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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012 A N N O I X N . 37
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
L’Anno della Fede MASSIMO PETTINAU
iamo finalmente entrati nell’Anno della Fede. Iniziato l’11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica promulgato da Giovanni Paolo II, terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. L’anno della fede non è una proposta per il mondo per chiedergli di diventare cristiano ma è l’accorato invito ai cristiani perché non si lascino travolgere dal mondo. Non è la crociata per la cristianizzazione del mondo ma è il cammino di conversione che liberi i cristiani dall’appartenza ad esso. Quante volte, infatti, i cristiani stanno più attenti al giudizio di mondo, politica e mass media mentre non si preoccupano di ciò che davvero dovrebbero avere a cuore e cioè del giudizio di Dio? L’Anno della Fede non nasce solo dalla necessità di commemorare il passato ma è un chiaro sguardo verso il futuro con un occhio dolorosamente attento al presente secondo ciò che l’allora cardinale Ratzinger disse nella Via Crucis del 2005: “Non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è
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nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!”. L’Anno della Fede invita i credenti a passare dall’ascoltare se stessi ed il mondo all’ascoltare Dio. Ascoltare Dio non significa semplicemente partecipare a cerimonie religiose o a pellegrinaggi, non vuol dire leggere il Vangelo come si leggerebbe un buon romanzo e nemmeno conoscere a memoria le frasi di Gesù. E’ un invito a non fare della fede una filosofia, una ideologia, una morale. Trasformiamo la fede in filosofia quando facciamo di Dio un essere realmente esistente ma praticamente ininfluente nella nostra vita; scambiamo la fede per ideologia quando riteniamo di essere nel giusto perché siamo parte di una associazione o di un movimento ecclesiale e pensiamo che sia quello a salvarci e non Nostro Signore; tramutiamo la fede in morale quando misuriamo parole e gesti alla luce di precetti e norme senza mettere il cuore, senza amare realmente Dio ed il prossimo. Attenti più a non sbagliare che ad amare: se io dico qualcosa contro un fratello, infatti, devo pentirmi per le offese all’altro e non per la mia imperfezione. La fede invece è solo fede. Pura fiducia in Dio. Fidarsi ed affidarsi totalmente a Lui. Non si tratta quindi tanto di leggere il catechismo o i discorsi del Papa quanto piuttosto di riprendere in mano il nostro cuore per capire se è davvero nelle mani di Dio, di riprendere in mano la nostra anima per riconsegnarla nelle mani di Dio per essere salvata. Non si scambi questo per una manifestazione
di devozionismo. C’è da decidere se stare con Dio o contro di Lui. Se stare dalla parte di Nostro Signore Gesù Cristo o dalla nostra. Se correre il rischio dell’apostasia o dell’idolatria oppure riconfermare qui e ora quanto chiesto dai nostri genitori e padrini col Battesimo e confermato da noi con la Cresima. Credere perciò con la vita, mettere in pratica e non solo ascoltare senza fratture tra vita cristiana e vita quotidiana, tra vita cultuale e vita attuale. Giovanni Paolo II nel 2003 affermò: “Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si ripetono i gesti e i segni della fede, specialmente attraverso le pratiche di culto, ma ad essi non corrisponde una reale accoglienza del contenuto della fede e un’adesione alla persona di Gesù. Alle grandi certezze della fede è subentrato in molti un sentimento religioso vago e poco impegnativo”. Seguire Gesù Cristo significa fare una precisa scelta di campo. Vuol dire scegliere se amare o non amare. Testimonia realmente a chi appartiene il nostro cuore: se a Dio o a qualcuno che Dio non è. Tanti hanno o dicono di avere la “loro coscienza” come base su cui scegliere ogni cosa. E questo si trasforma nel trionfo del relativismo. A giudicare la realtà non è più la Parola di Dio ma la nostra valutazione. Non è più il Vangelo, ma le nostre impressioni. Non è più ciò che Dio insegna e che la nostra fede accoglie, ma le nostre sensazioni. ”Timeo Dominum transeuntem" diceva sant'Agostino. Il Signore passa oggi, non sappiamo quando ripasserà. Non possiamo lasciar passare Dio invano nella nostra vita. L’Anno della Fede rappresenta questo Suo nuovo passaggio.
