n.3 anno 2017
ANNO 2017
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Southern Magazine
Sotto la nuova guida della Pasticceria La Delizia di Piero D’Alaimo ha ripreso vita un pezzo di storia del centro di Potenza, il Gran Caffè, da sempre più di un bar per i cittadini del capoluogo lucano. La nuova proprietà ha colto questa sfida come un impegno verso la città, con la finalità di restituire alla gente quello che dai più viene considerato uno dei simboli del centro storico. Molto del suo nuovo corso arriverà dall’esperienza nell’arte bianca, dalla gelateria e soprattutto dalla pasticceria, vero motore del nuovo Gran Caffè. Sotto la solida guida del maestro pasticciere Piero, si cercherà di offrire i migliori prodotti, in un’atmosfera di eleganza e tradizione.
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INDICE Una Regione a secco di storytelling
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Il Semaforo
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I nostri collaboratori
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Stupor Lucania
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Intervista a Egidia Bruno
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Serbatoio d'Italia, tra acqua e siccità
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L’Assessore e il Consigliere i due giovani uomini di mondo della Politica Lucana
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Food Storytelling?
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viaggio di un Imperatore nella Basilicata del XXI secolo
La Chiesa della Madonna del monte Siri: lo scrigno della Basilicata
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Ungaretti - Amrouche Conversazioni radiofoniche
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16 Intervista ad Hamza Zirem
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About Basilicata
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A Tempa Rossa è scontro tra Eni e Total? Questioni che arrivano da lontano
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Stampato presso Grafiche Zaccara c.da Verneta - Area PIP 85042 - Lagonegro (PZ) 4
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DIRETTORE Michele Lilla
GRAPHIC DESIGN Francesco Vicino
EDITING
Gianluca Petraglia
COLLABORATORI
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Carmensita Bellettieri, Daniele Brancati Giorgio Santoriello, Mariano Marcogiuseppe
FOTO
Ilaria Laurenzana, Donato Palumbo, Rocco Colucci, Emanuele Gaudioso, Michele Lilla. Imago Lucus
FOTO COPERTINA Ilaria Laurenzana
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EDITORE
Reload S.r.l. semplificata Via Rocco Scotellaro
_____________________ Anno 1 - n.3 Ottobre - Novembre 2017
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Registrazione Tribunale di Potenza N. 34/2017 R.G. Per informazioni, suggerimenti, segnalazioni e richieste varie scriveteci a : info@southernmagazine.it
Sito Web
www.southernmagazine.it
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Editoriale Una Regione a secco di storytelling di Michele Lilla A detta della politica la Basilicata cresce e diventa attrattiva per il turismo, ma la realtà parla di una regione con il più alto numero di siti potenzialmente inquinati in proporzione al numero degli abitanti. La Basilicata è una contraddizione. Essa appare come il noto antagonista di Batman, il supercriminale schizofrenico Due Facce il cui viso per metà sfigurato rispecchia da un lato la voglia di cultura – con Matera capofila – e dall’altro il disastro ambientale, l’inquinamento e la piaga del petrolio. Il racconto, la narrazione della Basilicata come direbbero i più bravi, lo storytelling sono una questione per pochi e quando si cerca di andare oltre alla città dei Sassi si finisce per incontrare eventi privi di una vera capacità di cambiamento. L’estate 2017 è passata all’insegna del gran caldo e per la Basilicata è stata la prima estate di intensa azione verso una rinascita culturale e turistica in vista degli eventi di Matera 2019. Molti gli appuntamenti pensati per rilanciare la narrazione della nostra regione, migliaia gli euro spesi per la “bella scoperta” che però, a conti fatti, hanno portato poco. Per qualcuno questi risultati vanno visti nel medio-lungo termine, ma a noi piccoli osservatori non sembra esserci aria di rivoluzione. Matera resta la migliore rappresentazione ed è sempre più protagonista: piena di turisti, colma di nuove strutture
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ricettive, ma non estranea a qualche polemica sempre in bocca alle malelingue. Alcune piccole realtà hanno portato grandi risultati: il Volo dell’Angelo, il Ponte alla Luna a Sasso di Castalda e qualche altra attrazione come la Grancia. Sono il risultato di una grande capacità di leggere e sfruttare le risorse a disposizione. Il resto è solo avanspettacolo: i grandi eventi culturali dell’estate lucana hanno riservato mille polemiche. Come accade da qualche anno ha dominato il cinema e suoi festival con pochi spunti reali per la cittadinanza lucana. È proprio in questa direzione che si sono visti i peggiori scenari di autocelebrazione senza che il lucano medio possa essere protagonista degli eventi che si susseguono. Ormai i nostri politici ci raccontano di una regione sempre più esposta al resto del mondo, ma basta digitare “Basilicata” sui motori di ricerca del web per trovarsi di fronte a tutt’altro disegno, con protagonisti il petrolio e l’inquinamento. Il racconto della “bella scoperta” diventa un’arma di distrazione di massa per celare la situazione reale della Basilicata, delineata da una siccità di futuro ben disegnata dai dati demografici in continua discesa e dall’elenco spaventoso dei siti inquinati da bonificare che ci rende la regione con maggiore incidenza di siti inquinanti per abitanti dell’intero bel paese. Siamo pieni di idee ma a secco di verità.
Il Semaforo di Redazione
L’assordante silenzio sulla Valutazione d’Impatto sulla Salute del COVA
La politica aspetta, ma non si capisce cosa attenda. Attende nuove notizie? Aspetta smentite o attende indicazioni dal cane a sei zampe? Poco sappiamo del reale pensiero che frulla nelle menti di via Verrastro sulla gravosa questione del VIS, ma molto sappiamo di quello che la valutazione ci racconta. I fatti sono chiari: secondo la ricerca effettuata su 10 anni di emissioni e sversamenti del Cova della Val D’Agri, nei paesi di Viggiano e di Grumento e nelle terre intorno al più grande giacimento d’Europa si muore di più! Serve sapere altro per intervenire? Noi vorremmo sentire urla e invece è solo un silenzio assordante!!!
Il Brigantaggio in Lucania: come un cane che si morde la coda Il pretesto viene dalla vicina Puglia e in Basilicata si fa presto a ritirarsi nelle proprie contraddizioni e rigurgitare quello che è un pezzo di storia di tanto in tanto rinnegata. Quest’estate il consiglio regionale pugliese ha votato una mozione del Movimento 5 Stelle per indire una giornata della memoria delle vittime meridionali del risorgimento. Niente da dire fin qui, se non fosse che la Regione Basilicata aveva già votato una mozione del genere a marzo di quest’anno e che all’indomani del voto pugliese è stata subito rigurgitata da uno “smemorato” consigliere Santarsiero, tanto svelto a rimangiarsi il suo voto quanto sono stati svelti i suoi lacchè a rilanciare questo pensiero dopo che in primavera tutti, escluso il consigliere Mollina astenutosi, avevano votato. Non sarà forse che con la Puglia di Emiliano non si può proprio essere in sintonia?
Matera, finalmente arriva la firma che porta i soldi
Ora o mai più! Per Matera 2019 il conto alla rovescia era partito da tempo, ma il primo vero passo verso l’anno da Capitale Europea della Cultura è stato dato dalla firma da parte del Presidente del Consiglio Gentiloni del Contratto istituzionale di sviluppo per Matera 2019, che coinvolge i ministeri di Cultura, Ambiente, Infrastrutture, la Regione Basilicata, la città di Matera e Invitalia. Un patto che prevede un fiume di soldi che si riverseranno sulla città dei Sassi, un patto per la Basilicata che il ministro per la Coesione Claudio De Vincenti ha descritto come interventi per 400 milioni di euro. Una cifra spaventosa che potrà trasformare il volto di Matera, rendendola la cittadina del sud più attraente dal punto di vista turistico-culturale. Ai posteri l’ardua sentenza.
