CAUSE ................................................................................................................................................2 IBERNAZIONE SOLARE...........................................................................................................2 VULCANISMO...........................................................................................................................3 INERZIA TERMICA (FEEDBACK)..........................................................................................5 MINIMO DI DALTON, MINIMO DI MAUNDER, ERA GLACIALE.....................................6 GLACIAZIONE DI LANDSCHEIDT - INTERGLACIALE AL TERMINE.............................6 TRANSIZIONE DA RISCALDAMENTO A RAFFREDDAMENTO ......................................7 IMPATTO AMBIENTALE.................................................................................................................8 CORRENTE DEL GOLFO..........................................................................................................8 RAFFREDDAMENTO NEL NORD EUROPA ED EURASIA...............................................10 RAFFREDDAMENTO IN ITALIA...........................................................................................11 GHIACCIAI ALPINI.................................................................................................................12 OCEANI E COSTE....................................................................................................................12 MIGRAZIONI ANIMALI..........................................................................................................12 IMPATTO SOCIALE........................................................................................................................14 L’OCCIDENTE NEL RAPPORTO DEL PENTAGONO SULL’ABRUPT CLIMATE CHANGE...................................................................................................................................14 MORTALITÀ.............................................................................................................................15 DIASPORA CLIMATICA.........................................................................................................16 SOSTENIBILITÀ AGRICOLA-ALIMENTARE......................................................................18 POLITICHE ENERGETICHE...................................................................................................19
“No best estimate for equilibrium climate sensitivity can now be given because of a lack of agreement on values across assessed lines of evidence and studies” (IPCC AR5); “Generally low confidence that there have been discernable changes over the observed record on lack of trends in extremes, exceptions are trends seen in temperature extremes and regional precipitation (but not floods)” (IPCC AR5); “Unlike in AR4, it is assessed here…there is low confidence of regional changes in the intensity of extreme extratropical cyclones” (IPCC AR5); “low confidence that any reported long term increases in tropical cyclone activity are robust” (IPCC AR5); “current datasets indicate no significant observed trends in global tropical cyclone frequency” (IPCC AR5); “The current assessment does not support the AR4 conclusions regarding global increasing trends in droughts” (IPCC AR5); “low confidence regarding the sign of trend in the magnitude and/or frequency of floods on a global scale” - “there is currently no clear and widespread evidence for observed changes in flooding” (IPCC AR5); “no long-term acceleration of sea level has been identified using 20th-century data alone” (IPCC 2007); “It is likely that GMSL (Global Mean Sea Level) rose between 1920 and 1950 at a rate comparable to that observed between 1993 and 2010” (IPCC AR5); “Climate change has done more good than harm so far and is likely to continue doing so for most of this century. This is not some barmy, right-wing fantasy; it is the consensus of expert opinion. Yet almost nobody seems to know this” (The Spectator, 19 October 2013);
“A repeat of the Dalton solar minimum which occurred in the early 1800s, which also had its fair share of cold winters and poor summers, is, according to him, ‘more likely than not’ to happen” (“Real risk of a Maunder minimum 'Little Ice Age' says leading scientist”, BBC, 28 October 2013) CAUSE Non è riscontrabile un rapporto tra i cambiamenti climatici e le emissioni di CO2. La situazione nuova è che nonostante le emissioni continuino, dal 2000 si è registrata una diminuzione della temperatura Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, giugno 2012 La maggior parte delle persone cerca prove a sostegno delle proprie credenze, quando sarebbe più saggio formarsi delle convinzioni dopo aver esaminato gli elementi di prova. Il riscaldamento planetario è stato osservato anche su Marte, Giove, Plutone e sulla più grande luna di Nettuno, Tritone, per decenni, dopo il picco del "Grande Massimo Solare" e là non ci sono esseri umani. Per di più Plutone si sta allontanando dal Sole, lungo la sua orbita, e quindi si sarebbe dovuto raffreddare, ma invece si sta riscaldando. Questo è uno degli eventi indizi che ci dovrebbero far capire che il cambiamento climatico sulla Terra è dovuto principalmente alle variazioni dell’attività solare e al contesto interstellare. Ora il Sole sta passando dal suo Grande Massimo al suo Grande Minimo. La Terra continua a riscaldarsi anche dopo la fine di un Grande Massimo, per via dell’inerzia degli oceani. Le oscillazioni sono quindi ritardate, non c’è una risposta immediata, dopo un picco. All’orizzonte si intravede già il ciclico raffreddamento globale. Il riscaldamento globale ha fatto in modo che una quantità maggiore di CO2 fosse rilasciata dagli oceani. Ora gli oceani sono in via di raffreddamento e quindi anche l’aumento di anidride carbonica, dopo quello delle temperature, raggiungerà il suo plateau, per poi declinare. L’unica cosa buona di tutto questo è che, a parte i miliardi buttati via in finte soluzioni, l’umanità ha cominciato a ri-orientarsi in senso ecologista. Non è cosa da poco e ci tornerà molto utile nel corso di questo secolo. IBERNAZIONE SOLARE Dal 2000 in poi l’attività solare ha cominciato il suo ciclico declino (ibernazione). Salvo sorprese dovrebbe durare almeno fino al 2030 (con il 2031 come minimo più basso). Una ricerca dell’Osservatorio Nazionale Solare di Tucson, Arizona, prevede che nel 2015 spariranno del tutto le macchie solari, indipendentemente dai ben noti cicli della nostra stella. Questo fatto potrebbe avere un’importante ripercussione sulla temperatura del globo. http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Macchiesolariaddio.htm La fase di debole o nulla attività solare potrebbe comunque durare anche fino al 2100. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jgra.50210/abstract
