Un mostro chiamato girolimoni

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"Un mostro chiamato Girolimoni" di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani

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Tra il 1924 e il 1927 per le vie del centro “ombra”

di

Roma che

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passaggio Cronaca Estera

seminava orrore. Un maniaco, un pedofilo della peggior specie che

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molto spesso non si accontentava di importunare le sue piccole vittime ma,

una volta soddisfatti i suoi

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desideri, le uccideva. In tutto saranno I casi Irrisolti

sette le bambine finite nelle grinfie del’ “ombra” e, di queste, solo due sopravviveranno.

Le Stragi

In “Un mostro chiamato Girolimoni”, il recente libro scritto a quattro mani

Attualità e Inchieste

da Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani (con prefazione di Vincenzo

Cronaca Nera su Facebook

Mastronardi) e pubblicato dalla Sovera Edizioni, gli autori ripercorrono l’intera vicenda fino al clamoroso errore giudiziario dell’arresto del presunto

L'Opinione

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colpevole, Gino Girolimoni: un nome che ancora oggi nel linguaggio

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Editoriale

popolare Roma è utilizzato per indicare chi ha particolari perversioni, nonostante Girolimoni si sia rivelato del tutto estraneo alla vicenda. Ma, si

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sa, alcune volte l’esigenza di sbattere il mostro in prima pagina ha la La Vostra Opinione

meglio sul buon senso e sulla giustizia. Fin dalle prime pagine di questo libro è chiara la sua struttura, che si sviluppa in tre fasi, tra loro intrecciate. Innanzitutto c’è la ricostruzione

L'Opinione

precisa e accurata dei fatti, con alcune descrizioni e foto della capitale (e delle scene del crimine) negli anni Venti che ben ci fanno capire quanto fosse diversa la città all’epoca dei fatti. Improvvisamente, però, il lettore si trova di nuovo nel presente, grazie agli interventi dei due autori, che dialogano tra loro ripercorrendo oggi le strade dove allora si consumarono i crimini: una vera e propria conversazione tra Sanvitale (giornalista investigativo) e Palmegiani (esperto della scena del crimine) che fornisce

Crimine parallelo

dettagli e spunti di riflessione per nulla scontati. Infine, la parola passa agli

22 Gennaio 2011

esperti in materia: un medico legale, una psicologa e un celebre dirigente

...

della Polizia di Stato, che a loro volta mettono la loro professionalità a

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disposizione del caso. Plug -in sociale di Facebook

Il risultato è che “Un mostro chiamato Girolimoni” è uno di quei libri che può appassionare sia gli addetti ai lavori che il lettore comune, un libro

Eventi Cronaca Nera

facile alla lettura ma non superficiale, in cui un fatto di cronaca nera di quasi cent’anni fa torna a far riflettere dimostrando la sua – a tratti

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preoccupante – attualità. UN MOSTRO CHIAMATO GIROLIMONI - Una storia di Serial Killer di

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DireFareScrivere - La recensione libraria

Anno VIII, n. 75

marzo 2012

La recensione libraria

Il clamoroso caso di Gino Girolimoni: l’ombra che terrorizzò l’Italia fascista distruggendo la vita di un innocente Da Sovera, la ricostruzione del più noto errore giudiziario della storia italiana di Alessandra Prospero

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Mai come nella vicenda in questione ci siamo trovati di fronte a un connubio indissolubile tra un reato e il suo presunto autore, seppur dichiarato anni dopo innocente e infine prosciolto: parliamo dell’agghiacciante serie di delitti compiuti su bambine di età compresa tra i diciotto mesi e i sei anni ad opera di un assassino seriale che agiva nella Roma degli anni Venti, erroneamente identificato nello sfortunato Gino Girolimoni. Rivivremo dunque in queste 176 pagine l’orrore degli omicidi e dei sopralluoghi sulle scaenae criminis ma anche un’esperienza investigativa scrupolosa e metodica ad opera degli autori, Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani, in Un mostro chiamato Girolimoni. Una storia di serial killer di bambine e innocenti (Sovera edizioni, pp.176, € 15,00).