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I nostri collaboratori Francesco Vicino
Francesco, frutto dell'unione civile tra Commodore 64 e Apple II, è l'anima "nerd" di SouthernMagazine. L'innata conoscenza del sistema binario e l'attenta guida genitoriale fanno sì che Francesco (alias FrancOS) possa muovere i primi passi nel mondo dell'informatica già in tenera età. Si laurea summa cum laude e fonda la web agency Reload, il cui fine è la digitalizzazione coatta di un'intera regione. Uomo di poche linee di codice.
Daniele Brancati
Laureato in Filosofia e in Lingue orientali, Daniele ha pubblicato negli ultimi anni La pericolosità della luce; in formato cartaceo e audio libro la raccolta di haiku Luci dal Faro. A quattro mani con Hamza Zirem ha scritto l’intervista Conversazione con Daniele Brancati. Ha curato la stesura e la pubblicazione di Le parole mai dette di Anna Maria Albano e ricevuto il primo premio al Premio internazionale Basho 2015 e al Concorso nazionale Haiga 2015.
Gianluca Petraglia
Gianluca (alias Gillo), personaggio sinistro e apatico, è il “cattivo” della redazione di SouthernMagazine. Egli dichiara di lavorare come traduttore freelance, ma nessuno ha mai avuto conferma di ciò. Coltiva in segreto e superficialmente alcune passioni. Fa parte della redazione di SM perché in zona e perché vittima di un vile ricatto. Non ha alcuna voce in capitolo. Gillo è pedante q.s., vede il bicchiere mezzo vuoto e ha sviluppato una particolare predilezione per l'articolo partitivo (a detta di Piero).
Mariano Marcogiuseppe
Laureato con lode in Antropologia Culturale all'università di Bologna, da anni si occupa di antropologia storica, cultura immateriale, di turismo antropologico, di sviluppo turistico nelle comunità locali e soprattutto della Basilicata. È ideatore del progetto VALE(Virtual Archive of Lucania’s Ethnology), presidente del “Centro Lucano di Studi e Ricerche Demo-Etno Antropologiche”. CEO e Amministratore Unico della cooperativa Einca Service che si occupa di consulenza, formazione e servizi turistici. Socio Fondatore e membro della Commissione Beni Culturali e Patrimonio di ANPIA (Associazione Nazionale Professionale Italiana di Antropologia). Collabora con il Centro Camuno di Studi Preistorici (atelier) di Capo di Ponte (BS) per lo studio degli oggetti etnografici dell’Oceania.
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Stupor Lucania di Daniele Brancati
viaggio di un Imperatore nella Basilicata del XXI secolo
foto di Rocco Colucci
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e oggi l’imperatore Federico II di Svevia
sinistri e monotoni l’austero silenzio
riapparisse per magia qui, di fronte a me,
delle creste, lo stesso che lui amava
in Basilicata – una delle sue terre d’elezione –,
ascoltare prima delle preghiere
sarebbe ovviamente incredulo, e comincerebbe
vespertine. “Cosa sono mai?!”, mi
a scrutarmi con sguardo interrogativo. Di sicu-
chiederebbe allibito, “A che servo-
ro, resosi conto dei luoghi familiari, preso dalla
no?”. “Sono pale eoliche, signore,
nostalgia, vorrebbe tornare a vedere uno dei suoi
e producono energia – più o meno
castelli estivi preferiti – lì sulla collina di Lagopeso-
come i mulini a vento”, risponderei
le – dove passava le estati a caccia con i suoi amati
al grande imperatore. Se insieme
rapaci. Arrivandoci, sarebbe allibito nel costatare
proseguissimo il viaggio a sud, verso
che tutto intorno ci sono degli strani mulini a ven-
le ridenti zone della Val d’Agri, e
to che infrangono la linea dolce delle colline con
capitassimo malauguratamente in
altezze spropositate, e che insidiano con clangori
corrispondenza di uno dei pozzi
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petroliferi, ancora più allibito di prima, l’impera-
voi, i miei eredi!”, esclamerebbe l’imperatore.
tore Federico mi domanderebbe: “E questi cosa
“Ricordate, anche voi siete i miei successori e
sono mai? A che servono, di grazia?”. “Servono
dovete mantenere vivo e arricchire il regno che
a estrarre energia, come i mulini a vento di
inaugurai!”, mi direbbe incoraggiandomi. “Sire,
prima, più o meno”, dovrei rispondere con tono
qui quasi nessuno si ricorda più di voi, se non in
evasivo per non incappare in questo argomento
parte nei libri. Mi dispiace. Soprattutto quasi più
complesso e delicato. “E dunque qui si produce
nessuno si ricorda delle vostre terre elette e, chi
energia per tanti popoli! Ma perché mai? Qui
non le devasta, le tratta male o le abbandona a
non siete così tanti!”, esclamerebbe indicando-
se stesse”, gli confesserei abbassando ancora il
mi le valli disabitate e i monti nudi. “Ma questa,
capo. “Questa estate, ad esempio, molti boschi
signore, non è energia nostra, noi ne prendiamo
sono andati a fuoco e, spesso, nessuno ha po-
pochissima…”, dovrei limitarmi a rispondere
tuto salvarli”. A quel punto, dopo un momento
all’imperatore incredulo. Se poi continuassimo
d’amarezza, credo che Federico II cercherebbe
il giro per le sue terre lucane e capitassimo nei
l’intesa nel mio sguardo. “Vorrei rivedere e mo-
pressi del lago Pertusillo, proprio in uno di quei
strarti dei luoghi cui ero affezionato, torniamo
momenti di annerimento delle acque, mi chie-
nella zona di Lagopesole? Laggiù ci sono sempre
derebbe: “E quale cosa oscura capita mai a que-
i nibbi reali, i gheppi, i falchi, vero?”. A quel
sto lago?”. “Dicono, signore, che sono alghe, ma
punto assentirei e lo seguirei senza indugio, fino
altri hanno le prove che il liquido nero – che si
a quando scomparirebbe nel nulla, così com’era
prende dai pozzi di prima – inquina le acque la-
misteriosamente apparso.
custri”, dovrei rispondere con dispiacere. A quel punto Federico II di Svevia inizierebbe a scuotere il capo risentito. “Ma insomma, che succede nelle mie terre elette!?”, mi domanderebbe a bruciapelo. A quel punto anch’io inizierei a scuotere il capo, e ad abbassare la testa con vergogna, per giunta. Di sicuro, passato il disappunto, l’imperatore vorrebbe poi visitare il suo amato castello di Melfi, dove egli stesso emanò le Costituzioni del regno. “Non è in cattive condizioni”, direbbe, “Ma cosa è diventato? Non c’è quasi nessuno ad abitarlo!”. “Ora è un museo, signore. Ma non ci viene quasi nessuno. Servirebbe a testimoniare ai passanti e agli stranieri la grandezza e la saggezza del vostro operato”, gli direi. “Ma la grandezza e la saggezza del mio operato doveva servire a illuminare anche
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Molte sono state nella storia le immagini raffiguranti uno dei più importati sovrani che hanno influenzato la storia del meridione d’Italia. L’iconografia di Federico II, fonte di propaganda durante il suo regno e nei secoli successivi, è controversa ed è stata utilizzata svariate volte per sostenere l’importanza dell’eredità del grande sovrano. Abbiamo scelto la statua scolpita nel XIX secolo da Caggiano, ultima iconografia in ordine di tempo del sovrano custodita nel Palazzo Reale di Napoli. Nella città partenopea il sovrano ha fondato la prima universitas studiorum statale e laica della storia occidentale.
