Toscana, una regione di coraggio · Il cammino dell’Agesci Toscana nell’anno della Route Nazionale
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Toscana, una regione di coraggio
Il cammino dell’Agesci Toscana nell’anno della Route Nazionale
Toscana, una regione di coraggio Il cammino dell’Agesci Toscana nell’anno della Route Nazionale
copyright © 2015 Agesci Toscana, www.agesci.toscana.it Responsabile e coordinatore editoriale Marco Cavini Testi a cura della pattuglia Comunicazione Agesci Toscana Marco Cavini (incaricato regionale, zona Arezzo) Maria Rita Mele (zona Valli Francescane, Umbria) Elena Aiello (zona Arezzo) Carolina Mesoraca (zona Prato) Giovanni Barsocchi (zona Lu.Ma.Ca.) Luca Piervenanzi (zona Arezzo) Gianluca Ermanno (zona Prato) Serena Travaglini (zona Prato) Foto a cura della pattuglia Comunicazione Agesci Toscana Giacomo Bindi (zona Livorno), Gianluca Ermanno (zona Prato) Hanno collaborato ai testi Lorenzo Croci e Caterina Macii (responsabili regionali Agesci Toscana) Stefano Marini e Beatrice Tasselli (incaricati regionali branca Rs) Giacomo Cocchi (zona Prato) Pattuglia Comunicazione Rs Elena Alfreducci, Giacomo Martelli, Andrea Orlandi e Paolo Orlandi (zona di Arezzo) Erica Alberini e Gabriele Cimmino (zona Costa Etrusca) Giovanni Battista D’Anna Olivares e Chiara Esposito (zona Firenze Est) Carlotta Chiaramonte e Giulia Mita (zona Firenze Ovest) Sara Gabriele (zona Livorno) Luca Arcari e Mariluna Bartolo (zona Lu.Ma.Ca.)
Giada Galli (zona Maremma) Margherita Campigli, Ludovica Petroni e Marta Vangelisti (zona Medicea) Sara Fornaini, Elena Ferramosca, Noemi Mannucci e Isotta Tonarelli (zona Pisa) Gabriele Ciolini e Caterina Cocchi (zona Prato) Chiara Padrini, Ilaria Pellegrini e Federica Torre (zona Siena) Francesca Fabbri (zona Valdarno)
Impaginazione e grafica Francesco Ciabatti Realizzazione Settore8 editoria, www.settore8.it pubblicazione fuori commercio – codice Isbn 978-88-9793-912-2
Introduzione Presentazione Forum Regionale Rs, prima tappa verso San Rossore Le azioni di coraggio dei clan toscani Campi mobili, la Route Nazionale inizia dalla strada Giorno per giorno, il diario del campo fisso a San Rossore I laboratori dei toscani I capi One Team, l’ingranaggio della Route Nazionale Gli alfieri toscani alla Route Nazionale Una Route Nazionale da protagonisti Indaba 2014: il futuro è domani
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l 2014 per l’Agesci è stato l’anno della Route Nazionale. Trentamila giovani dai 16 ai 21 anni, ragazzi e ragazze facenti parte di 1.543 differenti gruppi locali di ogni regione italiana, si sono messi in cammino lungo un percorso durato tutto un anno. Sono partiti semplicemente dicendo “Eccomi”, accettando l’idea di partecipare a questa grande avventura in un numero e con un entusiasmo che ha profondamente stupito tutti. Poi si sono rimboccati le maniche lavorando al capitolo regionale, hanno percorso strade condivise con altri clan e infine sono arrivati al grande raduno di San Rossore. Prima del loro ritrovo nel parco pisano, ben 456 campi mobili hanno percorso le strade e i sentieri italiani. È stato il primo momento in cui i rover e le scolte hanno respirato il vero e proprio clima della Route Nazionale, camminando fianco a fianco con fratelli di altre regioni, incontrandosi e scambiandosi esperienze. In quei giorni la Toscana ha ospitato ben 84 gruppi da ogni zona d’Italia per un totale di 1.604 ragazzi che hanno affrontato 26 differenti percorsi. Poi ancora in Toscana, nel parco pisano di San Rossore dove, dal 7 al 10 agosto, si è tenuto il campo fisso in cui i trentamila partecipanti si sono trovati tutti insieme e hanno dato vita alla “Città delle tende”. Una città con una dimensione unica non solo come estensione territoriale ma anche come stile di vita ed energia. Crediamo che questa Route Nazionale abbia profondamente cambiato la nostra associazione. Trentamila giovani hanno avuto modo di sperimentare spazi di vero protagonismo; hanno avuto modo di lavorare in modo corale con i capitoli su tutto il territorio italiano; hanno avuto modo di riflettere a fondo sui temi del coraggio e rilanciare a noi adulti tante sfide importanti. Grazie al loro impegno, tutta questa esperienza ha aperto la strada
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alla collaborazione con molte associazioni, esperienze e strutture su tutto il territorio regionale: abbiamo visto fiorire molte azioni di coraggio forti e impegnative. Anche prima della Route Nazionale i giovani della nostra associazione possedevano il desiderio di fare tutte queste cose, ma con questo evento gli abbiamo fatto capire che il mondo adulto è pronto a stare al loro fianco, ad accompagnarli, appoggiarli e comprenderli. Per questo crediamo che la Ruote Nazionale ci abbia restituito dei giovani più luminosi, più consapevoli e maggiormente protagonisti. Un sentito grazie va a tutti quei capi toscani che hanno contribuito all’ottima riuscita dell’evento, che hanno lavorato prima e durante la route con dedizione, spirito di servizio e sacrificio, senza essere mai sotto i riflettori. Un grazie di cuore a chi si è impegnato nella logistica, nella tesoreria, nelle iscrizioni, nei trasporti e negli eventi, e a tutti quei capi che hanno prestato servizio con il One Team. Ci è sembrato opportuno raccogliere il tesoro di tutto questo lungo anno in una pubblicazione che ha lo scopo di raccontare il passaggio della Route Nazionale dalla Toscana. Con i capitoli, il Forum Rs, con le strade percorse, il ritrovo di San Rossore e i percorsi successivi. Sarà difficile raccontare in modo esaustivo le emozioni vissute in un anno di cammino, le persone incontrate, i passi mossi, le gioie e le difficoltà, ma crediamo che sia un tesoro da donare e restituire a tutta la nostra associazione toscana. Lorenzo Croci e Caterina Macii Responsabili Regionali Agesci Toscana
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CI SARÒ, CI SARAI, CI SAREMO TUTTI NOI…
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ci siamo stati proprio tutti. A partire dal teatro di Firenze invaso da tutti gli Rs della Toscana in occasione del Forum regionale di marzo fino a San Rossore letteralmente brulicante di scout, per i cinque giorni indimenticabili della Route Nazionale. Nel mezzo tanto impegno, coraggio, strada, condivisione.
RAGAZZI TOSCANI DI UN’INTERA REGIONE, NON CAMBIA L’UNIFORME SOLO IL FAZZOLETTONE… Firenze è il nostro capoluogo. Siamo una sola regione, è vero, ma Cortona è molto lontana da Viareggio e Prato lo è altrettanto da Manciano, Borgo San Lorenzo è distante da Piombino e Montepulciano è lontanissimo da Pontremoli. Durante il Forum Rs queste distanze si sono però azzerate e tutti gli Rs toscani hanno saputo mostrare vicendevolmente quali emergenze e quali storie coraggiose avevano scoperto sui loro territori. Ma non solo. L’osservazione si è fatta deduzione e i ragazzi si sono raccontati i progetti che hanno saputo elaborare per tentare di superare le emergenze riscontrate: ecco le loro azioni di coraggio. Il Forum Rs è stata un’esperienza di condivisione meravigliosa che ha permesso a tutti di capire che la Route Nazionale era veramente vicina. Ad arricchire questo incontro sono state le testimonianze di coraggio che alcuni ospiti hanno voluto condividere con noi. Il coraggio concreto e umile, prossimo, di persone comuni, un coraggio sereno nel lavoro, nel volontariato, nella politica, nella Chiesa.
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LA ROUTE NAZIONALE È MOLTO VICINA. LASCIATE GLI ORMEGGI, MOLLATE LA CIMA… Nei cinque mesi successivi al Forum, le comunità Rs hanno perseguito le proprie strade di coraggio concretizzando le azioni e producendo un cambiamento sul territorio che, seppur piccolo, si è sommato a quello di tutti. Poi è stato tempo di Route. Sono partiti da tutta la regione, diretti verso ogni zona d’Italia. E da ogni zona d’Italia sono arrivati in Toscana per camminare sulle nostre strade. Ventisei comunità Rs toscane hanno colto l’occasione di essere ospitanti dei ventisei campi mobili sui nostri territori: dalle foreste del Casentino alla Maremma, dalla Val d’Orcia alle Alpi Apuane, dalle colline fiorentine a quelle livornesi, dal Pratomagno al Mugello. Tutta la regione è stata attraversata dai clan provenienti dal resto d’Italia che hanno potuto ammirare le bellezze della nostra terra, scoprire angoli di natura incontaminata, vivere gli spazi abitati, incontrare testimoni ed esperienze, condividere le strade di coraggio percorse fino a quel momento. Abbiamo attraversato strade comuni su tutto il territorio regionale ed è stata enorme la soddisfazione di avvertire la curiosità, ma anche il rispetto e la gioia, con cui le ventisei route toscane sono state accolte. Poi ancora Toscana, perché tutti, ma proprio tutti, siamo partiti per San Rossore. Non ci scorderemo mai quel viale letteralmente invaso da camicie blu. Noi eravamo i sindaci del quartiere “Arancione”, il quartiere delle Novità, l’ultimo in fondo a sinistra. Dalle otto di mattina fino a mezzanotte abbiamo accolto nel sottocampo tutti i clan che sono arrivati, seimila persone che la sera stessa hanno ballato sotto il palco. Ed erano solo un quinto di tutti quelli giunti a San Rossore! Sono state giornate incredibili costellate di incontri, emozioni, scoperte, racconti, competenze, decisioni, amore. Il parco di San Rossore ci ha accolti in tutta la sua bellezza, si è prestato a una pacifica invasione, cornice perfetta per scrivere un pezzo di storia della nostra associazione, per noi e per il nostro Paese. Nonostante il sole cocente, percorrendo il viale del Coraggio durante i laboratori e le tavole rotonde, percepivamo quanto fosse forte nell’aria l’odore di cambiamento, la voglia di confrontarsi e tornare
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rinnovati da un’esperienza fortemente condivisa, la bramosia di riempire il più possibile lo zaino di nuovi progetti e sogni, quasi con la paura di perdersi qualcosa. L’entusiasmo degli Rs ci ha letteralmente contagiati, ci ha reso migliori e oggi, dopo molti mesi, è ancora in grado di emozionarci. Gli Rs toscani hanno giocato da veri e propri protagonisti questa Route; hanno camminato senza esitazione tracciando nuove strade con i loro pesanti scarponi, con le loro mani, la loro testa e il loro cuore.
LA STRADA CI INSEGNA CHE VAL LA PENA RISCHIARE… I ragazzi ci hanno donato una fotografia della realtà ad alta risoluzione, certamente caratterizzata da alcuni punti più chiari e da altri un po’ più sfocati: la Carta del Coraggio. Ci auguriamo che possa essere uno stimolo per noi capi e un’occasione per rimetterci in cammino, al fianco degli Rs, in maniera più consapevole. L’immaginario collettivo colloca lo scout su un sentiero di montagna nell’intento di scalare una vetta e lo descrive come l’abitante dei boschi. La Route Nazionale, al contrario, ha posto l’accento su come gli scout vogliono ancor di più essere abitanti della città, interessandosi a essa e a chi la abita. La scalata alla vetta la viviamo quotidianamente, è la strada che ci porta a migliorare noi stessi e a rendere migliore il luogo in cui viviamo.
SERVIRE È LA SFIDA, IL FUTURO È DOMANI… Buona strada, Stefano Marini e Beatrice Tasselli, Incaricati alla branca Rs Toscana
Forum Regionale Rs, prima tappa verso San Rossore A Firenze sono partite le strade di coraggio dei clan toscani
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l cammino di 1.600 rover e scolte toscani verso la Route Nazionale ha avuto inizio con il Forum Regionale Rs. L’appuntamento si è tenuto sabato 1° marzo e domenica 2 marzo, nell’arco di un intenso weekend terminato al Teatro Comunale di Firenze, in cui le comunità Rs di tutta la Toscana hanno avuto modo di incontrarsi per la prima volta, di conoscersi e condividere il percorso in vista del campo di San Rossore. È il coraggio il tema scelto dall’Agesci per la Route Nazionale 2014. Coraggio di amare. Coraggio di essere chiesa. Coraggio di essere cittadini. Coraggio di farsi ultimi. Coraggio di liberare il futuro. È dal Forum Rs che lo scautismo toscano ha ufficialmente iniziato a tracciare le proprie strade di coraggio. Narrazione, ascolto e condivisione sono stati gli ingredienti principali di un fine settimana all’insegna della concretezza e dell’autenticità delle azioni di coraggio degli 85 clan presenti al Forum. Nel primo momento del sabato, le comunità Rs si sono incontrate
a livello di zona e hanno vissuto il Forum in una dimensione più circoscritta e omogenea, che ha permesso ai ragazzi di condividere questa opportunità di incontro attraverso attività preparatorie per la giornata regionale della domenica. Questa parte di attività è stata progettata dalla pattuglia regionale Rs con una struttura comune e unitaria, che è stata poi personalizzata e arricchita secondo le esigenze di ogni zona. Al centro della giornata vi è stato il racconto e la condivisione delle differenti realtà territoriali vissute da ogni clan, con annessa un’analisi delle situazioni, problematiche e realtà di coraggio incontrate. Per terminare il sabato, ogni comunità Rs ha assemblato un piccolo plastico con materiale di riciclo, raffigurante, in maniera simbolica, il proprio pezzetto di territorio sul quale compiere una vera e propria azione di coraggio. Sogni e progetti sono stati il cemento e i pilastri per realizzare le città ideali che, unite tra loro, nella giornata conclusiva della domenica, hanno dato vita alla Toscana del futuro costruita sulle buone azioni di tutti i clan. Sono emerse da questo incontro molteplici situazioni differenti, con una vasta gamma di emergenze e
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potenzialità su cui ogni comunità Rs ha deciso di intervenire. Tutti i clan della Toscana si sono dunque ritrovati al Teatro Comunale di Firenze e qui è stata vissuta appieno la dimensione regionale, nella quale ogni zona ha apportato il proprio contributo grazie all’attività del giorno precedente. Avviare un comune impegno che li avrebbe condotti a essere protagonisti del cambiamento e a lasciare il mondo meglio di come lo hanno trovato: questo è stato l’obiettivo del Forum Regionale Rs partecipato da centinaia tra rover, scolte e capi. Ad accogliere i clan di tutta la regione è stato il saluto e l’augurio da parte dei responsabili regionali Lorenzo Croci e Caterina Macii, del presidente dell’Agesci, il toscano Matteo Spanò, e dell’assessore regionale alla Partecipazione Vittorio Bugli, il quale a conclusione del Forum ha sostenuto che molte delle idee e delle proposte avanzate dai ragazzi potevano essere sviluppate a livello istituzionale per studiare nuove norme e impegni da applicare sul territorio. La Santa Messa della domenica è stata celebrata dall’assistente ecclesiastico regionale fra’ Adriano Appollonio, mentre a seguire ecco il saluto del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che ha ricorda-
to la bellezza, ma al tempo stesso la difficoltà, di avere coraggio. L’Arcivescovo ha inoltre sottolineato l’importanza del rapporto tra Agesci e Chiesa per una collaborazione reciproca capace di dare una migliore educazione ai giovani. Di fondamentale importanza, infine, è stato l’intervento di cinque ospiti che con le loro concrete testimonianze di coraggio hanno arricchito e stimolato i giovani Rs, invitandoli a essere i veri protagonisti del cambiamento. Ognuno di loro ha rappresentato uno degli ambiti del tema sviluppato sul coraggio nei quali gli Rs si sono confrontati in preparazione del capitolo e dell’incontro con le altre comunità durante il Forum regionale.
I TESTIMONI DI CORAGGIO “Non guardate la vita dal balcone, ma vivete le sfide del mondo”. Sono queste parole di papa Francesco che hanno dato inizio all’intenso momento di testimonianze del Forum Regionale Rs. Ognuno dei cinque testimoni incontrati nel pomeriggio della domenica ha raccontato personali esperienze di vita reale nelle quali con un’azione di coraggio si è impegnato a rendere migliore la propria e l’altrui quotidiani-
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tà. Ognuno, contribuendo con il proprio impegno a voler cambiare le cose, si è reso espressione del senso comune e civico dei territori in cui viviamo. Significativo l’intervento di Lapo Cecconi, presidente dell’istituto di ricerca ReteSviluppo. Nel descrivere la propria scelta di coraggio nel liberare il futuro ha spiegato come l’ingegno e la fantasia lo abbiano spinto a reinventarsi un lavoro, affrontando un presente nel quale tutto dà l’impressione di essere precario e instabile, ma soprattutto difficile da realizzare. Ha così intrapreso un percorso, insieme ad altri suoi quattro colleghi, nel quale è stato capace di crearsi quelle occasioni lavorative che il territorio non era stato in grado di offrirgli. La sua esperienza ha dato conferma di come la cooperazione e il credere in un progetto comunitario possa produrre cambiamento e realizzare grandi cose. È stata poi la volta di suor Simona Cherici, responsabile della “Casa della Gestante e della Madre con Figlio” di Pian di Sco’, una comunità di accoglienza in cui l’amore e la fraternità vengono vissuti ogni giorno cercando di farsi ultimi, mettendosi al servizio del più bisognoso. L’invito di suor Simona è stato quello di esercitare l’umiltà in prima per-
sona, proprio verso quelle realtà escluse che ci appaiono troppo lontane, ma che in realtà sono più vicine di quanto si possa credere, perché il coraggio di servire l’amore, quello vero, non si lascia a qualcun’altro. Non è possibile costruire un mondo migliore senza l’appoggio della spiritualità. E per questo serve il coraggio di essere Chiesa, testimoniato da don Gabriele Bandini, rettore del Seminario vescovile della Diocesi di Fiesole. Don Gabriele ha parlato della complessità del rapporto tra i giovani e la Chiesa, che troppo spesso viene vista come un’istituzione, ma che, al contrario, è una figura materna sempre disponibile a dare la vita, orientare e accogliere chi ha bisogno. Il sindaco di Borgo San Lorenzo, Giovanni Bettarini, con la sua azione di coraggio nell’essere cittadini, ha invece reso partecipi i giovani Rs con un racconto di alcuni eventi che hanno contribuito alla sua formazione politica e ideologica. Il ripercorrere alcune scelte politiche effettuate nel suo mandato ha permesso di riflettere sull’importanza del credere nei valori che spingono ad agire secondo il giusto, anche compromettendo la propria sicurezza. L’ultima tematica delle testimonianze è stata quella del corag-
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gio di amare. L’amore vero, raccontato dal docente di religione Giuseppe Piegai, impegnato in un’opera di evangelizzazione in Turchia. “L’amore altro non è che il volere il bene dell’altro fino al costo del sacrificio di sé”, è il messaggio per incoraggiare i giovani presenti al Forum a contrapporre sempre il bene per l’altro all’egoismo. Concluso il momento delle testimonianze è stata presentata la Carta del Coraggio, testo che una volta scritto e approvato alla Route Nazionale, è poi diventato un documento consegnato alle autorità istituzionali per fare in modo di concretizzare l’impegno al cambiamento di tutti i rover e le scolte. Il documento ha preso vita a partire dalle esperienze vissute dalle comunità Rs durante il capitolo e si è consolidato lungo la strada percorsa insieme verso San Rossore. Il Forum Regionale Rs è stato dunque una prima grande impresa realizzata da capi adulti che hanno preparato le condizioni per sviluppare il protagonismo dei giovani Rs in cammino, dando loro la possibilità di costruire un’identità critica e autentica in veste di cittadini attivi, con la responsabilità di cambiare il loro territorio, divenendo protagonisti e costruttori del loro futuro.
Dimostrare coraggio e forza per cambiare questo nostro mondo pieno di incertezze e paure. Questo è stato l’augurio che le autorità e i testimoni hanno fatto all’associazione. Entusiasmo e amore per il proprio territorio hanno permesso che 1.600 Rs si impegnassero concretamente per migliorare le loro realtà di vita quotidiane e per diffondere la fiamma del
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coraggio, riuscendo veramente a lasciare questo mondo migliore di come l’hanno trovato. «Oggi siamo chiamati a fare una scelta – ha detto fra’ Adriano Appollonio all’inizio di questo cammino verso la Route. – E per fare una scelta ci vuole tanto coraggio».
LA PATTUGLIA REGIONALE RS NELL’ANNO DELLA ROUTE NAZIONALE Beatrice Tasselli (incaricata regionale, zona Prato) Stefano Marini (incaricato regionale, zona Livorno) Silvia Bongi (zona Prato) – Tommaso Cocchi (zona Prato) – Marco Caporali (zona Arezzo) – Alessia Corgiatini (zona Arezzo) – Chiara Dalle Mura (zona Lu.Ma.Ca.) – Elisa Giannetti (zona Lu.Ma.Ca.) – Michelangelo Longo (zona Firenze Est) – Elisa Lunghi (zona Arezzo) – Alessandro Peruzzi (zona Arezzo)
Le azioni di coraggio dei clan toscani
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«Gli scout toscani ci hanno fornito un bell’esempio di cittadinanza attiva: tante azioni di coraggio potrebbero essere riportate a livello istituzionale per studiare nuove norme e impegni per migliorare la nostra regione» Vittorio Bugli, assessore alla Partecipazione della Regione Toscana, Forum Regionale Rs, Firenze, domenica 2 marzo 2014
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osa sono le azioni di coraggio? Come ultima parte del capitolo, tutte le comunità Rs hanno messo in atto nel loro territorio delle “Azioni di Coraggio”, ovvero delle azioni che i ragazzi hanno percepito fortemente coraggiose per se stessi e la propria vita, che hanno chiesto loro di mettersi in gioco superando resistenze e paure. I capi hanno aiutato i ragazzi a guardare al modello di coraggio indicato dal Vangelo e li hanno accompagnati a decidere se impegnarsi nel coraggio di amare, nel coraggio di essere Chiesa, nel coraggio essere cittadini, nel coraggio di farsi ultimi o nel coraggio di liberare il futuro.
