Flash Magazine Aprile 2011

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Il Mensile della nuova Ciociaria

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04 2011

APRILE • ANNO XXIII

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Nucleare

• Elezioni amministrative • Intervista al Comandante dei Carabinieri di Frosinone • Intervista al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Frosinone • Sanità Ospedale Alatri Chiude il reparto di Ortopedia e Traumatologia.



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Politica

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FLASH MAGAZINE COMMUNICATIONS PRESIDENTE ONORARIO Avv. Angelo Mauro D’Angelo DIRETTORE RESPONSABILE Nicandro D’Angelo CAPOREDATTORE Massimo Sergio GARANTE DEL LETTORE Angelo Mauro d’Angelo ARCHIVIO FOTOGRAFICO Promograph Communication sas PROGETTO FOTOGRAFICO Promograph Frosinone finito di stampare il 02/04/2011

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Editoriale DALLA FINESTRA DEL CAMPANILE di Nicandro D’Angelo

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Fukushima: Iodio Radioattivo 3355 volte superiore alla norma

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a nostra copertina ha solo un senso: vincere il mostro atomico guardandolo con cento occhi per tenerlo a bada (metafora continuata) mentre il mondo lo guarda (non è ripetitivo) e trattiene il fiato. C’è forte preoccupazione e più passa il tempo e più la situazione sembra fuori controllo. L’impianto atomico è un produttore di angoscia e non c’è falla che si tamponi senza che se ne aprono altre. L’esplosione al reattore numero 2, l’incendio al numero 4, i reattori 5 e 6 in condizioni di non sicurezza, radiazioni in crescita (3355 volte superiore alla norma) attorno alla centrale. Abbiamo tentato di saperne di più da una nostra collega che da giorni segue costantemente la situazione. “I tecnici sono preoccupati dello iodio radioattivo e c’è il rischio che prenda fuoco il carburante nucleare esausto e si crei una gigantesca nube radioattiva. Oltre questo ci sono le previsioni del tempo che danno ancora pioggia e intanto nevica su tutta la fascia. Questo non aiuta le operazioni dei soccorritori per evitare che gli elementi radioattivi ricadano al suolo”. Come la stanno vivendo i giapponesi di questa emergenza nucleare? “I tecnici sono fiduciosi, ma allo stesso tempo parlano di catastrofe per il mondo intero, perché ieri mattina hanno visto l’acqua dai riflessi blu che ha cominciato a ribollire nella piscina atomica del reattore numero 2. Loro mi hanno riferito che se l’ebollizione dovesse far evaporare tutto il liquido, le barre di combustione nucleare sarebbero esposte all’atmosfera e sarebbe molto alto il rischio di una nuvola carica di radiazioni. Tu hai sentito, anche in televisione,la parola d’ordine è raffreddare, raffreddare”. La nostra televisione e i telegiornali hanno parlato di elicotteri e far sganciare l’acqua dal cielo. Come stanno, davvero, le cose? “Si è così! Gli ingegneri stanno ipotizzando di far arrivare, forse domani, l’acqua anche con gli elicotteri e sganciarla dall’alto, in particolare sul quarto reattore della centrale di Fukushima, dove l’ultima esplosione di ieri ha provocato una crepa nell’edificio-contenitore e dove due dipendenti sono stati dichiarati dispersi”. Un’ultima domanda. E’ vero che il governo giapponese sta fornendo sacchi di plastica anti-radiazioni? “E’ vero”. E’ caduta la linea. Ci dispiace, volevamo dare maggiori notizie, speriamo con maggiore spazio nel prossimo numero. Il Giappone, comunque, è in ginocchio. Il governo minimizza i pericoli, facendo credere al mondo che la gente è in grado di resistere anche a questo cataclisma. Secondo me, non è così! Il tasso di iodio radioattivo nel tratto di mare nei pressi della centrale di Fukushima è arrivato alle stelle e il vento ha portato anche sulla nostra Penisola la nube radioattiva. La paura radiazioni continua a crescere, ieri in un mercato di Tokyo è stata trovata lattuga contaminata che proveniva da una fattoria di Koga, nella prefettura di Ibaraki, al confine con Fukushima. Ultima notizia la fuoriuscita del plutonio. La politica italiana ed europea deve fare i conti con questa realtà. Il programma delle centrali deve essere rivisitato e dare certezza ai cittadini che casi come Fukushima non devono più venire a verificarsi. 7


Esclusiva denti dell’Adf che mi hanno preceduto, il nostro progetto è stato rimodulato e ha avuto l’approvazione della Regione Lazio, della Provincia di Frosinone, del Comune di Frosinone, della Camera di Commercio e degli altri Enti. Proprio in questi giorni ho incontrato, insieme con il Direttore generale, Ing. Minotti, il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese, i dirigenti del settore trasporti della Regione Lazio e l’assessore Lollobrigida che mi hanno assicurato la disponibilità della Regione Lazio ad attivare un

Intervista al candidato del PDL

Avv. Gabriele Picano al Consiglio Comunale di Cassino di Nicandro D’Angelo

iamo già in piena campagna elettorale per un test importante, che pur nelle sue dimensioni locali, è il polso della politica nazionale e la “primizia” per le prossime politiche. I candidati ai consigli comunali hanno affilato le armi rispolverando le sedi dei rispettivi partiti per gli incontri con gli elettori. Il nostro giornale ha cominciato con una serie di interviste, cominciando dalla città di Cassino. Questa città è stata spesso governata da coalizioni di centro destra ed attualmente è commissariata. Il nostro incontro è avvenuto nella sede elettorale del Pdl con il candidato a Consigliere comunale Gabriele Picano.

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Avvocato Picano, anche se giovane, ha già una lunga esperienza politica nelle file del Pdl per aver ricoperto il ruolo di Assessore provincia ledi Frosinone. Perché si candida al Consiglio comunale di Cassino? Non le sembra un “to turn back” nei ruoli della politica? “Direttore, se lei mi consente vorrei rispondere partendo dalla seconda parte della sua domanda. Non si torna, secondo me, mai indietro quando si milita in un partito, rendendosi disponibile quando si viene chiamati. Ho cominciato giovanissimo a militare in politica perché è nel mio Dna, ed aver ricoperto il ruolo di Assessore provinciale di Frosinone ai Trasporti e Rapporti con l’Università è stata una grande esperienza che metterò

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in questa campagna elettorale. La nomina ad assessore provinciale è stato un riconoscimento alla militanza politica e alla mia persona da parte del Presidente Iannarilli, a cui devo la sua lungimiranza politica”.

protocollo d’intesa mediante l’insediamento di un tavolo tecnico di coordinamento che dovrà disporre sia l’accordo di programma che il relativo cronoprogramma”. Avvocato allora l’aeroporto è la ricetta giusta per porre le basi per una crescita del nostro territorio ed un inizio occupazionale? “E’ una buona partenza! Daremo occupazione ai giovani in modo non clientelare scegliendo le professionalità in base alle specializzazioni, ossia per meritocrazia”.

Lei è stato nominato Presidente dell’Adf Spa, ruolo di rilevanza strategica nella costituenda società aeroportuale che se concretizzata porterà lavoro nella nostra provincia e ancor più punto di riferimento nel rapporto commerciale. Ci può assicurare che, questa volta, vada a buon porto? “Come già ho esplicitato in altre interviste puntualizzo e rassicuro i cittadini che l’aeroporto regionale del Basso Lazio si farà. A differenza del progetto presentato dai Presi-

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Si possono avere contributi dalla Comunità Europea? “Certamente si!, basta applicare le leggi comunitarie e sottoporre i progetti in modo adeguato. In merito ho avuto incontri con l’Eurodeputato Alfredo Pallone e il Vicepresidente della Comunità Antonio Tajani i quali mi hanno assicurato la loro fattiva collaborazione”. Il suo programma parla anche di forte rilancio del settore del turismo. Più precisamente? “ Assolutamente sì! Il turismo deve tornare ad essere il tema centrale del programma, non solo mio, ma di ogni candidato che voglia rappresentare la nostra città e non essere solo uno slogan elettorale. Il Pdl l’ha voluto fortemente inserire nel programma, attraverso una cabina di regia, con formulazioni di leggi regionali tali da spingere questo settore, che per anni è stato letteralmente abbandonato dalle precedenti amministrazioni del centrosinistra. Oggi, grazie ad un Presidente regionale nostro conterraneo, possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro dando lustro alla nostra città e ad uno dei monumenti più belli del mondo quale Montecassino”. E sul fronte dell’occupazione nello stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano, quali sono i dubbi e le certezze?

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“La Fiat a Piedimonte S. Germano è una realtà che non può essere barattata o chiosata dai falsi “profeti” della politica di opposizione. L’amministratore della Fiat ha dichiarato che lo Stabilimento è una punta di diamante e che rappresenta una forte realtà produttiva e di rilancio occupazionale”. Avvocato Picano, lei ha parlato anche di una economia più forte nel sociale. A cosa si riferisce? “Dare maggiore equilibrio tra la ricchezza e la povertà. Bisogna dare maggiore assistenza ai poveri e a coloro che non possono andare avanti. Elemento di dibattito nel prossimo Consiglio comunale è lo sgravio fiscale a chi non raggiunge un tetto minimo di guadagno, coinvolgendo l’Ater in un piano per coloro che non hanno un tetto o non possono permettersi di comprare una casa”. Lei ha sostenuto che deve essere migliorato il sistema integrato dei trasporti. Ossia? “Lo sviluppo economico di Cassino si basa anche e soprattutto su un buon sistema integrato dei trasporti. La nostra città e la provincia presenta flussi di mobilità notevoli sia in entrata che in uscita ed entrambi hanno criticità e debolezze sul pendolarismo e spostamenti turistici. Il sistema dei trasporti nel Lazio è deficitario sul fronte del pendolarismo

Elezioni che interessa oltre mezzo milione di persone ogni giorno. Cassino è una delle città dove il pendolarismo è più sentito per la frequenza dell’università e dello Stabilimento Fiat. E’ necessario porre maggiore attenzione nei confronti dei pendolari delle ferrovie viste le precarie condizioni di trasporto, con treni che arrivano sempre in ritardo o con imprevisti incredibili”. E sulle rete stradale? “Bisogna necessariamente intervenire per una ottimizzazione della rete stradale esistente interna, dal potenziamento della Casilina al completamento e progettazione di collegamenti trasversali che siano in grado di raccordarsi con l’Autostrada del Sole e Casilina. Inoltre limitare i tempi di percorrenza e potenziare le infrastrutture della mobilità nella nostra provincia, al fine di migliorare la qualità dei lavoratori pendolari e degli studenti”.

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Intervista al Comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone

Col. Antonio Menga

di Nicandro D’Angelo

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’Arma dei Carabinieri è una delle quattro forze armate, con collocazione autonoma nell’ambito del Ministero della Difesa. E’ una forza militare di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza. Per via della sua doppia natura di forza militare e forza di polizia le sono devoluti compiti militari cui concorre alla difesa del territorio italiano, garantisce la sicurezza delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, partecipa alle operazioni militari in Italia e all’estero sulla base della pianificazione d’impiego stabilita dal capo di Stato Maggiore della Difesa. Nell’ambito dei poteri di polizia esercita le funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza alle dipendenze funzionali del ministro dell’interno. Colonnello, quale situazione ha trovato al suo insediamento nell’ambito della provincia di Frosinone? “Una provincia abbastanza controllabile con le sue 55 Stazioni e con una loro disposizione geografica perfetta. Il territorio è seguito con attenzione per prevenire infiltrazioni di natura camorristica e di delinquenza comune. L’impegno è costante e fatto con alta professionalità”. Quali sono gli obiettivi che si è posto per la lotta alla micro e macro criminalità? “Innanzitutto il controllo giorno dopo giorno delle persone, senza lasciare nulla al caso. In questi pochi mesi che ho preso il comando, precisamente da ottobre a dicembre 2010 abbiamo operato 75 arresti in più rispetto al precedente periodo dell’anno 2009, ottenendo ottimi risultati operativi con un aumento di arresti operati e un lieve calo dei furti”. Lei è stato Comandante a Colleferro dal 95 al 99 e successivamente per il reparto NOE. In questo periodo nella nostra provincia stiamo assistendo ad un forte inquinamento nella Valle del Sacco con rischio della salute pubblica, specialmente in alcuni paesi come Ceccano. Ci può dire come stanno effettivamente le cose, visto la sua specializzazione in ambito ambientale? “La ringrazio per aver accennato alla mia esperienza nel reparto NOE. Brevemente

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due parole su questa parte speciale dell’arma dei carabinieri. Premesso che la nostra arma si è sempre distinta al servizio della cultura e della natura e delle persone, per questo abbiamo reparti come il NOE con il compito di proteggere il patrimonio naturale italiano. La struttura organizzativa del Reparto è interprovinciale in modo da garantire una veloce ed efficace presenza su tutto il territorio. I nostri uomini sono altamente specializzati, sono dei professionisti in materia, particolarmente addestrati, seguono corsi di Legislazione e cultura dell’ambiente con aggiornamenti costanti soprattutto su una normativa in continua evoluzione. Per quanto riguarda l’inquinamento della Valle del Sacco vi sono scarichi che hanno inquinato il letto del fiume e sulla gravità della situazione indagano gli Organi inquirenti e attualmente sono in atto attività di bonifica per arginare le conseguenze”. Vi è una vera emergenza di infiltrazione di criminalità organizzata in ambito provinciale? “La vicinanza della Campania e del Pontino fanno di questa Provincia la mecca di alcune organizzazioni camorristiche dedite al riciclaggio di danaro sporco ed alle attività illecite. Però la nostra costante attività di intelligence, unitamente alla Polizia di Stato e alla Finanza, tende a bloccare tali iniziative con il coordinamento del Prefetto per le attività di con-

trollo del territorio mediante l’intervento di un apposito Gruppo di lavoro (GIA).”. Come sono i rapporti con i cittadini? “Il Ciociaro ha fondamentalmente un animo buono, trova in noi un ottimo alleato e spesso ci segnala situazioni anomale per interventi sul posto. I nostri Carabinieri sono ben accettati dal cittadino che dà loro sicurezza non solo alla persona ma anche a difesa della proprietà”. Con quali modalità operative si svolge l’attuale coordinamento tra le varie forze dell’ordine provinciale? “In modo perfetto. Abbiamo una perfetta regia del Prefetto che coordina le varie forze dell’Arma mettendoci in condizione di agire al meglio per la difesa del cittadino e del territorio. Infatti le operazioni sono indirizzate a prevenire fenomeni delinquenziali e soprattutto reati predatori commessi nel nostro territorio da soggetti provenienti dalla Campania e dalla provincia di Roma”. Come sono i rapporti con l’Autorità giudiziari? “Ottimi, come penso anche per le altre forze dell’ordine e sono di piena collaborazione. In pratica c’è la piena collaborazione degli obiettivi da perseguire”.

Curriculum Il Colonnello Antonio Menga, ha iniziato la propria carriera militare nel 1980 quale ufficiale di complemento, transitando successivamente nel ruolo effettivo (SPE) a seguito di concorso e frequenza di apposito corso presso la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. E’ stato istruttore presso la Scuola Allievi Marescialli di Velletri (Roma) dal 1980 al 1983, quindi Comandante della Tenenza Carabinieri di Norcia (Perugia) dall’1985 al 1987. Dal 1987 a 1991 ha prestato servizio presso la Sezione Anticrimine del ROS di Catanzaro prima quale Ufficiale addetto e poi Comandante. Ha partecipato a riunioni operative con l’FBI e DEA e gli sono stati concessi encomi in seguito ad importanti operazioni in contrasto del terrorismo, criminalità organizzata, sequestri di persona e traffico di droga. Nel 1992 ha prestato servizio presso il Nucleo Radiomobile di Bari quale Comandante. Dal 1993 al 1995 Comandante di Compagnia e insegnante di materie giuridiche persso la scuola allievi Marescialli di Velletri; dal 1995 al 1998 Comandante Carabinieri di Colleferro (Roma). Dal 1999 al 2010 ha prestato servizio presso il Comando Carabinieri Tutela Ambiente con diversi incarichi per il contrasto di tutte le forme di criminalità ambientale e di criminalità organizzata.


Intervista al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Frosinone

Avv. Davide Calabrò

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assa la norma anti-magistrati e l’ANM ribadisce: “E’ Una intimidazione”. Giovedì 24 marzo l’emendamento battezzato “Ghe –Pini” dal nome di Gianluca Pini e Niccolò Ghidini, il primo leghista e firmatario della nuova formula sulla responsabilità civile dei magistrati, e il secondo l’avvocato di Berlusconi, che tutti ritengono il vero regista dell’operazione, portano la novità: le toghe sono colpevoli non più “per dolo o colpa grave”, ma per “violazione manifesta del diritto”. Per me questo emendamento è illogico e vuole punire e intimidire i magistrati. Non è possibile parlare di riforma della giustizia in questi termini, mi dispiace ma concordo con Jiean Leonard Touadi, che in commissione, l’ha definita “una porcata”. Condivido il pensiero di Giulia Bongiorno “Per questa via ci si limita solo a dilatare la responsabilità, senza mettere paletti e limiti”. Comunque vado al sodo. Dal 1988 (anno della legge Vassalli) ad oggi, solo 400 casi di richieste di risarcimento sono state presentate, di cui solo 4 riconosciute; va da se che la giustizia viene amministrata dai giudici con diligenza e responsabilità. Con questo emendamento la giurisprudenza si ferma, per paura di decidere, sarà la paralisi del diritto. Chiudo affermando che nessun magistrato deciderà più serenamente una causa, se tale emendamento dovesse passare in aula. di Nicandro D’Angelo

Passiamo all’intervista. Presidente Calabrò, qual è la situazione attuale del Consiglio dell’Ordine di Frosinone ? “Buona. Tutti i consiglieri lavorano coscienziosamente e si cerca di dare, come organo istituzionale, il massimo dei servizi a favore dei propri iscritti e ciò nonostante il notevole aumento di incombenti a carico del Consiglio stesso”. Cosa ne pensa della proposta di Riforma della Giustizia presentata dal Guardasigilli Alfano ? “Se ci si riferisce al Disegno di legge costituzionale presentato recentemente dal Governo e riguardante la c.d. separazione delle carriere, ritengo che si sia fatto un importante passo in avanti sia per la completa applicazione di quanto previsto all’art. 111 della nostra Costituzione (“Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità davanti ad un giudice terzo ed imparziale”) e sia perché si arrivi alla sostanziale parità tra le parti del giudizio (nell’ambito del c.d. Giusto processo) rimuovendo tutte le possibili cause che potrebbero incidere sulla imparzialità del giudicante”. In che termini e con quali strumenti è possibile migliorare il servizio giustizia nell’ambito del Tribunale di Frosinone? ”Tramite l’aumento di personale amministrativo e tramite l’informatizzazione degli uffici giudiziari. Sono a conoscenza che ci si sta muovendo verso questa direzione anche nell’ambito del nostro tribunale, infatti è notizia di circa un mese fa la sottoscrizione aprile 2011

tra l’Amministrazione Provinciale ed il Tribunale e la Procura della Repubblica di un protocollo d’intesa finalizzato all’utilizzo, negli uffici giudiziari e con incombenze di natura amministrativa, di 52 lavoratori, attualmente in Cassa integrazione o in mobilità”. In che modo cambierà la Giustizia Civile con l’introduzione della figura del Mediatore ? “Non sono in grado di dire come verrà a cambiarsi la Giustizia Civile con detto provvedimento legislativo, ma ho la netta sensazione che, l’istituto così come concepito, non avrà certamente un esito positivo o meglio non avrà un esito positivo circa le domande di giustizia dei singoli cittadini. Infatti la normativa è finalizzata a ridurre i tempi dei giudizi in modo che si potrà un domani si potrà dire da un lato che gli italiani fanno meno cause e che conseguentemente la durata dei processi è diminuita e quindi lo Stato Italiano non avrà più condanne né in Europa e nemmeno in Italia, per l’applicazione della legge Pinto sui ritardi delle cause, con, conseguenti, benefici sul bilancio della Giustizia. Ma non si dirà, come in effetti sarà, che le minor cause pendenti davanti ai Giudici saranno dovute ai costi della mediazione, in alcuni casi notevolmente superiori al costo al c.d. Contributo Unificato, che porteranno a rinunziare il comune cittadino sia alla proposizione della stessa mediazione e sia conseguetemente della domanda avanti al Giudice. Sono stati ipotizzati, in base alla tabella dei compensi allegata al D. M. n. 180/10, i costi di una mediazione di un controversia ereditaria del valore di poco più di

€ 500.000,00. Ebbene in base a tali calcoli, la mediazione verrebbe a costare ad ogni parte oltre € 5.000,00 in caso positivo e poco meno di € 4.000,00 in caso negativo, quando il costo per poter accedere alla Giustizia e quindi ad una decisione di un magistrato, prima della introduzione della Mediazione obbligatoria, ammontava ad € 880,00. E’ evidente che molte persone di fronte a tali prospettive di spesa, che peraltro non garantiscono, in alcuna maniera, la soluzione del loro problema giuridico attesa la possibilità che la mediazione abbia esito negativo, rinunzino a priori a chiedere il riconoscimento del loro diritto. Peraltro vi è da dire che la detta normativa ha suscitato, e suscita, notevoli perplessità di ordine costituzionale sia in ordine ai notevoli costi della stessa e sia in ordine alla mancata previsione di assistenza legale della parte. Comunque relativamente a detto istituto il Regolamento attuativo (il D.M. n. 180/10) è stato impugnato, dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura e da tante altre associazioni forensi e anche da qualche Consiglio dell’ Ordine, avanti al TAR Lazio e si è in attesa della sentenza e diversi parlamentari hanno presentato disegni di legge finalizzati a concrete e sostanziali modifiche della norma”. La figura e la professione di Avvocato possono essere oggetto di una Riforma al fine di migliorare il servizio Giustizia ? “Assolutamente si. L’avvocato è una parte imprescindibile del processo. E’ necessario però che in sede di preparazione delle riforme venga coinvolto direttamente e possa quindi dare il proprio apporto in una normale e democratica logica di condivisone di problematiche comuni a tutti”. 11


Politica di Nicandro D’Angelo

Intervista a Sara Giansanti Consigliere Provinciale con delega alle Pari Opportunità e Rapporti con le Associazioni di Nicandro D’Angelo

L’incontro in Redazione con la dott.ssa Giansanti, invitata per un’intervista, è stato proficuo e ne è scaturito un profilo della donna paritetica con l’uomo in ogni campo dello scibile umano. “Sì, ha detto la Giansanti, la donna non ha nulla di meno e può senz’altro occupare ruoli e responsabilità in ogni settore della vita lavorativa e politica. Per questo, ho volentieri accettato questa Delega, e ringrazio il Presidente Iannarilli, che mi ha scelto con lo scopo di portare avanti questo ambizioso progetto”.