Puer Apuliea, Stupor Mundi, Federico II Imperatore del sacro Romano impero
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Intervista a Egidia Bruno di Michele Lilla Vorrei iniziare la nostra conversazione con una domanda sulla Basilicata. Lei vive a Milano, ma quest’estate è stata molto in giro per la Lucania per mettere in scena i suoi spettacoli, da San Severino ad Aliano, da Montalbano Jonico fino alla “sua” Latronico. È sempre difficile essere profeta in patria? Credo di sì, ma è una cosa piuttosto comune a tantissimi artisti. È un classico: quando porto un mio lavoro in Basilicata, specie nel mio paese di origine, Latronico, ho sempre maggiori difficoltà organizzative che altrove. Negli anni ho cercato di darmi delle spiegazioni e una di queste è che quando sei nato e cresciuto in un piccolo paese, così come è stato per me, la comunità, prima che come artista, ti conosce come individuo, come quello che “appartiene” a quella famiglia e dunque spesso ha quel tipo di confidenza con te che non ti fa considerare in quel momento principalmente come un professionista dello spettacolo ma, nel mio caso, come “Ggiddia Bruno, quedda che ha voluto sempre fa l’attrice”. Inutile dire che questa “confidenza” che di base è una cosa molto bella, spesso poi nella pratica complica anche le cose più semplici ed è sempre una lotta. Fortunatamente gli spettacoli che propongo piacciono sempre molto e per me è ogni volta una grande emozione rappresentarli in luoghi, come la piazzetta di quest’anno, dove giocavo da bambina. In questa Basilicata piena di contraddizioni, molti hanno riposto grande fiducia su quello che potrà dare al territorio Matera 2019. Lei come hai trovato la Basilicata e i lucani? Le sembrano “vivi” da un punto di vista culturale 16
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o li ha sentiti leggermente pessimisti rispetto al futuro? Le piace come viene raccontata la nostra regione? Matera 2019 è sicuramente una grande, grandissima opportunità per la Basilicata. Sarebbe però un grosso errore puntare solo su questo per riscattare una regione di cui fino a qualche anno fa il resto d’Italia ignorava persino la collocazione geografica. In un mio monologo di un bel po’ di anni fa, Io volevo andare in America e invece so’ finita in India (scritto con Riccardo Piferi, autore di Paolo Rossi), quando ero nel Nord e Centro Italia, all’inizio dello spettacolo nel quale assimilavo l’India alla Basilicata per tutta una serie di motivi, facevo sempre un censimento per capire se tra il pubblico ci fossero dei lucani e tenevo una vera e propria lezione di geografia per spiegare dove si trovasse la Basilicata. Se c’era qualche lucano, alla fine veniva sempre a ringraziarmi. Questo per dire che uno dei nostri problemi è sempre stato quello di non avere un’identità forte, forse perché schiacciati da tre regioni confinanti che invece ce l’hanno sempre avuta, specie la Campania e la Puglia. A mio avviso dovremmo lavorare sulla nostra autostima, ri-cercare e proporre un nostro modello e non rincorrere e scopiazzare modelli altri e lontani da noi. È un discorso lungo e complesso. Faccio un esempio banale: se vado in un locale del centro storico di un bel paese lucano e ordino un panino che si chiama “Calanchi”, mi aspetto che dentro ci sia un buon prodotto locale, del buon formaggio lucano e non l’Emmental, come mi è successo. Questo è un momento in cui la Basilicata è sotto i riflettori e bisogna
approfittarne. Alcune esperienze in tal senso lo stanno facendo, ma secondo me bisogna stare molto attenti agli sprechi e dare più rilievo e supporto al micro che non al macro. Altrimenti il racconto che “finalmente” si sta facendo della nostra regione rischia di essere falsato e diventa un’occasione mancata per puntare sulla nostra identità più autentica, affinché l’esperienza sia duratura e non un trend da rimpiazzare con quello successivo. In Basilicata si è investito moltissimo sul cinema negli ultimi anni, con un ritorno d’immagine davvero importante per la nostra terra. Eppure, ai maggiori eventi e agli incontri più importanti riguardanti la “settima arte” viene dato spazio all’interno di kermesse, a mio avviso, autoreferenziali. Allo stesso modo la scena teatrale lucana, pur godendo di ottima salute, resta ancorata all’idea di “arte di nicchia”, fruita da pochi e avulsa dal contesto interregionale perché poco pubblicizzata. Lei, da donna di spettacolo e di teatro quel è, crede ci sia una soluzione a questo isolamento? Se sì, quale potrebbe essere a suo avviso il modo migliore per coinvolgere la gente lucana? Premesso che è un’ottima cosa che vengano girati tanti film e fiction in Basilicata, mi ricollego però al discorso di prima, ponendo questo dubbio: siamo sicuri che tutti gli investimenti economici che si stanno facendo, oltre che a produrre un importante ritorno di immagine, stiano creando anche opportunità sul territorio, costruendo delle professionalità e una continu-
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"In Basilicata si è investito moltissimo sul cinema negli ultimi anni, seppur con benefici apparentemente intangibili che non permettono ai cittadini di goderne appieno"
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Lucana di nascita di Latronico, bolognese per studi e milanese d’adozione, Egidia Bruno è attrice fin dall’adolescenza. Nella sua crescita come attrice ha dimostrato grande trasversalità, tanti sono stati i cambiamenti da attrice ad autrice con spettacoli di teatro di prosa tradizionale e quello di narrazione. Nel corso della sua vita è stata autrice di diversi spettacoli: “Io volevo andare in America e invece so' finita in India”, del '98, scritto con R. Piferi, autore di P. Rossi; “Non sopporto le rose blu”, scritto con R. Schiavone e M. Belotti, sviluppando la corda a lei più congeniale, quella dell'ironia. Nel luglio 2002 vince il premio Massimo Troisi per la sezione “Scrittura comica” col racconto “La mascula”, edito da Colonnese, Napoli. Nell'aprile del 2004 “La mascula” diventa il suo terzo monologo con la regia e le musiche di Enzo Jannacci. Nel 2007, insieme a M. Miritello, scrive e interpreta lo spettacolo “ANTIGONE 2000 d.C. ‘Na tragggedia!!”. Nel 2011 la svolta: pur non rinnegando i suoi trascorsi comici – la sua è sempre stata quell’ironia del "ridere per non piangere"– scrive con M. Belotti "W l'Italia.it... Noi non sapevamo", monologo "serio" con canti, curati da F. Breschi, sulla “questione meridionale”. Nel 2012 il testo dello spettacolo diventa un libro edito da Rubbettino e viene presentato al Salone del Libro di Torino. "W l'Italia.it..." vince il premio internazionale "Teatro dell'Inclusione - Teresa Pomodoro" 2012, in giuria Luca Ronconi, Lev Dodin, Eugenio Barba; presidente, Livia Pomodoro. Nel luglio del 2013 partecipa alla Milanesiana di Elisabetta Sgarbi nella giornata dedicata alla Basilicata, con l'intervento "La Lucana e il Milanese", dialogo semi-serio, scritto con M. Belotti, dedicato al suo rapporto artistico e umano con Jannacci.
ità operativa? Circa la scena teatrale lucana, vivendo a Milano, ne conosco poco le dinamiche. Vedo che ci sono realtà che stanno crescendo e mi piacerebbe conoscerle di più. Per quanto mi riguarda, quando lavoro in Basilicata è quasi esclusivamente grazie ai contatti costruiti nel tempo con le amministrazioni locali o all’attenzione di gruppi e singoli che mi seguono, quasi mai perché presa in considerazione dai circuiti teatrali regionali. In W l'Italia.it... Noi non sapevamo, uno dei suoi spettacoli più belli e interessanti in scena quest’estate in versione ridotta al Festival della Cultura Meridionale di San Severino Lucano, lei parla della storia dell’Unità d’Italia e delle tante questioni omesse dagli storiografi: come considera l’idea di proclamare una giornata della memoria meridionale? Mozione già approvata dai consigli regionali di Puglia e Basilicata, ma che a Potenza qualcuno già si affretta a rinnegare.