IL CORAGGIO DI AMARE In evidenza: Prato 4 Il coraggio di non nascondere la disabilità è la sfida lanciata dal Prato 4 per il “Coraggio di amare”. Il primo obiettivo è stato capire quanto offre la città per
i disabili, cercando di analizzare le esperienze più significative per trovare esempi su come agire nel fare del bene agli altri. L’incontro con varie realtà del territorio ha permesso di concretizzare l’azione di coraggio, partendo da una considerazione: al di fuori delle associazioni, i disabili sono spesso invisibili. L’idea è stata dunque di organizzare un evento per fornire loro l’opportunità di vivere da protagonisti la città, proponendo una manifestazione sportiva aperta a disabili e normodotati. Una vera e propria corsa, rivolta a tutti, che non si sarebbe svolta in uno stadio o in una pista di atletica ma che avrebbe attraversato la città toccandone i luoghi, le piazze e i monumenti più importanti e significativi. Telefonate, mail, manifesti, volantini e una forte presenza sulla stampa hanno permesso di pubblicizzare l’evento in vista dell’appuntamento fissato per domenica 18 maggio. Un centinaio di corridori, tra cui una cinquantina di ragazzi con diver-
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se tipologie di disabilità, si sono cimentati in Mission I’m Possible – Una corsa possibile, riuscendo tutti ad arrivare al traguardo: chi prima e chi dopo, chi in carrozzina e chi insieme a un accompagnatore, chi correndo e chi camminando. Ognuno, rigorosamente, con un grande sorriso. Arezzo 2: scoperta e valorizzazione del centro di accoglienza e promozione della vita “Casa Betlemme”, come luogo da vivere secondo la regola Ora, stude et labora, e successiva predisposizione di una base per tende per ospitare le uscite scout. Capezzano 1: collaborazione con l’associazione “Non la bevo”, ente finalizzato alla salvaguardia della persona per evitare che beva prima di mettersi alla guida, attraverso una comune campagna di sensibilizzazione nei principali luoghi di divertimento giovanile. Chiesina Uzzanese 1: in occasione dell’Epifania, le calze della befana cucite dai ragazzi sono state consegnate in tre case di riposo e a varie persone del paese, come anziani soli o bambini portatori di handicap. Cortona 1: incontro con il dirigente scolastico della scuola
primaria di Cortona per lavorare nelle classi con incontri settimanali in cui affrontare temi come la conoscenza e la valorizzazione di se stessi, la propria identità, la relazione con l’altro, il valore e la bellezza della comunità. Firenze 5: l’incontro con alcuni psicologi ha permesso di realizzare un workshop dal titolo Amore: S.I.S. (Stereotipi, Immagine, Superficialità), da proporre a gruppi di adolescenti, sulle difficoltà delle persone a relazionarsi e sulla necessità di conoscere gli altri in maniera profonda. Pontedera 1: rilancio dell’oratorio del Duomo come spazio di confronto, accoglienza e scambio tra culture differenti attraverso forme di comunicazione come musica, teatro e cinema. Tra queste vi è la comunità senegalese, con cui sono stati fatti numerosi incontri e scambi culturali.
IL CORAGGIO DI ESSERE CHIESA In evidenza: Signa 1 Il coraggio di essere Chiesa rappresentava da sempre lo scoglio più difficile da superare per i ragazzi del Signa 1. Proprio come quando, scrivendo la Carta di Clan, si bloccavano arrivando al
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punto “Fede”. Il vero coraggio era dunque agire in quella direzione, seguendo una linea che si discostasse dalla semplice catechesi e trovasse il proprio punto di partenza nel motto “Perchè il Cristianesimo è prima un incontro e poi una religione”. L’intento era dunque contattare tutti i gruppi parrocchiali del territorio, soprattutto quelli giovanili, per cercare con loro uno scopo comune, creare occasioni di incontro e soprattutto vivere un momento di conoscenza. Con la consapevolezza che l’Agesci, l’Azione Cattolica Giovani, i Focolarini, i Neocatecumenali e il dopo-cresima provengono tutti dalla stessa radice e si muovono verso fini simili. Questo lavoro ha permesso di avviare una collaborazione con altri ragazzi e unire i gruppi delle sette parrocchie del territorio che, fino a quel momento, non si erano mai incontrati. Il progetto doveva continuare anche dopo la Route Nazionale ma un gemellaggio con un altro clan ha momentaneamente interrotto questa esperienza. Nel frattempo però le basi sono state gettate, gli sguardi si sono incrociati, le mani si sono strette e una strada di avvicinamento tra tutti i gruppi cattolici è stata gettata.
Arezzo 7: la mancanza di giovani in parrocchia ha spinto a costituire un dopo-cresima per continuare a coinvolgere i ragazzi pure al termine del loro cammino nel catechismo. Figline Valdarno 1: dopo un periodo di crisi, è stato riaperto l’oratorio parrocchiale portando un contributo nella sua animazione e in altre attività come il catechismo, il doposcuola e il coro.
IL CORAGGIO DI ESSERE CITTADINI In evidenza: Quarrata 1 La cittadinanza può essere vissuta da numerose prospettive. Il Quarrata 1 ha scelto di viverla camminando su due sentieri tortuosi e difficili da affrontare: il sentiero dell’immigrazione e il sentiero dell’ambiente. Tutto è iniziato con la divisione del clan in due pattuglie e una doppia partenza. Verso dove? Il desiderio era di indagare, scoprire, approfondire, toccare con mano e raccontare per cambiare le cose, quindi il viaggio sarebbe stato verso luoghi cruciali per l’ambiente e l’immigrazione. Verso Taranto e Lampedusa. A Taranto il clan ha trovato case dipinte di rosa per nascon-
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dere le polveri sottili. Persone che evitavano le interviste. Bambini nati con displasie polmonari. Signori con la busta gialla delle analisi sotto il braccio. Tamburi, il quartiere più inquinato, con i suoi muri tappezzati di teschi col respiratore. Una città che con i venti viene sepolta sotto le polveri e soffocata dalle esalazioni di gas dell’Ilva, un mostro che uccide ma che dà lavoro. A Lampedusa, invece, il clan ha trovato lacrime e disperazione per una piccola isola trascurata dal resto del mondo, tra cimiteri di barconi e croci di legno. Ha ascoltato storie e ha visto occhi scuri e profondi con la forza di sorridere e scherzare nonostante un viaggio in mare che ha portato via tutto. Come cittadini è possibile tacere di fronte a due realtà in cui, pur di sopravvivere, le persone accettano cancri ai polmoni o si mettono nelle mani di spietati trafficanti? La risposta è scontata, dunque il clan ha avviato una serie di iniziative per sensibilizzare il proprio territorio. È andato nelle scuole a parlare di Lampedusa attraverso video, domande e discussioni. Ha raccontato i suoi incontri con una veglia rover. Ha ripulito parte della propria città. Ha promosso una partita di calcio multietnica. Ha discusso con i
rappresentanti di Caritas, Legambiente e dell’inceneritore di Montale. Lampedusa e Taranto hanno infatti insegnato che immigrazione e ambiente sono due problemi da affrontare con coraggio insieme all’intera comunità. Arezzo 8: organizzato un torneo di calcetto multietnico, il Calc…Etnico, per riqualificare il quartiere attraverso l’integrazione delle tante comunità presenti. Nell’iniziativa sono stati coinvolti i negozianti della zona che hanno contribuito al premio con un buono-spesa per le famiglia in difficoltà legate alla squadra vincitrice. Avenza 1: con l’obiettivo di migliorare il paese sono stati svolti interventi di manutenzione alla chiesa, ottenendo il permesso di pulire periodicamente un campo da calcio e l’adiacente giardino dai rifiuti e dall’erba. Bagno a Ripoli 1: progettata l’apertura di uno spazio-studio pomeridiano aperto ai giovani del territorio per la realizzazione di alcuni eventi come dibattiti, incontri e cineforum. Carrara 1: svolta un’azione per sensibilizzare la cittadinanza sui problemi dell’estrazione del mar-
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mo dalle cave delle Alpi Apuane, con approfondimenti mirati alla viabilità, alle polveri sottili e alla “Strada dei Marmi”.
sociale “Il Cerro” della comunità delle Piagge, che si occupa di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti.
Casentino 1: intervento sul fiume Arno tra Stia e Pratovecchio, in un tratto caratterizzato da incuria degli argini e rifiuti, incontrando le amministrazioni per capire i motivi dell’abbandono e stimolarle a prendersi più cura dei propri corsi d’acqua.
Firenze 11: intorno ai temi del consumo sostenibile e del riciclaggio è stata allestita una cena “Bio a Km Zero”, è stato realizzato un sapone biodegradabile da distribuire ai campi di branco e reparto, ed è stata promossa una giornata per insegnare ai bambini a creare giochi con materiali riciclati.
Empoli 3: organizzata una tavola rotonda aperta alla cittadinanza e patrocinata dal Comune in cui psicologi, operatori sanitari, medici, istituzioni e associazioni hanno affrontato il tema della violenza fisica, economica, religiosa e psicologica. Questo momento è stato seguito da una raccolta di abiti e giocattoli da donare alle donne e ai bambini ospiti dei centri anti-violenza.
Firenze 21: esperienze dirette sul valore della comunicazione e sulla sua influenza hanno permesso di condurre esperimenti socio-psicologici per mostrare il condizionamento del pensiero da parte della disinformazione e per educare a una corretta cultura all’informazione.
Firenze 2: progetto di riapertura del giardino del quartiere dell’Isolotto, una zona chiusa ormai da anni per lavori ma che necessita di essere restituita ai cittadini.
Lido di Camaiore 1: riqualificazione della trascurata pineta di via Trieste con opere di manutenzione, con il censimento di tutte le piante e delle attrezzature, e con l’organizzazione di attività scout per i ragazzi della zona.
Firenze 8: la sede del clan è diventata un centro di raccolta di tappi e di bottiglie che sono poi state consegnate alla Cooperativa
Livorno 2: valorizzazione dei parchi cittadini attraverso un programma di lavori presentato al Comune: alcuni interventi
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come l’aggiustamento delle panchine e l’installazione dei cestini sono comuni a più giardini, mentre altre opere sono mirate a singole aree verdi come la creazione di un percorso natura e di un’area barbecue. Livorno 3-10: progetto di recupero dell’Acquedotto Leopoldino dal Cisternino a Livorno insieme al personale del Comune: un tratto di circa un chilometro sarà reso accessibile alla cittadinanza dopo un’accurata pulizia e l’apposizione di adeguata segnaletica. Lucca-Ponte 1: recupero di vestiti e oggetti abbandonati per allestire un punto vendita in sinergia con alcune associazioni locali.
ti illustrati ai bambini i concetti di risparmio e riciclo. Orentano 1: interventi di manutenzione e pulizia nella zona del Macchione, nei pressi di una nota base scout, dove vi era una situazione di forte degrado ambientale. Pietrasanta 1: dopo una riflessione e una tavola rotonda sul valore della libera informazione, è stata aperta una pagina Facebook dal nome Strade In-Formazione, un luogo in cui gli utenti possono condividere, commentare e discutere le più diversificate notizie.
Massa 2: insieme al Comune sono state analizzate le zone cittadine che non permettono ai disabili di muoversi autonomamente, realizzando poi lungo la spiaggia passaggi adeguati alla loro mobilità.
Piombino 2: una lunga fase di ricerca ha evidenziato come i ragazzi piombinesi ambiscano a un maggior decoro cittadino, dunque è iniziato un percorso di recupero di alcune aree, come la locale piazza Dante, svolto in sinergia con il Comune e altre associazioni di volontariato.
Montepulciano 1: l’aiuto del Comune ha permesso di avviare un’azione di sensibilizzazione sui temi del rispetto ambientale, attraverso un progetto che è stato ampliato alle quarte e alle quinte elementari con incontri in cui, tra giochi e spiegazioni, sono sta-
Pisa 5: i parchi cittadini sono abbandonati e poco frequentati, quindi è stata avanzata una richiesta al Comune per adottare uno spazio verde da mantenere pulito, accessibile e vivo con attività e giochi da proporre alla cittadinanza.
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Prato 3: alcuni incontri, riflessioni e studi sul tema della prostituzione hanno permesso di affrontare l’argomento da un punto di vista sociale, etico e legislativo, girando poi un video e organizzando un dibattito proposto ai ragazzi di una scuola. Prato 5: con l’aiuto dell’Asm, l’azienda pratese per la racconta dei rifiuti, sono stati rivalorizzati i giardini di via del Campaccio, con un lavoro di pulizia, di innesto di nuove siepi e manutenzione dei giochi presenti. Rosignano 1: la carenza di informazioni locali ha spinto all’apertura della pagina Facebook Rosignano: stiamo inFormati, in cui vengono riportati e pubblicizzati gli eventi, le iniziative e le attività delle associazioni del territorio. Tali associazioni sono state poi coinvolte in un evento, l’AperInforma, per presentare il loro operato. San Giorgio 1: una fase di collaborazione con Legambiente e PubliAmbiente ha permesso di capire le problematiche ambientali, spingendo a costruire un contenitore per la raccolta degli oli vegetali esausti per evitare che questi vengano rilasciati negli
scarichi o assorbiti dal terreno. Scandicci 1: insieme ad alcune associazioni presenti sul territorio è stata organizzata una giornata di pulizia delle strade di Scandicci, collegata a una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza sui temi dell’inquinamento e del riciclaggio. Siena 12: pulizia del prato del palazzetto di basket della Mens Sana Siena con la ristrutturazione e la riqualificazione dell’adiacente parco-natura. Siena 3: un’attenta analisi del centro storico ha permesso di rintracciare tutte le barriere architettoniche presenti in città, realizzando foto che sono poi state utilizzate da un’associazione per un sito creato per indicare ai disabili le difficoltà urbane presenti nelle varie località italiane. Uzzano 1: una collaborazione con il Comune ha permesso di realizzare un progetto di sensibilizzazione rivolto alla cittadinanza per promuovere gli acquisti del commercio equo e solidale, educando alla scelta in base alle politiche compiute dalle imprese in termini di impatto sociale e ambientale.
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IL CORAGGIO DI FARSI ULTIMI In evidenza: Lucca 4 Un ponte verso gli ultimi, gli emarginati e i socialmente svantaggiati. A gettarlo è stato il Lucca 4 che per la propria azione di coraggio ha individuato i campi nomadi cittadini delle etnie Rom e Sinti, avviando una collaborazione con gli assistenti sociali per attuare un progetto di scambio culturale che prevedeva molte attività mirate alla reciproca conoscenza. L’ingresso del clan nei due campi è avvenuto insieme alle educatrici del Comune, figure familiari ai bambini che vi risiedevano, e ha generato sentimenti contrapposti, divisi tra il forte desiderio di incontrare queste realtà e un briciolo di tensione e sospetto derivati dai luoghi comuni riguardo alle due etnie. L’accoglienza ha sorpreso tutti: i bambini erano stati avvertiti dell’arrivo degli scout e, dopo le domande iniziali, li hanno presi per mano e trascinati tra roulotte e casette di legno, presentandogli tutti i loro amici e mostrandogli la loro realtà. Genitori e fratelli maggiori guardavano, incuriositi, dalle finestre. Le visite sono continuate per tanti pomeriggi e, nonostante le differenze tra i due campi Rom e Sinti, i percorsi si sono svolti e continuano a
svolgersi parallelamente: con merende, giochi e attività creative, il clan si è avvicinato ai più piccoli, costruendo una relazione di reciproca fiducia, ascoltando i loro racconti e entrando nelle loro abitazioni. I ragazzi si sono trovati a “portare fuori” più di quanto si aspettassero, arricchendosi di tante esperienze personali e ricevendo oltre quello che riuscivano a donare. Questo incontro è stato riportato anche alla Route Nazionale in un laboratorio: una canzone scritta per l’occasione e un quaderno con i disegni e le foto dei bambini sono stati lo strumento per proporre giochi, racconti e momenti di riflessione, cercando di far scoprire la bellezza dell’integrazione. E di condividere la ricchezza della cultura e dei valori delle comunità Sinti e Rom. Alta Val di Cecina 1: l’incontro con le istituzioni, la scuola e gli insegnanti in pensione ha fornito le competenze per avviare un sostegno ai bambini, soprattutto extracomunitari, in ambito scolastico. Borgo San Lorenzo 1: l’esperienza presso la mensa della Caritas ha sensibilizzato alle problematiche alimentari, stimolando ad abbracciare la causa del pro-
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getto “Accoglienza” di Villa La Brocchi che si occupa di raccolta, gestione e distribuzione del cibo. Castelnuovo Garfagnana 1: la conoscenza di varie situazioni di disagio e numerose associazioni del territorio ha rappresentato lo stimolo per creare un doposcuola rivolto ai bambini extracomunitari. Empoli 1: una raccolta di farmaci non scaduti da destinare ai più bisognosi è stata l’occasione per costruire un “ponte sociale” tra il territorio e la Misericordia di Firenze. Firenze 7: l’incontro con un uomo angolano e la conoscenza del suo percorso per diventare cittadino italiano hanno permesso di organizzare alcuni giochi per sensibilizzare i giovani del territorio sul tema dell’immigrazione e sul superamento degli stereotipi. Firenze 12: analisi e approfondimenti sul tema della disabilità intellettiva insieme all’organizzazione “Pamapi” sono state l’occasione per svolgere alcune attività in occasione della giornata mondiale dell’autismo. Firenze 14: la partecipazione a
un tavolo con le associazioni di volontariato che si occupano di situazioni di povertà ed emarginazione è stata seguita dall’organizzazione di una festa a San Frediano e dal contributo alla Ronda della Carità per portare assistenza ai senzatetto distribuendo alimenti, medicine e vestiario. Firenze 19-27: per tutta una settimana è stato svolto un servizio in una mensa della Caritas di Firenze. Ogni mattina il clan si è occupato del funzionamento della mensa supportando nella scelta dei prodotti alimentari, nella preparazione di alcune portate, nelle attività di magazzino e nel servizio al banco e ai tavoli. Follonica 2: in un primo momento l’impegno è stato rivolto verso il doposcuola parrocchiale per aiutare i ragazzi a fare i compiti, poi l’attenzione è andata verso i Rom con un percorso di conoscenza in cui è stato coinvolto anche il sindaco. Monteroni 1: realizzato un monumento a forma di barca nel parco principale del paese, con la vela formata con mattonelle dipinte dai bambini di tutte le nazionalità. Il monumento è stato intitolato a Rosa Parks.
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Montevarchi 1: il confronto e la conoscenza di numerose associazioni e comitati etnici cittadini ha fatto nascere l’idea di organizzare una cena interculturale a cui invitare tutte le comunità.
Pitigliano 1: progetto di miglioramento della sede/magazzino della Caritas, riorganizzando il materiale presente (cibo e vestiario) per ottimizzare lo spazio e velocizzare la ricerca.
Pontassieve 1: dopo molti anni è stata organizzata una raccolta di viveri porta a porta per aiutare le famiglie in difficoltà.
Prato 2: l’integrazione passa attraverso la conoscenza della lingua, dunque sono state avviate collaborazioni con associazioni e scuole per corsi di lingua per bambini, stranieri e analfabeti.
Pisa 1: creazione di un piccolo parco giochi nello spazio adiacente alla chiesa di Putignano, sede del gruppo, per far vivere il territorio e regalare uno spazio comune a chi lo abita. Pisa 2-3: partecipazione al progetto diocesano Cittadella della Solidarietà, che ha permesso di prestare servizio all’interno di un emporio dedicato alle famiglie con difficoltà economiche. Pisa 4: progetto di servizio con l’associazione “Dinsi Une Man”, con la conoscenza della sua attività verso la disabilità e una serie di incontri con operatori e psicologi. Questo ha permesso di vivere tre giorni con i ragazzi disabili per aiutarli a conquistare indipendenza nella cura personale e della casa.
Prato 6-Carmignano 1: risistemazione della casa di accoglienza “Jacques Fesh” messa a disposizione dalla diocesi di Prato ai detenuti in permesso di uscita e alle loro famiglie, rendendo il centro più accogliente, ristuccandolo, rimbiancandolo e colorandolo. Rignano 1: creata una “Banca del Tempo” per favorire l’integrazione tra le comunità straniere attraverso lo scambio di favori tra gli abitanti del paese, fornendo una possibilità di supporto per le famiglie in difficoltà economica e creando un’interazione tra stranieri e rignanesi. Valtiberina 1: è stata organizzata una duplice azione nei due comuni di riferimento del gruppo: a Sansepolcro con la parteci-
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pazione alla giornata di Colletta Alimentare rivolta alla Caritas cittadina, mentre a Città di Castello con il servizio all’Emporio della Solidarietà. Viareggio 3: in collaborazione con la parrocchia è stato fornito un supporto nella distribuzione dei pasti caldi per i bisognosi del quartiere.