Nel 2006 l’astrofisico NASA (scienziato solare al Marshall Institute della NASA) David Hathaway: “il Ciclo Solare 25, che avrà il suo picco intorno al 2022, potrebbe essere uno dei più deboli degli ultimi secoli”. http://science1.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/10may_longrange/ http://www.astronomynow.com/news/n1106/15solar/ “Matthew Penn, del National Solar Observatory, sostiene che il ciclo delle macchie solari potrebbe scomparire del tutto nei prossimi 10 anni. Che cosa significherebbe per i prossimi inverni? Studi condotti da diversi scienziati mostrano che la bassa attività solare può effettivamente essere collegata a inverni rigidi negli Stati Uniti e nell’Europa settentrionale”. http://www.abc2news.com/dpp/weather/weather_blogs/historic-low-sun-activity-toimpact-winter-temperatures Durante i minimi solari il mondo si raffredda e i ghiacci si espandono. Se sarà un minimo prolungato potrebbe innesare una glaciazione (le estati non saranno abbastanza lunghe da sciogliere le nevi accumulate durante inverni più estesi, rigidi e nevosi della norma). Se invece il ciclo solare 25 sarà in robusta ripresa (improbabile, secondo una maggioranza di astrofisici), allora le temperature potrebbero ricominciare a salire dopo una decina di anni circa (inerzia termica). Con un altro ciclo come quello attuale (numero 24), la tendenza sarà quella di un lento raffreddamento per almeno una generazione. Con un ciclo più debole di quello attuale, con numero di macchie solari prossimo allo zero, il raffreddamento sarà intenso e più rapido, con possibilità di glaciazione. VULCANISMO I periodi di profondo minimo solare sono associati all’intensificazione delle attività vulcaniche, che contribuiscono a schermare il Sole. Cerchiamo di ritornare sul tema dell’effetto del magnetismo solare sulla dinamica terrestre, in particolare sul vulcanismo, e per questo motivo citerò proprio un lavoro scientifico del 1989 di un ricercatore statunitense dell’Institute for Space Studies della NASA che si trova a New York al Goddard Space Flight Center. Il suo nome è Richard B. Stothers ed ha preso in considerazione i dati storici delle grandi eruzioni vulcaniche tra il 1500 e il 1980. Con un’accurata analisi retrospettiva, molto dettagliata, di dati storici ha scoperto due periodicità statisticamente significative nell’andamento delle eruzioni vulcaniche correlabili rispettivamente sia al ciclo solare di 11 anni, sia al più lungo ciclo solare di 80 anni, detto di Wolf-Gleissberg. In queste periodicità di particolare attività vulcanica ha osservato che vi era una notevole corrispondenza tra aumento dell’attività vulcanica e minimi solari, mentre vi era una cospicua riduzione dell’attività vulcanica durante i massimi solari. […] A parere dell’autore di questo studio (ma eravamo nel 1989) i flares solari presenti nei massimi solari possono cambiare i modelli di circolazione atmosferica, influenzando
anche i movimenti di rotazione terrestre. Questa scossa nella dinamica dei movimenti della crosta terrestre, secondo lui, è in grado di provocare dei micro terremoti che limitano il vulcanismo perché diminuiscono la pressione sulle faglie. […] innesterei anche le ricerche di Caspar M. Ammann sull’ulteriore ruolo nei cambiamenti climatici determinatisi durante il Minimo di Maunder, in conseguenza dell’aumento del vulcanismo esplosivo. Nel suo studio egli ricombina i risultati ottenuti dai carotaggi nei ghiacci con i dati dell’irraggiamento solare dell’epoca e propone una nuova rilettura dei dati noti. Secondo questo autore l’abbassamento della temperatura durante il Minimo di Maunder non sarebbe stato determinato solamente dalla ridotta attività solare e lo stesso sottolinea che la maggior parte degli autori avrebbero ignorato nei loro studi gli altri importanti fattori che possono aver drammatizzato la variazione climatica. Tra questi fattori Amman pone la responsabilità dell’aumentato vulcanismo nel determinare, nel perdurante periodo di freddo, dei picchi di ulteriore raffreddamento climatico, in particolare nell’ultimo periodo del Minimo di Maunder. L’emissione di aerosol nell’atmosfera avrebbe infatti oscurato la già scarsa irradiazione solare, provocando un andamento altalenante del raffreddamento climatico nell’Emisfero Nord in senso peggiorativo e quindi determinando di conseguenza ulteriori repentini raffreddamenti climatici. In conclusione, andando a ragionare su queste ricerche, appare evidente il rapporto esistente tra minimo solare ed aumento delle eruzioni vulcaniche, ma la ragione di questo non ci è ancora nota. http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Rapportotraminimosolareederuzionivulcan iche.htm La causa del crollo delle temperature fu principalmente l’attività solare, ma secondariamente contribuì a peggiorare la situazione l’intenso vulcanismo su scala globale i cui solfati immessi nell’atmosfera contribuirono a riflettere e a rallentare ulteriormente l’attività solare. “Recenti lavori hanno suggerito che un aumento in vulcanismo era in gran parte responsabile del trend di raffreddamento” In realtà l’aumento del vulcanismo è stato innescato dal basso numero di macchie solari. Con questo dovremmo aspettarci in vista di questo nuovo Minimo Solare un’ulteriore accrescersi dell’attività vulcanica che unite all’attività solare influenzeranno a sua volta il clima. Il periodo del Minimo di Dalton fu contrassegnato da importanti fenomeni eruttivi che posero il loro marchio sul clima già di per sè freddo della Piccola Era Glaciale. L’eruzione del Tambora non fu l’unica, in quel periodo: nel 1812 esplose con violenza il vulcano Soufrière, nei Caraibi, mentre l’anno prima fu il vulcano Mayon, nelle Filippine, ad entrare in attività. Tutte queste eruzioni vomitarono enormi quantitativi di cenere e polvere nell’atmosfera, producendo un denso “velo” di polvere vulcanica nella stratosfera. Questo velo schermò una discreta parte dei raggi solari negli anni successivi,
provocando uno dei periodi dal clima più freddo della (già di per sé fredda) piccola era glaciale. La polvere restò per molti anni nell’atmosfera diminuendo la quantità di radiazione solare che abitualmente colpisce il suolo della terra. Il pianeta conobbe un’epoca di estati mancate ed inverni freddissimi, che ebbero come conseguenza scarsissimi raccolti e un impoverimento importante di vaste aree del pianeta. Il 1816, l’anno successivo all’eruzione, fu poi ricordato come l’anno senza estate. Le inusuali aberrazioni climatiche del 1816 ebbero l’effetto peggiore nell’America del nordest, nelle province canadesi del Maritimes e di Terranova e nel nord dell’Europa. Tipicamente la tarda primavera e l’estate in quelle regioni americane sono sì relativamente instabili, ma mai fredde, con minime che raramente scendono sotto i 5 °C (praticamente mai in Europa). La neve d’estate su quelle zone del Nord America è estremamente rara sebbene a maggio talvolta sia presente del nevischio. Nel maggio 1816, invece, il ghiaccio distrusse la maggior parte dei raccolti, e a giugno due grandi tempeste di neve nel Canada orientale e nel New England provocarono molti morti. Quasi trenta centimetri di neve ricoprirono Québec all’inizio di giugno. A luglio ed agosto i laghi e i fiumi ghiacciarono in Pennsylvania e altre tre gelate colpirono il New England che distrussero tutti gli ortaggi tranne quelli poco sensibili al freddo. Rapide e improvvise variazioni di temperatura erano comuni, così come fu comune l’incremento dei prezzi dei cereali. Molti storici citano l’anno senza estate come il principale motivo per la “conquista” nell’Ovest americano e il rapido crescere di stanziamenti umani nel Midwest. In generale le popolazioni furono colpite da una grande miseria, i coltivatori furono ridotti in grande difficoltà e molti capi di bestiame morirono. L’eruzione del Tambora fu anche la causa, in Ungheria, della caduta di neve sporca. Qualcosa di simile accadde anche in Italia, che per un anno circa vide cadere della neve rossa, si crede a causa delle ceneri nell’atmosfera. L’Europa, che stava ancora riprendendosi dalle guerre napoleoniche, soffrì per la mancanza di cibo. Ci furono rivolte per il cibo in Gran Bretagna e in Francia e i magazzini di grano vennero saccheggiati. La violenza fu peggiore in uno stato senza sbocchi sul mare come la Svizzera, il cui governo fu costretto a dichiarare un’emergenza nazionale. Grandi tempeste, piogge anomale e inondazioni dei maggiori fiumi europei (incluso il Reno) sono attribuite all’eruzione, così come la presenza di ghiaccio nell’agosto del 1816. http://fetonte.blogspot.it/2012/10/lanno-senza-estate-durante-il-minimo-di.html INERZIA TERMICA (FEEDBACK) Lentamente, inesorabilmente, la Terra perde più calore di quello che riceve. Maggiori temperature oceaniche e al suolo causano una maggiore evaporazione, più vapore acqueo e quindi maggiori precipitazioni, anche ai poli, dove i ghiacci tornano ad espandersi. Nuvole più basse riflettono meglio i raggi solari, attenuando l’insolazione e rafforzando il meccanismo di raffreddamento, ossia il feedback negativo del grande termostato naturale che regola il clima terrestre, in un meraviglioso equilibrio dinamico.
