‟. Si parte da una delle otto competenze chiave per l‟apprendimento permanente raccomandate dall‟Unione Europea “Spirito di Iniziativa e Imprenditorialità”: “Senso di iniziativa e l‟imprenditorialità significa saper tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l‟innovazione e l‟assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui ad acquisire consapevolezza del contesto in cui lavorano e a poter cogliere le opportunità che si offrono”. Dunque le competenze imprenditoriali non si traducono solo ed esclusivamente nella capacità dell‟individuo di costituire una propria azienda, ma anche di sapersi efficientemente orientare nei contesti aziendali e rendere efficiente il proprio apporto all‟azienda/ente/settore in cui opera. Questo risultato parte da quanto esposto nei punti precedenti, ovvero l‟utilizzo di opportuni gestionali contabili, la simulazione d‟impresa, l‟alternanza scuola/ lavoro, l‟analisi dei casi aziendali. Ma non basta. Quello che è importante è focalizzare l‟attenzione su argomenti che purtroppo vengono trattati in maniera sommaria per dare spazio ad altri non solo meno interessanti per gli studenti, ma anche meno coerenti con le realtà aziendali e le esigenze del tessuto economico locale, nazionale ed internazionale. Si ribadisce dunque la necessità di alleggerire la trattazione delle rilevazioni contabili. A titolo esemplificativo, ancora oggi si insiste con la rilevazione in partita doppia delle scritture relative alle cambiali, lo sconto cambiario, salvo buon fine etc, impiegando ore di lezione e sforzi da parte dello studente, per una pratica commerciale ormai sostanzialmente in disuso. Le rilevazioni contabili devono essere trattate in maniera semplificata e assimilate dallo studente tramite applicativi informatici che elaborano i dati inseriti, proprio come accade nelle aziende e negli studi commerciali. Inutile perdere prezioso tempo per approfondire tecnicismi contabili in maniera “analogica” quando ormai da tempo vengono elaborate in “digitale”, risparmiando tempo e fatica. L‟attenzione va dunque focalizzata su altri argomenti quali, solo per citarne alcuni, il Marketing, La Pianificazione Strategica, Il Business Plan. Con riferimento a quest‟ultimo, si assiste al quinto anno ad una illustrazione sommaria e per cenni, mentre occorrerebbe non solo un approfondimento, ma anche una elaborazione da parte di ogni alunno di una propria idea imprenditoriale da sviluppare con gli strumenti economici/contabili che ha appreso nel corso dei propri studi economico-contabili. Un‟idea imprenditoriale da portare ad esempio nell‟ambito del percorso multidisciplinare previsto agli esami di Stato al posto della solita “tesina”. 74
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E non dimentichiamo che per aprire una qualsiasi impresa, anche un piccolo negozio, o comunque per ottenere finanziamento per imprese già in attività, le banche richiedono la presentazione di un dettagliato business plan e la messa in evidenza di indicatori fondamentali ai fini della riuscita dell‟istruttoria. Il progetto di innovazione dei programmi e dell‟impostazione della didattica delle discipline economico – aziendali è ambizioso ma stimolante, soprattutto per gli alunni che si trovano di fronte ad argomenti più interessanti, spendibili nel mondo del lavoro, e che aprono la mente verso una visione aperta e dinamica della realtà aziendale. Per fare ciò è necessario però un notevole sforzo da parte dei docenti e dell‟Istituzione scolastica nel suo complesso. Indispensabile il coordinamento fra colleghi anche a livello interdisciplinare, un‟attività continua di ricerca e sviluppo da parte del docente della disciplina, che andrebbe potenziata sia con risorse umane aggiuntive (docenti di potenziamento) sia con ore aggiuntive da recuperare nell‟ambito della flessibilità dell‟autonomia scolastica (ad es. ore da 50 o 55 minuti etc.). Progetto ambizioso ma non impossibile, per dare atto ed applicazione ai dettami delle riforme degli ultimi anni ma soprattutto per rendere una scuola più fruibile e più orientata alla realtà socio-economica in cui gli studenti si troveranno ad operare. 4.OSSERVAZIONI E SUGGERIMENTI DI MARIO LONGO (INGEGNERE INFORMATICO, EX STUDENTE DEL “COSENTINO”, ESPERTO CHE HA PARTECIPATO AL CORSO SPERIMENTALE SIA NELL‟A.S. 2015/16) SULLA PROPOSTA DI RIFORMA DEL “COSENTINO” Ciao, Tommaso, come promesso ecco alcune osservazioni e miei suggerimenti riguardo alle tue proposte di “riforma del Cosentino”(vedi documento “Il tecnico esperto dei SIA, al posto del ragioniere, nel XXI secolo”, www.sos-scuola.it): 1. Collaborazione con i corsi di laurea: a. Non capisco quale sarebbe il motivo, la spinta, che porterebbe il corso di laurea di ingegneria gestionale, informatica, ecc.. a voler promuovere il profilo dell‟esperto diplomato in SIA. Secondo me, l‟Università persegue più obiettivo di trovare potenziali studenti da iscrivere nei corsi di laurea che essere d‟aiuto per voi. b. Vedo auspicabile invece la collaborazione sul piano scientifico e dell‟orientamento.
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2. I punti 2 e 3 (collaborazione con associazioni di professionisti e con associazioni di aziende) li fonderei, introducendo la necessità di motivare lo studente tramite meccanismi a premio. a. Programmare e attuare percorsi didattici e progetti fuori dalla scuola (investimento nell‟orario pomeridiano da concordare con le organizzazioni che collaborano), mentre dentro la scuola si progetta e si fanno lezioni interdisciplinari; b. No alla testimonianza dentro la scuola, lo studente non viene motivato; c. Sì allo “sporcarsi le mani” direttamente sul campo quando deve lavorare su progetti fuori dalla scuola; d. La collaborazione si può proporre soprattutto ad aziende/ associazioni di professionisti del settore IT; e. I progetti prevedano degli incentivi tramite premi, in modo che lo studente sia un partecipante “attivo” e non “passivo”. 3. Distribuzione dell‟orario settimanale a. L‟orario giornaliero dovrebbe essere distribuito in modo tale che all‟inizio della giornata, quando la mente è più ricettiva, le lezioni durino 55 minuti, dalla I alla III ora, ricreazione di 15 minuti, tempo di startup per ogni lezione di 5 minuti, mentre le lezioni dalla IV alla VI ora durino 50 minuti. b. Tra una lezione e l‟altra vi siano 5 minuti di “startup”/”assestamento”/”approfondimento”: in questo tempo si include il cambio di aula del docente, da un‟aula a un‟altra, l‟appello e le trascrizioni su registro; per le lezioni che durano più di 1 ora, tale tempo può essere usato per breve pausa o domande di approfondimento. Esempio di orario I ora 08:00 – 08:55 II ora 09:00 – 09:55 III ora 10:00 – 10:55 Ricreazione 10:55 – 11:10 IV ora 11:10 – 12:05 V ora 12:10 – 13:00 VI ora 13:05 – 13:55 4. Lo steering committee trimestralmente dovrebbe valutare anche il programma di attuazione dei percorsi didattici e i progetti in corso. 5. Aggiungerei al punto 7 (quello del piano di marketing) una campagna pubblicitaria, nel periodo delle preiscrizioni, consistente nell‟acquisto di uno slot di pagina sponsorizzata su Facebook. 6. Introdurrei lezioni interdisciplinari comprendenti: 76
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a. Economia aziendale, b. SIA, c. Matematica. Si potrebbe portare avanti, tra gli alunni dellâ€&#x;ultimo anno, un progetto di implementazione di un SIA, totalmente e da zero, includendo ad esempio lâ€&#x;analisi del rischio basato su calcoli statistici oppure la valutazione del SIA implementato misurando i parametri (preventivamente definiti) di efficacia ed efficienza e confrontando se sono peggiorati o migliorati. 7. Introdurrei il sistema di correzione del programma di attuazione, che sulla base dei feedback dei docenti interni/esterni, nonchĂŠ associazioni coinvolte, degli studenti (in modo anonimo), tendente a correggere il tiro e a cambiare per migliorare. 8. Ok per aumentare le ore di Italiano e Matematica (al primo biennio) e di Economia aziendale e Informatica-SIA al triennio. Spero possano servire a integrare. Buonanotte. Mario Longo.
