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A22, una città lineare che dialoga con il territorio
strade&autostrade Carlo Costa(1)
A22, UNA CITTÀ LINEARE
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CHE DIALOGA CON IL TERRITORIO
L’esterno del Plessi Museum al Brennero
Ci sono molti modi di pensare un’autostrada. Il Codice della Strada ce ne indica uno, quello che definisce le sue caratteristiche essenziali: le carreggiate indipendenti, il numero minimo di due corsie per senso di marcia, l’assenza di intersezioni a raso, di accessi privati. Se volessimo inquadrarla in termini economici, l’autostrada è oggi la principale infrastruttura di cui si serve l’uomo per spostarsi e per spostare le proprie merci. C’è poi il modo comune di pensare un’autostrada: rumore, traffico, inquinamento atmosferico. Io vorrei raccontare il modo in cui pensiamo la A22 in Autostrada del Brennero; vorrei farlo perché il modo in cui pensiamo i 314 km che collegano il Brennero a Modena, l’Italia all’Europa, ha determinato e determina una serie di scelte strategiche capaci a mio avviso di modificare la fruizione dell’infrastruttura da parte dell’utenza e non solo. La strada che abbiamo imboccato porta a una rivoluzione paragonabile a quella che ha interessato la riqualificazione delle aree industriali in ambiti urbani. Noi pensiamo l’autostrada come una grande città lineare in cui avere opportunità che in altri luoghi non si riescono ad avere, una città che non solo non divide i territori che attraversa, ma che al contrario li unisce, una dorsale di connessioni reali e virtuali capace di sviluppare con l’ambiente in cui si cala un rapporto osmotico: come un camaleonte, l’autostrada adotta la livrea del paesaggio che la ospita, ma al contempo lo caratterizza con soluzioni architettoniche che, come tali, non possono ridursi a mero mimetismo. Prima di fare un passo in avanti, volgiamoci indietro, all’esempio di chi ci ha preceduti. I Romani sono ricordati per tante cose, per le strade ad esempio, ma più in generale per le capacità ingegneristiche e architettoniche che avevano sviluppato. Noteremo che i nostri antenati ci hanno lasciato opere che non solo sono ancora lì ad assolvere alla propria funzione dopo mediamente
1. La A22 intreccia un rapporto strettissimo con l’ambiente che la circonda
CONNESSIONI CON IL TERRITORIO
due millenni, ma sono anche belle e caratterizzano il paesaggio che hanno occupato. Riprendiamo quelli che Vitruvio indicava come i principi da porre alla base di una progettazione: la firmitas la solidità nella statica nei materiali, l’utilitas l’utilità nella funzione, la venustas la bellezza. Restano ancora oggi i principi dai quali partire quando si progetta una qualsiasi infrastruttura.
I SOVRAPPASSI
Partiamo da un elemento apparentemente semplice e ripetitivo: il sovrappasso. Innanzitutto, la sua funzione non è affatto banale, perché se è vero che un’autostrada unisce luoghi lontani, è anche vero che l’assenza di intersezioni che la caratterizza rischia di separare luoghi tra loro vicinissimi. I sovrappassi evitano questo pericolo, impediscono che l’autostrada costituisca una ferita nel territorio. Occorre che siano frequenti - in A22 ne abbiamo 147, uno ogni 2 km -, ma non basta. La loro abituale standardizzazione rappresenta un’offesa per il paesaggio, che non è mai standard. Per questo motivo, ormai da diversi anni, in Autostrada del
Brennero disegniamo, progettiamo e realizziamo sovrappassi che dialoghino con l’ambiente circostante e diano a chi viaggia riferimenti precisi sul luogo in cui si trova. Inoltre, l’utilità della funzione si dispiega in maniera completa se il sovrappasso si adatta alle necessità di quel luogo specifico. Se è un contesto molto antropizzato, ad esempio, va prevista la possibilità di attraversarlo agevolmente anche a piedi o in bicicletta, in modo che costituisca davvero un continuum rispetto al territorio che unisce.
LE AREE DI SERVIZIO
A ognuno di noi è capitato di dire “fermiamoci all’autogrill”. Con tutto il meritato rispetto per una Società che ci ha resi famosi nel mondo della ristorazione, quello non è un luogo, è un brand. La nostra idea è che l’area di servizio acquisti un’identità territoriale, passando da un non-luogo deputato alla sosta a un super-luogo, un elemento centrale del processo di trasformazione dell’autostrada. L’area di servizio intesa in questo modo esprime un potenziale enorme. Ci può aiutare a capire dove siamo, ci può raccontare il territorio in termine di promozione turistica, gastronomica, storica e culturale. Passiamo da un luogo che non ha identità a un luogo che racconta un’identità, un’oasi intelligente. Alcuni progetti verranno realizzati a breve, per esempio l’area di servizio Campogalliano Est: una porta informativa aperta sul territorio per valorizzarne le peculiarità ambientali e promuovere le attività commerciali con i prodotti del territorio. La facciata è il listato tipico di quelle zone. È chiaro che abbiamo la certezza di essere nella pianura padana e non a Vipiteno. La tessitura riporta il disegno dei territori agricoli circostanti. All’interno si sono immaginati servizi adatti ad utenze diverse, quindi non ripetuti e conformati. In Bassa Atesina, in una zona fortemente caratterizzata dalle colture agricole, immaginiamo di valorizzare la peculiarità del territorio con la sua roccia, il porfido di Laimburg, un volume semplice e compatto che riporta all’interno dell’autostrada il territorio. Nell’area di servizio di Trens Est sfrutteremo il Cor-Ten già simbolo della Autobrennero, voluto da Porcinai per l’attenzione e il rispetto al territorio. Abbiamo immaginato di rivestire tutta la facciata, di moltiplicarlo in altezza e di ottenere così un effetto che ne accresce il senso di movimento e di velocità. Un grande contributo per trasformare le aree di servizio in vetrine del territorio lo darà anche la realtà virtuale. Ci stiamo lavorando. Immaginiamo, ad esempio, che si possa accedere a un’area di servizio del veronese, indossare un visore stand alone e dare un’occhiata a quello che sta succedendo all’interno dell’Arena di Verona per capire che tipo di spettacolo si può andare a vedere e prenotarlo. Oppure, che ci si trovi nel mantovano e si voglia dare una sbirciatina alla nuova mostra di Palazzo Te. Il non-luogo diventa super-luogo anche grazie al virtuale.