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Un «riflesso onomatopeicamente sinistro» Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, il nome Girolimoni sortisce, se pronunciato, uno sgomento profondo, poiché associato ai due reati più infami che si possano immaginare: la pedofilia e l’assassinio. Il nome è inoltre divenuto il titolo di un commovente film del 1972 di Damiano Damiani in cui un superbo Nino Manfredi assiste attonito e amareggiato alla sfilata degli improbabili testimoni che lo accusano di quegli atroci delitti contro natura. Dunque il nome è già di per sé una condanna, a tal punto da divenire, presso il popolo capitolino, sinonimo di “pedofilo” sino ai giorni nostri. La realtà storica però ci restituisce l’immagine di un Gino Girolimoni, distinto mediatore di trentotto anni, che non subì infine una condanna ma fu anzi totalmente scagionato dalle infamanti accuse. Eppure, la riabilitazione dell’accusato fu impossibile e, come scrive il prefatore del libro, il criminologo Vincenzo Maria Mastronardi, «l’oblazione è stata impedita dal nome, Girolimoni, un nome singolare, raro, con un riflesso onomatopeicamente sinistro per chi lo pronuncia». Conseguenza alquanto significativa è l’attuale, e pressoché totale, assenza di famiglie Girolimoni all’anagrafe capitolina. Nel triste destino del mediatore trentottenne e del suo nome, buona parte ebbero certamente la psicosi collettiva, che reclamava a gran

http://www.bottegaeditoriale.it/larecensione.asp?id=90[29/03/2012 11.35.52]


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voce e a tutti i costi un volto da associare all’“ombra” che rapiva e uccideva le bambine, e la stampa dell’epoca, che aprioristicamente aveva deciso per la colpevolezza di Girolimoni e per l’onta a vita. Infatti, lo sfortunato protagonista morirà in povertà e in disgrazia nel 1961, con un partecipante però di tutto rispetto al suo poco gremito funerale: il commissario Dosi, che ebbe un ruolo fondamentale nella vicenda. Un commissario tenace Fu proprio il commissario Giuseppe Dosi («lo stesso Giuseppe Dosi che venne spedito a spiare D’Annunzio al Vittoriale dopo la sua misteriosa caduta da una delle finestre della villa», lo stesso Dosi «che nel giugno 1947 proporrà a Parigi la sigla Interpol per la nascente polizia europea») che, dubbioso rispetto alla versione ufficiale, aveva trovato altre piste investigative, invise però all’autorità fascista, la quale osteggiò il suo lavoro tanto da costringerlo a un ricovero al manicomio provinciale di Santa Maria della Pietà. Amara ironia della sorte, la stessa struttura in cui lavorava il padre di una delle giovani vittime e dove anni prima aveva forzatamente soggiornato l’unico altro possibile colpevole dei delitti, Ralph Lyonel Bridges, un pastore anglicano di nazionalità britannica, già resosi protagonista di molestie nei confronti di bambine inglesi. A posteriori possiamo affermare che, nonostante la pista del “poco reverendo” Bridges abbia notevolmente contribuito a restituire Girolimoni alla libertà, elementi oggettivi di prova oggi ci indirizzano in altre direzioni, che rimangono però senza nome. Rifare le indagini? I due autori del libro hanno ripercorso le indagini da capo non solo per merito dell’esperienza di giornalista investigativo dell’uno, Fabio Sanvitale, e della conoscenza della scena del crimine dell’altro, Armando Palmegiani, ma anche grazie alle tecniche investigative attuali e a una squadra di esperti ad hoc, composta dal medico legale Giorgio Bolino, dalla psicologa Chiara Camerani e dal profiler Ruggero Perugini. Le sette aggressioni (di cui quattro letali) vengono ricostruite minuziosamente, perfino le strade sono state ripercorse (e quelle che hanno cambiato denominazione risultano comunque identificate), le testimonianze lette di nuovo e controllate, addirittura vengono recuperate tre delle quattro autopsie effettuate sulle bambine. Il tutto mentre si delinea, tra un ragionamento a due voci e una ricostruzione storica, il profilo del vero mostro che terrorizzò la Roma degli anni Venti, un profilo che poco ha a che fare con l’ignaro Gino Girolimoni. Un profilo che sembra uscire proprio da quei vicoli bui e senza vita che furono teatro dei rapimenti e delle sparizioni delle bambine e che, ad oggi, sembra ancora voler celare l’identità dell’“ombra”. Sanvitale e Palmegiani restituiscono dunque dignità non solo a un nome che per anni, fino ai giorni nostri, ha purtroppo evocato infamità e orrori, ma anche a un commissario che, avendo intuito l’errore, in una prospettiva garantista, ha rappresentato il precursore del moderno metodo investigativo.