Il clima è un sistema inerziale, quindi reagisce con una certa lentezza alle variazioni di attività solare (specialmente per via della presenza di masse oceaniche). Abdussamatov non ha tenuto conto dell’inerzia termica causata dagli oceani, che ritarda l’impatto dei cambiamenti climatici. Per questo è improbabile che si arrivi a un vero e proprio collasso delle temperature globali prima del 2017. Per la stessa ragione, se il minimo più basso si verificasse nel 2031, non ci sarebbe alcuna risalita delle temperature fino al 2045. MINIMO DI DALTON, MINIMO DI MAUNDER, ERA GLACIALE Ci sono già stati 4 periodi di forte raffreddamento nell’ultimo millennio, distanziati di circa 200 anni: Wolf (XIII secolo), Sporer (XV), Maunder (XVII), Dalton (XIX). Ma potrebbe anche profilarsi come più estrema, ricalcando l’evento glaciale di 8200 anni fa (con temperature medie che potrebbero diminuire fino a 18-20 gradi rispetto al presente) http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Effetto-serra-Europa-a-rischioglaciazione/D6022703.html “Gli esperti del National Astronomical Observatory del Giappone e della Riken Research Foundation, hanno dichiarato che l’attività delle macchie solari sembra somigliare ad un periodo del XVII secolo noto come Minimo di Maunder, durante il quale le temperature globali erano inferiori di 2.5°C – 3°C rispetto ai valori della seconda metà del XX secolo. In quegli anni gelò sei volte il Tamigi, tanto che sul fiume cominciò la tradizione della ‘fiera del ghiaccio’, con spettacoli, divertimenti e commerci sul fiume gelato. Gli inverni particolarmente rigidi del Belgio furono descritti dai pittori fiamminghi, e da tutto il mondo giunsero testimonianze di anni particolarmente difficili. Il minimo di Maunder rappresenta un periodo di 70 anni caratterizzato da assenza di qualsiasi attività sulla superficie del Sole, ed è ricordato come la parte centrale e più fredda della piccola era glaciale. Lo studio giapponese ha scoperto che l’andamento della corrente dell’attività delle macchie solari è simile ai record di quel periodo”. http://www.tecnologiaericerca.com/2012/04/23/asimmetria-nei-poli-magnetici-delsole-minimo-di-maunder-in-arrivo/ Il minimo di attività solare di Maunder (1645-1715) portò inverni estremamente freddi in Europa e Nord America (e con tutta probabilità anche nel resto del mondo) nonché un aumento dell’attività vulcanica. -7 gradi di raffreddamento in Germania se sarà un Minimo di Maunder (= 2-3 gradi C in meno a livello globale, ossia molto vicino all’innesco di una glaciazione); -5 nel Nord Italia (es. Helsinki); -3 nel Sud Italia (che non è minimamente preparato a quel tipo di clima). GLACIAZIONE DI LANDSCHEIDT - INTERGLACIALE AL TERMINE Statisticamente, dovremmo già essere nella fase finale dell’interglaciale. Theodor Landscheidt (1927 – 2004) è stato il climatologo che ha saputo predire meglio di chiunque altro quel che sarebbe accaduto tra il 2001 e il 2012. Concordo con chi vuole battezzare la prossima glaciazione con il suo nome.
Le ciclicità rilevate in uno studio dendrocronologico cinese sull’altopiano tibetano indicano che le temperaturae globali potrebbero scendere fino ad un minimo intorno al 2068, per poi risalire, fino al 2088. In un diverso studio, sempre cinese, il minimo lo si raggiungerebbe già nel 2035. Entrambe le ricerche condividono la premessa che sia già in corso un raffreddamento globale. [Fonte : Liu Y, Cai Q F, Song H M, et al. Amplitudes, rates, periodicities and causes of temperature variations in the past 2485 years and future trends over the central-eastern Tibetan Plateau. Chinese Sci Bull, 2011, 56: 2986-2994 http://agbjarn.blog.is/users/fa/agbjarn/files/tibet-2485_years.pdf ] Il problema è che più si allungano i tempi della risalita, più diventa probabile la prossima fine dell’interglaciale (il periodo caldo in cui viviamo). Ora siamo in un interglaciale e, statisticamente, la sua fine dovrebbe arrivare tra qualche secolo. Ma chi può dirlo con certezza? Su intervalli di tempo di migliaia di anni, le nostre datazioni hanno margini di errore considerevole. 12000 anni di durata di un periodo interglaciale è solo una media. Non significa che abbiamo ancora 500 anni di margine (oltre al fatto che non è certo che le nostre datazioni siano corrette http://it.wikipedia.org/wiki/Dryas_recente Non è da escludere che noi ci si trovi nel punto in cui l’Olocene (caldo), lascerà il posto alla prossima era glaciale. TRANSIZIONE DA RISCALDAMENTO A RAFFREDDAMENTO Le transizioni sono rapidissime. Di norma, il cambiamento climatico più a lungo termine si verifica per balzi improvvisi, piuttosto che per cambiamenti incrementali. http://www.esd.ornl.gov/projects/qen/transit.html “Patterson e il suo gruppo di collaboratori si sono recati in Irlanda ed hanno estratto una carota di fango dal fondale del lago Lough Monreagh….I ricercatori si sono soffermati su un periodo risalente a circa 12800 anni fa, momento in cui l’Emisfero Nord del nostro pianeta affrontava uno sconvolgimento climatico davvero affascinante: lo Younger Dryas (Y-D). Lo Y-D è stato caratterizzato da temperature molto rigide, una vera e propria era glaciale, singolarmente durata circa 1300 anni. La produttività biologica del lago esaminato in Irlanda si è azzerata nel giro di pochi mesi, forse un anno. Tale calo nella produttività è inequivocabilmente legato ad una caduta verticale della temperatura dell’aria. Altri studiosi, interrogati sui risultati di questa ricerca, si dicono convinti che i dati possano rivelarsi coerenti e corretti. Infatti, gli ultimi carotaggi effettuati in Groenlandia indicavano una transizione tra 1 e 3 anni. Quindi apparentemente vi è coerenza con i dati irlandesi. A partire dal termine dello Y-D, la produttività di Lough Monreagh ha impiegato ulteriori due secoli per tornare ai livelli iniziali. Questo ultimo studio ci parla di mutazioni climatiche sconvolgenti nel giro di pochi mesi”. http://www.climatemonitor.it/?p=5249
