SciA in Trentino - maggio 2011

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SCI

Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art 1, comma 1, DCB Trento

in Trentino

Contiene I.P.

bilanci Analisi sulla stagione di tutte le discipline screening La rivoluzione delle categorie l’addio Omar Longhi lascia l’agonismo

matteo de vettori Splendido argento nello slalom tricolore junior

NOTIZIARIO DEL COMITATO TRENTINO FISI - ANNO VIII - N. 4 aprile 2011



L’editoriale

Paladini d’etica In copertina: Matteo De Vettori, argento ai Campionati Italiani Junior di slalom 

Pubblicazione registrata Presso il Tribunale di Trento Il 27/10/2003 – n° 1197 Anno VIII - N° 4 Aprile 2011 n Editore: Litografica Editrice Saturnia Via Caneppele, 46 Tel. 0461 822636 38121 Trento n Direttore Responsabile: Mauro Bonvecchio stampa@fisitrentino.it n Redazione: PegasoMedia Via Kofler 58 - Cognola (Tn) n Pubblicità: Renzo Chistè saturnrc@tin.it n Comitato di Redazione: Roberto Brigadoi Renzo Chistè Angelo Dalpez Marco Zoller n Hanno collaborato: Daniele Bernardi Ezio Brigadoi Roberto Brigadoi Maddalena Collini Silvio Dondio Luca Franchini Federico Modica Ugo Merlo Elvis G.P. Piazzi Luca Perenzoni Franco Sandri Luca Tomarelli Micaela Valentini Pietro Vanzo Giampiero Vinante Marco Zoller n Grafica: Mauro Bressan mauro@grafart.info n Stampa: Litografica Editrice Saturnia (TN)

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n otto anni di storia di SciA in Trentino abbiamo parlato raramente di politica sportiva, anche perché alla maggior parte dei tesserati Fisi interessa davvero poco. Ma proviamo a stimolarvi. Il Trentino è risaputo è uno dei pochissimi Comitati che non ha appoggiato e che non appoggia l’attuale presidente nazionale Giovanni Morzenti. A differenza d’altri lo staff dirigenziale provinciale è sempre rimasto compatto e soprattutto coerente con le proprie scelte e i propri principi. Qualcun altro ha cambiato vestito in fretta pur di avere una sedia, un ruolo o per portare interessi al proprio territorio, ma ahimé dimenticando un elemento cardine del mondo sportivo: l’etica. E per chi lavora con lo sport, con i giovani, questo è inaccettabile. Il messaggio che diffonde oggi la Fisi è di negatività, di involuzione, di monotonia e, mettiamoci pure, di immoralità. La speranza è che cambi qualcosa nei prossimi mesi. Chissà... Il Trentino dunque, pur non essendo nella stanza dei bottoni, o forse proprio per questo, ha una sua credibilità e sotto certi punti di vista può rivestire un ruolo diverso, magari lanciando quei messaggi che a livello nazionale in questo momento non riescono proprio a far uscire. Teoricamente siamo ancora lontani da eventuali prossime elezioni nazionali e provinciali, dobbiamo aspettare prima l’appuntamento olimpico di Sochi, ma voglio lanciare una provocazione, che mi piacerebbe potesse avere un seguito sul blog del sito www.fisitrentino.it, per sentire anche le opinioni di chi è vicino al nostro mondo. Che ne dite di un governo dello sci trentino, ridimensionato nei numeri (dieci consiglieri come l’Alto Adige), nelle funzioni e slegato dal minimo interesse di sci club? Un Comitato più snello e con un gruppo dirigenziale che decide di abbandonare la carica che riveste nel proprio sci club per mettere a disposizione il proprio tempo, la propria esperienza e la propria competenza solo ed esclusivamente per il Comitato Trentino. La riduzione del numero dei consiglieri è perseguibile con richiesta a Milano, mentre il principio di incompatibilità per conflitto d’interesse dovrebbe essere supportato da una variazione di statuto assai lunga e complicata. Ma a volte le normative si possono variare anche senza dover attivare un iter burocratico. Basta volerlo fare. Degli attuali membri del Consiglio regionale ben 6 sono presidenti di sci club, 9 dirigenti di Società, mentre solo 6 non hanno alcun ruolo. In un’epoca dove il tempo libero è sempre più tiranno, nella quale sono cambiate molte dinamiche organizzative e gestionali, perché non dare un nuovo segnale di adeguatezza. Perché non formare dunque un gruppo con dirigenti solo ed esclusivamente a disposizione del Comitato con energie ed idee da condividere per far crescere il mondo degli sport invernali. Attenzione, nessuno ce l’ha con presidenti o dirigenti di sci club, fra l’altro tutta gente intellettualmente onesta e preziosa per il nostro mondo, anzi il Comitato avrebbe proprio bisogno di gente con esperienza e capacità, ma che abbandoni un ruolo dirigenziale in società. Potrebbe essere l’occasione come Trentino di dare il segnale di innovazione e di trasparenza che qualcun altro non sta trasmettendo... Mauro Bonvecchio

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l’evento

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l Consiglio di Presidenza del Comitato Trentino Fisi ha deciso di anticipare di tre settimane il tradizionale appuntamento con la Festa dello Sci 2011. Così le premiazioni degli sciatori che si sono particolarmente distinti sia in ambito internazionale sia nazionale, ma soprattutto chi è salito sul podio nelle graduatorie dei vari circuiti provinciali di specialità andranno in scena nel pomeriggio di sabato 7 maggio, a partire dalle ore 15, presso la Cantina Sociale di Trento in via dei Viticoltori nr. 2/4 a Trento Sud. Per capirci meglio di fronte al Mc Donald’s e facilmente raggiungibile dalla tangenziale uscendo in zona Bar Marinaio. La stessa location dove ai primi di dicembre era stata presentata l’Agenda 2011 e la nuova stagione agonistica. Questo grazie alla disponibilità del presidente avvocato Elvio Fronza e del direttore della Cantina Claudio Pellegrini, che mettono a disposizione del nostro

a cura della redazione

La festa dello sci movimento una sala capiente e attrezzata in una nuova e accattivante struttura architettonica. E potrebbe anche essere l’opportunità, tassativamente per gli adulti, di conoscere le peculiarità dei prodotti vinicoli dell’azienda. Anche quest’anno saranno oltre 230 gli atleti premiati. Partendo dal riconoscimento di atleta dell’anno e il miglior giovane, ai quali andrà il prestigioso Premio Cavalier Giovanni Arvedi. Un riconoscimento particolare (Premio Melinda) verrà poi assegnato ai 5 migliori giovani delle discipline sci alpino, sci fondo, salto e combinata nordica, snowboard e sci alpinismo, mentre non mancherà un premio speciale Casse Rurali Trentine. La scaletta dell’intenso pomeriggio di premiazione proseguirà poi con un riconoscimento ai 29 atleti che hanno partecipato ai campionati mondiali delle varie specialità e categorie, ai vincitori delle 80 medaglie di specialità ai campionati italiani 2011, ma soprattutto a chi è sa-

lito sul podio nei vari circuiti provinciali. Sono infatti sempre le categorie minori quelle che animano l’evento della Festa dello Sci, alle quali da tanti anni sono abbinati importanti marchi territoriali. Ecco dunque che il circuito Famiglia Cooperativa è riservato ai baby e cuccioli sia dello sci alpino, sia del fondo, il circuito Casse Rurali Trentine ai ragazzi e allievi di entrambe le discipline, il circuito Bim Trentino alle categorie aspiranti e juniores di sci alpino, il circuito Trenta ai giovani, senior e master dello sci alpino, il circuito Melinda ai giovani, senior e master dello sci di fondo. Per i più piccoli è anche l’opportunità per vedere da vicino campioni come Alberto Schiavon, Cristian Zorzi, Davide Simoncelli, Cristian Deville, Stefano Gross, Paolo Pangrazzi, Chiara Costazza, Antonella Confortola e tanti altri giovani dalle belle speranze. n

Il tradizionale appuntamento delle premiazioni Fisi è fissato per sabato 7 maggio alle ore 15 presso la Cantina Sociale di Trento

ECCO I NUMERI PRINCIPALI DELLA STAGIONE 2011

40 atleti trentini nelle nazionali di specialità 29 atleti trentini che hanno partecipato ai campionati mondiali delle varie specialità e categorie 7 vittorie in Coppa del Mondo fra snowboard, sci alpinismo e carving 3 secondi posti in Coppa del Mondo fra snowboard e sci alpinismo 2 titoli mondiali nello sci alpinismo 2 medaglie d’oro ai mondiali di sci alpinismo 1 vittoria nella Coppa del Mondo di sci alpinismo 1 argento nella Coppa del Mondo di sci alpinismo 28 titoli italiani nelle varie specialità, dei quali: 8 nel fondo, 8 nello snowboard, 2 nello sci alpino, 3 nel salto e combinata nordica, 4 nello sci alpinismo, 3 nel telemark 80 medaglie ai campionati italiani nelle varie specialità, delle quali: 29 dal fondo, 20 dallo snowboard, 7 dallo sci alpino, 8 dallo sci alpinismo, 8 dal salto e combinata nordica, 7 dal telemark, 1 dallo slittino Dal settore master sono invece giunte due vittorie in Coppa del Mondo di sci alpino, 13 medaglie ai campionati italiani di sci alpino, 6 medaglie dai campionati italiani di sci alpinismo, 2 medaglie dai campionati italiani di telemark

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l’attacco

di Luca Perenzoni

Analizziamo la stagione dei trentini in Coppa del Mondo, fra sorprese e difficoltà

Promossi Deville, Gross e Pangrazzi Cristian Deville

Rinato

Alla soglia dei 30 anni è arrivata la migliore stagione di sempre per il finanziere moenese. Dimentica e sorpassati i guai al ginocchio che l’avevano fatto penare nelle ultime stagioni, lo slalomista fassano ha inscenato un inverno di grande spessore, mantenendosi costantemente agganciato ai migliori specialisti del Circo Bianco. Anzi, in certi frangenti dimostrando di non aver più nulla da imparare: continuità e ottimo rendimento sono state le caratteristiche dell’inverno di Deville che proprio per questo a bocce ferme non può che ritenersi soddisfatto. Anche se... Anche se proprio per questo fa ancora più male quel vuoto ancora persistente nella casella dei podi di

Coppa: diversi attacchi sempre andati a vuoto, magari per poco, magari per mera sfortuna. Insomma, una torta gustosa, cui è mancata la ciliegina. Ed il rammarico per l’occasione mancata sulla Gudiberg di Garmisch è decisamente cospicuo. Ma in quelle condizioni partire con il 16 nel giorno del ritorno nel primo gruppo era probabilmente una sorta di premonizione.

Stefano Gross

Rampante

Alla grande stagione di Deville ha risposto uno Stefano Gross altrettanto prorompente. Anche se è mancato di quel pizzico di continuità o di sagacia tattica che in determinate situazioni gli avrebbero suggerito di alzare leggermente il

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piede dall’acceleratore per guadagnare così qualche traguardo in più. Un inverno sempre a tutta per il finanziere di Pozza di Fassa: nel bene e nel male. E quando le cose sono andate per il verso giusto, Sabo ha sorpreso: pimpante, agile, reattivo, il più giovane degli slalomisti azzurri ha colto preziosi riscontri con il 12imo posto di Bansko ed il 13imo di Zagabria. Prima, dopo e durante, tante uscite che hanno rallentato il cammino verso pettorali di partenza più umani, in un inverno con poco ghiaccio e di conseguenza piste sempre piuttosto tormentate. Ma il vero capolavoro del fassano è stata la seconda manche iridata di Garmisch, condotta parallelamente al vincitore Grange. Peccato per gli errori nella prima, altrimenti forse oggi saremo qui a raccontare una storia di metallo, magari addirittura prezioso.

Paolo Pangrazzi

Sorpresa

Mettetevi nei panni di un ragazzo di 23 anni ancora da compiere che a metà gennaio ha la possibilità di debuttare in Coppa del Mondo sul Lauberhorn di Wengen ed un mese esatto dopo chiude al sesto posto la supercominata mondiale di Garmisch, nella giornata dell’argento di Innerhofer e del bronzo di Fill. Chissà che tourbillon di emozioni si sono alternate nella mente di Paolo Pangrazzi che rientrava da un infortunio e che non aveva altro da fare che giocarsi tutte le proprie carte. E le ha giocate bene, queste carte, il Paflo di Campiglio. Si è ritagliato uno spazio nella disciplina forse meno considerata del Circo Bianco, è entrato nei top ten di Coppa a Chamonix, ha sorpreso tutti ai piedi dello Zugspitze, sulle morbide nevi bavaresi. Ecco così spiegata la sorpresa, mista quasi all’imbarazzo, del rendenese nel parterre iridato. “Scusate se mi sono aggregato alla vostra festa” sembrava dire, lo sguardo estasiato di Paolo. Ma la sorpresa è durata poco, si è ambientato in fretta in questa nuova dimensione il poliziotto trentino. Una dimensione che ora dovrà mantenere e conservare, facendo fruttare al meglio le doti di polivalente: il futuro è tutto per lui.

Davide Simoncelli

Opaco

Rettenbach finalmente non indigesto e la rassegnata ma onestissima disamina dell’ennesimo fallimento azzurro nel parterre del gigante di Garmisch. Due istantanee che raccontano di un inverno che sembrava partire sotto i migliori ausipici ma che si è trasformato in un’autentica passione per il trentaduenne di Lizzana. La nebbia a Solden ha cancellato il sorriso, i problemi alla schiena, lo scarso feeling con i materiali, qualche errore e un pizzico di immancabile sfortuna hanno fatto il resto. Ed a

completare l’opera, l’infortunio al ginocchio già operato nel 2007 ai campionati italiani di La Thuile ed il conseguente intervento chirurgico. Poco da salvare, nel corso dell’inverno, se non qualche spezzone di gara. Troppo poco, dopo due stagioni di alto livello. Davide ne è conscio e proprio per questo già lavora per recuperare al meglio dall’operazione e ripresentarsi al meglio la prossima stagione. “Non sono un bollito” diceva nella settimana iridata: la volontà è di dimostrarlo ancora una volta.

