I dolori articolari

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I dolori articolari Alle origini delle malattie reumatiche: sintomi, cause e rimedi in ambito naturale DI PIERGIORGIO PIETTA DOCENTE PRESSO LA FACOLTÀ DI MEDICINA DELL’UNIVERSITÀ DI BRESCIA

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on l’espressione “dolori articolari” si intende un’ampia varietà di condizioni patologiche caratterizzate da diversi sintomi e segni clinici e classificate come malattie reumatiche o reumatismi. Il coinvolgimento di tutte le articolazioni è comune a queste condizioni ed è caratterizzato da dolore e limitata funzionalità articolare; possono comunque essere coinvolti anche legamenti, tendini e muscoli. Le malattie reumatiche possono comparire in giovane età, ma coinvolgono per lo più persone in età adulta e avanzata; possono essere di tipo degenerativo, come l’artrosi, infiammatorio, come l’artrite, o dismetabolico, ossia dovuto a disturbi metabolici quali il diabete, l’obesità o la gotta. Hanno un’evoluzione cronica che nel corso degli anni può portare disabilità. La diffusione di queste patologie è molto vasta, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità indica le malattie reumatiche - osteoartrosi, lombalgie, artrite, reumatismi articolari come la prima causa di dolore e disabilità in Europa. In effetti, le malattie reumatiche rendono conto di numerose visite mediche (principalmente dal medico di base) quanto i disturbi cardiovascolari e l’ipertensione. Si stima che circa il 10 per cento della popolazione adulta ne sia afflitta, e tale percentuale

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sale oltre il 50 per cento negli anziani. Tenuto conto che l’attesa di vita tende ad aumentare, è da attendersi che l’impatto delle malattie reumatiche nella popolazione sia destinato a crescere. Tuttavia non bisogna rassegnarsi a considerare le malattie reumatiche come un fisiologico decadimento associato al progredire dell’età. È invece opportuno mettere in atto comportamenti che la prevengano e/o ne limitino la progressione e, in questo contesto, orientarsi il più possibile verso cure che non abbiano i pesanti effetti collaterali dei farmaci di sintesi. Questo articolo si propone di spiegare in modo semplice (anche se a volte alcuni termini e indicazioni tecniche sono indispensabili) che cosa sia l’osteoartrosi, quali siano le cause, i fattori di rischio, lo stile di vita ottimale per contrastarla, i farmaci a base vegetale e i complementi nutrizionali dimostratisi efficaci e sicuri. Va precisato che le informazioni qui contenute si basano sulla letteratura scientifica internazionale aggiornata al 2012; ciò nonostante, non sono sostitutive di indicazioni terapeutiche che spettano al medico. OSTEOARTROSI: CHE COS’È? L’osteoartrosi è una delle patologie cronico-degenerative più frequenti e disabilitanti, soprattutto negli anziani. Viene definita come «un gruppo eterogeneo di condizioni caratterizzate da sintomi a carico delle articolazioni associati ad alterazione della cartilagine e dei capi ossei dell’articolazione». In altre parole, è una malattia dovuta alla perdita dell’integrità delle cartilagini articolari. Questi tessuti speciali ricoprono l’estremità di due ossa tra loro collegate in modo da incastrarsi (per esempio, il femore e la tibia del ginocchio); sono flessibili e, come spugne, assorbono acqua gonfiandosi e la rilasciano contraendosi. Per questo, le cartilagini articolari hanno la capacità di assorbire e ammortizzare gli urti. Le cartilagini articolari sono composte da cellule (i condrociti) specializzate nella produzione del collagene e dei proteoglicani. ! Collagene: il nome è un programma. Infatti, questa proteina è strutturata in filamenti (fibre di collagene), ha funzione di tenere unito e costituisce la matrice in

