Speleologia n. 49 - Dicembre 2003

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I Pipistrelli in bottiglia

Pipistrelli in in bottiglia bottiglia Andrea Salvarani

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SPELEOLOGIA 49

ello strano mondo in cui viviamo, in cui sembra più accattivante avvicinare elementi apparentemente inconciliabili per creare motivi di interesse e di attenzione, ci accingiamo, violentemente provocati da un vecchio amico, ad osare l’inosato, a sondare l’insondato: un accostamento cultural-filosofico-materico tra l’elemento a voi tutti noto, che chiameremo per brevità «la grotta», ed un secondo elemento a tutti più o meno familiare quanto indegno di nota: il tappo corona, quell’oggetto metallico dentellato protagonista di tanti giochi della nostra infanzia. Ai due, forse tre stoici che persevereranno nella lettura di queste righe, voglio rivolgere parole spero illuminanti. Interroghiamoci, quali sono gli elementi comuni? Le grotte ed in genere tutti gli ambienti umidi si prestano malissimo a contenere manufatti metallici ed affini, per motivi chiari anche al più sprovveduto. I collezionisti di tappi corona, umilissimi oggetti che accompagnano silenziosi la vita dell’uomo da almeno un secolo (inventati nel 1891 dall’americano William Painter, impiegarono più di dieci anni per entrare nell’uso quotidiano) sanno benissimo che

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nelle grotte, cavità, antri, abissi, caverne di varia foggia e natura non potranno mai reperire gli agognati tappi. Ben lo sapeva uno dei pionieri del collezionismo, oggi purtroppo scomparso, che negli anni ’60 si riforniva abitualmente alla stazione di Milano, utilizzando un bastone munito all’estremità di una calamita, carpendo così alla ruggine rarissimi esemplari provenienti dal sud Italia e gettati tra le rotaie da ignota mano di emigrante. Io stesso posso confermare che, nelle mie pur modeste frequentazioni speleologiche, mai rinvenni in tali luoghi la minima parvenza di tappi corona. E dire che ne ho trovati praticamente ovunque, in cima a montagne, sotto la sabbia in spiaggia, perfino in una chiesa dentro un fonte battesimale… Si direbbe quindi che la grotta non ama il tappo a corona, stante e costante l’igrometria che lo renderebbe in poco tempo un agglomerato rugginoso. Inoltre mi piace pensare che il frequentatore di grotte, animato da una particolare sensibilità verso la natura, non si abbassi ad abbandonare rifiuti in genere in simili ambienti. E allora? Allora dobbiamo guardare l’altra faccia della medaglia, quella più nascosta, che tuttavia spesso racchiude le verità più sorprendenti, sovente apprezzabili e


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