Venerdì 12 ottobre alle 19.30 con la Veglia missionaria a Bonaria inizia in Diocesi l’Anno della fede
SOMMARIO LAVORO
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Voci dalla crisi: parlano i familiari degli operai Alcoa SOCIETA’
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Angela Quaquero: “Dobbiamo essere capaci di leggere ciò che accade” SCUOLA
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Il sostegno negato: esempi positivi della scuola che funziona DIOCESI
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Facoltà teologica, inaugurato solennemente il nuovo anno accademico PARROCCHIE
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Padre Giovannino Tolu: “Il mio impegno per il carisma nell’Isola”
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il PorTiCo
IL PORTICO DEL TEMPO
domeniCa 14 oTTobre 2012
Cinquant’anni dal Concilio. Parla mons. Tonino Cabizzosu, ordinario di Storia della Chiesa in Facoltà teologica.
L’apporto della Chiesa sarda al Vaticano II, nuovi orizzonti di confronto e riflessione GIACOMO MAMELI N OCCASIONE DEL cinquantesimo anniversario dall’inaugurazione del Concilio Vaticano II, Tonino Cabizzosu, Ordinario di Storia della Chiesa nella facoltà teologica di Cagliari e autore di numerose opere sulla storia della Chiesa in Sardegna, analizza, nella seguente intervista, il contributo dei vescovi sardi a un evento che ha segnato la storia contemporanea, in particolare quella della Chiesa. Qual era la consistenza e la formazione dei sardi alla celebrazione del Vaticano II? La situazione dell’episcopato sardo è da situare all’interno del contesto della Chiesa in Italia nel primo cinquantennio del Novecento. I Padri Conciliari italiani costituivano l’ottava parte dell’intera assemblea: 271 residenziali e un centinaio tra responsabili di uffici di Curia Romana, ausiliari. Era un gruppo eterogeneo per formazione e per esperienza pastorale, non abituato a lavorare insieme su ambito nazionale, in quanto la Conferenza Episcopale Italiana iniziò a organizzarsi solo a partire dal 1952. Il gruppo era compatto, dominato dalle forti personalità dei cardinali Giuseppe Siri di Genova ed Ernesto Ruffini di Palermo. Mancavano figure di teologi di spicco, sensibili alle nuove frontiere teologiche che si diffondevano oltralpe. Solo a partire dalla seconda e terza
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L’apertura del Vaticano II in una foto d’archivio. in basso, mons. Cabizzosu.
sessione conciliare numerosi vescovi italiani diedero l’adesione alle nuove istanze teologiche che gradualmente prendevano corpo. La visione teologico-pastorale dei vescovi sardi in questo primo periodo è ben sintetizzata nei Consilia et Vota inviati a Roma nel 1959. Quanti furono gli ecclesiastici isolani che vi parteciparono? Parteciparono all’assise conciliare venti ecclesiastici sardi, considerando in questo numero anche quelli che in seguito avrebbero la-
vorato nell’isola. Gli interventi in Aula furono pochi (Antonio Tedde 1, Canestri 2, Giuseppe Melas 3), mentre quelli scritti presentati alla Commissione Centrale decisamente numerosi: 42 di varia natura e 39 sottoscrizioni di interventi collettivi. Tra i secondi si distinsero: Francesco Cogoni di Ozieri (14), Tedde di Ales (8), Canestri di Cagliari (5), Francesco Spanedda di Bosa (4). Quest’ultimo fu la personalità sarda di maggior spicco in quanto membro della Commissione Teologica, di cui
facevano parte eminenti studiosi. Quale fu il contributo dei vescovi sardi? Data la formazione culturale non si potevano aspettare contributi originali. I vescovi isolani, infatti, accolsero di buon grado il dibattito in atto, come documentano gli scritti da loro presentati alla Commissione Centrale; questi ultimi, in sostanza, più che un approfondimento del pensiero teologico, erano suggerimenti volti a perfezionare i testi in discussione. La loro esperienza conciliare, più che l’offerta di un pensiero teologico originale, risiede nel fatto che uno dei frutti maggiori fu quello di aprire nuovi orizzonti di confronto e di riflessione. Questo aspetto si può documentare dalle lettere che ogni vescovo inviava alla sua diocesi, per informarla di quanto avveniva a Roma (Paolo Carta ne inviò 43, pubblicate sul settimanale “Libertà”). Quale fu l’incidenza delVaticano II
sulla Chiesa Sarda? L’accoglienza dell’ecclesiologia e delle riforme conciliari è stata corale in tutte le diocesi sarde, con sfumature diverse rispetto ai singoli territori. L’incidenza o meno è ancora tutta da studiare sulle fonti. Questo cinquantennio è stato ricco di avvenimenti: bisognerebbe analizzarli sui settimanali cattolici, insieme alla documentazione relativa ai diversi gruppi e movimenti ecclesiali, ad organismi di partecipazione ecclesiale, per ricostruire le dinamiche interne. Sarebbe importante studiare anche il dissenso ecclesiale, presente in diverse diocesi, come pure l’abbandono da parte di numerosi sacerdoti e religiosi, con estesa crisi vocazionale. È un argomento complesso che dovrebbe essere vagliato con obiettività e serenità. A cinquant’anni di distanza dall’inaugurazione, qual è la sua eredità per la società odierna? Penso sia importante commemorare il cinquantesimo anniversario di un avvenimento così autorevole, ma ancora più interessante farne oggetto di attenta riflessione e stimolo per il cammino attuale della Chiesa nella società. Urge riscoprire la sua valenza profetica, il suo dinamismo evangelico in una società secolarizzata, leggere con rinnovata sensibilità il monito giovanneo dei “segni dei tempi”. Tale lezione é quanto mai attuale.