cui si depositano altre componenti tissutali (per esempio, il calcio fosfato nell’osso). Nella cartilagine articolare, il collagene conferisce resistenza ed elasticità e “connette” proteoglicani e condrociti . ! Proteoglicani: queste sono strutture un po’ più complesse. Nella cartilagine sono formati da una catena molto lunga di acido ialuronico (tronco), da cui partono proteine (rami), che sono legate a condroitinsolfato (foglie). I proteoglicani sono avidi d’acqua - la cartilagine contiene fino all’85 per cento di acqua in età giovanile e circa il 70 per cento negli anziani e, associati al collagene, formano una “imbottitura” al tempo stesso resistente, elastica, scivolosa, che funziona da ammortizzatore tra le estremità delle ossa articolari. Consentono quindi i movimenti senza “attriti”, come nel caso, per esempio, di femore e tibia del ginocchio. COME SI SVILUPPA L’OSTEOARTROSI Il processo di sviluppo dell’osteoartrosi è normalmente lento. Nelle fasi iniziali la cartilagine tende ad aumentare di volume, perdere proteoglicani (e quindi acqua); come la malattia avanza, la cartilagine si impoverisce anche di collagene, inizia a indurirsi e diventa sempre meno elastica. Tale degradazione della cartilagine fa mancare l’azione di “cuscinetto idraulico”con la conseguente abrasione dei capi articolari, cioè delle estremità di collegamento delle due ossa. L’infiammazione risultante peggiora la situazione, in quanto l’intero distretto articolare viene intaccato. Infatti, in prossimità dell’articolazione, l’osso cresce in modo anomalo producendo “speroni” (osteofiti); la capsula articolare diviene edematosa (acqua nelle ginocchia), si infiamma come pure la membrana sinoviale; i legamenti si allentano e i muscoli intorno all’articolazione si indeboliscono. Tutto questo causa dolore, limita l’uso dell’articolazione e restrizione della mobilità. Le articolazioni più colpite sono quelle che sostengono il peso corporeo (anche, ginocchia, colonna vertebrale), ma anche spalle e mani possono essere interessate. L’osteoartrosi delle anche causa dolore , rigidità e, in casi gravi, disabilità. Il soggetto fa fatica a piegarsi e, quindi, a compiere normali gesti come indossare calze e scarpe.

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L’artrosi delle ginocchia causa, oltre al dolore e alla rigidità articolare, gonfiore, così da rendere penoso camminare o salire le scale. L’artrosi della colonna è la forma più seria, perché coinvolge diverse articolazioni, interessando anche gambe, spalle e braccia. L’artrosi delle mani si manifesta con dolore, gonfiore e perdita di sensibilità. Ne sono particolarmente colpite le donne durante la menopausa. LE CAUSE La principale causa dell’osteortraosi è sicuramente l’avanzare dell’età, perché diminuisce la capacità di riparare i danni alla cartilagine e di produrne di nuova. In effetti, l’osteoartrosi è molto diffusa (sino all’80 per cento) negli anziani. Raramente si verifica in soggetti con meno di quarant’anni. Traumi subiti alle articolazioni sono possibili cause di sviluppo di osteoartrosi, che può manifestarsi anche anni dopo l’evento traumatico. Posture scorrette e alcune attività lavorative che stressano in modo continuativo specifiche articolazioni possono evolvere in osteoartrosi. Anche fattori genetici potrebbero essere chiamati in causa: è il caso, per esempio, dell’osteoartrosi di mani e anca, che sembra passare di famiglia in famiglia. E l’infiammazione? Questa più che una causa scatenante è una conseguenza. Tuttavia, l’infiammazione, una volta instauratasi, ha un suo ruolo nel far progredire la malattia e renderla cronica. Il quadro infiammatorio , comunque, è meno grave di quello conseguente ad artrite reumatoide, malattia con forte componente immuno-mediata, che si caratterizza per livelli elevati di linfociti (cellule immunocompetenti) proinfiammatori e bassi livelli di linfociti immunomodulanti . FATTORI DI RISCHIO I principali fattori di rischio sono i seguenti: ! sovrappeso/obesità: entrambi coinvolti nello sviluppo dell’osteoartrosi, ne peggiorano il decorso (a causa del maggiore carico sulle articolazioni); ! genere: dopo i 45 anni si manifesta più frequentemente nelle donne; ! sport: i giochi del calcio e del baseball hanno un impatto diretto e ripetuto su