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isto che parliamo di parità tra uomo e donna, e con non chalance ha dato la prima fiondata, lasciamo i convenevoli ed entriamo in argomento. Cosa intende per parità tra donne e uomini? “Non penso di aver dato, come lei dice, “la prima fiondata” ho solo iniziato ad affermare i sacrosanti principi della parità tra donne e uomini. A questa sua domanda le rispondo richiamandomi e condividendo la dichiarazione della Commissione europea in occasione della giornata della donna 2010. La parità tra donne e uomini è un diritto fondamentale, stabilito dall’articolo 2 del trattato sull’Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Si tratta inoltre di uno dei valori comuni sui quali si fonda l’Unione europea. La coesione economica e sociale, la crescita sostenibile, la competitività, le sfide demografiche, sono possibili solo con una vera uguaglianza tra donne e uomini. L’Europa ha compiuto notevoli progressi verso questa parità tra uomini e donne durante gli ultimi decenni: ha dimostrato il proprio impegno, ha realizzato partenariati e ha creato sinergie fra le sue risorse e i suoi strumenti, giuridici, politici e finanziari, per operare cambiamenti. Oggi si laureano più donne che uomini”. Spesso si parla di pari indipendenza economica, di parità nel processo decisionale,di integrità e fine della violenza. Cosa ne pensa in merito? “Noi donne non possiamo essere discriminate nel mercato del lavoro. Nessuno vuole il lavoro part-time, se non richiesto, in quanto pregiudica le poche scelte di vita e l’indipendenza economica di noi donne. Inoltre non è 12

giusto che le donne continuino a guadagnare il 18% in meno rispetto agli uomini. Questo si ripercuote negativamente sul periodo della pensione, in quanto si dispone di meno risorse. Inoltre, sempre rispondendo alla sua domanda, le donne continuano a non avere pieno accesso alla condivisione del potere e della capacità decisionale. E’ necessario, al di là delle quote rosa, avere una più equa rappresentazione di donne e uomini nelle posizioni di potere nella vita pubblica e privata. In ultimo, la violenza su noi donne, costituisce una violazione dei diritti fondamentali della nostra dignità fino all’integrità della persona. Bisogna sradicare gli atti violenti e l’emulazione della violenza femminile attraverso la legislazione penale”. Come sono i rapporti con le Associazioni in provincia? “Abbastanza interessanti, anche se siamo solo all’inizio. Io penso che le Associazioni costituiscano l’elemento trainante per sviluppare insieme un percorso e dare maggiore opportunità alla crescita e allo sviluppo del nostro territorio”. Dottoressa, lei è di Rialzati Ciociaria, quale orientamento politico dà a questa sua delega? “Il mio ruolo deve necessariamente abbracciare un contesto più ampio e non soffermarmi sulla mia appartenenza politica. La

politica in materia di parità deve contribuire allo sviluppo economico, soprattutto in un momento come questo di recessione economica. Quindi l’evoluzione verso una reale parità dipende dalla eliminazione delle disparità e degli ostacoli che limitano l’occupazione e l’evoluzione professionale delle donne”. Da questa intervista posso trarre due mie considerazioni. In primis bisogna far crescere in tutti i modi la partecipazione delle donne nei posti direttivi e la loro presenza nei processi elettorali; in secundis sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare la comprensione delle problematiche in materia di parità tra le donne e gli uomini, a tutti i livelli della società.


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a conferenza stampa del sindaco Marini e dell’assessore Picchi mi intriga. Parlare di Frosinone “Verso una città nuova”, non è un sogno, ma è una realtà, a condizione che tutte le forze politiche, imprenditoriali, sociali, sindacali e perché no, ha detto Picchi, voi giornalisti, siate tutti uniti per un fine comune: Frosinone centro di smistamento tra i comuni vicinori e Roma. Basta piangerci addosso, ha chiosato il sindaco Marini, bisogna unirsi per fare in modo che questa nostra città acquisti quei valori di qualità della vita; fare in modo che i nostri figli non abbandonino il loro tetto natio. Per questo è necessario lavorare insieme in una corsia accelerata per un cambiamento epocale. La prima cosa da fare, ha proseguito Marini, è lo spostamento della stazione ferroviaria creandone una a ridosso dell’aeroporto di Frosinone nei due comprensori Ferentino/Frosinone, così da creare una sinergia con Trenitalia ed avere la possibilità di usufruire dell’Alta velocità in modo da avere una metropolitana leggera che ci colleghi ad Anagni. L’assessore Picchi ha avuto incontri con i dirigenti dell’Alta velocità, per vedere come realizzare un cronoprogramma di arrivo a Roma in 35 minuti, contrariamente a quello attuale che impiega un’ora e mezzo. Capisco le difficoltà dei pendolari e degli studenti che per raggiungere Roma impiegano una eternità. Forse i Cammelli egiziani sono più veloci degli attuali treni che passano per Frosinone per raggiungere Roma e Cassino. Inoltre ha proseguito, il primo cittadino, è necessario fare intubare gli attuali binari della stazione ferroviaria per far sì che tutto Piazzale Kambo diventi una “vera” piazza con le caratteristiche architettoniche di cui necessita. L’avvocato Picchi, assessore all’Urbanistica, ha messo in risalto la strategia comune, richiamandosi a Cicerone: “Nati sumus ad congregationem hominus et ad societatem comunitatem que generis humani”: cioè “Siamo nati con l'istinto dell'unione, dell'associazione e delle comunanza propri del genere umano”. Per questo, ha proseguito l’uomo di governo della giunta Marini, che è necessario ottenere una stazione collocata fuori dall’attuale ubicazione per far in modo che l’aeroporto e l’interporto possano essere insieme la triangolazione di una nuova scalata per il bene comune dei nostri cittadini. Ciò può portare a nuovi sviluppi del nostro territorio e richiamare gli investitori attratti a questo nuovo sviluppo. Purtroppo abbiamo un PRG del 1973 e ci vogliono dieci anni per cambiarlo. Quindi è necessario agire sui CDR/CDU per poter costruire senza restare fermi. Ad una mia domanda “Sindaco, lei ha parlato di una realizzazione di una nuova stazione a ridosso dell’aeroporto, non sarebbe stato il caso che ci fosse, oggi, anche il Presidente del costituendo Aeroporto di Frosinone per velocizzare di comune accordo questo programma?”, ha risposto“Guardi la realizzazione dell’aeroporto sta battendo la fiacca da troppo tempo. Perché Iannarilli non rende nota la valutazione dell’impatto ambientale?” Ancora ”Sindaco lei sta attaccando Iannarilli e il presidente della ADF Gargano?”, ha rispoto “Non sto attaccando Iannarilli e Picano è solo che ho ricevuto la convocazione per il Cda di lunedì prossimo e non c’è all’odg il contenuto della Vas, il cui procedimento dovrebbe essere ripetuto, se non fosse pubblicato, entro luglio. Ribadisco che siamo fermi da un anno e mezzo e queste opere: metropolitana leggera, aeroporto e interporto, hanno bisogno di una forte accelerata”. C’è maretta all’orizzonte e se non si chiariscono, altro che “accellerata”! aprile 2011

di Nicandro d’Angelo

Il binomio Marini/Picchi Per una Frosinone nuova “ Lo spirito e lʼesigenza di velocizzare”

Antonello Iannarilli

Gabriele Picano

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L’Opinione di Massimo Sergio

Celebriamo l’Italia e gli Italiani OSSERVAZIONI E RICORDI DI VARI AUTORI ITALIANI

Fatti e non ciarle, ci vogliono, per rimediare le miserie umane.

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uest’anno festeggiamo i 150 anni dall’Unità d’Italia e noi italiani tutti ne siamo contenti. Siamo uniti nel farlo, non mi pare! Allora mi piace questo mese riportare qualche pensiero scritto da autori italiani sull’Italia o gli italiani. Chi meglio di loro italiani conoscono gli italiani e le vicissitudini risorgimentali o meno? Nessun altro: se non altro noi italiani oltre che esaltarci sappiamo deprimerci con pessimistiche osservazioni su di noi e sui nostri difetti o sui nostri pregi. Sappiamo essere egoisti ed altruisti, descrivendo le nostre virtù ma anche i nostri vizi e difetti. “Coraggio ed occhi aperti”. Tu entra nell’Italia come una talpa entra nel suo tunnel e non spaventarti del buio, delle cose che non capisci. Va’ avanti. Il nostro è un paese che si comincia a conoscere solo da vecchi (…) …”Ecco che ti appare l’Italia. La vedi? Sta sul mare come un pesce, un grande pesce,una sirena. La vedi bene?(…) La vedi com’è lunga questa nostra

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sirena?, come nuota lontano, fino al tuo Monte Bianco?(…)…la testa lucida dovrai avere, Riccio, e non provare spaventi, e non stupirti mai.(…) E mai provare meraviglia per quello che ti accadrà: il nostro è un paese antico, dove tutto è già successo e dove tutto si ripete continuamente in una veste nuova. Noi, nella nostra terra siamo tutti figli a metà del diavolo e a metà dell’acquasanta; a metà siamo garibaldini a metà San Francesco, per metà burattini senza testa e per metà leoni ingegnosi.” Così scrive Giovanni Arpino ne “Le mille e una Italia”. Mentre Giuseppe Garibaldi, nelle sue Memorie, invece parla dei suoi prodi: prodi, parola che gli era cara e che ricorre in ogni pagina del suo scritto, perché egli, pur avendo amore per la pace, si inebriava della guerra. Fu nel contempo maestro di avvenire e uomo d’altri tempi, italiano delle buone repubbliche. A disagio stava solo durante i periodi di transizione, tra guerra e pace. Tra pace e guerra. Allora il suo genio taceva e la sua statura morale sembrava minore. “La difesa di Roma (1849). (…) Da Velletri il corpo

nostro principale si ritirò a Roma col generale in capo,ed io ebbi ordine da questo d’invadere lo Stato napoletano per la via d’Anagni,Frosinone, Ceprano e Rocca d’Arce,ove giunsi coi bersaglieri Manara che facevano la vanguardia. Il reggimento Masi,la legione italiana e poca cavalleria seguivano il movimento. Il prode colonnello Manara,che faceva la vanguardia coi suoi bersaglieri,perseguì il generale Viale,che comandava un corpo di nemici e che non si fermò un solo momento per riconoscere chi lo perseguiva. A Rocca d’Arce ci giunsero varie deputazioni dei paesi circonvicini,che venivano a salutarci quali liberatori, ed a sollecitare l’entrata nostra nel regno, ove promettevano generale simpatia ed adesione. Vi sono dei momenti decisivi nella vita dei popoli come in quella degl’individui,e cotesta fu occasione solenne e decisiva:vi voleva del genio. Io opinava,e mi preparavo a seguire per San Germano (oggi Cassino),ove saremmo giunti con poca fatica e nessun ostacolo. Si era nel cuore degli Stati borbonici alle spalle degli Abruzzi,le di cui forti popolazioni erano dispostissime a pronunciarsi per noi: la buona volontà delle popolazioni,la demoralizzazione dell’esercito nemico,battuto in due incontri,e che sapevo essere in disposizione di scioglimento,desiderando i soldati tornare alle loro case:l’ardore dei miei giovani militi,vittoriosi in tutte le pugne sin lì combattute, e disposti perciò a battersi come leoni senza contare il numero dei nemici; la Sicilia non doma ancora,rincuorata dalle sconfitte dei suoi oppressori:tutto infine presagiva molta probabilità di successo nello spingersi audacemente avanti. Ebbene,un ordine del governo romano ci richiamava a Roma minacciata nuovamente dai Francesi. Per palliare tale atto d’intempestiva debolezza, e un errore,mi lasciava l’arbitrio,tornando a Roma,di costeggiare gli Abruzzi!... Il poeta satirico Giuseppe Giusti nel Lo Stivale ammoniva: “ …E poi vedete un po’:qua son turchino,/là rosso e bianco,e quassù giallo e nero;/insomma a toppe come un arlecchino;/se volete rimettermi davvero,/fatemi,con prudenza e con amore,/tutto d’un pezzo e tutto d’un colore”… aprile 2011


L’Opinione di Gabriele Sabetta

Cartesio e la dissoluzione dell’uomo moderno

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i sono uomini che attraverso il pensiero e le azioni hanno segnato punti di svolta fondamentali nel corso della storia. Il filosofo francese Renè Descartes (latinizzato in Cartesio) è uno di questi. La vita di Cartesio si svolge nella prima metà del ’600, un’epoca che segna, per l’uomo, il transito definitivo da una visione del mondo e della vita orientata “dal” sacro e “verso” il sacro – orientamento che permane fino al Rinascimento, seppur nella diversità delle strade che portano al divino – ad una concezione della realtà unicamente in termini “scientifici” e meccanici. Si aprono così le porte all’avvento della piena età moderna, i cui caratteri fondamentali sono proprio la secolarizzazione e il razionalismo. Di quest’ultimo, Cartesio è considerato il fondatore: possiamo dire che nel suo sistema filosofico si concretizza e sistematizza un certo “clima” culturale che trova così un appoggio solidissimo per una diffusione più capillare. Con il termine “razionalismo” si intende la riduzione delle facoltà conoscitive dell’essere umano alla sola ragione: essa, dunque, a partire da Cartesio, non è più “una” delle fonti del sapere umano, che ha un suo luogo specifico all’interno di una gerarchia di facoltà che pone al vertice l’intuizione intellettuale, ma diventa il fondamento ultimo di ogni conoscenza. Nel suo Discorso sul metodo (1637) – vero e proprio “manifesto” del pensiero moderno – Cartesio utilizza come sinonimi i termini “ragione”, “intelletto”, “lume naturale”, “buon senso”. L’espressione latina che racchiude il senso della filosofia cartesiana è la famosissima “Cogito, ergo sum” (“Penso, dunque esisto”). La portata rivoluzionaria di questa frase non sarà mai sottolineata adeguatamente. Infatti, dire che “esisto poiché penso” significa derivare tutta l’esistenza umana dal pensiero, vuol dire che il presupposto della mia esistenza è da ritrovarsi nella aprile 2011

ragione, che prima e “al di sopra” di questa non vi è nulla. L’intuizione intellettuale, espressione tratta dalla filosofia scolastica medievale, consentiva all’uomo un “contatto” con il sovramondo, ma ora è del tutto disconosciuta, fino a condurre al suo completo inaridirsi. Il mondo classico aveva invece conosciuto una tripartizione dell’essere umano: corpo, anima e spirito (soma, psychè e nous dicevano i greci, corpus, anima e mens i latini). In Cartesio, invece, la dimensione “spirituale” viene del tutto eliminata: e conseguenza di ciò sarà il permanere di una esistenza “acefala”. Lo spirito è infatti la dimensione umana che consente di percepire il divino e che sorregge, armonizzandole, tutte le parti dell’organismo: il suo venir meno genera caos e sfaldamento. Non a caso, proprio in Cartesio troviamo una opposizione irriducibile tra quella che il filosofo francese chiama la res cogitans (la “sostanza pensante”) e la res extensa (la “sostanza estesa”, corporea); solo che adesso, l’anima (la res cogitans) – che Cartesio individua come dimensione metafisica tout court – viene concepita come fondo ultimo dell’esistenza umana (lo spirito non c’è più), e prende ora la forma del pensiero “astratto”, scientifico e filosofico. Dunque, si arriva al punto per cui noi uomini, in fondo, esistiamo come “pensiero astratto” (“Cogito ergo sum”). La prima conseguenza nefasta di questo modo di vedere le cose è una totale “disanimazione” della natura, che non è più vista e vissuta come un’espressione simbolica del sacro, ma è una semplice “macchina” da studiare e trattare come tale (e spesso da “violentare”). L’eliminazione del sacro (per Cartesio, Dio è il semplice garante dell’ordine razionale del

mondo) condurrà l’essere umano ad una vita meccanizzata e priva di luce – con il costante rischio di guardare in faccia il nulla di un mondo dissacrato, e arrivare alla pazzia. Un ultimo punto che ci preme sottolineare è il legame tra la visione cartesiana e l’ingigantirsi del fenomeno dell’omosessualità: infatti, l’affermazione “penso dunque esisto” si traduce nel fatto che io non sono più ciò che “concretamente” sono (uomo o donna), in quanto il corpo è espressione armoniosa dello spirito, ma che io sono quello che “penso” di essere (sono uomo, ma “penso” di essere donna). Strana idea che deriva da questo ordine di cose è il considerare la sessualità come una “scelta”, invece di comprenderne il vero significato risalendo alle radici più profonde dell’essere umano (lo spirito, appunto) per ottenerne un valido orientamento esistenziale.

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VICE PROCURATORE ONORARIO PRESSO IL TRIBUNALE DI FROSINONE

Osservatorio Giurisprudenziale

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ESPONSABILITA’ PER MALA GESTIO DELL’ASSICURATORE NEI CONFRONTI DELL’ASSICURATO La Corte di Cassazione, sezione terza civile, con la sentenza n 1083 del 18 gennaio 2011, Presidente F. Trifone, Rel. A. Amatucci, ha stabilito che la colposa violazione del termine di 60 giorni, che la legge determina come periodo in cui l’assicuratore deve assolvere alla sua obbligazione di risarcire il proprio assicurato o il terzo danneggiato, di adempiere alla liquidazione dell’indennizzo, anche in caso di surroga di altri enti o dell’Inail, determina comunque un obbligazione a tenere indenne l’assicurato per l’intero risarcimento del danno nei confronti del danneggiato. Tutte le conseguenze negative dell’omesso risarcimento fuori dal periodo legale di giorni 60 vengono comunque poste a carico dell’assicuratore. Nel caso in cui l’assicuratore gestisca la pratica evitando di fare offerte o di erogare le somme richieste dal danneggiato o dall’assicurato, al fine di conservare il controllo sullo sviluppo dell’entità del risarcimento senza risarcire il danneggiato nei termini di legge, determinerà comunque una responsabilità in capo alla compagnia assicuratrice anche la di là dei massimali stabiliti dalla legge. Di fatti il far decorrere del tempo per risarcire il danno forma la consapevolezza di poter limitare la responsabilità dell’assicuratore nei limiti del massimale e della responsabilità esclusiva dell’assicurato per l’eccedenza. Oltre ciò l’assicuratore posticipa la sua garanzia di tenere indenne l’assicurato per l’intero risarcimento del danno nei confronti di terzi, con il presupposto che se interverranno altri enti assicurativi pubblici o enti privati vi sarà una limitazione concreta nell’esborso di somme a titolo risarcitorio. Questa cautela dell’assicuratore nel tenere indenne l’assicurato nei termini di legge costituisce, secondo la Suprema Corte di Cassazione, una violazione di legge di tipo colposo meritevole di censura ed inquadrabile nella figura della mala

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gestio dell’assicuratore. Il ragionamento su cui si fonda tale decisione è nel trasferimento “sull’assicuratore del rischio delle conseguenze patrimoniali del fatto produttivo del danno di cui si debba rispondere” e sul “rischio di impresa” che si assume l’assicuratore compensato dal pagamento del premio assicurativo da parte dell’assicurato. In tali termini è corretto ritenere che sussiste sempre una responsabilità dell’assicuratore nel caso in cui non paghi nel termine di giorni 60 per tutte le conseguenze dannose in termini di successivo aggravamento, rivalutazione monetaria, interessi legali e somme oltre il limite assicurato. Il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione è il seguente: “al di fuori dei casi di responsabilità dell’assicurato che abbia omesso di fornire all’assicuratore tutte le informazioni di cui disponga ed utili all’apprezzamento del fatto, va posto a carico dell’assicuratore il rischio della sopravvenuta in capienza del massimale per omesso risarcimento del danno entro i 60 giorni dalla richiesta del danneggiato. In tale caso l’assicuratore è quindi tenuto a tenere indenne l’assicurato, nell’ambito del rapporto assicurativo, di tutto quanto questi debba direttamente corrispondere al danneggiato in eccedenza rispetto al massimale tardivamente versato”. L’USO DI GRUPPO DI SOSTANZE STUPEFACENTI NON E’ SANZIONABILE PENALMENTE La Corte di Cassazione, sezione sesta penale, con la sentenza n 8366 del 26 gennaio 2011, depositata il 2 marzo 2011, Presidente A. Agrò,- Rel. L. Lanza, ha stabilito il seguente principio di diritto: il mandato conferito ad uno degli assuntori del gruppo e nella certezza originaria dell’identità degli altri assuntori del gruppo di acquistare collettivamente e solo per quel gruppo certo non è punibile ai sensi dell’art. 73 comma 1 bis, lett. a), D.P.R. 9 ottobre 1990 n 309 e successive modifiche intervenute con la legge 21 febbraio 2006 n 49. La Corte di Cassazione interpreta

correttamente il criterio dell’unicità del comportamento del gruppo, escludendo da questa figura tutte le cessioni autonome eventuali ad altri soggetti che si aggreghino al gruppo, in quanto frammenterebbero l’accordo preventivo all’acquisto collettivo ed il mandato collettivo ad acquistare per il gruppo dato ad un componente, quali elementi specializzanti e qualificanti l’unicità del comportamento del gruppo. La Corte di Cassazione, aderendo ad altre decisioni della Suprema Corte ( annotate nella decisione su richiamata ), indicano inoltre dei requisiti che convalidano questo particolare negozio illecito: 1) l’acquirente deve aver ricevuto il mandato negoziale dal gruppo; 2) l’acquirente-mandatario, che acquista materialmente la sostanza stupefacente, deve essere anche lui un assuntore di quella sostanza stupefacente; 3) l’identità di coloro che formano il gruppo deve essere certa sin dall’inizio dell’accordo; 4) la volontà di procurarsi la sostanza da consumare di gruppo deve essere manifestata e condivisa da tutti gli appartenenti al gruppo; 5) l’accordo sui tempi e sul luogo del consumo dello stupefacente deve essere da tutti condiviso; 6)l’acquisizione della sostanza deve avvenire direttamente in capo al gruppo da parte dell’acquirente-mandatario senza mediazioni di altri soggetti. Ciò determina un consumo di tipo esclusivamente personale, e quindi non sanzionabile dalla legge penale, ma solo da quella amministrativa. In questa decisione su richiamata si precisa, con un interpretazione aggiuntiva, che le altre diverse condotte di consumo di gruppo sono sanzionabili penalmente, allorquando senza un preventivo accordo più persone si incontrano e decidono di consumare droga già detenuta da uno di loro. In questo caso il cedente, essendo estraneo agli altri consumatori di sostanze stupefacenti, determina l’impossibilità di un accordo preventivo, divenendo una vera e propria mediazione assimilabile alla condotta illecita di cessione, sanzionabile penalmente.