PLESSI MUSEUM
Plessi Museum rappresenta la prima pietra di questo progetto di trasformazione dell’autostrada da un non-luogo che divide un territorio, a un super-luogo che lo connette. Siamo al Passo del Brennero, un luogo con un valore simbolico particolarissimo: il confine di Stato. La separazione fra l’area mediterranea e quella europea, ma soprattutto quella fra il Tirolo del Sud e il Tirolo del Nord. Quando è stata smantellata la barriera dopo Schengen, bisognava immaginare un’opera che potesse connotare questa zona molto dif-
2. Un rendering del sovrappasso e del ponte di Egna 3. Come si presenterà Campogalliano Est
strade& autostrade
ficile. Abbiamo immaginato che l’autostrada non fosse solo un collegamento, ma che potesse diventare qualcos’altro e quindi abbiamo realizzato questo fabbricato. Un fabbricato che doveva dare il senso della continuità, una sorta di vela che esprime il collegamento al passo del Brennero fra l’Europa mediterranea e l’Europa centrale, utilizzando pietra locale, Cor-Ten, acciaio inox e vetro. Tutto questo con l’idea di realizzare un museo all’interno dell’autostrada. Un’idea bizzarra, qualcuno penserà. No, è esattamente la formazione del super-luogo nel non-luogo. Abbiamo immaginato di portare la cultura dentro l’autostrada. Si è pensato di insediarvi un’opera che fu realizzata da Fabrizio Plessi per l’Expo di Hannover. Aveva vinto il primo premio, un’opera che rappresenta esattamente il passaggio fra le montagne del Tirolo del Nord, i fiumi del Tirolo del Sud e i laghi del Trentino. Una sorta di allegoria di luci, di suoni che portano in un mondo che si estranea completamente da quello che è il passaggio dei veicoli all’esterno. Nel non-luogo simbolo di divisione, abbiamo creato un simbolo della ritrovata unità. Lo abbiamo fatto dentro un’autostrada.
LE PORTE DELLE CITTÀ
Dove finisce l’autostrada? Abbiamo a disposizione Normative precise per rispondere. Più pragmaticamente potremmo agganciarci al senso comune e dire “all’uscita dal casello”. Se, però, vogliamo essere coerenti con l’idea di un’autostrada che non divide, ma che connette, non possiamo accontentarci di avere all’uscita dalle stazioni autostradali una sorta di “terra di nessuno”, una cesura. Un’idea che abbiamo già realizzato per colmare questo iato è quella delle “Porte della città”: opere d’arte poste all’uscita dell’autostrada che caratterizzino l’ingresso in un territorio, a Chiusa, a Trento Sud, a Rovereto Nord, a Rovereto Sud, a Verona Nord, a Nogarole Rocca, a Mantova Nord. Stavamo per inaugurare un’altra porta ad Affi prima che l’emergenza sanitaria fermasse tutto. Non si tratta dell’unica iniziativa innovativa fuori dal sedime autostradale. A Rovereto Sud stiamo realizzando un “Centro esperienziale”, un edificio - anche in questo caso caratterizzato territorialmente - nel quale un turista possa trovare, appena uscito dall’autostrada, tutte le informazioni e i servizi di cui ha bisogno con modalità più contemporanee e puntuali rispetto al classico info-point che distribuisce un generico volantino. Si tratta di una modalità che potrebbe essere riprodotta anche altrove.
CONCLUSIONI
I progetti presentati, quelli realizzati, quelli in corso di realizzazione e quelli in fase di studio non sono gli unici che esprimono la logica adottata in Autostrada del Brennero, ossia intendere l’autostrada come una dorsale di connessioni reali e virtuali capace di sviluppare un rapporto osmotico con l’ambiente che la circonda. Non si è accennato, ad esempio, all’importanza delle energie rinnovabili, in primis l’idrogeno, o ad altri elementi che devono smettere di essere standard come le barriere fonoassorbenti, agli autoporti nei quali gli autotrasportatori possano trovare socialità e servizi, oltre che semplici parcheggi. I temi sono troppi per essere sviluppati nella loro totalità. Ciò che conta è il cambio di prospettiva. Solo un nuovo approccio potrà trasformare l’infrastruttura per eccellenza, l’autostrada, in una città lineare. n
4. L’interno del Plessi Museum al Brennero
(1) Ingegnere, Direttore Tecnico Generale di Autostrada del Brennero SpA
5. Tridentum, la porta della città di Trento