In precedenza, la fine dei periodi interglaciali aveva registrato una caduta delle temperature di 4-8 gradi C nel giro di 50-150 anni e un susseguente graduale declino, dovuto probabilmente all’effetto albedo. “Tanto per avere un’idea del raffreddamento climatico che si ebbe durante il Minimo di Dalton, basti pensare che la stazione meteorologica di Oberlach, in Germania, vide diminuire la sua temperatura media annuale di 2 °C in 20 anni”. http://www.meteogiuliacci.it/attivita-solare-in-difficolta-verso-un-nuovo-minimo-didalton_sn_1826.html Dopo un inverno 2013-2014 preoccupante (specialmente a nord delle Alpi – nel bacino del Mediterraneo l’afflusso d’aria africana potrebbe essere considerevole) e un inverno 2014-2015 ancora più ringhioso, si arriverà alla coppia inverno 2016-2017 e 2017-2018 che sarà devastante per tutto il Nord Europa, con inverni che si aggraveranno in maniera marcatissima fino almeno al 2030 e milioni di profughi climatici. Poi tutto dipenderà dal Sole e da altre variabili. Quello che stiamo esperendo in questo momento è la fase iniziale del periodo di raffreddamento globale che ha avuto inizio a ottobre del 2005, si è consolidato nel 2012 e accelererà notevolmente nei prossimi anni, specialmente dopo il 2017. Il lungo inverno del ciclo glaciale potrebbe cominciare con il 2018-2019. IMPATTO AMBIENTALE CORRENTE DEL GOLFO Questo scioglimento [dei ghiacci artici] fa sì che una enorme mole d’acqua fredda e dolce si riversi nel nord Atlantico, andando a disturbare il flusso della corrente del Golfo. Infatti una modifica significativa della salinità dell’acqua e della temperatura potrebbe far saltare il meccanismo della corrente raffreddandola molto prima che raggiunga le coste europee e costringendola a fare ritorno in dietro addirittura a disperderla e annullarla. In tutti e due i casi l’Europa si troverebbe alle prese con un terribile e repentino cambiamento climatico. Un ritorno dei ghiacci interesserebbe tutta la Scandinavia, l’Islanda e parte della Gran Bretagna, l’Oceano sopra il 60° parallelo si trasformerebbe in una immensa distesa si ghiaccio. In conseguenza di ciò aumenterebbe tantissimo l’albedo totale e il fronte polare si abbasserebbe notevolmente, generando un raffreddamento sensibilissimo su tutta l’Europa, Italia inclusa. http://www.sqtradiometeo.it/images/La%20corrente%20del%20golfo/La%20corrente %20del%20golfo.htm Questa è la ricostruzione di quel che potrebbe accadere a causa dello scioglimento troppo rapido di ghiacci artici sempre più abbondanti (nevicate generose in inverno > estensione estiva in netta crescita nonostante il potente scioglimento): Il ghiaccio si scioglie, inonda gli oceani del nord con acqua fresca. Ciò causa un aumento più rapido della temperatura dell’acqua in estate. La differenza di temperatura tra l’Artico
e gli oceani meridionali diventa troppo ridotta. Le correnti si bloccano e improvvisamente abbiamo un rimbalzo glaciale: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Day_After_Tomorrow_-_L %27alba_del_giorno_dopo Art Bell e Whitley Streiber, gli autori del libro “The coming global superstorm”, da cui è tratto il film sopracitato, descrivono quel che dovrebbe accadere perché si possa dire che lo scenario di una glaciazione improvvisa (abrupt climate change) si sta effettivamente verificando: “Diciamo che vivete a Dallas, o Madrid, o Roma. Il primo indizio che la supertempesta sta prendendo forma potrebbe essere delle previsioni del tempo secondo cui una serie di fronti freddi si muovono verso sud dal Mar Artico, uno dopo l’altro. Questo potrebbe accadere in qualsiasi momento dell’anno. Potrebbe capitare di sentire che luoghi più settentrionali – Toronto, Stoccolma, Pechino – sono stati colpiti da condizioni meteo estremamente dure – piovosità straordinaria in estate, bufere di neve senza precedenti in inverno. Fenomeni che si protraggono per una settimana o più, intensificandosi. Attraverso le pianure del nord del mondo – le pianure nordamericane, le steppe dell’Asia centrale – si comincerebbero a registrare raffiche di vento che possono superare le 100 miglia all’ora (c. 160 km/h). Luoghi come Edmonton e Semipalatinsk, poi Minneapolis e Mosca, cesserebbero di comunicare con il mondo esterno. Alaska e Siberia settentrionale sarebbero mute già da molto prima. Dall’Europa, all’Asia, all’America, intere popolazioni cercherebbero disperatamente di spostarsi verso sud. Poiché le stesse alterazioni che modificano le correnti del Nord Atlantico influirebbero anche sul movimento delle correnti nel sud del mondo, l’Australia e la Nuova Zelanda sarebbero anch’esse colpite. Lì, l’estate si convertirebbe in inverno, o un inverno normale diventerebbe estremamente freddo. Maremoti devasterebbero le coste meridionali del continente. Tifoni improvvisi investirebbero le Filippine, il Giappone e le isole del Pacifico. [Se tutto ciò si verificasse], quanto più a nord ci si trova, tanto più estreme saranno le condizioni. Giorno dopo giorno, le tempeste continueranno, diventando più complesse ed organizzate, più grandi, assumendo forme mai osservate prima. In tutto l’emisfero settentrionale avranno luogo spostamenti massicci di popolazione. Il caos regnerà e molte, molte persone periranno a causa della supertempesta. Quando la supertempesta si sarà esaurita, diventerà subito evidente che è stata una catastrofe di proporzioni mozzafiato. Si salveranno solo Portogallo, Italia meridionale e il sud della Spagna. L’intero Midwest americano si troverà sotto una lastra di ghiaccio che si estende attraverso la Siberia e il nord Europa. Questo ghiaccio rifletterà una grande quantità di luce solare e calore verso lo spazio. Se la tempesta – come pare possa essere accaduto l’ultima volta – colpirà in estate, il ghiaccio probabilmente si scioglierà.