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Riforma del condominio

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all’esame del parlamento (attualmente alla Camera) la modifica delle regole di assemblee, votazioni, decisioni e interventi sulle parti comuni (trentadue articoli in tutto); trattasi di una revisione complessiva e globale di tutta la legislazione in materia (artt. Da 1117 a 1139 cc e da 61 a 72 delle disposizioni di attuazione) ferma ormai al 1943 e toccata di fatto solo da interventi giurisprudenziali. Tra le novità più rilevanti c’è il rafforzamento del ruolo dell’amministratore, il quale sarebbe di contro caricato di maggiori responsabilità; resta in carica due anni e il suo mandato si intende rinnovato per uguale periodo; deve essere iscritto nell’apposito registro presso la Camera di commercio. Una volta accettata la nomina, l’amministratore è tenuto a sottoscrivere una polizza di assicurazione a garanzia degli atti compiuti, che copra almeno il bilancio annuale; al riguardo vi sarebbe alla Camera una proposta intesa a sostituire detta assicurazione con un fondo di garanzia di pari importo alimentato da un prelievo del 4% sui compensi degli amministratori. Altro punto della riforma è quello relativo a una migliore trasparenza dei conti e maggioranze più semplici per assumere decisioni; in prima convocazione sarebbero valide quelle approvate dalla metà degli intervenuti che rappresentino almeno (appunto) la metà del valore dell’edificio. In seconda convocazione è sufficiente la maggioranza che rappresenti almeno un terzo dei millesimi. I rappresentanti di almeno due terzi dei millesimi intervenuti potranno deliberare la sostituzione delle parti comuni (il cui elenco si allunga) e la modifica della loro destinazione d’uso. E’ previsto, altresì, il registro di anagrafe condominiale contenente la generalità dei singoli proprietari e dei titolari dei diritti reali di godimento, compreso il codice fiscale la residenza o il domicilio, nonché i dati catastali di ciascuna unità immobiliare e ogni dato relativo

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alle condizioni di sicurezza; ogni variazione dovrà essere comunicata entro 60 giorni all’amministratore, il quale – in caso contrario – potrà acquisirla con addebito del relativo costo ai responsabili. Sarà più trasparente la contabilità condominiale, attraverso l’obbligo del rendiconto secondo il criterio di cassa e competenza e a una relazione esplicativa; dovranno essere indicate le somme incassate e pagate nell’esercizio, ma anche i debiti e i crediti maturati; è, inoltre, previsto un registro di contabilità, un riepilogo finanziario e una nota esplicativa della gestione, che indichi le questioni pendenti, l’amministratore dovrà aprire un conto corrente intestato al condominio; tutto ciò potrà essere visionato da ciascuno. In caso di morosità, l’amministratore dovrà, senza indugio, agire (decreto ingiuntivo) per la riscossione forzosa delle somme dovute, entro quattro mesi dal momento in cui il credito è esigibile, altrimenti sarà responsabile personalmente di eventuali danni economici arrecati; è prevista la sospensione dell’erogazione dei servizi condominiali al moroso. L’inquilino è obbligato a concorrere in solido con il proprietario nelle spese e acquisisca, però, il diritto a visionare i verbali di assemblee e a nominare e revocare l’amministratore; può anche partecipare alle riunioni e votare sui temi di gestione ordinaria e su quelli che attengono al godimento delle cose e dei servizi comuni; nelle altre deliberazioni il diritto di voto spetta ai proprietari. Il condomino potrà rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento senza provocare aggravi di spesa per gli altri condomini; è tenuto a concorrere, però, alla manutenzione straordinaria dell’impianto e alla sua conservazione e messa a norma. Risulteranno vietate opere e modifiche o variazione di destinazione dell’immobile (benché consentite dalle norme edilizie) in caso di danni alle parti comuni o individuali o notevole diminuzione di valore o

pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza o al decoro architettonico dell’edificio. Ciascun condomino potrà diffidare l’amministratore ove non renda operative le delibere approvate dall’assemblea; trascorsi invano trenta giorni, il condomino stesso potrà sostituirsi all’amministratore e applicarla. In caso di opposizione dell’amministratore stesso, il condomino potrà rivolgersi al tribunale, che potrà provvedere in via d’urgenza, dopo aver sentito le parti. Sempre l’amministratore – nel caso si verificherà un difetto delle condizioni di sicurezza – potrà chiedere l’accesso agli impianti, non solo alle parti comuni ma anche all’interno delle singole abitazioni, con un sopralluogo alla presenza dell’inquilino, del condomino o di una persona di loro fiducia; in caso contrario, l’amministratore medesimo potrà rivolgersi al giudice; tuttavia sarà costretto a pagare le spese legali ove i sospetti e le verifiche risultassero infondati. Abbiamo sopra indicato le novità più salienti della riforma condominiale, la quale potrà sempre essere migliorata, ma allo stato comunque riscuote l’approvazione delle parti interessate, anche se i rappresentanti degli amministratori nutrono delle riserve.

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Il piacere delloShopping

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Il messaggio legalitario

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on v’è motivo di negare che S.Agostino ammettesse una suscettibiltà ed inclinazione del singolo al messaggio legalitario divino, suscettibilità ed inclinazione che è il quantum sufficit per poter asserire come, nonostante tutto, questo filosofo non sia riuscito ad escludere la questione dell‘esigenza stessa come fatto naturale psichico. Rinunciando a prendere in considerazione i contributi speculativi ed ermeneutici dell’alto Medioevo -per i quali v’è invero da prendere in considerazione il complesso lavoro dei glossatori non meno delle ambivalenti problematiche agitatesi in quel torno di tempo- ci sembra necessario fermare 1’attenzione sulle posizioni tomistiche e sulle conclusioni sostenute dai giuristi dei secoli XIII e XIV, nelle quali, per la prima volta, si pongono le questioni fondamentali del volontarismo. Il punto di vista tomistico al riguardo è estremamente chiaro ed il medesimo viene a sanare la posizione determinatasi in seno al primo cristianesimo in forza della quale leggi, norme, diritti, doveri ed il pensiero stesso discendevano direttamente dalla divinità. Secondo S.Tommaso i n fatti la grazia non abolisce la natura ma la conduce a perfezione, così come alle virtù teologali v’è motivo di affiancare le virtù etiche, sì che anche qui viene fatto luogo ad una originaria esigenza legalitaria intrinseca alla persona stessa. Su questi concetti fondamentali si svolge poi la teoria tomistica delle leggi cui ovviamente viene legato il contributo della razionalità. In questa sede non v’è motivo di indugiare a tale titolo; è piuttosto conveniente annotare come i seguaci del tomismo non abbiano più abbandonato la tesi dello jus naturale, jus che vediamo riproposto dai glossatori del XII e del XIV secolo con la tesi dello “statuto personale” del Bartolo, della “recta ratio” del Duns Scoto,della “ratio naturalis” dell’Occam e del diritto come precisa emanazione della esperienza e della ragione del po-

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polo secondo Marsilio da Padova. Nell‘ambito di una storia della filosofia del diritto si è soliti contrassegnare il passaggio dal Medioevo all‘età moderna con la formulazione delle teorie giuridiche del Bracton, teorie che confrontano la Common Law anglosassone al diritto naturale degli speculatori del continente europeo. E’ interessante notare come rimanga incontaminato il principio dell’esigenza legalitaria individuale, perchè anche la Common Law viene considera prodotto di una autentica coscienza popolare. Nè sembrano essere diverse le posizioni propugnate in seno all‘umanesimo che vedono le leggi originarsi nell‘intelletto umano attraverso l‘esame della ragione e l‘assenso della volontà e che ancora scorgono la genesi della legalità nello jus naturale di Ulpiano Maffeo Vegio; Lorenzo Valla; Andrea Alciato; Guglielmo Budè; Francesco Duaren, ecc. Non difformi sono ancora le etiche del rinascimento le quali pur operando distinzioni efficaci tra etica e diritto, rinvengono la genesi di quest’ultimo in una interiore esigenza della persona, quell‘interiore esigenza in forza della quale Giordano Bruno può sostenere che “nei rei” si costituisca il “rimorso della coscienza”. E’ vero che in questo stesso periodo sorgono le prime conclusioni scettiche riguardo ad una originarietà del diritto naturale (Montaigne; Charron), ma lo scetticisimo non investe l’esigenza legalitaria individuale che anzi nemmeno ne viene sfiorata ma che è viceversa esaltata da Tommaso Moro nell’Utopia e da Erasmo da Rotterdam nella sua Institutio. Sarebbe senz’altro necessario trattare ora più a lungo delle impostazioni avanzate a tali titoli dal Machiavelli e dal Campanella ma, in sostanza, le stesse non si discostano dai principi generali cui vediamo sottostare la quasi totalità delle speculazioni anteriori non meno delle successive, siano le stesse legate alle immediate conseguenze della riforma (Lutero; Calvino; Melantone), sia che le stesse operino in ambito di guerre di re-

ligione. Nemmeno gli oppositori hanno mai negato la genesi naturale individuale della legalità, così come nemmeno troviamo posizioni discordi nei pensatori tedeschi ed inglesi del XVI secolo. Il consenso che si ritrova altresì in Leibnitz e la istanza individualistica che lo stesso rinviene nella esigenza legalitaria ci consentono ora di non indugiare nell’esposizione circostanziata dei punti di vista di questo filosofo che pure ha avuto il merito di unificare eticità, religiosità e giustizia riconducendole a quella essenza del soggetto umano che consente al singolo di trascendere la propria individualità empirica. Siamo così autorizzati ad affrontare subito la complessa problematica dell’illuminismo. Parliamo segnatamente di complessità non solo in ragione dei molteplici aspetti di tale movimento, quanto perchè, alla sua base, l’esigenza di conferire forza razionale a tutte le circostanze della vita finisce con il coincidere con una deliberata trascuratezza delle particolarità individuali,condizione questa che se ebbe il merito di rimuovere definitivamente residui di dottrine e complessi di istituzioni effettivamente superate, ebbe per contro lo svantaggio di non parlare più quel linguaggio universale nel quale era spontaneamente contenuto l’uomo del senso comune. Dopo Vico le storie della filosofia annoverano pensatori orientati più verso l’affermazione dei diritti e dei doveri del singolo,piuttosto che verso l’analisi delle loro rispettive genesi. I rappresentanti della filosofia giuridica dell’ottocento, come il Romagnosi, il Mazzini,riaffermano l’interiorità dell’eticità della persona. V’è comunque da notare che seppure si insiste nel far discendere i precetti morali dall’elaborazione razionale dell’eticità,si trova in ogni caso consegnato al singolo il possesso di quell’interiore legge che,razionalmente elaborata,consentirà all’uomo di fare ciò che è “conforme alla sua natura razionale evitando ciò che a questa ripugna”(Tomasio).

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TRIPOLI, BEL SUOL D’AMOR… Torna a rimbombare la mitraglia di Massimo Sergio

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entiamo ancora echeggiare le fascinose note di “Tripoli, bel suol d’amor…” dalla squillante voce di Gea della Garisenda (nome d’arte di Alessandra Druidi) all’indomani dell’occupazione libica da parte degli italiani, anch’essi colonialisti loro malgrado. Era il 1911, giusti cent’anni fa, ed era presidente del Consiglio, l’on. Giovanni Giolitti. Alcuni anni dopo, una ventina, “Faccetta nera …” avrebbe ringalluzzita la passione per l’esotismo e l’Africa nera degli italiani in orbace. Oggi come allora, a 100 anni di distanza, premier Silvio Berlusconi, tornano ad echeggiare il cannone e a rombare i motori delle squadriglie aereoterrestri. Allora si era dichiarata guerra alla Turchia per salvaguardare o meglio col pretesto di proteggere dalle grinfie del governo ottomano i propri cittadini che vivevano a Tripoli (29 settembre 1911), perché l’Italia avrebbe sempre sostenuto fermamente il convincimento che Tripoli e la Libia gravitavano nella loro sfera d’influenza e che si aveva il sacrosanto diritto di preservare l’ordine all’interno dello stato. Venne meno perciò l’autorità dell’Impero del Corno d’Oro che l’aveva invece ribadita avvantaggiandosi di una lotta intestina alla città libica. Fino al 1943 Tripoli e la Libia furono sotto il controllo dell’Italia per passare subito dopo sotto l’occupazione di forze britanniche sino all’indipendenza conseguita nel 1951. Allora sparute formazioni di aerei Blèriot e Savoia/Marchetti avevano sganciato delle bombe per arrivare allo scopo primario della conquista di quei territori. Oggi agguerrite formazioni di Mirages, di Starfighters ed Eurofighters, F-16, Tornado ed Harriers tornano a sol-

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Guerra in Libia care i cieli libici per un impegno che le Nazioni Unite,nemmeno con tanta velata ipocrisia, definisce di pace, di pacificazione, o almeno di supporto ai ribelli che stanno per essere sopraffatti da Gheddafi. Tornano a sentirsi i rombi dei motori, questa volta a reazione, degli aerei di un’abborracciata compagine informalmente unitaria di alcuni paesi mondiali. Non si sa chi ne abbia il comando (almeno sino al momento in cui si scrive), chi debba dare le direttive, chi debba prospettare un piano strategico necessario! Sappiamo di certo solamente che l’Italia ha messo a disposizione tutte le sue basi aeree dislocate su tutto il territorio nazionale e che le forze aeree d’oltralpe forse precipitosamente, ma con un ordito revanchista, stanno facendo il bello e cattivo tempo nei cieli nordafricani di Bengasi e Tripoli con incursioni e bombardamenti a tappeto. Incombe su di noi il fondato timore/preoccupazione che quanto prima possano scaricarsi sulle nostre coste, quelle di Lampedusa soprat-

tutto, centinaia di migliaia di disperati in fuga dalla guerra. Per ora regna sovrano uno stato di confusione e di incertezza. Sembra che i ribelli abbiano preso i sobborghi tripolini, mentre la compagine governativa e i mercenari assoldati mantengano le posizioni storiche. La situazione appare calma, mentre cresce la pressione su Gheddafi, che per il momento se ne sta ben rintanato nel suo bunker, lanciando di tanto in tanto proclami di vittorie o presunte tali ed anatemi contro chi lo ha tradito, in primis contro il nostro attuale premier. Eppure Muammar Gheddafi, 68 anni, non può disconoscere che ci ha sempre odiati, anche quando sembrava che fra i nostri governanti e lui si fosse instaurato un inaspettato… idillio! Gheddafi ha sempre odiato l’Italia perché da bambino assistette alla morte del padre e al ferimento grave dello zio, ed è rimasto ferito da una bomba italiana, vivo per puro miracolo.

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Attualità

Guerra

Quando nel 1969, il 26 agosto, prese il potere in Libia con un cruento colpo di Stato, divenendone il capo assoluto e deponendo l’allora re libico, Idris Senussi , si è sempre prefisso di farla pagare cara a tutti gli italiani che avevano occupato il suo paese. Il suo animo ribelle da beduino (non si può dimenticare che il raìs libico è nato in una tribù di beduini del deserto), che nella sua cultura, nessuno dimentica mai il male fatto alla sua famiglia. Preso il potere, nel 1970 espulse circa ventimila italiani, dopo averli privati di tutti i loro beni: case, terreni, aziende e conti in banca, per un valore di 400 miliardi di lire di allora. E due anni dopo ebbe anche la sfrontatezza di dichiarare al direttore di un periodico italiano: “Sono stato umano: potevo massacrarli! Li abbiamo lasciati uscire in pace “. Con tutto questo ha preteso ed ottenuto dai nostri vari governi migliaia di milioni di lire a titolo di risarcimento dati, come ha detto il nostro attuale Capo del Governo forse un po’ avventatamente,

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per porre rimedio “ agli errori del colonialismo “. Nel 2008 ha firmato un Trattato di amicizia e cooperazione con l’Italia (non si sa bene quanto rispettato da parte libica!) ed è troppo spesso venuto sul nostro suolo nazionale piantandovi letteralmente le tende, tanto che oggi, nei frangenti della rivolta contro di lui, si è vantato dicendo: “ Abbiamo costretto l’Italia a baciarci la mano!”. Anzi avendo preso sul serio una delle tante guasconate per cui va famoso nel mondo il nostro premier, egli, il dittatore beduino (non bisogna mai dimenticarlo!) ha affermato che l’Italia si è prostrata ai suoi piedi. Egli, il beduino, ha fatto di volta in volta quello che riteneva potesse accrescere il suo potere personale e la capacità della Libia di influire sugli affari mondiali (non ultimo per suoi interessi o presunti tali anche in Ciociarìa, propriamente in quel di Fiuggi!). Ora Berlusconi e Gheddafi sono come cane e gatto, nemici per la pelle, così come professavano di es-

serlo in amicizia. Chi vivrà vedrà l’evolversi della situazione che certamente non si presenta come una delle più semplici nello scacchiere mondiale, date anche sia l’animosità che la personalità del dittatore libico, con la sua maschera impenetrabile che offre al mondo. I risvolti politico/sociali sono in pieno fermento, mentre sappiamo che tale intervento da parte nostra ma soprattutto da parte della Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, oltre che l’Italia, è prettamente economico così come lo sono tutte le belligeranze. Ma ormai tutto il Nord Africa è una polveriera, che è scoppiata nel tempo, a breve distanza l’una dall’altra, vedi Egitto (contro lo strapotere di Mubarak e di cui ha effettuato nel mese scorso un esauriente rèportage dal vivo il nostro direttore), Tunisia (la guerra del pane), Algerìa ed altri Stati che man mano cercano di liberarsi da vincoli dittatoriali. Simile ad una bomba ad orologeria, la polveriera farà altre vittime. Ma fino a quando si potrà arginare un tale biblico esodo?!!....

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Intervista al Presidente dell’ADF Gabriele Picano di Nicandro D’Angelo

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iporto integralmente la comunicazione del presidente Picano agli Organi di stampa, in quanto abbiamo ricevuto l’invito alla sua pubblicazione “Colgo l’occasione, in merito all’articolo apparso sugli organi di stampa, in data odierna, ed avente come oggetto le direttrici dello sviluppo che il presidente del Consiglio Regionale del Lazio, On. Mario Abbruzzese, individua per la Provincia di Frosinone, per manifestare il pieno sostegno all’iniziativa in quanto la stessa coincide con quanto già da me proposto durante la conferenza stampa del 07.02.2010, nella quale ho illustrato le strategie di sviluppo dell’ADF Spa. In particolare l’ADF spa potrebbe diventare, come già più volte discusso con il Presidente Abbruzzese, il braccio operativo della Regione Lazio per lo sviluppo infrastrutturale della Lazio meridionale mediante il coordinamento del tavolo tecnico già individuato con il Protocollo d’Intesa approvato sia dalla Regione Lazio che dalla Provincia di Frosinone, oltre ad altri enti territoriali, ed in particolare da RFI. Tale tavolo tecnico, che sarà insediato non appena l’Assessore ai Trasporti della Ragione Lazio, On. Lollobrigida, comunicherà all’ADF spa il nome del delegato regionale, avrà come compito principale quello di produrre un accordo di programma che riorganizzi il sistema infrastrutturale dell’intera area meridionale del Lazio,

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Molte polemiche, chiacchiericci e forse la voglia di certi personaggi “politichesi” di sparlare di un’opera che una volta realizzata darà sicuramente lustro alla città di Frosinone, all’intera Provincia e quello che più conta darà occupazione. Non ha bisogno dell’Avvocato difensore, il presidente dell’ADF Picano, né del suo direttore generale Minotti il quale è un professionista preparato, la cui serietà è indiscutibile. I loro ruoli sono stati formalizzati dal Presidente, Iannarilli, consapevole di affidare l’iter progettuale, senza ombra di dubbio e riserve mentali. Per questo, il “Politichese” si metta in disparte e razionalizzi il suo quoziente di intelligenza sui fatti.

avente come elemento baricentrico il futuro aeroporto di Frosinone e la relativa nuova stazione ferroviaria capace di sfruttare le potenzialità della Tav; oltre che ottimizzare con metropolitane leggere i collegamenti tra Roma e Napoli. Tale accordo di programma, concordato quindi con la Regione Lazio, la Provincia, gli Enti territoriali interessati ed in particolare RFI, potrebbe essere oggetto di finanziamento quadro della Comunità Europea, grazie all’attenzione sempre manifestata per il territorio sia dal Commissario europeo Tajani che dall’eurodeputato Pallone. Mi corre, inoltre, l’obbligo di evidenziare in questo contesto di sviluppo quanto di buono sia stato fatto dalla Provincia di Frosinone ed in particolare dal presidente Iannarilli nel cercare sinergie, sempre richieste dal mondo imprenditoriale, con la provincia di Latina affinchè l’aeroporto di Frosinone possa sempre più essere l’Aeroporto del Lazio meridio-

nale in cui nei bacini di Frosinone e Latina possano nascere quei progetti infrastrutturali interprovinciali che permettano l’ottimizzazione dei collegamenti sia su ferro che su gomma tra la provincia di Frosinone (interporto, aeroporto, stazione ferroviaria, etc) e la provincia di Latina (porto di Gaeta, Mercato orto frutticolo Fondi, area industriale di Latina). Concludendo, non posso plaudere all’iniziativa della Regione Lazio, illustrata dalla Presidentessa Polverini pochi giorni fa a Paliano, atta a ridar vita alla Selva di Paliano ed alle relative sinergie con Fiuggi e Valmontone, in quanto tali ultimi comuni hanno già formalmente manifestato interesse, insieme ad altri comuni della Provincia di Frosinone, ad entrare nel capitale sociale dell’ADF spa insieme alla Regione Lazio che a breve ufficializzerà, come anticipatomi dall’On. Abbruzzese, la richiesta di sottoscrizione di ben 1.350.000 euro di quote societarie”.

