Vivere insieme - Cohousing e comunità solidali - ANTEPRIMA

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VIVERE INSIEME COHOUSING E COMUNITÀ SOLIDALI

VIVERE INSIEME

9.50 euro

a cura di studio tamassociati

a cura di studio tamassociati

studio tamassociati architettura e comunicazione per il sociale. È uno studio tecnico e creativo attento a valori quali equità, sostenibilità, beni comuni. Coniuga impegno civile e professione. www.tamassociati.org

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guru

manuale pratico con strumenti e informazioni per chi desidera coabitare, creare un cohousing o iNiziare un’altra esperienza di vita in comune. L’erba del vicino… è anche mia! Il cohousing è un’esperienza di “vicinato elettivo e solidale” che affianca al proprio alloggio privato spazi comuni e servizi collettivi. Un nuovo modo di abitare che privilegia le relazioni, permette di compiere scelte virtuose dal punto di vista ambientale e sociale - dal car sharing alla costituzione di gruppi d’acquisto solidali - e, non ultimo, di risparmiare. Ma come iniziare? Questo libro offre uno “starter kit” completo per il futuro cohouser: dalle motivazioni individuali alla formazione del gruppo, dal metodo partecipativo al “regolamento”, dal budget finanziario fino alla scelta degli spazi comuni e alla costruzione vera e propria. “Vivere insieme” non trascura altre “coabitazioni”: una panoramica delle comuni e delle comunità, degli ecovillaggi e dei condomini solidali in Italia, nati per abitare in modo differente. Prefazione di Marianella Sclavi.

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Le chiavi e la cassetta degli attrezzi per costruire un nuovo modo di abitare



a cura di studio tamassociati

VIVERE INSIEME COHOUSING E COMUNITĂ€ SOLIDALI

Le chiavi e la cassetta degli attrezzi per costruire un nuovo modo di abitare


“Vivere insieme” © Altra Economia Soc. Coop. Corso Lodi 47 - 20139 Milano Tel. 02-89.91.98.90, e-mail: segreteria@altreconomia.it Autore: studio tamassociati Editing: Massimo Acanfora Progetto grafico e impaginazione: Laura Anicio Illustrazione: studio tamassociati Prima edizione: ottobre 2012 Isbn: 9788865160817 Stampa: Me.Ca. Srl - Località Ponte Vexina - Recco (Ge) Il catalogo dei libri di Altreconomia è sul sito: www.altreconomia.it/libri


Indice introduzione

Due semplici domande di Marianella Sclavi capitolo

pag. 5

1

Il cohousing: un’introduzione • Il cohousing come pratica di cittadinanza autorganizzata

11 17

di Andrea Mariotto capitolo

2

Lo starter kit del cohouser capitolo

3

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Le tappe

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• Promuovere il cohousing di Massimo Giordano - E’/Co-Housing Bologna • Progetti di cohousing... in divenire!

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capitolo

4

Esperienze concrete e testimonianze • l’eco-quartiere villorba

• Principi e regolamento dell’eco-quartiere Villorba • il cohousing di mura san carlo • Sul coabitare: timori e perplessità, sogni e convinzioni dei protagonisti • Mettere in pratica le buone pratiche: dimensione sociale e culturale di un’esperienza di co-abitazione di Alessandro Franceschini - Cooperativa Pace e Sviluppo capitolo

5

60

63 63 70 76 81 83

Le comunità solidali

86

Bibliografia e sitografia

95

di Massimo Acanfora



capitolo 1

Il cohousing: un’introduzione

Ab… coabitare Chi non ha mai voluto abitare in uno spazio più adeguato ai propri bisogni? Chi non mai immaginato uno spazio commisurato, ritagliato su di sé, capace al contempo di mettere ciascuno in relazione con gli altri? Chi non sarebbe contento -infine- di poter contribuire con le proprie idee e le proprie aspirazioni a realizzare un’idea di quartiere e di comunità? Potrebbe essere questa la sintesi per definire un diverso modo di abitare che recentemente sta tentando di dare un volto al nostro vicino sconosciuto: il “cohousing”. Il termine cohousing per come lo intendiamo oggi ha origine in Danimarca verso la fine degli anni 60 per iniziativa dell’architetto Jan Gudmand-Høyer e di un gruppo di persone motivate a realizzare un intervento residenziale che ridefinisse il concetto di vicinato solidale. Nel 1972 venne realizzato il complesso di 11