È possibile che questo sia proprio quel che è successo l’ultima volta e, come vedremo, è stato registrato nei miti di tutto il mondo. Se la tempesta avrà luogo in autunno o in inverno, allora il ghiaccio potrebbe teoricamente compattarsi così tanto nei mesi successivi e riflettere così tanto calore e luce che l’estate successiva semplicemente non sarà abbastanza calda da farlo sciogliere. L’inverno che seguirà sarà il più freddo della storia. L’effetto finale e ironico del riscaldamento globale diventerebbe subito chiaro ai superstiti: l’inizio di una nuova era glaciale”. http://www.bibliotecapleyades.net/ciencia/esp_ciencia_tsunami17a.htm RAFFREDDAMENTO NEL NORD EUROPA ED EURASIA Il governo dovrebbe cominciare a considerare la possibilità che siamo agli inizi di una piccola era glaciale dovuta al calo di attività solare…evento che avrà grandi implicazioni per l’agricoltura, il turismo, i trasporti, la gestione del traffico aereo e l’economia nel suo complesso. Boris Johnson, sindaco di Londra, gennaio 2013 http://www.telegraph.co.uk/comment/columnists/borisjohnson/9814618/Itssnowing-and-it-really-feels-like-the-start-of-a-mini-ice-age.html Per quanto riguarda l’Europa, ogni raffreddamento continentale è stato preceduto da un raffreddamento delle isole britanniche, con un decennio di anticipo circa. Nel Regno Unito le temperature invernali sono scese, in media, di quasi 1,5 gradi C (notare che il riscaldamento globale ammonta, stando ai valori riportati dall’IPCC, a 0,85 gradi C tra il 1880 e il 2012) Sull’intero corso dell’anno i dati CET (Central England Temperature) del Met Office britannico: “Le temperature annuali complessive mostrano una diminuzione di quasi un grado Celsius negli ultimi 13 anni.” http://www.meteoweb.eu/2013/09/cambiamenti-climatici-gli-ultimi-dati-sonoinequivocabili-il-pianeta-si-sta-raffreddando/226261/ l’IPCC mette le mani avanti: il clima britannico potrebbe raffreddarsi nei prossimi decenni a causa del rallentamento della Corrente del Golfo [= ogni successivo inverno sarà sempre più traumatizzante per gli anglo-irlandesi e non possono più nasconderlo] http://www.telegraph.co.uk/earth/environment/climatechange/10337064/IPCCreport-Britain-could-cool-if-Gulf-Stream-slows.html “In Gran Bretagna sembra che il clima si stia trasformando con una velocità impressionante…L’inverno 2009-2010 nel Regno Unito è stato il terzo più freddo da oltre 50 anni, più di quello del 1985, mentre si è rivelato essere in assoluto il più nevoso degli ultimi 30 anni. Poi è venuto dicembre 2010, che è stato il più freddo del secolo, anche se il resto di quella stagione invernale è andato in controtendenza. Periodi invernali importanti non sono certo mancati nemmeno nel 2011/2012 e tanto meno in quest’inverno, che nelle ultime settimane ha visto fasi fredde e nevose di durata piuttosto insolita rispetto al normale clima britannico. Per ritrovare inverni più gelidi di quello 2009-2010, bisogna tornare indietro all’inverno 1978-1979” http://www.meteogiornale.it/notizia/26242-1-inverni-sempre-piu-rigidi-e-nevosi-regnounito
I prossimi inverni saranno estremi soprattutto localmente: Nord Europa, Siberia, Cina e Giappone settentrionali, Nord America, versante settentrionale delle Alpi. L’Europa Centrale ha vissuto ben cinque inverni più freddi rispetto alla norma, un record, e le previsioni per l’inverno alle porte lo qualificano già come il sesto di fila. In caso di minimo solare prolungato come quello previsto dalla NASA e da altri centri di ricerca è verosimile che avremo un calo di 1,5 C verso i 60 gradi di latitudine (Oslo, Helsinki, Stoccolma, San Pietroburgo, Anchorage), che diventeranno 2,5 C entro al massimo una ventina di anni. Nel corso dell’ultima glaciazione la Groenlandia era 15 gradi più fredda di adesso. Il Regno Unito 5 gradi più freddo (con ghiacciai nelle aree montuose). RAFFREDDAMENTO IN ITALIA “È in atto un’inversione di tendenza della temperatura mondiale e questo sarà probabilmente un anno relativamente freddo anche per noi. Recenti nostri fanno pensare che qualcosa di rilevante si stia già manifestando. Per esempio, nel calcolare sulla penisola italiana la temperatura media annua fra il 1997 e il 2012 e la sua relativa linea di tendenza abbiamo notato che quest’ultima tende a scendere”. La temperatura media sull’Italia “ha smesso di salire dalla fine del secolo scorso e da allora, anno dopo anno e in maniera quasi impercettibile, sta scendendo. È in atto un’inversione di tendenza che sarà palpabile anche nello scorrere di questo anno. Con il passar del tempo, farà sempre più freddo”. Perché? “Gli ultimi tre cicli solari, con lunghezza temporale media di 11 anni, si stanno affievolendo: il sole sta perdendo potenza e di conseguenza anche la temperatura della Terra tornerebbe di nuovo a scendere”. Si darebbe così “il via all’inversione di tendenza cui seguirebbe una instabilità planetaria associata non solo a fenomeni iniziali estremi quali forti piogge alternate a periodi poco piovosi, freddo intenso seguito da periodi di caldo, tempeste violente; ma porterebbe la temperatura verso valori via via sempre più bassi, fino a generare decennio dopo decennio un’altra piccola era glaciale, tra il 2035 e il 2045”. Se tutto ciò si avverasse, “si potrebbero ripetere su gran parte dell’Europa temperature abbastanza fredde ed espansione dei ghiacciai di diversi gradi di latitudine più a sud, nell’emisfero nord, rispetto alle posizioni attuali”. il meteorologo col. Paolo Ernani http://www.meteoweb.eu/2013/06/meteo-esperto-shock-fara-sempre-piu-freddostiamo-andando-verso-una-nuova-era-glaciale/207695/ Una forte riduzione delle radiazioni solari causò un improvviso raffreddamento del clima in Europa circa 2.800 anni fa. Accadde in coincidenza con la fase minima dell’attività del Sole e quando forti venti abbassarono le temperature dell’intero continente. A sostenerlo è lo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e coordinato da Celia Martin-Puertas del Centro Helmholtz di Potsdam, in Germania. Una conferma dello studio tedesco, almeno riguardo alle temperature più basse, viene dalla lettura di diversi storici dell’antica Roma. Si legge di nevicate abbondanti (anche oltre i 2 metri), del Tevere più volte ghiacciato, e del limite della crescita dell’uva a latitudini poco più a nord di Roma. Solo verso la fine dell’epoca fredda, Roma divenne grande e l’impero si espanse.