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L’INTERVISTA Presidente mi sembra chiaro il piano realtivo all’operatività e tempi dell’ADF alle querelle sull’aeroporto di Frosinone? “E’ stato chiaro sin dall’inizio della mia nomina a Presidente dell’ADF. Stiamo lavorando per la realizzazione di un’opera importante per la nostra Provincia e certamente sarà epocale. Questo nuovo progetto, come ho già ribadito, interesserà tutto il Lazio Meridionale e darà occupazione in un settore che in questo momento non ha crisi. Le polemiche non mi interessano, noi andiamo avanti e siamo certi di avere l’apporto della maggior parte dei Comuni e delle imprese interessate”. Avvocato Picano nelle fasi per la realizzazione dell’aeroporto regionale di Frosinone lei ha parlato delle richieste ASi per il completamento esproprio aree, della collaborazione con L’ILAN e la predisposizione della gara per individuare il promotore. C’è qualcosa in più? “Stiamo predisponendo le richieste all’ASI per l’esproprio e in breve completeremo l’iter; circa la collaborazione con L’ILAN per attivare la

rete nazionale aeroporti minori con finanziamenti Filas, l’Ing. Minotti è in stato di avanzamento delle proposte e dei contatti; in ultimo alla sua domanda, per l’individuazione del promotore attendiamo la chiusura delle fasi di ingresso dei Soci privati e degli Enti interessati”. Sono avvenuti incontri con il Ministero della Difesa e con l’Enac per l’apertura al traffico civile ADF Aeroporto Moscardini? “Gli incontri hanno avuto esito positivo e stimo disponendo i protocollo d’intesa”. E sulla nuova stazione ferroviaria, c’è stato una polemica del Sindaco di Frosinone, cosa ci può dire in merito? “Forse il sindaco Marini ha scambiato la Velocizzazione della Tav con la velocizzazione dell’iter programmatico. Nessuna polemica, noi stiamo lavorando con serietà mettendo in cantiere tutto il programma concordato con la Regione Lazio e

Esclusiva

l’Amministrazione provinciale”. Presidente, nel suo comunicato parlava di finanziamenti europei. Ci sono novità e quali? “Il Commissario Europeo Tajani ha dato la sua piena disponibilità e appoggerà il nostro progetto insieme all’eurodeputato Pallone. Sono certo che andrà in porto”. Valmontone, Fiuggi e altri comuni tutti in ADF? “I rispettivi sindaci hanno chiesto di entrare nell’ADF. Aspettano da parte nostra le richieste per entrare nel capitale sociale”

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1861 - 2011 Centocinquanta anni di fratellanza Manifestazioni, concerti e tricolori in tutta Italia

di Gianmattetto Fascina

n occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia vi proponiamo in esclusiva l’intervista al segretario nazionale dell’Unione Monarchica Italiana, Sergio Boschiero. Il rappresentante storico dell’associazione monarchica è intervenuto nei giorni scorsi presso Palazzo Valentini in Roma alla solenne celebrazione patriottica per il centocinquantesimo del Regno e dell’Unità nazionale. Hanno partecipato all’evento Francesco Perfetti, professore di storia contemporanea presso l’università Luiss “Guido Carli” di Roma e Domenico Fisichella, già vicepresidente del Senato, i Principi Amedeo e Silvia di Savoia Duchi d’Aosta, Maria Gabriella di Savoia, Aimone di Savoia Duca delle Puglie.

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L’intervista Cosa significa oggi essere monarchico? Essere monarchico oggi significa guardare alla Monarchia come l’istituzione in grado di tenere uniti i popoli e di dare una risposta alla domanda di valori, come quello della regalità e dell’identità di tutti e di ciascuno. La Corona in Italia sarebbe l’antidoto naturale alle vecchie e nuove oligarchie; in un Paese così litigioso la Monarchia svolgerebbe benissimo il ruolo di arbitro perché non deve rendere conto a

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nessun partito e a nessun centro di potere. Quale ruolo svolge l’Unione Monarchica Italiana? L’Unione Monarchica Italiana è la più antica e numerosa associazione monarchica, è presente sin dal 1944, ha fatto la campagna pro monarchia nel referendum del 1946, tiene alto il principio monarchico ed è aperta agli italiani di ogni ceto e di ogni idea. Obiettivo prioritario dell’U.M.I. è la difesa dell’unità d’Italia, salvaguardando le radici storico-nazionali che hanno ragion d’essere grazie a secoli di storia sabauda. Quale fu il contributo di Casa Savoia all’Unità d’Italia? Casa Savoia sentiva il dovere di realizzare l’unità d’Italia sin dal quindicesimo secolo, quando trasferì la capitale del Ducato da Chambery a Torino e il Duca Emanuele Filiberto introdusse l’italiano come lingua ufficiale dello Stato. Nel diciottesimo secolo Vittorio Amedeo II cinse la Corona regale e nel 1848 Re Carlo Alberto adottò il Tricolore con lo stemma sabaudo

come bandiera nazionale e dichiarò guerra all’Impero austro-ungarico. Carlo Alberto concesse la libertà religiosa nonché i diritti civili agli Ebrei e ai Valdesi del Regno. Vittorio Emanuele II in soli 22 anni, dal 1848 al 1870, realizzò il 90% dell’unità nazionale che sarebbe stata completata con la conclusione vittoriosa della Grande Guerra 1915-1918. Casa Savoia ha avuto il grande merito di accettare la sfida della storia e, rischiando tutto, di guidare il moto risorgimentale con una Italia una, libera e indipendente. La nostra nazione entrò fra le grandi potenze e venne traghettata nella modernità. Vittorio Emanuele II, Umberto I, Vittorio Emanuele III, Umberto II. Un aggettivo per ognuno dei nostri Re? La storia ha già attribuito dei “soprannomi” per ciascun Re: al Padre della Patria Vittorio Emanuele II “Re Galantuomo”, il “Re Buono” ad Umberto I, il “Re Soldato” a Vittorio Emanuele III. Umberto II ha regnato solo un mese e credo meriti quello di “Re di Maggio”. Sono i nemici della Monarchia ad essersi inventati questa definizione. Hanno sbagliato perché maggio è il mese delle rose. Umberto II rimarrà nella storia per essersi comportato da vero “Signore”. Molti sostengono la tesi della fuga di Vittorio Emanuele III nel settembre del 1943, ma davvero il Re fuggì? Più passa il tempo e più la storia rende giustizia al Re Vittorio Emanuele III che, andando a Brindisi e non all’estero, garantì la continuità dello Stato, legittimò la vera resistenza, incarnò il principio di legittimità che Gli consentì di diventare il solo interlocutore con i nuovi alleati. A Lui rimasero aprile 2011


fedeli per il giuramento prestato anche i cinquecentomila soldati italiani imprigionati dai tedeschi. Guareschi ha descritto efficacemente questo aspetto della fedeltà. Il Re non poteva rimanere a Roma che, essendo stata dichiarata “città aperta”, aveva quasi raggiunto i due milioni di abitanti, periò certa di non dover subire altri bombardamenti. Rimanere a Roma implicava per il Re e il Suo Esercito una battaglia casa per casa, strada per strada, e una perdita drammatica di vite umane nonché l’inevitabile distruzione di un’infinità di opere d’arte; il papa Pio XII non voleva la distruzione di Roma. De Gasperi assunse illegittimamente i poteri di Capo di Stato prima che la Corte di Cassazione confermasse i risultati del referendum istituzionale e Umberto II accettò questa offesa e questo abuso evitando che scoppiasse una seconda guerra civile tra monarchici e repubblicani. Non crede che la storia sia in debito con l’ultimo Re d’Italia? De Gasperi fu investito dal Governo delle funzioni di Capo dello Stato nella notte fra il 12 e il 13 giugno 1946; Umberto II partì senza abdicare, inviò al popolo italiano un duro messaggio di protesta – in cui si faceva riferimento espressamente ad un gesto rivoluzionario - ma pensò alla pacificazione e sciolse dal giuramento di fedeltà al Re tutti coloro che lo avevano prestato. La storia è in debito con questo Sovrano. La repubblica, per riconoscenza, ha reso perpetuo il Suo esilio, esilio che dura anche oltre la morte. Le salme dei nostri Reali quando troveranno pace nel Pantheon di Roma? In questo clima di rissa permanente, la sepoltura nel Pantheon dei Sovrani morti in esilio rischia di perpetuarsi nel tempo. La Russia post-comunista ha solennemente sepolto a San Pietroburgo la Famiglia Imperiale massacrata nel 1917. Ma la Russia è un grande Paese mentre da noi predominano forze ostili, incapaci di un atto di pacificazione. Considera l’art.139 della Costituzione repubblicana ispirato a principi liberali e democratici? L’articolo 139 è illiberale perché vieta la possibilità di un nuovo referendum

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sulla forma istituzionale dello Stato. Oggi la maggioranza degli italiani viventi non ha potuto scegliere fra Monarchia o repubblica nel 1946. In base ad un concetto di eternità, valore esclusivamente religioso, la repubblica ha dichiarato eterna se stessa. Chi è oggi l’erede al trono d’Italia? Erede al Trono d’Italia è il Principe Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta; dopo di lui viene il Principe Aimone, Suo figlio, e terzo nell’ordine di successione il Principe Umberto, figlio di Aimone e della Principessa Olga di Grecia. In Afghanistan il Caporal maggiore Matteo Miotto ha mostrato orgogliosamente prima di essere assassinato il tricolore sabaudo. La stampa ha ritenuto opportuno censurare la foto evidente agli occhi di tutti. Come valuta l’accaduto?

Siamo stati noi dell’U.M.I. a rendere noto lo scandaloso “sbianchettamento” dello stemma sabaudo della bandiera del quale il caporal Maggiore Matteo Miotto era orgoglioso. Non sappiamo se fosse monarchico ma certamente è stato un grande italiano. La censura parla da sola e la dice lunga sulle paure di certi democratici a parole.

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La Posta di Danilo Magliocchetti Nell’ambito del progetto FROSINONE 2012 – LA CITTA’ CHE VORREI (Domande, idee, proposte suggerimenti per una migliore vivibilità), continua la finestra di comunicazione e confronto tra i lettori e il Consigliere Comunale di Frosinone Danilo Magliocchetti. Chi volesse avere notizie sull’attività consiliare, segnalare problemi, porre domande, suggerimenti o anche critiche al Consigliere Magliocchetti può farlo scrivendo al seguente indirizzo mail: info@flashmagazine.info specificando nell’oggetto: la posta di Danilo Magliocchetti

scontrabile incidenza nella lotta all’inquinamento” Consigliere, il provvedimento sulla circolazione a targhe alterne sta uccidendo il commercio a Frosinone. Perché non vi siete opposti? “Mi creda, abbiamo sollecitato in tutti i modi l’Amministrazione Marini a rivedere il provvedimento, ma purtroppo non siamo stati ascoltati, né avevamo gli strumenti normativi per poterlo fare. E’ vero che a monte esiste un piano regionale per l’ambiente che prevede, oltre a tante altre iniziative, anche una serie di limitazioni alla circolazione stradale per la città di Frosinone, ma è anche vero che a mio giudizio non vi è stata alcuna concertazione, ne coinvolgimento, non solo con i commercianti, categoria sicuramente tra le più penalizzate dal provvedimento, ma neanche con altre associazioni di categoria per recepirne le esigenze e le istanze. Si è trattato, come al solito, di una serie di iniziative calate dall’alto delle quali nemmeno il Consiglio Comunale era stato preventivamente messo a conoscenza. Come vado sostenendo da tempo a Frosinone manca una vera e propria politica ambientale e si ricorre ad iniziative estemporanee, come la circolazione a targhe alterne e le domeniche ecologiche, che non hanno nessuna vera ri-

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Sono un residente di Via Armando Fabi a Frosinone, la strada è piena di buche e quando piove si creano dei veri e propri crateri con grave rischio per chi vi transita. E’ normale secondo lei? “No, non è normale e condivido in pieno il suo risentimento nei confronti della totale mancanza di manutenzione delle nostre strade. Le dirò di più, la situazione di via Armando Fabi non è peggiore di altre perché quasi tutte le vie di Frosinone dovrebbero essere messe in sicurezza, invece l’amministrazione Marini sembra proprio non curarsene. Personalmente tempo fa avevo suggerito di istituire una struttura comunale, contattabile tramite numero verde, chiamata “SOS BUCHE” composta da personale tecnico in grado di intervenire tempestivamente, su segnalazione dei cittadini, per riparare le tante buche presenti sull’intero territorio. Sarebbe stata un preciso segnale di attenzione verso uno dei problemi maggiormente sentiti dai cittadini, ma come al solito la mia sollecitazione è caduta nel vuoto”. Consigliere, a che punto è la costruzione del nuovo teatro, quando lo vedremo realizzato? “La sua è una bella domanda alla quale tuttavia nessuno credo sia in grado di rispondere, perché a mio avviso siamo ancora nella fase dell’ormai consolidato effetto annuncio. Quello che posso dirle è che lo scorso fine gennaio è stato firmato il contratto per l’Appalto integrato per la progettazione e la realizzazione del primo lotto dei lavori del Teatro. Le prime concrete attività operative, a quanto mi ri-

sulta sarebbero dovute iniziare entro trenta giorni dalla firma del contratto, ma ad oggi non mi sembra che sia stato fatto nulla. Per cui è veramente difficile ipotizzare una data di compimento dei lavori. Vi è da dire che la città ha urgente bisogno di quest’opera, siamo infatti uno dei pochi capoluogo di provincia privi di un teatro degno di tale nome, e questo ha pregiudicato la possibilità di avere fino ad oggi eventi di un certo rilievo a Frosinone, proprio per la mancanza di una struttura adeguata”.

Sono un operatore sanitario, l’apertura dell’ospedale nuovo “Fabrizio Spaziani” non mi sembra che abbia risolto i problemi del pronto soccorso, anzi. “Effettivamente quello da lei sollevato è un problema concreto e reale e per certi versi ipotizzabile, almeno nella fase di start up della nuova struttura sanitaria. E’ chiaro a tutti che ci sia necessità di interventi rapidi, sia in termini di personale assegnato al reparto che in termini di razionalizzazione delle procedure. La Direzione Generale della ASL è sicuramente consapevole del problema e sono convinto che in tempi ragionevolmente brevi predisporrà tutte quelle iniziative utili per un efficace ed efficiente servizio di Pronto Soccorso, in linea con la struttura di eccellenza quale è il nuovo ospedale di Frosinone”.

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Una storia di ordinaria precarietà. Il sogno di Isabella e Simone di Giorgia Gazzetti

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i raccontano davanti ad una tazza cesso fare progetti?». La domanda Isadi thé fumante e a degli invitanti bella la fa a se stessa e ha già una ripasticcini Isabella e Simone. Sono sposta. «Se potessi, tornerei subito due giovani, originari di Salerno, che nella mia amata città, sarei disposta guardano al futuro e al presente con anche a sacrificare le mie ambizioni scetticismo, amarezza e anche un po’ professionali se avessi la certezza di di rammarico. Li ho incontrati a Roma sentirmi di nuovo una persona felice, proprio il giorno del 150° anniversario appagata, serena. Sono cresciuta con dell’Unità d’Italia. Una giornata importante per il nostro Paese in La Repubblica riconosce a tutti i cui tutti - o quasi, se escludiamo i cittadini il diritto al lavoro e promuove nostri “vicini” padani - ci siamo le condizioni che rendano effettivo sentiti fieri di essere italiani. Comquesto diritto. plice, probabilmente, l’atmosfera di festa e di euforia che si respirava Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, nelle vie delle città addobbate con secondo le proprie possibilità e la il tricolore, simbolo della nostra propria scelta, un'attività o una funzione storia e della nostra identità. Isacheconcorra al progresso materiale bella e Simone sono due giovani o spirituale della società. come tanti che sognano di costruirsi una famiglia, fare dei figli, art. 4 Costituzione Italiana vivere ed invecchiare insieme. Hanno superato la trentina e la sensa- l’idea di voler costruire una famiglia zione è quella di avere solo sprecato i con l’uomo che amo e non posso creloro anni migliori alla ricerca di un la- dere che nonostante tutte le rinunce voro e di una stabilità che temono non che abbiamo fatto e che continuiamo a troveranno mai. Nonostante una lau- fare io corra il rischio di vivere a 40 rea e la voglia di mettersi continua- anni ancora come se ne avessi 20. mente in gioco. «Quando mi sono Come una pendolare di certezze e di trasferita a Roma quattro anni fa - rac- identità». Io intanto ascolto e prendo conta Isabella con enfasi - mi sono al- solo qualche breve nota. La storia di lontanata dalla mia famiglia, dai miei Isabella e Simone è la storia di tantisamici, dalle mie radici per vivere la simi ragazzi sospesi ad un filo, in bimia storia d’amore con Simone che la- lico tra sogni e realtà. Ragazzi pieni di vorava già da qualche tempo qui e per voglia di vivere, di conoscere, di esplotrovare un’occupazione». Ad oggi Isa- rare, di viaggiare, di imparare ma a bella è in attesa che le rinnovino l’en- cui, troppo spesso, viene negata la posnesimo contratto a progetto, con le sibilità di iniziare a lavorare perché bollette da pagare ogni mese insieme senza esperienza. Un vero paradosso. all’affitto e alla spesa. «Come pos- Un’ingiustizia che la generazione 1000 siamo essere sereni se non ci è con- euro sconta nonostante sia cresciuta

nel benessere ma soprattutto con l’idea che, studiando, avrebbe avuto un lavoro e un futuro assicurato. Senza contare poi tutti quei neo-laureati che vengono sfruttati e “minacciati” con contrattispauracchio - se si ha la fortuna di firmarli - che tutelano più le tasche dei datori di lavoro che i lavoratori stessi. «Siamo abituati ai sacrifici e non ci spaventa continuare a farne - interviene Simone, con la sua aria pacifica e risoluta - ma a volte ci sembra di percorrere un tunnel senza uscita. Viviamo in un paesino fuori Roma perché gli affitti in centro sono troppo cari ma purtroppo non possiamo permetterci nemmeno di vivere tutto quello che una metropoli come questa offre a chi, come noi, ama la cultura e i divertimenti. Siamo dei grandi appassionati di teatro, di cinema, di musica, di arte in genere ma questi momenti sono privilegi di cui possiamo godere raramente. I regali di compleanno o di Natale sono l’unica occasione per curare i nostri hobby». Ma una bella notizia c’è. Isabella e Simone mi confidano che entro l’anno, massimo entro il 2012, hanno deciso di sposarsi, anche se l’azienda per cui lavora Isabella non le dovesse rinnovare il contratto. Vogliono dei figli ma solo dopo il matrimonio. Possono rinunciare a tutto ma non a questo. E già fantasticano, ad occhi aperti, sul giorno più bello della loro vita: una cerimonia semplice, umile ma in cui potranno finalmente giurarsi amore eterno davanti a Dio e ai loro cari, il loro secondo tempo per tornare finalmente a sognare.

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I giovani artefici del loro e nostro futuro di Mario Cerroni

La sensazione è quella di un Paese, l’Italia, che sta andando verso la deriva etico -morale e non solo. Un Paese che può cadere verso posizioni sudiste con rischi gravi sulla stessa stabilità democratica. Non sono soltanto i casi, legati a fatti di sesso libero da parte di chi ha una responsabilità grande e di rilievo mondiale -gravi come evidenziati da Oltre Tevere - ma anche fenomeni come quelli dell’evasione fiscale e dell’elusione fiscale e di una illegalità allargata che sta rendendo l’Italia un paese cloroformizzato, incapace di reagire. Tutto sembra passarci addosso come la pioggia sui vetri. La Guardia di Finanza, anche nella nostra provincia di Frosinone, sotto osservazione per eventuali infiltrazioni malavitose, - indubbiamente di illegalità- ha denunciato nel rapporto annuale che nel 2010 gli Italiani non hanno dichiarato al fisco redditi per quasi 50miliardi di euro. Una somma cresciuta del 46% rispetto all’anno precedente. Una fetta rilevante di italiani toglie, ruba al Paese un fetta consistente di denaro per portarlo nei famosi paradisi fiscali interni ed esterni. Un Paese così, non da oggi, aumenta, con tali storici e cattivi comportamenti, il rischio di creare una condizione che possa abbassare di molto il livello di democrazia, dell’appartenenza e della reazione. Un Paese, dove le leggi vengono interpretate e non sempre la legge è uguale per tutti (anzi il più delle volte essa è forte con i deboli e debole con i forti. Fatta la legge .....ecco l’inganno.) ha il respiro corto per guardare al futuro. Se non si ritrovano le ragioni della legalità, della legge

veramente uguale per tutti, tutto il resto rischia di diventare vacuo. Legalità e democrazia sono assi portanti di un paese che vuole guardare lontano. Basterebbe una leggina per ridurre, ad esempio, il fenomeno dell’evasione: chi non paga va in carcere e quanto viene speso deve essere documentato. Quanto marciume uscirebbe fuori e quanta ricchezza in più per coloro che quotidianamente vengono vessati. Ormai non reagiamo più dinanzi i fenomeni di cattivo gusto civico e con zero dimensione pedagogica. Non reagiamo se la benzina, anche quando il petrolio scende, continua ad aumentare, non ci sdegniamo più se l’assicurazione cresce. Poi ci vengono a dire che crescono i salari e le pensioni: Quali?? Bugie: la disoccupazione soprattutto giovanile aumenta, l’evasione e non solo aumenta o comunque non viene affrontata con leggi ferree, i servizi sono scadenti, i sistemi politici sono vuoti ed eccessivamente autoreferenziali tendenti al forme nascoste di scarso senso democratico e delle istituzioni. E via via dicendo: un difetto, un virus che

sono dentro il sistema dopo la caduta della Prima Repubblica. Allora occorre indignarsi, occorre fare sentire la nostra voce: cosa fanno i giovani? Dopo l’esperienza contestativa sulla riforma Gelmini sono ricaduti nel letargo. Il loro futuro sta nelle loro mani. Non servono rivoluzioni ma l’indignazione, la capacità di manifestare, liberi da condizionamenti e condizionatori politici,riconquistando la piazza, luogo della democrazia. Senza violenza con senso civico,rispettando le persone e le cose. Diversamente si fa il gioco di chi vuole demonizzare. Alla Ghandi. Noi vogliamo un futuro per i nostri giovaniattori principali -ma anche per il nostro Paese,con libertà di pensiero.