Prima di congedarci e ringraziarla per questa piacevole e preziosa conversazione, vorrei chiederle di tirare le somme sulla “sua” estate lucana, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista personale. Il bilancio della mia estate lucana è assolutamente positivo. Ho portato in giro quattro diversi spettacoli, tre miei – Cunti di casa; W l’Italia.it… Noi non sapevamo; No tu no. Omaggio a Enzo Jannacci – e uno come interprete, Mille anni: l’inizio, tratto dal romanzo Premio Campiello di Mariolina Venezia, e la reazione del pubblico è stata sempre molto partecipe quando non addirittura commossa. Sono contenta di aver coinvolto i “miei” lucani nelle storie che ho raccontato. Ed è stato emozionante aver portato a Latronico il mio omaggio a Enzo Jannacci, col quale ho avuto l’onore e il piacere di lavorare per diversi anni. Mi chiedeva sempre della “Basilucania”, come la chiamava lui. Non capiva perché avesse due nomi. Gli dissi che era una terra fortunata ma non sapeva di esserlo.
In linea di massima non ho niente in contrario, anzi. Ma onestamente non credo sia una cosa fondamentale per parlare di “questione meridionale”. Le commemorazioni sono importanti nella misura in cui alle parole seguono i fatti. Lo dico io che ho scritto e portato in scena uno spettacolo sulla memoria storica del Sud. Ma se, come spesso sto vedendo, la memoria diventa un rifugio nostalgico per non guardare e dare risposte al presente o, peggio, per riproporre modelli ormai anacronistici per quella che è la nostra realtà attuale, questo fa sì che sia una memoria sterile e anche pericolosa. Cantare in coro e con passione “Brigante se more” è molto suggestivo ed è molto aggregante e va bene avere come modello di riferimento Carmine Crocco nel Meridione d’Italia del 2017, in special modo in Basilicata, purché questo significhi, a mio avviso, essere attenti, sensibili e attivi rispetto alle nostre risorse e alla gestione di queste.
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Serbatoio d'Italia, tra acqua e siccità di Giorgio Santoriello In un racconto poco limpido quello che c'è da sapere sull'acqua della Basilicata
“
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foto di Ilaria Laurenzana
Siamo ricchi d’acqua in Basilicata” è un luo-
le aziende dovrebbero auto-control-
go comune, “l’acqua in Basilicata è ormai
larsi e bloccare da sole le anomalie,
contaminata” è un luogo comune più recente,
e invece dentro c’era un batterio
ma chi ha ragione? Tutti e due, e perché? Siamo
tossico per l’uomo che ormai in
il serbatoio idrico della Puglia, abbiamo riserve
Basilicata ogni anno fa parlare di sé
naturali che sull’acqua basano la loro biodiversità,
per la presenza nell’acqua potabile e
abbiamo invasi tra i più grandi d’Europa, grazie ai
nelle fontane pubbliche. Invasi come
nostri fiumi fertili pianure sono oggi il nostro baci-
la Camastra o Monte Cotugno non
no agricolo, e poi le nostre acque minerali girano
hanno sul sito dell’ARPAB una sola
per l’Italia con marchi commercialmente conso-
analisi pubblicata, il Pertusillo sareb-
lidati. Dall’altro lato non ci siamo mai dati, come
be da bonificare ma in Italia queste
la UE chiede, un piano di tutela delle acque, sia
emergenze non devono essere rico-
superficiali che di falda, abbiamo lasciato grandi
nosciute, e non abbiamo ancora un
bacini idrici in preda all’industria e all’agricoltura
serio ed esteso monitoraggio della
intensiva, praticamente l’acqua l’abbiamo solo
presenza dei fitofarmaci nelle aree
sfruttata ma mai difesa e studiata, infatti oggi i
agricole regionali. Idem per l’acqua
petrolieri ci dicono che le contaminazioni sono
irrigua: chi ne conosce la qualità?
“naturali”, forti di una regione che non ha mai
Eni paga l’acqua meno rispetto ad
fatto una fotografia della qualità dell’acqua prima
alcune fasce tariffarie previste per
degli impatti (punto zero – bianco ambientale).
l’agricoltura, probabilmente in alcuni
Pochi giorni fa il Ministero della Salute ha ritirato
punti della regione perdiamo oltre
alcuni lotti di un’acqua minerale lucana, eppure
il 50% dell’acqua immessa in rete e
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non sappiamo in che stato operino i lavoratori
d’Italia, che sfocia nel centro del nostro turismo
di analisi di Acquedotto Lucano che sempre per
e stranamente solo a fine stagione qualcuno si
un altro luogo comune pare che “distribuisca
accorge che i locali depuratori non funzionano
meglio le occasioni di lavoro dell’acqua” grazie
bene. Mai studiati i sedimenti marino-costieri o
alle nomine dirette. Non c’è un portale web che
delle foci, le idrovore quando aperte sversano
pubblici le analisi complete sulla potabilità, le
a mare ogni ben di Dio e solo adesso qualche
analisi chimiche delle acque minerali non sono
sindaco inizia ad applicare la legge della non
pubblicabili, non conosciamo la qualità media
balneabilità presso le foci, il tutto mentre a Ro-
di falde, fiumi e canali e la qualità/quantità
tondella si continua a scaricare in mare l’acqua
di cloro usato per la disinfezione, tematica
del centro nucleare dell’ITREC. All’attento ma
quest’ultima sulla quale sta indagando la Pro-
ignaro lettore, la Basilicata descritta così può
cura di Bari. Purtroppo anche in Basilicata, per
sembrare una regione enorme, invece in 10.000
sopperire alla marcescenza della rete idrica, si
Kmq siamo riusciti a infilarci dentro di tutto:
imbottisce l’acqua di cloro. E questo per quello
discariche sanzionate dalla UE, inceneritori,
che riguarda l’acqua dolce… Le nostre coste
cementifici, oltre 400 pozzi minerari scavati,
invece, nonostante la certificata balneabilità da
petrolio, centri di trattamento reflui industriali,
“vele e bandiere” di ogni colore e forma e di
due SIN e un centro nucleare, il tutto fregando-
dubbia provenienza, ricevono gli impatti di fiu-
cene altamente della nostra grande ricchezza
mi e canali ormai carenti di vita e ricettori finali
idrica, minacciata quest’anno anche da una
di impatti civili, industriali e agricolo-zootecnici.
siccità senza precedenti.