di certezze diventa un grosso ostacolo anche per le cure mediche, delle quali avrei bisogno - confessa Daniela - Purtroppo conosciamo i tempi necessari per usufruire della Sanità Pubblica, spesso troppo dilatati rispetto alle esigenze, ma d'altro canto i costi di quella privata sono proibitivi”. Nelle scorse settimane la Commissione europea ha dato il suo via libera alla proroga sino al 2015 del regime di compensazione tariffario per le imprese che, come Alcoa, offrono servizi di interrompibilità istantanea in Sardegna e in Sicilia. Secondo Bruxelles, dato che questi servizi vengono remunerati a
valore di mercato, non costituiscono aiuti di stato. “Anche a scuola capita spesso di affrontare la questione Sulcis sia con i professori che con i compagni - racconta Michela - Tra i coetanei non manca chi ha già come obiettivo quello di trasferirsi all'estero per avere maggiori opportunità lavorative. Il dramma dell'Alcoa rischia di essere solo l'inizio di una vera e propria catastrofe. Mi riferisco a quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi alle aziende appaltatrici sarde, molte delle quali rischiano seriamente di chiudere definitivamente i battenti" - conclude Michela.
“Così non si arriva nemmeno a fine mese” Dal Sulcis il grido di dolore dei familiari degli operai MARIA LUISA SECCHI
um Romae consulitur”, Mentre a Roma si discute, sono centinaia gli operai che nel Sulcis assaporano ogni giorno l'amaro gusto della disperazione legata all'incertezza del proprio futuro e di quello del territorio. La locuzione latina (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1) spiega molto bene lo stato d'animo delle tantissime famiglie che ormai da anni convivono con lo spettro del licenziamento. “Chiedo ai nostri politici di mettersi una mano sul cuore e fare tutto il possibile per salvarci perché siamo disperati” confessa Daniela, 40 anni, moglie di un dipendente dello stabilimento Alcoa di Portovesme, per il quale si susseguono le manifestazioni di interesse e le proteste di lavoratori e sindacati. “Ormai non si arriva più nemmeno alla fine del mese perché lo stipendio è stato ridotto a causa della Cassa Inte-
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grazione - prosegue. Non vediamo soluzioni all'orizzonte, probabilmente l'unica percorribile sarebbe quella di lasciare la Sardegna per andare a vivere all'estero. Soprattutto l'attesa e il continuare a vivere senza certezze per il futuro sta diventando insostenibile”. Lo stato d'animo espresso da Daniela, fatto di preoccupazione e scoraggiamento, è condiviso anche dalle nuove generazioni. “Se la fabbrica chiudesse e mio padre perdesse il lavoro ci sarebbero dei grossi problemi economici - afferma Michela, 15 anni, figlia di un operaio Alcoa - Centinaia di famiglie perderebbero il lavoro perché la maggior parte dei capi famiglia del territorio, lavora all'Alcoa o comunque nel settore industriale sulcitano, che sappiamo essere in crisi a tutto tondo”. Dopo la rinuncia di Glencore, azienda e sindacati hanno concordato l'erogazione di un indennizzo sociale per un totale loro di
1,5 mln ai circa 300 lavoratori dell'indotto quale integrazione alla cig o un altro ammortizzatore. Per quanto riguarda invece gli interinali, l'intesa firmata nelle scorse settimane in Confindustria a Cagliari sblocca un bonus lordo per complessivi 3.600 euro a favore dei 66 lavoratori certificati al 31 maggio 2012. “Il mio sogno dopo il diploma prosegue Michela - è quello di frequentare l'Università, ma stante questa situazione, potrebbe essermi negata questa possibilità”. Le difficoltà per le famiglie non riguardano solo la quotidianità e l'istruzione. “La mancanza di soldi e
domeniCa 14 oTTobre 2012
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Società. Uno studio di ricerca indica la strada per il corretto risparmio delle risorse.