Due immagini servono per raccontare la stagione di Simoncelli. Il radioso sorriso al termine della prima manche del gigante di Solden, chiusa in terza piazza su un

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Chiara Costazza

Sofferente

Non è stato affatto bello seguire tappa dopo tappa la sofferenza di Chiara. Una sofferenza prima fisica, con quel problema alla caviglia e alla tibia che non voleva saperne di lasciarla in pace. Una sofferenza diventata poi mentale, per le tante uscite, per l’incapacità di sciare come sa di fronte al cronometro, come invece gli riusciva in allenamento. A giornata nera è così succeduta giornata nera, con qualche timidissimo segnale qua e là, troppo poco però per dare concretezza e fiducia. Ecco, la fiducia, la sicurezza: questo è mancato alla poliziotta fassana per l’intero inverno. Due ingredienti che purtroppo non si possono acquistare o allenare, ma che devono essere semplicemente trovate in se stessi. Ed è difficile farlo inforcando, o chiudendo lontane dalle migliori. Più semplice quando si vince, anche se a fine stagione: il titolo tricolore di Courmayer deve quindi essere il primo passo della nuova stagione, per affrontare nuovamente i paletti snodati con il sorriso sul volto e nella mente. n


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L’affondo

di Luca Franchini

La stagione dei fondisti trentini, sfruttati poco dalla direzione agonistica. Bravo Frasnelli e ottima Confortola. Orlandi e la Vuerich per il futuro

Poco considerati U

na stagione sommariamente positiva, nella quale però non si è raccolto quello che si poteva raccogliere. Quella appena terminata è stata la stagione dell’addio alla Coppa del Mondo di Antonella Confortola, delle occasioni perse (non certo per volere proprio) di Loris Frasnelli e Cristian Zorzi e della crescita di Luca Orlandi, brillante terzo nella classifica finale di Coppa Europa, piazzamento conquistato soprattutto grazie ai grandi risultati in tecnica classica. Si parte dai finanzieri Frasnelli e Zorzi, che sembravano avere potenzialità e qualità per poter raccogliere molto più del raccolto. Non tanto per cali fisici o debacle, quanto piuttosto per le occasioni loro offerte, forse eccessivamente penalizzati dalle scelte tecniche in rapporto alle potenzialità espresse nel corso dell’inverno. Frasnelli, campione italiano della sprint, aveva aperto la stagione con il successo in Coppa Europa a St. Ulrich (15 km classica mass start) e con il titolo tricolore della specialità, per poi fare il proprio esordio al Tour de Ski con un quinto posto nel prologo di Oberhof, ad un passo dal podio, e gettare al vento un grande risultato (vuoi anche per scorrettezze altrui) nella seguente sprint di Dobbiaco, chiusa al 17° posto, dopo il secondo miglior tempo delle qualificazioni. Una stagione condotta sui binari della grande costanza per “Lollo”, che non è “premiato” con l’esclusione dalla sprint in skating dei Mondiali di Holmenkollen, lui che era il campione italiano della specialità. Successivamente schierato nella team sprint, Frasnelli si è difeso alla grande, andando a chiudere ottavo, forse non

supportato al meglio dal compagno Renato Pasini. «Posso dire una cosa: sono contento della stagione che ho fatto, della buona costanza mostrata per tutto il corso dell’inverno – spiega Loris -. Certo, c’è il rammarico per non aver disputato la sprint iridata, mio vero obiettivo stagionale e dispiace non averla disputata da campione italiano, scelta tecnica che è stata assai dura da digerire. Altro rammarico è quello di aver solo sfiorato il podio ad Oberhof, al Tour de Ski, e di aver gettato alle ortiche una grande occasione nella sprint di Dobbiaco. Penso, ad ogni modo, di aver dimostrato il mio valore, anche con la team sprint mondiale, poi chiusa all’ottavo posto. La speranza è quella di poter continuare a correre e di poter arrivare a disputare i Mondiali di casa di Fiemme 2013». Per il finanziere fiemmese, quindi, si può parlare di occasione persa. E Per Cristian Zorzi? Il veterano fassano non è stato nemmeno preso in considerazione per un test in Coppa del Mondo, nonostante il titolo tricolore della team sprint conquistato in Primiero ed il bronzo della gara pursuit (sempre tricolore) di Forni Avoltri. Va bene il “largo ai giovani”, va bene tutto, ma non alla luce di certe scelte tecniche che hanno badato a tutelare atleti apparentemente senza titolo alcuno, quanto meno in riferimento all’inverno appena concluso. «Spiace perché sarebbe stato bello chiudere con la 50 km dei Mondiali di Holmenkollen, la capitale dello sci di fondo. Sarebbe stata una chiusura ideale per la mia lunga carriera, ma purtroppo non è andata così. Spiace, soprattutto, non aver nemmeno avuto l’occasione di giocarsi il posto, di provare a qualificarsi con una gara di Coppa del Mondo.

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Adesso? Per quanto mi riguarda un altro anno mi piacerebbe farlo, magari con la nazionale lunghe distanze. Altrimenti vedremo. La festa d’addio, per il momento, non è ancora in programma». Soprattutto di fronte ad atleti come Pietro Piller Cottrer, convocato a priori seppur mai coi primi per tutto il corso della stagione. “Zorro”, quindi, è stato privato a priori della possibilità di chiudere la stagione con la tanto sognata 50 km iridata di Holmenkollen (e visti i risultati, nel lotto dei cinque ci sarebbe potuto stare anche lui). Possibilità, invece, che è stata offerta alla fiemmese Antonella Confortola, che con la 30 km di Oslo ha detto “basta” alla nazionale maggiore e alla Coppa del Mondo, per dedicarsi ora alle lunghe distanze ed alla corsa in montagna, sua altra, grande passione. Nel suo caso, però sono stati gli infortuni altrui a garantirle il posto per la gara iridata, altrimenti scartata e lasciata a casa.


E pensare che Antonella, richiamata in Norvegia in extremis, ha conquistato il suo miglior piazzamento di sempre in una 30 km mondiale, fantastica nona. Il modo migliore per dare l’addio alle grandi competizioni, senza dimenticare il successo conquistato alla Engadin SkiMarathon poco dopo la rassegna iridata. Peccato, invece, per quella staffetta chiusa al quarto posto. Staffetta che Antonella non avrebbe dovuto correre, tanto meno col senno di poi. Fuori la Rupil per problemi fisici, la “signora Wyatt” è stata richiamata d’urgenza anche per la staffetta, lanciata al “massacro” quando si sarebbe potuto optare per altra scelta tecnica, con le conseguenti polemiche per l’esclusione di Magda Genuin, alternativa che avrebbe potuto garantire all’Italia una medaglia. La vera sorpresa della stagione, invece, risponde al nome del 26enne di Povo trapiantato a Moena Luca Orlandi, fantastico terzo nella classifica finale di Coppa Europa e autore di una stagione all’insegna della grande costanza. Il risultato del portacolori delle Fiamme Oro assume maggior peso e risalto soprattutto se si considera che gran parte dei risultati sono arrivati in tecnica classica, in quel passo alternato storicamente indigesto all’Itlalfondo. Risultati arrivati nel periodo tra la metà di febbraio e la metà di marzo, con tre poi nel massimo circuito continentale: vittoria nella 10 km classica di Rogla, secondo posto nella 15 km ad inseguimento (sempre in alternato) e terzo posto nella 15 km pursuit in tecnica classica di Ramsau. Una vera e propria “mosca bianca”, Orlandi, che però pare non essere destinato a compiere il meritato passo in squadra A, mai preso seriamente in considerazione. Infine, continua nel proprio processo di crescita e maturazione la giovane sprinter predazzana dei Carabinieri Gaia Vuerich, quest’anno non certo supportata dalla necessaria condizione, penalizzata da guai fisici. Ad ogni modo, Gaia ha potuto calcare il nobile palcoscenico di Coppa del Mondo e quello ancor più nobile dei campionati del mondo di Holmenkollen, dove Gaia ha preso parte alla sprint in tecnica libera, chiusa al 35.o posto. Il tempo, sicuramente non le manca. n

Antonella Confortola, Luca Orlandi, Gaia Vuerich, Cristian Zorzi e Loris Frasnelli atleti di punta del fondismo trentino

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L’INTERVISTA

a cura della redazione

In Trentino sci di alto livello Il bilancio sulla stagione invernale con l’assessore provinciale Tiziano Mellarini che ha un rapporto speciale con il mondo della neve

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on la stagione invernale 2010/11 alle spalle l’Assessore provinciale all’agricoltura, turismo, foreste e promozione fa il punto della situazione turistica delle località invernali trentine, svelandoci alcune anticipazioni sulla prossima annata e sulla sua passione per gli sci. Allora assessore si chiude la stagione invernale 2010/11. Come giudica il risultato delle nostre stazioni sciistiche? «È stata di certo una stagione positiva, anche se abbastanza particolare nel suo andamento. Da sottolineare è stato lo spostamento “in avanti” dei picchi di presenze. A fronte infatti di un dicembre che ha evidenziato una flessione degli arrivi, abbiamo registrato un forte recupero nel mese di gennaio, davvero ottimo in tutta la provincia. Le ragioni sono rintracciabili nella disposizione del calendario delle festività natalizie e della fine dell’anno combinate assieme a cattive condizioni meteorologiche che hanno penalizzato in particolare il “ponte” di Sant’Ambrogio, per tradizione momento di grande afflusso dei turisti lombardi. Ma le soddisfazioni sono arrivate anche dai nostri atleti trentini che si sono fatti valere negli sport invernali, con un fattore che mi inorgoglisce particolarmente». Quale? «Quello della forte crescita testimoniata dagli ottimi risultati dei giovani del settore sport invernali nelle gare Fisi. Il Trentino punta forte sul doppio ruolo dello sport, da una parte catalizzatore di attenzione e ottimo veicolo promozionale del turismo trentino e dall’altro – accanto alla scuola – grande momento formativo per i nostri ragazzi». Per quanto riguarda i grandi eventi, lei punta forte sui grandi eventi quale veicolo promozionale e anche qui abbiamo delle importanti novità. «Non solo grandi eventi. Anche le gare Fisi per i ragazzi sono importanti, ma certo l’evento internazionale offre una visibilità davvero incredibile. Ecco allora che – accanto a manifestazioni come i Campionati studenteschi dello scorso anno a Folgaria – abbiamo in programma altre manifestazioni, due su tutte. I Campionati mondiali di sci nordico della Val di Fiemme del 2013 e un grande ritorno, quello della 3tre di Madonna di Campiglio in veste di Coppa del Mondo di sci alpino il 19 dicembre 2012. Due eventi su tutti, che sottolineano l’alto livello delle nostre piste e delle nostre infrastrutture sportive». Parliamo della stagione invernale appena andata in archivio. Una stagione all’insegna delle novità sulle piste. «Certamente. Uno dei tratti distintivi di questa stagione è stato il debutto di alcuni impianti di risalita attesi da tempo che hanno trovato la propria realizzazione. La stagione 2010-11 ha salutato infatti il debutto di alcune infrastrutture molto importanti. A partire da Pejo 3000, che collega l’alta

quota con il centro della località turistica, il “Tulot” con la pista DoloMitica a Pinzolo, una risposta attesa per quanto riguarda il collegamento fra piste a centro abitato e un nuovo tracciato che è già “cult”. Infine i nuovi impianti a Folgaria, che aprono al versante veneto e che rinforzano quel progetto di rilancio di questa importante località turistica» In questo senso la provincia ha investito molto in queste nuove infrastrutture. Perché? «Beh, sappiamo che in un settore dinamico come il turismo chi si ferma è perduto. Dunque occorre investire continuamente per migliorare la qualità dei nostri servizi. Una politica di rinnovamento che non significa soltanto nuove piste, ma anche strutture all’avanguardia per funzionalità e sicurezza, due requisiti fondamentali in questo settore. Il tutto - lo voglio sottolineare - senza distogliere l’attenzione dall’ambiente e dalla sostenibilità delle nuove aree sciabili, perché siamo ben coscienti che, al di là di tutte le infrastrutture che possiamo immaginare, il nostro valore aggiunto e patrimonio fondamentale è rappresentato dall’ambiente, dalle Dolomiti, dalle nostre montagne. Infine, anche dal punto di vista della ricettività, c’è un forte processo di implementazione e modernizzazione della ricettività. La novità della scorsa stagione invernale era il club di prodotto Trentino Charme, con 12 strutture di alto livello (tra alberghi, resort, masi e agritur) dove passare vacanze indimenticabili. Oltre a ciò sono tanti gli alberghi recentemente rinnovati puntando ad innalzare il livello qualitativo, costruiti con le più moderne tecnologie ed eco-sostenibili». Mellarini e lo sci. Le piace sciare? «Certamente sì, è uno sport che fa parte del dna di tanti trentini, quasi una disciplina simbolo di questa provincia, strettamente legata al mondo della montagna. Un ottimo modo per tenersi in forma e vivere al 100% il mondo dell’alta quota a diretto contatto con la natura. Stesso discorso per lo scialpinismo che ci restituisce se possibile un rapporto con le nostre montagne ancora più vero e sentito». Dove e quando preferisce praticare questo sport? «Lo pratico appena posso, cercando di “distribuirmi” in maniera equa sul territorio trentino. Quest’inverno ho avuto modo di visitare diverse stazioni sciistiche trentine, spesso accompagnato dai responsabili delle Apt locali, anche per rendermi conto di persona della situazione delle piste, di criticità ed opportunità in una specie di monitoraggio che unisce l’utile al dilettevole». Di cosa ha bisogno il Trentino “invernale” per guardare con serenità al futuro? «Direi che abbiamo tutto per fare bene e lo stiamo facendo. Serve solo più convinzione dei propri mezzi, maggiore ottimismo e voglia di fare squadra, evitando talvolta di dividerci. Ma siamo sulla buona strada». n

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l’addio

Il guerriero Omar sotterra l’ascia

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l gigante dei campionati italiani di La Thuile di fine marzo è stato l’ultimo della carriera di Omar Longhi: “Sono scombussolato, devo ancora capire di essere al via di una nuova vita”. Il trentunenne del Passo del Tonale ha infatti deciso di chiudere così la sua carriera agonistica che in più occasioni l’aveva condotto alle porte del successo. Porte che però gli si sono sbattute in faccia sotto forma di ripetuti infortuni che con chirurgica sfortuna si sono presentati nei momenti meno opportuni. Prima il ginocchio, poi la schiena, poi di nuovo il ginocchio, come avvenuto nello scorso dicembre pochi giorni prima del gigante di Coppa del Mondo dell’Alta Badia, quello che sarebbe stato il suo ritorno nel massimo circuito internazionale, la dodicesima presenza personale. E proprio da lì aveva iniziato a maturare l’idea di alzare bandiera bianca. “L’infortunio di dicembre è stata una vera mazzata. Ma mi sono detto che avrei potuto rialzarmi ancora una volta e così ho fatto: ho recuperato a tempo di record e a

febbraio sono tornato sugli sci vincendo anche un gigante Fis a Bormio. L’obiettivo era quello di cercare la convocazione per il gigante di Kranjska Gora di inizio marzo, ma quando ho capito che non sarei mai stato preso in considerazione, ho realizzato che ormai le porte si erano chiuse definitivamente”. E da qua nasce il principale rammarico del finanziere solandro. “In questi anni ho dovuto sempre ripartire, costretto ogni volta a dimostrare il mio valore e le mie potenzialità nei circuiti Fis (sei vittorie) ed in Coppa Europa (un successo, tre podi). Alla lunga è un processo che logora anche a livello mentale, ma si sa che chi resta fuori dal ristretto circolo del gruppo nazionale principale avrà vita dura. Il rammarico è proprio quello di non aver mai potuto dare costanza ai miei risultati ed oggi che ho capito di essere ormai considerato “vecchio” credo sia meglio rinunciare alla carriera agonistica”. Ma Longhi vede il suo futuro ancora nel mondo dello sci. “Nei prossimi mesi cre-

Ultima gara ai tricolori di La Thuile per il finanziere del Passo del Tonale. Una carriera segnata da tanti infortuni e sfortuna che hanno oscurato il suo talento 12

di Luca Perenzoni

do che mi congederò dalla Guardia di Finanza per poi impegnarmi nella conduzione di Ski Emotion, uno sciclub creato insieme a due amici di Ponte di Legno (i fratelli Norman ed Elena Tagliabue, lei ex discesista azzurra) dove seguirò soprattutto l’aspetto agonistico dei tesserati”. Tornado invece ai suoi primi passi da giovane era più che una promessa. Nel 1994 vince lo slalom delle Selezioni Italiane per il Trofeo Topolino, nel 1995 vince il titolo italiano allievi di slalom speciale al Terminillo e nel 1997 concede il bis aggiudicandosi il tricolore di slalom aspiranti all’Abetone. Da ricordare poi che nel 2000 partecipò ai campionati mondiali juniores a Quebec, ottenendo l’11° in gigante e il 9° in slalom. n

LA CARRIERA IN BREVE 11 le gare di Coppa del Mondo alla quale ha partecipato. Migliori risultati: 20° nel gigante di Hinterstoder nel 2006, 29° nel gigante della Val Badia nel 2006, 29° nel gigante di Kranjska Gora nel 2010. 4 podi in Coppa Europa. Ha vinto il gigante in Val Thorens nel 2009, due secondi posti a San Vigilio di Marebbe nel 2006 e a Soldeu (Andorra) nel 2009, un terzo posto a Meribel nel 2010. 21 podi in gare Fis 6 vittorie in gare Fis a Bormio (2011), Abetone (2008), Ravascletto e Abetone (2005), Passo del Tonale (2004), Carona (2000).