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/terrapoli/2012/05/07/Sole-minimoraffreddo-Europa-2-800-anni-fa_6827010.html GHIACCIAI ALPINI Ci troviamo nel periodo caldo di un’era glaciale…se paragoniamo lo stato attuale dei ghiacciai con le loro dimensioni durante la Piccola Era Glaciale (Peg) ovviamente diciamo: “che disastro!”…ma se gli stessi ghiacciai attuali li paragonassimo con i ghiacciai dell’Optimum climatico medievale o con quello romano…beh ecco ci sembrerebbe di essere in una nuova Peg…così come se paragoniamo i ghiacciai della Peg con i ghiacciai di 5000 anni fa..ecco il confronto risulterebbe disastroso ai danni della Piccola età glaciale… André R., operatore del Comitato glaciologico italiano per il Monte bianco http://daltonsminima.altervista.org/?p=20465&cpage=2#comments OCEANI E COSTE Nell’ultimo decennio il livello degli oceani è aumentato di 1,6 mm all’anno. A questa velocità, il terribile metro di aumento di livello si verificherebbe nel 2643, tra 631 anni. Anche se fosse stato confermata la proiezione di una crescita di 3,1 mm all’anno ci sarebbero voluti 300 anni, non gli 88 anni paventati. In caso di espansione dei ghiacci, il livello comincerebbe a scendere. I terreni agricoli persi per il raffreddamento potrebbero essere riguadagnati lungo le coste, specialmente quelle adriatiche. MIGRAZIONI ANIMALI Per migliaia di anni i nostri avi hanno osservato il comportamento degli animali e delle piante, consapevoli del fatto che erano molto più sensibili e reattivi di loro. Adesso ci fidiamo di più delle nostre tecnologie; e sbagliamo, perché ogni macchina è lo specchio della forma mentis di chi l’ha costruita ed è usata con certe aspettative in testa. I modelli climatici si sono dimostrati spettacolarmente errati. Meglio studiare anatre, scoiattoli, cicogne, rondoni, api…o le capre. L’anno scorso i sentieri di un parco nazionale nei pressi di Seattle sono stati chiusi per precauzione dopo che diversi gruppi di escursionisti avevano incontrato delle capre bianche di montagna molto aggressive. Queste capre sono state introdotte dall’Alaska a scopi venatorio e ora, a causa dell’eccessivo innevamento delle montagne, si spingono più in basso del consueto. Nel 2010 c’è scappato il morto: http://www.csmonitor.com/USA/Latest-News-Wires/2010/1018/Mountain-goatattack-in-Washington-kills-hiker 2011: lupi ritornano in Moldavia dopo 40 anni di assenza http://en.ria.ru/Environment/20110119/162204540.html 2011: branco di 400 lupi attaccano cavalli in Russia: costretti a farlo perché le loro prede consuete sono diminuite di numero a causa della scarsità di cibo (inverno troppo rigido e lungo) 2012: stesso problema in Carelia, dove hanno attaccato un uomo http://rt.com/news/siberian-wolf-pack-400/
Dal 2001 i lupi se la spassano in Germania – la popolazione cresce http://www.thelocal.de/society/20111028-38505.html esperti avvertono che prima o poi ci sarà un incidente ed è inutile negarlo: la popolazione va preparata psicologicamente per evitare rappresaglie sui lupi http://www.thelocal.de/sci-tech/20130301-48267.html un branco vive a 25 chilometri da Berlino http://www.thelocal.de/sci-tech/20121119-46255.html raggiunto il Reno nel 2010, dopo 120 anni di assenza http://www.thelocal.de/national/20120423-42117.html governo francese intende educare i lupi (i primi sono stati reintrodotti nel 1992, dall’Italia: ora sono oltre 250) per contenere il numero di attacchi alle pecore, che sono saliti da 2680 (2008) a 5848 (2012) – lo si è fatto con successo anche negli Stati Uniti http://www.thelocal.fr/20130207/france-plans-to-teach-wolves-a-hard-lesson “È solo una questione di tempo prima che i lupi si diffondano in tutta la Germania nel loro spostamento verso ovest” spiega il biologo Josef Reichholf dell’Università di Monaco di Baviera. L’accademico tedesco prevede che la ricomparsa di volpi, lupi e alci europee nell’Europa centrale e occidentale sia solo l’inizio di un ritorno della fauna selvatica come non si era vista dal Medio Evo: “aiuteranno a ridurre l’eccessivo numero di ratti, topi e conigli selvatici”; “i lupi sono timidi e non attaccano l’uomo se non sono messi alle strette” http://www.thehindu.com/sci-tech/energy-and-environment/wolves-on-the-prowlagain-in-western-europe/article267529.ece 2008: minatori russi assaliti e assediati da almeno 30 orsi http://www.foxnews.com/story/2008/07/24/russian-miners-too-terrified-to-workafter-bears-eat-2-colleagues/ gli orsi delle caverne non si sono estinti per colpa dei cacciatori ma a causa della glaciazione: erano vegetariani e il freddo ha spazzato via le loro fonti di sostentamento http://www.reuters.com/article/2008/11/26/us-bears-idUSTRE4AP06K20081126 la popolazione mondiale di orsi polari è in consistente aumento http://www.nationalpost.com/news/story.html?id=1ea8233f-14da-4a44-b839b71a9e5df868 http://polarbearscience.com/2013/07/15/global-population-of-polar-bears-hasincreased-by-2650-5700-since-2001/ http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323452204578288343627282034.html https://www.cfact.org/2013/07/12/canadas-polar-bear-population-booming/ Nello stretto di Davis, tra la Groenlandia e l’Isola di Baffin, la popolazione di orsi polari è cresciuta da 900 esemplari alla fine del 1970 a circa 2.100 oggi. Nel Foxe Basin – una porzione della Baia di Hudson – una popolazione che è stata stimata in 2.300 esemplari nei primi anni 2000 è attualmente pari a 2.570. E in specifiche aree della Baia di Hudson occidentale, la più studiata, il più fotografato gruppo di orsi della Terra sembra essere stato in lento ma costante aumento dal 1970. http://www.canadiangeographic.ca/magazine/dec12/polar_bears.asp http://www.ibtimes.com/polar-bear-population-higher-20th-century-something-fishyabout-extinction-fears-821075
Anche nell’emisfero australe le balene sono migrate con un mese d’anticipo, alla ricerca di acque più calde http://video.milanofinanza.it/classmeteo/focus/Australia–migrazione-baleneanticipata/ Problematiche migrazioni per i volatili http://www.ilcacciatore.com/2013/05/03/un-passo-primaverile-a-tappe/ mentre tra 2005 e 2011 le migrazioni erano rimandate o complicate per via del caldo http://www.ilcacciatore.com/2011/11/22/natura-che-cambia-uccelli-rimandano-lemigrazioni/ http://www.komonews.com/news/national/7485507.html già nel 2012 annunciavano un inverno anticipato e nevoso http://blog.sfgate.com/ski/2012/09/13/bird-migration-forecasts-early-winter/ http://www.bbc.co.uk/news/uk-wales-south-west-wales-18779775 http://www.belfasttelegraph.co.uk/news/environment/we-werent-expecting-you-5000geese-arrive-in-northern-ireland-early-28789599.html e nel 2013 l’inverno prolungato ha creato dei problemi http://www.rcinet.ca/en/2013/06/05/migratory-birds-affected-by-climate-change/ http://10000birds.com/spring-has-sprung-where-are-the-migrants.htm http://www.earthweek.com/2013/ew130419/ew130419c.html specie che hanno l’habitat in climi artici si sono spostate verso sud, fino al New Jersey e alla Scozia http://www.floridatoday.com/article/20121226/NEWS01/121226011/Biologistsbaffled-by-discovery-penguin-like-bird-Brevard?gcheck=1 http://www.bbc.co.uk/news/uk-scotland-highlands-islands-21589828 IMPATTO SOCIALE L’OCCIDENTE NEL RAPPORTO DEL PENTAGONO SULL’ABRUPT CLIMATE CHANGE Il rapporto “An Abrupt Climate Change Scenario and Its Implications for United States National Security”, curato da Peter Schwartz e Doug Randall, risultato di una serie di interviste di scienziati, di analisi e di nuovi riscontri e pubblicato dal Pentagono nell’ottobre del 2003, prendeva in esame l’eventualità che il futuro ci riservasse una glaciazione di medio-grave intensità, come quella verificatasi 8200 anni fa, che fu preceduta da un forte riscaldamento globale e durò circa un secolo. L’analisi partiva dalla premessa che il riscaldamento globale avrebbe causato il rallentamento della Corrente del Golfo, il rafforzamento della ventosità, climi più secchi laddove ora sono più umidi e vice versa, con pesanti effetti sulla produzione agricola, la stabilità sociale e la pace. La dinamica sarebbe la seguente: il ghiaccio si scioglie, inonda gli oceani settentrionali con acqua fresca. Ciò causa un aumento più rapido della temperatura dell’acqua in estate. La differenza di temperatura tra l’Artico e gli oceani meridionali diventa troppo ridotta. Le correnti si bloccano e improvvisamente abbiamo un rimbalzo glaciale. Lo scenario prediceva il raggiungimento del picco di scioglimento dei ghiacci estivi intorno al 2010 (è avvenuto nel 2012), con la Corrente del Golfo che non ha più la forza
