N Aree carsiche lombarde La Grigna Settentrionale vista dalla Grignetta: nella zona sommitale, tra i circhi del Moncodeno e del Releccio, si trova il Complesso dell’Alto Releccio, del quale fanno parte grotte come W le Donne e Kinder Brioschi, e che, con uno sviluppo di oltre 20 km, è il secondo sistema più lungo di Lombardia. Il sistema, con una profondità di – 1190 m, è il più profondo di Lombardia, ed è il risultato della giunzione di ben 11 grotte con 13 ingressi diversi. (Foto M. Inglese)
Osservatorio delle aree carsiche lombarde Un ampio e articolato progetto realizzato dalla FSLo e la Regione Lombardia per la conoscenza e la tutela del patrimonio carsico regionale, pone le basi per un modello da imitare su scala nazionale Giorgio Pannuzzo, Damiano Montrasio, Paola Tognini
L
a Lombardia è una regione particolarmente ricca di grotte (circa 4150) e di fenomeni carsici di rilevanza nazionale. Bastano pochi esempi per rendersene conto: il sistema del Pian del Tivano, con il complesso Ingresso Fornitori-Stoppani, la più lunga cavità di Lombardia, il cui sviluppo supera i 46 km ed è ancora in fase di esplorazione; il complesso dell’Alto Releccio della Grigna settentrionale che, nonostante sia un carso d’alta quota prevalentemente verticale (comprende alcuni degli abissi più profondi d’Italia come l’Abisso W le Donne), vanta oltre 20 Km di sviluppo e più di 10 ingressi; l’ampio bacino del Sebino occidentale, con Bueno Fonteno al centro di un sistema ancora da comprendere ed esplorare. E ancora possiamo citare le aree carsiche del Campo dei Fiori o
dell’Altopiano di Cariadeghe, importanti anche per la densità di grotte e la vicinanza con due capoluoghi di provincia come Varese e Brescia; infine, non bisogna dimenticare il massiccio del Monte Arera che, con la sorgente Nossana, letteralmente “la dà a bere” a tutta Bergamo (Fig. 1). Molte delle vaste aree carsiche che occupano buona parte della Lombardia sono d’interesse strategico per via delle acque che custodiscono: le formazioni carsificabili, infatti, occupano tutta la fascia prealpina, tagliando in senso E-W l’intera regione e gli acquiferi carsici giocano quindi un ruolo fondamentale nel bilancio idrogeologico dei maggiori fiumi e laghi lombardi (Fig. 2). Tuttavia, ad oggi, questa regione non ha ancora una legge che ne salvaguardi e tuteli il patrimonio sotterraneo,
idrico e morfologico, né che tuteli o favorisca l’attività di studio ed esplorazione attuata dagli speleologi. Ne deriva che l’attività speleologica in Lombardia non ha mai goduto di particolari riconoscimenti da parte della pubblica amministrazione o da parte di enti, che pure operano sul territorio, né è mai stata data particolare considerazione ai risultati delle ricerche degli speleologi. Ogni gruppo ha quindi, nel tempo, operato in virtù di qualche occasionale accordo di collaborazione con alcuni piccoli Comuni o, al massimo, con le Comunità Montane, più attente ad una divulgazione “turistico-sportiva” che non all’approccio scientifico. Da questa situazione diffusa sono nati anche problemi “tecnici”, come la chiusura, arbitraria e senza fondate motivazioni, di cavità a volte anche
Speleologia65/2011 35