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Gino Girolimoni: un nome che a Roma vuol dire infame. Il nome di chi avvicina le bambine, le cerca. le vuole, le prende. Un nome usato ancor oggi nelle strade, quando qualcuno si comporta in modo viscido. Già, ma chi era davvero Gino Girolimoni? Un uomo benestante, coinvolto nella Roma degli anni Venti in una storia molto più grande di lui, così, dall'oggi al domani. Arrestato, accusato di ben sette tra stupri e omicidi a danno di bambine. Una belva, un martirizzatore: come si affrettarono a scrivere i giornali. Peccato che Girolimoni fosse completamente innocente, peccato che ogni prova fosse inventata di sana pianta per placare l'isteria, la follia che ormai s'era impossessata dei quartieri della città, della gente. Una vita distrutta, mentre il suo nome diventava così un'icona ante litteram dell'errore giudiziario... continua

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Articolo inserito il 5/03/2012 nella categoria Interviste ed etichettato con ADS & SPONSORS Mi piace

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Oggi su Wlibri.com intervistiamo Fabio Sanvitale, autore del saggio Un mostro chiamato Girolimoni, scritto a quattro mani con Armando Palmegiani. Gli abbiamo fatto qualche domanda riguardo al suo libro, e non solo: ecco a seguire la nostra breve chiacchierata… 1) Ciao Fabio, benvenuto su Wlibri.com: innanzitutto, ci parli in breve di te? Chi sei e cosa scrivi? Sono un giornalista investigativo. Mi occupo dei casi di nera approfondendoli in modo speciale, cercando di tirare fuori quello che non si vede o non è ancora emerso. Un po’ pomposamente potrei dire che è una ricerca della verità, se non fosse che vero… E siccome amo i grandi casi della nera, quelli storici, ecco che spesso me ne occupo. 2) Un mostro chiamato Girolimoni, come il tuo precedente volume su Leonarda Cianciulli, indaga su un “mostro” di diversi decenni fa: come mai i http://www.wlibri.com/intervista-a-fabio-sanvitale-autore-di-un-mostro-chiamato-girolimoni.html[29/03/2012 11.34.19]

