Il Re della Citta d'oro

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2019

St. Augustine Academy Press Homer Glen, Illinois


Questo libro è stato pubblicato nel 1930 dal Messaggero del Sacro Cuore. Questa edizione è stata ristampata nel 2019 dalla St. Augustine Academy Press. ISBN: 978-1-64051-078-4




L’incontro nel bosco

C’era una volta un Re che viveva in una Terra sempre adorna dei più bei fiori.

Il suo

Palazzo era di avorio e si ergeva nel mezzo di una città attraverso la quale scorreva un fiume limpido come il cristallo.

Le strade di questa

città erano nientemeno che di oro puro ed ognuna delle sue porte era fatta di una sola perla. Al di là di queste porte non vi era morte nè dolore, nè lamento nè pianto, ma inni di gioia risuonavano sempre da ogni parte.

Molto diversa da questa Terra era un’altra,

che pure apparteneva al medesimo Re. Era la terra dei viaggiatori, cioè di persone che l’abitavano

ma diretti verso la Città d’Oro; e per arrivarci erano costretti ad affrontare una via piena di mille pericoli.


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Il Re amava i poveri esiliati di questa terra ed anzi cercava di difenderli da tutti i mali e di farli felici per quanto poteva.

Ma renderli felici,

senza che affrontassero pericoli e dolori, gli era impossibile; prima, perchè la terra attraverso la quale essi passavano non era affatto la loro patria; e poi, perchè vi abitava un certo signorotto ribelle chiamato Malignus.

Costui era stato, una volta,

servo del Re, ma dopo gli si era ribellato, ed ora, per l’odio che nutriva contro di Lui, cercava tutti i modi di far male alle povere creature, che il Re amava. — La Patria degli esiliati era una Terra meravigliosa dove abitava lo stesso Re con tutti i Beati, che avevano speso bene il loro tempo di esilio ed avevano amato e servito il loro Signore. Ora avvenne che il Re un giorno vagando per un bosco oscuro della terra di esilio, s’imbattè con una fanciullina di otto o nove anni.

Questa

era molto povera e le sue vestì, sebbene fossero pulite, erano tutte logore.

Questa piccina abitava

in una capanna lì vicino.

Ed ecco, sia che fosse

una fantasia del Re, od altro, fatto sta che Egli si sentì attratto verso la bambina.

Vederla, amarla

e desiderare di farla felice, a costo di qualunque sacrificio, fu tutt’uno. Le rivolse perciò gentilmente


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la parola, le tolse quindi dalle spalle il grave fastello che portava e la invitò a sedersi vicino a Lui sopra il tronco di un albero caduto, incoraggiandola a parlargli di sè e a confidargli tutte le sue pene. Quando poi giunse l’ora in cui essa doveva andar via, Egli stesso le riaccomodò il fardello sulle spalle in modo che le fosse più leggero, e quando essa volse indietro il capo per dargli un ultimo sguardo, Egli la seguì ancora cogli occhi pieni di dolcezza, come se gli fosse dispiaciuto separarsi da lei. Dopo

questo

primo

incontro,

Egli

soleva

ritornare spesso a trovarla nel bosco, ed ogni volta le insegnava a conoscerlo e ad amarlo sempre di più. Un giorno Egli le disse che, se a lei fosse piaciuto, l’avrebbe portata nella sua Terra Meravigliosa dove sarebbe stata sempre con Lui ed avrebbe potuto avere tutto quello che desiderava il suo cuore. Non poteva andarci subito però, perchè prima doveva allenarsi e diventare degna compagna dei principi e delle principesse della Città d’Oro. Ma per consolarla, finchè fosse venuta finalmente l’ora, Egli le promise che spesso sarebbe venuto Lui stesso a trovarla e le avrebbe insegnato in queste visite ciò che doveva imparare.

Le disse che nella Città

tutti erano simili a Lui; anche lei dunque avrebbe


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dovuto somigliargli prima di poter andare ad abitare fra loro. Egli stesso l’avrebbe istruita nelle sue visite e le avrebbe portato ricchi doni, affinchè non avesse dovuto vergognarsi di esser presentata troppo disadorna alla sua corte. Un bel giorno Egli le volle fare una grande sorpresa. Le disse nientemeno, che sarebbe venuto a trovarla, non già nel bosco, come al solito, ma nella sua stessa capannuccia, per poter vedere coi suoi propri occhi tutto quello che le abbisognava e tutto quello che le fosse conveniente di possedere. Le parlò così soavemente e la guardò così amorevolmente, che la bimba non dubitò un istante delle sue parole. Tuttavia non seppe trattenersi dal dire: « Ma com’è, o gran Re, che con tanti Grandi e tanti amici fedeli intorno a te, tieni tanto a venire da una povera fanciullina come me? » Egli rispose: « Molto tempo prima che tu sentissi parlare di me io già ti amavo, e solo che tu ricambi questo mio amore, io mi sentirò ben ricompensato di tutto ciò che ho fatto e farò ancora per te. Tu non hai nulla da darmi che abbia qualche valore; ma ci sono dei fiori selvatici che puoi offrirmi, portali nella tua capanna, mi faranno tanto piacere. » L’annunzio della visita l’aveva resa felice.


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Adornò con somma cura il suo tugurio, pronto per ricevere il Re. Come pavimento non c’era che il nudo suolo pieno di fango, ma ella fece di tutto per spazzarlo e ridurlo pulito.

Ridusse

la sua unica finestrina tersa e lucente e portò in casa una rosa rampicante perchè potesse ricreare il Re col suo profumo.

Dopo ciò, andò a cercare

diligentemente i fiori selvatici, che Egli amava; l’umile violetta, le roselline dagli steli spinosi e soprattutto il dolce non-ti-scordar-di-me. Tornò a casa con il grembiulino pieno. Era stanca! le era davvero costato qualche sacrificio il procurarsi quei tesori, ma era incurante di tutto e non pensava che a far piacere al Re e ricompensarlo in qualche modo del lungo viaggio che era costretto a compiere per venire da lei. Poi aveva anche sentito dire che i doni che Egli le portava non gli erano costati poco, anzi, aveva saputo, che per procurarli era stato costretto a sopportare le più dure fatiche e a soffrire i dolori più spaventosi. Poteva ella dunque far mai abbastanza per Lui? Finalmente Egli giunse! Non, però, in tutta la sua maestà, come era conosciuto nella Città d’Oro, poichè in tal modo l’avrebbe soltanto impaurita, ma vestito di una semplice veste bianca, e travestito





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