Occorre imparare la reciprocità forte per un corretto uso dei beni comuni Esistono diversi modelli di gestione che mostrano come statalizzazione e privatizzazione sono metodi non ottimali. Ma anche una terza via mostra tutti i suoi limiti VITTORIO PELLIGRA* ECONDO LA TEORIA economica i beni comuni sono quei beni di cui tutti abbiamo bisogno, ma di cui nessuno vuol prendersi cura. Per fortuna non sempre la teoria ci azzecca, e infatti vediamo spesso esempi di commons gestiti collettivamente con ragionevole cura e attenzione. Eppure la visione della teoria economica, anche se spesso smentita dai fatti, non di meno mette in luce un aspetto importante: i beni comuni sono tanto necessari quanto fragili. Si spiega così l’urgenza di comprendere quali sono gli elementi che facilitano o ostacolano la sopravvivenza di beni come l’aria e l’acqua, il senso civico e la fiducia reciproca, i mari e il paesaggio nel quale siamo inseriti. Abbiamo visto come le soluzioni tradizionali, la statalizzazione e la privatizzazione, spesso non funzionano. O anche quando funzionano generalmente derivano da dolorosi processi di espropriazione della comunità, verso lo Stato, in un
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caso, e verso il privato, nell’altro. Abbiamo anche visto che una “terza via” rispetto a questi due poli è quella della gestione comunitaria, nella quale per via della stabilità dei rapporti di un gruppo di persone, della loro ripetizione nel tempo e della pubblicità e osservabilità dei comportamenti di tutti i membri del gruppo, è possibile che l’interesse individuale che porta alla distruzione del bene, sia posto in secondo piano rispetto all’interesse collettivo, che prevede la tutela e il corretto sfruttamento del bene e che diventa cultura condivisa. Questo modello di gestione ha però dei limiti che si rendono evidenti al crescere delle dimensioni della comunità. Si ha una situazione efficiente quando il gruppo è formato da due individui, al crescere di questo numero aumentano i problemi e le difficoltà. Si capisce che una prospettiva del
genere è del tutto inadatta, per esempio, ad affrontare le difficoltà legate ai “beni comuni globali”, che riguardano migliaia, quando non milioni di persone. Si pensi al caso del Nilo, le cui acque bagnano sei nazioni differenti. Se una di queste sfrutta troppo l’acqua del fiume, ce ne sarà meno per le altre, che a loro volta saranno indotte a eccedere nel consumo di acqua, determinando in questo modo la “tragedia” che ormai abbiamo imparato a riconoscere. In questo caso, le dimensioni del problema rendono impossibile il coordinamento delle azioni di milioni di soggetti che hanno non solo interessi confliggenti, ma anche lingue, culture, tradizioni, consuetudini e sistemi giuridici differenti. Una soluzione può arrivare da un programma di ricerca che ha preso piede negli ultimi anni, tra economisti, antropologi e psicologi. Studi
svolti praticamente in tutte le parti del pianeta, coinvolgendo popolazioni delle culture più diverse, hanno prodotto un certo consenso intorno al fatto che gran parte della cooperazione che osserviamo tra esseri umani si basa sulla cosiddetta “reciprocità forte”: io sono gentile con chi è stato gentile con me, e al contrario tenderò a punire chi si è comportato male. La reciprocità forte sarebbe il meccanismo fondamentale che sostiene il rispetto delle norme sociali, la produzione di beni pubblici e anche la tutela dei beni comuni. Prenderci la briga di sgridare pubblicamente chi butta la sigaretta in spiaggia o chi non fa lo scontrino, ha un effetto motivante verso il rispetto della legge o della norma sociale. Si è quindi sostenuto che per far aumentare la cooperazione dovremmo moltiplicare le opportunità di punizione verso chi fa il furbo. Soluzione