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tuoi libri vanno a scandagliare il passato? Hai fatto una bella domanda. Lo faccio perché quei casi hanno un fascino che quelli di oggi non hanno, esprimono un mondo lontano e diverso, anche se il mio portafoglio mi chiede insistentemente di occuparmi di quelli più recenti. Ci sto arrivando… 3) In cosa i due volumi sono accostabili, e in cosa differiscono maggiormente? Li trovo assai diversi. Quello sulla Cianciulli era un saggio con implicazioni di filosofia del crimine, di psicologia del delitto. Qui ho raccontato la storia in modo più semplice e colloquiale, divertendomi di più, con più leggerezza. In entrambe i casi, però, la ricerca storica è accuratissima così come l’indagine vera e propria che riapre sempre il caso. 4) Puoi riassumere in poche parole la storia di Girolimoni, per come la si conosce, e dirci cosa emerge di nuovo dalla tua indagine (senza svelare troppo!)? Gino Girolimoni fu arrestato nella Roma del 1927, accusato di essere un serial killer pedofilo. Purtroppo era un errore giudiziario clamoroso, ma la sua vita fu distrutta completamente. Il libro gli rende onore, così come racconta le gesta del commissario Dosi, che andò a caccia del vero assassino. E quelle mie e di Armando Palmegiani, che abbiano compiuto le nuove indagini sulla vicenda. 5) Nella stesura del libro ha collaborato con te anche Armando Palmegiani: vi siete divisi cronaca e approfondimenti sulla scia dei volumi a firma Lucarelli e Picozzi? Io ho compiuto l’impostazione letteraria di ogni capitolo, ma Armando, oltre che un amico, è uno dei migliori esperti della scena del crimine che ci sono in Italia: tutta la parte di criminalistica è opera sua, così come duemila osservazioni e spunti che stanno nel racconto. Anche il titolo è suo ed è azzeccatissimo, secondo me. Colgo l’occasione di questa intervista per dichiarare pubblicamente che sono invidioso di lui come titolista. Inoltre, a differenza di Lucarelli e Picozzi, noi non vestiamo di nero. 6) Quale aspetto del libro credi sia importante sottolineare, e perché? Quella del caso Girolimoni è la storia della madre di tutti gli errori giudiziari in Italia. Ma anche quella della caccia al più importante sk pedofilo del nostro Paese, un caso affascinante sotto tutti i profili, ancor oggi. 7) Consigli quest’opera anche a chi è facilmente impressionabile? Certo che sì. Credo si legga e soprattutto si veda in giro molto di peggio. Ed a ora di cena… 8.) Sei già al lavoro su un nuovo caso? Si tratterà ancora di una storia da rispolverare dalla patina del tempo? Con Armando stiamo lavorando sui delitti della Dolce Vita, quelli che avvennero in via Veneto in quegli anni: i casi Bebawi e Wanninger, due delitti epocali. Invece autonomamente sto lavorando alla vicenda del Canaro della Magliana, quel terribile caso di nera della Roma del 1988. Come vedi mi avvicino alla modernità… 9) Una citazione dal libro per salutare i lettori. Il finale: “questo grande fiume, che divide in due la città, ha visto tutto: ma non ci racconterà nulla. Si terrà il segreto. Non sapremo mai chi era l’Ombra, anche se mai come in queste pagine ci siamo andati vicino, molto più vicino che mai. Il nome del principale serial killer pedofilo italiano rimarrà un mistero. Per sempre.” 10) Grazie per la disponibilità, Fabio, e in bocca al lupo per il libro! Titolo: Un mostro chiamato Girolimoni Autore: Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani Anno: 2012 Un mostro chiamato Girolimoni: acquistalo su IBS!

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Fabio Sanvitale - Armando Palmegiani Un mostro chiamato Girolimoni Una storia di Serial killer di bambine e innocenti Roma, Sovera edizioni, pp. 175, € 15,00

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La pedofilia è un atto criminale che suscita sdegno e rabbia nell’opinione pubblica perché colpisce gli innocenti. Le atrocità accadute a Roma fra il 1924 e il 1928, il ruolo che ebbe Girolimoni nell’inchiesta e quello di altri personaggi inediti, sono gli elementi chiave di questo testo. I due autori in un racconto a due voci, ripercorrono le strade, i vicoli di quell’epoca, rimandando al lettore un libro di piacevole lettura. Utilizzano le moderne tecniche investigative per analizzare tutta la documentazione riguardante il caso e gli atti di indagine; passano sotto la lente di ingrandimento ogni persona che sia entrata, anche marginalmente, nella vicenda e soprattutto applicano l’analisi del criminal profiling per portare alla luce elementi inediti, ampliando il ventaglio delle possibili spiegazioni di quello che successe a Roma in quegli anni. Inoltre, Sanvitale e Palmegiani non si limitano a considerare Girolimoni un imputato, ma si soffermano sull’uomo e sui suoi ultimi momenti di vita. Fabio David Saverio Linguanti Manuale di Polizia amministrativa Santarcangelo di Romagna, Maggioli, pp. 837, € 84,00 Cd per sistema operativo Windows 98 o successivi Il testo raccoglie in modo esauriente tutta la normativa riguardante la gestione di Polizia amministrativa secondo le recenti novità legislative nazionali e comunitarie. Attenzione è data al procedimento della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) applicata alla polizia amministrativa riguardante in particolare i procedimenti di verifica dell’incolumità e gestione delle manifestazioni temporanee. Interessante anche l’appro... La consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