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Profilo del tecnico economico esperto dei sistemi informativi aziendali di Tommaso Cariati, Castiglione Cosentino, 26 luglio 2016
1. Premessa Questo testo viene redatto alla luce dei seguenti documenti: a) Proposte per promuovere lo sviluppo del “Cosentino”, reperibile sul sito www.sos-scuola.it; b) Il tecnico esperto dei SIA, al posto del ragioniere, nel XXI secolo, anch‟esso reperibile sul sito www.sos-scuola.it; c) Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino”; d) Linee guida per l‟attuazione della riforma Gelmini; e) Legge 107 sulla cosiddetta “Buona scuola”. La lettura e la comprensione del presente documento presuppone dunque almeno la lettura dei documenti menzionati.
2. Obiettivi del progetto di riforma Il progetto viene redatto con l‟obiettivo specifico di riorganizzare il sistema educativo e formativo presso il “Cosentino” di Rende, che a seguito della riforma Gelmini è divenuto un Istituto tecnico economico che eroga il corso Amministrazione, finanza e marketing con specializzazione in Sistemi informativi aziendali, affinché i diplomati posseggano forma mentis, conoscenze, competenze, abilità e atteggiamenti che consentano loro o di inserirsi nell‟ambito più dinamico e innovativo del mondo del lavoro, cioè quello delle aziende che impiegano Sistemi informativi, Sistemi di web marketing e e-commerce, Sistemi di amministrazione e controllo integrati, Sistemi di Enterprise resource planning innovativi, oppure di proseguire con successo gli studi nei corsi di laurea che maggiormente consentono di inserirsi più tardi nel mondo del lavoro, sia con la laurea di primo livello, sia dopo la laurea specialistica, avendo acquisito forma mentis, conoscenze e competenze solidissime per poterlo fare naturalmente: corso di laurea di Ingegneria gestionale, corso di laurea di Ingegneria informatica, corso di laurea di Informatica, corso di laurea di Statistica per l‟azienda, corso di laurea di Economia aziendale. Per perseguire efficacemente questo obiettivo, però, non occorre solo ridefinire i contenuti disciplinari, i rapporti reciproci tra le discipline, i metodi didattici e organizzativi; occorre anche puntare, come presupposto necessario, a cambiare l‟utenza in ingresso al sistema, perché con l‟utenza attuale gli obiettivi di cui sopra sarebbero irrealizzabili. Se riusciremo ad 78
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attirare studenti che, desiderando una formazione solida per poter proseguire gli studi nei corsi di laurea menzionati sopra, attualmente preferiscono altre scuole, come il liceo classico, il liceo scientifico o gli istituti tecnologici, allora ci saranno le premesse per costruire un futuro per il “Cosentino” e una grande scuola tecnica a Rende (basterebbero cinque sezioni di un tale istituto politecnico-aziendale per poter contare su una popolazione media di 500 studenti). 3. Competenze professionali in uscita Il tecnico esperto di Sistemi informativi, con solide basi economico-aziendali, è un professionista che possiede le seguenti competenze: È capace, operando anche in team, di leggere e interpretare i fenomeni e i processi economici, sociali e aziendali, sia in rapporto ai contesti locali, sia a quelli nazionali e globali, sia alla new economy, sia alla virtual economy; È capace, anche operando in gruppo, di decifrare il sistema organizzativo di un‟impresa o di un gruppo di imprese o di un‟impresa a rete, cogliendone la tipologia, le funzioni, i processi, gli organi, i flussi informativi fondamentali, oppure di partecipare alla riprogettazione di un sistema aziendale o di una parte cospicua di esso usando sistemi software di Workflow management, tecniche di Business process reengineering ecc. È capace di usare sistemi software orientati alla rilevazione contabile dei fenomeni aziendali e alla loro gestione, al monitoraggio, alla valutazione dei risultati, alla pianificazione; sa anche scegliere i sistemi software più adatti alle diverse situazioni; È capace, lavorando in team, di redigere un business plan o un piano di marketing o un piano di comunicazione e promozione dei prodotti e dei servizi, anche usando i sistemi digitali, il Web, i social media, oltre ai media classici; È capace di scegliere i migliori dispositivi e sistemi software di Office automation, con particolare riguardo alle Lan, ai Work sheet, agli strumenti di presentazione, li sa usare ed è in grado di insegnar ad altri ad usarli; È capace, lavorando in gruppo, di condurre l‟analisi dei requisiti di un Sistema informativo e il relativo studio di fattibilità, sia a livello tecnicoeconomico, sia a livello organizzativo; È capace, lavorando in team, di progettare e contribuire a sviluppare un efficiente sistema di archiviazione elettronica o un Data base, eventualmente con i sistemi del Cloud computing; È capace, lavorando in équipe, di progettare e contribuire a realizzare un Web site aziendale, orientato al web marketing e all‟e-commerce; Conosce e applica, insieme ai colleghi di lavoro, i principi, le tecniche e gli strumenti del project management, eventualmente anche su Cloud; 79
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Conosce e usa i sistemi di Customer realationship management, di Supply chain management, di Enterprise resource planning, ed è capace di contribuire a realizzare una progettazione integrata e sistemica dell‟azienda facendo ricorso a concetti e strumenti avanzati. 