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L’INTERVISTA

I

di Luca Perenzoni

Deflo non molla

l ritorno nel circuito maggiore sotto la nuova bandiera della Moldavia non si è trasformato subito in una festa. Ha faticato, Mirko Deflorian, nel corso dell’inverno. Un po’ come aveva faticato nel corso dell’autunno prima che la Fis approvasse il suo passaggio alla nuova nazionale, consentendogli di riprendere (quasi) subito confidenza con la Coppa del Mondo. Certo, dopo tante peripezie era difficile ipotizzare di tornare subito a tutta, considerando le stagioni passate a rincorrere e soprattutto la prolungata assenza dalle atmosfere e dalle tensioni dei massimi circuiti internazionali. Ed infatti il nuovo approccio al Circo Bianco è stato abbastanza brusco per il teserano seguito in ogni passo dall’amico prima che allenatore Furio Brigadoi. Tante le difficoltà: piste poco conosciute, specie quelle delle prove veloci, ruggine da togliere da muscoli e articolazioni, una forma mentis da ricostruire per adeguarla a tutti quegli elementi richiesti dal presentarsi al cancelletto di partenza di una gara di Coppa. Tanti ingredienti; impossibile sperare (ancor più credere) che potessero esserci tutti in bella mostra nella credenza del fiemmese. E così le prime uscite sono state poco felici, è arrivata anche qualche dura legnata, ma il binomio Deflorian - Brigadoi non si è di certo perso d’animo, anzi.

Il teserano-moldavo Mirko Deflorian ha chiuso la sua stagione faticando, ma è già pronto a ripartire “Credo che questo primo inverno sia servito soprattutto per tornare a fare esperienza, per capire nuovamente come vanno le cose in Coppa del Mondo e Coppa Europa, per prendere confidenza con piste che non conoscevo, per trovare i capisaldi su cui impostare il lavoro per la prossima stagione. Forse mi aspettavo qualcosa in più, ma in tutta onestà era difficile fare grandi progetti considerate le condizioni di partenza. Certo, arrivare al traguardo con distacchi pesanti dai migliori non è una sensazione piacevole, ma ribaltando il punto di vista possono essere considerati ulteriori stimoli per lavorare ancora - magari meglio - nel corso dell’estate e del prossimo autunno. Sicuramente c’è qualcosa da rivedere in vista del prossimo inverno, magari parteciperemo a meno discese, concentrandoci su superG e gigante, specialità quest’ultima che per poco non mi consentiva di entrare nei 30 proprio in Val Badia”. In ogni caso questo inverno non è stato

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fatto solo di delusioni, anzi. Il solo fatto di prendere parte per intero ai Mondiali di Garmisch Partenkirchen merita un capitolo non da poco nella storia sciistica del trentunenne fiemmese. E proprio sulle nevi di Baviera è maturato il 14imo posto nella supercombinata iridata: un piazzamento magari non da stropicciarsi gli occhi, ma che ha consentito al fiemmese di tenere in mostra per diversi minuti i propri colori nel “leader corner” della seconda manche. Un po’ di promozione per sè, per la Valle di Fiemme, per il Trentino, per la Moldavia: insomma, in attesa di maggior fortuna, già questo può essere considerato un successo. un’esperienza che Mirko ha potuto concretizzare anche ad alcune persone che hanno fortemente creduto in lui, come Pietro Degodenz, come gli altri due allenatori Fabiano Ventura e Stefano Brigadoi che lo hanno seguito in alcune trasferte, ed ancora come Mauro Dallavalle del Gruppo Alpin Srl che gli ha addirittura messo a disposizione una Renault Koleos per tutta la stagione. E poi, diciamocelo. Per i tanti amici del Deflo, già la possibilità di vederlo in gara e di ritrovare al parterre la sua figura allegra ed a volte scanzonata è di per sè un piacere non da poco. A tutto il resto, Mirko e Furio ci stanno già pensando. n


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di Matteo De Vettori

Battesimo internazionale Matteo De Vettori si racconta: dalla convocazione ai mondiali juniores alle prime Coppa Europa, passando per un’argento ai tricolori juniores di slalom

C

iao, sono Matteo De Vettori, ci tengo a ringraziare “SciA In Trentino”, per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Ho cominciato a sciare all’età di tre anni a Folgaria. Da subito mi innamorai di questa disciplina e iniziai a portare avanti questa passione anche a livelli agonistici. All’età di sei anni feci la mia prima gara e, subito colpito dall’emozione e dall’adrenalina di questo sport, capii che quella era la mia strada. Seguito dall’allenatore Paolo Bertoldi, al secondo anno baby mi misi in luce, vincendo prima i campionati regionali trentini, poi il trofeo nazionale Pinocchio Sugli Sci. Negli anni seguenti continuai a confermarmi tra i migliori atleti a livello trentino con i soliti alti e bassi. Cambiata la categoria i giochi si fecero più difficili, ma aiutato dal mio allenatore Moreno Zeni, con cui instaurai subito un rapporto speciale, affrontammo le difficoltà di una stagione nera nel migliore dei modi vincendo il titolo trentino di slalom gigante proprio nell’ultima gara. Anche nella stagione seguente riuscii a riconfermarmi a livello trentino vincendo il titolo di slalom speciale. Nell’ultimo anno della categoria allievi, ottenendo dei buoni risultati, riuscii a guadagnarmi un posto nella squadra del Comitato Trentino. Entrato nella categoria Giovani, in cui si inizia a respirare un clima agonistico e di professionalità, fu subito molto dura, e con il supporto tecnico di Andrea Sonda riuscii a difendermi e ad ottenere alcune buone soddisfazioni in discesa libera e in slalom. Terminata la stagione, ebbi un infortunio che mi costrinse a letto un mese. I tempi di recupero furono piuttosto lunghi e impegnativi, ma grazie alla mia determinazione e all’aiuto dell’allenatore tornai sugli sci per affrontare la preparazione estiva. Dopo aver ripreso la forma, come se non fosse bastato,

alla fine di settembre, caddi durante un allenamento di slalom e mi ruppi i legamenti della caviglia sinistra. Riuscii a rimettermi in sesto appena in tempo per la stagione, che si sarebbe rivelata poi una delle peggiori. Grazie all’aiuto dei miei due allenatori, Andrea Sonda del comitato trentino e di Luca De Toffol dello sci club, riuscii a vincere il titolo trentino di super gigante dando così una nota positiva alla stagione. Terminati quindi i due anni della categoria aspiranti, entrarono a far parte dello staff tecnico del Comitato Trentino maschile i due allenatori Enrico Vicenzi e Alessandro Finazzer. Si rivelarono subito due ottimi tecnici, capaci di collaborare nel migliore dei modi. Da subito cominciammo a lavorare in maniera ottimale con lo sci estivo continuando a cambiare i luoghi degli allenamenti e anche aiutati dal bel tempo. Alla prima uscita mettemmo in chiaro gli obiettivi che i due coach avevano in mente per la stagione e per noi. Anche la preparazione atletica, seguita da Mauro Pancheri, a cui va un saluto speciale per la pazienza che usa con me ogni giorno, mi ha portato ad un’ottima forma fisica dall’inizio alla fine dell’inverno. La stagione appena conclusa ha avuto un inizio un po’ fiacco ma sempre in crescendo. La prima soddisfazione è giunta dalla trasferta a Solda per le FIS Giovani in cui mi sono classificato decimo in slalom, ma il primo podio in questo circuito è arrivato a Caspoggio, con un secondo posto nella discesa libera. Con i risultati ottenuti durante la stagione mi sono poi guadagnato un posto per i mondiali Junior nelle discipline veloci che si sono svolti a Crans-Montana, dove in Super G ho ottenuto un venticinquesimo posto. In seguito sono arrivate anche le convocazioni per le gare di Coppa Europa di velocità in Val Sarentino e a

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Roccaraso. Ho concluso quindi con soddisfazione questa stagione, arrivando undicesimo ai campionati italiani assoluti di discesa libera che si sono svolti a La Thuile e con il secondo posto ai campionati italiani giovani di slalom a Pila, una splendida medaglia d’argento. Fin da piccolo ho praticato svariati sport tra cui nuoto, tennis, lotta greco – romana, basket, atletica, calcio, i quali hanno contribuito alla mia maturazione sia mentale che fisica. Mi piace molto ascoltare la musica in particolare quella hip-hop/rap ma non disdegno anche altri generi. Sono sempre molto impegnato con allenamenti, trasferte e gare, ho poco tempo da dedicare a me stesso, così quando sono a casa cerco sempre di passare il maggior tempo possibile con gli amici cercando di non dimenticare la scuola. Le persone a cui mi ispiro e che mi hanno sempre aiutato nei momenti di difficoltà senza mai mettermi pressioni di alcun genere, se non quella di studiare, sono i miei genitori; nello sport invece mi ispiro a Valentino Rossi, poiché appare sempre una persona umile nonostante possa vantare di innumerevoli vittorie. Colgo l’occasione per fare un saluto speciale a tutti i miei amici dello sci e ringraziare tutto il gruppo del Comitato Trentino che avendo creato un clima di serenità e unione ha contribuito al raggiungimento di queste soddisfazioni. Un saluto infine ai miei allenatori attuali e passati Paolo Bertoldi, Moreno Zeni, Andrea Sonda, Luca De Toffol, Enrico Vicenzi e Alessandro Finazzer e anche a degli amici speciali quali Luca Caliari, Giovanni Marcon, Andrea Pizzini, Nicholas Benatti e a tutti i compagni del comitato. Ringrazio infine il mio sci club Brentonico Ski Team che mi ha sostenuto dalla categoria ragazzi fino ad oggi. n



ANALISI

di Giampiero Vinante

Matteo Battocchi

Alessandro Finazzer

Scommessa vinta L

a decisione presa la scorsa estate di rivoluzionare le squadre agonistiche del Comitato Trentino del settore sci alpino è stata un bell’azzardo. Non nascondo che la scelta effettuata con la Commissione Sci Alpino di cambiare gli allenatori e di assoldarne due di nuovi, puntando su un team di alteti decisamente giovane e con poca esperienza ci ha messo un po’ d’ansia. Soprattutto perché alla fine quello che contano sono i risultati e confrontarsi con avversari con qualche anno in più di esperienza soprattutto fra gli aspiranti e juniores poteva portarci delusione e anche critiche. Invece, risultati alla mano, messi ormai gli sci in soffitta, possiamo proprio essere soddisfatti di quanto fatto dai nostri ragazzi e dai nostri allenatori, che fra l’altro con il cambio hanno ritrovato interessanti motivazioni. Un ringraziamento particolare lo voglio dunque rivolgere ai tecnici della squadra, ovvero Enrico Vicenzi e Alessandro Finazzer per i team maschili, quindi Andrea Sonda e Angelo Tavernaro per quelli femminili. La sorpresa stagionale è senza dubbio rappresentata dal roveretano Matteo De Vettori, che ha chiuso un inverno più che positivo centrando una medaglia d’argento in slalom ai campionati italiani di Pila, ma soprattutto si è piazzato all’ottavo posto assoluto nella graduatoria giovani, il primo in Italia dell’anno 1993, ha esordito in Coppa Europa ed ha partecipato ai campionati mondiali juniores di Crans Montana. Si tratta di un atleta particolarmente interessante, anche per la sua polivalenza.

Timothy Bonapace

Sempre in campo maschile si è ben comportato anche Alessandro Finazzer, con tanti piazzamenti, risultando il quinto migliore in Italia del suo anno, anche se gli è mancato l’acuto stagionale, ma vista la sua giovane età sono convinto che si riscatterà l’anno prossimo. Bravi anche Matteo Battocchi del Campiglio Ski Team e gli aspiranti Davide Da Villa, uno fra i migliori slalomisti della sua età e Giovanni Pasini, per lunga parte della stagione il miglior aspirante d’Italia. Purtroppo ai campionati italiani, disputati a metà aprile, non sono arrivati

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nelle migliori condizioni di forma. Ma sono sicuramente due atleti su cui puntare per il futuro. Ma anche il resto del gruppo, con normali alti e bassi, ha lavorato bene con dedizione e passione e sono convinto che i risultati si vedranno sin dal prossimo anno. Inverno 2012 nel quale attendiamo anche il rientro dello sfortunato Andrea Chiesa, che si era infortunato a Peio dovendo chiudere anticipatamente la stagione proprio quando stava attraversando un eccellente momento di forma. Non possiamo poi dimenticare gli atleti


Giovanni Pasini

La scelta azzardata di rivoluzionare le squadre e di affidarsi ad un team giovane ha comunque portato risultati insperati. In estate partirà un progetto di rilancio dello sci alpino

Cinzia Delugan

dell’Agonistica Campiglio, che pur allenandosi per conto proprio, difendono sempre i colori del Comitato Trentino, in particolare Pietro Franceschetti uno dei migliori sciatori del 1993 in Italia e Anika Anna Angriman, vicentina di passaporto, che ha vinto una medaglia d’argento in slalom ai campionati italiani aspiranti, risultando la quarta miglior aspirante d’Italia. Passando così al team femminile forse ci aspettavamo di più, seppure con l’attenuante di infortuni e sfortune varie. Andrea Cailotto e Giulia Mattielli, pur

dimostrando il proprio talento, si sono espresse a corrente alternata, Sara Maistri è incappata nell’ennesimo infortunio. Fra le aspiranti chi ha bruciato le tappe è senza dubbio Miriam Rasom, che ha sfiorato una medaglia ai campionati italiani aspiranti, disputando un finale di stagione decisamente interessante. Peccato poi per il grave infortunio di Natalie Rizzoli, che fortunatamente è ritornata in pista proprio negli ultimi appuntamenti stagionali. Per le altre componenti delle squadre del Comitato una stagione nella quale è stata fatta tanta

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esperienza e servirà sicuramente per il prosieguo. Un’altra iniziativa che sta dando dei frutti insperati, per la quale mi assumo con orgoglio una certa paternità assieme ai componenti della commissione e in particolar modo ai referenti diretti Marco Peterlini e Paola Toniolli è il progetto Children. Da due anni ormai si è deciso di prevedere dei raduni collegiali con i più forti ragazzi e allievi, cercando così di condividere una linea tecnica comune e anche per cercare di fare gruppo. Il progetto funziona davvero bene e dopo la straordinaria stagione 2009/2010 che portò tante medaglie proprio da queste categorie, ne sono arrivate altre tre quest’anno grazie a Laura Pirovano, Pascal Rizzi e Davide Parisi. Si tratta sicuramente di un progetto che verrà ulteriormente sviluppato dal prossimo anno, assieme a tante interessanti novità che si stanno profilando proprio in questi mesi. Grazie al grande lavoro di tessitura e di reperimento di risorse da parte del presidente di Comitato Angelo Dalpez, con il sostegno in primis della Provincia Autonoma di Trento, sta per nascere un progetto triennale di rilancio del settore sci alpino, ma anche delle altre discipline. Insomma ci sono tutte le credenziali per lavorare bene e con tanta qualità nei prossimi anni, consentendo altresì al Comitato di diventare sempre più un organismo strategico nel nostro movimento e la speranza personale è che si instauri una maggiore collaborazione anche con gli sci club territoriali. Anzi son convinto che sarà così. n


analisi

di Marco Zoller

Anche in questo inverno su 12 gare giovanili disputate in 10 occasioni il Comitato Trentino di fondo è risultato il migliore d’Italia. Un segnale che si sta lavorando bene