IL CORAGGIO DI LIBERARE IL FUTURO In evidenza: Pistoia 1 La tratta e la prostituzione coatta sono state al centro del “Coraggio di liberare il futuro” del Pistoia 1. L’esperienza che ha spinto il clan a compiere tale scelta è stata la visita alla comunità “Papa Giovanni XXIII” di don Aldo Bonaiuto che raccoglie dalla strada le ragazze vittime della tratta e le avvia verso un pieno reinserimento sociale. Tale impegno ha stimolato a organizzare una serie di presìdi su alcune strade della provincia per portare supporto e speranza a queste ragazze, e proporre momenti per sensibilizzare nei confronti di questo tema. Tutte le testimonianze e i racconti raccolti in questi incontri hanno permesso di allestire una veglia rover con brani musicali e dram-
matizzazioni che è stata messa in scena durante la Route Nazionale e in occasione dell’Indaba 2014 dei capi toscani a Prato. Particolarmente significativo è stato anche l’evento dal titolo Donne crocifisse, organizzato con la collaborazione delle istituzioni (Comune di Pistoia, Provincia di Pistoia e Regione Toscana nell’ambito del progetto Con. Trat.To. – Contro la Tratta in Toscana), arricchito dalla presenza delle principali autorità cittadine e animato dalla proiezione dei video realizzati dal clan. La conclusione di questo percorso sarà una pubblicazione, da presentare alla cittadinanza e ai giovani delle scuole, con le interviste alle ex prostitute vittime di tratta ospitate dalla comunità “La Conchiglia” di Pistoia. Arezzo 14: collaborazione con il carcere per incontrare i detenuti, conoscerli e abbattere i pregiudizi. A ognuno di loro è stata donata una pianta come segno di speranza: essa potrà fiorire solo se sarà curata, dunque il futuro potrà essere libero solo se costruito e curato dal singolo e dalla società. Bientina 1: un questionario ha permesso di approfondire il tema della tossicodipendenza,
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per capire quali sono le sostanze maggiormente assunte dai giovani. Tale bagaglio di conoscenze è stato portato nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi di terza media verso i rischi e i pericoli derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti.
orto sociale nei pressi del giardino del convento, con un progetto volto a valorizzare una zona degradata e a dare la possibilità alle famiglie più indigenti di coltivare i propri ortaggi nel loro piccolo appezzamento.
Casciana Terme 1: creazione di un doposcuola chiamato “Rainbow” dove ogni mercoledì e venerdì i bambini hanno avuto modo di giocare, socializzare e fare lezione aiutati dai ragazzi del clan.
Grosseto 1: la pulizia delle mura di Grosseto e di altri spazi verdi ha permesso di svolgere un servizio rivolto all’intera città.
Cecina 1: partecipazione a un progetto della Asl rivolto ai ragazzi disabili per accompagnarli in pineta e praticare con loro alcune attività. Nel corso dell’anno sono state incontrate anche altre associazioni che si occupano di disabilità e sono stati organizzati insieme a loro alcuni appuntamenti, come ad esempio il carnevale.
Grosseto 3: l’incontro con l’associazione Agd – Giovani Diabetici ha permesso di organizzare una giornata rivolta alla cittadinanza per sensibilizzare al tema del diabete e per far conoscere l’attività della stessa Agd. Livorno 7-9: la mancanza di luoghi di aggregazione ha spinto a istituire un cineforum mensile e una serie di cene a tema a invito estemporaneo.
Empoli 2: organizzazione di laboratori manuali e ludici rivolti agli anziani con l’obiettivo di fornire loro assistenza e fargli riacquisire il desiderio di essere protagonisti e trovare un ruolo nella terza età.
Lucca 3: appurato come l’istruzione sia un momento imprescindibile nella formazione della persona, sono stati organizzati doposcuola per bambini e laboratori in una struttura per ex detenuti e detenuti in forma alternativa.
Fucecchio 1: apertura di un
Manciano 1: registrati due vi-
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deo con interviste agli extracomunitari che hanno deciso di costruirsi un futuro a Manciano e alle persone colpite dall’alluvione del 2012 che hanno deciso di continuare ad abitare in paese. L’impegno sul territorio è diventato più concreto entrando attivamente nella Consulta dei Giovani. Peccioli 1: la ristrutturazione di una vecchia canonica è stata l’occasione per aprire un centro di accoglienza per pellegrini chiamato “Mamre”; i lavori sono ancora in corso ma la struttura è già stata inaugurata ed è attiva. Pistoia 2: l’attenzione rivolta al tema delle malattie (oncologiche, psichiche e motorie) ha permesso di stilare un progetto di servizio da proporre alle varie associazioni cittadine. Nell’ambito delle malattie oncologiche, ad esempio, tra le proposte c’è l’assistenza in servizi casalinghi e l’accompagnamento alle terapie, poi sono previsti momenti di svago per la terza età e l’animazione alla pediatria dell’ospedale. Pistoia 3: una collaborazione con la casa circondariale e Legambiente ha fornito le conoscenze per promuovere iniziative nelle
scuole volte a far conoscere la realtà carceraria e per permettere ad alcuni detenuti di svolgere lavori di pubblica utilità nel territorio comunale, come la pulizia di parchi e zone boschive. Ponsacco 1: effettuato un percorso di conoscenza sugli effetti lavorativi e sociali della crisi economica nel territorio comunale. La condivisione di dati, le interviste agli artigiani, i questionari rivolti ai giovani e un incontro con i politici hanno permesso di raccogliere il materiale per organizzare un evento per condividere questo lavoro con l’intera cittadinanza. Pontremoli 1: l’ingresso nella Consulta giovanile del Comune ha rappresentato il primo passo per allestire un punto di informazione in grado di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro nel paese e nelle zone limitrofe, per provare a sopperire all’assenza di un vero e proprio centro per l’impiego. Pontremoli 2: per proporre un’alternativa culturale ed educativa rivolta alla cittadinanza e, soprattutto, ai giovani, è stata progettata la riapertura del cinema cittadino da far gestire a vo-
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lontari.
emersa la necessità di aiuto.
Prato 1: la conoscenza della comunità cinese di Prato ha rappresentato il primo passo per avviare una collaborazione con l’associazione “Meltinpo”, che organizza corsi di italiano per stranieri.
Val di Mugnone 1: un’indagine sugli sprechi di denaro sul territorio ha permesso di individuare quattro opere pubbliche realizzate ma inutilizzate o sottoutilizzate. Di questa situazione è stata informata la cittadinanza attraverso un volantinaggio presso le istituzioni, le abitazioni e vari enti pubblici.
Rosignano 2: per prevenire l’emergere del disagio giovanile è stato presentato al sindaco un progetto volto alla realizzazione di una piccola comunità che svolga lavori utili per il territorio, come la pulizia di spazi pubblici, fornendo così un’opportunità e un’alternativa costruttiva a ragazzi e adulti. San Giovanni Valdarno 1: una serie di interviste ha permesso di indagare sull’universo giovanile, facendo emergere una comune mancanza di speranza. Per affrontare questa problematica è stato aperto un blog dove inserire i messaggi di gioia e di ottimismo emersi dagli ambiti associativi ed economici del territorio. San Vincenzo 1: collaborazione con una consulta che riunisce le associazioni di volontariato attive a Venturina, prestando servizio in tutti quei casi in cui è
Viareggio 5: il reinserimento dopo la tossicodipendenza è il tema che ha ispirato la scrittura di un libro che raccoglie una serie di storie e vicende conosciute nel corso di incontri con operatori, medici e psicologi. Il volume è stato pubblicarlo e messo in vendita, con i ricavi destinati al centro di rieducazione “Raffa”.
Campi mobili, la Route Nazionale inizia dalla strada
La Toscana è stata percorsa da 26 route, 84 clan e un totale di 1.604 rover e scolte
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L
a Route Nazionale è iniziata lungo la strada. Nei giorni che hanno anticipato l’arrivo al campo di San Rossore, i sentieri della Toscana sono stati attraversati da 26 campi mobili che hanno avuto come protagonisti 1.604 rover e scolte di 84 clan da ogni zona d’Italia. Tutti loro hanno scoperto la regione da sabato 2 a martedì 6 agosto, vivendone i suoi posti più belli e significativi, accompagnati in questo cammino da quei clan toscani che hanno offerto la loro disponibilità come “ospitanti”. Nel complesso la Toscana è stata il sesto territorio più battuto d’Italia alle spalle di Veneto (che ha ospitato 5.369 ragazzi), Lombardia (3.139), Emilia Romagna (3.064), Lazio (2.505) e Marche (2.080). «Ogni campo mobile ha rispettato tre chiare caratteristiche –
spiega Alessandro Peruzzi, incaricato regionale all’organizzazione dei campi mobili insieme a Marco Caporali e a Dino Rossi. – È stato percorso in Toscana, ha mostrato un aspetto significativo del territorio ed è stato strettamente legato alle strade di coraggio dei clan gemellati, i cosiddetti clan di formazione». Lungo il cammino di ogni clan è stata lasciata una traccia indelebile con il geocaching, una targa che simboleggerà il passaggio della Route Nazionale dai luoghi di tutta la Toscana e di tutta l’Italia. Nelle prossime pagine, un resoconto di tutti i campi mobili ospitati dalla Toscana, strutturato come una guida ricca di informazioni e rivolta a quei clan che, nel corso degli anni, vorranno ripercorrere gli itinerari della Route Nazionale.
ROUTE 164: DA CAMALDOLI A LA VERNA, TRA NATURA, SPIRITUALITÀ E CITTADINANZA Clan ospitante: Arezzo 14 Clan gemellati: Tabya 100 (IM), Borgosesia 1 (VC), Grignasco 1 (VC), Varallo 1 (VC) Numero ragazzi in cammino: 61 Percorso giorno per giorno 1° giorno: trasferimento da Arezzo a Chiusi della Verna tramite mezzi pubblici; Chiusi della Verna-La Verna (km 2.2, sentiero 51): visita del Santuario e incontro con i frati francescani; pernottamento nei locali della pro-loco del Comune di Chiusi della Verna
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2° giorno: La Verna-Corezzo (km 10.5, sentieri 53 e 69): pernottamento in un campo da calcio della locale pro-loco; Santa Messa nella chiesa di Corezzo 3° giorno: Corezzo-Camaldoli (km 11.5, sentieri 59, 73 e 72): pernottamento nel monastero 4° giorno: Camaldoli-Eremo-Il Capanno (km 8, sentieri 68, 74 e 00): incontro con un monaco camaldolese e visita del monastero; ripresa delle attività e intervista su Rai Uno per il programma “A sua immagine”; visita al Sacro Eremo 5° giorno: Il Capanno-Passo della Calla (km 14, sentiero 00): rientro ad Arezzo Perché questo percorso? Il parco nazionale delle Foreste Casentinesi è una delle meraviglie paesaggistiche della zona di Arezzo, ricco di boschi e di sentieri. In esso si trovano due significative esperienze spirituali e di coraggio. Il monastero di Camaldoli, fondato nell’undicesimo secolo da san Romualdo e cuore dell’ordine dei Camaldolesi, coniuga infatti la dimensione dell’impegno ecumenico e di quello civile: qui ha trovato origine il Codice del 1943 che tanto ha influenzato la futura Costituzione Italiana. Il santuario della Verna non è meno ricco di storia, perché qui San Francesco ha ricevuto il dono delle stimmate ed è oggi un’importante sede per i Frati Minori Francescani. Luogo geocaching: Monastero di Camaldoli, 43°47’37.9”N 11°49’13.6”E
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ROUTE 165: GLI ELEMENTI NATURALI E I DIRITTI CIVILI: UN PERCORSO TRA STORIA, NATURA E DIRITTI PASSO DOPO PASSO SUL MONTE PISANO Clan ospitante: Bientina 1 (PI) Clan gemellati: Vicenza 3, Adria 2 (RO), Cagli 1 (PU) Numero ragazzi in cammino: 60 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Cascina-Rocca della Verruca (km 12): visita alla Rocca della Verruca 2° giorno: Rocca della Verruca-Bientina (km 12): visita di un frantoio presso il paese di Vicopisano 3° giorno: Bientina-Bosco Tanali-Piavola-Pian Bello (km 16): sosta presso il luogo dell’eccidio di Piavola 4° giorno: Pian Bello-Acquedotto Nottolini-Vorno (km 17): visita al sito delle Parole d’Oro, dove nasce l’Acquedotto del Nottolini 5° giorno: Vorno-Asciano (km 13) 6° giorno: Asciano-Pisa-San Rossore (km 18): sosta in piazza dei Miracoli e arrivo a piedi al campo Perché questo percorso? Il complesso dei Monti Pisani è un luogo suggestivo e intriso di storia millenaria: dagli antichi monasteri e fortezze, alle vestigia dell’epoca medievale di quando i monti erano abitati da monaci di diversi ordini ed erano teatro di feroci scontri tra le città di Pisa e Firenze. Durante la seconda guerra mondiale, invece, si sono perpetrati eccidi ai danni della popolazione civile e dei cittadini inermi. Inoltre i Monti Pisani ospitano un’oasi naturale e numerose coltivazioni tipiche come l’olivo, la vite e il castagno. Luogo geocaching: Fortezza della Rocca della Verruca, 43°42’25.8”N 10°32’02.1”E
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ROUTE 166: DA BARBIANA A MONTE SOLE Clan ospitante: Borgo San Lorenzo 1 (FI) Clan gemellato: Parma 2, Quartu 4 (CA) Numero ragazzi in cammino: 55 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Borgo San Lorenzo-VicchioBarbiana (km 13): itinerario attraverso la pista eco-turistica che costeggia il fiume Sieve 2° giorno: attività di servizio a Barbiana e incontro con Michele Gesualdi, uno dei primi sei allievi di don Lorenzo Milani 3° giorno: Barbiana-Vicchio: pernottamento presso la palestra comunale con l’accoglienza del sindaco di Vicchio Roberto Izzo 4° giorno: partenza con autobus per Monte Sole, luogo della strage nazista di Marzabotto; attività alla Scuola di Pace 5° giorno: Monte Sole-Pistoia Perché questo percorso? Un percorso fatto di incontri e testimonianze, di persone, partigiani e reduci: il cammino da Barbiana a Monte Sole ha permesso di lavorare sul coraggio di essere cittadini, focalizzando le riflessioni sulla costruzione consapevole delle proprie scelte. Il tutto partendo dalla lettera di don Lorenzo Milani ai Cappellani Militari fino ad arrivare a Monte Sole, luogo di un eccidio durante la seconda guerra mondiale e simbolo della barbarie dell’uomo privo di coscienza. Luogo geocaching: Sentiero 43°53’55.8”N 11°27’38.1”E
della
Costituzione
verso
Barbiana,
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ROUTE 167: COM’È BELLO CAMMINARE SULLA CIMA DEL CRINALE Clan ospitante: Figline Valdarno 1 (FI) Clan gemellati: Trani 1 (BA), Lavis 1 (TN) Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Monte Lori-Casetta dei Cassi (km 3, sentieri 00 e 38) 2° giorno: Casetta dei Cassi-Croce del Pratomagno-Fonte del Duca (km 7, sentieri 00 e 42) 3° giorno: Fonte del Duca-Cetica (km 10) 4° giorno: trasferimento in autobus da Cetica al passo della Consuma; cammino fino a Vallombrosa (km 10) 5° giorno: trasferimento in autobus da Vallombrosa a Figline Valdarno Perché questo percorso? L’obiettivo era scoprire e far scoprire la bellezza dell’avventura nelle montagne tra il Pratomagno e Secchieta, lungo il crinale appenninico e il senttiero 00. Una delle ti vvisite più significattive i è stata quella aall’arboreto di Valllombrosa, o famosa p per la sua abbazia, u una tra le più cellebri e della storia e europea. LLuogo geocacching: all’ingressso o dell’abbazia d di Vallombrosa, 43°43’56.9”N 1 11°33’27.5”E
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ROUTE 168: DA FIRENZE A LE SALAIOLE, PASSANDO PER BARBIANA Clan ospitante: Firenze 2 Clan gemellati: Robegano 1 (VE), Ribera 1 (AG) Numero ragazzi in cammino: 61 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Firenze-Rufina: incontro a Firenze con gli altri clan e gioco di conoscenza della città; pernottamento a Rufina, nel parco principale del paese 2° giorno: Rufina-Dicomano (km 12): pernottamento presso il centro sportivo di Dicomano 3° giorno: Dicomano-Barbiana (km 12): cammino lungo il percorso della Costituzione 4° giorno: Barbiana-Le Salaiole (km 14): incontri a Barbiana per scoprire don Lorenzo Milani; pernottamento alla base scout Le Salaiole 5° giorno: Le Salaiole-Firenze Perché questo percorso? Un itinerario per rendere visibili alcuni luoghi significativi a un passo dalla città di Firenze, come Barbiana, e per far conoscere la base regionale toscana delle Salaiole. Luogo geocaching: Barbiana, 43°53’53.6”N 11°27’28.6”E
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ROUTE 169: LA SECONDA VIA DEGLI DEI Clan ospitante: Firenze 5 Clan gemellati: Portici 4 (NA), Gardigiano 1 (VE) Numero ragazzi in cammino: 60 Percorso giorno per giorno 1° giorno: trasferimento da Firenze a Badia Prataglia in autobus; cammino Badia Prataglia-Camaldoli 2° giorno: Camaldoli-Eremo di Camaldoli-Passo della Calla: arrivo a Corniolo in bus per il pernottamento 3° giorno: Corniolo-Passo della Calla in autobus; cammino Passo della Calla-Castagno di Andrea 4° giorno: Castagno di Andrea-San Godenzo: sentiero difficile, arricchito da un bagno sotto una cascata 5° giorno: trasferimento da San Godenzo a Firenze in autobus Perché questo percorso? Da Badia Prataglia a San Godenzo, passando per Camaldoli, il campo mobile ha permesso di vivere la bellezza del fare strada in mezzo alla natura, attraverso un percorso adatto anche a chi ha difficoltà motorie in mezzo alle bellezze della montagna. Tra boschi e ghiaioni si nascondono luoghi che aspettano di essere scoperti e realtà di profondo interesse culturale e paesaggistico come l’Eremo di Camaldoli. Luogo geocaching: sede del Firenze 5, 43°77’47’’N 11°25’05.1’’E
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ROUTE 170: LINEA GOTICA Clan ospitante: Firenze 7 Clan gemellati: Pozzuoli 1 (NA), Laives 3 (BZ) Numero ragazzi in cammino: 60 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Porretta Terme-Lizzano in Belvedere 2° giorno: Lizzano in Belvedere-Rifugio dei Bagnadori 3° giorno: Rifugio dei Bagnadori-Lago Scaffaiolo 4° giorno: Lago Scaffaiolo-Cutigliano Perché questo percorso? Un itinerario per ripercorrere alcune tappe della Resistenza con le azioni di coraggio svolte dagli uomini italiani durante la seconda guerra mondiale. Luogo geocaching: sede del Firenze 7, 43°46’40.6”N 11°17’41.1”E
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ROUTE 171: IL MUGELLO, FIRENZE E LE SUE COLLINE Clan ospitante: Firenze 8 Clan gemellati: Albinea 1 (RE), Torino 24, Varcaturo 1 (NA) N Numero ragazzi in c cammino: 63 P Percorso giorno per g giorno 1 giorno: Firenze1° B Brozzi: pernottam mento presso la se del Firenze 8. sede 2 giorno: Brozzi2° Borgo Morello (km 14): incontro presso la casa-famiglia “Io sono mio” con i genitori affidatari 3° giorno: Borgo Morello-Cerreto Maggio (km 9, sentieri 10, 11 e 00): percorso impegnativo fino alle pendici del Monte Morello, con un dislivello in salita da 280 a 770 metri e in discesa fino a 431 metri; pernottamento nella canonica di Cerreto Maggio 4°giorno: Cerreto Maggio-Barbiana (km 11.5): da Cerreto Maggio cammino fino alla stazione di Vaglia per il trasferimento in treno fino a Vicchio, da cui è stata poi raggiunta Barbiana; pernottamento presso la scuola di don Lorenzo Milani 5° giorno: Barbiana-Firenze (km 6.5); raggiunta la stazione di Vicchio, trasferimento in treno fino a Firenze, con un’esplorazione inusuale della città arricchita da un percorso tra le parole di Giorgio La Pira Perché questo percorso? Un itinerario attraverso le montagne del Mugello, Firenze e le sue colline, per conoscerne la storia e la vita di uomini e donne che con coraggio e spirito cristiano hanno lottato per attuare la Costituzione. Il diritto allo studio è stato approfondito con don Milani a Barbiana, il diritto alla partecipazione con la Fondazione “La Pira” a Firenze, e il diritto alla famiglia con la casa-famiglia “Io sono mio” a Borgo Morello. Il percorso è adatto anche a chi ha difficoltà motorie. Luogo geocaching: a Borgo Morello presso la casa-famiglia “Io sono mio”, 43°52’12.5”N 11°13’03.9”E
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ROUTE 172: ZONA DEI TUFI, IL CORAGGIO DI MODELLARE IL TERRITORIO PER UN FUTURO MIGLIORE Clan ospitanti: Grosseto 1, Pitigliano 1 (GR) Clan gemellati: Carini 2 (PA), Lessinia 1 (VR) Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: ritrovo a Pitigliano con pernottamento presso il seminario vescovile 2° giorno: Pitigliano-Sovana: percorso attraverso le Vie Cave, le vecchie vie scavate nel tufo che collegavano Pitigliano ai paesi limitrofi; pernottamento in tenda nel prato accanto alla parrocchia di Sovana 3° giorno: Sovana-Vitozza, un villaggio abbandonato da diversi secoli e ormai totalmente conquistato dalla natura: cammino e pernottamento interamente all’interno dei boschi 4° giorno: Vitozza-Pantano: cammino fra boschi e Vie Cave 5° giorno: Pantano-Pitigliano: cammino fra strada statale e Vie Cave Perché questo percorso? Un itinerario nella cosiddetta “zona dei tufi”, per ripercorrere le antiche strade di comunicazione che un tempo univano i suggestivi paesi di Sovana e Pitigliano, portando particolare attenzione alla capacità degli uomini di costruire un futuro modellando il territorio intorno a loro. Luogo geocaching: nel muro di una chiesa lungo la strada per Pitigliano, 42°37’50.3”N 11°39’44.5”E
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ROUTE 173: I PAESAGGI DELLA MAREMMA, TRA COLLINE E MARE Clan ospitanti: Grosseto 3, Manciano 1 (GR) Clan gemellati: Siracusa 11, Novoli 1 (LE), Mogliano Marche 1 (MC) Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Manciano-Vallerana (km 13) 2° giorno: Vallerana-Burano (km 19): visita e pernottamento all’interno dell’oasi Wwf 3° giorno: Burano-Ansedonia (km 6): testimonianza di coraggio della moglie di un appuntato dei carabinieri ucciso in servizio nel 2011 e conoscenza della sua associazione “Amicainoabele”, volta a educare al perdono; pernottamento in una pineta a ridosso della spiaggia della Torba 4° giorno: Torba-Monte Argentario (km 15): visita al convento dei Passionisti e incontro con alcuni frati e seminaristi; pernottamento all’interno del convento Perché questo percorso? L’incontaminato paesaggio nel cuore della Maremma Toscana, trasformata da terra inospitale a meta di grandi flussi turistici grazie alla sua natura unica. Il percorso è passato dalle colline alla tipica macchia mediterranea, attraverso i territori un tempo paludosi e odiati perché portatori di malaria e miseria, la natura dell’oasi di Burano e gli incantevoli panorami dell’Argentario. LLuogo geocacching: piazzale d del convento d dei Passionissti t sul Monte Argentario, 4 42°24’48.0”N 1 11°09’40.3”E
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ROUTE 174: VAL DI CECINA, COLLINE PISANE E MONTI LIVORNESI Clan ospitante: Livorno 2 Clan gemellati: Grottammare 1 (AP), Elmas 1 (CA) Numero ragazzi in cammino: 59 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Cecina-Il Giardino Riparbella (km 4): visita all’azienda faunistica regionale “Il Giardino” che propone il bosco come patrimonio culturale, sociale e ambientale 2° giorno: Il Giardino Riparbella-Castellina Marittima (km 9.5): visita all’istituto “Lama Tzong Khapa”, centro con sede a Pomaia per lo studio e la pratica del buddhismo tibetano, uno tra più importanti d’Europa che ha ospitato anche il Dalai Lama 3° giorno: Castellina Marittima-Santa Luce (km 12.3) 4° giorno: Santa Luce-Gabbro (km 17.2) 5° giorno: Gabbro-Livorno Perché questo percorso? Il percorso ha offerto l’opportunità di spaziare in più ambiti, da quello naturalistico a quello storico grazie alla tradizione millenaria di un’area che stimola a riflettere su strade di coraggio passate e presenti. Il tutto con l’obiettivo di imparare a vivere l’appartenenza al territorio con occhi nuovi e capaci di rivalutarne il senso di ricchezza. Il cammino ha inoltre reso possibile la sperimentazione del confronto e della spiritualità grazie all’istituto “Lama Tzong Khapa”. L Luogo geocaching: G a b b r o , 4 43°48’14.4”N 1 10°44’42.6”E