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BonVivre - Siete qui -> Home La Cultura La Cultura Un mostro chiamato Girolimoni

Un mostro chiamato Girolimoni Tweet me! La Cultura - La Cultura Scritto da redazione Lunedì 19 Marzo 2012 18:59 Per tanti anni il nome di Girolimoni è stato associato alla figura di un pedofilo nell’immaginario collettivo. Forse mai nella cronaca italiana si è avuto un abbinamento così forte tra un reato e il suo presunto autore. Bilancia non è il sinonimo di Serial Killer, come la Franzoni non è il sinonimo di matricida. Girolimoni è invece questo, il sinonimo di pedofilo. Ironia della sorte l’abbinamento in questo caso è non solo incorretto sulla tipologia dei reati assegnati, l’uccisore delle “nostre” bambine, purtroppo, non può ritenersi solo pedofilo, ma anche sull’autore che come vedremo è risultato già dopo pochi mesi dall’arresto totalmente estraneo ai fatti. Ma forse, come tra l’altro viene accennato anche nel bellissimo film di Damiano Damiani su giro limoni del 1972, è stato proprio il nome della vittima di uno dei più grandi errori giudiziari dello scorso secolo a “aiutare” l’abbinamento che riportavamo prima. L’oblazione è stata impedita dal nome, Girolimoni, un nome singolare, raro, con una riflessione onomatopeicamente sinistra per chi lo pronuncia. Questo è stato uno degli elementi che sommati al periodo fascista, non dimentichiamoci nei primi anni di tale periodo quindi con la voglia di dimostrare la superiorità del regime rispetto i tempi precedenti, alla presenza di alcuni investigatori che se, per mera bonarietà non si vogliono definire disonesti è quanto meno corretto definire incapaci, hanno portato all’arresto di un innocente ma ancor di più alla sua rovina sociale. Quando ci si trova ad affrontare la cronaca nera di quasi un secolo prima si devono superare due grosse difficoltà, la prima relativa alla difficoltà di trovare il materiale storico per poter analizzare il caso trattato con il giusto rigore scientifico, la seconda difficoltà e di trarre un libro che possa essere attuale, che possa insomma appassionare il lettore. La prima è dovuta alla “curiosa” mancanza degli atti istruttori svoltisi nel periodo fascista, l’archivio di stato non li possiede e ad oggi non è possibile capire dove siano finiti quei atti così importanti. Ed è per questo che soltanto il periodo di preparazione di questo libro è durato più di un anno, Fabio e Armando hanno dovuto svestirsi dei panni degli scrittori ed hanno necessariamente dovuto assumere quelli degli investigatori. Alcune ricerche, che non vengono pienamente descritte nel questo libro, hanno permesso addirittura di recuperare tre delle quattro autopsie effettuate sulle bambine o la tesi di laurea discussa a Perugia dal Dosi. Tanto materiale che pur non contribuendo direttamente alla stesura del testo ha permesso di conoscere veramente i protagonisti. Ma da veri detective non si