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FROM FASHION
from HUB STYLE VOL.1_2023
by Sport Press
IL SISTEMA MODA CORRE TROPPO VELOCE?
Alessandro Michele lascia il ruolo di direttore creativo di Gucci e il brand Raf Simons chiude. Troppa importanza ai numeri (che devono continuare a crescere) e meno attenzione alla creatività?
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di Angelo Ruggeri
Novembre 2022, per la moda un mese di ragionamenti. Importanti, aggiungerei. Due fulmini a ciel sereno in meno di due settimane hanno fatto tremare il sistema moda internazionale. Il designer visionario Alessandro Michele ha lasciato il ruolo di direttore creativo della maison Gucci dopo più di sette anni. Anni di diamante se si analizzano i numeri, i grandi passi stilistici effettuati e i valori condivisi con le nuove generazioni. “Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere. Oggi per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un'azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa. In questo lungo periodo Gucci è stata la mia casa, la mia famiglia di adozione. A questa famiglia allargata, a tutte le singole persone che l'hanno accudita e sostenuta, va il mio ringraziamento più sentito, il mio abbraccio più grande e commosso. Insieme a loro ho desiderato, sognato, immaginato. Senza di loro niente di tutto quello che ho costruito sarebbe stato possibile. A loro quindi il mio augurio più sincero: che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, materia sottile e impalpabile che rende una vita degna di essere vissuta. Che possiate continuare a nutrirvi di immaginari poetici e inclusivi,
rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà”. Con queste parole il designer ha commentato il suo addio alla griffe del gruppo Kering. Per quale motivo questo saluto inaspettato? Secondo indiscrezioni, la creatività di Michele andava bene, ma non benissimo: i conti non brillavano come prima, lo stile era visto un po’ troppo statico. Con l’obiettivo, sempre secondo rumors, di fatturare maggiormente. In pochi secondi, sette anni di traguardi stilistici raggiunti, di product placement spettacolari (come quello con i Måneskin ed Harry Styles), di valori urlati in passerella sono stati dimenticati. I numeri hanno vinto sulla creatività? Altro esempio contemporaneo. Sempre nel mese di novembre, Raf Simons ha annunciato a sorpresa, con un comunicato stampa, la chiusura del proprio brand omonimo, dopo un viaggio creativo lungo ben 27 anni. Il business andava bene, la community di clienti e appassionati c’era ed era salda, ma forse gli obiettivi (anche economici) erano troppo difficili da raggiungere (dall’aprile del 2020, il designer belga è anche codirettore creativo con Miuccia Prada del marchio Prada). Anche qui i numeri “veloci e spietati” hanno vinto sulla creatività? Sicuramente l’ennesimo episodio su cui riflettere.
Sopra: I designer Raf Simons e Alessandro Michele