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ROUTE 175: LA “MACCHIA DELLA MAGONA” Clan ospitante: Livorno 7 Clan gemellato: Padova 13 Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Livorno-Donoratico in treno: pernottamento al campo sportivo di Donoratico 2° giorno: Donoratico-Castagneto Carducci (km 4.5, Strada Provinciale 329): visita al borgo di Sassetta 3° giorno: Sassetta-Suvereto: pernottamento in un uliveto nella frazione di San Lorenzo 4° giorno: Suvereto-Parco di Montioni: cammino nella macchia; pernottamento in località Podere Petraia 5° giorno: Parco di Montioni-Follonica; trasferimento in treno fino a Livorno: visita della città e pernottamento nella chiesa dei Salesiani Perché questo percorso? Questo percorso ha permesso di visitare numerosi borghi storici e camminare su una lunga strada tra i bei panorami delle colline livornesi. LLuogo geoccaching: Pod dere Petraia, 4 42°56’33.8”N 1 10°45’07.3”E
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ROUTE 176: LE (IN)ESPLOR-ABILI APUANE Clan ospitante: Massa 2 Clan gemellati: Venezia 1, Taranto 17 Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Castelnuovo Garfagnana-Pianizza (km 12, sentiero Garfagnana Trekking): itinerario attraverso i paesi di Sassi ed Eglio; pernottamento in tenda all’Alpe di Sant’Antonio. 2° giorno: Pianizza-Alpe di Puntato (km 10, sentieri 127 e 11): attività di conoscenza del territorio, la sua antropizzazione e le difficoltà che ne derivano. 3° giorno: Alpe di Puntato-Rifugio del Freo (km 5, sentiero 129) 4° giorno: Rifugio del Freo-Pruno (km 6, sentiero 122): incontro con la comunità di Pruno, paese rinato dopo l’alluvione del 1996; incontro con l’associazione “Raggi di Belen” sulla jolette, cioè la possibilità di rendere fruibili le montagne anche ai diversamente abili; pernottamento nei locali e nei terreni della Misericordia di Pruno. 5° giorno: Pruno-Viareggio. Perché questo percorso? L’attraversamento delle Alpi Apuane è stato orientato alla riscoperta del coraggio di ogni ragazzo. Il cammino, appositamente scelto per la sua rinomata difficoltà, ha rappresentato un’importante occasione per mettere alla prova la resistenza e la forza d’animo necessari per affrontare sentieri non sempre comodi e percorribili. Alla fine dell’itinerario, inoltre, un’esperienza di servizio ha permesso di accompagnare e fare apprezzare la montagna a persone con difficoltà fisiche e sensoriali. Luogo geocaching: vetta di Pania della Croce, 44°02’06.8”N 10°19’46”E
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ROUTE 177: DAI MONTI AL MARE Clan ospitante: Piombino 2 (LI) Clan gemellati: Buia 1 e Pagnacco 1 (UD), Troina 1 (EN) Numero ragazzi in cammino: 64 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Follonica-Montioni (km 13): pernottamento nel campo da calcio di Montioni 2° giorno: Montioni-Frassine (km 16): pernottamento al santuario della Madonna del Frassine, con uso di bagni e acqua potabile 3° giorno: Frassine-Sassetta (km 15): pernottamento in un campo a Val Canina 4° giorno: Sassetta-Baratti (km 21): tappa lunga ma, dopo una prima parte in discesa e difficile, il percorso è diventato comodo, di pianura, in parte asfaltato e ombreggiato; arrivo a Villa Barone a Baratti 5° giorno: Baratti-Piombino (km 13): percorso costiero attraverso il promontorio di Piombino; arrivo al Convento dell’Immacolata, sede dei frati francescani, e pernottamento in accantonamento con acqua, bagni, spazi per il fuoco di bivacco e possibilità di utilizzo di chiesa e cucina Perché questo percorso? Il percorso, con partenza da Follonica, si addentra nel parco naturale di Montioni e delle colline metallifere. Attraversando boschi e macchia mediterranea incontra vestigia medievali e il parco minerario di Campiglia, simbolo del lavoro secolare di popolazioni dedite allo sfruttamento del bosco e del sottosuolo minerario. Successivamente discende verso le coste dell’alto Tirreno dove, attraverso pinete e promontori rocciosi, giunge alle aree etrusche di Baratti e Populonia. La macchia mediterranea del promontorio di Piombino, su scogliere scoscese di falesie a picco sul mare, porta fino alla storica città piombinese dove l’industria, il turismo e l’ambiente convivono in un equilibrio difficile da gestire. Percorrendo i sentieri di questo lungo itinerario è possibile apprezzare la bellezza di un territorio che è riuscito a preservare le proprie peculiarità naturalistiche nonostante un’antica vocazione industriale. Luogo geocaching: santuario 43°06’57.4”N 10°46’00.0”E
della
Madonna
del
Frassine
(GR),
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ROUTE 178: LE RISERVE NATURALI DELL’ALTA VAL DI CECINA Clan ospitanti: Pisa 2 e Pisa 3 Clan gemellato: Nardò 2 (LE) Numero ragazzi in cammino: 64 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Pisa-Volterra: conoscenza dell’ex manicomio di Volterra 2° giorno: Volterra-Podere il Pino 3° giorno: Podere “Il Pino”-Masso delle Fanciulle 4° giorno: Masso delle Fanciulle-Madonna della Casa-San Dalmazio 5° giorno: San Dalmazio-Livorno Perché questo percorso? Il campo si è sviluppato sui sentieri che da Volterra si inoltrano fino al Masso delle Fanciulle e a San Dalmazio. Lungo la strada è stato possibile ascoltare la voce dell’ex manicomio di Volterra attraverso l’incontro delle persone che vi lavoravano quando è entrata in vigore la cosiddetta Legge “Basaglia” del 1978, arrivando così a conoscere le differenti tipologie di internamento di un ospedale in cui ai pazienti era fornita la possibilità di lavorare e respirare un clima di famiglia. Luogo geocaching: 10°56’09.6”E
Masso
delle
Fanciulle,
43°18’14.4”N
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ROUTE 179: LA LINEA GOTICA NELLA VALBISENZIO Clan ospitatante: Prato 3 Clan gemellati: Sarcedo 1 (VI), Caltanissetta 7 Numero ragazzi in cammino: 65 Percorso giorno per giorno 1° giorno: trasferimento in treno da Prato a Vernio; cammino di circa due ore da Vernio a località Il Gallo: pernottamento in tenda nei terreni dell’azienda agricola “Corte Fiorita”, con rifornimento di prodotti alimentari a km zero 2° giorno: Vernio-Passo della Futa (sentieri 20 e 00): cammino lungo il parco memoriale della Linea Gotica in località La Torricella di San Quirico di Vernio, dove è stato istituito un museo all’aperto in ricordo degli avvenimenti bellici; pernottamento in tenda nei pressi del cimitero militare germanico al Passo della Futa 3° giorno: Passo della Futa-Traversa (sentiero 19): Santa Messa nella cappella del cimitero 4° giorno: Traversa-Passo della Futa-Passo del Giogo (sentiero 00): pernottamento in tenda nei terreni del rifugio “Casa al Giogo” 5° giorno: Passo del Giogo-Scarperia (sentieri 42 e 42/b); trasferimento in autobus da Scarperia a Firenze Perché questo percorso? L’itinerario parte dalla Valbisenzio, la valle sopra Prato che prende il nome dall’omonimo fiume Bisenzio, arrivando fino al passo della Futa in provincia di Firenze. Il percorso è stato pensato per rivivere alcuni luoghi dove passava la L Linea Gotica durante la seconda g guerra mondiale e per poter così in incontrare avamposti e bunker, il c cimitero delle armate tedesche, u museo e un parco a tema nei un p pressi della Futa. L Luogo geocaching: monte Gazza zaro a 1.125 metri d’altezza, 4 44°05’00.0”N 11°18’00.0”E
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ROUTE 180: DA PRATO ALL’APPENNINO Clan ospitante: Prato 4 Clan gemellato: Treviso 2 Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: trasferimento in treno da Prato a Vernio; cammino da Vernio a San Quirico di Vernio: pernottamento nel teatro parrocchiale di don Maurizio Corradini 2° giorno: San Quirico di Vernio-Cantagallo-Pian della Rasa (km 11, Strada Provinciale 2): pernottamento in tenda a Pian della Rasa al rifugio “Pacini” del Cai 3° giorno: Pian della Rasa-Passo delle Pescine-Gavigno (km 8): pernottamento in tenda negli spazi della pro-loco di Gavigno 4° giorno: Gavigno-Treppio (km 7): percorso attraverso il Tabernacolo di Gavigno, Monte delle Scalette, Chiapporato, Fossato e Lentula; pernottamento in tenda a Treppio nel prato della parrocchia 5° giorno: Treppio-Taviano (km 4.5): sentiero fino a Taviano, poi trasferimento in autobus a Pistoia Perché questo percorso? Un itinerario naturale alla scoperta dell’Appennino toscano tra Prato, Bologna e Pistoia, attraverso borghi, laghi e foreste millenarie che nascondono angoli di bellezza e pace. Luogo geocaching: Treppio, 44°04’53.1”N 11°01’38.9”E
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ROUTE 181: L’APPENNINO TOSCO-EMILIANO Clan ospitante: Prato 5 Clan gemellati: Casagiove 1 (CE), Due Carrare 1 (PD), Villarosa 1 (EN) Numero ragazzi in cammino: 65 Percorso giorno per giorno 1° giorno: arrivo a Monachino (PT) 2° giorno: Monachino-La Collina: itinerario attraverso le colline pistoiesi 3° giorno: La Collina-Pracchia 4° giorno: Pracchia-La Spianessa: visita all’osservatorio astronomico; pernottamento alla base La Spianessa 5° giorno: La Spianessa-Pistoia Perché questo percorso? Attraverso la campagna toscana, l’itinerario ha attraversato l’Appennino Tosco-Emiliano in scenari ricchi di sorprese, lungo sentieri ombrosi e nuove sfide. Il tutto perdendosi nella natura e dimenticando il traffico della vita quotidiana, per riscoprire il valore della semplicità. Ad arricchire il percorso è stato un tuffo tra le stelle, con la visita all’osservatorio astronomico di Spianessa. LLuogo geocaching: b base scout LLa Spianessa, 4 44°04’07.6”N 1 10°48’32.8”E
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ROUTE 182: DAL GENIO ALLE STELLE Clan ospitante: Quarrata 1 (PT) Clan gemellati: Trebaseleghe 1 (TV), Rovigo 2 Numero ragazzi in cammino: 60 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Quarrata-Torre di Sant’Alluccio (km 15): incontro con il sindaco di Quarrata che ha parlato delle caratteristiche e delle difficoltà del territorio tra immigrazione, crisi del manifatturiero e impegno dell’associazionismo; lungo il cammino, passaggio da Faltognano con i suoi panorami su Vinci e la vallata; pernottamento alla Torre di Sant’Alluccio 2° giorno: Torre di Sant’Alluccio-San Baronto (sentiero 03): incontro con Antonio Vermigli dell’associazione di solidarietà internazionale “Rete Radié Resch” 3° giorno: San Baronto-Convento Le Grazie: sentiero sul crinale con tappe a Casalvento e Poggio dei Papi; pernottamento in tenda presso l’ex convento abbandonato 4° giorno: Convento Le Grazie-Masotti-Pistoia (sentiero 15): strada sterrata fino a Vinacciano, poi sentiero fino a Masotti, nei pressi di Serravalle; trasferimento in autobus fino a Pistoia; arrivo al seminario cittadino e incontri con la “Casa Conchiglia”, che si occupa del recupero delle prostitute, con l’associazione “Il Delfino” per il reinserimento di ex carcerati e con l’associazione “Nuovi orizzonti”, impegnata sul fronte della tossicodipendenza. Perché questo percorso? L’itinerario è nato per presentare il territorio di Vinci, con le sue caratteristiche e la sua storia. Il tutto costruito intorno alla figura del genio di Leonardo da Vinci, esempio di coraggio e impegno nel cercare verità e belle lezza senza fermarsi d davanti alle difficoltà. L Luogo geocaching: c campanile della c chiesa di San Baronto to, 43°50’21.5”N 1 10°55’03.5”E
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ROUTE 183: L’ANELLO DEL RINASCIMENTO Clan ospitante: Scandicci 1 (FI) Clan gemellati: Torre Boldone 1 (BG), Licata 1 (AG) Numero ragazzi in cammino: 61 Percorso giorno per giorno 1° giorno: trasferimento in treno da Scandicci a Rignano sull’Arno; pernottamento in un maneggio a Torri 2° giorno: Torri-Convento dell’Incontro-Pontassieve (km 15) 3° giorno: Pontassieve-Santa Brigida (km 15) 4° giorno: Santa Brigida-Pian di Mugnone (km 15): visita al santuario della Madonna del Sasso; cammino arricchito da un servizio del Tg3 5° giorno: Pian di Mugnone-Fiesole-Firenze (km 7): visita al capoluogo toscano con un gioco su Dante Alighieri Perché questo percorso? Un percorso per far scoprire le bellezze della città di Firenze e dei suoi dintorni, con la valorizzazione e la riqualificazione del territorio. Il percorso è adatto anche a chi ha difficoltà motorie. Luogo geocaching: parco di Fiesole, 43°48’29.28”N 11°17’25”E
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ROUTE 184: LUNGO LA FRANCIGENA. PIEVI E CASTELLI DELLA MONTAGNOLA SENESE Clan ospitante: Siena 12 Clan ospitati: Isola Vicentina 1 (VI), Rosarno 1 (RC) Numero ragazzi in cammino: 64 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Siena-Rosia: trekking urbano a Siena e trasferimento in autobus a Rosia 2° giorno: Rosia-Pieve di Molli 3° giorno: Pieve di Molli-Pieve di San Giovanni a Pernina-Pieve di Marmoraia 4° giorno: Pieve di Marmoraia-Santuario Madonna delle Conversioni a Riciano: sosta nella base scout del gruppo Siena 12 e veglia a Colle Ciupi 5° giorno: Riciano-Siena: percorso attraverso la via Francigena Perché questo percorso? Un itinerario tra le pievi e i sentieri storici che uomini, pellegrini e santi hanno attraversato, solcando la Via Francigena per spingere i propri passi verso Roma. Luogo geocaching: santuario della Madonna delle Conversioni a Riciano, 43°21’15.7”N 11°14’07.1”E
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ROUTE 185: VERSO SANT’ANTIMO SUI PASSI DELLA VIA FRANCIGENA Clan ospitante: Siena 3 Clan gemellati: Roma 108, Roma 90, Milano 13 Numero ragazzi in cammino: 67 Percorso giorno per giorno 1° giorno: ritrovo a Siena: introduzione alla Via Francigena e ai pellegrinaggi storici; visita della città sul percorso interno della via Francigena Antica; pernottamento alla basilica dell’Osservanza 2° giorno: Siena-Monteroni d’Arbia (km 17): cammino lungo il percorso moderno della Via Francigena lungo le colline della Val d’Arbia; pernottamento presso la sede del gruppo del Monteroni 1 3° giorno: Monteroni-Buonconvento (km 14) 4°-5° giorno: Buoncovento-Sant’Antimo: il clan di formazione è stato diviso in dodici pattuglie che hanno vissuto l’esperienza dell’hike recandosi verso numerose destinazioni, tra Montalcino e Torrenieri; arrivo insieme all’abbazia di Sant’Antimo Perché questo percorso? Un percorso attraverso gli splendidi scenari delle crete senesi fino alla Val d’Orcia e alle pendici del Monte Amiata. È stato un itinerario di strada, ma anche un’importante occasione di incontro con la propria spiritualità, camminando dalla basilica dell’Osservanza di Siena fino all’abbazia di Sant’Antimo, tra borghi medievali e sentieri antichi su cui si dipanava l’antica Via Francigena. LLuogo geocaching: Sant’Antim mo, 43°00’ 0 3 . 0 ” N 1 11°51’55.5”E
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ROUTE 186: LA VIA DEGLI DEI Clan ospitante: Val di Mugnone 1 (FI) Clan gemellati: Mogliano Veneto 1 (TV), Galatone 2 (LE) Numero ragazzi in cammino: 62 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Bologna-Madonna dei Fornelli (km 12): partenza dalla stazione di Bologna e trasferimento in treno a Monzuno; cammino fino a Madonna dei Fornelli 2° giorno: Madonna dei Fornelli-La Traversa (km 15) 3° giorno: La Traversa-Montepoli (km 12) 4° giorno: Montepoli-Borgo San Lorenzo (km 10) 5° giorno: trasferimento in treno da Borgo San Lorenzo a Caldine Perché questo percorso? L’itinerario ha battuto un’antica via di scambio tra Firenze e Bologna: la Via degli Dei è un percorso a piedi che va dalla bolognese piazza Maggiore alla fiorentina piazza della Signoria. In alcune zone il cammino ha ricalcato la via romana Flaminia-Militare, offrendo storie, incontri, paesaggi di grande armonia e qualche testimonianza scomoda dei danni apportati dall’uomo all’ambiente. Luogo geocaching: monte Gazzaro, 44°04’54.3”N 11°18’35.3”E
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ROUTE 187: DI QUI PASSÒ FRANCESCO Clan ospitante: Valtiberina 1 Clan gemellati: Lentini 2 (SR), Mira 2 (VE), Nocera Superiore 1 (SA) Numero ragazzi in cammino: 60 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Sansepolcro-eremo di Montecasale: testimonianza di fra’ Andrea sulla sua storia personale di rocker e frate, e sul passaggio di San Francesco dell’eremo di Montecasale 2° giorno: Eremo di Montecasale-Rifugio “La Spinella”: cammino nella riserva naturale dell’Alpe della Luna; pernottamento al rifugio “La Spinella” 3° giorno: Rifugio “La Spinella”-Pieve Santo Stefano: itinerario attraverso il passo di Viamaggio e l’eremo di Cerbaiolo, altro luogo caro a San Francesco; pernottamento in località Sant’Apollinare 4° giorno: Pieve Santo Stefano-La Verna: tappa a Chiusi della Verna, prima di salire al santuario; la visita al santuario, insieme a fra’ Alfio, è stata seguita da un momento di deserto nel silenzio e a contatto con la natura 5° giorno: trasferimento in autobus da La Verna ad Arezzo; scoperta della città attraverso un gioco di civitas, terminato con il saluto e l’augurio del vescovo Riccardo Fontana Perché questo percorso? Il gruppo Valtiberina 1 si estende da Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo ad Umbertide in provincia di Perugia, toccando due regioni che h hanno segnato il percorso d San Francesco d’Assisi. di T sentieri ricchi di naTra tu tura, religione e cultura, q questo itinerario ricalca d dunque le orme di un santo che ha dimostrato il suo to c coraggio di essere Chiesa. L Luogo geocaching: rifu fugio “La Spinella la”, 43°38’16.5”N 1 12°09’40.8”E
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ROUTE 188: ALPI APUANE E SANT’ANNA DI STAZZEMA Clan ospitante: Viareggio 3 (LU) Clan gemellati: Locorotondo 1 (BA), Vicenza 1 Numero ragazzi in cammino: 57 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Viareggio-Sant’Anna di Stazzema (km 6, sentieri 03 e 04): arrivo fino a Pietrasanta in autobus; imbocco del sentiero a Capezzano Monte; visita del museo della resistenza a Sant’Anna di Stazzema e incontro con uno dei sopravvissuti alla strage nazista 2° giorno: Sant’Anna di Stazzema-Farnocchia-San Rocchino (km 8, sentiero 04) 3° giorno: San Rocchino-Foce del Pallone-Campo all’Orzo (km 5, sentiero 03 e 101) 4° giorno: Campo all’Orzo-Casoli-Camaiore (km 9.5, sentiero 02) 5° giorno: Camaiore-Viareggio (km 8.5): cammino lungo l’argine del fiume Camaiore Perché questo percorso? Nella cornice delle Alpi Apuane meridionali, l’itinerario si è sviluppato lungo un percorso tra storia, natura e tradizioni locali, attraversando città e paesi carichi di storia ma anche paesaggi unici tra i sentieri e le creste dei monti. Significativo è stato l’incontro con il paese di Sant’Anna di Stazzema, vittima della furia nazista e luogo di coraggio, a pochi giorni dalla ricorrenza del settantesimo anniversario dell’eccidio che ricadeva il 12 agosto. LLuogo geocacching: Casoli, 4 43°58’03.6”N 1 10°18’49.6”E
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ROUTE 189: ARRAMPICARSI PER RINASCERE Clan ospitante: Viareggio 5 (LU) Clan gemellati: Aversa 1 (CE), Canale 1 (CN), Mel 1 (BL) Numero ragazzi in cammino: 64 Percorso giorno per giorno 1° giorno: Massa-Resceto: trasferimento in treno fino a Resceto, alle pendici delle Alpi Apuane, in una zona di cave di marmo e pascoli 2° giorno: Resceto-Finestra Vandelli (km 6, sentiero 35): itinerario che affronta la salita della Via Vandelli, un’antica mulattiera con circa 1.000 metri di dislivello; pernottamento in prossimità del rifugio “Nello Conti”, da cui è possibile ammirare un bel panorama tra le Apuane e la costa 3° giorno: Finestra Vandelli-Arni (km 13, sentieri 35 e 31): la salita della Via Vandelli ha permesso di raggiungere il Passo Tambura, punto più alto del percorso; discesa per il versante garfagnino sul sentiero 35 fino ad Arnetola, per poi risalire sul sentiero 31 e attraversare il Passo Sella a 1.550 metri d’altitudine; cammino lungo una via di cava fino ad Arni 4° giorno: Arni-Puntato (km 8, sentiero 128): cammino nel bosco fino all’antico alpeggio abbandonato di Puntato; pernottamento in prossimità del rifugio “La Quiete” 5° giorno: Puntato-Pruno-Viareggio (km 12, sentiero 128 e 122): discesa fino ai paesi di Pruno e Cardoso dopo aver raggiunto il rifugio del Freo a Mosceta; trasferimento a Viareggio in autobus Perché questo percorso? L’itinerario prende spunto dalla necessità di una riscoperta dei percorsi montani e della natura incontaminata, a poca distanza dalla vita quottidiana. I sentieri nel ti p parco delle Alpi Apuane h hanno permesso di sperrimentare i la fatica della ssalita a e la soddisfazione d di arrivare fino alla cima. LLuogo geocaching: passo T Tambura, 44°06’4.92”N 1 10°14’3.43”E
Giorno per giorno, il diario del campo fisso a San Rossore
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MERCOLEDÌ 6 AGOSTO 2014: L’ARRIVO A SAN ROSSORE Da un anno a San Rossore ci sono lavori per preparare l’area all’evento. Solo due giorni fa, il grosso dei capi che presteranno servizio alla Route nazionale, il One Team, si è riunito qui. Per rendere più efficiente l’organizzazione sono state create Comunità Capi di formazione alle quali è stata affidata la gestione di varie attività del raduno: distribuzione pasti, sicurezza, pulizia o comunicazione. Negli ultimi giorni, questi capi hanno lavorato da soli sotto il sole ma stamani si sono svegliati con la consapevolezza che tutto sarà diverso: da oggi non saranno più un migliaio, ma trentamila e più. Sono pronti, aspettano e continuano il loro silenzioso lavoro. Poco a poco iniziano ad arrivare gli autobus che lasciano i ragaz-
zi all’entrata del campo, sotto il grande portale che introduce alla via del Coraggio, lungo la quale nasceranno i quartieri della “Città delle Tende”. Scendono dai mezzi sorridenti, stanchi, chiassosi e colorati. Scendono e si raggruppano, poi si avvicinano al portale dove vengono accolti dai capi campo con una stretta di mano e un abbraccio. Scendono e subito ripartono, perché il viale del Coraggio è lungo cinque chilometri e alcuni lo devono percorrere tutto. I capi del One Team svolgono i loro compiti e li guardano. È un’emozione forte. Li salutano, cercano fra le migliaia di volti qualcuno che conoscono. Va avanti così per tutto il giorno. Passano le ore, ma la fiumana non accenna a diminuire. Migliaia di piedi percorrono la via polverosa, sotto il sole, per arrivare ai quartieri, i cinque sottocampi
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che ospiteranno circa seimila persone ciascuno. Arriva la sera e la notte. È l’una quando gli ultimi arrivati devono ancora percorrere quella strada e montare le loro tende. Sembra incredibile. Fino a stamani non c’era niente e ora è cresciuta una città. Non sono più mille, ma trentamila. È cominciata la parte fissa della Route nazionale.