N

on è mai facile riconfermarsi. In che non sono mancate le medaglie di tema calcistico ne sa qualcosa legno e piazzamenti a ridosso del podio l’Inter che ha faticato non poco con distacchi minimi, ma lo sport è anquest’anno. Il Comitato Trentino di fonche questo e non ci lamentiamo di certo. do invece è riuscito a mantenere i risulSenza dubbio Gaia Vuerich, juniores tati dell’ultimo decennio, nel corso del dalle belle speranze, continua a rapprequale come medaglie vinte ai campiosentare la punta di diamante del nostro nati italiani e come risultati complessivi movimento giovanile. siamo risultati il primo Comitato d’ItaNon è un caso che sia stata convocata lia. Anche quest’anno è stato così e la per i campionati mondiali di Oslo e che testimonianza viene da un dato certo, ovvero che su 12 gare giovanili fra Ng e tricolori in ben 10 siamo saliti sul gradino più alto del podio. Questo significa che il lavoro di gruppo è di eccellente qualità e questo grazie ad uno staff tecnico collaudato, formato dall’allenatore responsabile Paolo Debertolis e dagli altri tecnici Marco Baldo, Attilio Dellagiacoma, Mirco Filippi, Fernando Pedergnana e Mario Varesco. Le medaglie giunte anche quest’anno dal settore fondo sono in totale 29, delle quali 13 da atleti del Comitato Trentino fra gare individuali e staffette ed 8 da atleti del gruppo under 23, quindi presumibilmente quelli che rappresentano l’immediato futuro del fondo azzur- In alto da sinistra Pietro Valorz, Giordano Passerini. ro. Bisogna altresì sottolineare Qui sopra, Tomaso Fedel e Andrea Titta

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abbia partecipato a parecchie gare di Coppa del Mondo. Deve ancora lavorare tanto per affermarsi, ma le aspettative ci sono tutte. Per quanto riguarda gli atleti del Comitato le gare più rappresentative sono state la tappa trentina di campionato italiano a Lago di Tesero, con ben 5 medaglie per il Trentino ed ancora la grande soddisfazione della vittoria e del terzo posto nella staffetta giovani maschile a Slingia, in Alto Adige. I migliori risultati sono giunti dalle categorie juniores con i vari Ruben Bozzetta, Paolo Fanton, Giandomenico Salvadori, Mario Roncador, Mauro Brigadoi, Nevio Zeni, Gaia Vuerich, Stefania Zanon e Pietro Valorz mentre fra gli aspiranti abbiamo faticato un tantino in più rispetto alle altre rappresentative. Ma questo non vuol dire nulla. L’esperienza di tanti anni ci ha insegnato che non è sempre detto che chi va forte da giovane Ne troviamo un esempio proprio nel nostro atleta Giandomenico Salvadori che nelle ultime due stagioni ha fatto davvero passi da gigante parallelamente alla sua maturazione fisica e tecnica. Oltre al campionato italiano


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Da sinistra in senso orario: Manuel Simion, Stefania Zanon, Ruben Bozzetta, Valeria Deflorian e Giulia Sturz

sprint e a tecnica libera andato in scena a Lago di Tesero grazie all’eccellente organizzazione dell’Unione Sportiva Cornacci, l’Unione Sportiva Primiero San Martino a fine stagione ha allestito una gara del circuito Nazionale Giovani, contraddistinguendosi anche in questa occasione per capacità organizzative. In autunno inoltre avevamo presentato con un pizzico d’orgoglio due novità regolamentari ed organizzative, ovvero l’introduzione delle gimkane per tutte le categorie giovanili che è stata accolta con entusiasmo da tutto il nostro movimento, seppure con qualche modifica da adottare nelle prossime annate, e la Marcialonga Young per allievi, aspiranti e juniores lo stesso giorno della prestigiosa gran fondo. Una gara che è piaciuta e che ha dato l’opportunità alle giovani promesse trentine ma non solo di affrontare, su percorso ridotto, lo stesso teatro dei big impegnati poche ore dopo in una delle classiche dello sci.

Un altro esperimento che troverà sicuramente seguito nelle prossime stagioni. In conclusione un grazie particolare lo voglio rivolgere al presidente del Comitato Trentino Angelo Dalpez per la sua attenzione nei confronti della nostra realtà e per le risorse che è riuscito a metterci a disposizione, ma anche ai Gruppi Sportivi Militari che collaborano sempre con noi e in particolare il Corpo Forestale che anche nell’ultimo inverno ci ha garantito il distacco dei due allenatori Marco Pedergnana e Fernando Pedergnana, una scelta che ci consente di lavorare con maggiore serenità potendo contare su tecnici preparati. Seppure la neve sia praticamente già sciolta per noi ora inizia il lavoro di programmazione e la speranza è quella di poter concretizzare alcuni progetti legati al Comitato che abbiamo in cantiere e per i quali si è interessato in prima persona il nostro presidente Angelo Dalpez. n

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analisi

di Roberto Brigadoi

La stagione del biathlon trentino non ha portato medaglie, ma il progetto “Two Sport One Passion” funziona e sarà incrementato

Vivaio da coltivare D

ue sport, una sola passione. È il leit motiv che da alcune stagioni accompagna un progetto ambizioso che coinvolge l’intera Val di Fiemme. L’obiettivo è quello di creare un vivaio importante per il biathlon, disciplina spettacolare ed entusiasmante, ma che in Trentino negli ultimi anni fa fatica a decollare. Il progetto è coordinato da Lucia Rocca e quest’anno ha coinvolto tre società fiemmesi con discreti risultati. È indubbio che la mancanza di un poligono fisso è decisamente limitante e sicuramente la presenza di una struttura sarebbe automaticamente un volano promozionale. In chiave lavori per i Mondiali 2013 sembra sia la volta giusta e che nei lavori di Lago di Tesero sia incluso il tanto atteso poligono e, probabilmente, anche una pista da skiroll per gli allenamenti estivi e autunnali. Se infatti nell’ultimo inverno gli aderenti al progetto “Two Sport One Passion” erano una decina questa opportunità che si sta delineando riuscirebbe sicuramente ad incrementare il numero di giovani biathleti, e come conseguenza non mancheranno sicuramente i risultati. Detto questo devo ringraziare sia la coordinatrice dell’iniziativa Lucia Rocca, sia l’allenatore Giancarlo Dellantonio che con tanta professionalità e lavoro certosino ha creato e motivato un gruppo interessante. Il Team Trentino di biathlon quest’anno era composto dagli allievi Veronica Nones e Lorenzo Tomio, entrambi del Gruppo sportivo Castello di Fiemme, quindi da 6 giovani atleti inseriti nella categoria ragazzi, nel dettaglio Simone Degodenz e Josef Vinante della Cornacci, Martin Moser e Nicolò Nones del Gruppo Sportivo Castello di Fiemme, Alex Dellantonio e Mattia Felicetti della Dolomitica. Il gruppo agonistico ha partecipato alla Biathlon Cup in Alto Adige, ottenendo buoni risultati e in particolare con Veronica Nones che ha centrato ben due secondi posti. Purtroppo nell’appuntamento più importante della stagione, ovvero i campionati italiani di categoria in Val Martello di febbraio è andato tutto storto e siamo tornati a casa senza medaglie. Ma le sconfitte servono anche per maturare ed ecco che in questi mesi proseguiremo con l’allenamento del team esistente, ma altresì continueremo nella promozione per far avvicinare nuovi giovani e per far conoscere sempre più questo magnifico sport. Una menzione la voglio dedicare ai campionati trentini che si sono disputati a Lago di Tesero. C’è tanta voglia di biathlon ed è stata discreta pure la partecipazione nella gara revival. Fra l’altro proprio alle gare provinciali hanno partecipato per la prima volta anche Caterina Piller della Dolomitica ed Alice Necchi del Gruppo sportivo Castello di Fiemme, che dal prossimo inverno potrebbero entrare a far parte del progetto “Two Sport One Passion”. E se qualche giovane, anche non fiemmese, avesse desiderio di cimentarsi con questa entusiasmante disciplina (ricordo che i piccoli sparano ad aria compressa) siamo a loro completa dispozione. Basta che contatti uno sci club della Val di Fiemme, i cui numeri si trovano sull’Agenda Fisi e sul sito www.fisitrentino.it, oppure direttamente l’U.S. Dolomitica di Predazzo all’ indirizzo e-mail dolo@usdolomitica.it che è la Società che coordina il Progetto. n

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ANALISI

di Silvio Dondio

Record storico Con i tricolori di Chiesa Valmalenco si è chiusa la stagione dello snowboard che ha portato al Trentino addirittura 20 medaglie ai campionati italiani, senza dimenticare poi la straordinaria annata di Alberto Schiavon

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o snowboard Trentino ha chiuso la stagione in bellezza, generando euforia, entusiasmo e molta soddisfazione da parte degli atleti, allenatori e dirigenti. Ed io in prima persona non posso che esultare ed essere orgoglioso di far parte di questa famiglia di “bregari” in seno al Comitato Trentino. Le 20 medaglie ottenute ai campionati italiani di Chiesa Valmalenco oltre a lasciare tutti a bocca aperta sono il risultato di tanta dedizione, programmazione e lavoro. Si tratta di un record storico che ci servirà sicuramente da stimolo per proseguire in questa direzione.

LE 20 MEDAGLIE D’ORO AI TRICOLORI ORO

Mirko Felicetti (Monti Pallidi) Gigante Parallelo Junior Jessica Felicetti (Monti Pallidi) Snowboardcross Femminile Emil Zulian (Ski Team Fassa) Half Pipe Allievi Emil Zulian (Ski Team Fassa) Slopestyle Allievi Giorgia Locatin (Ski Team Fassa) Slopestyle Allieve Nicola Liviero (Monte Baldo Snowboarding) Half Pipe Ragazzi Nicola Liviero (Monte Baldo Snowboarding Snowboardcross Ragazzi Francesca Pasetto (Monte Baldo Snowboarding) Snowboardcross Ragazze

ARGENTO Giorgia Locatin (Ski Team Fassa) Half Pipe allieve Alice Lombardi (Monte Baldo Snowboarding) Snowboardcross Ragazze Gabriella Dallaglio (Monti Pallidi) Snowboardcross Allieve BRONZO

Nicola Liviero (Monte Baldo Snowboarding) Slopestyle Ragazzi Nicola Ganz (Monti Pallidi) Slopestyle Allievi Ilaria Collini (Campiglio Ski Team) Slopestyle Femminile Gabriella Dallaglio (Monti Pallidi) Slopestyle Allieve Gabriella Dallaglio (Monti Pallidi) Gigante Allieve Francesca Pasetto (Monte Baldo Snowboarding) Slopestyle Ragazze Francesca Pasetto (Monte Baldo Snowboarding) Halfpipe Ragazze Alice Lombardi (Monte Baldo Snowboarding) Gigante Ragazze Nicola Liviero (Monte Baldo Snowboarding) Gigante Ragazzi

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Il nostro impegno era iniziato in autunno con uscite in ghiacciaio programmate e seguite da Elia Detomas il nostro allenatore per le categorie Giovani, mentre la stagione agonistica è iniziata a dicembre con un ricco calendario di gare Fis e della Triveneto Cup. Quest’anno il circuito supercollaudato Triveneto Cup ha avuto un format diverso rispetto agli altri anni, visto che nel programma sono state inserite 6 gare di alpino 5 boardercross , 1 slopestyle e 3 big air, per un totale di 15 gare (2 annullate per problemi atmosferici). Per la prima volta è stato scelto in via sperimentale la stesura di classifiche separate per specialità. E così a fine stagione, in occasione dell’ultima gara in programma sul col Rodella a Campitello di Fassa, si sono designati i campioni di disciplina alpino, di boardercross, e di freestyle per tutte le categorie previste dalla Fisi. Nella stessa occasione sono stati premiati i campioni trentini e le 3 società trentine più valenti... Ne è uscita una festa dello snowboard in un contesto ambientale dolomitico da favola, una giornata splendida ed una gara di boardercross organizzata perfettamente da Elia Detomas e dal suo staff. L’altra novità di quest’anno, anche questa in via sperimentale, è stata introdotta nelle gare di boardercross, con l’inserimento dell’ordine di partenza e con una classifica separata per lo skicross, la disciplina che la Fisi ha deciso di accorpare allo snowboard e che in futuro prenderà sicuramente campo. I risultati degli atleti trentini non hanno tardato ad arrivare, confermando la vali-


dità della nostra formula nell’indirizzare fin da cuccioli a partecipare a tutte le gare, sia con tavola hard che soft. Ed è la filosofia della Triveneto Cup, che dedica attenzione a tutte le specialità dello snowboard e in particolare alle categorie giovanili. In effetti nelle classifiche finali della Triveneto Cup il trentino ha sempre fatto podio specialmente nelle discipline freestyle e snowboardcross. Per quanto riguarda invece i nostri giovani, la squadra Comitato oltre alla Triveneto Cup ha seguito anche una parte del circuito Fis e Coppa Europa, impegnando sia gli atleti sia l’allenatore a lunghi spostamenti infrasettimanali. Anche in queste competizioni ad alto livello non sono mancate le soddisfazioni con buoni risultati. Non possiamo dimenticare poi la magnifica stagione dei nostri atleti più rappresentativi, ovvero il campiglia-

no Alberto Schiavon, che ha vinto ben due gare di Coppa del Mondo quest’anno a Chiesa Valmalenco e a Telluride nel team events in coppia con Luca Matteotti. Positiva anche l’annata del moenese Mirko Felicetti, che ha recuperato dopo l’infortunio di inizio stagione, disputando una buona annata con il gruppo Coppa Europa. La soddisfazione maggiore è poi arrivata dalla lunga trasferta a Chiesa Valmalenco ad inizio aprile in occasione dei Campionati Italiani Assoluti e delle categorie Ragazzi e Allievi. È stata una settimana incredibile dove le medaglie arrivavano giorno per giorno. In quella occasione si è potuto vedere del buono e sano agonismo anche nelle categorie più giovani, e per questo va un plauso da parte del Comitato Trentino e mio personale oltre naturalmente agli atleti, ai preparatori e

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allenatori che con la loro professionalità e costanza hanno permesso questo straordinario successo. Sono ben 8 le medaglie d’oro, 3 quelle d’argento e 9 di bronzo centrate. Credo fermamente che gran parte del merito vada anche a quelle persone che hanno preparato e seguito costantemente questi ragazzi, mettendoci molta passione. Fra questi l’allenatore del Comitato e dello Ski College di Pozza di Fassa Elia Detomas, quindi l’allenatore del Monte Baldo Malcesine Francesco Lombardi e quello dello Ski Team Fassa Erik Dantone. Questi risultati dimostrano che stiamo lavorando bene e che siamo sulla giusta strada. Sono convinto che le medaglie vinte siano uno sprono per ravvivare l’entusiasmo e la passione per questo meraviglioso sport , lo snowboard. n


neveFresca

Valtellinesi pigliatutto

di Ugo Merlo

Si è chiusa una stagione ricca di spunti con i valtellinesi assoluti dominatori anche in Coppa delle Dolomiti, ma non tanti giovani trentini in evidenza

C

on una memorabile edizione del PalaRonda Ski Alp, si è chiusa in Trentino la stagione della gare dello sci alpinismo per la stagione 20102011. L’apertura era stata all’insegna della Coppa delle Dolomiti e novità assoluta con una gara dedicata solo ai giovani, il Memorial Fabio Stedile disputatosi il 12 dicembre sulle nevi del Passo Rolle, nel Parco Pale di San Martino Panneggio. Inverno che si è chiuso sempre con la Dolomiti, nello stesso Parco sulle nevi dello straordinario scenario delle Pale di San Martino, che hanno offerto in tutta la loro suggestione una giornata da ricordare. Questa gara, grazie alla bellezza del suo percorso, e alla bravura della squadra guidata da Mariano Lott, potrà diventare una classica del calendario delle gare internazionali. La stagione è stata caratterizzata dalla generale crescita del movimento e grazie alle abbondanti nevicate di novembre e dicembre in alta quota, i tracciati sono sempre stati all’altezza delle caratteristiche fissate dai regolamenti. Sono in alcuni casi si è dovuti ricorrere a percorsi di riserva, come nel campionato italiano di Cima d’Asta, per via del brutto tempo, ma le montagne del Tesino ed in generale quelle del Trentino sono generose. Va sottolineata poi, la competenza delle collaudate or-

ganizzazioni. La Coppa delle Dolomiti si è svolta in sei gare, con cinque valide per la classifica finale essendo stata la prima solo per le categoria giovanili. Una Dolomiti più leggera che ha perso gare quali la Sellaronda, la Pizolada, la già citata Lagorai Cima d’Asta, la Ski Alp delle Dolomiti di Brenta, che hanno proseguito il loro cammino in modo indipendente. Tutte sono state disputate regolarmente e con la consueta competenza, è mancato per queste competizioni di cui molte fondatrici della stessa Dolomiti, quel filo conduttore, che a nostro modesto avviso era un valore aggiunto. Si è affacciata inoltre sulla scena una nuova competizione, il Trofeo Kreuzspitze, dedicato alla memoria dell’alpinista Waler Nones, di Sover, che ci ha lasciato prematuramente vittima l’autunno scorso sul Cho Oyu. Venendo ai protagonisti la Coppa delle Dolomiti è stata dominata dagli sci alpinisti lombardi. Tra le donne c’è stata l’affermazione di Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini le due regine dello sci alpinismo nazionale, di Bormio, che hanno smesso con le impegnative gare internazionali dedicandosi ad uno sci alpinismo agonistico fatto, sempre in coppia, anche nelle prove singole e all’insegna del facciamo le gare che ci piacciono.