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determinate articolazioni e possono rappresentare fattori di rischio. Al contrario, attività fisiche moderate regolari riducono il rischio, in quanto aiutano a controllare il peso corporeo e mantengono il tono muscolare; ! tra le malattie, la gotta e l’artrite reumatoide aumentano il rischio di osteoartrosi. I SINTOMI Si tratta di un dolore che peggiora durante l’attività e diminuisce a riposo (come la malattia avanza, il dolore si avverte anche a riposo). Il dolore può essere intermittente, cioè si possono avere periodi acuti seguiti da altri di relativo sollievo. È influenzato da condizioni climatiche, tra cui le variazioni di pressione atmosferica. Altri sintomi possono essere rigidità mattutina, sensazioni di stridore, spasmi muscolari e contrazioni dei tendini.

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LE CURE L’osteoartrosi non è una malattia che mette a repentaglio la vita, tuttavia ne compromette la qualità per il dolore e la ridotta mobilità. Purtroppo, non pare vi sia a oggi una cura definitiva, ma sono praticabili diversi trattamenti che alleviano i sintomi e migliorano la funzione articolare. In primo luogo, ai fini di prevenire l’osteoartrosi e rallentarne la progressione occorre tenere presenti alcun consigli: ! vanno seguite norme comportamentali idonee a ridurre il carico sulle strutture articolari, da seduti, in piedi, a letto, in caso di sollevamento di pesi; ! va riacquistato un corretto peso corporeo; ! vanno praticate attività aerobiche come camminare, andare in bicicletta, nuotare, fare regolarmente una ginnastica moderata, in modo da mantenere flessibili le articolazioni e contrastare l’irrigidimento; ! va seguita una dieta ricca di fibre e nutrienti antiossidanti (cioè, frutta e verdura), limitando sale e alimenti acidogeni (in particolare, carni e formaggi), che impoveriscono il tessuto osseo. Il trattamento farmacologico si basa su analgesici, diversi Fans (Aspirina, paracetamolo, ibuprofene, ketoprofene, naprossene, piroxicam, diclofenac, nimesulide, i vari coxib ….) e corticosteroidi. Questi farmaci vanno assunti, dietro indicazione medica e per periodi limitati, in quanto hanno importanti effetti avversi , come sanguinamento gastro-intestinale, ulcera peptica, ipertensione, edema e danni renali. Per ovviare a questo inconveniente sono stati sviluppati alcuni Fans meno problematici, includendo nella terapia anche farmaci gastroprotettivi. Appena possibile è bene ricorrere a rimedi meno rischiosi. I più consigliati sono: ! la fisioterapia: specifici esercizi fisici mirati a rafforzare la mobilità articolare , il tono muscolare e abituare ad assumere posture corrette, ! alcune terapie fisiche come l’ultrasuoni-terapia, la laser-terapia, la Tens (Transcutaneous electric nerve stimulation) eccetera; ! l’agopuntura (per lenire il dolore); ! terapie termali e massaggi;

dispositivi meccanici personalizzati in modo da alleviare il carico (busti ortopedici, plantari…). In questo ambito, bene si inseriscono diversi farmaci a base vegetale (fitomedicine) e integratori alimentari di sicura efficacia. In effetti, il ricorso a rimedi naturali, secondo recenti indagini, è praticato da un grande numero di persone per la loro efficacia e maggiore sicurezza.