di trasportare acqua calda e salata verso l’Europa settentrionale. Poi, nel corso di un decennio, tra il 2010 ed il 2020, le temperature sarebbero scese di diversi gradi in Europa e leggermente meno nel Nord America e nell’Asia settentrionale, la neve si sarebbe accumulata e la circolazione atmosferica ne sarebbe risulta drammaticamente alterata (cf. correnti a getto. Dopo il 2015 il freddo si sarebbe fatto sentire anche nell’Europa meridionale e nel Messico, danneggiando l’agricoltura. Intorno al 2020 il clima nord-europeo rassomiglia quello siberiano. L’Europa meridionale ha subito un cambiamento minore ma sarà comunque colpita da violenti e intermittenti raffreddamenti e da rapidi sbalzi di temperatura. L’Europa dovrà affrontare l’emigrazione dalle nazioni scandinave e dall’Europea settentrionale di popoli in cerca di temperature più miti. Entro il 2030 circa il 10% della popolazione europea si sarà trasferito in un paese diverso da quello di residenza, per ragioni climatiche. Gli Stati Uniti e la Cina vedranno un deterioramento della produzioni agricola. In sintesi: a partire dal prossimo inverno sempre più climatologi e scienziati nordici contesteranno l’interpretazione ufficiale del cambiamento climatico. Dal 2015-2016 in poi sarà dura vivere in Scandinavia. La precedente piccola glaciazione – 1560 e il 1680 – provocò guerre, rivolte popolari, inflazione, malnutrizione e carestie, calo demografico e sensibile diminuzione della statura media (circa 2 cm), e inferse il colpo di grazia al feudalesimo, spianando la strada al capitalismo. Esercitò un drammatico impatto in tutto il mondo, inclusa l’Africa subsahariana e il Giappone. Ora siamo molto meglio organizzati, ma siamo anche molto più numerosi e la rete della nostra interdipendenza è vulnerabile. MORTALITÀ “L’Istituto provinciale di statistica ASTAT informa che al 31.03.2012 risiedevano in provincia di Bolzano 512.446 persone, 696 in più rispetto al trimestre precedente. A fronte di un saldo migratorio positivo di 589 unità si registra un saldo naturale tendenzialmente in diminuzione. Il numero dei decessi, rispetto al 1° trimestre dell’anno precedente, è aumentato del 20,0%. Il tasso di natalità si attesta su 10,4 nati vivi per 1.000 abitanti, il tasso di mortalità sull’9,6‰”. http://www.provinz.bz.it/astat/it/popolazione/458.asp? News_action=4&News_article_id=395478 Come si evince dai dati inseriti nel documento, la curva è rimasta pressoché stabile tra il 2006 ed il 2011, per poi subire un’impennata clamorosa (+20% di mortalità è, normalmente, associabile ad una catastrofe naturale). Alla richiesta di delucidazioni, l’ASTAT ha risposto come segue: “In Provincia di Bolzano nel 1. trimestre 2012 (gennaio-marzo) sono stati registrati 1.216 decessi, ca. 200 (+20%) in più in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo fatto può avere cause multiple. Una è da ricercarsi sicuramente nell’invecchiamento costante della nostra società. Attualmente circa il 5% della popolazione (26.500 persone) ha 80 anni o più. Numerosi decessi, soprattutto quelli che si registrano durante i mesi invernali, riguardano proprio questa fascia di età”.
L’Istat ha osservato un elevato numero di decessi nei primi mesi del 2012, per la forte ondata di gelo che ha colpito tutto il Paese, in particolare il Centro e il Nord, dove infatti si è riscontrato il maggior incremento della mortalità. DIASPORA CLIMATICA Chi vive in montagna dovrà spostarsi a valle o prendere esempio dai groenlandesi. Canada, Russia e Nord Europa dovranno essere abbandonati. Il Nord Africa diventerà molto ospitale. Sarà interessante vedere come saranno accolti i barconi che partiranno dall’Europa per approdare sulle coste africane. Penso che l’umanità reagirà costruttivamente alla minaccia comune. Il cambiamento climatico e le conseguenti diaspore costringeranno la popolazione umana a fondersi, mescolarsi, unirsi, capirsi e sostenersi a vicenda. Ci sarà violenza e prevaricazione, ma comprensione e solidarietà saranno prevalenti. “Catastrofe” viene dal greco kata streiphen, la sovversione delle consuetudini. Krisis è il culmine, la separazione, il cambiamento imminente. Ogni crisi è anche un’opportunità, per chi è animato da buone intenzioni ed anche per chi intende approfittare della situazione. Sembra incredibile ma Primo Levi considerava i suoi anni di deportazione, prigionia e ritorno da Auschwitz come l’unico periodo in technicolor in un’esistenza non particolarmente sgargiante. Abbiamo appreso in questi anni da studi accademici, dai commenti sui social network e dalle interviste dei soccorritori che, durante i cataclismi, è il meglio dell’umanità che prevale di gran lunga sul peggio. L’uragano Katrina è stata anche l’occasione in cui migliaia di volontari provenienti da tutti gli Stati Uniti hanno preso le loro barche e sono andati a soccorrere gli abitanti di New Orleans, molti dei quali stavano morendo sui tetti delle case e sulle sopraelevate, mentre vigilantes, mercenari e poliziotti impedivano loro di abbandonare la città, ritenendoli troppo pericolosi per l’ordine pubblico. Il comportamento durante una catastrofe dipende da come uno percepisce la realtà che lo circonda. Sarai spietato se penserai che i sopravvissuti siano una minaccia peggiore della catastrofe e che le loro vite valgono meno dei beni materiali. Mentre nella vita normale l’atteggiamento dominante è quello del farsi gli affari propri, le catastrofi tirano fuori il peggio in una minoranza e il meglio in una maggioranza di persone. È successo dopo lo tsunami giapponese, è successo in occasione dei sismi neozelandesi e prima ancora a Città del Messico ed in mille altri luoghi di ogni tempo e ad ogni latitudine. Accade regolarmente, con l’eccezione di Haiti, che invece è stata quasi immediatamente occupata militarmente. Un numero sorprendente di sopravvissuti si ricorda quei momenti come i più pieni e belli della sua vita. Perfino in mezzo ai ruderi, ai cadaveri, alla distruzione, queste persone scoprono un aspetto della natura umana che avevano solo intravisto a sprazzi. Mentre molti si aspetterebbero che la legge della giungla prenda il sopravvento, questa credenza è contraddetta dalle testimonianze che descrivono una realtà che per molti è quella di una redenzione in mezzo alla distruzione, di gregariato e fratellanza umana, di autonomia, auto-organizzazione, con persone che si improvvisano vigili per regolare il