GIOVEDÌ 7 AGOSTO 2014: LA CERIMONIA INAUGURALE E IL
CONSIGLIO NAZIONALE
Tutto è pronto per il primo giorno effettivo di campo fisso. Fin dalla mattina la strada del Coraggio si riempie di giovani scout che vanno in una direzione e di altri che camminano in quella opposta; di capi che sfrecciano in bicicletta per raggiungere i luoghi dove svolgere i propri servizi; di auto che trasportano ospiti; di camion e camioncini carichi di uomini e materiale o che sono addetti alla pulizia dei bagni. Un compito importante anche quello, perché, come recita uno dei cartelli più famosi scritti dai ragazzi alla route, “nessun profumo vale l’odore di quel Sebach”. Gruppi di rover e scolte esplorano i vari sottocampi e la piazza del Coraggio, altri suonano e bal-
lano, altri ancora sonnecchiano; c’è chi fa la doccia nelle strutture approntate lungo la strada; c’è chi è in perfetta uniforme, chi in uniforme da campo, chi l’uniforme l’ha lasciata nello zaino. C’è tutta l’Italia. Quei ragazzi sono trentamila, ma rappresentano i giovani di tutta la penisola. Oggi ci sono due eventi che riempiranno la giornata: la cerimonia inaugurale e l’avvio dei lavori del Consiglio Nazionale dei rover e delle scolte. La cerimonia di apertura si tiene nel Campo del Futuro, un’immensa spianata dove, ai piedi dell’enorme palcoscenico, i ragazzi ascoltano il saluto delle istituzioni, dei presidenti e dei capi scout dell’Agesci. Tutti insieme si emozionano su Strade di coraggio, la canzone della Route Nazionale scritta dal Modena 4 e dal Modena 7, e cantano “è giunta l’ora, è giunto il momento, di essere protagonisti del nostro tempo”. Questo è quello che si percepisce: la voglia di essere nella storia, di indirizzarla, far sentire la propria voce. C’è anche una rinnovata consapevolezza di essere tanti a vivere questa grande avventura dello scautismo. Tanti ragazzi raccontano che spesso sono presi dallo sconforto perché nei loro paesi o nelle loro città sembra che non ci siano altri giovani
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che credono in un cambiamento positivo e in un futuro migliore, ma essere a San Rossore riesce a dare nuova forza e nuovo slancio: sono migliaia e possono veramente fare la differenza. Si aprono i lavori del Consiglio Nazionale dei rover e delle scolte. Gli alfieri, i duecento delegati dei vari clan di formazione, si ritrovano sotto il circense tendone viola che campeggia nella piazza del Coraggio. Viene spiegato il metodo di lavoro che utilizzeranno, un autentico processo democratico che porterà alla definizione della Carta del Coraggio. Molti, quasi tutti, sono colti un po’ alla sprovvista. Sapevano che sarebbero andati a rappresentare i propri clan, svolgendo il compito di alfieri, ma non pensavano che l’associazione affidasse loro tanta responsabilità. Che veramente avrebbero
lavorato come un organo di istituzione democratica. Che realmente un documento come la Carta del Coraggio, espressione della Route Nazionale, nascesse dalla libertà di dire, fare e pensare con la loro testa, senza aggiustamenti o correzioni da parte di altri.
VENERDÌ 8 AGOSTO 2014: I LABORATORI E LE TAVOLE ROTONDE
La Route Nazionale entra nel vivo. Partono i laboratori e le tavole rotonde. Per mesi si sono rincorsi i nomi di chi sarebbe stato presente a questi eventi. Politici famosi, cantanti o sportivi. Le indicazioni sono state fornite a tutti, ragazzi e capi, e dopo colazione ognuno si sposta verso il luogo dove parteciperà al primo di que-
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sti incontri. Come spesso succede a un campo o a un’attività scout, è uno splendido caos organizzato. Visto dall’esterno sembra un brulicare di gente impazzita che va in direzioni casuali, ma se lo si osserva, se si guarda il viso e gli occhi dei rover e delle scolte, si vede che hanno tutti uno scopo e una meta da perseguire. Si mette in moto una macchina organizzativa mastodontica. Nei laboratori, i rover e le scolte conoscono realtà nuove, sperimentano tecniche diverse, incontrano testimoni di situazioni di frontiera, vivendo attività interattive e momenti di confronto sulle più svariate tematiche. Sono in totale seicentocinquanta laboratori e nessuno può avere il privilegio di sfiorarli tutti, anche solo con lo sguardo. Sui palchi, sistemati nei diversi quartieri, si svolgono invece le trentatré tavole rotonde che vedono una platea di seicento ragazzi l’una. Si parla di fede e legalità, di amore e disabilità, di politica e lavoro. Ci sono ospiti illustri, alcuni poco conosciuti, altri famosi, ma tutti interessanti e incisivi. In ognuna di queste, i protagonisti sono i ragazzi perché l’organizzazione è proprio la loro. L’Empoli 3, ad esempio, modererà l’incontro sulla violenza di
genere con la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, mentre il Pisa 2-3 si occuperà delle nuove povertà con Sergio Gatti ed Enrico Giovannini, rispettivamente direttore generale di Federcasse ed ex ministro del Lavoro. Intanto, in una tenda, sette rover di Libia, Marocco ed Egitto iniziano la preghiera del venerdì inginocchiati in direzione della Mecca. Fanno parte del clan di formazione internazionale che vede la presenza di giovani scout provenienti da diverse parti del mondo e che fornisce un’ulteriore occasione di incontro ai ragazzi italiani. Scende la sera e arriva l’ora della cena. Nei cinque quartieri i palchi vengono animati dalle veglie rover di alcuni clan che sono stati selezionati mesi prima della route e che, da allora, si stanno preparando per questo momento. Tra questi c’è anche il Pistoia 1, con la veglia nata dal capitolo sulla tratta e sulla prostituzione coatta. Passando in bicicletta sul viale del Coraggio si scorge un palco illuminato da luci rosse, un altro che spara musica a volume sostenuto, altri più intimi in cui c’è silenzio, raccoglimento e commozione.
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SABATO 9 AGOSTO 2014: LA CARTA DEL CORAGGIO, LE TESTIMONIANZE E LA VEGLIA
Continua il minestrone di persone, volti, odori e sapori. Arrivano personalità delle istituzioni e della Chiesa, proseguono laboratori e tavole rotonde. La presenza silenziosa dei capi del One Team, spesso stremati e addormentati all’ombra dei pini dopo i giorni e le notti di duro lavoro, è un costante riferimento allo spirito di servizio. La vita del campo continua a scorrere con i ritmi ormai familiari. Foto, saluti, urla, canti, cerimonie, cartelli. Il curioso tendone viola che campeggia sulla piazza del Coraggio diventa il fulcro di questa giornata. Gli alfieri, i rappresentanti dei vari clan d’Italia, hanno vissuto qui gli ultimi giorni, lontani da tutto quello che avevano intorno. È stato un piccolo sacrificio, ma quel sacrificio li ha portati a questo momento tanto atteso. Con le palette alzate e un grido di gioia, la Carta del Coraggio è stata approvata. Hanno faticato, lavorato, dibattuto, sintetizzato. Questo è il loro documento, il documento dei loro clan, il documento di tutta l’associazione. La sera sono di nuovo tutti sotto al megapalco del Campo del
Futuro per partecipare alla serata di chiusura. Salire sul palco e guardare uno sconfinato mare di camicie blu là sotto fa tornare in mente le parole che da bambini abbiamo ascoltato durante la cerimonia della promessa, quando ci è stato detto che saremo entrati a far parte della grande famiglia degli scout. Sul palco si alternano ospiti e videomessaggi di tanti testimoni di coraggio. C’è il video di Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana ad andare nello spazio, il saluto di Jovanotti, il ricordo di Pif. Sale sul palco Simona Atzori che incanta con la sua danza pur essendo priva di braccia; si vedono immagini dei testimoni di coraggio che hanno dato la vita per la libertà e la giustizia; Frankie Hinrg Mc accompagna la serata con la sua musica. Sono tante le persone e le testimonianze che si avvicendano, accendendo pensieri e riflessioni. Sicuramente sarà difficile dimenticare le sorelle Bucci, scampate all’orrore di Auschwitz dove erano state deportate da bambine. È un momento intenso e sessantamila occhi sono lucidi quando Sergio Bottiglioni ed Elena Bonetti, gli incaricati nazionali alla branca Rs, mettono un simbolico fazzolettone attorno al collo delle due signore.
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Infine la veglia alle stelle. Nel proprio quartiere ogni clan si raccoglie in preghiera e si riconcilia con il Signore in attesa dell’alba. “Sentinella, quanto resta della notte?”, la domanda del profeta Isaia rivive nel cuore dell’ultima notte, con ogni rover e ogni scolta che si riscoprono sentinelle e vedette. Perché le sentinelle sanno viaggiare nella notte, pregano e scrutano l’arrivo del nuovo giorno. Per tutti i trentamila è una notte di veglia e di attesa.
DOMENICA 10 AGOSTO 2014: LA SANTA MESSA E LA PARTENZA
La bruma non si è ancora posata e già le prime tende vengono smontate. Oggi è il giorno delle partenze, del ritorno a casa. Come sempre, alla fine di un’esperienza piena, si avverte la dicotomia del viaggiatore: la voglia di restare, ma anche il bisogno di tornare e raccontare. Tutti ritornano al Campo del Futuro, lasciato solo poche ore fa, per la Santa Messa plenaria e i saluti. Il cardinal Angelo Bagnasco presiede e racconta dei suoi anni come assistente scout. Trentamila voci si uniscono nelle canzoni che accompagnano la celebrazione. Arriva la
telefonata di papa Francesco, accolta dal saluto gioioso di tutti i presenti. «Il mondo ha bisogno di voi, di giovani coraggiosi, non timorosi. Di giovani che si muovano sulle strade e non che stiano fermi». Dopo la benedizione, la Carta del Coraggio viene donata al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi in rappresentanza delle istituzioni civili, e al cardinal Bagnasco per quelle religiose. Gli alfieri invadono il palco sventolando al cielo con orgoglio le loro copie della Carta. È tempo di ripartire. I primi che devono lasciare la tenuta di San Rossore sono quelli che vengono da lontano: si avviano verso i pullman, oppure a piedi verso la stazione. Gli altri attendono il loro turno. Col passare delle ore, da mattina fino a notte, il campo si svuota. Migliaia di tende spariscono lasciando alla natura quella striscia di quasi cinque chilometri. Resteranno solo una manciata di capi del One Team a finire di pulire e a restituire al parco di San Rossore il volto che aveva prima della Route Nazionale. Alla fine resta solo il silenzio, non il silenzio di un cuore arido, ma il silenzio di chi ha visto, ha vissuto e non vuole sminuire col racconto, ma testimoniare con tutto se stesso.
I laboratori dei toscani
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n momento particolare che i ragazzi hanno vissuto alla Route Nazionale è stato quello dei laboratori che si sono svolti tra la mattina di venerdì 8 agosto e quella di sabato 9 agosto. Un’occasione per confrontarsi, dialogare, scambiarsi opinioni su tematiche di interesse comune e crescere insieme, secondo la migliore tradizione scout. Di seguito una selezione di alcuni laboratori di varia natura gestiti da toscani e rivolti ai ragazzi o ai capi.
RIPENSARE IL SERVIZIO IN BRANCA RS Un laboratorio destinato unicamente a capi facenti servizio in branca Rs quello realizzato da Alessia Corgiatini e Alessandro Peruzzi, aretini, entrambi membri della pattuglia regionale Rs. Le attività proposte sono state pensate per una revisione metodologica riguardante lo strumento del servizio in Rs, che i capi avrebbero dovuto sviluppare partendo da alcuni temi caldi o punti critici proposti dalla stessa pattuglia. Dopo un brainstorming iniziale sul motivo per cui è importante il servizio in Rs, i partecipanti sono stati divisi in due squadre, che hanno giocato affrontandosi nel classico rubabandiera. Al centro
della contesa vi erano cartoncini con delle risposte contrastanti riferite ad alcune domande provocatorie formulate dalla pattuglia, che miravano a far riflettere i capi sul servizio e sul tipo di proposta attuata nei rispettivi clan. Successivamente i partecipanti, divisi in tre gruppi, hanno dibattuto come in un tribunale: a due squadre era affidato il compito di difendere le tesi (più o meno giuste) conquistate con il gioco di rubabandiera, mentre alla terza veniva chiesto di mediare, come fosse una sorta di giuria. Le domande della pattuglia hanno riguardato temi come l’importanza di un servizio continuativo per gli Rs, la differenza tra il servizio comunitario e quello personale, e il nesso tra fede e servizio, inquadrandosi nella riscrittura del manuale di branca Rs, che toccherà tutti i principali strumenti metodologici.
I NAUTICI PUNTANO ALLA CONCRETEZZA CON LA COSTRUZIONE DI KAYAK IN LEGNO
Costruire un kayak in legno con le proprie mani, come dentro a una grande officina di carpentieri. È quello che quattro membri della pattuglia Nautica (Jacopo
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Buoncristiani, Giovanni Forzieri, Andrea Serena e Alessio Giusti) hanno proposto nei rispettivi laboratori alla Route Nazionale. L’attività, svolta da un gruppo di circa trenta Rs, consisteva nel costruire un kayak biposto assemblando pezzi di legno predisposti e tagliati in precedenza dalla pattuglia. «Abbiamo cercato di limitare al minimo il momento della spiegazione iniziale – afferma Jacopo Buoncristiani, originario del Firenze 11 ma approdato da poco nel Prato 3, – proprio perché era nostra intenzione proporre un laboratorio nel vero senso della parola, quindi un’attività più concreta possibile. Abbiamo mostrato ai ragazzi un progetto iniziale con le principali tecniche di falegnameria e lavorazione del legno, oltre a un kayak già costruito che rappresentava il modello di riferimento».
L’idea della costruzione di un kayak nacque nel Firenze 11 circa dieci anni fa, quando il reparto di allora si lanciò in questa impresa. «Naturalmente le canoe in legno devono essere utilizzate su acqua pressoché ferma, di lago o di fiume in pianura, ma sono resistenti e funzionano», assicura Jacopo. Verifiche positive giungono sia dalla pattuglia Nautica sia dagli Rs che hanno preso parte al laboratorio: particolarmente apprezzato il carattere pratico e istruttivo, in cui ampio spazio è stato dedicato proprio all’attività manuale.
3-2-1...INTEGR...AZIONE!! Imparare a farsi portatori di messaggi di accoglienza, di amore e non di odio, di integrazione e pace è l’obiettivo del laboratorio tenuto dai due incaricati regionali della pattuglia Internazionale, Paolo Gallina e Alice Lenzi.
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Un regista e uno sceneggiatore si sono presentati ai ragazzi per la produzione di un film, ma avevano bisogno di suggerimenti di persone che abbiano vissuto storie di integrazione del diverso, tema che il film si prefiggeva di affrontare. I ragazzi hanno avuto così il compito di pensare a persone conosciute nella loro quotidianità, che rappresentassero modelli positivi o negativi di approccio al delicato tema dell’immigrazione. Successivamente, divisi in sei squadre, hanno scelto due personaggi a gruppo, uno “cattivo” e l’altro “buono”, presentandoli agli altri con varie tecniche espressive. A questo punto, la lettura di un brano di Fabrizio Gatti che racconta l’esperienza di un immigrato giunto in Italia dopo lunghe sofferenze ed episodi di violenza, ha fatto entrare i ragazzi nei panni di chi non trova mai accoglienza, né tra i connazionali, né, purtroppo, nel Paese di arrivo. Infine, è stato chiesto agli Rs di pensare a loro stessi e a come vivono il problema dell’accoglienza, chiedendo se si sentano portatori di amore o spettatori immobili della sofferenza dello straniero. Ognuno ha scritto il proprio slogan, contenente un messaggio positivo e pacifico, su una bandiera che ha poi portato
a casa e posto in bella vista, in modo che chiunque possa vederla e trarne spunto di riflessione.
