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Boreas il soffio di Zeus Il Buco della Bora e altre grotte della Lakonia. Tutti i risultati delle spedizioni del Gruppo Speleologico Sparviere nel Peloponneso Sud-Orientale Antonio Larocca Gruppo Speleologico Sparviere
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in dalla fine degli anni‘80 il nostro Gruppo era intenzionato a organizzare una spedizione all’estero, decidemmo così di rivolgere le nostre attenzioni alla Grecia, facilmente raggiungibile da Bari e con grandi potenzialità esplorative. L‘idea diventò realtà quando ne parlammo al nostro amico Iorgos Stamatakos, studente di archeologia a Bari, il quale fu subito entusiasta e si offrì di aiutarci e farci da appoggio e interprete per la spedizione. La zona fu presto stabilita: il Peloponneso Sud-Orientale, con base fissa nei pressi di Molai. Nei dieci giorni di permanenza (dal 28 dicembre 1989 al 6 gennaio 1990) furono poste le basi per le future e numerose ricerche in Lakonia e regioni limitrofe. Ma fu in occasione della seconda spedizione, durante le festività natalizie del ‘90/’91, che avemmo la fortuna di individuare ed esplorare lo spettacolare “Buco della Bora” il quale ci permise e “impose” molti altri ritorni in Grecia. Boreas, il soffio di Zeus, era figlio di Eos (l’Aurora) e di Astreos (il Cielo stellato). Come i suoi fratelli Skiron, Zefiros, Lips, Notos, Euros, Apelio-
tes e Kaikias, fu destinato a girare per il mondo sotto forma di vento. A lui toccò la zona più fredda, il Nord, ma spesso scendeva impetuoso a Sud, portando con sé una rigida e fredda temperatura. Durante uno di questi viaggi rimase bloccato, per cause misteriose, sottoterra. Un giorno però la roccia si aprì e lui, impetuoso e fred-
do come sempre, uscì; tanti erano gli anni rimasti sottoterra e tanta era l’energia accumulata e, ancora oggi, la sua scia fredda e forte fuoriesce da un minuscolo buco, ubicato nei pressi del piccolo paese di Metamorfosi che, non a caso, i suoi abitanti chiamano Trupa tou Boria ovvero Buco della Bora. Sopra: i rilievi di Mali Madi nel cui vallone in primo piano di apre il Buco della Bora. (Foto A. Larocca)
Speleologia65/2011 59