4. Discipline, loro orchestrazione Le discipline che costituiscono la spina dorsale della nuova figura professionale del tecnico esperto dei SIA sono Economia aziendale e Informatica che devono operare all‟unisono; in rapporto abbastanza stretto con queste vi sono Matematica applicata ed Economia politica-Scienze delle finanze. Ovviamente tutte le materie sono importanti, ma occorre comprendere ed accettare che il profilo che dà la nuova identità alla scuola non si costruisce giustapponendo le discipline, come accade ora, e lasciando che il docente di Diritto lavori come se avesse di fronte allievi di Giurisprudenza, il professore di Informatica come se avesse di fronte allievi di Ingegneria informatica, il professore di Italiano studenti di Lettere, quello di Matematica allievi del corso di laurea di Matematica ecc. Da questo punto di vista, come è stato messo in evidenza nel documento Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino”, è necessaria una profonda revisione del programma di Economia aziendale nel senso di alleggerire la parte che mirava a formare dei contabili, attraverso molta pratica con le scritture, per liberare spazio per l‟organizzazione, il marketing, il business plan; così come deve essere curvato il programma di Informatica nel senso di liberare spazio da dedicare al rapporto tra organizzazione e SIA, all‟analisi dei requisiti, allo studio di fattibilità, al project management, alla progettazione di basi di dati e siti web. Da questo punto di vista, proponiamo di istituire una disciplina ad hoc, Sistemi informativi aziendali, che dia ulteriore risalto all‟identità della scuola, da mettere in evidenza nel piano di comunicazione rivolto ai potenziali utenti, da affidare al professore di Informatica, purché abbia però anche competenze organizzative, con funzione di cerniera tra Informatica e Economia Aziendale, in modo che la spina dorsale della nuova figura professionale sia formata da un sapiente intreccio di Economia aziendale-Informatica-Sistemi informativi aziendaliMatematica applicata, e da una amalgama di Economia politica-Diritto-Scienze delle finanze e di tutte le altre discipline. 5. Approcci, metodologie, tecnologie L‟approccio metodologico, progettuale e organizzativo deve essere quello sistemico. I professori di Economia aziendale, Informatica, Sistemi informativi aziendali, Matematica lavoreranno all‟unisono, dando molto spazio ai progetti interdisciplinari o multidisciplinari e allo studio di casi, avendo cura di individuare gli argomenti comuni ed evitare sovrapposizioni, perdite di tempo, incongruenze, confusione tra gli studenti che si trovano a volte e vedere definiti in 80
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modi diversi oggetti identici, ma sfruttando queste aree di contatto per potenziare l‟approccio interdisciplinare. I docenti delle discipline che non fanno parte della spina dorsale dell‟indirizzo e non determinano l‟identità della scuola, potranno procedere in modo relativamente indipendente, ma potranno curvare l‟approccio in modo da favorire nei discenti lo sviluppo di competenze comunicative basate sulle tecnologie digitali, sul Web, sui social network, contribuendo così indirettamente, oltre con i contenuti specifici, alla costruzione delle competenze specialistiche del profilo professionale. Come proposto nel documento Il tecnico esperto di SIA, al posto del ragioniere, nel XXI secolo, la realizzazione della riforma di cui al presente progetto deve realizzarsi in collaborazione, da una parte, con i corsi di laurea di Ingegneria gestionale, di Ingegneria informatica, Informatica, Statistica aziendale, Economia aziendale dell‟Università della Calabria, dall‟altra con le associazioni professionali, come Joomla! Calabria, e le associazioni di imprenditori, come il Parco industriale di Rende, con i quali realizzare progetti reali di alternanza scuolalavoro. A questo scopo con i diversi partner bisogna stipulare un vero e proprio patto territoriale per la formazione tecnico-economico-aziendale. Il piano di attuazione del progetto di riforma deve essere gestito come un grande progetto innovatore mediante i principi e le tecniche del project management, ivi compreso l‟istituzione dello steering commitee che abbia il ruolo di garante tecnico-scientifico e manageriale del progetto, orientando e monitorando periodicamente i processi e gli esiti.
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Profilo del tecnico economico esperto dei sistemi informativi aziendali arricchito con i contenuti delle discipline principali (assemblaggio di Mariaelisa Flotta)
1. Obiettivi del progetto di riforma Il progetto viene redatto con l‟obiettivo specifico di riorganizzare il sistema educativo e formativo presso il “Cosentino” di Rende, che a seguito della riforma Gelmini è divenuto un Istituto tecnico economico che eroga il corso Amministrazione, Finanza e Marketing con specializzazione in Sistemi informativi aziendali, affinché i diplomati posseggano forma mentis, conoscenze, competenze, abilità e atteggiamenti che consentano loro di inserirsi nell‟ambito più dinamico e innovativo del mondo del lavoro, cioè quello delle aziende che impiegano Sistemi informativi, Sistemi di web marketing e e-commerce, Sistemi di amministrazione e controllo integrati, Sistemi di Enterprise resource planning innovativi, oppure di proseguire con successo gli studi nei corsi di laurea che maggiormente consentono di inserirsi più tardi nel mondo del lavoro, sia con la laurea di primo livello, sia dopo la laurea specialistica, avendo acquisito forma mentis, conoscenze e competenze solidissime per poterlo fare naturalmente: corso di laurea di Ingegneria gestionale, corso di laurea di Ingegneria informatica, corso di laurea di Informatica, corso di laurea di Statistica per l‟azienda, corso di laurea di Economia aziendale. Per perseguire efficacemente questo obiettivo, però, non occorre solo ridefinire i contenuti disciplinari, i rapporti reciproci tra le discipline, i metodi didattici e organizzativi; occorre anche puntare, come presupposto necessario, a cambiare l‟utenza in ingresso al sistema, perché con l‟utenza attuale gli obiettivi di cui sopra sarebbero irrealizzabili. Se riusciremo ad attirare studenti che, desiderando una formazione solida per poter proseguire gli studi nei corsi di laurea menzionati sopra, attualmente preferiscono altre scuole, come il liceo classico, il liceo scientifico o gli istituti tecnologici, allora ci saranno le premesse per costruire un futuro per il “Cosentino” e una grande scuola tecnica a Rende (basterebbero cinque sezioni di un tale istituto politecnico-aziendale per poter contare su una popolazione media di 500 studenti).