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Hanno apprezzato, ma non poteva essere altrimenti, le nostre montagne, le nostre gare e l’organizzazione dei trentini, che diciamo noi hanno contribuito in questi anni a far crescere il movimento dello sci alpinismo. Le due valtellinesi hanno imposto la loro legge, senza mai un cedimento, sono su di un altro pianeta, almeno in Italia ed hanno vinto assieme la Pitturina Ski Race, saltando solo il Tour de Sas vinto dalla sempre ottima, quando gareggia Orietta Calliari. Nella Ski Alp della Val Rendena, è stata classificata prima la Martinelli, poi nella fantastica giornata dello Ski Rai dell’Adamello, vinta dalla coppia franco-spagnola RouxMirò hanno consolidato le posizioni e nel Palaronda, la Pedranzini ha preceduto d’un soffio l’amica finendo il challange alla pari e divedonsi il primo gradino del podio. Le donne del Trentino nella 19ª Dolomiti, a seguito dello stop per maternità di Maddalena Weger e delle poche gare fatte dalla Calliari, che sta concludendo la sua splendida carriera agonistica, hanno subito le lunari Martinelli Pedranzini, dovendo accontentarsi della posizioni alle loro spalle. Sta però crescendo la giovane Elena Nicolini, la Zanon è rientrata alle gare dopo uno stop iniziale ed è sempre combattiva, mentre Nadia Scola che si è guadagnata il titolo di campio-


Tanti tifosi in quota Fra le note liete di questa stagione non si può non ricordare quanto accaduto all’Adamello Ski Raid, penultima tappa di Coppa delle Dolomiti. La competizione che si sviluppa in gran parte sul territorio trentino ha infatti aperto una nuova pagina nel mondo dello sci alpinismo. Ci ha piacevolmente sorpreso vedere tanta gente sul tracciato di gara, quantificata in circa 2500 appassionati dislocati nei tratti più significativi, basti pensare che dalle 5.30 di domenica mattina (orario di apertura straordinario della cabinovia Paradiso) alle 7.30 sono stati registrati 2000 passaggi, esclusi i possessori di skipass stagionale e la gente che è salita il sabato e che ha dormito nei vari rifugi. Non esageriamo dunque a dichiarare che hanno seguito la gara in quota circa 2500 appassionati. Una cifra che solo poche gare al mondo (Pierra Menta, Patrouille des Glaciers e Mezzalama) riescono a far registrare. Ed anche al PalaRonda Ski Alp tanti appassionati hanno approfittato della gratuità della Funivia Rosetta, per salire sull’altopiano delle Pale di San Martino a fare il tifo. Un alto traguardo superato dal circuito Coppa delle Dolomiti e dalle sue gare.

nessa trentina quando gareggia sa mettersi sempre in evidenza. Tra gli uomini, il fortissimo Guido Giacomelli pure lui della Valtellina saltata la Pitturina dove hanno vinto l’alto atesino Friedl Mair ed il lombardo Matteo Pedergnana, ha vinto tutte le restanti gara, correndo nelle coppie con il bravissimo Lorenzo Hozknecht. Un dominio netto, quello di Giacomelli, che ha bissato il successo del 2010. Giacomelli ha dominato la Ski Alp della Rendena, l’Adamello con Holzknekt e il Palaronda, facendo sempre la lepre davanti a tutti dal primo all’ultimo metro. Anche il secondo ed il terzo gradino del podio della Dolomiti è targato Sci Club Alta Valtelina, con Daniele Pedrini abbonato quest’anno al secondo posto e terzo Matteo Pedergnana. Da sottolineare il ritorno di un Pedrini sul podio della Dolomiti. Daniele è nipote del grande Chicco, che vinse il trofeo allora dedicato a Fabio Stedile nel ’95 e ‘96 in coppia con Fabio Meraddi e poi nel 1998. Fuori dal podio i nostri, con quarto Ivo Zulian, quinto Thomas Martini, sesto Riccado Dezulian, settimo Davide Galizzi, seguito da Alex Savadori. Da sottolineare come siano in crescita alcuni giovani, che speriamo possano raccogliere l’eredità di Franco Nicolini, Mirco Mezzanotte, Carlo Battel e Martin Riz. Questi giovani sono Alex Salvadori e

Due episodi da ricordare Il primo poco sportivo capitato alla Lagorai Cima d’Asta, Nadia Scola che con le donne era partita prima è stata superata dal coriaceo Damiano Lenzi con poca cavelleria. Il secondo positivo accaduto al PalaRonda, che ha visto protagonista Sabrina Zanon, in difficoltà. La campionessa dell’Alto Adige Andrea Innerhofer nel superarla si è fermata e le ha offerto un gel energetico. Questa è la faccia bella dello sci alpinismo, che richiama la solidarietà prima dell’agonismo.

Davide Galizzi e anche Thomas Trettel, che al PalaRonda si è guadagnato il titolo di campione trentino di sci alpinismo. Non ci possiamo poi dimenticare degli ancor più giovani Federico Nicolini, Gian Luca Vanzetta, Mirko Ferrari e Simone Bettega, ed ancora Elisa Antiga e Stefania Casari. Un sestetto su cui puntare che sembra proprio garantirci tante soddisfazioni per il futuro. Non ci dimentichiamo poi di Camillo Campestrin dello Sci club Cima Dodici, che ha vinto il titolo italiano master sia individuale, sia a coppie con Roberto Panizza dell’Adamello Ski team. Nel Sellaronda Ski Marathon, hanno vinto tra gli uomini la coppia formata da Alan Seletto e Tony Sbalby, davanti a Graziano Boscacci e Daniele Pedrini, tra le donne si sono imposte stabilendo il nuovo record della gara la Pedranzini e la Martinelli in 3h55’12”. Nella Pizolada ha vinto Damiano Lenzi, davanti a Friedl Mair, tra le donne prima vittoria per Elena Nicolini. Mentre nella Lagorai Cima d’Asta, valida per l’assegnazione del tricolore a coppie, Giacomelli e Holzknecht hanno imposto la loro legge, tra le donne le regine Pedranzini e Martinelli non hanno avuto rivali. Sul Brenta ha vinto il francese Bon Mardion e fa le donne le solite due Pedranzini e Martinelli. n

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Federico Nicolini giovanissimo e fortissimo. Nella pagina precedente: Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini e il promettente Alex Salvadori


analisi

di Pietro Vanzo ed Ezio Brigadoi

Davide Bresadola e Diego Dellasega le note più confortanti della stagione. Un po’ sottotono invece Roberto Dellasega

Una strana stagione S

iamo a fine stagione ed è tempo di bilanci. Una stagione strana questa appena trascorsa, vissuta dai nostri ragazzi un po’ in sordina, senza acuti né risultati eclatanti. Sicuramente per quest’anno l’atleta trentino che può ritenersi maggiormente soddisfatto è Davide Bresadola, passato coraggiosamente l’autunno scorso dalla combinata nordica al salto speciale e trovando una conferma sempre più chiara nella squadra nazionale di Coppa del Mondo. Ed è proprio grazie a queste conferme che Davide, assieme al più giovane ma altrettanto meritevole Diego Dellasega, hanno potuto confermare il loro elevato valore tecnico con la partecipazione ai Mondiali di Oslo, esperienza che non ha visto brillare Diego, frenato anche da problemi fisici che lo hanno penalizzato, mentre ha premiato Davide con un risultato confortante, la qualifica sul mitico trampolino di Holmenkollen, completamente rinnovato per l’evento iridato. Per l’altro nostro portacolori in forza alla squadra nazionale maggiore, Roberto Dellasega, la stagione appena trascorsa non è stata sicuramente esaltante; senza remore va archiviata al più presto possibile cercando

di ripartire con la serenità e la convinzione di poter far meglio e confermare quanto di buono e importante ha fatto vedere nelle stagioni precedenti. Capitolo da ricordare per i nostri atleti di punta il finale di stagione con la tappa di Coppa del Mondo a Planica, in Slovenia, dove Davide e Diego si sono distinti con risultati interessanti ed in particolare Diego ha realizzato il nuovo record Trentino con un salto di 193,50 m. Per quanto riguarda le squadre di Comitato, nella combinata nordica Roberto Tomio non ha fatto quel salto di qualità che ci si aspettava dopo l’esaltante terzo posto ai Campionati di categoria nel Salto Speciale della scorsa estate ed i risultati sono stati in linea a quelli dell’ultima stagione senza acuti di rilievo. Più soddisfacente la stagione dei due giovani emergenti fiemmesi Paolo Cor-

radini e Daniele Varesco, che hanno raggiunto l’apice con la convocazione agli EYOF (Giochi Olimpici Europei Giovanili) svolti a Liberec (Repubblica Ceka), duranti i quali si sono anche visti buoni risultati per entrambi. Un plauso particolare va poi fatto a Paolo Corradini, che è riuscito a dare continuità alle proprie prestazioni sportive anche nell’ultima parte di stagione, dimostrato un continuo miglioramento e giungendo a sfiorare i primi, attesissimi punti in Alpen Cup. Un ottimo auspicio per il prossimo anno. Sicuramente gran parte del merito va al loro allenatore, Andrea Longo, che con entusiasmo e competenza li ha seguiti per tutta la stagione. Altro risultato positivo e di qualità assoluta, con enorme soddisfazione anche per noi dirigenti del Comitato, è stato il primo punto conquistato in Coppa Continentale (praticamente la Coppa del Mondo Femminile) da parte di Veronica Gianmoena, ottenuto a Zakopane in Polonia lo scorso 13 febbraio. A completamento di una stagione interessante, resa particolarmente difficile dalla improvvisa scomparsa della amica e compagna Simona Senoner, va menzionata anche la partecipazione ai Campionati Mondiali

Daniele Varesco. Sopra, Diego Dallasega

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Rafting

Il talentuoso Giulio Bezzi

Junior a Oteepa (Estonia), che l’hanno vista in gara assieme ai nostri ragazzi Roberto Tomio, Paolo Corradini e Daniele Varesco, portando così a quattro i rappresentanti del Comitato Trentino alla manifestazione iridata giovanile. Ma c’è una cosa della quale il Comitato può andare fiero quest’anno. I nostri ragazzi, i più giovani, quelli che grazie allo sforzo di genitori e società sportive vivono e credono nello sport più vero. Loro hanno letteralmente dominato la stagione agonistica in campo nazionale, vincendo tutte le gare sia di salto speciale che di combinata nordica della categoria ragazzi, grazie soprattutto al talentuoso ed emergente Giulio Bezzi, supportato dai tanti piazzamenti dei suoi compagni solandri e fiemmesi. Ed ancora, nella categoria allievi, laddove il portacolori dell’Us Lavazè Luca Gianmoena (fratello di Veronica), ha dominato tutte le gare di combinata nordica vincendo anche alcune gare di salto speciale, anche in questo caso con parecchi piazzamenti di prestigio dei compagni trentini. Tale predominio a livello giovanile è poi stato confermato al Campionati Nazionali di categoria, laddove su 12 medaglie disponibili (4 ori, 4 argenti e 4 bronzi) il Comitato Trentino ne ha conquistato ben 6, di cui ben 3 ori sui 4 disponibili. Ed a cappello della stagione giovanile particolarmente favorevole il Comitato si è confermato dominatore assoluto della classifica finale di Coppa Italia con il primo posto sia nel salto speciale che nella combinata nordica in entrambe le categorie, ragazzi ed allievi. E come sempre è giunta l’ora dei saluti e dei ringraziamenti. E come possiamo non ringraziare e complimentarci con le tre società trentine: Us Dolomitica, Us Lavazè e Gs Monte Giner e con i loro allenatori per il lavoro svolto e l’impegno che dedicano nel seguire i nostri ragazzi. Come sempre le Società hanno dimostrato professionalità ed entusiasmo sia nella gestione dei piccoli atleti che nel difficile ed oneroso compito dell’organizzazione di gare. In tale senso un complimento particolare va all’Us Lavazè che per la prima volta si è cimentata quest’estate organizzando una gara Nazionale Giovani con risultati apprezzati da tutte le società e dagli atleti partecipanti. E pian piano ci avviciniamo a Fiemme 2013... con un sogno nel cassetto: i nostri ragazzi protagonisti in casa. n

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di Maddalena Collini

La rivoluzione delle categorie È ancora al vaglio l’avanzamento di un anno delle categorie dello sci alpino. Deciderà a breve la Fis, ma i dirigenti e allenatori trentini sono più che favorevoli

È

solo una proposta, si sta discutendo, non è ancora una cosa sicura. Certo è che non mette tutti d’accordo l’idea di spostare di un anno tutte le categorie, a partire dal baby fino ai giovani: la carriera degli atleti di domani comincerebbe così in terza elementare, e finirebbe con la categoria giovani a ventuno anni e non più a venti. I sentori nel mondo dello sci? Tante teste, tante opinioni. E se quasi tutti concordano sull’opportunità della decisione, c’è chi si preoccupa per l’anno di transizione. La fortuna – sfortuna sarebbe infatti tutta dei nati negli anni 1997, 1999 e 2001, che si trovano ad essere le “vittime” prime di questo cambiamento. Attenzione, però. Il cambio delle categorie deve avvenire a livello internazionale, ci vuole una proposta della Commissione Fis, la ratifica del Consiglio e poi l’adeguamento delle categorie a livello di Federazione Nazionale. Per ora siamo solo alla fase uno, con una proposta sul tavolo del Consiglio. Cosa succederà esattamente, nel caso la decisione venisse definitivamente presa? Per fare chiarezza sulla questione abbiamo intervistato Marco Peterlini, responsabile del settore ragazzi-allievi del Comitato Trentino.