corretta ed efficace, ma non esente da controindicazioni. Basti pensare al caso di questi giorni di quel disabile che dopo aver fatto portar via una macchina parcheggiata abusivamente nel parcheggio a lui riservato, si è visto bucare le gomme proprio dal proprietario della macchina abusiva. Ad una punizione spesso segue una contro-punizione, e se le condizioni lo consentono, queste si trasformano in faide, conflitti tra persone, famiglie, nazioni. Anche nel caso dei beni comuni, dunque, la punizione può essere efficace, ma va usata con estrema cautela. * Università di Cagliari
La capacità perduta di leggere i fenomeni Angela Quaquero e la rilettura della stagione dei sequestri SERGIO NUVOLI
paradossale che uno dei punti più importanti per lo sviluppo della Sardegna - il tema dell’energia - sia anche uno dei più pericolosi. Non bisogna essere talebani, ma nemmeno far finta di nulla davanti ai rischi che si corrono rispetto alle possibili infiltrazioni di gruppi criminali nel nostro sistema”. A dirlo, in modo per nulla velato, ma anzi dettagliatissimo e particolarmente approfondito, è stata Angela Quaquero, presidente della Provincia di Cagliari, alla presentazione del libro “Porto Franco” di Francesco Forgione, nei giorni scorsi a Cagliari. La presidente ha quindi dettagliato l’allarme: “Bisogna essere politicamente adulti: ok alle grandi sfide, ma soltanto se monitorate con molta attenzione”. La sfida è culturale, non soltanto politica: “Avevo 25 an-
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ni quando alla fine degli anni ‘70 arrivai a Nuoro per lavorare come manager culturale - ha raccontato Al terzo omicidio di persone che in qualche modo conoscevo, capii che stava aprendosi la stagione dei sequestri, una pagina molto complessa della storia della nostra Isola”. Furono anni di grandissima tensione: “La società scontava una grandissima difficoltà a leggere i fenomeni, si era come incapaci di capire quello che stava accadendo. La cosa che mi colpì di più era la difficoltà a dare un senso a quello che ci succedeva, specie per chi stava in quella zona. Un po’ meglio riuscivano quelli che ne erano distanti”. Un ritratto molto chiaro, quello riproposto dalla presidente della Provincia: “In piccoli gruppi - ha proseguito toccando con coraggio un tema davvero sofferto di quell’epoca ci riunivamo, sforzandoci di esprimere una condanna. Poi ci fu una
La presidente della Provincia, Angela Quaquero.
marcia, nel 1984, organizzata dalla Chiesa cui aderirono alcuni gruppi di sinistra, ma qualcuno non riusciva ad esprimere una condanna decisa, perchè la difficoltà era individuare il valore da tutelare, da difendere insieme. Si diceva “In fondo sequestrano i ricchi”, che tra l’altro non era vero”. “Bisognava superare quelle divisioni - ha quindi aggiunto Angela Quaquero - quella tra ricchi e poveri, ma anche quella tra operai e padroni, per impostare un nuovo modello di sviluppo. Fu difficile dare un senso a tutto questo, come avvenne anche negli anni ‘90, quando fu scritta un’altra bruttissima pagina in Ogliastra. Anche in quel caso la difficoltà maggiore fu dare una lettura
politica ai fatti che succedevano”. Oggi la sfida è molto simile, ha chiarito la presidente della Provincia, continuando l’analisi: “Oggi dobbiamo capire cosa fare: ci sono territori - come il Sulcis, con i recenti casi legati all’energia eolica - che fanno emergere situazioni al limite, su cui non dobbiamo abbassare la guardia, non possiamo permettercelo”. Quindi l’indicazione, netta, da osservatrice, nemmeno tanto da politico: “Dobbiamo essere capaci di saper leggere i fenomeni, oggi come allora. Non serve essere pessimisti, sia ben chiaro: bisogna uscire dagli schemi anche nella scelta delle persone, serve un maggior controllo democratico a tutti i livelli”.