Abbiamo il Basento, tra i fiumi più compromessi
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foto di Raffaella Femia
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L’Assessore e il Consigliere. I due giovani uomini di mondo della Politica Lucana di Michele Lilla
Sono due rampolli, due possibili teste per una poltrona da governatore. Vi presentiamo l'assessore regionale Luca Braia e il consigliere regionale Piero Lacorazza. Vengono da strade diverse, il consigliere è un potentino doc, il classico “ragazzo” cresciuto a pane e politica – presidente della Provincia prima e poi subito in Consiglio Regionale come Presidente del Consiglio – rimesso dopo poco alla poltrona da consigliere è finito a fare tutto da solo. È uomo forte della sinistra più rossa del PD lucano, vive perennemente in giro per i comuni della Basilicata, ama stare tra la gente. L’altro è, come da copione, il suo contraltare: materano doc, viene da esperienze di giovane imprenditore (presidente dei giovani imprenditori materani), perito informatico ed esperto di marketing e comunicazione, consigliere tra i Sassi con l’Ulivo, poi in via Verrastro. Dopo una breve esperienza come assessore alle infrastrutture, dalla primavera del 2015 si è ritrovato a promuovere il brand Basilicata in giro per il mondo come Assessore alle Politiche Agricole. Lacorazza invece è un uomo solo nel marasma del PD lucano. Nell’ultimo periodo, in vista delle prossime elezioni regionali, alcuni danno l’Assessore come possibile futuro candidato governatore, altri considerano il Consigliere come uno di quelli di cui Pittella si libererebbe volentieri dato il suo rapporto molto stretto con il governatore pugliese Emiliano. Questo dualismo è sicuramente uno dei più interes-
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santi all’interno del Partito Democratico lucano in vista del congresso regionale che si dovrebbe tenere in novembre. Non c’è però dubbio che i due ci sanno fare: hanno visitato molti posti, hanno avuto a che fare con la gente più diversa e sanno il fatto loro. Braia nell’ultimo anno è stato a Bologna, a Berlino, in Piemonte, perfino ad Astana per l'Expo. È in giro per ogni convegno della Basilicata sempre davanti ai flash dei fotografi e sempre con i nostri prodotti tipici in primo piano. Lacorazza invece è la vera opposizione interna al PD, membro attivo della fondazione “Basilicata Futuro”. La sua è una scelta diversa, vuole essere protagonista delle piazze aperte e, con il suo “riscatto”, cerca un racconto diverso da presentare ai lucani. Insomma, entrambi hanno un bel bagaglio d’esperienza e conoscono bene quello che ci vogliamo sentir dire; sono uomini di mondo come direbbe Totò ma, nonostante facciano parte della stessa “squadra” politica, appaiono come gli estremi di un modo tutto nuovo di presentarsi alla gente. In comune hanno poco, le pochissime uscite sulla questione
del petrolio oltre che l’uso che fanno di Twitter con gli “angeli custodi” che li aiutano sul social dell’uccellino: due donne. Per l’assessore Braia c’è la brillante calabrese Caterina Policaro, segretaria particolare dell’assessore, professoressa, blogger (Catepol) e attivissima (come si definisce sulla bio di Twitter) Social Media Observer. La Catepol è una grande comunicatrice, è una vera maestra nell’uso dei social e la sua mano esperta si vede benissimo nelle scelte comunicative molto efficaci dell’assessore Braia. Per il consigliere Lacorazza c’è la policorese Vittoria Purtusiello, ingegnere specializzata in questioni ambientali con la politica nel sangue e l’intenzione di diventare una professionista della politica. Renziana agli inizi, è stata l’unica under 30 alle primarie PD per il parlamento nel 2012. Non eletta, ha cambiato squadra diventando coordinatrice lucana sostenendo il “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre. La Purtusiello è meno popolare sul web della Policaro, meno impegnata
in rete ma molto ben inserita nella politica. Ha un suo seguito specie in regione, ed è sempre attenta e attiva nel rilanciare le idee e le proposte del Consigliere che da qualche tempo segue come un’ombra. L’Assessore e il Consigliere sembrano essere i nostri politici più in vista sia in piazza che sul web: sono quelli che girano e stringono mani, sono quelli sempre attivi sui social network e sono sempre pronti a prendere la parola per rispondere alle più svariate esigenze della nostra Lucania. Sicuramente il loro obiettivo è lo stesso: far il bene della Basilicata senza che venga meno una bella poltrona su cui sedersi. È la dura vita del politico professionista, entrambi lo sono ma uno solo potrà dettare la prossima agenda, sempre che Pittella voglia. Chi avrà scelto la giusta strategia?
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Le ultime battaglie L’assessore Braia. Dopo aver puntato tutto sulla fragola, si è ritrovato con un raccolto non capace di sostenere la grande campagna marketing messa in tavola. Ora punta tutto sul vino in un comparto che vede l’Aglianico all’ultima spiaggia per un rilancio a vitigno di qualità per una nicchia di esperti. Grande diffusore di hashtag, vorrebbe fare sistema in ogni sua iniziativa ma salta continuamente da un prodotto all’altro senza dare troppa continuità ai progetti di cui si fa “capitano”. Ambasciatore che non vuol portar pena.
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Il consigliere Lacorazza. Paladino del ‘”riscatto” (da una sua idea, forse l’unico politico ad aver visitato tutti e 131 i comuni della Basilicata), è la vera opposizione politica all’egemonia di Pittella in regione. Lancillotto di Emiliano fuori dalla Puglia, è pronto ad opporsi ad ogni iniziativa del PD nazionale, prima contro le trivelle in mare poi con il “no” al referendum costituzionale. È pronto a discutere di tutto, uomo delle mille interrogazioni ed emendamenti in consiglio, come ogni buon “rosso” che si rispetti è un oppositore nato. Sicuramente si candiderà alla poltrona di segretario del PD regionale: stacanovista rosso.
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di Carmensita Bellettieri
La
storia si apre con una copiosa "pisciata" d'oro nella silenziosa Grottole. "Sulla sua natura i grottolesi si interrogarono a lungo nelle ore successive, facendo congetture di ogni specie: per qualcuno era un miracolo, per altri stregoneria o, con una sfumatura leggermente più ortodossa, tentazione del demonio, e solo per pochi, i più istruiti, semplice manifestazione naturale". Poche righe per scaraventarci nel pieno delle atmosfere lucane, tra Madonne, Masciare e un pizzico di sogni. In questo mondo, antropologicamente vocato al realismo magico, l'origine e il filo da inseguire è quello dell'olio d'oliva, una trama dorata che si intreccia con le
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pietre della vita. "A quell'ora nel paese c'erano solo donne, bambini, storpi e matti. Gli uomini validi non erano ancora tornati dalle campagne. Rocchino si mise a leccare di faccia nella pozzanghera immergendosi tutto, ungendosi i piedi, le mani, la coccia pelata e, finendo col rotolarcisi dentro come un maiale nella merda. Era olio, olio d'oliva! Un suono di campane gli rimbombò nelle orecchie, sentì la vita che gli scorreva dentro grassa e untuosa e la morte secca che si
allontanava...". L'incipit di Mariolina Venezia e del suo Mille anni che sto qui, romanzo Premio Campiello 2007, a mio modesto parere è uno degli storytelling più immersivi e ingaggianti: la scena di un fiume dorato che scivola sui ciottoli di un paesino senza tempo il cui segreto pare essere un elisir che scaccia la "morte secca" non solo è da antologia, ma è contemporaneamente una tela espressionista, cinema e geografia dell'anima più originale della Basilicata. In poche righe il lettore è trasportato nel cuore di un territorio e della sua storia: l'olio.