Via Marco Tullio Cicerone FROSINONE TEL. 0775 871659

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Attualità

Ripensare lo “sviluppo” di Gabriele Sabetta

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seguito del terremoto e del conseguente tsunami che hanno devastato la costa nordorientale del Giappone, quattro reattori nucleari sono rimasti a lungo in fase di collasso e il crollo è ancora possibile da un momento all’altro. Le esplosioni si sono verificate in tre dei reattori del complesso di Fukushima; il quarto ha subìto due gravi incendi nella piscina di raffreddamento. Sono state registrate fughe significative di radiazioni, pericolosissime per la salute, con effetti misurabili in luoghi lontani come Tokyo. Il primo ministro giapponese ha dichiarato che il Paese sta affrontando il più grande disastro nucleare dai tempi delle bombe atomi-

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che di Hiroshima e Nagasaki, anche se i comunicati “ufficiali” sembrano “timorosi” nell’aggiornare il pubblico sugli eventi in atto. Il terremoto ha sprigionato una potenza pari al nono grado della scala Richter (che ne prevede in tutto dieci), con epicentro vicino la città di Sendai, ed è il più violento disastro naturale che abbia mai colpito il Giappone. Ancora una volta, il sistema capitalistico ha portato il mondo sull’orlo del disastro; la classe dirigente imprenditoriale ha confermato la sua completa incoscienza e irresponsabilità. L’élite dirigente giapponese ha fatto una scommessa pesante sul nucleare per compensare la dipendenza del Paese dalle importazioni di petrolio nonostante gli ovvi pericoli nel localizzare oltre cinquanta reattori vicino alla linea di terremoti più attiva al mondo. Questo non è un fenomeno solo giapponese: negli ultimi quarant’anni ci sono stati ripetuti avvertimenti circa il pericolo insisto nella tecnologia nucleare ed una serie di incidenti ne ha mostrato le conseguenze per la vita reale di milioni di persone. Ma nulla poteva arrestare l’avanzata del nucleare: l’élite dominante capitalista, in un Paese dopo l’altro, ha investito miliardi di dollari nella produzione di energia

nucleare. Negli Stati Uniti, ci sono una dozzina di reattori che hanno un potenziale di catastrofe simile a quello di Fukushima, ma questo non diminuisce l’entusiasmo dell’amministrazione Obama a favore dell’energia nucleare. La Cina, uno dei Paesi simicamente più attivi, sarà a breve la quarta più grande generatrice di energia nucleare al mondo, con ventisette impianti attualmente in costruzione. Anche i Paesi densamente popolati dell’Europa occidentale fanno molto affidamento sul nucleare, con Francia e Gran Bretagna in testa; e l’Italia pare anch’essa orientata di nuovo sulla strada del nucleare. Il Canada ha diciotto centrali nucleari, sedici delle quali nel sud dell’Ontario, dove un disastro comporterebbe una contaminazione radioattiva dei Grandi Laghi, la più importante rete mondiale per la fornitura d’acqua dolce. Il rischio di catastrofi naturali e la vicinanza pericolosa a grandi centri abitati non significano niente per i potenti interessi corporativi e finanziari che perseguono il profitto con la produzione di energia, cercando di garantire forniture in un contesto globale sempre più “competitivo”. L’ultimo decennio ha visto disastri su disastri prodotti dal sistema capitalistico: le guerre coloniali in Afghanistan e in Iraq (la prossima in Libia), il più grande crollo finanziario della storia che ha precipitato il mondo intero nella depressione economica, l’avvelenamento del Golfo del Messico


Attualità da parte della British Petroleum... Ma nessun amministratore delegato e nessun uomo politico è stato punito in quanto responsabile di una di queste calamità. Ciò rivela l’anarchia intrinseca nel sistema capitalistico e l’irresponsabilità criminale della classe dirigente capitalista: assenza di una pianificazione, incapacità di costruire o mantenere infrastrutture sociali, mancata applicazione di norme di sicurezza. Il lavoro della classe operaia internazionale sta creando più ricchezza che in qualsiasi altro momento della storia, ma queste risorse non sono disponibili per soddisfare le esigenze sociali, perché tutta la vita economica è subordinata alla brama di ricchezza della classe imprenditoriale e dell’alta finanza senza patria. I lavoratori devono trarre le necessarie conclusioni dalle catastrofi che il sistema capitalistico mondiale sta producendo. Le vaste risorse economiche prodotte dalla moderna società industriale devono essere strappate dalle mani dell’aristocrazia finanziaria e messe a disposizione di tutta la popolazione. La pianificazione razionale, nell’interesse delle comunità nazionali di nuovo “sovrane”, deve sostituire l’anarchia del mercato. Lo sviluppo armonioso dell’economia mondiale deve sostituire la lotta tra Stati rivali. Il terremoto, lo tsunami e l’emergenza fusione nucleare non solo hanno destabilizzato la terza economia del mondo (quella giapponese), ma minacciano di approfondire la depressione economica mondiale e la fragilità finanziaria che attualmente affligge il capitalismo globale nel suo complesso. La produzione è diffusamente bloccata e il debito pubblico cresce ovunque, mentre le interruzioni dei flussi di investimenti e l’impennata dei prezzi dell’energia rappresentano uno shock per l’economia del Giappone, ma con profonde implicazioni internazionali. Con un gran numero di porti, aeroporti, strade e impianti di produzione chiusi, il governo giapponese ha previsto un considerevole impatto negativo su una vasta gamma di attività economiche del Paese; e a causa del carattere strettamente intrecciato della produzione globale, il blocco dell’economia giapponese avrà effetti a catena in tutta l’Asia e nel mondo. Il Giappone rimane una parte fondamentale dell’economia mondiale malgrado sia

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stata scalzata di recente dalla Cina come seconda economia del pianeta dopo gli Stati Uniti; è la principale fonte di investimenti esteri per alcune parti dell’Asia e un importante acquirente di ferro, carbone, gas naturale e altre materie prime prodotte in Indonesia, Australia e altrove. L’economia cinese, da cui il capitalismo mondiale dipende sempre di più per il mercato di sbocco e per la manodopera a basso costo, è strettamente interconnessa a quella giapponese in numerose industrie, tra cui l’automobile e la produzione elettronica: è diventata un centro di assemblaggio finale ed è la prima destinazione delle esportazioni giapponesi, mentre il Giappone è il terzo più grande importatore di prodotti cinesi. Anche i mercati finanziari globali potrebbero essere gravemente colpiti. Nel 2010, i risparmiatori giapponesi hanno investito 166 miliardi dollari in altri Paesi, secondo le stime del Fondo monetario internazionale. Il Giappone è stato anche uno dei più grandi acquirenti di buoni del Tesoro USA negli ultimi decenni. Se il governo giapponese e i cittadini decidessero di riportare a casa le risorse necessarie per ricostruire, quei flussi di capitale potrebbero spingere in basso il valore del dollaro, provocando l’aumento degli oneri finanziari degli Stati Uniti in un momento in cui il livello del debito pub-

blico americano è una questione di livello mondiale. Il Giappone è anche il terzo importatore mondiale di petrolio, dopo Stati Uniti e Cina. Le interruzioni nella produzione potranno limitare la domanda a breve termine, ma nel tempo la chiusura degli impianti nucleari porterà ad un aumento della domanda di petrolio, gas naturale e carbone, con drastici aumenti dei prezzi mondiali dell’energia.

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Cassino

Elezioni

di Federico Riccobono

Palombo riceve l’investitura del PDL. A sinistra c’è Petrarcone

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rmai mancano pochissime settimane alla data fatidica delle elezioni amministrative e i giochi cominciano puntualmente a delinearsi con una certa chiarezza. Nel campo del centrodestra i candidati a sindaco rimangono ancora diversi ma tutto sembra procedere come nelle più logiche previsioni. Carmelo Palombo, leader della casa delle liste civiche, è diventato anche il punto di riferimento del Pdl ed ha ricevuto l’investitura ufficiale dai vertici regionali, provinciali e cittadini del partito. Non tutti hanno accettato di buon grado la cosa, abilmente pilotata dal presidente del consiglio regionale del Lazio Mario Abbruzzese, qualcuno, anzi, si è notevolmente irrigidito (vedi il consigliere regionale Annalisa D’Aguanno che continua a storcere il muso ed a puntare i piedi per terra) ma ormai il più è fatto e Palombo può immergersi a capo fitto nella campagna elettorale cosa che, ad onor del vero, aveva già iniziato a fare in tempi non sospetti, quando ancora non era stata trovata la quadratura del cerchio. Chi, invece, non ha accettato la designazione e se ne è andato sbattendo forte la porta è l’ex assessore municipale all’urbanistica Giuseppe Sebastianelli, esponente sto-

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rico del Pdl nella città martire. Assieme agli ex assessori della giunta Scittarelli, Ciro Rivieccio e Gianni Valente, è confluito nella nuova formazione politica di “Forza del Sud”, la creatura che a livello nazionale fa capo all’on. siciliano Gianfranco Miccichè. Forza del Sud sarà presente alla tornata elettorale con una lista autonoma che ha nello stesso Gianni Valente il suo candidato a sindaco. Chiude l’elenco dei candidati a sindaco del centrodestra Maurizio Russo, storico esponente della destra cassinate, che parteciperà alla conpetizione con alcune liste civiche di riferimento. Passando nel versante del centrosinistra le cose appaiono decisamente più complicate anche perché, a meno di clamorosi ripensamenti, sembra essere definitivamente saltato il patto tra Bene Comune e il Pd. E così i primi, una variegata coalizione che comprende Italia dei Valori, Federazione della Sinistra, Sel, Socialisti e vari movimenti civici, sosterranno il loro candidato a sindaco che è l’avvocato, e già primo cittadino di Cassino, Giuseppe Golini Petracone. Il Pd, invece, continua a sfogliare la margherita e, soprattutto, a non decidere. Anche perché aspetta segnali positivi dall’Udc nel tentativo di mettere

in piedi un fronte comune che abbracci anche i centristi che in città possono vantare un non certo disprezzabile peso politico-elettorale. I quali centristi, però, non sono troppo convinti di convolare a giuste nozze con i Democratici: il timore, infatti, è quello di dar vita ad un’alleanza... a perdere. E l’on. Anna Teresa Formisano, come è suo costume del resto, non gioca mai per la sconfitta. E così continuano le trattative, i contatti e i colloqui, sotterranei e non, con il Pdl che, anzi, ad onor del vero non si sono mai interrotti. Così come non si è mai interrotto il pour parler tra la stessa Formisano e Mario Abbruzzese che, anzi, sembrano filare d’amore e d’accordo. Siamo comunque arrivati ormai alla fase finale. Di qui a qualche giorno le carte dovranno essere posate tutte sul tavolo e chi ha bleffato o tentato di giocare d’azzardo sarà inevitabilmente smascherato. E se c’è stato chi, fino ad oggi, ha tentato di innalzare cortine fumogene per nascondere le sue reali intrenzioni, ora non potrà più farlo. E’ giunto, infatti, il momento della verità. E, soprattutto, il momento delle scelte. Ed una volta che esse sono state fatte non ci sarà più tempo per i rimpianti e per tornare indietro. aprile 2011


Sora

Elezioni

di Antonio di Tacco

Tersigni (Pdl): non ci sarà alcun ridimensionamento dell’ospedale”

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ei giorni scorsi si era diffusa una voce allarmante secondo la quale anche l'ospedale “SS Trinità” di Sora sarebbe andato incontro ad un corposo ridimensionamento di reparti (si parlava di sei) e di posti letto, sempre in ossequio a quel piano di risistemazione della organizzazione sanitaria varato dalla giunta regionale del Lazio e che dovrebbe diventare operativo a parire dal prossimo primo giugno. E invece, come spiega nei dettagli Ernesto Tersigni, assessore provinciale alla formazione e candidato a sindaco di Sora in quota Pdl, le cose non stanno proprio così. “Non ci sarà alcun ridimensionamento del Santissima Trinità. La paventata chiusura dei reparti dell’ospedale di Sora, definiti non produttivi da alcuni, non era legata alla discutibile professionalità dei dirigenti medici, bensì all’attuazione del decreto del commissario ad acta n.80 della regione Lazio inerente alla riorganizzazione della rete ospedaliera – afferma Tersigni –. Tale scelta è motivata dall’ottimizzazione dei servizi sanitari verso l’utenza e al rientro

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del debito accumulato dalle precedenti amministrazioni. Nella riunione che si è tenuta presso l’ospedale di Sora tra il direttore generale della Asl di Frosinone, Carlo Mirabella, il direttore sanitario aziendale, Mauro Vicano ed i primari della struttura ospedaliera, al di là delle strutture complesse soppresse dal decreto n. 80, si è stabilito di creare un idoneo numero di posti day-surgery multispecialistico (modello di assistenza chirurgica in grado di conciliare efficienza, efficacia ed appropriatezza), con ulteriore possibilità di utilizzare posti letto nell’ambito della degenza dipartimentale medica e chirurgica. Pertanto tale strutturazione, non solo non abolisce reparti, ma garantisce, in un’ottica più moderna, assistenza e servizi più efficienti ed efficaci. Concludendo le specialità di otorino, oculistica, urologia e odontoiatria continueranno ad essere operative e più funzionali di quanto lo fossero in passato. Aggiungo che sempre tramite questo modello sarà possibile isti-

tuire presso il nostro ospedale alcune specialità attualmente assenti nella degenza dipartimentale medica. Il mio impegno si è concentrato non nel difendere posizioni indifendibili o di potere dei primari, bensì nel garantire ed incrementare prestazioni rivolte al pubblico. Intendo ringraziare – conclude il candidato a sindaco di Sora – il direttore generale, dottor Carlo Mirabella, il direttore sanitario, dottor Mauro Vicano e l’onorevole Mario Abruzzese, presidente del consiglio regionale del Lazio, per la sensibilità dimostrata verso questo territorio accogliendo le nostre istanze a difesa dell’ospedale Santissima Trinità. Ciò dimostra che quando vengono avanzate richieste valide e sostenibili i risultati non possono che essere positivi”.

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Teatro di Emanuela Crescenzi

Ivano Capocciama I

VANO CAPOCCIAMA NASCE AD ALVITO, RIDENTE PAESE DELLA PROVINCIA DI FROSINONE, FREQUENTA IL LICEO CLASSICO SIMONCELLI DI SORA, PER LAUREARSI IN DAMS PRESSO L’UNIVERSITÀ DELL’AQUILA. HA OLTRE TREMILA AMICI SU FACEBOOK.

Chi è Ivano? “Ivano è un fraintendimento.. una figura in marcia verso zone impossibili da identificare. Ivano è una cellula di senso che nasce con la forza dell’Appennino e la tragica sorte delle farfalle”. A quanti anni ti sei avvicinato al teatro? “Mi sono avvicinato al teatro a 7 anni”. Vita reale e teatro, cosa li unisce e cosa li divide? “Fondamentalmente non c’è nulla che li unisce e allo stesso tempo tutto che li divide. Si tratta d’una domanda estremamente complessa poiché, memori d’una temperie shakespeariana che ci portiamo alle spalle, molti pensano che ci sia una sottile linea rossa che leghi il teatro alla vita.. Secondo la mia opinione il teatro, nell’essenzialità di ciò che gli uomini comprendono, rappresenta un rifugio extraquotidiano del corpo e della mente, un luogo che si fa sempre più “spazio”, ovvero pattern significante su cui si verifica, accade, un “mistero”, un allontanamento, un nomadismo. Si potrebbe quasi dire che il teatro rappresenta l’imperfetto di una realtà fraintesa verso cui “s’allontana” la realtà stessa”. Parlaci dei tuoi lavori..., “I miei lavori... impossibile parlarne... potrei solo dire che la mia idea drammatica si muove ed incede quasi fosse un re antico come il vento che, ridotto in miseria, elemosina pane e sopravvivenza nelle varie città in cui giunge dopo un cammino interminabile. I miei lavori nascono da un desiderio immane di non raccontare nulla... le storie le lascio ai romanzieri.. il teatro non può accontentarsi di raccontare delle storie.. esso è il luogo della “visione dello spettatore”: qualcosa di estremamente più complesso della vicenda declinata sul palcoscenico, o non necessariamente su di un palcoscenico! Tale “visione” appartiene all’esperienza ascetica, al contatto divino, alla simbiosi quasi orgiastica con una dimensione che si manifesta solo attraverso momentanee esibizioni. Spero di aver reso bene l’idea...”. Oggi in molti si propongono come attori per spettacoli in locali, pensi che ci sia un avvicinamento alla

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cultura ed al teatro o più semplicemente uno sfruttamento dell’ignoranza in tema di chi ascolta? “Il problema è che molti presunti attori non hanno quella dedizione monastica che tanto è cara alla formazione artistica. Non bisognerebbe mai proporsi come attori, ma come artisti... questo è il problema.. molti dei nostri “attori” vivono di “spettacoli“ e non di “teatro”. È perfettamente chiaro che esiste, a questo punto della nostra conversazione, una differenza fondamentale tra “spettacolo” e “teatro”. Il primo (lo “spettacolo”) è una blasfemia, una “bestemmia”, una volgare realizzazione più o meno calibrata e pensata di qualcosa che si crede si possa rappresentare solo attraverso quel mezzo spettacolare. Il secondo invece, il “teatro”, è ciò che non si comprenderà mai... pochi artisti si sono avvicinati al puro “teatro”.. ne citerò alcuni: Julian Beck, Eugenio Barba, Carmelo Bene, Pina Bausch. Supponi di avere davanti a te un bambino che vuole avvicinarsi al teatro, come lo aiuti a capire se si tratta di un capriccio o di vera passione? “E’ una domanda molto bella: innanzitutto chiederei al bambino di camminare a piedi nudi nello spazio seguendo il tempo segnato dalla musica... sarebbero i primi passi in scena... attraverso questa prima esperienza si comprendono molte cose”. Cosa ne pensi della mancanza di teatri comunali in molti paesi della nostra provincia? “Non si tratta tanto di voler criticare la mancanza di teatri... quanto la totale assenza di luoghi in cui sviluppare cultura.. dovrebbe crearsi una rete alternativa di luoghi non necessariamente istituzionali in cui sviluppare e sperimentare un utilizzo davvero alternativo dell’arte e della cultura.. Manca l’alternativa vera, anche a partire dal luogo!”. Saluti finali “Saluterò i lettori con una citazione dal mio scrittore amatissimo Venedikt Vasil’evic Erofeev che potrebbe spiegare al meglio il mio “incontro” col teatro: “Una densa e rossa lettera mi si è dilatata davanti agli occhi, ha tremolato, e da allora non ho mai più ripreso conoscenza, né mai la riprenderò”.

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ALATRI

Politica

Veroli

Comune di Alatri…

a chi la carica più alta? di Enzo Rossi

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primi mesi del secondo decennio del ventesimo secolo saranno mesi caldi non solo per la politica nazionale, per le note vicende cui stiamo assistendo ed alle quali continueremo nostro malgrado ad assistere, ma anche per quella locale. Molti centri della nostra provincia si preparano alle elezioni amministrative della prossima primavera e tra questi, uno dei più importanti, se non altro per numero di elettori, è certamente Alatri. Lo scenario politico amministrativo che si prospetta all’orizzonte, a poco meno di due mesi dalla chiamata alle urne è in fermento. A dire il vero, già da diverse settimane partiti politici, liste civiche, movimenti di pensiero e di opinione, comitati e chi più ne ha più ne metta, hanno iniziato a dire la loro con schermaglie e dichiarazioni più o meno velate. E così sono cominciate le prime indiscrezioni, i primi chiacchiericci su eventuali candidature e scenari politici ad esse legate. Così, mentre ancora nessuno è partito lancia in resta per contendere la poltrona di primo cittadino a Costantino Magliocca, molti però sono gli sfidanti che a detta delle indiscrezioni sono pronti per farlo. Le elezioni del maggio 2006 ci consegnarono come sindaco, al primo turno, 38

Magliocca che, forte dell’appoggio di ben 5 liste, ottenne il 51,51% dei suffragi, contro il 34,98% di Patrizio Cittadini sostenuto da 4 liste e il 12,86% di Fausto Lisi. Difficile al momento avere un quadro ben delineato dei partecipanti alla massima contesa, anche perché esistono rivalità politiche e personali che si trascinano stancamente entro i due schieramenti principali di centro/ destra e centro/sinistra di cui potrebbe approfittare qualche terzo incomodo. Nello schieramento di centrodestra, ad esempio, oltre al Pdl che fa riferimento al sindaco Magliocca, esiste come spina nel fianco il movimento che fa capo a Fausto Lisi ed all’altro consigliere dissidente Maurizio Cianfrocca che, a corrente alternata, hanno appoggiato lo schieramento di maggioranza per poi uscirne ultimamente in contrasto con l’assessore di loro riferimento e la linea della giunta su alcune decisioni amministrative. Nel centrosinistra, di contro, esiste il movimento che fa capo all’ex primo cittadino Patrizio Cittadini che seppe dare la maggioranza ad una lista civica nel 1994 sino al 2002 e che è forte di un buon con-

senso popolare, anche se sembra non riconfermare la sua candidatura, facendo spazio al volto nuovo Maria Grazia Martina. Ad affiancarlo, se non a volte a pestarsi i piedi reciprocamente, il PD, che sembra aver trovato un leader carismatico locale in Fabio Di Fabio cui affidare la candidatura a sindaco. Tuttavia anche su questo nome è sembrata affiorare qualche più o meno velata resistenza, e dalle ultime indiscrezioni potrebbe riproporsi la candidatura dell’ex sindaco Giuseppe Morini. Sostanzialmente, la platea dei candidati al momento si ripropone con le maggiori candidature e schieramenti delle ultime tornate elettorali amministrative con l’aggiunta di qualche altro nome nuovo dell’ultimo momento. Di certo, la situazione politica nazionale farà sentire i propri influssi anche a livello locale. Se così fosse Magliocca non potrebbe più contare sull’appoggio dell’UDC che sembra intenzionato a correre da solo e a presentare quale proprio candidato Gianfranco De Sanaprile 2011


tis. Così come non esiste più AN e non è quantificabile la componente trasformatasi in FLI che di certo non dovrebbe appoggiarlo. Questo è al momento il nebuloso quadro politico locale che ci si para innanzi a meno di due mesi dal voto. E’ innegabile che negli ultimi decenni la classe politica locale si è fortemente impoverita e l’assise civica alatrense non ha avuto più politici di alto livello e spessore sia in maggioranza che all’opposizione, quali erano quelli di una volta, tanto da venire eletti al contempo anche nei due rami del parlamento nazionale (Lisi, Minnocci, Evangelisti, Cittadini, ecc.). Lo stesso dibattito politico fa leva ormai solo sulla quotidianeita’ e su sterili polemiche. Ogni realtà locale ha invece bisogno non di politici improvvisati che cercano alla meno peggio di manovrare la comunità, né di politici che si facciano influenzare dal clima di amoralità totale che si respira nel paese, alla quale sembra ci siamo assuefatti. Bisogna, una volta per tutte, che chi ci amministra ponga fine a questo clima che porta inevitabilmente alla recrimi-

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nazione diffusa, alla sfiducia e al pregiudizio nei confronti delle istituzioni e dei poteri vari. Non servono politicanti di professione, ma persone preparate, con aspettative e progetti che ci portino a guardare con fiducia ad un rilancio della città, e ciò può avvenire con candidature e scelte di uomini con competenza amministrativa. La politica locale, proprio perché più vicina alla gente, non deve prendere esempio dalla politica nazionale senza più valori condivisi, a parte l’idolo del danaro: dunque da una politica senz’anima. La politica locale ha l’obbligo di riacquistare la dignità persa da quella nazionale attraverso la responsabilità per il bene comune e la coerenza delle scelte. Chiudiamo con un dato. L’affluenza alle urne nella tornata amministrativa del 2006 toccò ad Alatri l’85% degli aventi diritto al voto. Il dato dell’affluenza delle prossime amministrative ci dirà se la gente o meglio gli elettori crederanno ancora nella politica degli ultimi anni.