2. Competenze professionali in uscita Il tecnico esperto di Sistemi informativi, con solide basi economicoaziendali, è un professionista che possiede le seguenti competenze:
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È capace, operando anche in team, di leggere e interpretare i fenomeni e i processi economici, sociali e aziendali, sia in rapporto ai contesti locali, sia a quelli nazionali e globali, sia alla new economy, sia alla virtual economy; È capace, anche operando in gruppo, di decifrare il sistema organizzativo di un‟impresa o di un gruppo di imprese o di un‟impresa a rete, cogliendone la tipologia, le funzioni, i processi, gli organi, i flussi informativi fondamentali, oppure di partecipare alla riprogettazione di un sistema aziendale o di una parte cospicua di esso usando sistemi software di Workflow management, tecniche di Business process reengineering ecc. È capace di usare sistemi software orientati alla rilevazione contabile dei fenomeni aziendali e alla loro gestione, al monitoraggio, alla valutazione dei risultati, alla pianificazione; sa anche scegliere i sistemi software più adatti alle diverse situazioni; È capace, lavorando in team, di redigere un business plan o un piano di marketing o un piano di comunicazione e promozione dei prodotti e dei servizi, anche usando i sistemi digitali, il Web, i social media, oltre ai media classici; È capace di scegliere i migliori dispositivi e sistemi software di Office automation, con particolare riguardo alle Lan, ai Work sheet, agli strumenti di presentazione, li sa usare ed è in grado di insegnar ad altri ad usarli; È capace, lavorando in gruppo, di condurre l‟analisi dei requisiti di un Sistema informativo e il relativo studio di fattibilità, sia a livello tecnicoeconomico, sia a livello organizzativo; È capace, lavorando in team, di progettare e contribuire a sviluppare un efficiente sistema di archiviazione elettronica o un Data base, eventualmente con i sistemi del Cloud computing; È capace, lavorando in équipe, di progettare e contribuire a realizzare un Web site aziendale, orientato al web marketing e all‟e-commerce; Conosce e applica, insieme ai colleghi di lavoro, i principi, le tecniche e gli strumenti del project management, eventualmente anche su Cloud; Conosce e usa i sistemi di Customer realationship management, di Supply chain management, di Enterprise resource planning, ed è capace di contribuire a realizzare una progettazione integrata e sistemica dell‟azienda facendo ricorso a concetti e strumenti avanzati. 3. Iniziativa di Sperimentazione Innovazione Profilo in Uscita A partire dalle programmazioni disciplinari che costituiscono la base di partenza, al fine di rendere operativo il progetto di innovazione tecnico Sia, si ritiene opportuno approfondire alcuni contenuti disciplinari, ritenuti più professionalizzanti. Tale scelta è stata operata a partire dalle Linee guida per il secondo biennio e quinto anno degli istituti tecnici settore economico, e a seguito di indicazioni e raccomandazioni ricevute dal mondo delle imprese, all‟uopo interpellate. 83
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Di seguito gli argomenti di cui si discute, relativi a Economia Aziendale, Informatica, Diritto ed Economia, che costituiscono il fulcro fondante dell‟indirizzo Afm – Sia; tali argomenti, pur suddivisi per disciplina, devono comunque essere visti in un‟ottica di insieme: ECONOMIA AZIENDALE CLASSI
Oggetto della sperimentazione
Terze
Organizzazione Aziendale, Funzioni aziendali, Utilizzo Gestionale Contabile. Internazionalizzazione Imprese. Studio di casi
Quarte
Marketing, Gestione dell‟Impresa, Mercati Finanziari. Studio di casi
Quinte
Business Plan, Budget, Analisi di Bilancio. Studio di Casi
INFORMATICA CLASSI
Oggetto della sperimentazione
Terze, quarte e Analisi dei requisiti e progettazione del Sia di una porquinte zione dell‟organizzazione. Project managment e studio di fattibilità. Progettazione e sviluppo di basi di dati relazionali su magazzino, biblioteca, agenzia di assicurazione, PRA, gestione personale, gestione automezzi. Progettazione e sviluppo di ipertesti e siti web relativi a vari ambiti: la scuola, la Calabria, London, l‟informatica, qualche settore aziendale. Web Marketing DIRITTO ED ECONOMIA CLASSI
Oggetto della sperimentazione
Terze, quarte e Il mercato del lavoro: domanda e offerta. La normativa quinte del mercato del lavoro. I contratti d‟impresa, le società. Teorie economiche sulle imprese. Diritto e Informatica. La fiscalità.
4. Innovazione profilo e coordinamento fra discipline e trasversalità 84
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Le discipline che costituiscono la spina dorsale della nuova figura professionale del tecnico esperto dei SIA sono dunque Economia aziendale e Informatica che devono operare all‟unisono; in stretto connessione con queste vi sono Diritto ed Economia. Le linee guida relative al secondo biennio e quinto anno degli istituti tecnici, contenute nella direttiva numero 4 del 16 gennaio 2012, precisano che”Le discipline giuridiche, economiche, aziendali e informatiche si connotano per l‟approccio di tipo sistemico e integrato dei loro contenuti che vanno quindi sempre letti nel loro insieme” . In questo studio dunque si parte da un‟illustrazione delle programmazioni disciplinari degli insegnamenti sopra indicati, per evidenziare da una parte come molti argomenti di Economia Aziendale, Diritto ed Economia, Informatica ma anche Matematica Applicata sono spesso simili, a volte in comune, a volte si integrano l‟uno con l‟altro; dall‟altra per esporre le basi su cui dovrà essere costruito il nuovo profilo, a partire dagli argomenti che richiedono una maggiore trattazione rispetto al passato e quelli che invece devono essere revisionati. Da questo punto di vista, è necessaria una profonda revisione dei contenuti di Economia aziendale nel senso di alleggerire la parte che mirava a formare dei contabili, per liberare spazio per l‟organizzazione, il marketing, il business plan, all‟internazionalizzazione delle imprese; così come deve essere curvato il programma di Informatica nel senso di liberare spazio da dedicare al rapporto tra organizzazione e SIA, all‟analisi dei requisiti, allo studio di fattibilità, al project management, alla progettazione di basi di dati e siti web. Si va ad istituire in pratica una disciplina trasversale, Sistemi informativi aziendali, con funzione di cerniera tra Informatica e Economia Aziendale, in modo che la spina dorsale della nuova figura professionale sia formata da un sapiente intreccio di Economia aziendale-Informatica-Sistemi informativi aziendali-Matematica applicata, e da un contributo significativo di Diritto ed Economia e di tutte le altre discipline. Nell‟ottica di tale trasversalità, le discipline che costituiscono il fulcro del nuovo profilo dovranno trovare un coordinamento che miri da un lato ad evitare la duplicazione di alcuni argomenti che vengono trattati in materie diverse e spesso in tempistiche diverse, dall‟altro la ricerca di una integrazione che porti alla trattazione “in tandem” di un medesimo argomento. Esempio: Le società possono essere affrontate nello stesso periodo dal docente di Diritto, che ne illustra gli aspetti giuridici, dal docente di economia aziendale, che ne illustra gli aspetti economici, dal docente di matematica, che ne illustra i meccanismi di riparto degli utili etc. Nelle programmazioni disciplinari di Informatica, Diritto ed Economia, Economia Aziendale, sono stati rilevati diversi argomenti che potrebbero essere svolti con le modalità sopra richiamate, spesso con l‟ausilio anche di Matematica Applicata. I responsabili dei vari team disciplinari si impegnano a rendere operative tali modalità, laddove non lo sabbiano già fatto in passato per alcune tratta85