sono basati solo sul carteggio ma hanno rivissuto l’epoca passando per le stesse strade che avevano, ormai tanti anni orsono, visto i fatti. Hanno intervistato gli ultimi testimoni, anche se indiretti, la signora Angela Puliani, la mamma di Maria Durante, la donna che rinvenne il cadavere della “Biocchetta”, o l’intervista alla figlia di Dosi… Un libro storico, pieno di date fatti ed avvenimenti che però è riuscito a superare la seconda difficoltà, quella relativa alla “attualità”, i fatti narrati sono scorrevoli, mentre si leggono le vicende il lettore rivive una atmosfera che potremmo dire “dei bei tempi andati”. I vicoli con i bambini vocianti, i giochi in strada, l’abbigliamento dei signori di una volta, con il loro cappello, o delle popolane che percorrevano i vicoli di Roma. Si può dire il lettore arrivato alla fine abbandona il libro con una certa malinconia, certo questo saggio narra di fatti di cronaca drammatici ma il lettore, giunto alla fine, si sente di dover abbandonare i vicoli narrati dai suoi padri o dai loro nonni. Se dovessimo trovare un solo termine per descriverlo si potrebbe senz’altro utilizzare “atmosfera”. Un innocente trasformato in mostro Gino Girolimoni: un nome che a Roma vuol dire infame. Il nome di chi avvicina le bambine, le cerca. le vuole, le prende. Un nome usato ancor oggi nelle strade, quando qualcuno si comporta in modo viscido. Già, ma chi era davvero Gino Girolimoni? Un uomo benestante, coinvolto nella Roma degli anni Venti in una storia molto più grande di lui, così, dall'oggi al domani. Arrestato, accusato di ben sette tra stupri e omicidi a danno di bambine. Una belva, un martirizzatore: come si affrettarono a scrivere i giornali. Peccato che Girolimoni fosse completamente innocente, peccato che ogni prova fosse inventata di sana pianta per placare l'isteria, la follia che ormai s'era impossessata dei quartieri della città, della gente. Una vita distrutta, mentre il suo nome diventava così un'icona ante litteram dell'errore giudiziario. Con gli anni si fa strada l'ipotesi di un secondo colpevole, un sacerdote inglese, che avrebbe commesso i reati che vennero addebitati al povero sor Gino , . Un'idea che s'è fatta strada, anche perché il reverendo la fece franca, alla fine. Ma anche lui: era davvero colpevole? Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani, con l'aiuto di esperti di primo piano, ricostruiscono la vicenda dandone il quadro storico e criminologico completo. Rifacendo le indagini, passo passo, strada per strada, sospetto per sospetto, con le tecniche investigative di oggi. Un'operazione mai tentata prima, che illumina il caso Girolimoni facendo rileggere la storia con una luce diversa. Cosa portò all'incriminazione di Girolimoni? L'inglese era davvero colpevole? Cosa accadde davvero a Roma, tra il 1924 ed il 1928? Chi era il peggior serial killer pedofilo della storia italiana? Share Aggiungi commento JComments