Skråplanet, che rappresenta il primo caso riconosciuto di bofælleskaber, ovvero “comunità vivente”. L’idea si diffuse rapidamente prima in territorio danese, poi in altri Paesi dell’Europa del Nord. Verso la fine degli anni 80 due architetti americani, Charles Durrett e Kathryn McCamant, dopo un viaggio di studio in Europa, pubblicarono un libro di grande successo che contribuì a diffondere rapidamente l’idea di cohousing negli Stati Uniti. Da allora il fenomeno si è diffuso in tutto il mondo anglosassone prima e, più recentemente, in altri Paesi quali Giappone, Germania, Francia, Belgio. In anni recenti in Italia si assiste a un crescente interesse per questo fenomeno con diversi progetti in corso di realizzazione (vedi a pagina 60). Cohousing significa letteralmente co-abitare o abitare insieme; identifica, più genericamente, insediamenti residenziali composti da abitazioni private corredate da spazi coperti e scoperti destinati all’uso collettivo. La co-abitazione combina dunque in modo nuovo l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di spazi, risorse e servizi condivisi. La presenza di spazi coperti e scoperti a uso comune rappresenta il segno distintivo più evidente di un cohousing rispetto a un complesso residenziale di tipo tradizionale. Tra gli spazi comuni coperti vi possono essere sale polifunzionali, cucine comuni, lavanderie, guest house, biblioteche - ludoteche, laboratori, magazzini, locali tecnici e altro. A questi si aggiungono gli spazi scoperti quali giardini, orti, cortili, parcheggi, terrazzi comuni e solarium. Gli spazi comuni sono luogo di socialità e risorsa per le attività dei singoli nuclei familiari (lavoro domestico, studio e svago) e del gruppo nel suo complesso (riunioni, feste e cene di gruppo, attività culturali). Grazie a questi spazi 12


inoltre i cohouser possono disporre di servizi comuni quali i Gas (gruppi di acquisto solidali), il babysitteraggio, il car sharing e altro ancora. La presenza di locali comuni consente di razionalizzare gli spazi degli alloggi privati, arrivando anche a ridurne le metrature e il relativo costo di costruzione. Ovviamente non esiste un modello predefinito di realizzazione di tali spazi comuni perché molti sono i fattori che ne determinano le caratteristiche: i desideri dei cohouser, la collocazione del complesso in un contesto rurale o urbano, la tipologia di intervento edilizio (ristrutturazione o nuova costruzione). I cohousing comprendono un numero limitato di famiglie (da 8 a 20, ma si arriva anche fino a 40); i nuclei convivono come una comunità di vicinato “elettivo” e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo. Nella maggior parte dei casi, i progetti di cohousing sono improntati alla sostenibilità ambientale, al risparmio energetico e alla bioedilizia: si possono ottenere, in questo modo, risparmi e benefici non solo economici ma anche di natura ecologica. Nulla di nuovo, sicuramente, eppure qualcosa di “rivoluzionario” se pensiamo alla solitaria quotidianità del nostro abitare. In questi ultimi anni, infatti, il mercato immobiliare ha continuato a offrire tipologie abitative indirizzate prevalentemente ai bisogni di nuclei familiari tradizionali. Il modello di riferimento continua a essere la struttura abitativa indipendente, sia essa isolata, all’interno di una schiera o in un’altra tipologia di edificio pluri-familiare, come i grandi condomìni. La produzione edilizia corrente si limita a rispondere alle naturali esigenze di autonomia e individualità, senza considerare altri parametri altrettanto importanti legati alla dimensione collettiva. Tuttavia sta emergendo la domanda di coloro che, attraverso la 13


realizzazione di nuove e più complesse tipologie abitative, aspirano a soddisfare le proprie necessità di socialità, condivisione, mutuo scambio e aiuto, attraverso la realizzazione di innovative forme di unità di vicinato. Coppie giovani con bambini piccoli, single con o senza figli, anziani, immigrati, colleghi di lavoro che dividono le spese, sono precise categorie sociali che esprimono in particolare un diffuso bisogno di socialità. A questi bisogni si aggiungono le aspirazioni delle persone a vivere secondo principi di equità, sostenibilità, conservazione delle risorse naturali, tutela e sviluppo dei beni comuni. A tali domande il cohousing offre valide risposte.