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zioni. Di seguito i curriculi verticali delle Discipline sopra richiamate, che evidenziano i contenuti fondamentali del profilo, che, pur esposte in separata trattazione per ogni disciplina, devono essere viste in un‟ottica di insieme. Riportiamo qui di seguito, stralciando il documento originale, esempi di competenze attese in uscita del percorso degli studi, con riferimento alle materie portanti. Economia aziendale, competenze attese in uscita: · Riconoscere gli elementi di positività e criticità espressi nella relazione di revisione. · Interpretare l‟andamento della gestione aziendale attraverso l‟analisi di bilancio per indici e comparare bilanci di aziende diverse. · Interpretare la normativa fiscale e calcolare le imposte sul reddito. · Delineare il processo di pianificazione, programmazione e controllo individuandone i tipici strumenti e il loro utilizzo. · Delineare il processo di pianificazione, programmazione e controllo individuandone i tipici strumenti e il loro utilizzo. · Costruire il sistema dei budget; comparare gli indici ricavati dall‟analisi dei dati. · Costruire un business plan. · Effettuare ricerche ed elaborare proposte in relazione a specifiche situazioni finanziarie Diritto e Scienze fin.ze, competenze attese in uscita: · Saper distinguere le caratteristiche essenziali delle forme di Stato Conoscere l‟evoluzione storica dell‟ordinamento costituzionale italiano · Saper identificare nel testo costituzionale la struttura ed i principi fondamentali che lo caratterizzano · Saper descrivere il significato dei principali diritti e doveri contenuti nella Costituzione · Saper descrivere gli elementi fondanti la forma di governo in Italia · Saper definire la composizione e la funzione degli organi costituzionali · Comprendere i rapporti che, nel disegno della · Costituzione, dovrebbero intercorrere tra gli organi costituzionali · Saper collocare lo Stato nella comunità internazionale · Saper descrivere la struttura della UE e la funzione dei suoi organi · Saper distinguere il significato e gli obiettivi dell‟attività finanziaria · Saper comprendere le motivazioni dell‟intervento pubblico nell‟economia · Saper descrivere il concetto di spesa pubblica e la sua evoluzione storica · Saper distinguere i diversi tipi di spesa ed i loro effetti · Saper analizzare la struttura della spesa pubblica in Italia · Saper distinguere le fonti dell‟entrata · Saper descrivere i principi e le forme del prelievo fiscale 86
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· Saper distinguere i concetti di pressione tributaria e pressione fiscale · Saper distinguere le fonti dell‟entrata · Saper descrivere i principi e le forme del prelievo fiscale · Saper distinguere i concetti di pressione tributaria e pressione fiscale · Acquisire consapevolezza della struttura del bilancio dello Stato ed individuare le sue funzioni · Saper descrivere l‟iter di formazione e di approvazione del bilancio · Comprendere la struttura organizzativa dell‟amministrazione della finanza · Comprendere i principi che informano il sistema tributario · Saper distinguere e indicare la differenza tra imposte dirette ed indirette Informatica/Sistemi informativi aziendali, competenze attese in uscita: · Sapere progettare ipertesti e siti web; · Essere capaci di sviluppare ipertesti in Html, la base del Web; · Sapere integrare nelle pagine Html il linguaggio CSS, nelle sue tre modalità; · Comprendere e sapere sfruttare le potenzialità del CSS; · Acquisire e utilizzare strumenti di progettazione, documentazione e gestione progetti; · Saper utilizzare strumenti di authoring, RAD, Case, CMS; · Essere consapevoli dell‟importanza cruciale degli archivi, dei file e delle basi di dati nei SIA; · Essere capaci di effettuare la progettazione concettuale di una base di dati con il modello E/R; · Essere capaci di tradurre lo schema entità/relazione nel modello relazionale; · Essere capaci di realizzare la base di dati dei casi studiati in Access o altro DBMS; · Essere consapevoli dell‟importanza del sistema operativo; · Essere capaci di scegliere il sistema più adatto alle situazioni che si presenteranno; · Essere capaci di effettuare la manutenzione periodica di un sistema; · Essere capaci di installare, configurare software e dispositivi; · Essere consapevoli dell‟importanza delle reti di computer; · Essere capaci di scegliere l‟architettura più adeguata alle situazioni aziendali che si presenteranno; · Essere capaci di effettuare la manutenzione periodica di un sistema; · Essere capaci di scaricare, installare, configurare software e dispositivi; · Essere consapevoli della complessità dei progetti software o di SIA; · Essere capaci di inserirsi con successo in un gruppo di progetto; · Essere capaci di usare correttamente strumenti e metodi di progettazione; · Essere capaci, lavorando in gruppo, di analizzare i flussi informativi o dei dati e i requisiti di porzioni di organizzazione o di procedure aziendali al fine di realizzare un progetto di automazione; 87
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· Affinare il pensiero computazionale e la filosofia digitale. Esempi di contenuti: Basi di dati: Le basi di dati e i DBMS; le basi di dati relazionali e i SIA; il modello E/R e le sue applicazioni; sviluppo di casi di basi di dati relazionali; la realizzazione del progetto in Access o in altro DBMS; le query e i linguaggi di interrogazione; l‟Algebra relazionale; il QBE; l‟SQL. Sistemi informativi aziendali: Il software engineering e i Sia; il ciclo di vita del software e il ciclo di vita di un SIA; la gestione dei progetti e il project management; l‟organizzazione, le procedure il workflow; il modello di Simon; il modello di Galbraith; il modello di Seiler; le diverse tipologie di SIA; ERP, CRM, DSS; nuove forme di organizzazione; impresa digitale, impresa virtuale, impresa a rete; business intelligence. Approccio: progetti e laboratorialità, lavori di gruppo e didattica attiva, studio di casi e learning by doing, flipped classroom, blended learning, Clil.
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Curricolo verticale sintetico del Tecnico dei Sistemi Informativi ed EconomicoAziendali di Tommaso Cariati, Castiglione Cosentino, 13 dicembre 2016
