Notizie italiane PIEMONTE Piaggia Bella (Marguareis) ha un nuovo ingresso Si è concluso ad agosto un lungo scavo, durato tre estati, che ha permesso di aggiungere un nuovo ingresso a Piaggia Bella. La sedicesima entrata di PB si chiama “Suppongo” e finisce in “Popongo”. A parte i giochi di parole, si tratta di circa 100 metri in pianta, quasi tutti interamente scavati, che permettono di raggiungere le zone a monte del sifone dei Piedi Umidi, entrando nelle gallerie “Popongo” scoperte nel 2008. Sono regioni queste, molto complesse, esplorate intensamente negli anni ’80 con la giunzione con la Gola del Visconte (‘83) e con il Gachè (’86) e poi quasi abbandonate fino al 2008 perché raggiungibili solo dopo 10-12 ore di progressione. Ora ci si arriva in un’ora scarsa! L’ingresso è a 5 minuti dalla Capanna Saracco Volante, quindi anche bello comodo. Ma lo scavo di “Suppongo”, oltre a riaprire una finestra esplorativa che potrebbe portare ad altri risultati importanti, è stato un vero momento di “libera speleologia”. Hanno partecipato allo scavo quasi una cinquantina di speleologi di diversi gruppi. Non solo i piemontesi, i liguri e i francesi, che sul Marguareis sono di casa, ma chiunque è transitato in capanna in queste tre estati ha dato il suo contributo. La giunzione è il risultato della “speleologia del Marguareis”, non di uno o più gruppi, e si spera lo stesso sarà per il “dopo Suppongo”. Gruppo Speleologico Piemontese
Il vecchio e il bambino: nuova scoperta nel settore dei Lamazzi (Ormea – CN) Il campo ”Stanti 2012” si prefiggeva l’obiettivo di indagare la zona dei Lamazzi, un’interessante conca costellata di doline e inghiottitoi con aria contraria, forse appartenente al
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sistema del Borello (abisso Ciuaiera a 2100 metri, abisso Luna d’ottobre a 1700 metri, e risorgenza a 950 metri), e poco distante dall’anfiteatro di Perabruna, dove sono note le grotte Rem 4 e Rem del Ghiaccio. Insomma, una zona con un bel potenziale, ma poco conosciuta. Il primo giorno di campo la fortuna ci sorride e, alla base di una parete a quota 1830 metri, Massimo e Marco (il vecchio e il bambino) trovano un buco di 70x100cm, soffiante forte aria gelida, cui segue una condottina orizzontale con fondo di detriti spigolosi. Dopo una ventina di metri il gioco viene reso difficile da una frana che ha ostruito tutto. Ma l’aria soffia gelida e si scava, solleticando la parte instabile da sotto... È fatta, senza guardare troppo a sinistra si passa. Ed è grotta. E subito un bivio. La galleria principale, dopo uno scomodo scavo, regala un susseguirsi di emozionanti scoperte: una sala larga venti metri, una galleria percorribile in piedi, una sala ingombra di grandi massi, una galleria comoda ed infine una strettoia arieggiata ma ingombra di pietre. E così, mentre qualcuno scava, ci si guarda intorno cercando l’aria e interessanti pertugi. E trovando curiose intrusioni nel calcare (grigio chiaro e poco compatto). Tutta la parete della galleria presenta uno strato di circa un metro, da cui affiorano fossili di quelli che furono gigli di mare, i Crinoidi, di cui restano gli articoli dello stelo; gli Entrochi, dischetti con forellino centrale (siamo in pieno dominio Brianzonese e, approfondendoci, attraversiamo tutta la stratigrafia, dagli scisti ai calcari fossiliferi…) Il passaggio è aperto. Dopo una decina di metri stretti stretti, si accede ad un nuovo grosso ambiente il cui pavimento è ingombro di massi, così come la parete superiore da cui arriva forte aria fredda. Dopo un lungo litigio con la frana verticale,
si accede ad un grande vuoto: il pozzo Succhiatutto, con un diametro di 26 metri e una profondità di 60, sormontato da una cengia inclinata ingombra di massi che sembrano voler cadere al solo sguardo. Massimo arma il traverso, percorrendo più di metà circonferenza prima di trovare un punto buono per andare giù... il giro del pozzo in 80 chiodi! Si tornerà il giorno dopo, la corda non basta. Si atterra in un vasto ambiente il cui fondo è ingombro di massi di tutte le dimensioni. E l’aria soffia forte, ma noi non passiamo. E così si risale un bel meandro che porta via un po’ di quell’aria... quaranta metri sopra però, grossi massi calcarei e quarzitici ci bloccano la strada. Sappiamo di non essere scesi molto in profondità; siamo, infatti appena una cinquantina di metri sottoterra e tutta la cavità presenta i segni del respiro della montagna al ritiro dei ghiacciai. Nonostante il calcare sia bello, risulta molto fratturato, a cubetti. Anche l’orogenesi si è divertita in questa grotta: nell’arco di Il fondo del pozzo Succhiatutto. (Foto R. Zerbetto)