Intanto buon voto a tutti!...

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Poltrona al cinema di Andrea Rispoli

Limitless REGIA: Neil Burger ATTORI: Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish, Anna Friel, Tomas Arana, Johnny Whitworth, PRODUZIONE: Universal Studios, Relativity Media DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures - PAESE: USA 2011 - GENERE: Thriller DURATA: 105 Min. - USCITA CINEMA: 15/04/2011

Tratto dall’ omonimo romanzo di Alan Glynn, il film racconta le vicende di Eddie Morra, uno scrittore newyorchese disoccupato. Quando viene mollato dalla fidanzata, ha la conferma di non aver alcun futuro di fronte a se. Ma le cose cambiano quando un vecchio amico gli fa conoscere un farmaco sperimentale, il MDT-48, che è in grado di “amplificare” le capacità intellettive di chi lo assume e di fargli usare il 100% del potenziale della sua mente. Ma Eddie finisce presto con l’essere dipendente dalla potente droga, e un’ascesa che pare irrefrenabile viene bloccata da inquietanti effetti collaterali. Come se non bastasse, Eddie si ritrova anche braccato da misteriosi individui.

The next three days

di Andrea Rispoli

REGIA: Paul Haggis ATTORI: Russell Crowe, Elizabeth Banks, Ty Simpkins, Olivia Wilde, Brian Dennehy, Jonathan Tucker, RZA, Liam Neeson, Moran Atias. produzione: Fidélité Films, Hwy61, Lionsgate SCENEGGIATURA: Paul Haggis - DISTRIBUZIONE: Medusa Film PAESE: USA 2010 - GENERE: Drammatico, Thriller - DURATA: 122 Min. USCITA CINEMA: 08/04/2011/

Remake del thriller francese “Pour Elle”, diretto da Fred Cavayé, “The next three days”, (i prossimi tre giorni), racconta la vita di John Brennan (Russell Crowe), la quale sembra perfetta fino a quando sua moglie, Lara (Elizabeth Banks), viene arrestata e condannata per un omicidio che sostiene di non aver commesso. A tre anni dalla condanna, John continua a battersi per tenere unita la famiglia, a crescere il loro unico figlio, Luke (Ty Simpkins) e a svolgere il suo lavoro di insegnante in un college pubblico, tentando sempre di dimostrare l’innocenza della moglie con ogni mezzo a disposizione. Tutto cambia quando la Corte Suprema respinge il loro ultimo appello; Lara tenta il suicidio e John decide che è rimasta solamente una soluzione praticabile: organizzare l’evasione della moglie dalla prigione.

The ward - il reparto

di Andrea Rispoli

REGIA: John Carpenter ATTORI: Amber Heard, Danielle Panabaker, Lyndsy Fonseca, Mamie Gummer PRODUZIONE: Echo Lake Productions, A Bigger Boat, North by Northwest Entertainment, Premiere Picture DISTRIBUZIONE: BIM - PAESE: USA 2010 GENERE: Horror, Thriller DURATA: 88 Min. - USCITA CINEMA: 01/04/2011

E’ John Carpenter a firmare la regia di questo angosciante thriller. Un vero incubo quello che si troverà a vivere Kristen (Amber Heard), una giovane donna bella e disturbata, la quale si ritrova coperta di lividi e di tagli, imbottita di sedativi e rinchiusa contro la sua volontà in un inaccessibile reparto di un ospedale psichiatrico. È completamente disorientata e non ha idea di quale sia il motivo per cui è finita in quel posto, né alcuna memoria della sua vita prima del ricovero. La sola cosa che sa è che non è al sicuro. Le altre pazienti del reparto, quattro giovani donne altrettanto disturbate, non sono in grado di fornirle alcuna risposta e ben presto Kristen si rende conto che le cose non sono come sembrano.

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Poltrona al cinema di Andrea Rispoli

Scream REGIA: Wes Craven ATTORI: Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette, Emma Roberts. SCENEGGIATURA: Kevin Williamson PRODUZIONE: Dimension Films / distribuzione: Moviemax PAESE: USA 2011/ GENERE: Horror, Thriller USCITA CINEMA: 15/04/2011

Ritorna l’incubo Ghostface, faccia di fantasma, con il quarto capitolo della serie meta-horror diretta da Wes Craven. Sidney è divenuta autrice di un manuale di auto-aiuto, e come ultima tappa del tour promozionale del libro torna proprio a Woodsboro. Lì riallaccia i contatti con lo sceriffo Dewey e sua moglie Gale, e anche con la giovane cugina Jill e la zia Kate. Ma, con il ritorno di Sidney a casa, tornano anche gli omicidi che si concentrano proprio nel liceo frequentato da Jill.

Frozen

di Alessandro Rispoli

REGIA: Adam Green Genere: Drammatico Durata: 93' USA INTERPRETI: Kevin Zegers, Shawn Ashmore, Emma Bell, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt,

Sceneggiatura: Adam Green Casa di produzione: A Bigger Boat, ArieScope Pictures PAESE: USA DURATA: 93 min GENERE: Thriller A chi non è mai capitato di rimanere fermo sulla seggiovia, cercando di nascondere la propria inquietudine? E a quanti è successo di sognare di rimanere sospeso a metri e metri di altezza, in preda alle vertigini? Frozen mette in scena una serie di incubi primari e primordiali e lo fa in maniera spietata, naturale. Non ci sono mostri a sminuire la paura che il film suscita: il tutto è giocato sul tema della sopravvivenza. Come Alive o Open water, i protagonisti si ritrovano soli, nel mezzo del nulla, in questo caso delle montagne innevate, per di più in piena notte. Dan, Joe e Parker si stanno godendo una domenica sulla neve: giunta la sera, corrompono il responsabile dell’impianto per fare un’ultima discesa e mentre sono sulla seggiovia, l’impianto viene chiuso. Sono bloccati a diversi metri dal suolo, è notte, fa freddo ed è previsto brutto tempo. Per non morire assiderati, il giovane Dan prende coraggio e salta giù, per poi scendere a valle a chiamare aiuto. Ma le cose non vanno come previsto. Non sveleremo certo la trama o il finale ma possiamo assicurare che tutto ciò che accade ai tre protagonisti del film di Adam Green potrebbe accadere a chiunque si trovi, malauguratamente, in un incubo del genere. Ci sono momenti tragicomici, non lo si può negare, in cui la sfortuna sembra avere il sopravvento, ma la sceneggiatura non scade mai nell’ovvio o nel prevedibile. Silenzi inquietanti e carichi di tensione, stile quiete prima della tempesta, pervadono la pellicola, aumentandone la suspense. Molto efficaci i primi piani e i dettagli degli ingranaggi della seggiovia che incombono minacciosi e di grande effetto la sequenza in cui, una dopo l’altra, vengono spente le luci delle piste circostanti e l’intera vallata rimane al buio, rischiarata unicamente dalla luna. Frozen congela letteralmente dalla paura e risveglia le angosce più recondite.A chi vedrà questo film, certamente non verrà mai in mente di prendere una seggiovia di sera. E quando si è attanagliati da terrore, vuol dire che il regista è riuscito nel suo intento. Frozen è un film che gioca su dettagli sottili, che non va mai sopra le righe ma rimane saldamente ancorato alla realtà, o piuttosto all’incubo. Chi ama il genere lo troverà brillante e geniale. Girato realmente in esterni e non in un teatro di posa, in condizioni spesso critiche e senza il consenso dell’intera troupe. A 15 metri di altezza, gli attori, solo loro tre e nessun’altro, hanno messo in scena una paura primitiva, in un film fisico ed emotivo. Consigliato a chi ama le emozioni forti. VOTO 7

Buonae vision

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Attualità

di Federica Spaziani Testa

Gemelline scomparse cercasi Sono trascorse settimane ormai dalla scomparsa delle bellissime gemelline bionde, Alessia e Livia, i cui sorrisi e le cui espressioni buffe sono entrati nelle nostre case intenerendo i cuori di tutta Italia. Matthias Schepp, padre delle bimbe, prima di suicidarsi a Cerignola, Foggia, avrebbe esplicitamente scritto in una missiva inviata all’ex moglie Irina Lucidi di aver ucciso le figlie. Ma la donna, provata ma fiduciosa, continua a sperare ed a sollecitare il pubblico ad effettuare qualsiasi tipo di segnalazione in caso di avvistamenti. Nelle numerose lettere inviate da Shepp all’ex compagna prima di compiere l’estremo atto del suicidio, oltre a frasi pregne di dolore e sintomatiche di un suo profondo malessere interiore, non ci sarebbero indicazioni utili per il ritrovamento di Alessia e Livia. “ …non hanno sofferto, ed ora riposano in un luogo tranquillo…”, spiega l’uomo. Nella frase, l’avverbio “non”, è scritto in maiuscolo ed è sottolineato. Il restante testo, redatto a penna, è sostanzialmente un suo lungo “ mea culpa”.Dopo la fine del matrimonio, Matthias Shepp avrebbe fortemente voluto l’affidamento delle piccole, ed il non averlo ottenuto potrebbe essere stata la goccia a far traboccare un vaso già da tempo instabile e vacillante. “Senza l’affidamento non ce la faccio”, sembra urlare l’ingegnere residente a Losanna, mediante una delle ultime cartoline spedite. Ma Irina, forte di molte testimonianze di presunti avvistamenti delle gemelline in Corsica e del suo istinto materno, continua a sperare di poter riabbracciare presto Alessia e Livia. “Vi prego, continuate a cercarle…” ribadisce di continuo la donna. La polizia ha ricostruito il folle viaggio dell’uomo, dalla Svizzera alla Puglia, ma sono tutti concordi nel ritenere che le due bimbe non siano mai giunte in Italia, le ricerche dunque proseguono in modo intensivo in Svizzera ed in Corsica.Si è anche sulle tracce di un’ipotetica donna che sarebbe stata vista con l’uomo e con le bimbe da più persone, tra cui Olga Orneck, residente a Propriano, Corsica. Ma per ora non emerge nessuna notizia concreta e davvero rilevante che possa rincuorare tutti noi ed in primis mamma Irina.La famiglia di Matthias si è espressa attraverso un comunicato stampa dichiarandosi convinta che solo “un grave disturbo mentale” possa essere stato la causa di atti efferati da parte del padre sulle figlie adorate. “E’sempre stato un padre amorevole ed attento. La sua famiglia era tutto per lui”, affermano. Davvero quest uomo può essere arrivato a distruggere quei due piccoli angeli?E se no, dove sono le bimbe? Con chi? L’unica speranza è che siano vive e che stiano bene e ci auguriamo davvero un esito felice per questa cupa e tragica vicenda.

La violenza è più letale del cancro Lo rivelano le statistiche e lo conferma la cronaca quotidiana. La violenza familiare, in Europa, è la prima causa di morte per le donne tra i 16 ed i 44 anni. Più degli incidenti stradali, più delle guerre…più del cancro. Una donna su tre in tutto il mondo è vittima di violenze fisiche, sessuali e psicologiche, almeno una volta nella vita. Stando all’ultima indagine Istat, nella nostra Nazione, circa sei milioni 743mila donne sono vittime di violenza fisica o sessuale; cinque milioni hanno subito violenze sessuali e poco meno di quattro milioni violenze fisiche, consumate per lo più tra le mura domestiche. Un milione di esse ha subito un tentativo di stupro o sono state violentate. Più di un milione sono vittime di stalking e di ogni sorta di atti persecutori. Dati allarmanti, impressionanti, denunciati a più voci. È da poco uscito, ad esempio, in tutte le librerie L’uomo nero esiste (Alberti Editore) di Lacalamita Cinzia. La prima parte del testo è dedicata ad una vicenda di violenza, frutto della fantasia della scrittrice, che ha come intento primario quello di spronare le lettrici lese a denunciare i loro aguzzini, infondendo loro forza e speranza. La seconda parte ricostruisce poi i casi di cinque donne ammazzate in modo orribile e brutale. Un libro per riflettere, dunque, così come il recente Confessioni di uno stalker pentito, “Dalai”, (ispirato ad una storia vera) di Grazia Maria Mottola. Nella pièce teatrale di Lucrezia Lante della Rovere, Malamore, si raccontano poi le storie di cinque personaggi e del loro rapporto con la violenza di coppia nelle sue molteplici sfumature. Anche il cinema, che da sempre funge da specchio della società, attinge da questa terribile ma purtroppo palpabile realtà. The killer inside me vede come protagonista un Casey Affleck nelle vesti di un terribile picchiatore, a sangue e senza motivo, delle donne più importanti della sua vita( le bellissime Jessica Alba e Kate Hudson), ammazzandole. Si è da poco conclusa a Trieste una rassegna cinematografica proprio per riflettere sullo scottante argomento; a Milano la prima settimana di Marzo si è parlato al femminile con una serie d’incontri e proiezioni per denunciare gli abusi contro le donne. Insomma, c’è una notevole sensibilizzazione al problema: libri, teatro, cinema e testimonianze autentiche, che dovrebbero incoraggiare sempre più le vittime a parlare…e a denunciare. La speranza è questa, dal momento che il 93% dei casi di violenza domestica non viene segnalato, e soltanto il 46% delle donne si rivolge a specializzati centri antiviolenza. Stesso fine è anche quello della fondazione “Doppia difesa”, creata da Michelle Hunziker insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, che può essere sostenuta mediante il versamento di due euro inviando un sms al 45509. Come asserisce lo slogan della campagna, le donne sono stufe di sbattere contro le porte…

Donne in piazza contro la tirannia Tunisia, Egitto, Libia: siamo di fronte ad una smisurata rivolta popolare che, nel bene o nel male, porterà ad una netta trasformazione del mondo Nordafricano.Comune denominatore di queste sommosse civili, oltre che la voglia di democrazia ovviamente, sono anche le donne. Il 25 gennaio contro il regime di Mubarak migliaia di giovani sono scese in piazza a fianco di universitari ed operai per far sentire la propria voce, il proprio dissenso: contro qualsiasi stereotipo diffuso in Occidente, non se ne sono state chiuse in casa ad osservare da lontano la rivolta. Come i loro uomini sono confluite nelle strade e in piazza Tahrir, al Cairo, per manifestare, per chiedere a gran voce le dimissioni del presidente Mubarak, in carica dal 1981 e sotto accusa per aver oppresso il popolo e per averlo impoverito sempre più, per la mancanza di libertà e per la dilagante disoccupazione che flagella oltre il 20% degli egiziani, in un paese in cui neppure chi studia riesce a migliorare il proprio tenore di vita. “ Vogliamo il cambiamento”, gridano nei cortei. Ma ora che Mubarak si è dimesso, molti temono un ritorno sulla scena politica dei Fratelli musulmani, partito islamico radicale fuorilegge dal 1954. Si ha timore del pericolo “integralismo islamico”, ovvero che la situazione degeneri come è già accaduto in Iran, dove nel 1979 la rivoluzione contro lo scià Pahalavi portò al potere l’ayatollah Khomein. In termini di proibizioni e di privazione dei diritti fondamentali le conseguenze furono devastanti, in particolar modo per le donne, relegate via via in una posizione sempre più subalterna e marginale. Ma, rassicura la scrittrice egiziana Randa Ghazy : “ L’Egitto non è l’Iran… qui esiste una grandissima tradizione di attivismo liberale. In piazza non viene usato nessuno slogan religioso né politico…I Fratelli musulmani sono un partito potente ma non l’unico all’opposizione: ci sono anche i liberali, i laici, i cristiani copti ed i riformisti…”. Staremo a vedere, incrociando le dita. Dello stesso parere è anche Azza Soliman, del Centro egiziano Women legal assistance: “La partecipazione così massiccia delle donne alle proteste è un segnale confortante, un vero e propri anticorpo contro la radicalizzazione dell’Islam nel Paese… le ragazze sono coinvolte come non era mai capitato prima: rappresentano il venti per cento circa dei manifestanti”. Intanto le proteste non sembrano placarsi ed i manifestanti attendono con ansia la nascita di un nuovo governo. La rivolta si è poi protratta a macchia d’olio in Libia, con risvolti ben più drammatici e preoccupanti: nei paesi nordafricani si sta scrivendo la storia, si continua a combattere. Sì: uniti, donne e uomini, fiduciosi in un futuro migliore, di democrazia e di pace. 42

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Curiosità dal mondo di Federica Spaziani Testa

Carissimi lettori, eccoci come sempre al nostro immancabile appuntamento con tutte le curiosità provenienti da ogni angolo del mondo.

Iniziamo subito con le notizie più curiose provenienti da ogni dove riportando un’informazione riguardante un cane speciale, un “cane record”, in quanto in grado di riconoscere più di mille parole. Chaser, un border collie femmina studiato dallo statunitense Wofford College, sa ascoltare davvero in modo egregio: ha dimostrato di saper riconoscere ben 1022 parole, esattamente come un bambino di tre anni. Il cane è stato addestrato per 5 ore al giorno in tre anni. La a viaggiare insieme sui bus. e donne possono continuare ini uom e può dov non e, e e ael Isr nqu in Voliamo adesso libero di prendere posto ovu stabilito che “il viaggiatore è posta degli ebrei orcorte suprema di Tel Aviv ha ciando in questo modo la pro boc i”, bal ver o che fisi i ion arti, dinanzi i maschi essere oggetto di coerciz i mezzi pubblici in due scomp re ide div di ta ies rich la to luppato con l’autodossi che avevano avanza a un decennio e che si è svi circ da io iniz to avu ha che e dietro le donne. Fenomeno rosa religione. mento dei seguaci della rigo

Cina: entro venti anni verranno aboliti tutti i cimiteri. L’intento di Shangai è prop rio questo: sopprimere i cimiteri, disperdendo le ceneri dei defunti in mare…con ince ntivi . Il cosiddetto “Piano oceano”, propaganda to con il motto “una vita migliore per una morte generosa”, mira ad eliminare le spese dei servizi funebri, risparmiare terreni ed evit are gli esodi dei parenti in visita alle tombe dei cari deceduti. A tutti coloro che s’im pegnano a farsi cremare ed a far dissolvere le proprie ceneri nel Mare Cinese Oriental e, le autorità offrono 350 euro e qualsiasi serv izio pubblico 5 volte maggiori rispetto a tutti coloro che decidono per la tradizionale tumulazione. Adotteranno la medesima strategia anche Hong Kong e Pechino , proponendo per di più l’Himalaya com e posto in cui far disperdere le ceneri, oltre l’oce ano Pacifico. Così operando massimo entr o 20 anni i cimiteri cinesi potrebbero sparire…

Parliamo adesso di un’inusuale guerra tra Pakistan ed India, cari lettori, e niente meno che a causa di banalissime cipolle! Il paese del Mahatma Gandhi, infatti, a corto dei popolarissimi tuberi, è costretto ad importarne dal vicino, con il quale i rapporti non sono mai stati idilliaci. Le autorità pachistane hanno stoppato le esportazioni dei propri bulbi verso l’India, a seguito della restrizione dell’export del cotone di quest’ultima. Immediata la reazione degli indiani, che hanno optato per il blocco commerciale degli ortaggi. Dunque…una guerra fredda davvero insolita!

Concludiamo con una curiosità circa il feto: sembrerebbe che esso possa vedere ciò che ha intorno, anche i suoi piedini e le sue mani, negli ultimi due mesi di gravidanza, momento in cui penetrerebbe la luce necessaria nella pancia della mamma tale da consentire al futuro pargoletto di cominciare a sperimentare la visione già nell’utero. Lo studio è stato portato avanti da un ricercatore del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.

Appuntamento al prossimo mese cari amici. aprile 2011

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Moda

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ty Miss Six

are amiche, eccoci giunte al mese di aprile, la primavera finalmente si fa sentire ed i nostri armadi gridano vendetta.... Anche per questa stagione la moda è poliedrica e accomodante, ma sempre nei limiti del buongusto e dell’originalità. Capi super eleganti si alternano ai più classici jeans strappati modello belle e maledette, il bello della moda è proprio questo, passare da un abito elegantissimo al completo più sportivo del mondo, quindi si al jeans vissuto in tutti i lavaggi, accostato a t-shirt di ogni tessuto e colore, ma non dimenticate mai il particolare, che andrà a fare la differenza, un cappello, un foulard o il classico scarponcino multistagione...Mi raccomando però a non fare un minestrone di stili, il confine tra fashion e trasandate è minimo, per foulard intendo una sciarpa di seta, non una di quelle politiche che usate dal liceo, oppure non fatevi vedere con jeans, camicia a quadri e poi ai piedi una ballerina, non c’è niente di più sbagliato, potete invece abbinare una giacca importante anni 80 ed un cappello con le piume anni 50. Il completo che vedete indossato da me nella foto, lo trovate da Bob & Jesael in via Po a Frosinone. Aspetto ancora le vostre foto care amiche, intanto vorrei rispondere ad una di voi che mi chiede come mai in giro c’è carenza di abiti premaman particolari ed eleganti! A tal proposito, cara amica, mi sono fatta un giro per Frosinone e ti consiglio di andare da Premaman in via Aldo Moro, troverai sicuramente qualcosa che ti piace, ma anche in questo periodo, non dimenticare di indossare accessori e di non uscire mai senza trucco, errore molto frequente in giro. Rispondo anche a Francesca che mi chiede come comportarsi con sua figlia di 12 anni che vuole indossare minigonne e tacchi, per me è troppo presto e fuori luogo, falle capire il bello di vestire casual, mostrale la mia foto di questo mese, così dovrebbe vestire, se proprio di tanto in tanto vuole indossare una minigonna o un vestitino, può farlo, ma abbinato ad anfibi o scarponcini sportivi; se proprio vuole essere elegante, puoi tollerare anche la ballerina, ma niente di più per non cadere nel ridicolo. Anche per questo mese vi saluto, non prima di ricordarvi che ci sono situazioni in cui l’eleganza è d’obbligo, inizia il periodo delle cerimonie e non vi fate saltare in mente di vestirvi sportive, abito abito abito.. i jeans e similari, lasciamoli per il pic-nic di pasquetta. Baci Emanuela

modaprimavera

di Emanuela Crescenzi

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Moda di Federica Spaziani Testa

La Primavera è alle porte! arissime lettrici, ormai la primavera è alle porte…andiamo a vedere dunque quali saranno le tendenze più in da sfoggiare quest anno. Le tendenze moda primavera- estate 2011 propongono una donna iper femminile, che riscopre il floreale ed i tessuti leggeri ma che allo stesso tempo ritorna allo stile anni ’70 delle asimmetrie e del rigore di tagli geometrici. Quali sono allora i capi di abbigliamento di cui dobbiamo assolutamente munirci? Il floreale è il più importante tra gli orientamenti moda primavera estate 2011: boccioli, fantasie floreali e botaniche sono un must per la moda estiva. Un nuovo romanticismo che si esprime con rouches, tessuti leggeri, pizzi e stampe romantiche. Il rigore dell’asimmetrico rende poi raffinata la moda con abiti monospalla, orli irregolari, bluse e camicie con un’unica manica. La geometria dei tagli asimmetrici e le proporzioni studiate sono una delle tendenze moda per capi di grande carattere che volgono lo sguardo allo stile anni ’60 e ’70. Tagli asimmetrici, rigore e frange dunque, per un cocktail serale o per il classico aperitivo sulla spiaggia. Anche la tela jeans si riconferma regina delle calde serate che ci attendono: leggera e drappeggiata per dare vita ad abiti femminili e bon ton, con stampe divertenti e fantasiose per le più fashion. La moda primavera estate 2011 assicura la riscoperta di tonalità da tempo assenti dalla maggior parte delle passerelle: un’esplosione di colori vitaminici come rosa, azzurro, blu, rosso ed arancione che regaleranno energia, luce e vitalità alla moda femminile estiva; eleganza e raffinatezza con tocchi di ironia tra righe multicolore, frutta ed oggetti strambi ed eccentrici. Anche gli abiti da sera mettono da parte il nero e prediligono colori sgargianti, senza perdere però eleganza e fascino grazie all’essenzialità e sobrietà delle linee. Sì a gonne cortissime e mini shorts…da indossare anche sopra leggins colorati o accostati a pezzi importanti e voluminosi per soppesare l’effetto visivo. Quotati considerevolmente anche i look etnici, con richiami all’Africa.