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FITOMEDICINE L’osteoartrosi è una delle malattie che si avvale da tempo di diverse piante medicinali ritenute idonee a ridurre la formazione e il rilascio di mediatori infiammatori, limitare i processi di degradazione della cartilagine e avere un’attività antidolorifica. La lista è piuttosto lunga: arnica montana, boswellia serrata, capsicum, curcuma longa, fraxinus excelsior, gaultheria procumbens, harpagophytum procumbens, humulus lupulus, phellodendron amurense, populus tremulus, rosa canina, salix purpurea, symphytum officinale, spirea ulmaria, uncaria , urtica dioica, whitania somnifera, zingiber officinale. Non tutte hanno un adeguato “spessore” scientifico. Per alcune sono disponibili preparati a contenuto noto e costante di componenti attivi, si conoscono i meccanismi principali di azione e, soprattutto, la loro efficacia/sicurezza è documentata da studi recenti ed accurati. Di seguito descriviamo le più importanti. ARNICA MONTANA È una erbacea perenne, alta 2060 cm., con foglie oblunghe, lanceolate, con capolini (fiori) di colore giallo-arancio. È nativa delle regioni montane del centro Europa. I preparati ottenuti dai capolini secchi sono da tempo impiegati per il trattamento topico di processi infiammatori ed edematosi. I componenti attivi (elenanina e simili) permeano attraverso la cute e spengono l’interruttore biologico che avvia la cascata infiammatoria. Secondo diversi studi, il trattamento con pomate o gel di Arnica montana è risultato efficace


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in forme lievi-moderate di osteoartrosi del ginocchio e della mano: fa diminuire il dolore (severità e durata della rigidità mattutina e minor numero di giunture doloranti) al pari di un gel di ibuprofene. Non va applicata su pelli lese e il suo uso va sospeso in caso di reattività. Non va assunta per via interna, a meno che non sia in forma omeopatica. BOSWELLIA SERRATA Cespugli o arbusti della stessa famiglia degli alberi che producono mirra. Il salai guggal è la resina gommosa della corteccia, da cui fuoriesce in seguito ad incisione. Nativa della regione del Mar Rosso, è largamente coltivata in Somalia ed Etiopia. La resina contiene composti, noti come acidi boswellici, che sono presenti anche nella resina gommosa della Boswellia carterii, meglio nota come incenso. La boswellia serrata è un rimedio tradizionale usato per la cura di una serie di disturbi infiammatori, inclusa l’osteoartrosi. La ricerca condotta negli ultimi decenni ha consentito di identificare i composti attivi in particolari composti (acidi boswellici) che sono in grado di arginare la degradazione della cartilagine e frenare i processi infiammatori. Gli acidi boswellici sembrano privi del principale inconveniente dei Fans (ulcerazione gastrica), anzi pare proteggano grazie all’aumento della resistenza mucosale gastrica e della sintesi localizzata di composti protettivi. L’estratto di boswellia serrata, somministrato a pazienti con osteoartrosi del ginocchio, produce riduzione del dolore e miglioramento della funzionalità fisica. Tale estratto viene usato anche per formulare creme da applicare sulle parti dolenti. CAPSICUM ANNUUM È una erbacea che produce frutti globosi, di colore verde, giallo, rosso e dal sapore pungente, per la presenza di