A
proposito di olio, cosa dire de "Il pane e frittata di mia madre non si
batte" di Rocco Papaleo? Un vecchio cavallo di battaglia dell'attore lucano riproposto in Basilicata coast to coast, prodotto cinematografico con la chiara intenzione di valorizzazione territoriale. In questa produzione destinata al grande schermo, un cameo musicale è diventato un intenso racconto sul concetto di famiglia, sull'eterno matriarcato invisibile che anima i figli di questa terra e sull'impagabile piacere delle semplici cose. Il pane e frittata della mamma lucana è "bello spunzato", ovvero il pane si è così assorbito d'olio che "la frittata si mischia col pane e diventa tutt'uno... non si capisce dove finisce il pane e comincia la frittata... Il pane e frittata di mia madre è il sale della sorpresa, dell'imprevisto" affermano i protagonisti. E trovatemi un lucano al di sopra dei trent'anni che non sappia cosa significa sbocconcellare sotto i banchi di scuola quel bianco pane imbevuto d'oro con dentro un cuore morbido che ti riporta subito a casa! Oppure il succulento piacere di scartare il panino con la frittata durante una scampagnata, un ferragosto o altro. Senza dire della Pasquetta, giorno in cui la frittata con gli asparagi è d'obbligo su ogni tavola lucana come simbolo culinario legato all'uovo e alla
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rinascita primaverile. Musicale è anche il terzo
percorrere attraverso sensazioni e immagini
tipo di storytelling enogastronomico lucano che
legate alle terre dell'Aglianico. Può mettere
mi fa piacere ricordare. È partito come inno alla
il naso nelle cantine che aderiscono al pro-
“ruralità lucana” e in poco tempo la sua viralità
getto, conoscere etichette e volti della gente,
regionale lo ha trasformato in una specie di
avere maggiori informazioni su vitigno e storia
inno dell'intera Basilicata. La canzone Fior di
aziendale. Nel circuito mediatico di oggi parlare
Lucania, nata come videoclip destinato al pub-
di cibo è diventata un'ossessione. Format di
blico di YouTube, per la sua voglia di leggerezza
cucina e variazioni sul tema si moltiplicano ogni
e un approccio positivo ai veri "gusti" della vita,
giorno, nascono canali tematici, fa "cool" dimo-
ha contagiato ogni lucano orgoglioso in un ban-
strarsi informati su prodotti locali e biologici ma
chetto di innumerevoli prelibatezze e tipicità
anche conoscere ingredienti esotici... di cibo si
locali. Dal canestrato di Moliterno, al tartufo di
parla, si scrive, si fotografa e si racconta il suo
Muro Lucano, dal peperone di Senise all'olio di
enorme valore simbolico e culturale: storie di
Ferrandina, fino all'arancia di Tursi o melenza-
persone che si incontrano a tavola, memoria
na rossa di Rotonda, inclusi il pane di Matera
delle tradizioni culturali di una società o di
e l'Aglianico del Vulture. Sempre destinato al
un'epoca storica, rapporto con la terra e con le
social YouTube è il progetto FoodFileBasilica-
risorse del territorio. E tutto questo va benis-
ta: sono cinque videoclip che raccontano una
simo... ma dopo che il racconto ha "pisciato"
ricetta tradizionale, la quale diventa spunto per
un'acquolina aurea nella nostra bocca, dove
raccontare i paesaggi d'uomini che la tramanda-
compriamo i prodotti? La storia a lieto fine vor-
no e pretesto per veicolare un valore legato al
rebbe che l'eroe, dopo aver capito l'importanza
prodotto tipico. Così il pane della Mater Matera
di quell'alimento, uscisse e andasse a procurarsi
diventa simbolo di pace, il peperone di Senise
l'elisir del mangiar sano. Egli, infatti, esce per
è l'ingrediente della passione, l'invecchiamento
comprarlo ma... non lo trova in nessun punto
dell'Aglianico del Vulture insegna all'uomo il se-
vendita accessibile ai più. Uno stroytelling a fi-
greto dell'età, la lucanica è l'ingrediente magico
nale inatteso potrebbe essere anche, un giorno,
del pasto degli eroi mascherati da tori, mucche,
cercare il canestrato di Moliterno a Milano e
demoni cornuti o romiti – esseri liberi e gauden-
trovarlo, originale!
ti del martedì grasso –, e infine il Canestrato di Moliterno è il veicolo per una prospettiva di maggiore gratitudine verso i doni della terra, in quanto potrà donare solo se guarirà. Restando al digital storytelling, ovvero al racconto di cibi e luoghi di appartenenza su canali e con linguaggi digitali, un progetto ben riuscito di Corporate Storytelling è rappresentato da Basilicata Wine Stories: un viaggio virtuale che il visitatore può
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La Chiesa della Madonna del monte Siri: lo scrigno della Basilicata di Mariano Marcogiuseppe
S
ulla vetta del Siri si apre al visitatore uno scrigno di bellezza, un panorama mozzafiato dove si scorgono i paesi e la ricca flora della Val Camastra. Proprio in cima, a più di mille metri, la Chiesa della Madonna del Monte Siri ad Anzi (PZ) domina questo spettacolo naturale. La fabbrica della chiesa dedicata alla Madonna della Seta (datata 1526 come si evince dal portale) è stata costruita inglobando i resti della chiesa medievale di San Leo. All’interno i meravigliosi affreschi del 1559 di Giovanni Todisco di Abriola e dei suoi allievi coprono completamente due pareti della struttura. Gli affreschi commissionati da Muccio de Cagnone e della sua consorte Guglielma Guevara sono organizzati in tre registri pittorici che narrano episodi tratti dai vangeli apocrifi. Nella parte alta degli affreschi si notano i profeti, nella parte mediana si narrano gli episodi della vita di Maria e nella parte bassa gli episodi della vita di Gesù. Le scene della vita di Maria rappresentano: Cacciata dal Tempio di Gioacchino e il Sogno; Incontro di Anna e Gioacchino presso la porta di Gerusalemme; Trinità e Crocifissione; Natività di Maria; Presentazione di Maria al Tempio; Sposalizio della Vergine; Annunciazione; Visitazione. Le scene della vita di Gesù presenti nella parte bassa sono: Natività di Gesù; Circoncisione; Adorazione dei Magi; Strage degli Innocenti; Gesù impara l’arte del falegname; Cristo tra i dottori; Battesimo di Cristo; Cristo deposto; Morte della Vergine. Gli affreschi continuavano anche su
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una terza parete crollata nel 1856 durante dei lavori di restauro. Tra gli affreschi si apre una nicchia che custodisce il simulacro ligneo della Madonna della Candelora o della Seta, in stile bizantino. Sulla sinistra della struttura a navata unica si aprono due cappelloni: in uno si nota una crocifissione di autore ignoto e nell’altra il mausoleo della famiglia di Francesco Greco Italia, con due epitaffi dedicati alla moglie Artemia e alla madre. Sull’alzata delle tombe un affresco datato 1588 del Cristo Risorto di valente pennello, probabilmente opera di un allievo del Todisco. Accanto al mausoleo si trova il simulacro della Madonna del Monte Siri chiamata anche Madonna del Rosario, opera ottocentesca di scuola napoletana. Di fianco si nota l’affresco della prima metà del XIV secolo che rappresenta San Leo o papa Leone Magno. A sinistra dell’affresco si può ammirare la pala di Michele Manchelli, realizzata verso la fine del Cinquecento, raffigurante la Madon-
na delle Rose o del Rosario con un gruppo di sei santi domenicani contornata da sedici riquadri raffiguranti i misteri del Rosario. La struttura si inserisce nel grande patrimonio culturale della Basilicata, per la sua posizione e per il valore artistico delle opere presenti è sempre piÚ meta di pellegrini e turisti. Di sicuro è il luogo ideale da abbinare con la visita al Planetario Osservatorio Astronomico di Basilicata, situato a pochi metri dal santuario.
