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La nostra vacanza green

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Tre domande a

Tre domande a

Testo — TESEO L A MARCA, Fotografie — MICHAEL PEZZEI

Una vacanza all’insegna della sostenibilità, senza rinunciare a nulla: utopia o realtà? Abbiamo chiesto a una giovane coppia di provare un soggiorno green, diverso dal solito. Il risultato? Giornate di pura felicità!

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A sinistra: la guida alpina Raimund Gietl

conduce i visitatori all’antico “granaio” dell’Alto Adige.

Sotto: l’albergatore Elmar Braun dimostra

che non c’è contraddizione tra gusto e sostenibilità ai massimi livelli.

E

“Dove se non qui si può respirare la vita in tutta la sua pienezza?”

se ci fossimo sbagliati? Chissà quando ha iniziato a insinuarsi questo dubbio... magari a cena, gustando una vellutata di peperoni al latte di cocco e un risotto di grano saraceno con i finferli freschi, o magari facendo due passi sul sentiero che dal pergolato ricoperto di viti porta all’infinity pool con vista sulle Dolomiti. O ancora degustando un calice di Kerner immersi in una vasca tinozza a botte riscaldata, perfetta per rilassarsi e guardare il cielo stellato nelle notti di tarda estate…

Niente di tutto ciò, in effetti, sa di privazione. E pensare che, scegliendo di trascorrere una vacanza sostenibile, ci eravamo rassegnati all’idea di dovere rinunciare a qualcosa. Volevamo partire con la coscienza pulita per l’Alto Adige, alla volta di Bressanone, di Chiusa e dei paesini che si affacciano sulla Valle Isarco, e con la coscienza pulita volevamo tornare a casa. E abbiamo sempre creduto che la coscienza pulita dovesse per forza andare a braccetto con la privazione. Da sempre, non solo da quando abbiamo deciso di bandire dalla nostra vita i macchinoni fuoristrada e gli spostamenti in aereo. Ero convinto di averlo imparato già da bambino, quando mia madre per colazione comprava i fiocchi d’avena biologici, mentre io avrei preferito i cereali al cioccolato grondanti di zucchero. La lezione era chiara: biologico vuol dire pagare di più, per una coscienza più pulita e uno stile di vita più sano, non per più gusto. Ma è davvero così?

Non necessariamente. Elmar Braun, per esempio, la pensa diversamente. L’albergatore, e padre, quarantenne gestisce l’agriturismo biologico certificato “Pennhof” a Barbiano, sull’assolato versante occidentale della Valle Isarco, dove abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza. Braun ha lavorato per molti anni come chef vegano in Portogallo, Tailandia e Olanda, prima di fare ritorno in Alto Adige: “È il posto più bello del mondo: le montagne, i laghi, i vigneti, il buon cibo… dove, se non qui, si può respirare la vita in tutta la sua pienezza?”.

Quando Elmar aveva dieci anni, i genitori decisero di trasformare il maso di famiglia in un’azienda agricola biologica, ponendo le basi per la successiva apertura dell’agriturismo. Decisivo è stato per Braun anche il soggiorno, durante una vacanza, in un hotel biologico: “Mi sono detto: è proprio quello che vorrei fare io, è l’idea che vorrei portare in Alto Adige”. Oggi Braun gestisce l’agriturismo, mentre i genitori e il fratello continuano a occuparsi dell’azienda agricola annessa. Proprio qui abbiamo osservato le mucche leccare affettuosamente i loro vitellini, una scena a cui si può assistere solo in un allevamento di vacche nutrici. Abbiamo dato da mangiare del pane ai maiali e alle capre del mini zoo e ci siamo divertiti a guardare un vero e proprio stuolo di galline da uova biologiche che razzolavano all’aperto. Ci si sente subito a proprio agio in una struttura così, capace di unire il servizio di un hotel di alto livello, tra menu di gala e sauna alpina, all’atmosfera rilassata di un agriturismo.

Braun, il giramondo che ancora oggi si ritira due volte all’anno nella sua piccola proprietà in Colombia, non aspira solo a essere un albergatore di successo, la sua vera missione è dimostrare che non c’è alcuna contraddizione tra gusto ai massimi livelli e sostenibilità, che è possibile godersi appieno le vacanze senza lasciare una pesante impronta ecologica. Qual è il segreto?

La risposta ci attende tra il cinguettio degli uccelli e il gorgogliare di un ruscello in lontananza. Qui, ai piedi dell’arco alpino centrale, ci inoltriamo con Raimund Gietl, guida escursionistica in pensione, lungo

un sentiero che, tra prati e boschi di abeti, conduce a una casetta di legno. La piccola costruzione dall’inconfondibile patina alpina, conferita dalle intemperie degli ultimi cinquecento anni, ci accoglie al suo interno con un operoso rumore di ingranaggi. Qui, ancora oggi i visitatori possono ammirare l’efficienza di una tecnologia che da secoli sfrutta la sola spinta dell’acqua per macinare i cereali ottenendo una fine farina.