IL CORAGGIO E LA TERRA SANTA Sei membri della pattuglia regionale Terra Santa hanno condotto tre laboratori su alcune tipologie di coraggio che occorrono per affrontare non solo i grandi pericoli, ma anche le semplici occupazioni della vita quotidiana in una terra scossa da un conflitto lungo ed estenuante. Il coraggio di amare, ad esempio, è stato affrontato da Ignazio Martellucci e Giulio Doveri, con un laboratorio dal titolo I conflitti in Terra Santa. L’attività utilizzata per permettere ai ragazzi di comprendere le dinamiche della vita in Terra Santa è stata il gioco delle Quattro Stanze, insegnato ai pattuglieri da un sacerdote israelo-palestinese di Ramallah in Palestina. Le quattro stanze rappresentano infatti il territorio palestinese, occupato da una squadra, mentre gli avversari sono gli israeliani che a poco a poco conquistano tutte le stanze, costringendo gli abitanti a comprimersi nel rimanente spazio. Una metafora sicuramente efficace per rappresentare la situazione della Terra Santa. Il laboratorio di Francesca Bu-
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bani e Diletta Scaletti da un lato, e quello di Carlo Guarducci e Agnese Cioni dall’altro, parlavano invece ai ragazzi del coraggio di farsi ultimi: il primo era chiamato Nei panni dell’altro, il secondo Amici oltre i confini. I ragazzi di Francesca e Diletta si sono cimentati in un gioco di ruolo, impersonando israeliani e palestinesi. I primi fingevano di essere militari che presidiavano i checkpoint del territorio palestinese, rendendo molto difficoltosi gli spostamenti degli stessi palestinesi per motivi familiari, di lavoro o addirittura di salute. Il laboratorio Amici oltre i confini prevedeva, infine, la stesura di una storia scritta dal punto di vista israeliano, da affiancare a una di carattere palestinese. L’obiettivo di questi laboratori era spingere i ragazzi a una riflessione sui temi del conflitto israelo-palestinese, a non fermarsi a una lettura superficiale della
guerra e sforzarsi di comprendere la sofferenza delle persone coinvolte.
METTERSI NEI PANNI DELL’ALTRO NELLA CULTURA
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Il laboratorio tenuto da William Chiaromonte, responsabile della zona Firenze Est, insieme a Federico Di Salvo, portava il titolo Dalle migrazioni ai nuovi rapporti interpersonali: giochiamo l’integrazione 2.0. La prima parte dell’attività aveva lo scopo di far provare ai ragazzi come si sentono le persone che improvvisamente si trovano catapultate in una realtà diversa dalla propria, in un luogo in cui nessuno comprende la loro lingua e le loro abitudini. Inizialmente i partecipanti sono stati divisi in due gruppi, ciascuno dei quali rappresentava una cultura: una di tipo consumistico occi-
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dentale, l’altra del terzo mondo. Dopo una fase di gioco unicamente all’interno del proprio gruppo perseguendo il proprio scopo (cercare un profitto per i primi, instaurare legami interpersonali per i secondi), due o tre ragazzi hanno iniziato a compiere viaggi nell’altro gruppo, mantenendo la propria cultura. Risultato: nessuno li capiva e sembravano non esservi punti di contatto. Durante la seconda fase i ragazzi sono stati chiamati a commentare affermazioni categoriche sull’immigrazione o sul razzismo utilizzando gli strumenti dei social network: i “mi piace” di Facebook, oppure commenti pro o contro determinati assunti da esprimere in massimo centosessanta caratteri. La provocazione consisteva nel far sperimentare ai ragazzi come vengono gestite oggi le grandi questioni dell’immigrazione e dell’integrazione, spesso a colpi di tweet, che lasciano poco spazio all’approfondimento e annichiliscano il senso critico della società moderna, specialmente dei più giovani.
IL CORAGGIO DI ESSERE CAPI NELLA CHIESA DI PAPA FRANCESCO Un laboratorio per aiutare i
ragazzi, soprattutto quelli più vicini alla partenza, a capire le connessioni e le identità tra il Patto Associativo e gli scritti di papa Francesco. Il tutto con il tentativo di aprire un confronto tra temi diversi e importanti: cosa significa, in definitiva, essere Chiesa e diventare capi capaci di testimoniare la propria fede in Cristo nella vita di ogni giorno? Temi non semplici da trattare, che Lucilla Botti del Cecina 2, ex responsabile regionale, e Cristina Bigatti del Cento 1 (Emilia Romagna), hanno affrontato attraverso momenti di confronto all’interno del laboratorio, dove ampio spazio è stato lasciato alle opinioni dei ragazzi e dove i concetti fondamentali sono stati trasmessi attraverso attività di espressione: Memory e soprattutto ragnatele “concettuali” con fili di lana, che mostravano l’intrecciarsi delle riflessioni dei ragazzi. Gli Rs hanno evidenziato non solo le connessioni più immediate tra Agesci e papa Francesco, come l’attenzione agli ultimi e l’importanza del servizio al prossimo, ma anche l’apertura al futuro, la fede come esperienza comunitaria, l’impegno per il bene comune, la guida alla coeducazione e all’autoeducazione che lascia ognuno libero di trovare la propria vocazione e la propria strada.
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«Dal laboratorio è emersa soprattutto la necessità degli Rs di parlare di cosa significhi essere capo – afferma Lucilla Botti – e la richiesta di capi testimoni, coerenti e credibili».
IL CORAGGIO DI COSTRUIRE IL FUTURO
Ascoltare la propria vocazione non è sempre facile e, anzi, forse è uno dei compiti più difficili per i ragazzi di oggi: per questo il laboratorio di Silvia Lelli e Alessio Rochira, rispettivamente delle pattuglia regionali Eg di Toscana e Puglia, ha deciso di affrontare tale tematica. Rivolto in particolar modo ai ragazzi del terzo o del quarto anno di clan, il laboratorio dal titolo Ascoltare la propria vocazione aveva lo scopo di approfondire le caratteristiche del servizio associativo, in particolar modo quello svolto in Eg, inteso
come possibile risposta alla vocazione al servizio verso il prossimo. Durante la prima fase del laboratorio, più attiva, i ragazzi si sono sfidati nel Gioco dell’Oca, durante il quale, alternati a varie staffette e prove fisiche, i giocatori si sono cimentati con competenze peculiari della branca Eg, come fare nodi e saperli riconoscere. La seconda fase prevedeva, invece, un confronto tra ragazzi sul significato della vocazione e in particolar modo sulla vocazione al servizio in branca Eg, con eventuale condivisione delle esperienze vissute dai rover e dalle scolte in servizio.
TUTTI POSSIAMO ESSERE PORTATORI DELLA BUONA NOVELLA
Evangelizzazione e missione è il titolo del laboratorio di Giuseppe
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Piegai, proveniente da Cortona, che si prefiggeva lo scopo di spingere i ragazzi alla riflessione sul significato profondo di missione e sulla necessità di portare la parola di Gesù a ogni creatura. Il laboratorio è stato suddiviso in tre fasi: durante la prima, i partecipanti hanno scritto su un cartellone le loro idee sul termine “missione”, esprimendo concetti che sono stati poi condivisi e discussi dal gruppo. Cercare la parola “missione” all’interno del testo della Bibbia, e in particolar modo nel Nuovo Testamento, ha costituito il nocciolo della seconda fase del laboratorio, seguita da una condivisione dei nessi trovati nel testo sacro. Infine, la conclusione aveva l’obiettivo di spiegare l’essenza della missione cristiana: portare il messaggio evangelico a tutte le creature, arricchito dalla comprensione della parola di Gesù e dalla testimonianza diretta dello stesso Piegai sulla sua esperienza di evangelizzazione tra i musul-
mani a Istanbul, in Turchia.
SE IL MONDO VUOI CAMBIA’, DAMMI RETTA VIENI QUA
Alcuni laboratori sono stati proposti dagli stessi clan e, tra questi, vi era quello organizzato dall’Uzzano 1. L’obiettivo era dar seguito al proprio capitolo sul coraggio di essere cittadini, condividendo con gli altri Rs le tematiche affrontate nel corso dell’anno riguardo l’importanza di acquistare i prodotti del commercio equo e solidale. Partendo dalla consapevolezza che “la politica si fa in ogni momento della vita”, sono state proposte riflessioni sull’impatto sociale e ambientale delle varie opzioni di acquisto, facendo realizzare nel corso del laboratorio prodotti alternativi a basso costo e eco-compatibili come dentifrici, spray antizanzare e sgrassatori per pulire.
I capi One Team, l'ingranaggio della Route Nazionale
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rrivati a San Rossore nel pomeriggio di lunedì 4 agosto, i capi in servizio del One Team sono stati l’ingranaggio nascosto che ha permesso lo svolgimento della Route Nazionale. Si sono ritrovati per primi e sono andati via per ultimi, preparando il campo pisano all’arrivo dei clan e risistemandolo dopo la loro partenza per renderlo meglio di come l’avevano trovato. «Il servizio che farete in questi giorni sarà impegnativo», aveva avvisato la capo guida Rosanna Birollo nel dare il benvenuto al campo ai novecento capi del One Team. Effettivamente non si sono mai fermati: hanno messo le loro competenze al servizio di trentamila ragazzi, hanno lavorato giorno e notte per lunghi turni da otto ore l’uno, hanno anche vissuto il sacrificio di saltare le grandi cerimonie perché occupati nei loro lavori. Divisi in simboliche Comunità Capi, hanno ricoperto i più svariati incarichi: dalla sicurezza alla pulizia del campo, dalla ristorazione alla comunicazione, dalla logistica alla segreteria, dalle costruzioni al Pronto Soccorso. Si sono sporcati le mani, consapevoli dell’importanza di un ruolo che per molti sarebbe rimasto nell’anonimato. Di alcuni toscani del One Team sono state raccolte le interviste
e le testimonianze. Per pochi di loro il servizio è iniziato mesi, forse anni prima, come è successo al tesoriere Enrico Pacchiani, al responsabile degli eventi Roberto Beconcini, alla responsabile alle iscrizioni Elena Marini, ai responsabili dei trasporti Paolo Pieracci e Alessandro Monachini, al responsabile della logistica Filippo Vannoni, agli incaricati regionali Rs Stefano Marini e Beatrice Tasselli. Per la maggior parte di loro, invece, il servizio ha coinciso con il campo di San Rossore. Responsabile alle Iscrizioni Elena Marini Quale è stato il tuo servizio per la Route Nazionale? Mi è stata affidata la responsabilità delle iscrizioni: dal Forum Rs a San Rossore, ho seguito l’iter di tutti i capi e dei ragazzi. Durante il campo, invece, il mio servizio riguardava il coordinamento della segreteria centrale, dei sottocampi e del One Team. Cosa ricorderai di San Rossore? Tanti volti, tanti visi e una marmellata di persone. Dalla mia posizione ho visto tutti i trentamila passare e arrivare da ogni zona d’Italia, da nord a sud. È stato molto bello perché ho finalmente dato un volto a quelle persone con le quali avevo scambiato tante mail nei due anni precedenti
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di preparazione. La fatica e il lavoro sono valse perché la Route è stata un evento per alcuni motivi incredibile, nel pensarlo e nel viverlo. Per te il coraggio è? Essere responsabili fino in fondo delle proprie azioni e dei propri pensieri, anche se in minoranza.
ra molto positiva, perché tutte le fatiche sono state ricompensate e avevamo vinto la nostra grande scommessa. Per te il coraggio è? Osare e volare alto: pensare a qualcosa di grande nei contenuti in questa associazione, credere nelle cose e giocare non al minimo ma al rialzo.
Responsabile degli Eventi Roberto Beconcini Quale è stato il tuo servizio per la Route Nazionale? Come responsabile dell’area eventi ho curato la logistica di tutte le attività organizzate a San Rossore: la cerimonia iniziale e quella di chiusura, i laboratori, le tavole rotonde, le veglie Rs di sottocampo, lo spettacolo del sabato sera e la Santa Messa conclusiva. Cosa ricorderai di San Rossore? L’arrivo dei primi ragazzi, provenienti dalla Sardegna. Li abbiamo spontaneamente tutti applauditi perché il loro arrivo è stato di grande impatto, è stata la ricompensa della fatica della preparazione di due lunghi anni. Inoltre ho conosciuto persone in gamba che mi hanno fatto scoprire il bello e il buono dell’associazione, senza contare la gioia nel pensare ai ragazzi come i veri protagonisti della Route. Ho vissuto i giorni di San Rossore in manie-
Responsabile della tesoreria e dell’area amministrativa Enrico Pacchiani Quale è stato il tuo servizio per la Route Nazionale? Sono stato il tesoriere e dunque mi sono occupato della gestione economica e del bilancio complessivo della Route Nazionale. Il lavoro era iniziato già quattro anni prima con la progettazione economica, poi è proseguito con il bilancio nella fase delle preiscrizioni e delle iscrizioni individuali e di clan, e si è concluso con il bilancio post-Route. Cosa ricorderai di San Rossore? Ho vissuto i giorni della Route con uno stato d’animo di pieno sollievo: è fatta e tutto è andato bene. Il ricordo è dunque legato ai frutti dell’impegno, un impegno grandissimo che è partito dalle fasi di preparazione e che ha trovato concretezza con l’accoglienza dei vari clan a San Rossore.
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Per te il coraggio è? Accettare le sfide, come è successo in questo caso, per mettere in piedi un evento di grande responsabilità con un numero elevato di ragazzi. Responsabili dei Trasporti Paolo Pieracci e Alessandro Monachini Quale è stato il vostro servizio per la Route Nazionale? Eravamo i responsabili dei trasporti, ovvero dovevamo coordinare gli incaricati regionali all’organizzazione di tutta Italia a predisporre i viaggi dei ragazzi per arrivare alla Route Nazionale. Abbiamo messo insieme le varie regioni e abbiamo organizzato due tipi di viaggi completamente diversi: il primo era quello dei vari clan di formazione dalla regione in cui avevano svolto il campo mobile verso San Rossore, e il secondo era nella direzione inversa per rimandare i singoli clan nelle rispettive regioni di provenienza. Tutti questi movimenti sono stati coordinati costantemente con le varie amministrazioni, con i comandi, l’Ente Parco e la polizia. Cosa ricorderete di San Rossore? Il ricordo più emozionante della Route Nazionale riguarda l’arrivo dei primi Rs, con una colonna immensa di pullman e il fiume interminabile di persone: è stata
la realizzazione dei nostri mesi di lavoro. Riteniamo che il campo sia stato un evento eccezionale, nonché l’inizio di un nuovo cammino i cui protagonisti saranno ancora i ragazzi. Per voi il coraggio è? Paolo: Non seguire necessariamente le correnti maggioritarie, ma cercare di andare controcorrente. Alessandro: Riuscire a dare delle risposte. Assistente Ecclesiastico One Team fra’ Adriano Appollonio Quale è stato il tuo servizio per la Route Nazionale? Ero assistente ecclesiastico del campo di servizio del One Team. Insieme a due suore clarisse abbiamo creato la tenda della spiritualità, un luogo di riflessione, di accoglienza e preghiera per tutti i capi in servizio alla Route. Cosa ricorderai di San Rossore? L’arrivo dei ragazzi alla porta d’ingresso: qualcosa di interminabile e meraviglioso. Mi è piaciuto il comune desiderio di tutti i capi di far vivere agli Rs un bell’evento, dimostrato soprattutto da quei componenti del One Team che non hanno vissuto le attività e i contenuti della Route perché impegnati nei vari servizi di organizzazione del campo.
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Per te il coraggio è? Essere pienamente se stessi e non avere paura di rispondere a quello che Dio ha in serbo per noi. Responsabili di sottocampo Stefano Marini e Beatrice Tasselli Quale è stato il vostro servizio per la Route Nazionale? Come incaricati regionali alla branca Rs ci è stato assegnato il servizio di sindaci di un quartiere del campo di San Rossore. Ogni sottocampo aveva infatti due sindaci, un uomo e una donna, il cui compito era coordinare le attività del quartiere e scandire le tempistiche della giornata. Cercavamo di risolvere eventuali esigenze degli abitanti, capi e ragazzi, collaborando con la segreteria di quartiere e con il One Team. Nel nostro servizio un contributo importante è arrivato anche dai vari Ae presenti che ogni mattina celebravano la Santa Messa e che la notte vegliavano per le confessioni. Cosa ricorderete di San Rossore? Insieme alla nostra pattuglia Rs toscana abbiamo animato la prima serata di sottocampo: salire sul palco e vedere per la prima volta il quartiere quasi al completo è stata un’emozione fortissima. Quando si svolgevano i labo-
ratori e le tavole rotonde, invece, avevamo la sensazione che un pezzo d’Italia si incontrasse per discutere e per crescere insieme: la ricchezza di storie e di modi diversi di vivere il proprio Paese ha rappresentato sicuramente uno degli ingredienti vincenti. Poi la presenza di tanti personaggi illustri a disposizione degli Rs nel corso delle tavole rotonde ha rappresentato un segnale positivo e un ulteriore motivo per puntare ancora più in alto. Qual è l’immagine di coraggio che vi è rimasta impressa? Il lavoro degli alfieri. Li abbiamo sbirciati mentre si impegnavano a scrivere la Carta del Coraggio, sotto quel tendone viola: nonostante il caldo, lavorano in uniforme perfetta, in modo ordinato, in silenzio, ascoltando ogni mano alzata, dirigendo in modo esemplare e democratico tutte le discussioni. In quel momento si sentivano i portavoce di tutti i trentamila Rs: erano loro che stavano tracciando le nuove strade di coraggio dell’associazione. Erano in Route anche sotto quel tendone.
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I SERVIZI DEL ONE TEAM A SAN ROSSORE Cambusa Claudia Chiari Ero l’unica toscana in cambusa. Mi occupavo della mensa per il One Team prima che arrivassero i ragazzi: si trattava di una mensa calda, quindi dovevamo riscaldare i vari pasti e poi preparare la colazione per l’indomani e, ovviamente, pulire tutto. Quando poi sono arrivati i ragazzi e San Rossore si è davvero animato, il nostro compito era scaricare i camion con i vari pasti e prepararli nei sacchetti per distribuirli a tutti i capi. Comunicazione Giovanni Barsocchi Mi occupavo della comunicazione interna ed esterna attraverso il portale di riferimento della Route Nazionale, camminiamoinsieme.agesci.org. Su questo sito abbiamo caricato foto, articoli e video prodotti nel media-center, la redazione centrale, oltre ai pezzi scritti dai reporter Rs nei vari sottocampi. Ogni mattina vivevamo la riunione di redazione dove venivano discussi i temi principali da affrontare durante la giornata e ci dividevamo i momenti del
campo da coprire. Da lì iniziavamo a seguire gli eventi o a fare le interviste, riportando il tutto sul sito e aggiornando il resto d’Italia su quello che stava accadendo a San Rossore. Comunità Capi a disposizione dei sottocampi Costanza Carboni Io e la mia Comunità Capi facevamo parte dei servizi generali, senza avere un incarico specifico ma occupandoci di tutte quelle faccende necessarie per la vita a San Rossore. Principalmente si trattava del servizio di vettovagliamento, cioè della distribuzione dei pasti, e della pulizia del sottocampo a cui eravamo assegnati. Sembra un compito veloce e facile, ma non stavamo mai fermi e c’era sempre qualcosa da fare, a partire dallo smistamento della colazione già durante la notte e dalla ricarica delle bottigliette di sapone nelle docce, arrivando fino alla raccolta dei sacchi della spazzatura. Inoltre ogni volta che c’era un evento nel Campo del Futuro aiutavamo la sicurezza, ricoprendo il ruolo dei noiosi che continuavano a dire ai ragazzi: “Al lato. Non state in mezzo alla strada”. Insomma, dove c’era bisogno noi eravamo. Potevamo essere stanchi, stressati e assonnati, ma eravamo sempre in giro per il
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campo intenti a fare qualcosa.
dalle suore clarisse di Cortona.
Eleonora Gambini Il mio servizio è stato legato alla classica manovalanza. La distribuzione dei pasti a colazione, pranzo e cena; la pulizia in generale del campo; il controllo dello smistamento della differenziata e l’eventuale corretta separazione dei rifiuti; il servizio d’ordine giornaliero e notturno, oppure durante gli eventi in plenaria. Oltre a questo, con la mia Comunità Capi siamo stati impegnati in decine di altri servizi che di giorno in giorno ci venivano assegnati.
Kinderheim Carmen Bagalà Insieme ad Elisa Giannetti mi è stata assegnata la responsabilità del Kinderheim. Ho dunque ricevuto l’incarico di coordinare i capi assegnati a questo servizio, organizzare un programma di attività per i sessanta bambini dai tre ai tredici anni, intrattenere relazioni con i genitori, la logistica e la segreteria. Trascorse le dodici ore della giornata del Kinderheim, come tutti gli altri capi del One Team, ci siamo messi al servizio dell’organizzazione, facendo turni di raccolta immondizia, trasportando i capi, montando gazebo, raccogliendo il cibo in avanzo e tanto altro ancora. Un’esperienza unica, irripetibile ed estremamente formativa: vedere il One Team al lavoro fa sperare e credere nel futuro dell’associazione.
Grandi costruzioni don Luca Meacci Sono stato l’assistente ecclesiastico della Comunità Grandi Costruzioni, accompagnando questo team formato da master del Settore Specializzazioni. Abbiamo realizzato tutte le costruzioni della Route Nazionale, dal portale all’alzabandiera arrivando ai singoli altari, con un percorso che ci ha permesso di cogliere la presenza del Signore nel nostro lavoro di progettazione e costruzione. Abbiamo pregato e ci siamo confrontati durante tutto il cammino e a San Rossore, arricchendo ogni costruzione con una descrizione, una meditazione sulla struttura e una preghiera scritta
Segreteria Francesca Scattoni Nel corso della Route il mio è stato un servizio di accoglienza e segreteria. Il vero lavoro è stato nella preparazione: con il tesoriere Enrico Pacchiani abbiamo calcolato quanta strada ogni clan avrebbe percorso dal proprio territorio al luogo del campo mobi-
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le, poi da lì a San Rossore e infine da San Rossore al ritorno a casa. Dopo aver raccolto questi dati, siamo riusciti a stabilire la quota di compensazione e a registrare ogni singolo bonifico. Un lavoro di estrema precisione ma stimolante e coinvolgente. Sicurezza Graziano Guccini Per la Route Nazionale ho svolto un doppio incarico, facendo da anello di collegamento tra la staff della sicurezza e la staff dei trasporti. Nella preparazione al campo ho chiamato le ditte, raccolto preventivi e reperito materiale necessario per la sicurezza come transenne e cartelli, avendo fatto prima tutti i conteggi su dove posizionarli e analizzando i vari rischi degli spostamenti lungo il viale da parte di autobus, camion e altri mezzi. Questo ci ha permesso di stilare le varie istruzioni e le precauzioni da inserire in un piano di sicurezza. A San Rossore, invece, mi sono occupato dei trasporti: ho guidato i furgoni per il trasporto di materiale e persone, ho posizionato la segnaletica esterna, ho coordinato arrivi e partenze degli autobus, ho diretto le ditte fornitrici delle transenne e dei cartelli nei vari posizionamenti.