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Arriva in Italia l’ultimo Ungaretti tradotto dal francese Una piccola casa editrice e tanta voglia di stupire e regalare un'opera inedita in italiano che racconta di uno dei grandi della letteratura italiana, Giuseppe Ungaretti. “Conversazioni Radiofoniche” è un testo che raccoglie le interviste andate in onda dal 1953 su Radio France di Parigi. Sono un’estrapolazione di un genere radiofonico nuovo per l'epoca, inventato dall'intellettuale franco-cabilo Jean Amrouche. Nel 1972, con il titolo "Propos improvisés", a cura di Philippe Jaccottet, l'editore Gallimard pubblica le dodici conversazioni radiofoniche in cui Ungaretti, insieme ad Amrouche, ripercorre diversi momenti della sua vita, analizza le liriche legate alle sue varie esperienze e affronta tematiche di vasta portata. La scommessa è di Universosud, piccola ma coraggiosa casa editrice che è riuscita ad acquisire i diritti d’autore dalla Francia e, grazie alla traduzione di Hamza Zirem e Filomena Calabrese, a pubblicarlo per i lettori italiani.
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Intervista ad Hamza Zirem di Daniele Brancati
«Quando trovo in questo mio silenzio una parola scavata è nella mia vita come un abisso» G. Ungaretti, da Commiato in L’Allegria
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foto di Donato Palumbo
uando il poeta e narratore Hamza Zirem
tradurlo e farlo conoscere al pubblico
incontra in Algeria per la prima volta la
italiano. Zirem ci narra questa storia
poesia di Ungaretti, grazie al testo in francese del-
con passione, ripercorrendo volta per
le conversazioni radiofoniche svoltesi tra quest’ul-
volta, come se li rivivesse, gli ostacoli
timo e il grande intellettuale franco cabilo Jean
che dal 2011 ad oggi ha dovuto su-
Amrouche, deve essersi scavato in lui qualcosa di
perare per pubblicare finalmente il
molto profondo. Zirem, stabilitosi in Italia svariati
testo – tradotto insieme a Filomena
anni dopo, scopre con stupore durante alcuni
Calabrese – e pubblicato con il titolo
suoi studi che questo importante testo su uno dei
Ungaretti – Amrouche. Conversazioni
massimi poeti italiani, dal titolo Propos Improvi-
radiofoniche (Universo Sud, Potenza
sés (curato da Philippe Jaccottet e pubblicato da
2017). “Era il 2011 quando ho inizia-
Gallimard nel 1972), non è mai stato tradotto in
to. Innanzitutto ho scritto a Philippe
Italia, e si risolve fermamente nell’intenzione di
Jacottet, il curatore del libro
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per Gallimard”, ci spiega Zirem. “Jaccottet mi ha
me lettere ancora battute con la macchina da
poi indirizzato ad Annamaria Ungaretti, la figlia
scrivere!”, ci spiega Hamza sorridendo. Piccioni
di Giuseppe”. È così che Zirem entra in contatto
si rivela così entusiasta dell’iniziativa editoriale
epistolare con la figlia del grande poeta. “Le
da redigere espressamente una postfazione:
scrissi una prima lettera nel 2013 ma senza ave-
“Siamo davvero molto onorati di avere un suo
re nessuna risposta”, confessa Hamza. “Non mi
contributo in coda al libro”, ammette soddi-
arresi e le riscrissi a maggio 2014 rispetto alla
sfatto Zirem. Infine l’incontro con la giovane
mia intenzione di pubblicare il libro inedito del
casa editrice Universo Sud, che accetta di buon
padre. Finalmente mi rispose e ammise che non
grado di pubblicare la proposta di traduzione di
aveva ricevuto la prima lettera! Mi autorizzò
Zirem e Filomena Calabrese. Hamza è consape-
comunque a pubblicare il libro”. Il passaggio
vole dell’importanza letteraria di questo libro
successivo è quello di contattare l’editore pari-
per il pubblico italiano: “Ungaretti stesso cono-
gino Gallimard; Barbara Angerer, la responsa-
sceva bene il testo francese, tanto da tradurne
bile dell’ufficio relazioni con l’estero, accorda
e rivisitarne parti per lui significative e inserirle
a Zirem il permesso della traduzione e della
poi nel suo Vita d’un uomo”. Zirem e Calabrese
pubblicazione previo accordo con il futuro e
hanno tenuto in gran conto la traduzione unga-
ancora indefinito editore italiano. Prima di tro-
rettiana e hanno tentato di accorparla in modo
vare una casa editrice, Zirem riesce ad entrare
uniforme alla trascrizione francese originale
in contatto anche con Leone Piccioni, massimo
delle conversazioni radiofoniche. “Abbiamo
critico italiano di Ungaretti. “Leone Piccioni è
voluto rispettare il ritmo, le scelte lessicali e
stato entusiasta della mia proposta di traduzio-
sintattiche di Ungaretti unendole però allo stile
ne dei Propos Improvisés. Data l’importanza del
circostanziale e improvvisato della conversa-
testo in questione, ovviamente conosceva già la
zione radiofonica originale”, spiega Zirem. “In
versione francese. Mi ha scritto delle bellissi-
questo modo speriamo di aver ottenuto un
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prodotto filologicamente adeguato”. Questa originale operazione di traduzione è apprezzata dallo stesso Piccioni, che commenta in una lettera del 21 giugno 2016 a Zirem: “Il libro è molto interessante, bello e composto dalla lingua più adatta a questo tipo di dialogo”. La bellezza – e l’importanza storica – di Ungaretti – Amrouche. Conversazioni radiofoniche risiede sicuramente nel fatto che il testo ci avvicina a due importantissimi uomini di cultura del ‘900, ma soprattutto, a nostro parere, nel fatto che Jean Amrouche, dall’alto della sua vastissima cultura e acuta sensibilità, conduce uno dei massimi autori italiani del novecento letterario ad esplorare la propria vita e la propria poesia, permettendoci così di assistere allo spettacolo unico di un poeta straordinario che, a posteriori e con l’aiuto di una singolare guida, si cala dentro se stesso e la sua opera in maniera autentica e, una volta di più, poetica.
Lo scrittore italo-algerino Hamza Zirem è nato in Cabilia nel 1968. Ha compiuto gli studi universitari di letteratura francese e ha insegnato per quindici anni nelle scuole superiori. Nel 2009 è stato ospitato dal Comune di Potenza, dove vive tuttora, beneficiando di una borsa di studio nell’ambito della rete internazionale ICORN. Dal 2010 intraprende la professione di mediatore interculturale e linguistico, ha lavorato alla Provincia di Potenza (all’Assessorato alle Politiche Sociali) e al Centro “Città dei Colori” del Comune di Potenza, ha collaborato con l’ARCI, l’AUSER e diverse organizzazioni. Attualmente lavora con la Società cooperativa sociale “Solidarietà”. Hamza Zirem è stato caporedattore della rivista La Grande Lucania, è stato nominato dall’Università della Pace della Svizzera italiana “Ambasciatore di Pace” per il suo lodevole e instancabile impegno nella promozione dei diritti umani, per la sua preziosa testimonianza nel campo culturale, civile e sociale intesa all’esaltazione dei valori dell’amore e della fratellanza universale. Hamza Zirem è autore di una decina di libri, tra cui La forza delle parole (Aracne, 2010), Uno sguardo giramondo (LucaniArt, 2012), Visioni variopinte (Sacco Editore, 2013) e Inno alla libertà di espressione (Aletti, 2013).