il PorTiCo
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blocnotes SULL’IMU
Il Consiglio di Stato bacchetta il Governo Il Consiglio di Stato ha bocciato il decreto del Tesoro per l'applicazione dell'Imu sugli enti non commerciali, e quindi anche sulla Chiesa. Immancabili, sono riesplose le polemiche, su un argomento che su queste colonne abbiamo più volte affrontato nei mesi scorsi. La sentenza del Consiglio di Stato sull’argomento è particolarmente dettagliata, pur essendo il dispositivo composto di poche pagine, ma sarà bene tenere presente che esso - contrariamente a quanto scrivono i soliti quotidiani - non si riferisce solo ai beni di proprietà della Chiesa: le norme in esso contestate (contenute in un decreto del Ministero del Tesoro) avrebbero trovato applicazione a partire dal 2013. Il decreto, secondo i giudici di Palazzo Spada, in molte parti “esula” dalle competenze che erano state affidate dalla legge. Il ministero dell'Economia, con il decreto sull'Imu, è praticamente andato oltre i poteri regolamentari che gli erano conferiti espressamente dalla legge. Occorre dunque una riscrittura del provvedimento o - cosa più corretta e completa - un passaggio in Parlamento. “Trattandosi di un decreto ministeriale - si legge nel dispositivo il potere regolamentare deve essere espressamente conferito dalla legge e, di conseguenza, il contenuto del regolamento deve essere limitato a quanto demandato”. Deve invece “essere rilevato - scrive il Consiglio di Stato che parte dello schema in esame è diretta a definire i requisiti, generali e di settore, per qualificare le diverse attività come svolte con modalità non commerciali. Tale aspetto esula - si sottolinea nel parere - dalla definizione degli elementi rilevanti ai fini dell'individuazione del rapporto proporzionale in caso di utilizzazione dell'immobile mista 'c.d. indistinta' e mira a delimitare, o comunque a dare una interpretazione, in ordine al carattere non commerciale di determinate attività”. E ancora: "L'amministrazione ha compiuto alcune scelte applicative, che non solo esulano dall'oggetto del potere regolamentare attribuito, ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazione normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività". Il Consiglio di Stato, bocciando il decreto del Tesoro sull'Imu alla Chiesa, non solo critica il fatto che il ministero abbia "esulato" dalle proprie competenze regolamentari ma anche l' "eterogeneità" dei criteri utilizzati per le convenzioni con lo Stato per le attività erogate dalle onlus in campo sanitario, culturale o sportivo. In definitiva una sorta di pasticcio pieno di errori, che molto difficilmente sarebbe passato indenne in un compito assegnato agli studenti di una facoltà di Giurisprudenza.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
il PorTiCo
Il Papa. Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione.
“I cristiani ritrovino l’orgoglio della loro dignità di figli di Dio” ROBERTO PIREDDA A SETTIMANA DEL SANTO Padre ha avuto il suo momento più importante nella Celebrazione Eucaristica di apertura dell'Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Nell'omelia della Messa Benedetto XVI ha indicato come «l'evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio (cfr Mc 1,1); e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione». La Chiesa, ha spiegato il Papa, «esiste per evangelizzare. Fedeli al comando del Signore Gesù Cristo, i suoi discepoli sono andati nel mondo intero per annunciare la Buona Notizia, fondando dappertutto le comunità cristiane». L'evangelizzazione ha due “rami” specifici: «da una parte, la missio ad gentes, cioè l'annuncio del Vangelo a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza; e, dall'altra parte, la nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana». Il Sinodo che si apre si concentra sul-
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La prima giornata del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione.
la nuova evangelizzazione «per favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale». I santi «sono i veri protagonisti dell'evangelizzazione in tutte le sue espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione: con la loro intercessione e con l'esempio della loro vita, attenta alla fantasia dello Spirito Santo, essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comu-
nione in Cristo». Lasciarsi riconciliare con Cristo è poi «la via maestra della nuova evangelizzazione. Solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio della loro dignità di figli di Dio». Sempre Domenica il Santo Padre ha proclamato “Dottori della Chiesa” San Giovanni d'Avila e Santa Ildegarda di Bingen. All'Angelus al termine della celebrazione domenicale Benedetto XVI ha ricordato l'importanza della preghiera del Rosario in occasione della festa della Madonna di Pompei:
«con il Rosario ci lasciamo guidare da Maria, modello di fede, nella meditazione dei misteri di Cristo, e giorno dopo giorno siamo aiutati ad assimilare il Vangelo, così che dia forma a tutta la nostra vita». In settimana Benedetto XVI si è recato in pellegrinaggio al Santuario di Loreto per ricordare la storica visita del Beato Giovanni XXIII in preparazione del ConcilioVaticano II e per affidare alla Vergine i lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Il Papa nell'omelia della Messa a Loreto ha ricordato il significato decisivo dell'incarnazione: «senza Dio l'uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull'amore, le cose materiali sui valori, l'avere sull'essere. Bisogna ritornare a Dio perché l'uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l'orizzonte della speranza: l'Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna». All'Udienza Generale il Santo Padre si è soffermato sulla natura ecclesiale della preghiera liturgica: «il dialogo che Dio stabilisce con ciascuno di noi, e noi con Lui, nella preghiera include sempre un “con”; non si può pregare Dio in modo individualista. Nella preghiera liturgica, soprattutto l'Eucaristia, e - formati dalla liturgia - in ogni preghiera, non parliamo solo come singole persone, bensì entriamo nel “noi” della Chiesa che prega».