Teoria e pratica del cohousing Le realtà di cohousing possono essere molto diverse tra loro in quanto differenti possono essere le motivazioni e le condizioni di partenza, e di conseguenza, la visione comune che si cerca di realizzare e il risultato pratico perseguito. In questa sede non affronteremo la complessa questione del ruolo pubblico e istituzionale all’interno delle prassi del cohousing (o di una sua eventuale teoria); ci limiteremo più pragmaticamente a focalizzare il nostro interesse sulle questioni pratiche e metodologiche che possono accomunare esperienze nate anche da matrici diverse (ad es. da progetti di iniziativa pubblica, semipubblica o privata). Gli elementi che qualificano una buona esperienza di cohousing si possono quindi riassumere così: l il cohousing si costruisce “su misura” insieme alla comunità di cohouser; l il cohousing si sviluppa attraverso percorsi partecipativi; l il cohousing non è una teoria, è una buona pratica. 14




capitolo 2

Lo starter kit del cohouser

Istruzioni per l’uso Questo capitolo è indirizzato a chi vuole, pensa, immagina (forse sogna) di abitare in modo diverso, in una casa dove il suo vicino non sia uno sconosciuto; si intende infatti affrontare in modo pratico e diretto i vari problemi che un progetto di cohousing presenta. Dal mettere in comune esperienze e desideri, all’incontrarsi per costituire un gruppo motivato, capace di confrontarsi e affrontare in modo propositivo le inevitabili crisi che ogni sfida comporta; fino a trovare il modo più efficace per coniugare aspettative e possibilità finanziarie con la realtà concreta, e complessa, di un progetto di architettura. Motivazioni e interessi in questi processi a volte divergono, e ciò può produrre incomprensioni e tensioni all’interno del gruppo, capaci spesso di annullare e di rendere improduttivo un così importante sforzo e investimento collettivo. 33


Si tratta pertanto di agire consapevoli della necessità di un metodo (di parola, di ascolto, d’immaginazione), teso a includere e a far propria ogni utile indicazione. In questo si riflette la storia personale degli autori, che provengono a vario titolo da una lunga esperienza di adesione e partecipazione ai principi e alle finalità dell’associazionismo e di ciò che viene definito “altra economia”. Da questo percorso nascono, appunto, tecniche quali la mediazione culturale, la comunicazione sociale, la progettazione partecipata: tecniche che si pongono come obiettivo l’inclusione e la qualità del processo, oltre che la qualità (e il raggiungimento) del risultato. Non si vuole dare una risposta esaustiva al grande tema del cohousing, che rappresenta in ogni singola esperienza una storia sempre diversa ed originale, ma dare qualche consiglio utile per iniziare un percorso, per evitare gli errori più frequenti. Per questa ragione abbiamo deciso di chiamarlo “starter kit”.

Il metodo e l’equipe di lavoro Ogni esperienza di cohousing necessita, secondo diversi livelli e profondità, di più contributi tecnici specifici. È fondamentale

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però la capacità di coordinare e integrare queste componenti in una visione d’insieme. E questo risulta tanto più efficace quanto meno sono separati e distanti gli approcci tecnici (e ideali) alle questioni da dibattere da parte dei professionisti coinvolti, in particolare da parte dei progettisti. In un cohousing il progettista non è soltanto colui che disegna e immagina ma anche chi deve essere in grado di assumere un ruolo nuovo e molto più articolato in grado di sintetizzare e semplificare processi complessi che in un cohousing, inevitabilmente, si generano per poter rispondere alle esigenze ed ai desiderata di tutti. Una sorta di mediatore tecnico/sociale che potremmo definire un simplicity manager. Una figura ibrida, trasversale, tra parte tecnica, committenza, gestione finanziaria; capace di mettere in sinergia stili di vita diversi con gusti e sensibilità a volte divergenti, disponibilità economiche diseguali con aspettative spesso irrealizzabili; un lavoro lungo e complesso che, se ben modulato, permette di raggiungere risultati di eccellenza sia dal punto di vista estetico che energetico e sociale. Incontro di conoscenza tra famiglie per la costituzione del primo Ecoquartiere Quattro Passi

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