Un mulino ad acqua non ha bisogno né di motori né di elettricità e funziona senza l’ausilio della forza muscolare. La pesante macina di pietra produce il prezioso alimento con la sua rotazione. Osservo la nostra guida e mi accorgo che non siamo gli unici a provare stupore. Mentre spiega il funzionamento del mulino, Gietl non nasconde la sua ammirazione per questa tecnologia un tempo così essenziale per l’umanità. Ancora oggi, l’albero motore converte l’energia cinetica dell’acqua in energia meccanica tramite l’incastro di una ruota dentata e di una cosiddetta lanterna, mentre i cereali continuano a scivolare dalle tramogge alle macine sottostanti. Pochi e semplici gesti permettono infine di regolare la consistenza, a grana spessa o fine, della farina.

Nei dintorni di Terento la concentrazione di ❶ mulini è particolarmente alta. “Questa zona un tempo era considerata il granaio dell’Alto Adige”, ci spiega Gietl. Quando, a partire dagli anni cinquanta, il raccolto dei piccoli appezzamenti dell’altopiano non riuscì più a tenere il passo con l’importazione di cereali dall’estero, la maggior parte degli agricoltori preferì passare alla produzione casearia. I campi di grano vennero allora lentamente soppiantati da pascoli per l’allevamento di vacche da latte.

Negli ultimi anni alcuni giovani agricoltori hanno scelto di seguire le orme dei loro antenati reintroducendo nella vallata la coltivazione di cereali, questa volta biologici. Ne è valsa la pena: oggi si è instaurata un’economia circolare a livello locale che comprende la coltivazione e macinazione dei cereali e la produzione di pane. E il pane a chilometro zero non solo abbatte le emissioni, ma è anche gu❶ stosissimo, come constatiamo all’agriturismo Tötscherhof di Terento, in cui ci siamo recati terminata la visita agli antichi mulini. Qui, una piccola costru-

Negli ultimi anni i giovani agricoltori hanno scelto di seguire le tracce dei loro antenati reintroducendo la coltivazione dei cereali, questa volta biologici.

I mulini di Terento

Affascinante viaggio nel tempo alla scoperta di antiche tradizioni e imponenti ruote ad acqua, ma anche meta di una piacevole escursione, il percorso didattico Sentiero dei Mulini parte dal centro del paese di Terento e si snoda attraverso prati e boschi di abeti costeggiando le “piramidi di terra” dal fascino quasi surreale. Dopo 45 minuti si raggiunge il primo mulino. Nei mesi estivi, ogni lunedì uno dei mulini è in funzione e può essere visitato. È possibile richiedere una guida escursionistica del posto contattando l’Associazione turistica di Terento.

www.gitschberg-jochtal.com

zione antistante all’edificio principale ospita un antico forno nel quale ancora oggi si prepara il pane a lievitazione naturale della tradizione contadina. Iniziando a infornare all’alba, la famiglia produce fino a cinquecento pagnotte al giorno.

Un tempo il pane era riservato al consumo domestico, come ci racconta l’agricoltore Georg Feichter. Del resto, fin quasi ai nostri giorni, le famiglie contadine erano particolarmente numerose. Feichter stesso è cresciuto con sette fratelli e sorelle e ricorda bene con quale appetito da bambini divorassero il fragrante pane con speck e formaggio. Come dare loro torto? Il pane appena sfornato del Tötscherhof è semplicemente delizioso!

Oggi, gli alimenti prodotti secondo le ricette e le tecniche di lavorazione tradizionali non sono reperibili soltanto nelle botteghe contadine. Passeggiando tra le torri e le caratteristiche case del centro storico di Bressanone, notiamo che sono molti i negozi a puntare su prodotti sostenibili e di provenienza locale. Al Mercato dei sapori ❷ Pur Südtirol, per esempio, scopriamo le uova biologiche del nostro ospite Elmar Braun e diverse farine biologiche ricavate da cereali coltivati in zona. A sorprenderci è la capacità di Bressanone, la città più antica dell’Alto Adige, di preservare la sua identità. Nel vivace centro cittadino, al posto delle vie dello shopping e delle filiali delle catene internazionali che hanno ormai invaso molte città europee, ci sono botteghe e piccoli esercizi commerciali come ❸ “Kauri Store”, che offre moda sostenibile, o ❹ “WiaNui”, specializzato in articoli di riciclo creativo. In fatto di equipaggiamenti sportivi, la parola d’ordine per chi ha a cuore la sostenibilità è noleggiare anziché acquistare. Tra i trend del momento ci sono le e-bike, ideali per esplorare in modo comodo e rispettoso dell’ambiente i dintorni della città. Come la Val di Luson, che negli ultimi anni è assurta a meta particolarmente amata dagli e-mountain biker. La vallata a nord di Bressanone, dalla caratteristica forma di mezza luna, si estende in direzione sud-est, racchiudendo la Plose e salendo dall’Alpe di Luson fino al Passo delle Erbe, la porta del “regno delle Dolomiti”. La vallata, che non dispone di impianti di risalita, era rimasta tagliata fuori dal turismo invernale convenzionale, una circostanza che inizialmente aveva destato preoccupazione nella popolazione locale, come ci racconta l’albergatore Franz Hinte-

