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INSIDE THE STORE

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SNEAKER SHOWCASE

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TRADIZIONE, SPERIMENTAZIONE E RICERCA

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Nato negli Anni ’60 da una sartoria, oggi Raphael 1966 è un contenitore unico nel suo genere. Studiando i trend e spesso rischiando, ha creato una brand list particolare, di respiro internazionale

di Marco Rizzi

Ciao Alessandro, presentati e parlarci brevemente di Raphael 1966.

Raphael nasce a Bari nel 1966, lì dove inizialmente c’era la sartoria fondata da mio nonno, Raffaele Pisciotta che, con la nonna decise di trasformarla in un negozio che potesse rappresentare un’epoca di cambiamento, tanto sociale quanto per gli usi e i costumi. Sin da subito s’imposero per la cura maniacale delle vetrine, del display e la profonda innovazione per le proposte non consuete per quegli anni. La nostra ricerca parte già da quel periodo, in cui “osarono” mettere le camicie floreali, Cardinal di Torino, in un’esposizione da uomo. Tutto ha inizio così e ancora oggi portiamo nel nostro patrimonio genetico questa eredità. Attualmente abbiamo due store molto diversi tra loro: quello storico è ancora lì dove mio nonno l’ha aperto e parla a un target più adulto, con un forte dna made in Italy e non solo. Il secondo invece ha preso vita nel 1999 e gode di un’influenza molto internazionale con brand da tutto il mondo, spesso anche poco presenti in Italia. Negli ultimi anni, più che di resistenza dei brand nel proporsi fuori dalle grandi metropoli, si parla sempre più di chiusure di account. Soprattutto i grandi marchi, infatti, stanno cominciando a effettuare notevoli tagli al fine di migliorare la qualità della distribuzione. Calcolando la massiccia crescita di store online che aumentano l’offerta sul mercato, i brand riducono gli account per diminuire concorrenza e proposta. Si ha così la netta sensazione che molti spingano a massimizzare i profitti sui propri canali, eliminando account e riducendo, di conseguenza, la concorrenza. Questo però fa parte del gioco ed è sempre uno stimolo per continuare a cercare. Non c’è un modo per ottenere la fiducia di un’azienda, di sicuro un ruolo chiave e di fondamentale importanza è dato dalla propria comunicazione e identity. L’altro aspetto importante è quello di avere una brand list coerente con il proprio contenitore e non una semplice collezione di nomi.

La varietà e la selezione dei marchi proposti è uno dei principali punti di forza di Raphael. Quali sono gli elementi da cui vi lasciate ispirare durante il vostro processo di ricerca?

Alla base del processo di ricerca e selezione, ovviamente, c’è un’attenta e meticolosa analisi di quelli che sono i trend più influenti in giro per il mondo. L’ispirazione arriva sicuramente osservando quello che avviene attorno a noi, ma anche cercando reference sui social media, contenitori sempre più ricchi di informazioni e spunti interessanti, attraverso cui i brand comunicano la propria awareness. Molto importante è anche lo studio della collezione. Spesso ci capita di analizzare marchi con una comunicazione importante e impeccabile, che hanno però uno sviluppo di collezione poco interessante. L’elemento cardine è l’emozione. Ormai è sempre più difficile trovare realtà che abbiano una forte personalità che non siano qualcosa di già visto, ma quando li incroci te ne accorgi subito. A tutto questo va aggiunto un po’ di fiuto, affinato con il tempo.

Nel corso degli anni siete diventati un punto di riferimento in Puglia e nel Sud Italia per molti appassionati, che hanno dato vita a una community solida. C’è ancora resistenza da parte dei brand nel proporsi fuori dai grandi centri come Milano e Roma? Come si ottiene la loro fiducia?

Spesso avete scommesso su realtà emergenti, finendo per essere tra i primi a introdurre nuovi nomi oggi molto conosciuti. Tra gli ultimi marchi che avete inserito nella vostra brand list, quali dovremmo tenere d’occhio?

Il nostro dna ci porta a ricercare sempre brand nuovi, spesso poco noti ma con un’identità molto forte. Fra quelli che al momento non sono molto conosciuti ma sono tra i nostri preferiti possiamo di sicuro citare C.C.P. aka “Childhood, Calm & Punk”, un marchio fondato nel 2020 che si divide tra Tokyo e Berlino. Fino a questo momento hanno curato mostre, capsule d’abbigliamento e pubblicazioni di vari artisti, un mix perfetto fra moda e arte. Un’altra realtà estremamente interessante, ma molto diversa, è Anderson Bell, di Seoul fondato nel 2014, caratterizzato da una comunicazione d’impatto e capi super particolari. Infine per ultimo, ma non per importanza, è il messicano Lyberal Youth Ministry, nato nel 2016 e disegnato da Antonio Zaragoza, che è già diventato uno dei punti saldi di DSM. Credo sia un designer da tenere davvero sotto la lente d’ingrandimento. Avrei altri due nomi molto caldi, ma preferisco aspettare che arrivino in store prima di svelare queste perle. Posso però garantirti che si tratta di brand veramente interessanti.

In alto: Alessandro Pisciotta Sotto: alcuni scatti del negozio Raphael 1966 a Bari

L’intervista integrale la trovate su hubstyle.it

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