1. Premessa Questo testo viene redatto alla luce dei seguenti documenti: a) Proposte per promuovere lo sviluppo del “Cosentino”, reperibile sul sito www.sosscuola.it; b) Il tecnico esperto dei SIA, al posto del ragioniere, nel XXI secolo, anch‟esso reperibile sul sito www.sos-scuola.it; c) Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino”; d) Linee guida per l‟attuazione della riforma Gelmini; e) Legge 107 sulla cosiddetta “Buona scuola”; f) Profilo del Tecnico Economico Esperto dei Sistemi Informativi Aziendali al Cosentino; g) Verbali redatti durante gli incontri della commissione “Innovazione profili al Cosentino”, allargati di volta in volta a docenti universitari come Cariola e Bonanno, ad imprenditori e professionisti, come F. Napoli, V. D‟Agostino, L. Buono, F. Morelli. 2. Il cuore del curricolo sintetico Nel paragrafo intitolato “Discipline, loro orchestrazione” del documento Profilo del Tecnico Economico Esperto dei Sistemi Informativi Aziendali, scrivevamo: “Le discipline che costituiscono la spina dorsale della nuova figura professionale del tecnico esperto dei SIA sono Economia aziendale e Informatica che devono operare all‟unisono; in rapporto abbastanza stretto con queste vi sono Matematica applicata ed Economia politica-Scienze delle finanze. Ovviamente tutte le materie sono importanti, ma occorre comprendere ed accettare che il profilo che dà la nuova identità alla scuola non si costruisce giustapponendo le discipline, come accade ora, e lasciando che il docente di Diritto lavori come se avesse di fronte allievi di Giurisprudenza, il professore di Informatica come se avesse di fronte allievi di Ingegneria informatica, il professore di Italiano a studenti di Lettere, quello di Matematica ad allievi del corso di laurea di Matematica ecc. Da questo punto di vista, come è stato messo in evidenza nel documento Approfondimenti delle ragioni della riforma del “Cosentino”, è necessaria una profonda revisione del programma di Economia aziendale nel senso di alleggerire la parte che mirava a formare dei contabili, attraverso molta pratica con le scritture, per liberare spazio per l‟organizzazione, il marketing, il business plan; così come deve essere curvato il programma di Informatica nel senso di liberare spazio da dedicare al rapporto 89
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tra organizzazione e SIA, all‟analisi dei requisiti, allo studio di fattibilità, al project management, alla progettazione di basi di dati e siti web”. Concludevamo il paragrafo, auspicando che “la spina dorsale della nuova figura professionale fosse formata da un sapiente intreccio di Economia aziendale-Informatica-Sistemi informativi aziendali-Matematica applicata, e da una amalgama di Economia politica-Diritto-Scienze delle finanze e di tutte le altre discipline”. Alla luce degli studi e dei confronti con professionisti e docenti universitari affermiamo che il cuore della nuova figura professionale può essere sintetizzato con l‟espressione-slogan: Cultura / Imprenditorialità / Sistemi informativi e decisionali. La sostanza di questa espressione-slogan si fonda sullo sviluppo delle competenze di base linguistico-espressive, logico-matematiche, digital-computazionali, di cittadinanza, e sulle competenze professionalizzanti giuridico-economicoaziendali e informativo-informatico-decisionali. 3. Come le discipline concorrono allo sviluppo del cuore del curricolo Per semplicità consideriamo le discipline principali che accompagnano gli studenti dalla prima classe fino agli esami di Stato (Italiano, Matematica, Lingue straniere, Informatica, Economia aziendale, Diritto/Econ./Sc. fin.) ed esaminiamo quale curvatura e quale focalizzazione dovrebbe avere ciascuna di esse affinché, insieme, possano sviluppare, specialmente nel secondo biennio e nella quinta classe, le giuste sinergie per centrare il bersaglio contenuto nell‟espressione sintetica Cultura / Imprenditorialità / Sistemi informativi e decisionali. 1. Italiano: questa disciplina fondamentale dovrebbe preoccuparsi della “riflessione sulla lingua”, anche attraverso la “storia della lingua”, e dell‟”uso della lingua nelle diverse forme, anche nel Web e nei social media”. I social media e le nuove tecnologie dovrebbero essere usate, con prudenza e sapienza, sia per motivare gli studenti, sia come oggetto di studio dato che oggi incrociano sia la comunicazione, sia l‟espressione. Da questo punto di vista, sistemi molto utili sono le piattaforme di contenuti come Wikipedia, gli ipertesti, come strumenti alla base dell‟organizzazione della conoscenza e del Web, i blog e i siti web, che gli studenti possono progettare, sviluppare e aggiornare, al posto del vecchio giornalino della scuola. 2. Matematica: quest‟altra disciplina fondamentale dovrebbe preoccuparsi di fornire, al profilo in uscita, competenze “logico-quantitative e computazionali”, competenze “di problem solving” e “metodi statistici e quantitativi per le scelte razionali e le decisioni”. Queste competenze rafforzano quelle di base, la capacità di astrazione, la valutazione delle ipotesi e contribuiscono in modo decisivo a sviluppare le competenze professionalizzanti. Infatti se lo studio di funzione, il problema di programmazione lineare, il problema statistico vengono visti come altrettanti approcci al problema delle scelte razionali e delle decisioni, que90
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sta grande disciplina si rivela tanto asse portante della formazione dei giovani, quanto strumento prezioso nel lavoro dell‟imprenditore e del tecnico informatico e dei sistemi informativi e decisionali. 3. Diritto/Econ./Sc. fin.: queste discipline dovrebbero fornire agli studenti i “fondamenti giuridici ed economici per la cittadinanza attiva, le decisioni, l‟imprenditorialità”. Ribadiamo qui quanto scritto a proposito del rapporto tra l‟Italiano, i social media e le nuove tecnologie. Un uso sapiente dei siti istituzionali, delle banche dati giuridiche, degli ipertesti, dei blog e dei siti che gli studenti possono progettare con l‟aiuto dei docenti, e sviluppare e aggiornare lavorando in piccoli gruppi o da soli può risultare motivante e gratificante, e in definitiva contribuire a fare acquisire le conoscenze e le competenze che servono agli uomini e alle donne dei prossimi decenni, senza che questi debbano iscriversi a giurisprudenza e diventare avvocati o magistrati. 4. Lingue straniere: l‟insegnamento/apprendimento di Inglese, Francese, Spagnolo dovrebbero mirare a mettere le persone in grado di “comunicare, lavorare, prendere decisioni, vivere usando le lingue straniere”. Anche questo ambito può avvalersi validamente dei social media e del Web, sia perché nella Rete si trovano facilmente ricchi contenuti originali, specialmente in Inglese, sia perché molte attività umane oggi si svolgono tramite il Web, sia quelle che interessano il consumatore, sia quelle che interessano gli imprenditori: acquistare un biglietto, prenotare una vacanza, effettuare un pagamento, vendere prodotti e servizi mediante l‟e-commerce, promuovere la propria ditta attraverso il web marketing. 5. Economia aziendale: questa disciplina resta l‟asse principale di tutto il curricolo. Essa dovrebbe preoccuparsi dei seguenti ambiti: “le aziende”, “le società”, “l‟organizzazione”, “la gestione”, “la rilevazione”, “il controllo di gestione”, e non dovrebbe mirare a formare un esperto contabile, come è avvenuto in passato presso le ragionerie, perché il contabile non c‟è più, e perché in futuro, come dicono gli addetti ai lavori, potrebbe sparire perfino il commercialista. Le aziende nel XXI secolo sono profondamente diverse da quelle del secolo precedente, sia per modi di operare, sia per tipologie di prodotti e servizi trattati, e questa nobile disciplina è chiamata a prenderne atto, pur non rinunciando a fornire le basi solide previste dal suo statuto epistemologico. In questo modo persegue con successo due preziose finalità: motivare gli studenti con casi e materiali vivi e autentici, contribuire a sviluppare indirettamente competenze trasversali, come le competenze digitali. 6. Informatica: questa disciplina è fondamentale sia nell‟acquisizione delle competenze di base logico-matematiche, digital-algoritmico-computazionali, di problem solving e progettuali sia nello sviluppo di competenze professionali riconducibili agli ambiti delle “basi di dati e degli archivi elettronici”, dei “siti web e delle reti di computer”, dell‟”Office automation”, dei “sistemi informativi e di supporto alle decisioni”. Chi entri nello studio di un commercialista si rende subito conto che la professione oggi si svolge in modo totalmente nuovo rispetto 91