Shopping sostenibile a Bressanone

② Pur Südtirol

Dal vino allo speck, negli scaffali del Mercato dei sapori troverete il meglio delle specialità e dei prodotti biologici dell’Alto Adige, ma anche articoli di artigianato locale e cosmetici.

www.pursuedtirol.com

③ Kauri Store

Abbigliamento alla moda, ma anche equosolidale e sostenibile. Sono questi i valori guida dei brand che Kauri Store seleziona per la sua clientela.

www.kauristore.com

④ WiaNui

“Wia nui”, che in dialetto sudtirolese significa “come nuovo”, è il motto di un’iniziativa di upcycling all’insegna della bellezza e della sostenibilità. I raffinati articoli di riciclo creativo sono disponibili nello shop di via Fienili a Bressanone.

www.wianui.eu

Luson in e-MTB

Oltre ai ben forniti noleggi di biciclette della zona, anche alcuni hotel dispongono di e-bike ed e-MTB riservate ai loro ospiti. Un suggestivo itinerario attraversa l’Alpe di Luson che, insieme all’Alpe di Rodengo, forma un vasto altopiano: 20 chilometri quadrati di prati verdissimi e con uno straordinario panorama a 360 gradi sulle cime circostanti.

www.luesen.com

regger durante un’escursione in e-bike ❺ sull’Alpe di Luson. Da quassù la vista spazia fino all’imponente Sass de Putia, alle Odle e, subito dietro, alle cime dolomitiche. A sud si gode il panorama della Valle Isarco, a nord quello dell’arco alpino centrale. Vasti alpeggi si aprono tra i profumati boschi di pino cembro, mentre sullo sfondo si stagliano le vacche al pascolo.

Immersi in questo paesaggio, intuiamo subito cosa intende Hinteregger quando parla del potenziale racchiuso in un apparente svantaggio. Un potenziale che i valligiani hanno saputo riconoscere, creando una fitta rete di percorsi escursionistici e di sentieri forestali, ideali per passeggiate invernali, tour con le ciaspole o per praticare lo slittino. Oggi la Valle di Luson è sinonimo del turismo slow, a contatto con la natura. Anche Hinteregger ha scoperto il fascino delle due ruote: almeno una volta alla settimana, accompagna i suoi ospiti lungo un itinerario in e-bike sulle cime circostanti, per poi rientrare, stanco ma appagato, nel suo albergo.

Tornando al Pennhof, dopo una giornata ricca di esperienze e incontri, anche noi ci sentiamo affaticati ma tutt’altro che esausti, profondamente rilassati e al tempo stesso carichi di slancio ed energia. E il menu serale, vario e genuino, compensa comunque ogni fatica.

Dalla finestra panoramica della sala, la vista si apre sulle Dolomiti che risplendono nella luce del tramonto. Scorgiamo Elmar Braun che, insieme a un collaboratore, trascina all’esterno delle vecchie cassette di legno con cui accenderà un falò. Una scelta non casuale: l’utilizzo dei rifiuti combustibili al posto della legna da ardere permette di “chiudere il cerchio” della gestione sostenibile delle risorse. Intanto il fuoco crepita e divampa vivace e a poco a poco le fiamme sostituiscono il rosso bagliore delle montagne nell’ultima luce della sera. Dopo una vacanza così, per noi tra gusto, benessere e sostenibilità non c’è più alcuna contraddizione.

Vasti alpeggi si estendono tra i boschi di pino cembro. Sullo sfondo pascolano le mucche.

Botteghe contadine a Chiusa e dintorni

Tschotthof

Il maso di Villandro offre confetture e sciroppi di ciliegie, albicocche, mele e piccoli frutti di coltivazione propria, ma anche sale aromatizzato alle erbe e fiori, speck e frutta essiccata.

www.tschott.com Radoar

Bisogna suonare energicamente la campanella all’ingresso! Ecco come si accede alla bottega del maso Radoarhof di Velturno dove potrete acquistare vino e grappa, succo di mele, aceto e frutta secca, in autunno anche castagne e noci biologiche.

www.radoar.com Obergostnerhof

Nella bottega della famiglia Gasser di Pardell, frazione di Chiusa, troverete specialità di produzione propria come miele, aceto di mele e le tipiche “Kloazn” (pere essiccate).

www.gasser.bz.it

Al Tötscherhof si prepara il pane a lievitazione naturale della tradizione contadina.

La sostenibilità per i piccoli

Bühlerhof

Dal latte al burro, dai cereali al pane: il maso Bühlerhof di Rasa, frazione di Naz-Sciaves, organizza laboratori per avvicinare i bambini ai cicli produttivi locali, con assaggi del cibo preparato insieme. Mini zoo, olimpiadi del maso e visite guidate introducono i piccoli al mondo dell’agricoltura sostenibile.

www.buehlerhof.it

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