Trasporti Andrea De Conno Ho curato i trasporti interni al parco di San Rossore, in particolare dei ragazzi disabili, contattando e coinvolgendo le varie organizzazioni locali come la Misericordia e la Croce Rossa. Inoltre mi sono occupato del sistema dei parcheggi delle macchine provenienti dall’esterno che trasportavano i vari ospiti, come gli organizzatori dei laboratori o i relatori delle tavole rotonde. Alessandro Peruzzi In qualità di delegato ai trasporti per l’Agesci Toscana, nei mesi precedenti alla Route Nazionale mi sono occupato dell’arrivo a San Rossore di tutti i clan che hanno vissuto il loro campo mobile nella nostra regione. A fino Route, al contrario, il mio compito è stato organizzare il ritorno a casa di tutti gli scout toscani. Dai dromedari ai Sebach: il racconto del responsabile della logistica Filippo Vannoni Qualcuno lo ha ribattezzato l’“uomo dei dromedari”, ma Filippo Vannoni per la Route Nazionale è stato molto di più. L’incaricato regionale all’organizzazione ha infatti curato l’allestimento di San Rossore nei mesi
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precedenti l’evento e poi ha seguito, giorno per giorno, lo svolgimento del campo in ogni sua questione logistica. L’incarico svolto per l’Agesci Toscana, infatti, gli è valso la chiamata a far parte dello staff che ha progettato e allestito il mega-campo al parco di San Rossore. «Quelle della Route Nazionale sono state giornate frenetiche – racconta Vannoni. – Noi della logistica eravamo accesi 24 ore su 24: di giorno seguivamo lo svolgimento delle attività e dei servizi, dalla mensa alla pulizia dei Sebach, mentre di notte stavamo dietro all’approvvigionamento e alla programmazione del giorno successivo». E quando dormivate? «Nei momenti liberi, tra un’attività e l’altra: è stato molto stressante ma lo abbiamo fatto con dedizione e oggi siamo soddisfatti del risultato». Il suo principale compito era il controllo dell’impianto idrico ed elettrico, trasformando un prato vuoto in una città delle tende, ma anche lo svuotamento dei bagni chimici sparsi a centinaia lungo il viale che attraversava i vari sottocampi. «Dentro i Sebach abbiamo recuperato di tutto – ricorda ridendo, – dalle mutande alle ciabatte e perfino un portafoglio, che abbiamo restituito al proprietario perché all’interno c’era la
carta d’identità». Uno degli avvenimenti che ha riscosso maggior interesse durante il campo è stato l’arrivo dei dromedari a San Rossore, una pratica che Vannoni ha seguito da vicino. «È un dono che l’Agesci ha voluto fare al parco – conclude. – Forse molti non lo sanno ma i dromedari hanno vissuto nella tenuta per tre secoli, dal 1622 al 1944, contribuendo alla pulizia delle spiagge e venendo utilizzati come mezzi di trasporto. In totale sono arrivati tre dromedari, tutti italiani: una femmina dal manto bianco, che proviene da un parco faunistico di Bergamo, più altri due esemplari, un maschio e una femmina, che arrivano dalla provincia di Perugia».
Gli alfieri toscani alla Route Nazionale Ventidue rover e scolte protagonisti della scrittura della Carta del Coraggio
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a Route Nazionale ha indicato i sogni, le esperienze e le aspettative di trentamila rover e scolte da tutta Italia. Trentamila giovani che si sono incontrati e hanno camminato insieme con un obiettivo comune il quale ognuno di loro, per la propria parte, ha contribuito a realizzare e costruire. Ognuno facendo del proprio meglio, per liberare il futuro e migliorare il proprio territorio. Tra tutti i trentamila giovani che hanno vissuto la Route Nazionale a San Rossore, ce ne sono stati 456 che hanno ricoperto un ruolo particolare perchĂŠ sono stati chiamati a dare forma concreta ai sogni e ai progetti di tutti gli altri. Ogni campo mobile, infatti, ha eletto il proprio alfiere che ha avuto il compito di rappresentare il proprio clan di formazione. Durante la scrittura della Carta del Coraggio, gli alfieri hanno portato il loro contributo e hanno dato voce a tutti i trentamila cuori di San Rossore: alcuni di loro erano toscani e hanno partecipato in prima persona alla redazione del documento. Ma chi sono stati gli alfieri toscani? Quali sono state le loro sensazioni e le loro impressioni? Cosa hanno provato e come hanno vissuto il loro ruolo durante le fasi che hanno portato alla
stesura della Carta del Coraggio? Nelle prossime pagine è possibile capire la prospettiva degli alfieri toscani grazie alle testimonianze che alcuni di loro hanno accettato di condividere, scegliendo di lasciare una traccia della loro esperienza e del significato di un ruolo tanto importante per la Route Nazionale.
TUTTI GLI ALFIERI DEI CLAN DELLA TOSCANA Jeffrey Adami, Lucca 3 Miriam Attucci, Quarrata 1 Lorenzo Baldi, Rignano 1 Gabriele Bianchi, Piombino 2 Lorenzo Bracaglia, Pontassieve 1 Riccardo Fara, Livorno 7-9 Camilla Felicioni, Grosseto 3 Cosimo Fratticioli, Bagno a Ripoli 1 Mauro Giliberti, Firenze 2 Lucrezia Leporatti, Carmignano 1 Andrea Massagli, Lucca-Ponte 1 Rossella Minesso, Livorno 3 Marco Mori, Rosignano 2 Paola Neri, Arezzo 2 Damiano Nesi, San Giorgio 1 Michele Onori, Uzzano 1 Pietro Petri, San Vincenzo 1 Teresa Randazzo, Firenze 12 Isacco Ranaldo, Prato 4 Lorenzo Santucci, Massa 2 Claudia Severi, Scandicci 1 Matteo Tarchi, Montevarchi 1
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LE TESTIMONIANZE DEGLI ALFIERI
Riccardo Fara, Livorno 7/9 Caro diario, scusa se non ti ho scritto in questi ultimi tre giorni ma sono stati davvero intensi. Voglio raccontarti l’aria che si respirava sotto quell’immenso tendone viola a San Rossore. Il primo giorno, quando siamo arrivati, ad accoglierci abbiamo trovato una serie di persone en-
tusiaste per quelle che sarebbero state le nostre gesta. Io mi guardavo intorno e incrociavo gli sguardi degli altri alfieri che rappresentavano con gioia l’intero lavoro di ogni comunità Rs. Proprio in quegli sguardi sentivo la stessa determinazione e lo stesso dovere rappresentativo che portava tutti a scrivere una Carta del Coraggio che potesse raccontare quello che avevamo vissuto, rappresentasse i valori in cui ci riconoscevamo e dichiarasse il nostro impegno verso l’associazione, per
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il Paese e la Chiesa. Noi, rover e scolte, siamo stati i protagonisti di tutto questo. Ogni singola parola o frase che pronunciavamo, sapevamo che aveva un peso importante. Sapevamo che nasceva da un attento studio dei nostri territori. Sapevamo che avrebbe fatto la differenza. Abbiamo inizialmente lavorato divisi in gruppi che avevano il compito di sviscerare le varie tematiche. Siamo partiti da una bozza estrapolata dai blog e dai Forum realizzati prima della Route Nazionale e poi, insieme al materiale di ogni clan, abbiamo discusso ed elaborato tutti i temi, confrontandoci e seguendo alcuni itinerari metodologici. Ogni sera abbiamo consegnato una bozza alla redazione che il giorno dopo ci avrebbe fornito una nuova versione più accurata, e così via fino alla stesura definitiva, con le sue sessanta mozioni e le sue votazioni. 456 palette alzate: “Il Consiglio Nazionale Rs riunito a San Rossore in data 9 agosto 2014 approva la Carta del Coraggio”. Per questo documento dobbiamo ringraziare il lavoro degli alfieri alla Route Nazionale, ma anche ogni piccolo passo compiuto da tutti i rover e le scolte che ha portato alla realizzazione di un’esperienza così importante e destinata a
rimanere come un punto di riferimento dello scautismo italiano e toscano. Camilla Felicioni, Grosseto 3 Il compito di alfiere ha rappresentato per me una vera scoperta e una grande responsabilità. Mentre gli altri ragazzi del mio clan vivevano laboratori e tavole rotonde, o semplicemente potevano riposarsi, io mi sono trovata a scrivere la Carta del Coraggio. Una grande responsabilità per una diciannovenne appena uscita dalla maturità classica! Per me è stata una fantastica esperienza, sia perché ho potuto dar voce alle richieste e alle necessità venute fuori dai clan con i quali abbiamo condiviso il campo mobile, sia perché ho potuto finalmente rendermi utile ed esprimere le mie opinioni. Ora posso però dire “C’ero anche io!”, consapevole che ho potuto contribuire a un documento che rimarrà nella storia dell’Agesci. Sono stata inserita in un gruppo di trenta alfieri con i quali ho lavorato per tre giorni senza sosta e senza tregua, discutendo anche fino alle due di notte per stendere e migliorare la carta. Penso che questa sia stata, almeno per il momento, l’esperienza più bella della mia vita, soprattutto quando, al momento
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dell’approvazione, ho realizzato che eravamo noi e solo noi giovani ad avere in mano il potere di creare il cambiamento e liberare il futuro. Lucrezia Leporatti, Carmignano 1 Dopo aver lavorato durante il campo mobile alla bozza della Carta del Coraggio, sono stata scelta come alfiere per rappresentare le voci del clan di formazione formato da Prato 6-Carmignano 1, Roma 116 e Cetraro 2. È stata davvero una grande emozione per me, anche se non sapevo bene cosa aspettarmi. Ero elettrizzata e intimorita dal pensiero di quello a cui avremmo lavorato e dallo scopo della nostra impresa. Appena arrivati a San Rossore, vedendo l’organizzazione del campo, la calorosa accoglienza con cui siamo stati ricevuti e la presenza di tante camicie azzurre ho percepito il forte segno che avrebbe lasciato la nostra Route Nazionale nella storia dello scautismo italiano. Svolgendo il mio ruolo di “alfiere del coraggio” ho così goduto della possibilità di collaborare con tanti Rs che, come me, desideravano confrontarsi e porre qualche punto fermo su tematiche importanti quali l’amore, la legalità, l’informazione e la Chiesa. Parlando con qualche ragazzo conosciuto
durante la prima assemblea del Consiglio, sentivamo incombere su di noi un grande punto interrogativo: come poter scrivere in soli quattro giorni una Carta del Coraggio che racchiudesse tutti i nostri capitoli, le strade da noi percorse, gli obiettivi e le mete da raggiungere? Però, come spesso succede nel cammino scout, siamo stati presi per mano e guidati ad affrontare questa nuova impresa dal sostegno degli incaricati nazionali alla branca Rs e di tutti gli altri esperti chiamati a parlare durante le nostre assemblee. Dopo la divisione in sottogruppi e l’assegnazione a ciascuno di essi di una tematica, ci siamo messi subito all’opera. Ho fatto parte del gruppo che ha lavorato al punto “Cambio io, cambiamo insieme, cambiamo il mondo”, riguardante l’informazione, la comunicazione e la cittadinanza attiva, una tematica che mi sta molto a cuore. Coinvolgimento e interesse ci hanno permesso di concludere i lavori in due soli giorni, preparandoci poi alle attività più entusiasmanti ma anche più faticose della rilettura di tutta la Carta del Coraggio e della scrittura delle mozioni per le eventuali modifiche. Dibattiti e votazioni hanno caratterizzato la parte finale dei lavori, fino all’esperienza più in-
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credibile e significativa: l’approvazione all’unanimità della Carta e la sua firma. Mi sono sentita partecipe di questo grande evento perché stavamo lasciando un segno nella storia dell’associazione. La speranza è che il documento frutto di questo lavoro venga presentato ai vari enti comunali, regionali e nazionali, e venga riletto dalle comunità Rs, dal momento che rappresenta un grande passo “diritti al futuro”. Per questo, vorrei concludere citando un frammento proveniente dalla Carta stessa, forse uno dei miei preferiti: “Coraggio è perseverare, avere costanza negli impegni presi, senza arrendersi di fronte alle difficoltà, alla fatica, al sacrificio, alla sofferenza. Senza cedere alla tentazione di tornare indietro, di rinunciare. Coraggio è fermarsi e riflettere, è partire ma anche restare. Coraggio è cambiare rimanendo autentici”. Andrea Massagli, Lucca-Ponte 1 Ho avuto la fortuna e l’onore di essere un alfiere, un ruolo che mi ha permesso di vivere tante riflessioni. È stato significativo utilizzare il bosco come luogo per discutere, per prendere decisioni e far nascere la Carta del Coraggio. Quando alzavamo la testa vedevamo sparsi intorno a noi tanti
gruppetti indaffarati a discutere. Senza fronzoli per la testa, nessun eccessi né lussi: solo ragazzi, provenienti da tutta Italia, che si stavano buttando a capofitto in un’impresa probabilmente più grande di loro. Nella stesura della Carta sono stati toccati tutti i punti problematici che affliggono la nostra società. Siamo andati a scavare e analizzare ogni dettaglio proponendo soluzioni e azioni pratiche e concrete. Spero che il nostro sforzo sia stato utile e che questa Carta riesca ad avviare un processo di consapevolezza del fatto che è necessario un cambiamento, che dobbiamo invertire la rotta del nostro modo di vivere e del nostro ragionare, che è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e agire per migliorare le cose. Credo che questa opportunità sia stata rivolta a noi ragazzi del clan perché ci troviamo in un’età a metà fra i bambini, che sognano con innocenza e purezza, e gli adulti, la cui vita è ormai strettamente connessa alla realtà della società. A noi ragazzi è stata riconosciuta la capacità di vedere con occhio critico i problemi intorno a noi e il coraggio di esprimere le nostre idee. Il futuro siamo noi e ci dobbiamo impegnare per costruirlo.
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Marco Mori, Rosignano 2 Nel mio ruolo di alfiere ho avuto l’occasione di conoscere persone veramente interessanti e condividere con loro qualcosa che rimarrà negli anni a venire, non solo per noi ma anche per tutti i futuri scout. Siamo riusciti a mettere insieme tantissime idee e abbiamo unito molte realtà presenti in tutta Italia: trovarci insieme a San Rossore ha veramente fatto la differenza. Paola Neri, Arezzo 2 La Route Nazionale è stato un evento tanto importante e unico che, per viverlo pienamente, dopo una lunga riflessione ho deciso di posticipare la mia Partenza. Alla fine ho avuto ragione, perché ho potuto vivere una delle esperienze più belle e formative del mio cammino scout. A renderla tale ha contribuito anche il mio ruolo come alfiere. Durante i tre giorni di stesura della Carta ho contribuito ai lavori riguardanti la definizione del coraggio e alle discussioni dedicate al lavoro. Era quasi surreale partecipare alla scrittura di questo documento, ritrovarsi a discutere di tematiche tanto importanti per il nostro futuro, così vicine a noi e così decisive per l’intera società. La bellezza di questa Carta è che, nonostante i differenti modi di
pensare di ognuno, siamo arrivati a un risultato comune; nonostante fossimo di età, regioni e formazioni diverse ci siamo ritrovati, e ci ritroviamo tuttora, ad agire come una sola entità. Sicuramente abbiamo vissuto giorni molto impegnativi e la sera tornavamo nel sottocampo totalmente distrutti, ma con ancora le forze per raccontare agli altri la bellezza dell’essere stati riuniti a discutere di lavoro, legalità e altri temi. Di momenti significativi ce ne sono stati molti, ma la giornata dedicata alla votazione di ogni singola parte della Carta è stata davvero intensa e indimenticabile. Mi sono sentita parte di qualcosa di importante, qualcosa che sarebbe andato a costituire un solido punto di riferimento per i futuri clan. In quel momento mi sono davvero resa conto del valore che avrebbe avuto il nostro lavoro, capendo che il frutto del nostro impegno sarebbe stato letto e accolto da migliaia di persone. Di tutta la Carta non ho un passaggio preferito perché non è possibile racchiudere tutto il minuzioso lavoro, la scelta accurata delle parole e della punteggiatura: la sento mia in toto. Questa carta deve dimostrare che “siamo scout” in ogni momento della nostra quotidianità.
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Damiano Nesi, San Giorgio 1 Come alfiere ho vissuto un’esperienza estremamente significativa: nelle difficoltà della stesura della Carta del Coraggio ho testato quanto la differenza delle varie provenienze e delle singole realtà sociali possa cambiare la visione delle cose anche tra coetanei. Un tema ritenuto importante da un ragazzo del nord può non essere così importante per un ragazzo del sud, e viceversa. Mi sono reso conto di quanto sia difficile trovare punti comuni e proposte condivise da tutti, soprattutto quando c’è la volontà di andare nel concreto delle proposte e non rimanere solo ancorati ai grandi ideali. Nonostante le provenienze, le esperienze, le idee e i punti di vista diversi, ho capito però che il condividere uno scopo comune e dei valori condivisi permette sempre di trovare ciò che accomuna e poter cambiare le cose per il meglio. Claudia Severi, Scandicci 1 Inizialmente non avevo capito l’importanza del ruolo di alfiere e della Carta del Coraggio. Ho compreso tutto solo quando sono entrata dentro al tendone viola: facevo parte di quel gruppo di rover e scolte che avrebbe dato voce a tutte le idee e i valori di trentamila Rs. Per la prima
volta l’Agesci avrebbe dato così tanta voce ai propri ragazzi. Ho subito notato che ogni alfiere era realmente animato dalla voglia di mettere tutto se stesso in questo documento; negli occhi di tutti brillava il coraggio di parlare e la voglia di mettersi in gioco, esprimendo il desiderio di cambiare ciò che non ci piace e ciò che non va. Quello che mi emoziona ogni volta che parlo della Carta è che essa rappresenta il percorso, durato più di un anno, di ogni rover, di ogni scolta e di ogni comunità di clan, con le proprie idee, le proprie passioni e le proprie esperienze. La parte che più mi piace è quella sugli impegni: qui delineiamo i nostri obiettivi e le nostre mete, con l’obiettivo, come dice B.-P. di lasciare il mondo un po’ meglio di come l’abbiamo trovato. Allo stesso tempo abbiamo chiesto un confronto alle altre associazioni e alle istituzioni per avviare un lavoro di squadra necessario per raggiungere i migliori risultati. Ciò può dimostrare al mondo esterno che l’Agesci non è un’associazione chiusa in sé, ma che va alla continua ricerca di collaborazioni e dialogo. Spero che questa Carta rappresenti veramente un punto di partenza e ispirazione per il cammino di ogni clan e che non venga archiviata in un angolo o dimenticata.
Una Route Nazionale da protagonisti Una raccolta di testimonianze sulle pi첫 significative esperienze vissute da capi e ragazzi
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nteri clan o singoli ragazzi. La Route Nazionale ha fornito tante belle occasioni di protagonismo per tutti quei rover e quelle scolte toscani che hanno accettato la sfida di mettersi in gioco. L’organizzazione delle tavole rotonde da parte dell’Empoli 3 e del Pisa 2-3, la partecipazione del Rosignano 2 al concorso per la canzone della Route Nazionale o l’impegno dei reporter Rs: queste esperienze sono raccontate dalle testimonianze di chi l’ha vissute in prima persona.
L’EMPOLI 3 E LA TAVOLA ROTONDA CON LA PRESIDENTE DELLA
CAMERA
LAURA BOLDRINI Beatrice Conti, scolta Empoli 3 L’idea di organizzare una tavola rotonda è nata da un interesse del clan nei confronti della violenza di genere, un fenomeno presente anche nei territori a noi più vicini. Nel corso dell’anno abbiamo incontrato varie associazioni che si occupano di queste emergenze come il Centro Aiuto “Donna Lilith” di Empoli e il Centro “Frida” di San Miniato, arrivando a moderare un incontro aperto all’intera cittadinanza in cui abbiamo parlato di violenza insie-
me a medici, psicologi, assistenti sociali e all’Assessore alle pari opportunità del Comune di Empoli. Questo percorso ha avuto il merito di cambiare il nostro modo di guardare e giudicare il territorio: avevamo maturato un diverso spirito critico e la consapevolezza che partendo dai piccoli impegni quotidiani è possibile attuare grandi cambiamenti. Il passo verso San Rossore ci è sembrato naturale, per riproporre la nostra esperienza anche agli altri clan. Ci siamo messi in contatto con la pattuglia Eventi e ci è stato comunicato che avremmo avuto la grande responsabilità di tenere la tavola rotonda della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Ci siamo immediatamente messi al lavoro per farci trovare preparati. A San Rossore abbiamo organizzato questo incontro in due momenti: in una prima parte abbiamo diviso i partecipanti in gruppi di lavoro gestiti dal nostro clan, e in una seconda parte la Presidente ha risposto alle domande delle centinaia di rover e scolte presenti. Nei gruppi di lavoro, i ragazzi si sono così confrontati sulla violenza di genere, rispondendo a un questionario redatto da noi per farli riflettere sulla loro conoscenza del tema. Successivamente abbiamo pro-
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posto loro dei titoli di articoli di giornale su fatti di cronaca italiana, chiedendogli di ordinarli secondo la gravità, per capire quale fosse l’aspetto più grave della violenza verso le donne. Da queste riflessioni, ognuno dei gruppi ha infine estrapolato una domanda da porre direttamente alla Presidente della Camera. Per il nostro clan, l’incontro con Laura Boldrini ha rappresentato l’esperienza più emozionante della Route Nazionale. È stato un onore poterle mostrare il nostro impegno nel percorso di avvicinamento a San Rossore e poterci confrontare con una persona con grande esperienza in campo di diritti umani, relazioni internazionali e pari opportunità. Al termine della tavola rotonda, siamo stati davvero contenti di ottenere i complimenti e gli elogi della Presidente che, tra l’altro, ha invitato tre ragazzi del clan a pranzare con lei.