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Tendenze moda primavera-estate 2011 Ecco una mini-lista di quei capi salva- vita che dovrebbero essere sempre contenuti nell’armadio di ciascuna di noi: 1- Maglia o camicia bianca, elemento cardine per la stagione calda, versatile e pratica, adatta ad ogni tipo di mise casual o elegante che sia. 2- Pantaloni anni ʼ70, dalla vita alta e dalla gamba larga, per coloro che vogliono esaltare la loro femminilità con raffinatezza. 3- Maxi maglie, comodi abiti e tute fashion, a tinta unita o a fantasia. 4- Giubbino in pelle, il classico sempre alla moda. 5- Sandali con zeppa, per slanciare la figura senza rinunciare alla praticità. 6- Colori vivaci e colore effetto nudo, per giocare con gli estremi dei colori: da quelli più audaci e sfavillanti al tenue color pelle, molto sexy. 7- Jeans e cardigan, capi indispensabili adatti ad ogni stagione ed in ogni momento della giornata: dall’ufficio alla cena romantica.

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Danza THE PARSONS DANCE COMPANY Fine dinning - Una pièce sui contrasti generazionali di Enza Venditti

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n ogni lavoro di David Parsons l'ispirazione giunge da fonti diverse; l'importante è che ciascuna creazione abbia un'identità precisa. L'artista, che attinge dalla musica contemporanea e da quella del passato, si assume anche il rischio di commissionare brani originali a compositori emergenti e di cambiare frequentemente sia scenografi che costumisti. La scelta di non avere schemi prefissati e di variare il linguaggio espressivo anche all'interno di una stessa coreografia è stata una sua costante almeno sino agli anni Novanta, consentendogli, come ha affermato, "una via vai continuo di emozioni, colori e movimenti". Fine Dining non si sottrae a questa impostazione. Se le idee arrivano "non si sa come", ecco un pezzo nato in un giorno imprecisabile del 1991, mentre Parsons si trovava a fare la fila in una mensa. Guardando l'attempata cassiera e lo scorrere dei cibi sul nastro del self service, ha immaginato questo video-coreografia che ripropone una tranche de vie quotidiana in cui emerge il conflitto tra anziani e giovani. "Mi piace quando il pubblico si riconosce in un mio lavoro_afferma l'artista_quando nota di aver già vissuto un'esperienza simile a quella che gli propongo. Ciò che faccio è rendere la realtà più gioiosa, divertente, oppure, a seconda dei casi, più tragica o commovente".

EXCELSIOR Un balletto storico figlio della sua epoca, allegoria del progresso

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di Enza Venditti

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reato dal coreografo Luigi Manzotti Excelsior è uno storico balletto italiano ispirato ai principi del progresso e della pace tra i popoli (esordi’ al Teatro alla Scala di Milano l’11 gennaio 1881). vero e proprio kolossal, con scenografie imponenti, grandi masse di figuranti, comparse e un’ articolazione complessa di quadri che anticipava all’epoca la futura arte cinematografica. Quello evocato da Excelsior è il fascino di un mondo scomparso, che restituisce tutto il sapore del melodramma esotico, delle tematiche e dei simboli tardo ottocenteschi. “Gran ballo popolare” ha un forte valore allegorico che ha come filo conduttore la lotta della Civiltà e della Luce contro l’Oscurantismo, forza ostile che cerca di opporsi con ogni mezzo alle innovazioni della scienza e al progresso dell’umanità che inesorabilmente verrà sconfitta. Negli episodi dello spettacolo assistiamo cosii’ alla nascita della macchina a vapore, al trionfo dell’ elettricità (invenzione del nostro grande Alessandro Volta), alle aperture del Canale di Suez e della Galleria del Censio oltre, infine, alla maestosa parata di tutti i popoli della Terra che inneggiano alla pace e alla fratellanza. Excelsior è una vera e propria fucina di idee, supportata da fantasiose trovate sceniche e coreografiche, che fanno sempre grande il nome dell’Italia rendendone omaggio.

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Ricorrenza di Enza Venditti

...UN ITALIANO

VERO!

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festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia sono stati senz’altro occasione per riportarci alla memoria fatti storici e personaggi che sono stati i padri della nostra amata patria, e ci hanno in qualche modo risvegliato quel senso di appartenenza al nostro Paese che forse ogni tanto è rimasto in sordina. E allora abbiamo assistito a spot pubblicitari tricolore, tutti o quasi abbiamo indossato la spilla del tricolore, persino la moda ci ha offerto capi d’abbigliamento e accessori in verde, bianco e rosso e intere trasmissioni televisive e approfondimenti giornalistici sono stati dedicati all’evento che, giustamente, ha trovato una giornata in cui essere legittimato. Eppure un piccolo errore forse lo abbiamo fatto; già perché, se è vero che una Patria non può esistere senza i padri è altrettanto vero che una Patria non è tale senza i figli che portano avanti le stesse convinzioni e l’operato di chi li ha preceduti. Ero piccola e Toto Cutugno cantava il suo orgoglio di essere italiano, un “italiano vero”; sono cresciuta e quello stesso orgoglio, in un clima completamente diverso, l’ho sentito nelle parole di Fabrizio Quatttrocchi quando, in punto di morte, prima di essere ucciso tenta di togliersi la benda dagli occhi per vedere in faccia i suoi assassini e con una fermezza che non si lascia piegare dice:”Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.

Vi faccio vedere come muore un italiano:

parole che sono valse una medaglia d’oro al valor civile e alla memoria nel 2004, ma non il ricordo nella giornata che forse più di tutte le altre avrebbe dovuto rivolgergli un tributo, se non altro un saluto. Perché in punto di morte, e in piena coscienza che della tua vita non rimane che qualche minuto, forse l’ultimo pensiero di qualsiasi comune mortale sarebbe andato altrove, si sarebbe rifugiato in angoli della memoria in cui cercare protezione, riparo, conforto, nel pensiero della famiglia e, per chi crede, in Dio, e invece Fabrizio si è rifugiato nel suo essere italiano, ha portato a termine la sua rappresentanza in Iraq fino alla fine, fino a che quella voce calma e fiera non gliel’ hanno spezzata i tre proiettili sparati alla schiena e alla nuca da chi, il coraggio di guardare non l’ha avuto neanche di fronte una benda. Cercare solo nella storia passata, senza dare cenno di quella presente, non ci rende più italiani, perché l’orgoglio di un senso civico di appartenenza può essere attualizzato e contestualizzato, e magari i giovani inizierebbero a vivere le cose con più vicinanza e meno distacco, indipendentemente da ogni pensiero e considerazione politica, perché di fronte la morte non può che risvegliarsi solo ed unicamente la coscienza umana. Grazie Fabrizio Quattrocchi!

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Carnevale di Venezia I miei vecchi reportage

Foto e testi di Rodolfo Coccia

l’edino 1982. Quel an ia ez en V i arnevale d ente alla città icata interam ed d fu e n o zi iava Pulcichino abbracc ec rl A , li o ap N di unto d’ine sanciva un p ch io g g la el i diversi, nella, un gem e due mond re u lt cu e u to dei contro tra d tocratico vissu is ar n u a d ò ei er ni tangibili n accomunati p a lasciato seg h e el ch u i q rs a o D sc à. secoli delle due citt ti en m a u st n o fe m la maestosi ia diventerà evale di Venez i. Un mol’anno il Carn zo dei costum ar sf lo el d e entare la dell’eleganza e che farà div n io iz ad tr e anche mento di arte tto il mondo tu in sa o m fa i miCittà dei Dog no. Migliaia e an l’ el d i rn io g chi lcheranno per questi po aschera si acca m in e n so er p ondole per gliaia di i traghetti e g su i, ll ca le el n era nella sui ponti, ballo in masch n ra g al ra se sta non è ritrovarsi la est’anno la fe u q e ch n A . a tazioni piazza magic tte le manifes tu in e m co , o rpresa. stata da men non più una so to es u q e at d consoli

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ALATRI

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urtroppo nemmeno la destrezza del Direttore Generale dell’Asl di Frosinone, Dott. Carlo Mirabella, manager di affermata lungimiranza, può da solo e attualmente ridare vitalità ad uno dei Reparti più affermati della Provincia, che ha prodotto migliaia di interventi nel corso degli anni passati, dando lustro all’intero settore. La mannaia della Polverini non lascia scampo!. Il Direttore del reparto di Ortopedia e Traumatologia di Alatri, Dott. Lorenzo Ingegno, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, lasciandoci il compito di informarci e di fare chiarezza su tale questione. Facciamo un quadro dell’organico degli specialisti in servizio presso Ortopedia e Traumatologia AUSL Frosinone. I Dirigenti sono di 2° livello e di 1° livello. Anagni (prossima chiusura dell’Ospedale) ha in organico un dirigente di 2° livello e tre di 1° livello. Alatri, un dirigente di 2° livello e due di 1° livello, di cui uno con mansioni ridotte. Frosinone, un dirigente di 2° livello, sei di 1° livello di cui uno con mansioni ridotte. Cassino, un dirigente di 2° livello e quattro di 1° livello. Sora, un dirigente di 2° livello e quattro di 1° livello di cui uno con mansioni ridotte. Una nota di rilievo. Dei medici su menzionati con mansioni ridotte tre non svolgono turni di P.D. e di sala operatoria. Inoltre, l’assurdità delle assurdità, ci risulta ch altri Ortopedici svolgono attività presso altre strutture dell’Azienda Asl di Frosinone. Insomma sulla carta figurano 25 ortopedici che, eccezione fatta, di qualcuno che entra in sala operatoria, gli altri, o quasi, chi per un motivo chi per un altro, tutto fanno fuorché gli ortopedici. Bel grattacapo per Mirabella, che deve fare i conti con il blocco delle assunzioni, della mobilità e altro per cui la chirurgia nella nostra Provincia non funziona ed è inesistente nella sua operatività. Inoltre, ritornando all’Ospedale di Alatri, chiudendo anche la Rianimazione non ci sarà paziente che si rivolgerà alla struttura per essere operato. Va da sé che il reparto di Ortopedia e Traumatologia che vanta oltre 120 protesi l’anno, tra questi quelli delle anche e ginocchia, ora le vedrà partire per interventi in altri centri. E’ indispensabile che una S.C. chirurgica per

Sanità

L’Ospedale di Alatri vive alla giornata

Il reparto di Ortopedia e Traumatologia è senza chirurghi e rischia la chiusura di Nicandro D’Angelo

poter operare in termini di sicurezza e per assicurare i minimi livelli di assistenza in relazione alla tipologia dell’attività che svolge, necessiti di almeno 7 dirigenti di 1° livello. E’ lampante che la AUSL con le forze attualmente a disposizione, considerati anche i medici a ridotte mansioni, è in grado di poter organizzare soltanto 2 SS.CC. Riporto, parte di una nota di un paziente che si è rivolto alla nostra Redazione. “Egregio Direttore, possiamo ancora assistere allo sfascio nei nostri ospedali? Io mi dovevo operare al ginocchio, sono andato all’Ospedale di Alatri ma non mi hanno potuto operare perché, mi hanno riferito, che non ci sono i medici. E’ possibile che le cose stanno così? Eppure, mio cugino che è stato operato ad Alatri, mi ha detto che è stato operato al ginocchio, che l’intervento è felicemente riuscito, ed ora, addirittura, fa sport e non accusa più dolore al ginocchio. A questo punto, dopo la seconda volta che sono andato per vedere se le cose erano cambiate, ho trovato la stessa situazione. Così mi sono

dovuto rivolgere altrove per l’intervento. Le sembra giusto? Grazie”. Allora noi giriamo la nota al Direttore Generale, vista la sua “Intellighenzia”, non potrà che fortemente perorare la causa presso la Polverini affinché metta mano ad una situazione penosa che fa della nostra struttura ospedaliera lo zimbello dell’ AUSL di Frosinone, ridicolizzandoci verso altre strutture ospedaliere. 51


Musica

Classica

La Sacra Musica a cura di Cesare Marinacci

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a musica è vibrazione dell’animo e della materia ma anche silenzio: il silenzio confuso della notte dei tempi nella quale si celano misteriose origini. Su questa tematica il vivace dibattito, sviluppatosi in un’ottica tipicamente Romantica, coinvolse dal XIX secolo in una complessa ricerca, musicologi, antropologi ed etnologi. Essi inseguirono la musica verso un massimo comune divisore da cui scaturisse la consapevolezza dell’uomo verso il suono e ciò li condusse fino all’alba della civiltà. Era nata la Musicologia comparata, l’Etnomusicologia. Studiosi come Herbert Spencer o Charles Darwin ricercarono le origini della musica nelle variazioni del linguaggio parlato provocate dalle emozioni e dagli istinti, altri come Richard Wallaschek e Karl Bucher nella scansione ritmica che poteva regolare le varie attività lavorative e rituali, altri ancora come Fausto Torrefranca e Carl Stumpf, nella necessità di produrre segnali con la voce. Quel che convinceva i più era il legame originario tanto più profondo quanto inconsapevole della ‘musica’, o meglio del suono, con la vita, quel che si cercava era cosa, nel tempo, la potesse invece differenziare da quest’ultima. La musica è nata verosimilmente come comunicazione, funzionale in ogni

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senso, per rimarcare un gesto o un evento, prima del verbo, o meglio come ‘verbo’ che vibra senza concetti, attraverso le emozioni primordiali; profonda nel nostro animo per la profondità delle sue radici e dunque universale, per quanto policroma nella sua storia e nei suoi idiomi. Con una visione comparata si può chiaramente affermare che la musica ed il sacro sono strettamente correlati fin dalla puerizia della civiltà; meglio, che la si contempli dal punto di vista religioso o da quello scientifico, addirittura fin dall’origine del Cosmo. In principio era il Verbo, quindi il suono, da cui sorgono tutte le cose; non sarà inatteso riscontrare come in civiltà lontanissime si associ ad un meraviglioso evento sonico il natale dell’universo: il Verbo era Dio. Come rileva il musicologo Marius Schneider, anche le cosmogonie indiane vedono nella creazione una divinità che ‘canta il suo verbo’, una melodia primordiale che esplode in un tuono generatore. Per la cultura cinese il suono era da principio un’emanazione degli antenati; per gli indiani d’America il mondo era stato creato da un triplice canto del Dio e fin dalle popolazioni antichissime era collocato sul gradino più alto, come un essere superiore, chi aveva il ‘potere’ e l’autorità di ‘intonare’ le for-

mule rituali, nelle quali il suono emergeva dalla semplice parola. La musica è, dunque, una emanazione diretta di universali principi, e l’armonia musicale udibile è lo specchio di quella cosmica. Presso i Greci, altra qualità comune a civiltà diversissime, la Musiké poteva influire sulle umane azioni secondo una concezione che assunse il carattere di dottrina già presso i pitagorici: l’Ethos. Lungi dall’essere accostabile al moderno significato musicale del termine, l’armonia rappresentava, dello spirito come della materia, lo stato primario verso cui tendere: armonia doveva essere tra le colonne di un tempio, armonia nel verso di un poeta come nelle forme di una scultura, armonia nelle movenze di un atleta come nella condotta dell’esistenza; si riteneva che anche il moto degli astri, regolato dalle stesse leggi universali, generasse una ‘musica perfetta’ per quanto inaudibile, la stessa che poteva risuonare nell’animo umano; la ‘ineffabile armoaprile 2011


Classica Musica nia’ dantesca. In Aristotele, come già nei testi pitagorici, si trova associato al suono il termine catarsi ad indicare che, come un’erba medica dell’anima, la musica, imitando le passioni negative dell’uomo, può liberarlo e ristabilirne l’equilibrio interiore. Platone sottolineava l’alto potere che la musica poteva esercitare nella società, riconoscendone la capacità di guidare l’etica umana e formare il carattere, ma avvertendone anche le potenzialità negative di deviazione verso comportamenti puramente edonistici. Sono tesi ripercorse da Sant’Agostino, il quale rappresenta un grande punto di congiungimento con la cultura cristiana. Anch’egli, similmente alla scuola pitagorica, considera il suono come specchio dell’armonia matematica, ma pur ammettendo il diletto semplice dell’ascolto assegna il vero valore alla percezione razionale e speculativa di tale armonia. La teoria del ‘Big Bang’ accomuna suggestivamente scienza e fede: 1964 i fisici Arno Penzias e Robert Wilson rilevano misteriose onde che giungono sulla terra da ogni parte dell’universo…come echi dal profondo silenzio siderale. Echi di cosa? Un suono? Forse, come teorizzava George Gamow già dagli anni ‘40… un Grande Suono prima del quale il nulla e da cui il tutto. Un tuono miracoloso che dopo un tempo paragonabile all’eternità giunge ancora fino a noi, come un’eco onnipresente, in quella che oggi è comunemente chiamata ‘radiazione cosmica di fondo’. Cos’è il suono dunque? Un’entità astratta, pura energia fluttuante, che non esiste di per sé stessa, ma attraverso gli elementi nei quali si propaga e che dunque concretizza nella loro consistenza materica. Allora è effettivamente una vibrazione imperscrutabile che dona la vita agli oggetti che sfiora. Non sorprende come, anche attraverso la semplice percezione, si assegni al suono un principio dinamico e come aprile 2011

da sempre si associ a questo principio un valore simbolico e miracoloso. Panta rei, tutto scorre, come un ruscello, come le onde del mare, la vita è vibrazione, è pneuma, soffio, come un’aura delicata o impetuosa procella. Cosa presta figura a queste immagini concettualmente astratte? Il loro suono, incorporeo, talvolta immaginario ma presente. Allora la vibrazione è un’emanazione soprannaturale, tanto più vivifica quanto più si avvicina all’astrazione, attraverso vari gradi di percezione pur sempre intangibili; la vibrazione, partendo dallo stesso albore, prima è sonora poi è sonica ed inaudibile fino a diventare, nel suo massimo, luce che non ha più occorrenza d’alcuna sostanza per propagarsi; è interessante notare, ancora con Schneider, che il sanscrito prevede la stessa radice per ‘luce’ e ‘suono’; ergo il suono è una rappresentazione celeste, la musica è il sacro. Questa interpretazione, che in qualche modo coniuga oggi scienza e misticismo, può considerarsi una rilettura, con elementi attualizzati, della concezione di grandi personalità come Ernest Theodor Amadeus Hoffmann o Wilhelm Heinrich Wackenroder il quale era convinto di un connubio naturale tra musica e sacro anche al di là della sola prassi liturgica quando affermava :“Chiudo gli

occhi di fronte a tutte le guerre del mondo e mi ritiro silenzioso nel regno della Musica come nel regno della Fede dove tutti i nostri dubbi ed i nostri dolori s’annegano in un mare di suoni…”. Siamo in presenza di un pensiero estetico-mistico, cui in parte aderiranno i massimi filosofi romantici da Schopenhauer a Kierkegaard. Dai pitagorici, passando per i padri della chiesa, ed il Medioevo si collegava alla musica una consapevolezza del trascendente per via intellettuale, invece in epoca romantica si transita per l’intuizione subitanea, l’ispirazione, la musa che visita il genio predisposto alla rivelazione. In ogni caso siamo di fronte ad un mezzo di conoscenza, di interpretazione. Appare naturale illustrare come l’arte dei suoni, pur allontanandosi dal prodigioso, abbia comunque assunto nella storia, anche negli aspetti più semplici, una forte valenza simbolica ed amplificante nelle situazioni in cui si manifestava. Da ornamento delle arti dunque la musica tutte le domina, libera da codifiche definitive perché essa stessa primordiale regola, espressione dell’armonia ‘necessaria’ nell’ordine delle realtà, tanto da trascendere l’arte stessa, la vita e la storia proprio per la sua presenza essenziale in esse. Come per le forme di Michelangelo desidera solo d’essere ‘scoperta’.

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Geologia

di Mario Catullo Gentilcore

L’AREA CARSICA DI PASTENA

Parte terza

L’APPORTO IDRICO DI BACINO.