Famiglia, risorsa per il futuro del Paese Annunciata la prossima Settimana sociale dei cattolici S. N. AMIGLIA: SPERANZA E futuro per la società italiana”: questo il titolo della prossima Settimana sociale dei Cattolici italiani (a Torino dal 12 al 15 settembre 2013), annunciato nei giorni scorsi nel capoluogo piemontese dall’arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, Arrigo Miglio, affiancato nella Sala delle Colonne del municipio torinese dall’arcivescovo di Torino e vicepresidente della Cei, Cesare Nosiglia, e dal sindaco di Torino, Piero Fassino. “È un titolo che riassume tutto – ha dichiarato mons. Miglio –. La famiglia infatti è la risorsa fondamentale per il futuro del Paese, il luogo in cui le persone si realizzano. I giovani devono essere incoraggiati a formarne per tempo una propria e, come cattolici, chiamati a testimonia-
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re che è una via impegnativa, ma proprio per questo anche di gioia e di amore pieno. Molte famiglie sono un vero lieto annuncio nonostante le difficoltà e le croci che portano”. Piero Fassino, dal canto suo, si è detto “lieto che per un evento tanto grande si sia scelta la nostra città, che tra l’altro ha dato i natali a tanti santi sociali come Frassati, don Orione o don Bosco, e anche nel suo solidarismo laico ha radicata una profonda socialità”. “Avere scelto la realtà della famiglia come centro della riflessione - ha aggiunto mons. Nosiglia - è una conferma del fatto che si tratta di un luogo educativo privilegiato, da sostenere e da curare, dove si sperimenta naturalmente il concetto di solidarietà e di bene comune”. Monsignor Domenico Pompili, sottosegretario e direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, ha moderato l’incon-
La presentazione della 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani.
tro: “Se la famiglia è così centrale nel cuore delle istituzioni internazionali - ha detto ricordando che le Nazioni Unite nel 2014 celebrano il XX anniversario dell’Anno internazionale della Famiglia - oltre che nella Chiesa, non manca ai nostri giorni chi ne metta in dubbio, ancor prima dell’identità, la stessa necessità. La Settimana sociale muove precisamente dall’intento contrario, cioè dalla consapevolezza che la famiglia è una risorsa», è anzi “quel luogo indispensabile per apprendere le virtù sociali che rendono possibile la felicità pubblica”. “Parliamo evidentemente di quella famiglia che noi da sempre consideriamo tale - ha chiarito mons. Miglio - fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, aperta alla vita, una famiglia dunque stabile, fondamento della società civile, quindi
anche garanzia di uno spazio di libertà. Chiediamo che vengano alleggeriti i pesi sulla famiglia. Ad esempio, alleggerire il peso fiscale, riconsiderare i parametri fiscali, alle famiglie più numerose. Queste sono proposte che già da tanti anni vengono presentate, ad esempio, dal Forum delle Famiglie". “C’è bisogno di non confondere la realtà della vita delle famiglie con immagini e cliché stereotipati che si diffondono - ha ammonito ancora l’arcivescovo di Cagliari - Questo è un rischio che scoraggia, mentre esistono tantissime esperienze positive. Dal punto di vista economico, il rischio più grosso, che credo tutti vedano, riguarda proprio i giovani: mancanza di futuro, l’impossibilità di progettare per tempo la loro vita e quindi di iniziare una loro propria esperienza familiare".