LE NUOVE POVERTÀ AFFRONTATE DAL PISA 2-3 CON L’EX MINISTRO ENRICO GIOVANNINI Fabrizio Ruffini, capoclan Pisa 2, e Giulio Lorenzi, capoclan Pisa 3 Come clan gemellato del Pisa
2-3 abbiamo organizzato a San Rossore la tavola rotonda dal titolo La nuova povertà: come uscire dalla crisi partendo dalle proprie risorse, con relatori Enrico Giovannini, in passato presidente dell’Istat e ministro di lavoro e politiche sociali, e Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse. Fin dal principio, la gestione di questo momento ha portato entusiasmo a tutto il clan che, dopo le paure iniziali di non riuscire a tenere un’attività per seicento persone, si è impegnato nel realizzare questa grande impresa. Noi abbiamo proposto il tema e dalla pattuglia Eventi ci sono stati assegnati i relatori, con cui ci siamo coordinati per la buona riuscita della tavola rotonda. L’ex ministro Giovannini si è dimostrato molto disponibile e il fatto di aver trovato una persona con un passato ricco di importanti incarichi politici e pronto a discutere con i ragazzi ha fornito al clan una forte consapevolezza sul tema affrontato. Tutto questo ci ha permesso di vivere e proporre a livello nazionale un piccolo capitolo in cui ci siamo posti domande e ci siamo confrontati con adulti su problematiche importanti come quelle relative alla povertà.
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IL ROSIGNANO 2 TRA
SAN GIORGIO 1, PRIMO CLAN
I VENTI FINALISTI PER
TOSCANO ARRIVATO
LA CANZONE DELLA
ROUTE NAZIONALE Francesco Cherchi, capoclan Rosignano 2 Il nostro clan ha sempre trovato nel canto un punto di forza per l’intera comunità. È ormai una tradizione che alla fine di ogni route ci dilettiamo nello scrivere una canzone che ripercorra tutti i momenti più significativi passati insieme. Quando è uscito il bando per il contest della canzone ufficiale della Route Nazionale non ci siamo lasciati scappare questa fantastica opportunità per mettere a frutto la nostra passione, e così è nata Il coraggio di restare (e vai!). Il successo del brano è andato oltre ogni aspettativa perché, oltre a essere rientrato tra i venti finalisti del concorso, ci ha fatti conoscere a tutta l’Italia. Sabato 9 agosto siamo stati addirittura intervistati dal clan del Fiumicello 1 in occasione della puntata giornaliera della loro emittente Radio Dada: gli era piaciuta la nostra canzone e ci hanno concesso l’onore di farcela eseguire live durante la diretta da San Rossore.
A
SAN ROSSORE
Silvia Lelli, capoclan San Giorgio 1 Innanzitutto siamo stati l’unico clan toscano ad aver vissuto il campo mobile in Sardegna, una preziosa occasione di incontro e scambio di esperienze con clan abituati a luoghi e tradizioni completamente diversi dai nostri. Abbiamo camminato con il Sassari 7, il Sassari 9 e il Casaleone 1. Dopo questa esperienza, abbiamo vissuto l’emozione di essere stati i primi ad arrivare a San Rossore, vivendo uno stato d’animo di scoperta che ci ha fatto sentire pionieri alla scoperta di una nuova terra. Siamo stati subito emozionati nel vedere tutti insieme i ragazzi della branca Rs, sperimentando la forza di tante persone unite dagli stessi valori e dalla stessa voglia di costruire un futuro migliore: partecipare alla route ci ha indubbiamente fornito una nuova spinta sulla scia dei valori emersi dalla Carta del Coraggio.
REPORTER RS, IL RACCONTO DI UN ANNO DI CAMMINO
Nella comunicazione in occa-
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sione del Forum Rs e della Route Nazionale è stato proposto un ruolo da protagonisti agli stessi ragazzi dei clan: ventisette rover e scolte di tutte le zone della Toscana hanno contribuito alla scrittura degli articoli, all’aggiornamento dei social network, alla copertura fotografica e alla realizzazione dei video. Uno di loro, Paolo Orlandi, ha anche avuto l’onore e l’onere di essere tra i tre Rs scelti tra i reporter di tutta Italia per intervistare a San Rossore il presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Paolo Orlandi, Arezzo 7 Il mio percorso da reporter è iniziato un anno prima della Route Nazionale, quando nel settembre 2013 ho partecipato a Verona a un campo sulla comunicazione organizzato dalla redazione di “Camminiamo Insieme” guidata da Paolo Piacenza. Questo mi ha permesso di essere richiamato come reporter Rs al campo fisso di San Rossore, dove ho scritto tre articoli che sono stati pubblicati sul sito camminiamoinsieme.agesci.org. L’esperienza più emozionante rimane comunque l’intervista al presidente del Consiglio dei Ministri, un’opportunità completamente inaspettata perché mai avrei pensato che avrebbero scelto me. Con Matteo
Renzi abbiamo parlato di alcune tematiche dell’attuale situazione politica, come la pace e il lavoro, della Route Nazionale e del valore della Carta del Coraggio, ma soprattutto della sua lunga esperienza da scout, ridendo e scherzando su alcuni aneddoti che ha deciso di condividere con noi. Mariluna Bartolo, Massa 2 Quello della Route Nazionale è stato un anno molto intenso perché, oltre alle normali attività di clan, sono stata coinvolta nel servizio della pattuglia stampa Rs. Questa esperienza è diventata concreta con il banco di prova del Forum regionale e, successivamente, con il ruolo da reporter al campo fisso di San Rossore che mi ha permesso di lavorare a due inchieste, tra cui una simpatica sul toto-nome degli ospiti dello spettacolo dell’ultima sera. Nel corso di tutto questo cammino abbiamo potuto contare sul supporto di capi che hanno risposto alle nostre domande e ci hanno formato tecnicamente per svolgere questa tipologia di servizio, con nozioni cha spaziavano da come sviluppare le interviste a come trascrivere gli articoli. Margherita Campigli, Empoli 2 A San Rossore mi è stato affidato l’incarico di giornalista del
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campo fisso. Mentre svolgevo questo compito ho ascoltato tante voci che mi hanno fatto sentire parte integrante di una grande comunità con la voglia di migliorare il proprio Paese e le diverse realtà locali. Ho incontrato tante persone con le loro storie, le loro speranze e i loro sogni. Di questa esperienza ricorderò la grande opportunità che mi è stata concessa di entrare a far parte di una pattuglia stampa che mi ha aperto nuove prospettive, come quella di pensare di poter indirizzare i miei futuri studi universitari nella direzione della comunicazione e del giornalismo. Grazie alla Route Nazionale sono maturata e ho acquisito nuove consapevolezze: sono sicura che non avrei mai potuto vivere un’esperienza più gratificante e coinvolgente di questa. Gabriele Cimmino, Cecina 1 Tra i reporter mi è stato assegnato il ruolo di videomaker e dunque mi sono occupato delle riprese video. Per me è stato un onore far parte di coloro che hanno raccontato la Route Nazionale attraverso i mezzi di comunicazione, ed è stato emozionante collaborare e vedere la passione di tutti noi ragazzi che ci siamo messi al servizio dell’evento vivendo San Rossore da protagonisti. La mia
esperienza da reporter è iniziata al forum Rs di Firenze dove ho realizzato le interviste ai responsabili regionali e agli incaricati regionali Rs, oltre agli altri video che si trovano sul canale YouTube dell’Agesci Toscana. Nei giorni successivi mi sono poi occupato della post-produzione dei filmati e del montaggio delle testimonianze ascoltate durante tutto l’incontro. L’impegno è continuato anche nei mesi successivi e, tramite la pattuglia stampa regionale, sono stato contattato per due interviste dalla “Repubblica” di Firenze e dal “Tirreno” di Livorno. Arrivato a San Rossore, dal media center ricevevo le indicazioni sui luoghi dove andare e sulle personalità da riprendere: sono passato dal tendone della Carta del Coraggio alla copertura di ospiti come la presidente della Camera Laura Boldrini o il presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, di cui ho ripreso l’intervista per “Camminiamo Insieme”. L’intera esperienza da reporter mi ha permesso di vivere un servizio in prima linea, conoscendo altri coetanei appassionati di comunicazione e formandomi al fianco di capi professionisti nel settore. Sara Gabriele, Rosignano 2 L’esperienza con la stampa
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è partita dal Forum regionale, un’occasione in cui siamo stati fin da subito protagonisti. L’esperienza più bella è stata però quella vissuta al campo fisso di San Rossore, in cui ho potuto raccontare la Route Nazionale da fotografa, mostrandola dal mio sguardo e dai miei obiettivi. È stata una bellissima occasione di crescita, responsabilità e sensazioni sul campo, resa speciale dal fatto che la passione per la fotografia è diventata servizio. Federica Torre, Siena 3 Dopo l’esperienza da fotografa al Forum Rs, mi sono occupata della comunicazione del mio campo mobile, raccontando la Route 185. L’esperienza della Route Nazionale è stata così un percorso che ho vissuto da protagonista, dandomi la consapevolezza e la prova tangibile che il desiderio di cambiare questo mondo accomuna trentamila ragazzi. Tra i ricordi più belli c’è sicuramente l’aver visto una ragazza del mio clan, la mia migliore amica Rachele Monciatti, salire sul palco della Santa Messa conclusiva per recitare il Salmo. L’emozione più grande, invece, l’ho vissuta la prima sera a San Rossore, quando con il mio clan abbiamo animato il fuoco di bivacco insieme ai compagni di strada di Milano e
Roma. Abbiamo fatto divertire, cantare e ballare migliaia di persone, rendendoci conto che per regalare gioia non servono effetti speciali ma semplicemente la voglia di condividere la propria esperienza scout e dedicare il proprio tempo agli altri.
UNA RACCOLTA DI SOGNI, DESIDERI E PROPOSTE DEI GIOVANI
Valeria Soldano, Rosignano 2 Sono stata tra i cento ragazzi che hanno partecipato a un progetto organizzato da Codici, un’agenzia esterna che si occupa di ricerche in campo sociale. La Route Nazionale ha rappresentato infatti una preziosa occasione per entrare in contatto con un elevato campione di ragazzi, capendo insieme a loro gli ingredienti più significativi dell’esperienza scout e, soprattutto, i sogni, i desideri, le visioni e le proposte dei giovani riguardo al presente e al futuro. Il progetto è partito da Bracciano dove è stata svolta un’attività di scrittura dei nostri desideri personali, verso il clan e verso l’associazione, e della nostra esperienza scout più significativa nella branca Rs. Tale attività è stato poi riportata nei vari clan, raccogliendo così oltre duemila testimonianze da tutta
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Italia. Durante il campo fisso di San Rossore ci siamo nuovamente riuniti per due giorni e ci sono stati mostrati i risultati dell’analisi, facendoci vedere quali erano i desideri più frequenti tra i giovani e gli ingredienti fondamentali per un’esperienza ottimale nello scautismo. Uno di questi era la semplicità. Inoltre abbiamo visto un’anteprima della Carta del Coraggio ed è stato emozionante notare come tra le bozze del documento erano presenti temi che riprendevano proprio i maggiori desideri espressi dai giovani. Tutta questa esperienza sarà ora racchiusa in un libro a cui potrò dire di aver contribuito con un ruolo da protagonista.
#CAROFRANCESCO: UN VIDEO PER INVITARE IL PAPA ALLA ROUTE NAZIONALE Roberto Marcantoni, Arezzo 8 Papa Francesco è stato invitato alla Route Nazionale con un video girato in una decina di città italiane e, tra queste, la scelta toscana è ricaduta su Arezzo. Io sono stato tra i protagonisti delle riprese salendo con una troupe di scout bolognesi in un punto panoramico della città, la terrazza della Fraternita dei Laici, da
dove ho lanciato un messaggio al Santo Padre dicendo: «Vorremmo una tua testimonianza. Vorremmo ascoltarla dalla tua voce. Vorremmo averti con noi a San Rossore durante i giorni della Route». Questo video è stato poi montato con un collage di messaggi nati dal comune impegno di rover e scolte dell’intera penisola, che si sono rivolti al Papa spiegandogli tutte le motivazioni per cui vorrebbero ospitarlo al campo di San Rossore per pregare insieme a lui. Dopo una lunga fase di realizzazione, il video è stato diffuso in tutta Italia mercoledì 14 maggio, con un emozionante tam-tam che ha visto migliaia di ragazzi e capi di tutte le regioni condividere nello stesso momento il filmato su internet e sui social network.
Indaba 2014: il futuro è domani
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l cammino dell’Agesci Toscana nell’anno della Route Nazionale si è chiuso con l’Indaba 2014. L’evento, organizzato a Prato sabato 8 e domenica 9 novembre, ha permesso di raccogliere quanto seminato a San Rossore, aprendo un confronto tra i capi e i ragazzi per capire la Carta del Coraggio. La scoperta e l’analisi del documento scritto a San Rossore sono stati al cuore di un’Indaba che, per la prima volta in assoluto, ha visto la partecipazione anche dei rover e delle scolte i quali, nell’arco dei due giorni, sono stati animatori ed educatori dei loro stessi capi. Tale scelta si colloca proprio in scia dello stile che ha caratterizzato la Route Nazionale e che ha responsabilizzato e visto come assoluti protagonisti i ragazzi dei clan. One Way, back to the future: il futuro è domani è stato il tema di un fine settimana pensato per stimolare una positiva riflessione capace di portare a una nuova consapevolezza educativa, adeguata agli attuali bisogni degli Rs. Il tutto attraverso lo strumento della Carta del Coraggio. «Abbiamo sviscerato la Carta del Coraggio in ogni suo aspetto, affrontandone anche i temi più caldi – ricordano i responsabili regionali Lorenzo Croci e Caterina Macii. – In linea con lo spirito dell’intera Ro-
ute Nazionale, all’Indaba i nostri maestri sono stati gli Rs che hanno scritto il documento e hanno dato vita a un confronto che ha permesso ai capi di interrogarsi e capire il pensiero dei loro ragazzi, acquisendo la consapevolezza per accompagnarli a vivere pienamente la Carta del Coraggio». L’Indaba è iniziata con un gioco che ha avviato una prima riflessione sui principali ambiti contenuti dalla Carta del Coraggio: territorio e ambiente, cittadinanza e politica, legalità, lavoro ed educazione, chiesa e fede. Una serie di confronti con i ragazzi ha poi permesso ai capi di capire realmente il documento e calibrarlo alla loro realtà educativa, mettendone in evidenza le ricchezze da sfruttare e i nodi da sciogliere. In questa fase, sono state ribadite con fermezza alcune caratteristiche che il capo scout deve possedere per essere da esempio al ragazzo e per aiutarlo a essere protagonista, tra cui la credibilità e la coerenza. Non è mancata nemmeno una verifica che ha messo in luce alcune difficoltà vissute nel servizio e nella relazione con i ragazzi, come la paura di esporsi e mettersi in discussione su tematiche “scomode” o la riluttanza a stimolare l’autonomia degli Rs senza essere invadenti. Tutto questo in uno stile costruttivo volto a
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stimolare una positiva riflessione in grado di aprire nuovi percorsi e proiettare lo scautismo toscano verso il futuro. «La Carta del Coraggio – aggiungono Lorenzo e Caterina – deve animare il desiderio dei capi di interrogarsi, di analizzare quegli ambiti verso cui i giovani si sono dimostrati sensibili. Il confronto che si è instaurato all’Indaba deve permettere a capi e ragazzi di continuare a camminare in parallelo, ognuno con il proprio ruolo e compito, ma tutti con l’obiettivo di tornare alle rispettive realtà consapevoli di vivere un comune percorso e desiderosi di voler essere coraggiosi protagonisti del cambiamento da realizzare nei singoli territori».
CARTA DEL CORAGGIO, ESPRESSIONE DEL PROTAGONISMO DEI RAGAZZI
Il frutto della Route Nazionale è stata la Carta del Coraggio. Un documento scritto da ogni rover e da ogni scolta che esprime e valorizza tutto il loro protagonismo, le loro idee e i loro pensieri, mantenendo viva la promessa di un impegno concreto verso il Paese e verso il futuro. Un documento rivoluzionario che si interroga su tanti temi: i temi che stanno
a cuore ai giovani e che l’Agesci deve far propri e affrontare con la propria proposta educativa. Un documento che è stato ufficialmente consegnato al termine della Route Nazionale alle istituzioni politiche e religiose italiane, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco. A presentare questo documento ai capi toscani è stata la presidente nazionale dell’Agesci Marilina Laforgia, che ha aperto l’Indaba illustrando la Carta del Coraggio e spiegando come intenderla e come utilizzarla. Di seguito alcuni estratti del suo intervento. «La Carta del Coraggio è un documento che va inteso nella sua completezza e nella sua portata rivoluzionaria. Da mesi affermavamo che l’Agesci, dopo la Route Nazionale, non sarebbe più stata la stessa. Lo dicevamo con convinzione ma senza conoscere i contenuti della Carta del Coraggio e gli esiti del campo di San Rossore. Non lo dicevamo con leggerezza, per incoscienza o semplicemente per utilizzare slogan a effetto, ma perché eravamo certi di aver innestato un processo di cambiamento forte e inarrestabile. Avevamo ragione perché oggi, effettivamente, l’Agesci non è più la stessa.
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La Route Nazionale è stata l’evento di tutta l’associazione, che si è messa insieme sulla strada ed è arrivata fino alla Carta del Coraggio. La grandezza di questo cammino sta nel fatto che l’abbiamo percorso insieme, capi e ragazzi: non era scontato e ha richiesto molto impegno. L’intera associazione si è incamminata con lo zaino sulle spalle e si è messa in discussione partendo dalla relazione con gli Rs e dalle esperienze comuni: mai come questa volta l’Agesci si è messa in strada con i suoi ragazzi. In tutto questo percorso, la Route Nazionale ha permesso di vivere quel “protagonismo preparato” che ha messo gli Rs in condizione di esprimersi e prendersi impegni chiari. Abbiamo mostrato il giusto ruolo del capo nei confronti del ragazzo, con una nuova relazione che ha portato un carico di novità da esplorare e comprendere. Nel corso dell’anno abbiamo nutrito la coscienza civica di ognuno di noi e l’abbiamo fatta maturare nei territori di riferimento. Abbiamo analizzato le città e le comunità che abitiamo con un nuovo sguardo, sentendo il peso culturale e politico che può avere la nostra presenza come cambiamento del territorio. Il tutto accompagnato da una
presenza mediatica e un interesse a cui non eravamo abituati e preparati. Lungo il cammino abbiamo vissuto il cambiamento e abbiamo preso coscienza di noi, riportandolo a quell’Ask the boy, a quell’ascolto del ragazzo, che da sempre è il perno della relazione educativa dello scautismo. Questo ha permesso alla Route Nazionale di puntare fermamente sull’autentico protagonismo degli Rs, un protagonismo vero e profondo. Un protagonismo che però è stato costantemente vigilato dai capi nei processi e nei percorsi, arrivando a ottimi risultati. I risultati del “protagonismo preparato”. I ragazzi sono stati protagonisti perché i capi li hanno messi nella condizione di essere tali e gli hanno preparato il terreno. I capi, dunque, sono ora chiamati a fare tesoro di questa esperienza e a preparare con attenzione i prossimi passi, consapevoli che non c’è protagonismo nel giovane senza un autentico impegno dell’adulto. La libertà e il protagonismo del giovane non si ottengono eliminando i freni, ma fornendo loro la possibilità di esprimersi. La Carta del Coraggio è il simbolo di questo protagonismo e va così interpretata anche in senso pedagogico. La Route Nazionale è stata una grandissi-
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ma impresa compiuta da adulti che hanno preparato mirabolanti azioni di protagonismo nei ragazzi: in questa direzione dobbiamo spingere i nostri passi futuri. Questo meccanismo ha infatti fornito ai ragazzi la possibilità di pensare al futuro proprio e del Paese, vivendo una libertà di cui non avevano mai goduto prima, né nell’Agesci né in altre associazioni. Consapevoli di questo protagonismo e con la coscienza del cambiamento, ognuno deve ora far ritorno al proprio territorio e far tesoro di questo percorso. La Route Nazionale è un punto di partenza che chiama ognuno alle proprie responsabilità, capi e ragazzi. Con la Carta del Coraggio, l’Agesci è più forte nel parlare di politiche giovanili: sa di cosa i ragazzi hanno bisogno, sa di
cosa vogliono parlare, sa come farli esprimere. Per questo motivo non possiamo leggere la Carta del Coraggio nei singoli passaggi, altrimenti ne perdiamo il senso e la portata rivoluzionaria. La sua grandezza sta nei passaggi meno espliciti e altisonanti attraverso cui i ragazzi hanno detto di esserci e hanno preso impegni. La Carta del Coraggio nasce dalla loro storia e dalle loro esperienze, è la loro visione del mondo e va considerata in quanto tale. Ma è anche la nostra forza perché i ragazzi hanno preso impegni concreti a cui possiamo richiamarli per metterli in condizione di continuare a percorrere strade di coraggio e continuare a essere protagonisti. La Carta del Coraggio è la più bella eredità di tutto il percorso della Route Nazionale».
finito di stampare nel mese di aprile 2015 presso la Tipografia La Zecca via Umberto Terracini 25/27, 52025 Levane - Bucine (Ar) tel. 055 9180101 – fax 055 9180412 info@tipografialazecca.it – www.tipografialazecca.it
Toscana, una regione di coraggio · Il cammino dell’Agesci Toscana nell’anno della Route Nazionale
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