Marco, a che punto siamo con i lavori? «La Commissione Fis ha fatto la proposta di cambiamento al Consiglio Fis, e sarà questo a valutare se accettare o meno. Una volta che il Consiglio decidesse per il sì, ogni Federazione nazionale dovrà fare proprie le modifiche alle categorie. Per ora si parla ancora in chiave ipotetica, non è sicuro che il Consiglio ratifichi la proposta, ma è molto probabile che lo faccia. La Fis si riunirà fra poche settimane, probabilmente proprio in quella sede verrà deciso». In concreto cosa succederà se verrà presa questa decisione? «Nella prossima stagione 2011/2012 non verrebbe cambiato niente, sarebbe invece la stagione successiva a risentire dei cambiamenti, poiché nel 2012/2013 nessuno avanzerebbe di categoria. E questo varrebbe per i baby, per i cuccioli, i ragazzi, gli allievi e i giovani. Praticamente ci sarebbe qualcuno che invece di fare solo due anni in categoria, se ne farebbe tre: i nati nel ’97 rimarrebbero “due stagioni nel secondo anno allievi”, così come i nati nel ‘99 si fermerebbero un anno in più nella categoria ragazzi e come i 2001 si farebbero tre anni nei cuccioli. Dalla stagione 2011/2012 alla stagione 2012/2013, praticamente, si

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avrebbe una specie di congelamento: le categorie rimarrebbero uguali, ma verrebbe tutto traslato avanti di un anno». Perché questa scelta? «Principalmente perché a livello internazionale ci si vuole uniformare a quello che è lo sport in generale, alle sue categorie: under 21, under 16, under 14. Succederebbe così che nello sci i ragazzi corrisponderebbero all’under 14, gli allievi all’under 16, i giovani all’under 21. Ci sono poi tanti e tanti altri motivi che portano a questa scelta, per esempio è anche una questione di possibilità: i campioni rimangono campioni sempre più a lungo, e chissà che questa scelta non sia l’occasione per dare ai ragazzi il tempo di diventarlo. Aspettarli, in qualche modo, un anno in più». Perché il cambiamento avverrà nella stagione 2013/2014? «Avrebbero potuto farlo prima questo passaggio, ma non hanno potuto per questioni di competizioni. Nel gennaio 2012 ci saranno le Olimpiadi Giovanili ad Innsbruck, e introdurre un cambiamento del genere alle porte di un evento del genere avrebbe creato una gran confusione nella selezione degli atleti partecipanti».


Ma cosa ne pensa il movimento trentino di questa rivoluzione? Abbiamo interpellato alcuni allenatori e dirigenti di sci club provinciali. Ecco cosa ne pensano: Alessandro Finazzer (allenatore Comitato Trentino) È molto positivo, i ragazzi hanno più tempo per maturare fisicamente e possono prolungare la loro carriera agonistica. Gli allievi che si troveranno in questo anno di transizione saranno avvantaggiati, riusciranno a preparare bene il passaggio alla categoria aspiranti. Sarebbe bello che lo lasciassero questo anno in più, anzi per me sarebbe ancor meglio rimanere allievi addirittura quattro anni! Rudj Redolfi (allenatore Agonistica Campiglio) È un passaggio da fare, ma quelli che devono aspettare ci perdono. I bravi, quelli che già vincono al primo anno, dovranno rimanere tre anni nella stessa categoria, senza confronto con chi è più avanti di loro. Magari invece sarà positivo per tutti, dobbiamo aspettare e vedremo come sarà in concreto. Moreno Rizzi (allenatore Ski Team Fassa) È una cosa positiva. I ragazzini sono troppo spinti a vincere fin da piccoli, in questo modo vanno avanti gradualmente. Avranno più tempo per imparare e per portarsi avanti con la sciata prima di entrare nella categoria aspiranti: il salto dall’ultimo anno allievi al primo aspiranti viene così ad essere meno difficile. Luca Fontanive (allenatore Us Monti Pallidi) L’idea non mi dispiace. A questa età non è facile assorbire un cambio repentino di categoria, in questo modo ci sarebbe un approccio più diluito. I cuccioli si troveranno ad essere ragazzi con un fisico più pronto allo slalom con i pali alti e più preparati al superG. Si potrà lavorare più sul contenuto tecnico e lasciare la gara al suo posto, senza la fretta di vincere. Lavorare con più tranquillità. Pino Pasquali (allenatore Sc Panarotta) Sono d’accordo con questa scelta, la approvo in pieno. Sicuramente porterà dei vantaggi, la maturazione dei ragazzi farà sì che nel passaggio alla categoria successiva ci siano meno problemi. Diego Podetti (presidente Ski Team Val di Sole) È molto positivo per le categorie baby e cuccioli, e soprattutto per i giovani, che altrimenti smettono a vent’anni. Speriamo che la decisione di spostare le categorie arrivi presto. Sergio Sperandio (resp. sci alpino Us Primiero San Martino) Nella società siamo tutti favorevoli, i vantaggi sarebbero diversi: anzitutto si sgonfierebbe questo agonismo nelle categorie dei più giovani, che è una delle cose peggiori, e poi si riuscirebbe a far sciare un anno in più i giovani, portarli fino a ventuno anni, quando hanno scelto la loro strada. Ruggero Carbonari (resp. sci alpino Ski Team Altipiani) È una cosa positiva, perché si riesce a portare gli allievi e i giovani a maturare di più. A vent’anni quasi tutti smettono e invece bisognerebbe trovare un modo per prolungare la loro permanenza nel mondo dell’agonismo, seguirli di più, soprattutto le donne: per loro non ci sono circuiti dopo la categoria giovani.

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SPIGOLI

di Daniele Bernardi

Categorie giovanili: è giusto così?

Alcune riflessioni sui gruppi di merito nelle categorie baby e cuccioli

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sistono sul punto 2 correnti di pensiero, come ho avuto modo di capire confrontandomi con amici, genitori e addetti ai lavori vari. Da una parte vi è chi difende strenuamente la meritocrazia, la selezione dei migliori, perché possano affrontarsi al meglio nelle condizioni ottimali. Dall’altra vi è chi invece spinge per portare quanto più in là possibile il gioco, attenuando la competizione e consentendo alla massa di divertirsi senza troppe pressioni. Di cosa sto parlando? Del regolamento adottato nelle varie competizioni giovanili, categorie baby e cuccioli, e di conseguenza ai Campionati Trentini. Quest’anno, come mi è parso pienamente chiaro solo a Folgaria sede per l’appunto del Campionato provinciale, sono state fatte dalla Fisi e dal nostro Comitato delle scelte radicali rispetto alla scorsa stagione, e cioè: 1) introduzione delle categorie per annate, divise quindi in 2003, 2002, 2001 e 2000 2) validità di ogni gara a se stante, senza nessuna graduatoria di merito stabilita a priori, con sorteggio integrale di tutti i pettorali di partenza. Ciò è avvenuto alle selezioni del Pinocchio, alle gare delle varie circoscrizioni e ai Campionati Trentini. Ben difforme, come sapete, era il quadro fino allo scorso anno, dove le categorie baby e cuccioli erano biennali ed erano favoriti nell’ordine di partenza coloro che nelle competizioni precedenti avevano acquisito punteggio. Nell’ottica dei più bravi, a mio avviso, il nuovo sistema è nettamente penalizzante. Infatti la divisione delle categorie porta inevitabilmente alla crescita del numero dei partecipanti, soprattutto per quanto concerne quelli del primo anno. L’assegnazione casuale del numero di partenza, poi, favorisce o sfavorisce nettamente un atleta rispetto ad un altro, quando magari hanno lo stesso potenziale. Prendiamo ad esempio i Campionati Trentini: 700 bambini in pista, divisi su due percorsi, mentre lo scorso anno erano molti meno, in quanto senza selezione tutti possono iscriversi e partecipare. Un baby secondo anno, di quelli più bravini che avevano acquisito punteggio nella circoscrizione, la scorsa

stagione ai Trentini partiva circa con il numero 80, dopo l’intera baby femminile. Quest’anno i primi baby del 2002 sono partiti con il 160 ed erano circa un centinaio. Addirittura peggiore la situazione dalla parte dei cuccioli, più numerosi al cancelletto. Si capisce come non era indifferente essere sorteggiati fra i primi o negli ultimi… e che la dea bendata ci abbia messo qualcosa del suo in più di un risultato. Il caso ha voluto che le giornate a Folgaria fossero magnifiche e che la pista, come quasi sempre accade sugli Altipiani, fosse preparata al meglio tenendo così per tutti. Ecco perché, alla fine, molti (molti, ma non tutti) fra i migliori hanno primeggiato o comunque ben figurato. Ma siamo sicuri che quello adottato sia il sistema migliore e che possa sortire risultati equi anche in presenza di condizioni meteo e neve meno ottimali? Io sono dell’avviso di no e che qualcosa da cambiare vi sia. Forse fra le due visioni opposte si può mediare con un nuovo regolamento che consenta ai migliori di affrontarsi almeno ad armi pari. Si potrebbe pensare di reintrodurre i punteggi per selezionare il gruppo dei migliori. La partenza del gruppo potrebbe essere collocata all’interno della propria categoria casualmente, sorteggiando fra diverse opzioni: all’inizio, in mezzo, o alla fine. I pettorali dei concorrenti del gruppo dei migliori dovrebbero poi, ovviamente, essere sorteggiati ed assegnati a ciascun atleta, sulla base della collocazione del gruppo. Facendo un esempio reale, mettiamo 100 concorrenti di cui 15 con i migliori punteggi acquisiti nelle competizioni precedenti. Si sorteggia se il gruppo dei più bravi debba partire prima, in mezzo o alla fine. Se esce in mezzo, i migliori vengono sorteggiati nei pettorali dal 43 al 57. In questo modo si garantirebbe maggior uniformità delle condizioni di partenza per tutti quelli che, probabilmente, si giocano la vittoria, senza intaccare il divertimento e la partecipazione di tutta la massa dei piccoli atleti e senza favorire a priori solo i più bravi mettendoli sempre davanti. n

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SKI COLLEGE Si è chiusa la stagione agonistica per gli atleti dello ski college trentino, con buoni risultati in tutte le specialità

L

a stagione sta volgendo al termine e i nostri sessantacinque studenti/ atleti riprendono a concentrarsi sui recuperi scolastici, supportati dai propri tutor per arrivare a fine anno con una buona preparazione e, possibilmente, anche con buoni voti. I “voti” per la stagione agonistica invece si possono già dare.

di Micaela Valentino

Voto positivo per il College di Pozza Partendo dal salto e combinata nordica gli atleti allenati da Ezio Brigadoi hanno ottenuto in complesso buoni risultati. Non abbiamo avuto l’acuto dell’anno scorso con Diego Dellasega, che ha terminato il proprio percorso scolastico e si è si è arruolato nelle Fiamme Oro, ma soprattutto Roberto Tomio e Paolo Corradini hanno saputo mantenere il buon livello del gruppo, con la vittoria di Lunardi ai campionati italiani di categoria e i podi di Corradini e Tomio. Da ricordare poi la partecipazione di Corradini all’’EJOF (Campionai europei in Repubblica Ceca) dove ha ottenuto un ottimo 12° posto individuale oltre il 7° nella gara a squadre. Tomio e Lunardi hanno inoltre fatto parte della rappresentativa italiana ai campionati mondiali junior e partecipato ad alcune gare dell’Alpen Cup, dove Tomio ha fatto i primi punti.

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Gabrie

Sebastiano Finazzer

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All’EJOF ha pure preso parte Giorgio Varesco, nostro atleta dello snowboard che quest’anno ha conseguito buoni risultati nel circuito di Coppa Europa, 10° italiano (dopo gli atleti delle squadre nazionali) ed uno dei migliori giovani della specialità. Il Gruppo dello snowboard, allenato da Elia Detomas, è composto oltre che da Varesco, da altri atleti più giovani fra cui Gabriella Dallaglio che ha partecipato al circuito Triveneto, arrivando spesso sul podio e centrando poi tre medaglie ai campionati italiani allievi. Lo sci nordico ha dato quest’anno ottime soddisfazioni soprattutto dalle ragazze, con podi nelle in gare nazionali giovani da parte di Jessica Brandstetter e Caterina Ganz, la vittoria dalla Marcialonga Jung di Jessica Brandstetter, la partecipazione con la rappresentativa italiana di Caterina Ganz ad Oslo alla manifestazione giovanile in coda ai Campionati del Mondo e sempre per la Ganz, il titolo regionale di categoria e la vittoria nella classifica generale del circuito allevi. Roberto Pasero ha vinto il titolo regionale di staffetta sprint. I ragazzi del freestyle, gruppo giovane e pieno di entusiasmo allenato da Valentino Mori ha partecipato al circuito altoa-


tesino della specialità e ad alcune manifestazioni specifiche. Si è messo in evidenza soprattutto Igor Lastei, con podi e vittorie di categoria. Per lo sci alpino i nostri 38 atleti, di cui 7 fanno parte delle squadre del Comitato Trentino sono da segnale soprattutto i buoni risultati conseguiti nel circuito FIS giovani da Sebastiano Finazzer, grazie ai quali è già stato convocato per alcune gare di Coppa Europa per le discipline veloci ed è in lizza per l’inserimento in squadra Nazionale Giovani. Ottimi i risultati degli atleti 92’ allenati da Lorenzo Cemin, in particolare sono da segnalare vittorie in gare Fis Junior da parte di Mauro Rasom, Tommaso Donei e Andrea Rovisi e i podi di Kevin Giuliani e Bruno Amplatz. Podi nella categoria Aspiranti anche da parte di Edoardo Piccoli e di Miriam Rasom, che ha ottenuto risultati positivi anche nelle Fis Giovani evidenziandosi come una delle migliori atlete del Comitato Trentino. In crescita, soprattutto nell’ultima parte della stagione anche Valentina Dietre, che è arrivata sul podio, categoria aspiranti in alcune Fis junior. Buoni i risultati degli aspiranti primo anno in particolare con Francesca Sartori in crescita dopo l’infortunio che l’ha tenuta un anno lontano dalle gare, Denise Giuliani e Riccardo Toldo, stanno maturando in tutte le specialità. I ragazzi, allenati da Lorenzo Cemin, Stefano Vampa, Matteo Loss e Veronica Gandini hanno nel complesso ottenuto risultati positivi, anche se è si sono verificati alcuni infortuni che hanno compromesso la stagione di alcuni atleti. Per quanto riguarda gli allievi, allenati da Agostino Rasom, c’è stata un po’ di sfortuna. Federico Rauco, Stefano Bottaro, Valentina Longhi e Isabella Soraruf risultano infatti i primi esclusi per i campionati italiani di categoria, nonostante ci siano stati buoni risultati nel corso della stagione, durante la quale Stefano Bottaro ha vinto alcune gare del circuito, Valentina Longhi è arrivata terza ai campionati trentini di superG, Rauco e Soraruf sono sempre stati ai vertici delle classifiche. L’infortunio a inizio stagione di Eleonora Marinozzi ha tolto di scena per quest’anno un’atleta che sicuramente poteva ben figurare nelle gare di categoria. Nel mese di aprile, terminati i campionati italiani i nostri atleti dovranno concentrarsi con la scuola e, supportati da corsi di recupero specifici ed in alcuni casi individualizzati, dovranno recuperare parte del programma che inevitabilmente è stato rallentato a causa degli impegni agonistici. Gli insegnanti ed i tutor saranno disponibili a supportare i ragazzi, affinché riescano a recuperare ed a portarsi al passo con la classe in previsione dello scrutinio finale. Certamente l’impegno di uno studente/atleta è elevato perché comporta una concentrazione costante su due fronti e solo una struttura scolastica organizzata e coinvolta a 360° con la componente sportivo/agonistica, come lo Ski College, può garantire una risposta efficiente agli atleti che giustamente desiderano conseguire una preparazione scolastica qualificata ed in grado di aprire le porte di tutti i percorsi universitari. n

Jessica Brandstetter

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Roberto Tom

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Masterizzando

di Daniele Bernardi (daniele_bernardi@hotmail.com)

Alcune considerazioni sulla stagione appena conclusa

Gianluca Porta, e in basso, Gesumina Suster con Daniela Vettorato, entrambe vincitrici della Coppa del Mondo Master

Bilanci e pensieri di fine stagione

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bbene si, anche quest’anno è finita. Ultimi appuntamenti fisi al Passo Rolle, qualche gara promozionale sui ghiacciai e dintorni e poi è davvero il momento di mettere le solette a dormire per un po’. Quando mi leggerete sarà maggio e molti di voi avranno già molti km di bicicletta nelle gambe. Io sarò impegnato con il mio secondo amore, il tennis, così parco di soddisfazioni nei miei confronti (ma mi sto rifacendo con mio figlio……..). Oggi voglio soffermarmi su due tipologie caratteriali contrapposte, così diverse l’una dall’altra. Le incontriamo spesso anche nella vita di tutti i giorni, ma nello sport certi tratti emergono più nettamente e si evidenziano. Da una parte vi sono gli schivi, i modesti, poco propensi a mettersi in luce, ad apparire. Se uno schivo è vincente, tantopiù traspare la sua natura, in quanto viene trascinato suo malgrado alla ribalta e gli crea imbarazzo. Eccolo allora accampare scuse, dire che è stato fortunato, che ha indovinato la sciolina, che gli avversari hanno sbagliato e cose similari. Piuttosto che ammettere di essere stato bravo, anche dopo una notevole striscia positiva, trova il modo di sminuirsi e di rientrare nei ranghi più