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About Basilicata di Redazione
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romuovere il brand Basilicata in modo attento, capillare e innovativo è un dovere
di ogni lucano. Noi di Southern Magazine vogliamo presentare un focus sui comuni lucani e sulle loro peculiarità, sulle capacità di crescita e sul tessuto sociale ed economico che li contraddistingue. La Basilicata è una terra dall’anima antica, che forgia le proprie radici nel passaggio di culture e civiltà diverse. Noi vogliamo vederla oggi attraverso occhi nuovi cominciando da Matera, città locomotiva di questo nuovo modo di voler raccontare la nostra regione. Il 2017 è l’anno del record per l’incremento turistico a Matera e sulla scia della città dei sassi cresce anche la Basilicata, secondo i dati elaborati dal Centro Studi Turistici di Firenze. Negli ultimi sette anni Matera è cresciuta del 152,4 % – prima tra le città d’arte italiane – e sembra essere destinata a incrementare la propria crescita prima del fatidico 2019. Ma non è tutto oro quel che luccica e manca ancora quel processo di digitalizzazione che potrebbe dare ulteriore spinta all’afflusso turistico. In base ai dati che Marketing01 – agenzia partner di Google tra le più esperte in Italia di web marketing per il turismo – ha presentato in occasione del seminario dedicato al marketing turistico tenutosi a Matera la scorsa estate, la crescita dal punto di vista della ricerca online è ancora lenta.
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www.clcpotenza.it
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Questo è dovuto a una digitalizzazione ancora ferma ai livelli di qualche anno fa: più del 30% delle strutture ricettive, infatti, non ha un sito internet o ne ha uno obsoleto e non aggiornato. Solo il 10% svolge attività di web marketing, e soltanto il 5% traduce i propri contenuti e fatica ad essere visibile sui motori di ricerca esteri, presso i paesi da cui provengono i potenziali turisti. Dati che rispecchiano una crescita che ha ancora grandi potenzialità ma che non sfrutta le nuove tecnologie con posizioni decisamente inferiori alle medie nazionali ed anche a quelle delle altre regioni del mezzogiorno. La città dei Sassi però sta vivendo la sua età dell’oro e la migliore rappresentazione non è solo il dato del flusso dei turisti, ma anche della crescita delle attività commerciali. Come riferito da Confesercenti, siamo ad un +21,5 di attività che hanno preso il posto dei classici negozi. Diventa ovvio pensare che il susseguirsi di aperture di attività nel settore turistico trova riscontro nella frenesia di accogliere i turisti che si stanno affacciando e che si affacceranno in visita alla “Capitale Europea della Cultura”, a scapito di buona parte del commercio tradizionale che continua a soffrire. Matera è ormai la regina del turismo e tenderà a crescere sempre di più, ma resta il rischio che diventi solo un grande luna park a danno dei materani che la vivono tutti i giorni fuori dal circuito turistico.
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foto di Emanuele Gaudioso
A Tempa Rossa è scontro tra Eni e Total? Questioni che arrivano da lontano
di Michele Lilla
C
’era una volta la Libia di Geddafi, l’Italia
guai libici; era il tempo dei francesi di Total che
di Berlusconi e la Francia di Sarkozi.
cominciavano a considerare Gorgoglione strate-
C’era una volta la Basilicata nel 2011, quando
gica. Allora in Libia, in prima fila, c’erano proprio
Matera ancora non era capitale e il Governo di
i francesi, interventisti fin dallo scoppio dei
Roma spingeva al raddoppio delle estrazioni di
primi tumulti e pronti a raccogliere i dividendi
petrolio e gas, quando attraverso il Piano Na-
di tanto supporto. Il colosso energetico Total
zionale per il Sud, l’allora sottosegretario Guido
lavorava dietro le quinte cercando di spodestare
Viceconte firmava l'atto per il Miur, «il nostro
quello che Eni aveva conquistato dopo gli accor-
intento - diceva - è quello di trasformare il Mez-
di di “amicizia” tra Geddafi e Berlusconi. Fu una
zogiorno in una piattaforma di sviluppo soste-
guerra su tutti i fronti che portò alla caduta di
nibile e di logistica che valorizzi la sua posizione
Berlusconi e a un attacco speculativo all’Italia,
strategica tra Europa e Mediterraneo, sulla rotta
che perse ciò che aveva in Libia e si ritrovò
commerciale per l'Asia». E in questo scenario
commissionata e quasi con la Troika in casa.
«la Basilicata rappresenta il cuore del sistema
Oggi le cose per noi sembrano migliorate, ma lo
dell'energia per il Mezzogiorno e per l'intero pa-
scontro tra noi e i francesi non sembra aver fine
ese». Il Cova di Viaggiano fu immaginato con un
ed è diventato sempre più articolato ed esteso
potenziamento a 125.000 barili, mentre Corleto
su molti campi strategici: dalle comunicazioni
doveva essere pronto per il 2015. Quello era il
(si veda la questione Telecom e Mediaset) fino
tempo in cui le grandi diplomazie dei petro-
al petrolio della Basilicata, dove Eni e Total si
lieri e delle compagnie di bandiera, sempre
stuzzicano in maniera meno evidente. Sembra
più private e sempre più capaci di spostare gli
che il cane a sei zampe, giocando in casa, stia
equilibri delle politiche dei paesi di appartenen-
cercando velatamente di mettere il bastone tra
za, cercavano di fare pressioni per sopperire a
le ruote ai cugini d’oltralpe. La questione ruota
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intorno all’uso dell’oleodotto e delle banchine
le acque che non possono essere più reinniet-
per l’esportazione del greggio da Taranto di
tate in profondità. L’invasione è compiuta e
proprietà di Eni che, di tutta risposta, pone sul
le strade già intasate e incapaci di sostenere
tavolo la questione del trasporto su gomma. Se-
qualunque tipo di aumento le arterie lucane,
condo i regolamenti della direttiva Seveso, l’ar-
piccole strette e impervie, proprio loro saranno
rivo a Taranto dei 50.000 barili giornalieri che
le più interessate e sono destinate a subire
Total estrae a Corleto deve essere anticipato da
i maggiori danni perché troppo piccole per
un rapporto sui rischi di incidenti rilevanti, da
sostenere un aumento del genere. Da Corleto
presentare sei mesi prima dell’avvio del greggio
le autobotti presumibilmente scenderanno per
dal gestore. In questo caso è Eni che dovrebbe
il nuovo pezzo che passa sotto Armento e che
redigere tale rapporto, ma ad oggi non risulta
arriva al Pertusillo, poi i bisonti dovranno per-
nessun rapporto della compagnia italiana e i
correre l’intera Val D’Agri, strada statale con una
lavori a Tempa Rossa sono quasi terminati con
sola corsia di marcia, e salire da Marsico fino
l’inizio delle attività previste per i primi mesi
a Brianza dove, via Atena, prenderanno la A2
del 2018. Total ha risposto quest’estate facendo
prima e la A1 poi fino a Roma. Un improbabile
richiesta di spostare il greggio del giacimento
percorso che vedrà partire circa sette autobotti
di Gorgoglione verso la propria raffineria di
all’ora, praticamente un’autobotte ogni dieci
Roma e di farlo su gomma chiedendo l’auto-
minuti scarsi. Un ennesimo schiaffo alla Regione
rizzazione per 170 autobotti al giorno, numero
Basilicata che non vorrebbe accettare la decisio-
che non basta per i 50.000 barili al giorno, ma
ne del ministero di approvazione del piano del
che costringe la Basilicata e non solo a subire
trasporto gomma, ma il ritardo sull’uso dell’ole-
un traffico improponibile di ‘bisonti’ pieni di
odotto si trasforma questa volta nell’ennesimo
greggio. Mentre quelle di Total risaliranno la
schiaffo alle popolazioni che subiranno ancora
Val d’Agri per Roma, non mancheranno quelle
il decisionismo delle multinazionali: Total o Eni
dell’Eni che ai depuratori spediranno quelle con
fa lo stesso. foto di Emanuele Gaudioso
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