Speleologia n. 57 - dicembre 2007

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Vi sia lieve la terra

Jean Jacques Bolanz J

ean Jacques entrò nella mia vita nel lontano 1986 per un incontro del tutto casuale dal momento che mi ero offerto come sherpa per trasportare la sua attrezzatura e quella di Patrick Deriaz nei sifoni della grotta di Fiumelatte. Jean Jacques mi apparve subito come un personaggio carismatico e naturalmente, come subacqueo, venni inizialmente e soprattutto incuriosito dalle sue tecniche di immersione. In quegli anni non parlavo nessuna lingua straniera e mi servivo di Beatrice per comunicare con lui. Di acqua dalle sorgenti ne è sgorgata molta da quei primi incontri, e molte nozioni, non solo di subacquea ma anche di francese, sono entrate nella mia testa, così da scambiare opinioni a proposito di vari argomenti fra cui, non ultimo, del suo lavoro.

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Jean Jacques era fortemente impegnato nel sociale in Africa ed in questi ultimi anni, sebbene fosse in pensione, aveva continuato la collaborazione per i suoi principali progetti in Etiopia. Jean Jacques mi parlava dell’Africa come solo chi vi ha vissuto per molti anni può fare e del rapporto con il suo collaboratore sul posto ed alter ego, Bekele Mosisa. Conosco molti aspetti di questa persona e, dopo aver avuto occasione di scambiare qualche battuta con lui al telefono, so che anche lui conosce molto di me: Jean Jacques infatti adorava rendere partecipi delle sue passioni i suoi più stretti compagni e condividerne tutti gli aspetti. In questi anni, mentre i suoi nipotini crescevano, sono stato accolto a casa sua prima come aspirante speleosub, poi come vero amico e poi come qualcosa di più, quasi un figlio nella continuazione spirituale della speleologia subacquea. In un’intervista per un documentario sulla sorgente Covol dei Siori, Jean Jacques dice testualmente: “devo confessare che sono davvero riconoscente alla vita di aver incontrato un amico così. Quello che fa Luigi è come

se lo facessi io…..” La sua enorme attività esplorativa è durata quasi trent’anni, e si è sviluppata verso tutte le variabili dell’esplorazione, dalle sorgenti profonde a quelle con importanti sviluppi orizzontali, dai sifoni sul fondo delle grotte alle immersioni in grotte con multisifoni, dagli inghiottitoi alle grotte termali: circa 2000 immersioni effettuate quasi sempre in esplorazione o in alternativa, dedicate alla topografia. L’impegno nelle esplorazioni era lo stesso impiegato nelle “meno” stimolanti immersioni a scopo topografico, dimostrando una professionalità nella passione come solo i grandi possono fare. Jean Jacques grande esploratore, da oltre venticinque anni ai massimi livelli nel panorama internazionale, ha compiuto esplorazioni che hanno ancora dell’incredibile: sopravvissuto al periodo in cui si forzavano tempi di permanenza e profondità utilizzando come miscele respiratorie solo l’aria; pioniere nell’uso delle miscele ternarie ad uso sportivo, effettuò la prima immersione in miscela in grotta in Italia nel 1987 alla sorgente del Gorgazzo, raggiungendo la profondità incredibile di –108m; era capace di evolversi continuamente anche dal punto di vista tecnolo-


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