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ad alcuni decenni fa grazie e a causa delle tecnologie digitali. Chi entri in banca o in un‟agenzia di assicurazione constata subito che l‟informatica ha trasformato profondamente il modo di lavorare, di produrre, di vendere, di vivere. Chi pensi a come Amazon svolge la propria mission si rende conto che occuparsi di sistemi informativi aziendali significa semplicemente parlare di un altro modo di fare azienda nel XXI secolo. L‟informatica può, con prudenza e sapienza, ed evitando ogni forma di fanatismo, dare un forte contributo anche nel motivare gli studenti allo studio di tutte le discipline. L‟approccio più promettente sembra essere quello basato sui progetti e sui casi aziendali: progetti di ipertesti, di basi di dati, di software da scrivere in linguaggi evoluti, di siti web, di sistemi informativi aziendali; casi aziendali di gestione scorte, di gestione agenzia di assicurazione, di gestione del personale, di gestione degli automezzi, di gestione di biblioteche ecc. Queste discipline e la loro sapiente orchestrazione potrà fornire agli studenti di Rende, Cosenza, Montalto e di tutti i paesi che si affacciano da una parte e dall‟altra sulla Valle del Crati ben più di ciò che trovano iscrivendosi a un qualsiasi liceo: Cultura e cittadinanza / Sistemi economico-aziendali ed imprenditorialità / Sistemi informativi e decisionali. 4. Il curricolo integrato e l’alternanza scuola/lavoro Il curricolo integrato del “Tecnico dei Sistemi Informativi ed Economico Aziendali” descritto sinteticamente ai punti 2 e 3 richiede che l‟istituzione scolastica progetti congiuntamente con gli imprenditori e, se possibile, con l‟Università della Calabria e con le associazioni di categoria, oltre che con gli enti locali, i percorsi didattico-educativi delle singole classi e dei singoli studenti, verificando, sempre congiuntamente, gli esiti parziali e finali dei processi e dei percorsi, che in genere seguiranno un andamento a spirale, non lineare-sequenziale. 5. Le opportunità preconfezionate e strutturate È opportuno cogliere tutte le opportunità offerte da enti esterni o dalla Rete, come il progetto “Programma il futuro” sul cosiddetto “pensiero computazionale”, le certificazioni Ecdl, Cisco, Eucip ecc. Così come è opportuno impiegare metodologie didattiche ricche di promesse come la metodologia Clil. Tuttavia occorre sempre ricordare che è il sabato per l‟uomo, non l‟uomo per il sabato e che la missione di una scuola sana ed equilibrata non corre di qua e di là inseguendo l‟ultima moda e spingendo i giovani verso un abuso di gadget e widget come se fossero tanti videogiochi nei confronti dei quali spesso hanno già sviluppato una pericolosa dipendenza. No, la scuola ha una missione ben più elevata di quella di istruire o addestrare, di collezionare app e gadget, senza una solida formazione linguistico-tecnico-scientifica e critica. Come segnala la grande tradizione filosofico-pedagogica, che dovrebbe sempre essere tenuta presente per evitare salti nel vuoto, nel quale ci spingono, anche in buona fede, i fanatici delle 92
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tecnologie e i profeti del connettivismo e del cosiddetto postumano, la scuola basa la sua missione sulle relazioni interpersonali solide, autentiche e responsabili, e su conoscenze e competenze valide che durano nel tempo, non su un uso smodato e prepotente dei mezzi offerti dal progresso tecnico-scientifico e da un marketing cinico, soggetti in genere a rapida obsolescenza. Allegato Si allega al presente documento, di cui fa parte integrante, uno schema grafico esemplificativo che potrĂ essere utilizzato anche come base per la comunicazione della proposta formativa allâ€&#x;utenza potenziale in sede di orientamento.
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Proposte di accompagnamento del progetto di riforma del “Cosentino” di Tommaso Cariati Gentile Dirigente B. Baratta, riscontro la sua del 3 dicembre u.s. relativa all‟oggetto “Team ricerca e sperimentazione” e le comunico quanto segue. 1. In allegato le trasmetto un documento intitolato “Curricolo verticale sintetico del tecnico dei sistemi informativi ed economico-aziendali” in cui ho sviluppato le idee che alcune settimane fa ho sintetizzato nello schema grafico, recante il medesimo titolo, che le ho trasmesso via Whatsapp; quello schema fa parte integrante del nuovo documento e si deve intendere allegato al testo che le trasmetto ora. Questo curricolo verticale sintetico, unito al “Profilo in uscita” che le ho inviato alcuni mesi fa, completa il progetto “Revisione profili”. Il progetto, opportunamente perfezionato, andrebbe illustrato a tutte le componenti della scuola. 2. Coerentemente con il nuovo profilo professionale e con il curricolo verticale sintetico raccomando di sperimentare le seguenti azioni, e mi impegno io stesso a farlo: a. lavorare per progetti, casi aziendali e secondo didattica laboratoriale; b. lavorare con l‟approccio flipped classroom, blended learning con Whatsapp, e-mail, siti web e blog; c. sperimentare prudentemente il CLIL in pillole o in modo più esteso; d. aderire al progetto “Programma il futuro” sul pensiero computazionale, anche con docenti Unical, come già fatto nel mese di novembre u.s.; e. invitare gli studenti a studiare usando piattaforme tematiche e siti web; f. invitare gli studenti a sviluppare ipertesti e siti web per esempio con il sistema Expression web, collaudato nel progetto sul femminicidio e in altri ancora, o blog; g. sperimentare relazioni autentiche e responsabili attraverso esperienze forti come quelle offerte dal gruppo Sos scuola, o quelle che si possono fare con il “Progetto montagna”; h. se si realizza un corso sull‟uso di Moodle, sperimentare la produzione di lezioni e materiali con questo strumento; i. progettare e sviluppare un nuovo strumento pieghevole per illustrare ai potenziali utenti la nuova realtà che sta nascendo al Cosentino; l. se la scuola come sistema riesce a farlo, offrire in gennaio alcune “Giornate di informatica e sistemi informativi” ai potenziali utenti e alle loro famiglie, con 94