traffico, che organizzano alla bell’e meglio cucine da campo nei parchi, riparano le cose in officine d’emergenza. I testimoni parlano di un senso di fusione interpersonale che non è rovinato dalla dispersione dell’individualità che c’è nella folla. Parlano di comunità umana al suo meglio, non di folle in preda a traumi e psicosi, parlano di arricchimento, non di impoverimento emotivo. L’inessenziale svanisce e ciò che davvero conta viene a galla. Emerge il desiderio di partecipare alla vita pubblica, di costruire una società civile davvero civile, di diffondere l’inclusione, di trovare finalmente un senso alla propria esistenza, degli obiettivi significativi, di spendersi al servizio del prossimo senza sfruttarlo per gratificare il proprio ego o per un tornaconto personale di qualche altro genere, ma per autentica benevolenza, spontaneamente. Scaturisce l’amore. L’amore che coopera consapevolmente, si pone al servizio del prossimo volontariamente, non si sottomette mai ciecamente ad un potere superiore. Ne “Il Paradiso Perduto” miltoniano, l’arcangelo Raffaele spiega: “serviamo liberamente, perché amiamo liberamente”. L’amore cerca la comprensione, anzi amore è comprensione che rende superflua l’obbedienza e il comando. Le catastrofi non sono ovviamente mai benvenute, ma le loro conseguenze non devono essere unicamente mostruose. Le persone sprigionano energie, talenti, virtù, capacità e sentimenti che nella vita di ogni giorno rimangono in sordina o, addirittura, vengono soppressi dal sistema, troppo impegnato a gestire gli ingranaggi per ricordarsi che sono esseri umani, troppo mistificante per essere trasparente, troppo gerarchico per essere equanime, troppo congenitamente violento, aggressivo, competitivo, prevaricatore per tollerare la pace, l’empatia e la cooperazione altruistica. Le emergenze possono far emergere le persone, elevarle, oppure possono sommergerle. Dipende dalla loro forma mentis. Nella maggior parte dei casi, però, sorgono società fondate sul baratto e sulla circolazione dei doni, dove le persone si soccorrono a vicenda, fanno comunità, dove gli estranei diventano compagni di sventura ma anche di viaggio, dove il potere è ridistribuito più equamente, dove le differenze di censo, somatiche, religiose, di genere vengono meno o sono comunque molto attenuate, dove le persone si sentono utili, importanti, significative, ecc. Sono solo parentesi e certamente nessuno vorrebbe vivere costantemente in uno stato emergenziale. Eppure è un bagliore fortissimo nell’oscurità, una supernova dell’umano, l’evidenza della possibilità di un Mondo Nuovo, di un’umanità possibile, una rivoluzione che, pur non ottenendo gli obiettivi che si prefigge, realizza comunque qualcosa, avvicina agli ideali di libertà, giustizia, speranza e serenità. Viktor Frankl, Primo Levi e molti altri superstiti ci insegnano che, persino nelle situazioni più estreme come Auschwitz, aveva più chance di sopravvivere chi si prendeva cura del prossimo, mentre chi pensava solo alla sua sopravvivenza era tra i primi a lasciarci la pelle. Non per una qualche manifestazione di giustizia divina, ma perché i primi “facevano comunità” e trovavano una ragione per continuare a lottare, i secondi restavano soli, circondati dalla sfiducia, dal sospetto o dall’indifferenza. Lo psicologo statunitense Charles E. Fritz (1961) ha osservato che gli abitanti delle aree metropolitane tedesche più pesantemente bombardate erano i più solidali, vigorosi, ottimisti ed erano sorprendentemente resistenti ai traumi. Fritz è giunto alla conclusione, paradossale, che la vita quotidiana è disastrosa e i disastri ci liberano da questa
condizione di degrado, proiettando i marginali ed emarginati al centro della comunità e svelando a tutti che, quando si esce dalla sfera delle astrazioni e si arriva al dunque, esistono dei principi universali che quasi tutti danno per scontati. Nelle catastrofi i minuti problemi di ogni giorno svaniscono, perché ci sono esigenze e finalità di ordine molto superiore che prendono il sopravvento. Depressione, stress, ansie, anomia, nichilismo, istinti autodistruttivi, patologie psichiche, rancori, risentimenti, pregiudizi, preconcetti, egoismi, possessività: tutto passa in secondo piano. Perciò, anche in caso di glaciazione, io credo che le popolazioni locali non ostracizzeranno o attaccheranno i profughi, perché avranno capito che le trasformazioni sono globali e che siamo tutti sulla stessa barca. SOSTENIBILITÀ AGRICOLA-ALIMENTARE Se c’è una cosa terribile per l’umanità è una glaciazione. Il riscaldamento globale è una benedizione per la flora, la glaciazione è mortale per la vita. Le piante (= cibo) crescono più rigogliose quando c’è più anidride carbonica nell’atmosfera. Ma in caso di glaciazione i livelli di CO2 precipitano e una grossa porzione della flora si estingue, com’è già successo varie volte in passato: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15642948 Sotto le 200 parti per milione (ora è a 400ppm) di CO2 le piante non possono più crescere perché non riescono a completare la fotosintesi. Sopra le 2000 ppm la concentrazione diventa tossica (il livello ottimale sarebbe tra le 1200ppm e le 1400ppm: il ciclo di crescita sarebbe raddoppiato). Di qui l’utilità delle serre. http://www.hydrofarm.com/resources/articles/co2_enrichment.php Nel corso dell’ultima glaciazione si è scesi a 170-180 ppm. Sotto le 150 ppm tutta la flora sopra il livello del mare si estingue e con essa la fauna che se ne nutre, e quindi anche noi. In caso di raffreddamento sostenuto la produzione agricola del Canada e della Russia sarà compromessa e il mondo potrebbe fronteggiare una carestia. A metà del secolo scorso eravamo circa 3 miliardi, mentre nei prossimi anni arriveremo a 7,5 miliardi di bocche da sfamare, senza i raccolti cerealicoli canadesi, che saranno annullati nel giro di 7-10 anni (-80% in 5 anni? -20% per gli USA), e senza una parte dei raccolti russi e ucraini. Occorrerà una istantanea conversione delle colture di biocombustibili in cereali per consumo animale/umano: una riconversione produttiva globale. 1) Dobbiamo sviluppare e incoraggiare l’agricoltura a latitudini più basse, in Africa come in Sud America. Queste sono le aree dove sarà più caldo e umido nella fase fredda (come minimo diversi decenni); 2) Occorre dire agli agricoltori che vivono alle latitudini più elevate (> 40 – da Napoli in su) e che hanno già subito i primi impatti del raffreddamento globale e/o della siccità che le cose andranno di male in peggio nei prossimi decenni. Quel che si coltiva in Scandinavia sarà quel che potrà crescere nell’area alpina; 3) Servono migliori difese contro l’eccesso di precipitazioni a latitudini più basse; Fortunatamente il Sahara tornerà a rinverdirsi.
POLITICHE ENERGETICHE Nel Regno Unito il costo dell’energia è aumentato del triplo rispetto al tasso di inflazione. Il consumatore tedesco ha già oggi le tariffe di elettricità più care d’Europa…Ogni anno più di 300mila famiglie sono private dell’elettricità a causa di bollette non pagate. La Caritas e altre associazioni hanno inventato un termine per definire questo fenomeno, la “precarietà energetica”. l’anno scorso i produttori tedeschi di energia hanno immesso nell’atmosfera più anidride carbonica dell’anno precedente…oggi i più grandi inquinatori – le vecchie e obsolete centrali a lignite – sono diventate le più redditizie… http://www.presseurop.eu/it/content/article/4141161-la-bolletta-pesa-sulle-elezioni