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comodi dell’anonimato. Dall’altra troviamo gli esuberanti, gli esibizionisti, quelli che non rinunciano mai ad un’occasione di apparire, a qualsiasi costo, anche con il pericolo di diventare ridicoli agli occhi degli amici e degli altri concorrenti. Sono quelli che gonfiano petto e risultati, che hanno sempre una scusa buona per giustificare il ritardo accumulato, che si fanno fotografare con coppe e trofei. Devono far conoscere al mondo le loro imprese, e per questo assillano giornalisti di ogni genere e grado, anche a tempo perso come il sottoscritto, perché pubblichi notizie e foto da far conoscere in giro. “Sic transit gloria mundi”, dicevano i latini che la sapevano già lunga.. Tutti noi possiamo riconoscerci un pochino nel gioco degli specchi, così come riconosciamo le debolezze di amici e conoscenti. A volte siamo un pò l’uno, a volte un po’ l’altro, a seconda dei momenti e delle fasi della vita. Mi ricordo l’amico Rigotti che mi chiedeva di metterlo sul giornalino, con il pudore di chi un po’ si vergognava. A volte mi sembra che alcuni vorrebbero imitarlo, ma poi soprassiedono. Altri invece non hanno alcun ritegno e tornano alla carica periodicamente con richieste e telefonate pur di comparire, fornendomi materiale…. Il mondo è bello perché è vario. Voglio salutare senza rancore gli addetti di Pampeago che hanno richiesto la mia squalifica ad una delle gare del Guastalla di metà marzo. Cosa avevo fatto di grave? Tolto alcuni paletti, messi chissà perché solo quel giorno in mezzo alle porte per impedire il passaggio vicino al palo interno, così da far lisciare la neve fresca

Massimo Vanzetta

caduta nella notte al gruppo degli atleti e impedire che si formassero dei mucchi pericolosi. Mi pareva una buona cosa, condivisa anche dagli altri concorrenti, ma era sanzionabile a termini di regolamento (mea culpa) e qualcuno non l’ha digerita segnalandola al giudice. Amici di Pampeago, sempre solerti e prodighi nei nostri confronti, seppelliamo l’ascia di guerra e fumiamo il calumet della pace. Ho sbagliato io, per eccesso di zelo, e sono stato punito, ma la sensazione è che il tutto nasca da qualche episodio precedente. Mi consolo con la difesa spassionata di alcuni amici in partenza, che mi ha fatto piacere. L’eccesso di zelo è contagioso, evidentemente, solo così si può spiegare il comportamento del giudice che, con la gara che inizia alle 9.30, chiude la ricognizione alle 8.45 spaccate senza pietà, anche se gli impianti a fondovalle sono stati aperti alle 8.00 e si devono fare 3 tronchi di funivia per salire in quota. Qualche motivo di tanto rigore ci sarà, ma sinceramente a me sfugge perché la pista debba rimanere 3 quarti d’ora sgombera in attesa dell’apripista e si debba invece far tutto in fretta con l’ansia, altrimenti non si riesce a prendere visione del tracciato. Anche sui tracciati e sui tracciatori ne avrei, ma mi autocensuro. Next time. Salutoni a tutti, un augurio di buona estate a giudici, concorrenti, addetti alle piste, tracciatori, cronometristi, tipi modesti e tipi esibizionisti. Servite tutti alla causa master. Al prossimo autunno! n

Egon Tretter

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SCORE

Partiamo dai Campionati Mondiali Master di Andorra con le prestigiose 3 medaglie d’oro conquistate, in condizioni meteo difficili, da Gesumina Suster nella C10. Piazzamenti di rilievo per i giramondo Gian Luca Porta e Daniela Vettorato, alla quale è sfuggito il podio per un’inezia nel gigante. Per quanto concerne la Coppa Italia, un po’ in sordina quest’anno, registriamo comunque il bel terzo posto nell’assoluta A5 di Gigi Gandini e, ancora, il primo nella C10 di Gesumina. La Coppa del Mondo Master si è chiusa a Sestriere con la splendida affermazione nelle classifica C4 della Campionessa Trentina di gigante Daniela Vettorato, davvero sugli scudi quest’anno. Nella C10 è sempre lei, la lady di ferro Suster, a primeggiare incontrastata. Celebriamo infine i maschietti dei Campionati Trentini di gigante: nella A assoluta il bravo Max Vanzetta si è destreggiato al meglio sulla difficile neve di quel giorno dimostrando di essere dotato di tecnica sopraffina e nella B primeggia il valido allenatore Paolo Zeni, finalmente libero dagli impegni dello sci club e nella possibilità di correre per il titolo. Una nota di merito, scorrendo le varie categorie, per il fuoriclasse Celestino Pallaoro, classe 1936, capace di un tempo mostruoso a soli 3 secondi e mezzo da Zeni, nato quando Celestino era già un baldo 17enne. Nonostante un inizio stagione travagliato, alle prese con alcuni problemi fisici, Celestino è tornato alla grande e stupisce con le sue prestazioni. Basti pensare che il secondo trentino della B9, Giovanni Manzana, è staccato quel giorno di 10 secondi, ma anche gli altoatesini, che gareggiavano al di fuori del Campionato e avevano al cancelletto il fortissimo gardenese Planckner, del ’39 e ancora 50 punti Fisi, sono tutti dietro. Bravo!


Tracce

di Maddalena Collini

Igor, campione P

er oltre un decennio ha mantenuto un record, quello di essere l’unico sciatore trentino ad essere salito sul podio di Coppa del Mondo. Poi è arrivato Angelo Weiss, quindi Davide Simoncelli e per ultima Chiara Costazza. Ma il fassano Igor Cigolla per tanti anni è stato un esempio da imitare ed ora lo è dal punto di vista dirigenziale, visto che è il coordinatore di settore del Centro Nazionale Fiamme Oro di Moena. Il suo miglior risultato di sempre rimane il terzo posto ottenuto nella discesa libera di Leukerbad, in Svizzera, centrato nel 1988, ma non sono da dimenticare neppure la medaglia d’oro delle Universiadi di Cortina del 1985, sempre in discesa. Nel suo curriculum poi due sesti posti in Coppa del Mondo ad Are (Svezia) e Furano (Giappone), quindi la partecipazione ai mondiali di Crans Montana del 1988 e alle Olimpiadi di Calgary, sempre nel 1988. La sua filosofia è quella dello sport sano e corretto, per questo fatica un po’ a riconoscersi nello sport di oggi. Un tempo erano bravi il primo, e il secondo, il terzo e anche il quarto, mentre oggi sembra che solo il primo meriti i complimenti. E invece è solo alla correttezza che va dato il primo posto, perché ognuno fa quello che è in grado di fare: c’è chi nasce per vincere, e chi invece fa classifica. “Io – precisa – non ero un vincente. Ma quello che è importante è divertirsi, rispettare gli altri. Poi nello sport, come nella vita, ci vuole anche fortuna. Ma se l’opportunità di fare l’atleta c’è, credo che si debba coglierla, provare.” Lo dice uno che gli sci li ha messi per la prima volta a tre anni, e non li ha tolti più. Il primo allenatore è stato il padre, Rinaldo, che dai primi passi sulle nevi di Canazei lo ha portato fino alle soglie della squadra nazionale. La prima gara di Coppa del Mondo l’ha

CURRICULUM Luogo e data di nascita: Cavalese, 17 agosto 1963 Vive a Vigo di Fassa Professione: Dal luglio 1992 è Coordinatore di Settore del Centro Nazionale Fiamme Oro – Settore Sport Alpini. Club di appartenenza: Sci Club Marmolada e Gs Fiamme Oro Moena. In nazionale: Inserito nelle Squadre Nazionali di sci alpino dal 1979 al 1991 (Squadra “C” junior 1979 – 1981; Squadra “A” Coppa del Mondo discesa 1982 – 1990; Squadra “probabili” 1991) primavera 1991 cessazione dell’attività agonistica.

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di signorilità vissuta a 19 anni, in Val Gardena: il risultato non conta, ma contava invece la voglia di tornarci ancora a quel cancelletto, di andare bene e andare forte. Sempre meglio. Come quando si allenava in bicicletta ed era considerato un discesista un po’ anomalo, perché gli piaceva far fatica come i fondisti, sudare, arrivare in cima. Il sacrificio più grande, infatti, non sono stati gli allenamenti o le trasferte, ma la scuola. Finire le superiori è stato difficile, perché era visto dagli altri come quello che andava a sciare e divertirsi, invece che stare in classe come gli altri a studiare. La maturità la ricorda come l’esperienza peggiore di tutti i suoi anni da atleta. Ma tornando allo sport, perché proprio la discesa libera? La scelta non arrivò subito. Era il 1979 quando entrò nella squadra nazionale C: allora gareggiava in tutte le tre discipline, slalom gigante e discesa. Piano piano cominciò a regredire nel gigante, e migliorava invece nella velocità. Fu il padre Rinaldo, di cui ricorda bene la schiettezza e la franchezza, che gli disse dopo una gara ad Arabba che semmai avesse avuto chance di fare qualche risultato, sarebbe successo solo nella disciplina veloce per eccellenza, la discesa libera. Lì arrivavano i risultati migliori e, allora, perché no? “La velocità mi è sempre piaciuta, amo la discesa perché dà sensazioni forti, che ti porti per tutta la vita: i salti, stare in aria, l’ebbrezza della velocità. L’espressione della sciata che si vede nel gigante non batte l’emozione della discesa libera.” La pista che preferisce, guarda un po’, è una delle più veloci del Circo Bianco, quella di Schladming, con una media di 110 km/h. Della regina della libera invece, quella di Kitzbuhel, ricorda la prima volta che è arrivato al traguardo: pensava di esser stato in una lavatrice, ma poi voltandosi ha pensato che di lì… non sarebbero scesi proprio tutti. In discesa libera, a quelle velocità e su quelle pendenze, è fondamentale la concentrazione e anche non avere troppa fretta. Se manca un fattore, si rischia. E una brutta caduta, a Wengen, c’è stata.

Per un decennio Cigolla è stato l’unico trentino ad avere centrato un podio in Coppa del Mondo

Era il 1989, di lì a poco ci sarebbero stati i Mondiali di Vail, e Wengen era una delle ultime occasioni per qualificarsi. “Ero in prova, sono arrivato sul salto atterrando leggermente arretrato. Volevo portarmi avanti, però ho sentito che le gambe erano vuote e sono caduto. Mi sono rotto una mano, una caviglia e anche un ginocchio mi ha dato problemi. Per aver fatto dodici anni in nazionale, il pedaggio che ho pagato a livello di infortuni è stato sicuramente a buon mercato!” Anche come Olimpionico Igor potrebbe essere considerato anomalo. Era il 1988, Giochi Olimpici di Calgary. In discesa aveva fatto bene e si era qualificato per il superG, disciplina introdotta alle Olimpiadi proprio quell’anno e per questo fatta di un po’ di approssimazione. “Non era codificato e dipendeva solo dal tracciatore, che lo faceva sembrare più simile al gigante o alla discesa libera. Quel tracciatore allenava i gigantisti, e la pista era per la prima parte molto ripida. Mi sono confrontato con Josef Messner, allora direttore tecnico della nazionale italiana, per lasciare il mio posto al mio compagno di squadra, Ivano Camozzi. Su una pista così, lui avrebbe potuto fare meglio.” Igor avrebbe potuto giocarsela comunque, tenendosi quel posto tanto sudato alla sua prima e unica Olimpiade, e invece sentiva di dover lasciare la possibilità ad un compagno di squadra. Ancora oggi ritiene giusta quella scelta. Lo spirito olimpico che lassù a Nakiska, lontano dal frastuono e dalla festa del villaggio olimpico, si sentiva poco, ha dato i suoi frutti nei gesti tra atleti. Una lezione di sportività, da parte di chi ancora pensa lo sport come era una volta: onesto e leale.

Risultati 3° class. Leukerbad (SUI) Coppa del Mondo Discesa Libera 1988 6° class. Are (SWE) Coppa del Mondo Discesa Libera 1985 6° class. Furano (JAP) Coppa del Mondo Super G 1987 9° class. Las Lenas (ARG) Coppa del Mondo Discesa Libera 1986 10° class. Morzine (FRA) Coppa del Mondo Discesa Libera 1986 12° class. Kitzbuhel (AUT) Coppa del Mondo Discesa Libera 1986 Medaglia d’Oro Universiadi Invernali Cortina d’Ampezzo (ITA) Discesa Libera 1985 1° class. Valloire (FRA) Coppa Europa Discesa Libera 1985 Medaglia di Bronzo Campionati Italiani Assoluti Cervinia (ITA) Discesa Libera 1985 Numerose vittorie in gare FIS di Discesa Libera e Super G Dal 1985 al 1988 figura nei primi 25 del ranking mondiale di Discesa Libera. - 1 partecipazione ai Campionati del Mondo sci alpino Crans Montana (SUI) 1988 Discesa Libera - 1 partecipazione ai Giochi Olimpici Invernali Calgary (CAN) 1988 Discesa Libera

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l’Aggancio

Le spettacolari nuove realizzazioni “a fune”

di Luca Tomarelli

Viaggiare nel mondo all’insegna del comfort

Impianti da record a Sölden Il rinnovamento della Gaislachkoglbahn è molto importante per il successo economico; gli ospiti non pagano principalmente per la tecnica, ma per il risultato d’insieme. Quando il cliente dice: „Questo è un impianto fantastico!”, allora funziona anche come strumento di marketing; chiunque vorrà salire almeno una volta sulla Gaislachkoglbahn. (Direttore marketing Mag. J. Falkner) A metà dicembre 2010 a Sölden sono stati inaugurati due nuovi impianti Doppelmayr: una cabinovia ad 8 posti ed un impianto 3S da 30 persone sostituiscono la vecchia DLM del 1988. I due nuovi impianti sono indipendenti tra di loro, ma dispongono di una “stazione intermedia” condivisa, che funge da stazione a monte per la 8-MGD e da stazione a valle per la 3S. Essa si trova presso uno snodo di varie piste da discesa. Con le sue 3.600 persone/ora, questa è la cabinovia ad 8 posti con più portata al mondo. La stazione a valle si trova al centro del

paese; il piano imbarco è raggiungibile attraverso scale mobili situate lateralmente all’edificio o tramite un ascensore. Sopra la zona d’imbarco si trova – senza soletta divisoria – il magazzino, completamente sospeso sopra la stazione. La stazione intermedia (2.174m) è dotata di un largo piano di sbarco per allacciare gli sci, ma chi intende proseguire può prendere l’impianto 3S. L’edificio della stazione possiede una superficie vetrata di ben 190 m² che offre una vista stupenda sulle Alpi dello Stubai. Al piano interrato si trovano officine e garage per attrezzature di pista. All’interno della stazione intermedia si trova anche un ristorante. Dettagli interessanti Gaislachkoglbahn • 200 t di acciaio per il sostegno III dell’impianto 3S • Le cabine con verniciatura nera della 8-MGD cambiano colore in funzione dell’angolo visivo e dell’angolo di incidenza dei raggi solari. La livrea presenta vari slogan.