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la partecipazione degli studenti della scuola, e magari con la collaborazione dei quattro professori dell‟Unical che hanno tenuto i seminari in novembre; m. acquistare uno slot su Facebook in cui comunicare sinteticamente quanto abbiamo elaborato nel progetto “Innovazione profili”. La saluto cordialmente. Tommaso Cariati Castiglione Cosentino, 15 dicembre 2016 Gentile Dirigente B. Baratta, riscontro la sua del 3 gennaio 2017 recante oggetto “Proposte attività OPEN DAYS 2017” e le comunico quanto segue. a) Considerato che abbiamo un nuovo profilo professionale, un nuovo curricolo verticale e una rete di rapporti con docenti dell‟Unical, con professionisti e con imprenditori, dovremmo valorizzare al massimo tutte le risorse disponibili con un piano di informazione adeguato alla nuova vision dell‟Istituto. b) Le due giornate potrebbero essere, se opportuno, dilatate in modo da accogliere gli alunni della scuola media per un tempo più lungo. c) Potremmo riportare lo slogan “Il tuo futuro passa dal Cosentino”, già inserito nel nuovo pieghevole informativo, su alcuni striscioni da fare realizzare alla IV A Sia (classe che deve essere rimotivata, la quale vivrebbe l‟esperienza come un progetto, da documentare in seguito attraverso prodotti multimediali e ipertestuali), da collocare nei pressi della porta carraia, all‟ingresso dell‟Istituto e al secondo piano, ala nord. d) Potremmo allestire una serie di locali che si trovano nei pressi della sala video, compresi i due laboratori di quell‟ala, in modo che contemporaneamente in sale diverse si svolgano attività diverse: ora del codice a cura di docenti di potenziamento e ITP, sviluppo con computer o con smart phone di semplici ipertesti a cura di T. Cariati e un team di suoi studenti, illustrazione dei progetti degli studenti (siti web: corsosia1 e sos-scuola, e ipertesti) a cura di T. Cariati e un team di suoi studenti, lezioni e giochi a cura di docenti di informatica, anche dell‟Unical, se disponibili, economia aziendale, e altre discipline, discussioni, testimonianze in sala video a cura di T. Cariati con il coinvolgimento di docenti Unical, professionisti, imprenditori, ex studenti. e) Lanciare contemporaneamente una campagna d‟informazione su Facebook per portare lo stesso messaggio sulla pagina dei ragazzi di 13-14 anni e delle donne di 35-50 anni del nostro bacino di utenza. f) Concludere la doppia campagna con una tavola rotonda con imprenditori, professionisti e docenti Unical alla quale invitare gli organi di informazione sulla nuova realtà e sulla rinnovata mission dell‟Istituto per il futuro. Distinti saluti. Tommaso Cariati Castiglione Cosentino, 4 gennaio 2017 95
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Gentile Dirigente B. Baratta, le scrivo, come componente del Team Innovazione, per esprimerle quanto segue. 1) Quando un anno fa si è parlato di team dell‟innovazione, molti abbiamo creduto che ci si riferisse all‟innovazione a trecentosessanta gradi. Purtroppo però sembra che non vi sia che l‟innovazione digitale. Invece bisognerebbe considerare che, accanto all‟innovazione tecnologica, esiste l‟innovazione dei metodi, dei processi e dei prodotti e servizi. Se la scuola deve essere cambiata radicalmente, vi sono tanti aspetti e variabili che devono essere trasformati, non solo gli strumenti. Ora, ben venga un‟ora di addestramento all‟uso della lim, ma non possiamo ridurre la “formazione” all‟addestramento all‟uso di attrezzature più o meno sofisticate. 2) Un piano di formazione adeguato ai proclami che fanno riferimento alla rivoluzione del sistema dovrebbe innanzitutto prevedere azioni di sistema volte a modificare i valori e gli atteggiamenti del personale, motivandolo al cambiamento e invitandolo ad assumere nuovi valori e atteggiamenti. In altri termini, prima che le persone vengano addestrate a usare nuove apparecchiature, dovrebbero essere formate sul “perché” dello sforzo che sono invitate a compiere. Soltanto in un secondo tempo si dovrebbe porre il problema del “come” e del “cosa”. Si dirà che tutti usano la lim, quindi anche noi dobbiamo usarla, ma bisogna vedere quale uso si farà della lim. Molti studiosi considerano la lim uno strumento superato, addirittura nato vecchio, perché di per sé non cambia la didattica facendola diventare attiva. 3) Se guardiamo l‟elenco degli strumenti su cui ci si sta preparando a fare autoformazione nei prossimi mesi, vediamo facilmente che si parla solo di strumenti, come quello che è stato introdotto in settembre per i test d‟ingresso, Kahoot. Ribadisco, non è un set di strumenti “digitali” che cambia la scuola da passiva ad attiva. Forse tutto ciò che è accompagnato dall‟aggettivo “digitale” sta diventando una vera e propria ideologia per ragioni semplici che con la rivoluzione della didattica hanno poco a che vedere. Questi strumenti vengono imposti da un sistema tecnico-economico per il proprio tornaconto, non richiedono molta creatività e sono facili da proporre, danno l‟illusione che con essi diventiamo smart, ci permettono di dire “anche noi facciamo quello che fanno tutti”, “queste cose piacciono ai ragazzi”. È questa la missione che la Costituzione assegna alla scuola? Non dovremmo chiederci continuamente: “Dove stiamo andando?”. 4) Noi, come educatori, dobbiamo stare attenti ai messaggi che trasmettiamo, anche inconsapevolmente. Potremmo creare o alimentare l‟illusione nei giovani che il disagio esistenziale che avvertono trova soluzione nell‟impiego sempre più massiccio di strumenti, social media ecc. Giuseppe Limone, per esempio, ha suggerito di stare attenti alla macchinizzazione della vita, e noi dobbiamo stare molto attenti all‟ingegnerizzazione dell‟educazione. Si tratta di scorciatoie che 96
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possono essere pericolose. Ben vengano gli strumenti aggiornati, se sono veramente aggiornati, e se si inseriscono all‟interno di un quadro robusto di riferimento capace di dare senso e valore agli strumenti. Noi in quale quadroorizzonte di valori caliamo gli strumenti “digitali”? In uno che dice “oggi si fa così perché tutti fanno così” e “gli ingegneri, Profumo, Taylor, dicono che si fa così”, oppure in uno che metta la “persona” con tutte le sue dimensioni, e tutte le sue “relazioni”, al centro del quadro di riferimento e faccia ruotare gli strumenti, gli spazi ecc. lasciando anche i docenti, persone anche loro, si badi, di decidere quali strumenti utilizzare? 5) Credo che un piano di formazione, che sia all‟altezza delle sfide che ci troviamo ad affrontare, debba innanzitutto promuovere azioni come quelle che stiamo realizzando da un paio di anni col progetto “Quale uomo, quale cultura, quale scuola per il XXI secolo?”, altrimenti facciamo sempre una serie di buchi nell‟acqua, andando incontro a resistenze, rifiuto, mezzi fallimenti, come con Kahoot. In altri termini, credo che noi dovremmo a)mostrare a tutti gli insegnanti la bontà delle idee che stiamo mettendo a punto per il futuro, e convincerli che questa è la strada giusta da percorrere; b) motivare il personale a partecipare attivamente ad alcuni eventi formativi come quello che abbiamo realizzato l‟anno scorso con il prof. Maggiolini, eventi capaci di incidere profondamente su atteggiamenti e valori; c) in seguito, invitare la gente a dotarsi di strumenti più adeguati alla nuova mission, se quelli che si usano sono inefficaci. 6) Propongo perciò di invitare personalità dello spessore di Marco RossiDoria e Antonio Calvani per discutere seriamente di didattica attiva e di rivoluzione dei modi di fare scuola, ma anche dei pericoli di un uso acritico dei nuovi mezzi digitali, impiegati magari con l‟idea che educare e formare le nuove generazioni consista in nient‟altro che spingere gli alunni-individui, dotati di strumenti-armi, a lottare gli uni contro gli altri con il messaggio che speranza non ce n‟è, e che, se c‟è, c‟è solo per pochissimi supertecnologici. 7) In attesa di poter avere Marco Rossi-Doria o Antonio Calvani a Rende, un gruppo di docenti del nostro Istituto potrebbe organizzare incontri di autoformazione leggendo e commentando libri di questi autori, cominciando dal librointervista “La scuola è mondo” di M. Rossi-Doria. Distinti saluti. Tommaso Cariati Castiglione Cosentino, 5 gennaio 2017
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