N Tempi solcati
Formare i formatori
Didattica, formazione e divulgazione richiedono ricerca di metodo e continuo aggiornamento
A
metà ottobre 2011 a Bologna, ospiti del Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa, si è tenuto un corso laboratorio sulla “formazione dei formatori”. Non di rado si pone l’accento sui problemi che incontrano i corsi di speleologia, sulla difficoltà di avere corsisti “giovani”, che rimangono con un ruolo attivo nell’ambito speleologico. Il Corso di Bologna, promosso dalla SSI, col decisivo supporto di Stefano Cattabriga responsabile CNSS dell’Emilia-Romagna, aveva come cardine il confronto con la Commissione Centrale per la Speleologia del CAI e le sue strutture formative. Mauro Kraus per CNSS-SSI e Anna Assereto per la Commissione scuole di speleologia del CAI hanno portato dati e conoscenze da confrontare, Riccardo Dall’Acqua ha illustrato la situazione in Francia e Spagna. Michele Sivelli è intervenuto sul viaggio nelle biblioteche, si è letteralmente giocato a fare gruppo con l’educatrice Lidia De Vido, De Waele ha ironizzato sulle certezze e Giovanni Badino ha delineato il costante sviluppo della conoscenza del mondo ipogeo. Cosa è emerso? Pare ovvio, ma è importante ribadir-
Incontro, confronto, informazione, formazione... (Foto M. Goldoni)
lo. Non si finisce di imparare. Non basta una qualifica a fare un formatore. Servono codici per dialogare con le nuove generazioni, è indispensabile aggiornare modalità, cercare un ruolo di educatori ed essere capaci di porsi come compagni di viaggio. Non ci sono formule date, ma serve continua curiosità per creare curiosità. Serve mettersi in gioco per rispondere a nuove domande. Se il corso di speleologia diventa solo un compito ben eseguito, o un appuntamento rispettato, si perderanno passione e coinvolgimento. Scrivere non rende onore ai due giorni di intenso confronto. L’esperimento di Bologna dovrà essere ripetuto e tradursi nell’or-
(Foto D.Vailati)
Anna Assereto, Direttora delle Scuole di Speleologia del CAI, presenta le attività di formazione della Scuola CAI. (Foto M. Goldoni)
ganizzazione di momenti formativi e didattici sempre più capillarmente diffusi. Per troppo tempo si è posto l’accento sul cosa trasmettere e non sul come, si sono artificiosamente divise didattica, formazione e divulgazione. Eppure, un metodo è necessario per rivolgersi ai corsisti, per essere presenti in ambiti scolastici o divulgare fuori dalla nostra nicchia specialistica. Il tema è cruciale per la SSI come per il CAI. E il confronto diventa indispensabile. Il Corso sui materiali organizzato dalla CNSS SSI - Commissione Esecutiva Regionale del Piemonte e dal CAI UGET Torino a Bossea CN nel maggio 2012 è andato in questa direzione. La conoscenza degli ambienti carsici, le tecniche per la frequentazione, la volontà di salvaguardia devono essere condivise tra tutti gli speleologi, aldilà delle sigle di appartenenza. Comuni sono i problemi, uguali le risorse umane e le capacità disponibili. Dove c’è diversità, la si consideri valore. Massimo (Max) Goldoni
4 Speleologia66/2012