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di Valentina Magrin Tra il 1924 e il 1927 per le vie del centro di Roma si aggirava un “ombra” che al suo passaggio seminava orrore. Un maniaco, un pedofilo della peggior specie che molto spesso non si accontentava di importunare le sue piccole vittime ma, una volta soddisfatti i suoi desideri, le uccideva. In tutto saranno sette le bambine finite nelle grinfie del’ “ombra” e, di queste, solo due sopravviveranno. In “Un mostro chiamato Girolimoni”, il recente libro scritto a quattro mani da Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani (con prefazione di Vincenzo Mastronardi) e pubblicato dalla Sovera Edizioni, gli autori ripercorrono l’intera vicenda fino al clamoroso errore giudiziario dell’arresto del presunto colpevole, Gino Girolimoni: un nome che ancora oggi nel linguaggio popolare Roma è utilizzato per indicare chi ha particolari perversioni, nonostante Girolimoni si sia rivelato del tutto estraneo alla vicenda.

Fin dalle prime pagine di questo libro è chiara la sua struttura, che si sviluppa in tre fasi, tra loro intrecciate. Innanzitutto c’è la ricostruzione precisa e accurata dei fatti, con alcune descrizioni e foto della capitale (e delle scene del crimine) negli anni Venti che ben ci fanno capire quanto fosse diversa la città all’epoca dei fatti. Improvvisamente, però, il lettore si trova di nuovo nel presente, grazie agli interventi dei due autori, che dialogano tra loro ripercorrendo oggi le strade dove allora si consumarono i crimini: una vera e propria conversazione tra Sanvitale (giornalista investigativo) e Palmegiani (esperto della scena del crimine) che fornisce dettagli e spunti di riflessione per nulla scontati. Infine, la parola passa agli esperti in materia: un medico legale, una psicologa e un celebre dirigente della Polizia di Stato, che a loro volta mettono la loro professionalità a disposizione del caso. Il risultato è che “Un mostro chiamato Girolimoni” è uno di quei libri che può appassionare sia gli addetti ai lavori che il lettore comune, un libro facile alla lettura ma non superficiale, in cui un fatto di cronaca nera di quasi cent’anni fa torna a far riflettere dimostrando la sua – a tratti preoccupante – attualità.

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UN MOSTRO CHIAMATO GIROLIMONI - Una storia di Serial Killer di bambine e innocenti Di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani Sovera Edizioni Etichette:

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16 gen 12 Un mostro chiamato Girolimoni

Ma, si sa, alcune volte l’esigenza di sbattere il mostro in prima pagina ha la meglio sul buon senso e sulla giustizia.

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Un mostro chiamato Girolimoni. : venticinque lettori

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22/01/2012

Un mostro chiamato Girolimoni.

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Consiglio di leggere Un mostro chiamato Girolimoni (SoveraEditore, 2011 – 176 pagg.€ 15), scritto a quattro mani da Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani. Il primo è un giornalista investigativo esperto di casi di cronaca nera, il secondo è uno dei maggiori esperti italiani della scena del crimine. E’ la storia del serial killer pedofilo che terrorizzò Roma negli anni venti, sette bambine violentate di cui cinque uccise, e del clamoroso errore giudiziario che portò all’arresto di Gino Girolimoni, personaggio curioso ma http://francocascio.myblog.it/archive/2012/01/22/un-mostro-chiamato-girolimoni.html[29/03/2012 11.41.02]

Se Falcone e Borsellino diventano panini. E' furbo Angelino. Le dimissioni di Lupo? Un atto dovuto. Primarie a Palermo. La scommessa di Bersani. Tutta la vita. L'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria... Due pesi e due misure.

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Un mostro chiamato Girolimoni. : venticinque lettori

sicuramente non violento, che nonostante l’assoluzione vide la sua vita sconvolta dall’infamante accusa. Ancora oggi, nel linguaggio popolare di Roma, il suo nome è sinonimo di depravazione. Gli autori ripercorrono i luoghi e le vicende di allora attraverso una diversa chiave di lettura, utilizzando, nei limiti del possibile, le tecniche investigative di oggi. Un innocente perseguitato e un probabile colpevole che sfugge alla giustizia. Un investigatore testardo che, paradossalmente, pagherà la sua tenacia nella ricerca del vero assassino .

Il racconto si snoda nella Roma del fascismo che ebbe un ruolo fondamentale in tutta la vicenda. Proprio a causa della necessità di mantenere l’ordine e la sicurezza sociale, prerogativa della propaganda fascista, si arrivò all’arresto di Girolimoni, un cittadino innocente, colpevole solo di corrispondere ai canoni lombrosiani, secondo i quali il delinquente reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo http://francocascio.myblog.it/archive/2012/01/22/un-mostro-chiamato-girolimoni.html[29/03/2012 11.41.02]

penny su Giovanni "Maronna" penny su I beni confiscati e la proposta del Prefetto.

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differenziano dall’uomo normale. Un fatto di cronaca nera di novant’anni fa ma incredibilmente attuale. Oggi come allora, infatti, l’esigenza di sbattere il mostro in prima pagina porta a commettere clamorosi errori giudiziari con conseguenze stravolgenti non solo per il povero innocente di turno ma per l’intera società. 21:00 Scritto da: fracascio in libri e fumetti | Link permanente | Commenti (0) | Segnala | Tag: mostro, chiamato, girolimoni, libro | OKNOtizie

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