capsaicina. Questo composto ha azione rubefacente nel senso che applicato sulla pelle produce una locale irritazione che stimola la crescita del flusso sanguigno nella zona trattata. La capsaicina è antidolorifica perché “spiazza” un mediatore (sostanza P) che ha il compito di trasmettere gli impulsi del dolore dai nervi periferici alla corda spinale, per cui non si avverte il male. La capsaicina limita anche la formazione di agenti infiammatori. Applicata tre-quattro volte al giorno sulla parte dolente, produce una sensazione di calore pungente, che tende a svanire, e il dolore diminuisce in una-due settimane. La capsaicina viene usata per formulare preparati da usare solo topicamente. HARPAGOPHYTUM PROCUMBENS O ARTIGLIO DEL DIAVOLO Erbacea rampicante, perenne, con fiori rossi. Nativa delle zone sabbiose del Sud Africa tropicale (Namibia, Madagascar). Prende il nome di artiglio del diavolo per la presenza di forti spine uncinate capaci di intrappolare le zampe di piccoli intrusi. Le radici di questa erba sono usate per le loro proprietà antinfiammatorie e debolmente analgesiche nelle affezioni reumatiche, artrosiche e nelle tendiniti. L’attività anti-infiammatoria dell’harpagophytum procumbens è attribuita all’azione simultanea di vari principi (iridoidi glicosilatii tra cui l’arpagoside e l’arpagide) che sono in grado di interferire con il rilascio di mediatori pro-infiammatori e ridurre la percezione di stimoli dolorosi. La maggior parte degli studi indica che l’harpagophytum procumbens è efficace nel trattamento di processi infiammatori osteo-articolari di intensità lievemoderata. Per diversi tipi di osteoartrosi (mani, spalle, ginocchia, schiena) sono stati registrati miglioramenti della sintomatologia (diminuzione del dolore, della rigidità e miglioramento della funzione motoria). Anche per quanto riguarda la sicurezza, i

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dati disponibili sono positivi: secondo una recente rassegna di ventotto studi clinici, l’incidenza di effetti avversi (in particolare, possibili disturbi gastrointestinali) è stata molto bassa (circa il 3 per cento) e, comunque, confrontabile a quella registrata per il placebo (cioè, il preparato privo di estratto di harpagophytum procumbens). Infine, da un confronto con farmaci Fans, l’harpagophytum procumbens è risultato essere efficace quanto il farmaco e meglio tollerato . FRAXINUS EXCELSIOR, POPULUS TREMULUS, SALIX PURPUREA Queste tre piante medicinali si caratterizzano per la presenza di salicilati, cioè di composti che danno origine all’acido salicilico (parente stretto dell’aspirina). Per questo, i loro preparati hanno azione antireumatica (effetti antinfiammatorio e analgesico). Rispetto all’Aspirina, i salicilati sono meglio tollerati, perché agiscono come farmaci a lento rilascio del principio attivo (cioè, dell’acido salicilico). Sono disponibili diversi studi e, tra questi, alcuni, in doppio cieco e contro diclofenac e rofecoxib, che ne confermano la validità. Vengono usati anche sotto forma di creme o gel, in associazione a oli essenziali ad azione antireumatica come quelli di ginepro, pino, rosmarino, timo… INTEGRATORI NUTRIZIONALI Diversi sono gli integratori proposti per prevenire o rallentare l’evoluzione dell’osteoartrosi: bromelaina, collagene idrolizzato, glucosamina/condroitina, estratto del frutto della passione, selenometionina, estratto di Perna canaliculus e picnogenolo. Come per le fitomedicine, di seguito sono presi in esame quelli che hanno un aggiornato supporto scientifico, cioè il frutto della passione, il picnogenolo e la selenometionina.

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FRUTTO DELLA PASSIONE L’estratto del frutto della passione (passiflora edulis) si caratterizza per la presenza di composti polifenolici (antocianine e altri flavonoidi) dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive della cartilagine. L’integrazione con tale estratto attenua i principali sintomi di osteoartrosi e aiuta i sofferenti a ridurre la loro “dipendenza” dai Fans. È l’estratto di un frutto e non ha effetti collaterali (a differenza dei Fans). PICNOGENOLO Il picnogenolo è un estratto ottenuto dalla corteccia di pino marittimo francese (pinus pinaster). Tale estratto è un concentrato di composti (polifenoli vari, in particolare procianidine) capaci di ridurre l’infiammazione, l’edema e la degradazione della cartilagine. Gli studi clinici evidenziano che il picnogenolo produce diminuzione del dolore; miglioramento della rigidità articolare e della mobilità; recupero della funzione articolare. SELENOMETIONINA Il selenio è un elemento essenziale traccia (cioè, necessario in piccolissime quantità- millesimi di milligrammi), la cui carenza è associata ad una maggiore incidenza e severità di osteoartrosi. La selenometionina è una forma organica di selenio (nell’amminoacido metionina lo zolfo è sostituito dal selenio), naturale e facilmente utilizzabile dall’organismo. Il ruolo principale della selenometionina è quello di impedire il blocco della sintesi di cartilagine causato da uno specifico mediatore infiammatorio. In altre parole, la selenometionina man-

