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“FROM MILAN TO ETNA” CON LUCA GUGLIELMETTI

ORA O MAI PIÙ!

“From Milan to Etna”. Dal Duomo alla vetta del vulcano. Dieci tappe in bici e poi la corsa sul trail che conduce all’ultimo cratere. Il nemico più ostico? La solitudine

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di Gabriele Vazzola

Luca Guglielmetti, atleta amatoriale specializzato nel trail running, non ha mai nascosto la sua passione per le imprese endurance, dalla sua la partecipazione a gare estenuanti, come il Trofeo Kima, tra i più tecnici del panorama internazionale. Non ha mai nascosto nemmeno l’amore per il nostro sport, infatti alterna alla preparazione podistica, gli allenamenti in bdc e mtb. Grazie anche alla passione per le due ruote, Luca pensa all’impresa di unire quelli che sono due tra i più iconici landmark italiani, uno nel nord (il Duomo di Milano) e uno del sud (la vetta dell’Etna) mixando un lungo viaggio a tappe per la penisola, fino alla cima del vulcano attivo più alto d’Europa.

QUANDO E COME È NATA L’IDEA DI QUESTO VIAGGIO? É da qualche anno che ci penso, ma l’ho sempre dovuto rimandare. Tra le vicissitudini di questi anni, mia figlia ancora piccola, il trasloco… ho sempre posticipato. Inizialmente la mia idea era di fare un lungo viaggio in solitaria per scoprire l’Italia partendo dalla Lombardia, poi con il tempo il programma si è affinato, e grazie anche a un amico siciliano questa idea ha preso forma e si è completata anche con il “trail” fino alla cima dell’Etna. L’idea iniziale era di andare lo scorso anno, ma ancora le regioni erano suddivise a zone (rosse, arancioni, gialle) e non era semplice programmare tutto. A gennaio di quest’anno io e la mia compagna abbiamo saputo di aspettare la nostra seconda figlia e allora mi sono detto: “Ora o mai più!”.

COME È AVVENUTA L’ORGANIZZAZIONE? A questo punto l’idea era ben chiara, quindi ho iniziato a pedalare allenandomi facendo lunghi giri intorno al lago di Como. Poi a prendere contatti soprattutto in Sicilia, per stabilire come gestire il viaggio e il rientro. Inoltre, dovevo capire se il mio contatto (e ispiratore) fosse stato lì al momento del mio arrivo. Quindi ho buttato giù alcune date possibili. Alla fine sono partito a metà maggio e mi sono preso 10 giorni per completare la mia “From Milano to Etna”. Ho deciso prima tutte le tappe, non sempre sono riuscito a rispettarle anche perché ho trovato alcune difficoltà.

CHE STRADA HAI FATTO E QUALI SONO STATE LE PARTI PIÙ COMPLICATE? Ho deciso di scendere lungo l’Adriatico, per poi “attraversare” la Basilicata, perché volevo passare da Matera, che non avevo mai visto. Fino alla Puglia non ho avuto particolari difficoltà, se non per uscire da Milano!. Poi tra Vasto e Barletta, ho avuto l’idea sbagliata di spingermi nell’entroterra, e ho avuto problemi con cani randagi e strade che non portavano dove pensavo mi dovessero portare. Quello è stato uno dei due momenti di sconforto, unito a quello che ho avuto in Calabria, quando sono stato costretto a rischiare un po’ e percorrere diversi chilometri di Statale Ionica, una strada molto trafficata da mezzi pesanti. Ma non avevo alternative valide. Sono riuscito ad arrivare a Sibari, poi ho scelto di attraversare la Calabria in treno. Da lì poi non ho avuto grandi difficoltà, la costa Tirrenica era molto più “bike friendly” e in poche tappe sono poi giunto in Sicilia, ai piedi dell’Etna, pronto per l’ultima ascesa, il trail run verso la cima del vulcano.

CHI TI HA SUPPORTATO NELL’IMPRESA? Per non avere problemi ho deciso di montare una bici nuova con delle specifiche precise, doveva essere una gravel in alluminio con copertoncini stradali, per permettermi di fare molti chilometri in sella (alla fine 1400), ma senza affaticarmi troppo. Mi è stata fornita da Ridewill (ridewill.it), siamo partiti dal telaio grezzo e l’abbiamo costruita con i componenti più adatti. Le borse invece mi sono state fornite da GiVi Bike, e si sono rivelate dei modelli di altissima qualità e molto pratici. Oltre a fornirmi i prodotti, ci hanno tenuto ad allestire insieme a me il telaio e a spiegarmi come utilizzare le borse al meglio. Per l’abbigliamento, invece, ho avuto il supporto di Polartec e Santini.

COSA HAI PORTATO A CASA DA QUESTA ESPERIENZA? Era la prima volta che affrontavo un viaggio di questo tipo. Non è andato tutto liscio, e l’ho affrontato in maniera forse un po’ ingenua e inconsapevole. Mi sono perso, mi sono trovato in mille difficoltà, stanco, scoraggiato e a volte impaurito. Non avevo preso in considerazione una cosa fondamentale, a parte sporadiche occasioni, rimanevo da solo per tutto il giorno in luoghi sconosciuti. Per me la solitudine era una cosa nuova e mi sono ritrovato a dover affrontare stati mentali che non conoscevo e non riconoscevo. Per me è stata un’esperienza di vita, ero l’unico compagno di me stesso e l’unica persona su cui potevo fare affidamento e ho capito che magari non sono la persona più adatta a stare da solo. Ho visto cambiare l’Italia lentamente sotto le mie ruote e affrontato lunghe ore in cui la mia mente vagava altrettanto lentamente in questi luoghi. In queste situazioni spesso si entra in una dimensione in cui ci si accorge delle varie sfumature dei luoghi attraversati. Quando ho finito il viaggio ero un po’ sconcertato, mi sono detto che non sapevo se avessi voluto affrontare ancora un’esperienza del genere, ma ora ho già cambiato idea e (magari non in solitaria) non vedo l’ora di programmare la prossima impresa.

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