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e grotte di Pastena devono la loro stessa origine al continuo e copioso apporto idrico proveniente dal territorio esterno alla cavità. Quest’apporto era spesso tanto abbondante da sommergere lo stesso ampio portale d’ingresso alle grotte che s’innalza di 60 metri dal letto del Fosso Mastro fino ad invadere la strada sovrastante le grotte stesse. Nel corso degli anni settanta, a cui risalgono le prime esplorazioni nel ramo attivo inferiore della grotta, coi membri del Gruppo Speleologico Ciociaro, bastavano solo venti minuti di insistente e continua pioggia esterna alla grotta perché tutti i sifoni del ramo attivo o quel che restava degli stessi dopo i vari rimaneggiamenti e adattamenti, andassero in regime di piena! Si pensi che alcune misure di portata effettuate presso la risorgenza dell’Obucco hanno dato valori massimi fino a 1500 litri al secondo!! Tutti i successivi lavori sia interni che esterni alla grotta hanno non poco modificato l’assetto idraulico della cavità pertanto allo stato attuale questa tempistica dovrebbe essere mutata. Il carattere torrentizio del Fosso Mastro porta a situazioni alterne tra magra completa e rari episodi di piena. Negli anni sessanta queste piene erano abbastanza frequenti e rovinose. Basti pensare alla grande piena del 1966 che investì tutta la penisola italiana e che nel soffitto della grotta, complice l’enorme pressione delle acque, incastrò ruote di autocarro miste a rifiuti solidi urbani di varia natura. Se osserviamo l’andamento grafico dell’idrogramma riguardante il Fosso Mastro si nota

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subito come la distribuzione invernale pur nella sua variabilità presenti rari episodi di portata nulla. La suddivisione nei due periodi, estivo e invernale, si rende necessario a causa della netta diversità dei caratteri idrogeologici esistenti nelle portate estive e invernali. Infatti mentre nel periodo invernale l’analisi statistica delle precipitazioni permette di valutare la frequenza e la consistenza di portata e quindi calcolare le relative probabilità di ritorno, nel periodo estivo non è possibile effettuare né elaborazioni statistiche né studi previsionali poiché non si dispongono di campioni significativi al riguardo. Infatti sono molto rari gli episodi di precipitazioni utili a misure significative di portata in quanto le sporadiche precipitazioni estive danno al massimo un contributo a ristabilire la saturazione nelle coltri di copertura essiccate dalle alte temperature estive, combinate ad una rete di drenaggio superficiale che, in sèguito alle opere artificiali eseguite,

diventa rapida ed esaustiva. FORME CARSICHE IPOGEE. Nell’esame delle morfologie carsiche interne alla grotta bisogna partire da alcune considerazioni di carattere speleo genetico legate a questo ambiente che fino agli inizi degli anni sessanta conservava integre tutte le caratteristiche carso genetiche che avevano permesso nei millenni alla grotta di svilupparsi. Infatti la cavità superiore presenta la peculiarità di svilupparsi lungo un asse meandri forme a pochi metri dal piano campagna. Questo fatto determina una dipendenza temporale e spaziale molto stretta dal regime delle precipitazioni esterne che impiegano un tempo molto ridotto (non superiore alle 48 ore) per essere convogliate nel condotto superiore. Misure colorimetriche svolte in proposito negli anni ottanta, dopo un periodo di prolungata siccità, hanno dato tempi di percolazione associata agli eventi pluviometrici inferiori alle 35 ore. Questo fatto spinse lo scrivente a aprile 2011


sconsigliare, senza alcun esito positivo, la costruzione del piazzale superiore all’ingresso utilizzando un manto bituminoso impermeabile. Del resto questo piazzale, utile ai fini turistici come parcheggio di autovetture e autobus, avrebbe potuto realizzarsi con coperture di ghiaia o ciottoli al fine di assicurare l’apporto idrico al complesso speleologico sottostante. Tuttavia all’epoca altre sirene avevano facile ascolto da parte di autorità e preaprile 2011

posti locali alle opere. Oggi il Comune di Pàstena resosi conto del problema sta pensando di smantellare proprio quella copertura asfaltata realizzata tempo fa e sostituirla con una diversa, adatta a favorire l’infiltrazione e la percolazione(lento passaggio di un liquido attraverso una massa filtrante) nell’ambiente ipogeo. Sarebbe anche auspicabile affiancare al progetto di questa nuova copertura una stazione di rilevamento dati meteorologici e di percolamento, da associare al nascente Museo delle Grotte , che proprio in questi ultimi tempi ha trovato una sua realizzazione nei pressi di questo piazzale di accesso turistico. Ciò permetterebbe di avere dati aggiornati utilizzabili artificiali a sezione circolare anche in fase di controllo dei fenomeni di speleo poiesi innescatesi in tutta la grotta.

briglia artificiale in cemento armato avente la funzione di creare uno specchio d’acqua fittizio e fasullo alla base dell’ampio salone d’ingresso. Identico discorso per il condotto di aerazione artificiale creato nel tratto finale del ramo fossile (sala dei pipistrelli) che per assicurare una discutibile e poco efficace circolazione d’aria per i turisti in visita, ha portato questi mammiferi ad abbandonare tali ambienti! Lo stesso dicasi per le gallerie artificiali a sezione circolare costruite dalla ditta Pouchain a colpi di esplosivi da mina che sicuramente hanno distrutto anche l’assetto delle leptoclasi afferenti all’idraulica di pressione della grotta stessa. Basti pensare che spesso nelle volte delle gallerie così ricavate si ritrovano, oltre ai soliti rifiuti organici putrescenti presenti anche prima dei lavori stessi, estesi segni di erosione

Parimenti si ravvisa l’opportunità di promuovere congressi speleologici, da me invano proposti da più di vent’anni e mai realizzati, per convogliare gli studi di quanti si sono interessati alla cavità e per avere una memoria storica e tecnica al riguardo, utile e necessaria per raffronti e futuri progetti. Oggi la cavità, come era logico aspettarsi, ha subìto, proprio a causa della sua destinazione turistica, una modifica delle sue peculiarità principali riferibili al Lo stesso dicasi per i parametri di umidità relativa riferibili ad alcuni ambienti. Ad esempio, la necessità di creare discutibili effetti scenografici ad uso turistico ha portato a costruire già negli anni settanta una

legati al regime di turbolenza che oggi si è instaurato nella cavità. Questo in termini pratici significa che con il trascorrere del tempo diminuirà sempre più il caratteristico drappeggio e concrezionamento che tanto rendono bella ed unica una grotta, per instaurarsi di sezioni ad andamento circolare fino a che il tratto attivo non diverrà un unico uniforme budello molto simile ad una condotta forzata artificiale simile a quelle in uso per le dighe costruite dall’uomo. Alternativamente in caso di scarsi o irregolari e modesti apporti idrici la grotta è destinata ad una morte precoce che in termini tecnico/speleologici viene denominata “ speleopoiesi “. (continua) 55


Calcio serie B

La situazione di classifica del Frosinone resta problematica. Per ora la salvezza è più lontana della retrocessione.

SAN SILVERIO

pensaci tu! LA SQUADRA DI SASÀ CAMPILONGO DOVRÀ SUPERARE UNA SERIE DI DIFFICILI OSTACOLI PER RESTARE IN SERIE B. di Franco Turriziani e Vincenzo Greci

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ontinua la via crucis canarina verso la salvezza che resta, purtroppo, più un miraggio che una meta raggiungibile. La quinta esperienza del Frosinone nel difficile e lungo campionato di serie B infatti sta volgendo al termine con lo spettro della retrocessione sempre più minaccioso. Purtroppo tutti i tentativi che la formazione di Sasà Campilongo ha effettuato per cercare di raggiungere una posizione di classifica meno rischiosa si sono infranti contro una realtà che smorza anche l’ottimismo più pacato. Al termine del campionato mancano ormai nove partite, compresa quella con il Siena che bussa alle porte, ed i canarini hanno dietro di sè soltanto la Triestina mentre la zona per evitare i play out è a quattro punti. Ma niente è ancora definito e la speranza di evitare la retrocessione resta nei cuori di quanti sono rimasti vicino ai colori del sodalizio del presidente Stirpe. Nel campionato 2009-2010, il Frosinone è riuscito proprio in extremis a restare nella cadetteria; il miracolo potrebbe nuovanente ripetersi anche se la situazione di classifica attuale è sicuramente più problematica. Ma, come

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dicevamo, la speranza c’è ed è dura a morire anche se certe leggerezze potrebbero avere conseguenze disastrose. Ci riferiamo al pareggio di Trieste, dove il Frosinone guidava il risultato, grazie alle reti messe a segno da Masucci e da Sansone, quando al termine dello scontro diretto mancavano soltanto nove minuti. I due punti persi potrebbero ora risultare determinanti nella lotta per la salvezza ed il rammarico aumenterebbe e come. Guai, per ora, a lasciarsi andare o meglio ad arrendersi prima che la matematica dia i suoi verdetti, gli unici a contare. Certo gli errori non sono mancati, nemmeno la società ne è esente. Due formazioni fatte, la prima a giugno/luglio del 2010, la seconda a gennaio 2011. Manipoli di giocatori in entrata ed in uscita a tutto discapito della stessa squadra che giammai ha avuto i requisiti di un gruppo veramente granitico. E l’attuale situazione di classifica è figliastra di tale politica. Ora, comunque, più che parlare del passato è necessario affrontare il futuro immediato. Nove partite al termine dicevamo, nove sfide da affrontare per conquistare i punti necessari per restare i serie B. Fuori casa i canarini dovranno giocare

a Crotone, Novara, Ascoli, Pescara e Livorno; al “Comunale, dopo il Siena, dovranno scendere in campo, Vicenza, Sassuolo e Padova, tutte partite di elevato tasso di difficoltà. Se Biso e compagni saranno in grado di affrontarle con la stessa intensità di gioco, con la stessa determinazione e con lo stesso coraggio con cui hanno giocato e battuto il Torino, tutto può ancora succedere. Può succedere che la squadra di Sasà Campilongo faccia i punti necessari per risalire la classifica e conquistare la zona salvezza. L’anno scorso ci riuscì nelle ultimissime battute di campionato, questa volta potrebbe ripetersi. Sarà una impresa difficile ma non impossibile. Perciò.... San Silverio pensaci tu!

aprile 2011


i a m e r i d i a M

I Canarini di capitan Biso, superati dal Siena secondo in classifica, escono dal Matusa a testa alta

FROSINONE - SIENA 0-1 Mister Campilongo nel dopogara: GIOCANDO COSIʼ ANCORA POSSIAMO SALVARCI di Vincenzo Greci

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l Frosinone non ce l’ha fatta a fermare il Siena. I ragazzi di mister Antonio Conte non hanno lasciato punti al Comunale vincendo la gara con il minimo scarto grazie ad uno splendido gol di Vergassola. Dal canto suo il Frosinone recrimina, a ragion veduta, per un rigore non concesso dall’arbitro Giampaolo Calvarese di Teramo (fischiato lungamente da tutto lo stadio) e per il palo pieno di Sansone con Coppola battuto; questi due episodi avrebbero potuto certamente ribaltare le sorti dell’incontro. I Canarini ora sono penultimi in classifica: tre punti avanti c’è l’Ascoli e quattro punti in più hanno Cittadella, Crotone (prossimo avversario) e Portogruaro. Situazione sempre più difficile per Mattia Biso e compagni “che lascia l’amaro in bocca - ha dichiarato il capitano canarino - perché il pareggio sarebbe forse stato il risultato più giusto. Tuttavia un punto non avrebbe risolto i nostri problemi. Sappiamo che è dura e lo sarà fino alla fine ma se sapremo evitare gare come quella di Modena e giocheremo con sacrificio ed abnegazione potremo farcela”. Dello stesso parere è mister Salvatore Campilongo: “C’è enorme amarezza soprattutto per i miei ragazzi e per i tifosi. La squadra ha fatto una grande gara ma appena siamo scesi di forza e di intensità sono venuti fuori i valori tecnici impressionanti del Siena. Anche Vergassola ha fatto un gol stupendo sul quale si poteva fare poco: è nel suo dna fare di questi gol. Noi abbiamo giocato bene con orgoglio, grinta, determinazione e con la giusta cattiveria agonistica. Siamo stati bene in mezzo al campo, concedendo poco ai seppur forti avversari e creando anche ottime occasioni. Anche il pubblico è stato immenso e per questa gara non mi sento di recriminare nulla. Mi spiace soltanto per i ragazzi che non hanno concesso nulla e che avrebbero meritato di più ma questo fa ben sperare per lo sprint finale del campionato. Non incontreremo sempre il Siena e non tutte le partite andranno come questa. Perché francamente non condivido alcune decisioni arbitrali tra cui quella del mancato rigore ma soprattutto mi è sembrato di assistere ad un metro di giudizio tutto in favore del Siena. Ma al di là delle recriminazioni, la classifica è quella che è e dobbiamo ricominciare dal risultato di questa sera. Sono convinto che questa squadra non mollerà. Non lo farà l’allenatore figurarsi i giocatori. Si riparte quindi da Crotone“.

aprile 2011

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A passi di

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febbraio 2011


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novembre 2010


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Il castello BONCOMPAGNI VISCOGLIOSI Parte seconda di Massimo Sergio

LA STORIA CONTINUA… el 1790 i duchi Boncompagni/Ludovisi costruiscono vicino al loro castello un lanificio per la produzione di pregiate flanelle. Mentre nel 1825 i proprietari di allora, i Mazzetti-Lambert, riprendono ed incrementano sviluppandola l’attività tessile che proseguirà con grande successo per tutto l’Ottocento. Nel 1920 l’ingegnere Angelo Viscogliosi riconverte il lanificio in feltrificio per appagare la sempre più crescente domanda di feltri della zona. Negli anni Settanta l’immobile viene radicalmente modificato ed ampliato per l’alloggiamento dei macchinari della nuova tecnologìa dei feltri agotrattati (umidi) e delle tele essiccatrici in commercio. Verso la fine degli anni ’80 (precisamente nel 1987) l’attività è ripresa alla grande con ulteriori sviluppi e ammodernamenti dall’attuale società BINET SUL LIRI spaEngineer Fabries, quale partner sul mercato italiano della francese BINET Fentres S.A., grazie alla quale i feltri prodotti in Ciociarìa si fanno conoscere ed apprezzare in moltissimi paesi del mondo, dal Sudafrica alla Scandinavia, dal Brasile alla Cina e ricoprono regolarmente alcune prestigiose posizioni in tutta Europa. In questo attuale millennio l’ing. Marco Viscogliosi, nipote del fondatore del feltrificio Angelo, ha riconquistato il controllo societario. Perciò dal 2001 l’industria ha conosciuto uno sviluppo tecnico, produttivo, occupazionale e commerciale a dir poco straordinario e portentoso, raggiungendo uno share del 10% circa del mercato nazionale, per gettare le basi di una consistente espansione ed ascesa sui mercati stranieri. Il Castello-fortezza, inteso anche come mastio/maschio(ricordate il Maschio Angioino napoletano?) esternamente non dà ragione di quanto vi è contenuto e di quanto si può ammirare internamente. Esso dagli isolani è indicato e additato affettuosamente come La Rocca, ma nel contempo è monumento nazionale e quindi patrimonio di tutti. E’ ben tenuto ed è quello meglio conservato fra i manufatti insistenti sul territorio ciociaro. La prima menzione di un castello ad Isola del Liri risale all’anno 1100, in una bolla di papa Pasquale II diretta al vescovo di Sora, Goffrido, in cui si cita un Castellum Insulae. Tale fortezza veniva intesa come un baluardo difensivo della piana di Sora e concepito come prima difesa della Città, molto probabilmente di proprietà della diocesi. Esso è situato a ridosso del centro storico là dove il fiume Liri si biforca in due bracci per andare a comporre un’isola e due cascate alte quasi 30 metri, la Cascata Grande e la Cascata del Valcatoio o anticamente del Gualcatojo. L’archeologo e scrittore tedesco Ferdinando Gregorovius, che viaggiò ed ammirò la Ciociarìa tutta, parlando

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del Ducato di Sora, nelle sue Passeggiate per l’Italia (1859), affermò: “ Di rado il parente di un Papa ebbe un possesso più incantevole di quello di Sora“. Tale castello è nato in epoca sicuramente altomedioevale (ne è la testimonianza più antica la Torre medioevale), più volte rimaneggiato. Successivamente, nel momento in cui i Boncompagni acquistarono il ducato di Sora, alla fine del secolo XVI, esso fu trasformato in abitazione/fortezza. Il Castello, fondato sullo sperone di roccia che divide il fiume nei due rami detti mostra nelle sue parti l’avvicendarsi delle varie epoche in cui è stato ampliato. Ovunque, negli stucchi e negli affreschi ivi esistenti, è stata esaltata la famiglia Boncompagni. Da ammirare il salone cosiddetto delle Rondinelle, completamente affrescato con episodi del Vecchio Testamento e con motivi ornamentali che hanno sempre particolari riferimenti alla famiglia ducale. Interessante, dal punto di vista storico, la Sala degli stucchi, ove sono raffigurati in 18 bassorilievi i domìni che la famiglia possedeva nei ducati di Sora, Arce ed Aquino. L’opera, certamente attribuibile a stuccatori locali, raffigura una serie di paesi della Valle del Liri come si presentavano agli inizi del XVII secolo. Ancora più interessante è una serie di affreschi in alcune stanze del medesimo castello, in particolar modo quella detta della Penitenza, per le raffigurazioni particolari in essa contenute. All’interno del Parco (lato via G.Nicolucci), vi è la bellissima chiesa circolare realizzata al tempo di Antonio Boncompagni, riassorbendo in parte una delle absidi originali della chiesa parrocchiale di San Lorenzo, sita a quel tempo presso il castello e demolita agli inizi del ‘600 perché già fatiscente a sèguito di un terremoto avvenuto intorno agli anni ’90 del XV secolo. In detta chiesa, ora di piccole dimensioni, si conserva un pregevole affresco quattrocentesco di scuola laziale raffigurante la Madonna che allatta il Bambino ed ha ai lati San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria.

aprile 2011


E per finire, il PARCO è formato da un’area di 25 ettari, che dalla biforcazione del Liri arriva sino all’altezza del complesso in disuso dei Le Febre sito sull’altra sponda del fiume. All’interno vi sono tre fabbricati, già facenti parte del compreso industriale dell’ex Cartiera Viscogliosi. Essa era collocata all’interno dell’omonimo Castello e collegata col Parco attraversando un suggestivo ponte pedonale. Nella sua estremità nord il Parco giunge sino all’altezza del complesso Le Bebre, che era considerato nell’anno dell’Unità (1861) la Cartiera più importante d’Italia. Ad ovest, invece, esso Parco è delimitato dal percorso della pista ciclabile (Parco fluviale), che, costeggiando il Liri e il Fibreno, si estende nei territori di Sora ed Isola; mentre a sud è posto solo sulla biforcazione del Liri. E’ uno scenario unico e bellissimo: infatti non si trovano altrove delle emergenze architettoniche, ambientali e naturalistiche, tanto singolari ed affascinanti. Infatti in questo preciso punto il fiume forma le due pittoresche cascate, più volte menzionate, così che maestoso il Castello domina l’Isola storica da un alto ed il Parco omonimo dall’altro. Nel Parco v’è un’importante vegetazione forestale, tutelata e salvaguardata, costituita soprattutto da querceti: querqus pubescens cerris, robur, carpinus betulus, castanea sativa, ulmus minor, acer campestre ed ancora tante altre; mentre per quanto riguarda la fauna vi sono il riccio, la faina, la civetta, l’allodola, il pettirosso e tra rettili ed anfibi, l’orbettino, il rospo comune ed altri ancora, che sarebbero tutti da tutelare essendo spesso in via di estinzione. Altresì il fiume, in questo tratto, presenta una notevole vegetazione acquatica, quali canneti palustri ed arbusteti di salici,

aprile 2011

In viaggio per la

a i r a i c o Ci

mentre a livello medio si possono rinvenire boscaglie di ontani. Nella fascia più a nord troviamo i saliceti meno inondati formati da pioppo nero e bianco, ai quali segue la fascia salico/pioppeto in cui è presente anche la robinia o falsa acacia.

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Inquadramento territoriale e connessioni con le reti di trasporto terrestre


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Storia, Filosofia e Fede

Orfanotrofi Illustriamo con Suor M. Agnese Pignataro la “Magna Charta”alla quale la congregazione ha fatto riferimento, come modello di comportamento da tenere verso le bambine ospiti nelle case della Congregazione e come testimonianza della “sapienza del cuore” della fondatrice delle Suore Serve di Maria Addolorata di Nocera, Sr M. Consiglia Addatis Linee pedagogiche e stile di governo dell’orfanotrofio di portaromana

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di Monica Ciotoli

o scopo che si è sempre proposto l’Orfanotrofio è quello di raccogliere le ragazze più povere, prive almeno della madre, istruendole nelle cose elementari, secondo la loro condizione e capacità, specialmente nelle arti donnesche, come cucire, ricamare, far calze, tessere, stirare, e tutto ciò che può essere necessario ad una donna di casa della loro condizione. Il primo biografo della Madre Fondatrice, Domenico Paoloni, così descrive la vita della prima comunità: «Suore ed orfanelle, oltre alle pratiche della recita dell’Ufficio quotidiano, meditazioni, devote letture e considerazioni, alacremente eseguiscono, secondo le ordinazioni, ricami finissimi, approntano corredi, arredi sacri e col ricavato di questi lavori, nonché con un pò di questa, provvedendo al sostentamento nell’Istituto, e possono beneficare anche i poveri che loro chiedono soccorso». Altro aspetto da sottolineare è l’ampia libertà che viene lasciata all’orfana allorché ha raggiunto l’età o meno di permanenza nell’Istituto. «Le ragazze ricoverate possono andarsene sempre che vogliono, ed i parenti sono liberi di ritirarsele quando loro piacesse. Similmente le suore potranno restituirle ai parenti quando vi fosse qualche ragione. Non facendo richieste di uscire né l‘orfana, né i suoi parenti, può rimanere nell’Orfanotrofio fino all’età degli anni 21. Giunta a questa età, se per molto tempo fa istanze insieme ai parenti di rimanere nella Casa (facendo in prosieguo alle altre orfane, quello che è stato fatto a sé) veste un abito, il quale non le impedisce mai di essere libera di andarsene sempre che vorrà, perché non emette voti, né contrae obblighi di natura alcuna, come tutte le altre che esistono nella Casa». Il Regolamento nell’orario, nel ritmo della giornata, nella mensa, come nelle norme igieniche da seguire, differenzia il trattamento distinguendo tra le «piccole» e le «grandi» concedendo di più a quelle, perché più bisognose. Un denominatore comune, che si ritrova nelle prime fondazioni, da Casolla (1872) a Isernia (1896), è la preoccupazione di creare un ambiente familiare, per ospitare bambine orfane dai tre agli otto anni da educare e sostenere fino alla maggiore età (21 anni, all’ora). La scelta dell’età non era senza motivo: Suor M. Consiglia intendeva lavorare su un terreno recettivo, ben disposto e non contaminato. Ciò può sembrare delimitante, ma in realtà nel contesto sociale e religioso di allora, precisare l’ambito della propria azione significava chiarezza di vedute, poneva in essere le premesse per un’azione preventiva e di protezione. Nelle Regole primitive acquista particolare rilevanza la figura della Suora educatrice che «per ben compiere questa santa missione deve coltivare intensamente lo spirito interiore, informato a pietà soda e pratica, per comunicare alle orfanelle quei tesori celesti di cui lo Spirito di Dio avrà arricchita l’anima sua».



i

fa

a t i c i l b La Pub . i d n a r g e r a t diven

! u t e h c n a Falla

Il Mensile della nuova Ciociaria

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