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tiene il normale metabolismo della matrice cartilaginea (collagene e proteoglicani), prevenendo e/o limitando l’osteoartrosi. GLUCOSAMINA E CONDROITINA La glucosamina si forma nell’organismo da glucosio e glutammina e la sua produzione decresce con l’avanzare dell’età. Si tratta di un amminozucchero che funge da substrato per la biosintesi delle catene di acido ialuronico e, quindi, per la produzione di proteoglicani della cartilagine. Il coindroitinsolfato è un “parente” dell’acido ialuronico e anch’esso serve per produrre i proteoglicani. Negli ultimi anni la capacità della glucosamina solfato e del condroitinsolfato di migliorare i sintomi dell’osteoartrosi e ritardarne la progressione strutturale è stata oggetto di diverse sperimentazioni cliniche, i cui risultati sono piuttosto alterni. In particolare, mentre per la glucosamina solfato c’è evidenza (anche se non interamente consistente) che migliori i sintomi dolorosi e la progressione dell’osteoartrosi del ginocchio, il condroitinsolfato non sembra alleviare i sintomi dell’osteoartrosi più di un placebo. Ne è conferma una rassegna del 2009, secondo la quale questi composti “possono” avere un ruolo come trattamento iniziale in soggetti con osteoartrosi, ma non sembrano essere risolutivi. CONCLUSIONE Per contrastare l’osteoartrosi è necessario in primo luogo diminuire i fattori di rischio adottando comportamenti virtuosi (abitudini posturali e peso corporeo corretto, dieta ricca di antiossidanti, esercizio fisico regolare e moderato). In tale ambito, il ricorso a integratori contenenti estratti di harpagophytum procumbens e boswellia serrata (a contenuto noto e costante di principi attivi), picnogenolo, succo di frutto della passione e selenio organico sono in grado di diminuire la sintomatologia e mantenere il normale metabolismo della cartilagine articolare “in sicurezza”. Tale integrazione nutrizionale ha il suo complemento sinergico nell’uso di preparati per uso esterno a base di arnica e capsaicina.

Struttura schematica di una articolazione Le articolazioni rappresentano il punto di unione tra le ossa e hanno la funzione di permettere movimenti reciproci in grado variabile. Nel corpo umano si contano circa 360 articolazioni e la maggior parte rientra nel gruppo delle diartrosi o articolazioni mobili, caratterizzate da due capi ossei contigui. Queste sono le articolazioni maggiormente coinvolte nell’osteoartrosi. I componenti delle diartrosi sono: ! la cavità articolare; ! la capsula articolare, formata da due strati; ! la capsula fibrosa che funge da manicotto inserito alle estremità di due capi ossei connettendoli tra di loro e racchiudendo l’articolazione; ! la membrana sinoviale, più interna e di consistenza elastica, che riveste i capi ossei fino alla cartilagine articolare, ed è ricca di vasi sanguigni e linfatici; ! la cartilagine articolare, detta anche ialina, dalla consistenza morbida che conferisce resistenza alle sollecitazioni meccaniche; ! il liquido sinoviale che riempie la cavità articolare, è ricco di acido ialuronico ed ha la funzione di lubrificare e nutrire la cartilagine; ! i legamenti che uniscono le due ossa garantendo contemporaneamente stabilità e movimento all’articolazione; ! i tendini che collegano le ossa ai muscoli contribuendo ulteriormente a stabilizzare l’articolazione.


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