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Il nuovo simbolo di Singapore A Singapore, da 35 anni una cabinovia 2S collegava la terraferma con l’isola di Sentosa. L’impianto mozzafiato è stato appena sostituito con una 8-MGD Doppelmayr: fin dall’apertura di luglio, è un must per ogni turista. Il rinnovo della linea è stato necessario perchè il flusso dei visitatori è aumentato considerevolmente: ogni mese un milione di turisti visita Singapore, e molti diloro vogliono raggiungere Sentosa. La capacità non era quindi più sufficiente e non incrementabile. La linea ha tre stazioni, di cui la motrice posizionata a Mount Faber, una verde collina sopra la città.La stazione intermedia si trova al quindicesimo piano del grattacielo Harbour, nei pressi del porto. Qui si trovano il centro commerciale “Vivo City”,una stazione della metropolitana, numerose fermate di autobus ed il punto di partenza della monorotaia “Sentosa Express”. Sky-Dining ad alta quota. Le cabine sono dotate di ampie finestre panoramiche, panche ribaltabili e sono ben ventilate. Per le cene serali “Sky Dining” in ogni cabina può essere facilmente fissato o rimosso un apposito tavolino. La cabina VIP a 7 stelle è decorata sia internamente che esternamente con cristalli Swarovski, ha il pavimento in vetro, sedili in pelle, un mini-bar ed una docking station audio per i-Pod/i-Phone. La stazione sulla terraferma è integrata in un ristorante di alta classe e complessi commerciali, il “Jewel Box”. Presso la stazione di Sentosa troviamo invece un negozio di souvenir ed un snack-bar. Di notte i LED fanno brillare le cabine come gioielli, da qui il nome “Jewel Ride”. Anche il colosso di Vipiteno, Leitner, non rimane certo a guardare. Infatti ha realizzato a Plan de Corones nel corso dell’estate 2010 il rinnovamento della cabinovia ad ammorsamento automatico “Gipfelbahn”, impianto realizzato nel 1989. Il nuovo impianto segna un nuovo importante passo nell’offerta di comfort e affidabilità e conferma la lungimiranza della società di gestione del comprensorio Kronplatz. Rispetto al vecchio impianto, l’attuale consente dunque una maggiore comodità, a partire dai dieci posti a sedere su sedili riscaldati e la possibilità di tenere gli sci all’esterno, guadagnando maggiore spazio all’interno. Il tracciato resta identico – partenza dalla Herzhalm e arrivo a Plan de Corones – ma scende il numero dei sostegni utilizzati, che passa da 17 a 12. A New York City la funivia va e vieni sull’East River Il nuovo impianto Roosevelt Island a New York è stato aperto dopo nove mesi di interruzione del servizio, il 30.10.2010. Durante la cerimonia di apertura il signor Michael Seeber Presidente del Gruppo Leitner ha sottolineato che “quest’ordine, per meglio dire la realizzazione di questo progetto, è un ulteriore importante indizio che gli impianti a fune, in questo caso l’inserimento nella rete di trasporto urbano di New York, rappresentano soluzioni moderne ed economicamente vantaggiose per il traffico pubblico locale. L’impianto di Roosvelt Island venne costruito nel 1976 per collegare Manhattan con Roosvelt Island, quartiere residenziale in espansione. Originariamente questo impianto avrebbe dovuto essere utilizzato solo temporaneamente e cioè solo fino al termine della costruzione della metropolitana. Dopo l’apertura della metropolitana nel 1990, la funivia rimase comunque elemento centrale dell’infrastruttura cittadina di New York. Il vecchio impianto era ormai diventato obsoleto e l’amministrazione cittadina decise di sostituirlo con uno nuovo. Naturalmente il nuovo impianto non doveva rappresentare solamente lo stato della tecnica ma rappresentare anche un highlight innovativo. Innovazione mondiale L’impianto nuovo, è dotato dei più alti standard di sicurezza, ha una portata di 110 persone per cabina. Il tracciato di viaggio lungo 950 metri viene percorso in soli 3 minuti. Giornalmente questo impianto verrà utilizzato da circa 5.000 persone, in gran parte pendolari. Attraverso l’utilizzo di cabine molto moderne, che permettono di apprezzare il panorama tra i palazzi di Manhattan e l’East River, il viaggio diventa per il passeggero un’avventura indimenticabile. Da sottolineare è inoltre, che i sistemi di impianti a fune a confronto con altri sistemi di trasporto convenzionali, normalmente creano minori costi ed attraverso la loro flessibilità sono facilmente progettabili e realizzabili. Con progetti come il Minimetro a Perugia, la Hungerburgbahn a Innsbruck e l’impianto di Roosvelt a New York, per elencare solamente alcuni progetti, il Gruppo Leitner rivoluziona il trasporto locale e mostra in modo evidente che le funivie sono adatte per il trasporto urbano oltre che per le piste da sci. n Si ringraziano Doppelmayr Italia Srl e Leitner Spa per la collaborazione.

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Territorio&tradizioni

Casolét della Val di Sole Il nome ha un’origine latina: deriva da caseulus, piccolo formaggio e deriva dagli abitanti di alcuni paesi di queste valli come Celentino, che venivano chiamati casoletti. Si tratta di un tipico cacio di montagna della Val di Sole, Rabbi e Peio, a pasta cruda e tenera fatto con latte intero. Le forme più tradizionali hanno ancora oggi uno scalzo di circa 10 cm per 10 circa di diametro, in totale un chilogrammo scarso di peso. E’ un formaggio che si consuma generalmente fresco o semi stagionato. In questi casi esprime soprattutto sentori lattei ed erbacei, grande morbidezza al palato e sensazioni gustative che vanno dall’acido al dolce, con leggera nota amarognola. Esistono anche versioni più stagionate, abbastanza atipiche, che offrono una maggiore complessità organolettica, con sempre le note erbacee in evidenza.

Puzzone di Moena Questo formaggio nostrano veniva prodotto molti anni fa in Val di Fassa e in Val di Fiemme, nei caseifici turnari e nei masi. Un formaggio con un gusto e con

a cura della redazione

un sapore accentuato che aveva molta resa sulla tavola della povera gente contadina di un tempo. Il trattamento delle forme con acqua tiepida, in certi casi addizionata con un po’ di sale, creava uno strato superficiale praticamente impermeabile che favoriva all’interno delle fermentazioni, con formazione di odori e di aromi caratteristici di questo particolare formaggio. Il Puzzone di Moena o Spretz Tsaorì, che significa “formaggio saporito” nella lingua ladina, è sicuramente uno dei formaggi più apprezzati dagli intenditori e dai consumatori che ricercano prodotti sani, saporiti, con una forte personalità.

Spressa delle Giudicarie La Spressa è un formaggio prodotto esclusivamente nelle Giudicarie e in Val Rendena ed è uno dei più antichi formaggi della montagna alpina. Il nome deriva probabilmente da Stress, massa spremuta, poiché il latte con cui è prodotto questo formaggio subisce numerosi processi di scrematura. È il frutto di un’arte casearia “contadina” tramandata nel tempo, quando i contadini smagravano il più possibile il latte per ottenere un maggior quantitativo di burro, allora era ben remunerato. La Spressa era usata soprattutto per l’autoconsumo ed era commercializzata solo in piccole quantità. Anche oggi questo formaggio magro è a basso contenuto lipidico, nonostante sia sicuramente più ricco di un tempo.

Trentingrana Trentingrana si produce fin dal 1926, quando il signor Marchesi di Rumo, che si era sposato con una ragazza di Mantova, imparò a Mantova l’arte del casaro. Marchesi acquistò il latte del caseificio di Cloz e lo trasformò nel formaggio grana che si diffuse successivamente in tutta la Provincia. Il Trentingrana fa parte della famiglia del Grana Padano e, nell’ambito di tale Denominazione di Origine Protetta, ne è stata riconosciuta la specificità apponendo sullo scalzo della forma un apposito marchio che ne sottolinea le caratteristiche montane della zona di produzione e la peculiarità del prodotto.

Tosèla del Primiero Formaggio a pasta fresca e cruda, a latte di munta fresca , tipicamente da pasto. Si presenta con una pasta compatta, morbida di colore bianco. Ottima rosolata in padella o cotta alla piastra in abbinata con la polenta.

Scopriamo i formaggi

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Dolomiti Il formaggio Dolomiti viene prodotto da molti decenni nei caseifici diffusi nelle vallate alpine. Rappresenta uno dei pochi formaggi prodotti in relativa quantità sul nostro territorio montano, a pasta molle e cruda, da consumarsi entro poco tempo dalla produzione. Infatti, la maggior parte della produzione casearia storica è rappresentata dai formaggi a pasta dura, cotta o semicotta. La sua tecnologia, derivante da analoghi formaggi di produzione nazionale, è stata impartita verso gli anni Trenta, agli allievi casari della scuola dell’Istituto Tecnico Agrario di S. Michele all’Adige. La sua produzione è ripresa a pieno ritmo negli anni Settanta ad opera del caseificio sociale di Predazzo, ancora oggi il principale produttore.

Vezzena È un formaggio di vecchia tradizione per la squisitezza del suo sapore e per la possibilità di utilizzarlo sia da tavola che da grattugia. Prima della grande

guerra in Trentino il Vezzena era pressoché l’unico formaggio da condimento. La produzione allora era modesta, ed anche il consumo da grattugia non era molto, perché la pastasciutta, pietanza tipica della cucina italiana, era poco presente nella lista di cibi della vecchia cucina trentina. Il Vezzena quindi era grattugiato sulle minestre, sui minestroni o sui canederli. Finita la guerra, l’annessione all’Italia cambiò anche le abitudini alimentari e in Trentino si impose sempre più la pasta. Il posto del Vezzena però venne preso dal grana, anche perché la produzione di questo formaggio si era momentaneamente fermata per il conflitto, che aveva distrutto gran parte dei pascoli e delle malghe.

quindi un’antica tradizione casearia nel Trentino anche se la sua produzione resta legata soprattutto ai caseifici sociali di Cavalese, nella Val di Fiemme, e di Fiavé, nelle Valli Giudicarie.

Fontal l termine Fontal è entrato in uso nel 1955 e deriva dalla contrazione dei due nomi Fontina ed Emmental. La produzione nella provincia di Trento è iniziata in Val di Non negli anni Sessanta poi diffusa su tutto il territorio Trentino. Il Fontal Trentino, rispetto al Fontal della grande industria, presenta delle caratteristiche organolettiche particolari, legate soprattutto alla qualità e alla freschezza del latte di montagna utilizzato.

Caprino di Cavalese Le capre sono allevate da sempre in tutti i paesi delle Alpi. Il latte di questi animali era tradizionalmente lavorato in casa ed il formaggio era utilizzato per l’autoconsumo. Ma con gli anni trenta la quantità di latte prodotto iniziò a superare il fabbisogno personale, di qui la necessità della lavorazione in un caseificio del paese. È questo il caso di Predazzo dove il caseificio sociale, specializzato nella trasformazione di solo latte di capra, è sopravvissuto fino all’inizio degli anni settanta. Successivamente l’allevamento di capre andò diminuendo fino quasi a scomparire. Negli ultimi dieci anni tale allevamento è ripreso con forza come la produzione di formaggio caprino. Il Caprino Rustico è un formaggio che vanta

Monte Baldo Formaggio a pasta semidura, parzialmente scremato, semicotto, da pasto, da grattugia, saporito e profumato. Si presenta di colore paglierino intenso nel periodo estivo, paglierino chiaro nel periodo invernale. Maturazione da un minimo di 7 mesi a un massimo di 4 anni. n

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’arte casearia, perché di vera e propria arte si tratta, affonda le proprie origini in tempi remoti e si presenta, agli albori, come una delle principali fonti di autosussistenza per le popolazioni dell’epoca. Successivamente la produzione di formaggi si diffonde su larga scala e dà origine ad una certa diversificazione dei prodotti. Anche in Trentino tale produzione vanta una lunga tradizione che riceve ulteriore impulso negli anni ’20 del ‘900 con la costituzione della Scuola di Caseificio presso l’allora Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Iniziativa che ha favorito l’affinamento ed il perfezionamento delle tecniche di caseificazione ma che nulla ha tolto alle produzioni ottenute nelle malghe e nelle altre realtà produttive locali. Questa compresenza di tradizione e di tecnica è quella che si riscontra anche oggi nelle produzioni tipiche del territorio che abbinano ai valori e sapori locali la tutela della qualità del prodotto e della salute del consumatore.

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club

di Maddalena Collini

ST Altipiani, realtà viva S

ono 150 gli iscritti allo Ski Team Altipiani, di cui circa 80 svolgono attività agonistica distinguendosi sia a livello locale che nazionale. Primo fra tutti Davide Da Villa, che oltre alle vittorie nelle Fis Junior regionali nella graduatoria di fine anno in Italia risulta il migliore dell’anno 1995 in Italia in slalom, il quinto in discesa libera, il dodicesimo in gigante e il secondo nella combinata. Tra gli altri atleti, la maggior parte proveniente dagli Altipiani Cimbri, i risultati sono arrivati da Giulia Mattielli, Daniela Cuel, Bruno Martini e poi Elisa Caneppele e Riccardo Caneppele tra i ragazzi e allievi. Camilla Pallanch, Tommaso Zanchetta e Federica Braito sono tra i baby e cuccioli che hanno regalato più soddisfazioni agli allenatori Cristina Andrighettoni, Emiliano Marzari e Paolo Bertoldi. E Tiziano Marzari, presidente della società, ci racconta dell’importante nuovo progetto per aiutare i ragazzi: si tratta di un accordo con il polo scolastico degli Altipiani, elementari e medie, per cui gli allenamenti che sono fatti in orario scolastico sono considerati scuola: occorre sì giustificare l’assenza, ma gli allenatori fanno per ogni atleta una scheda con risultati e impegno, e queste valutazioni vanno ad integrare il voto di educazione fisica. Curioso ed interessante, soprattutto oggi che si tende a dare più importanza allo studio che allo sport.

Tiziano, quali sono le maggiori difficoltà che incontra lo Ski Team nell’organizzazione dell’attività? «Sicuramente rispetto alla disponibilità delle piste, lavorare insieme ad altri sci club non è sempre facile, spesso non si riesce a fare quello che si vorrebbe. Quest’anno però abbiamo avuto la fortuna di poter sciare sia a Folgaria che a Lavarone, potendo così decidere la pista d’allenamento in base alle condizioni e alle caratteristiche del tracciato». I rapporti con gli sci club vicini? «È buonissimo, addirittura in questi anni siamo riusciti ad organizzare gare con altre società, come il Panarotta o il Cai Sat Rovereto, che ci ha aiutati con i Campionati Trentini. L’unica società che ha dato qualche problema è il Tezenis Ski Team, che ha “portato via” un allenatore e parecchi atleti. L’unica fortuna è stata che i ragazzi del posto sono rimasti con i colori del nostro sodalizio». Da organizzatori e concorrenti, come sono andati i Campionati Trentini? «I Campionati Trentini sono andati benissimo, la Salizzona a Fondo Grande è una pista che si presta per le gare, può ospitare due tracciati e si riesce così a seguire entrambe le gare. Sono state due giornate di gare aiutate dal sole, con 630 concorrenti al cancelletto di partenza. A difendere i nostri colori ci hanno pensato Tommaso Zanchetta, con un argento in slalom e un sesto posto in gigante, Federica Braito con la sua quarta posizione in gigante e Camilla Pallanch, nona in slalom». A proposito, cosa ne pensa della divisione per anno delle categorie baby e cuccioli? «Secondo me non è giusto, si dovrebbe gareggiare con le vecchie categorie. Con questo sistema i bambini forti vincono per quattro anni di seguito, e poi iniziano a prendere batoste appena arrivano ai ragazzi. Fa più bene che male confrontarsi con i ragazzi più grandi». n

Interessante l’accordo che il sodalizio degli altipiani cimbri ha stretto con il polo scolastico locale. La stagione è stata ricca sia per organizzazione, sia per risultati

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UNICO CONCESSIONARIO UFFICIALE NISSAN TRENTINO ALTO ADIGE TRUCKS


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