domeniCa 14 oTTobre 2012
pietre BANGLADESH
Bambini cristiani rapiti e convertiti all'islam I bambini cristiani, delle comunità tribali, vengono rapiti, venduti alle scuole coraniche e convertiti all'islam oppure finiscono nelle mani di trafficanti senza scrupoli che li vendono all'estero come schiavi. E' l'allarme lanciato dal Vescovo di Chittagong. La gente è impaurita. Le famiglie che, dopo essere state ingannate, recuperano i propri figli, sono poi costrette a fuggire e nascondersi per sottrarsi a ritorsioni. La diocesi di dare rifugio e assistenza a questa gente”. CINA
Lavaggio del cervello per preti e suore Almeno 160 fra sacerdoti e suore della diocesi di Shanghai sono stati sottoposti a un periodo di "lavaggio del cervello" per inculcare in loro il "servizio alla nazione" e l'ideale di una Chiesa indipendente dalla Santa Sede. La "rieducazione" si è resa necessaria dopo lo "schiaffo" di mons. Ma Daqin che il giorno stesso della sua ordinazione episcopale ha dichiarato di non voler più appartenere all'Associazione patriottica (Ap), per meglio rispondere alle sue responsabilità pastorali. Il gesto di Ma Daqin ha rotto una "ambigua tradizione" secondo cui per "servire la nazione" occorre sottomettersi all'Ap, il cui ideale è far crescere una Chiesa nazionale, indipendente dal papa. In realtà, alla luce degli ultimi scandali avvenuti nel Partito, la popolazione cinese è sempre più critica verso i rappresentanti governativi, considerati corrotti. Le fonti fanno notare che quando mons. Ma Daqin ha dichiarato la sua personale uscita dall'Ap, tutta l'assemblea, meno i governativi, ha applaudito in modo fragoroso. Dal giorno stesso della sua ordinazione, mons. Ma è in pratica agli arresti domiciliari nel seminario di Sheshan, impossibilitato a svolgere il suo lavoro pastorale e si è aperta un'inchiesta contro di lui. PAKISTAN
Una marcia islamico cristiana per la pace Una marcia islamo-cristiana per chiedere la fine delle violenze contro le minoranze religiose, il rispetto dei diritti umani e la fine degli attacchi personali contro giornalisti, donne e lavoratori innocenti. È l'iniziativa promossa dalla società civile di Faisalabad (nel Punjab), all'insegna del motto "La non-violenza per una coesistenza pacifica". La manifestazione per le vie della città si è svolta in concomitanza con i festeggiamenti per la nascita del Mahatma Gandhi.
domeniCa 14 oTTobre 2012
IL PORTICO DEI GIOVANI
il PorTiCo
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Il sostegno negato. I giudici hanno riconosciuto il “diritto al ristoro del danno non patrimoniale subìto”.
La ritardata assegnazione delle ore di sostegno per il bambino disabile è un danno esistenziale Cosa dice la sentenza con cui il Tar Sardegna è intervenuto a giugno dello scorso anno contro gli atti compiuti dall’Amministrazione scolastica nella vicenda SERGIO NUVOLI ENTRE DAGLI UFFICI di viale Regina Margherita - attraverso i partecipanti alla recente riunione del Gruppo di Lavoro interistituzionale, convocata dopo la pubblicazione delle precedenti puntate della nostra inchiesta - filtrano imbarazzate rassicurazioni (tutte da verificare) sul numero di deroghe attivate sul sostegno negato finora ad alcuni bambini portatori di disabilità, diamo una lettura alla storica sentenza con cui il Tribunale amministrativo della Sardegna ha riconosciuto - negli effetti dei comportamenti posti in essere da chi ha attribuito il sostegno in un rapporto diverso da quello richiesto - un danno esistenziale. Cercheremo di essere meno tecnici possibile, ma alcuni passaggi sono indispensabili. La sentenza - per gli amanti del diritto - è la n. 616 del 17 giugno del 2011, ed è stata emessa dalla prima sezione del Tar.
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Da un lato, i giudici ribadiscono che il provvedimento amministrativo che riduce ai minori, portatori di handicap in situazione di gravità, il numero delle ore di sostegno, disattendendo la richiesta della scuola formulata nel Progetto Educativo Personalizzato, risulta illegittimo, dall’altro, rilevano che, venendo vulnerato il diritto del disabile all’educazione costituzionalmente garantito e protetto dell’art. 38 comma 3 Cost., anche nel caso di sola temporanea diminuzione delle ore di sostegno risulta ammissibile, a favore del medesimo, il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale, qualificabile come danno esistenziale, da liquidarsi considerando gli effetti provocati dalla seppur temporanea situazione sulla personalità del minore.
Il caso esaminato era quello classico, richiamato più volte nelle interviste realizzate in queste settimane: ad un bambino, portatore di handicap ed in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3 L. n. 104 del 1992, veniva assegnato un numero di ore di sostegno settimanali per l’anno scolastico 2009/2010 inferiore a quanto richiesto dal Progetto Educativo Personalizzato (PEP) e, ad ogni modo, insufficienti a garantire il supporto dell’insegnante di sostegno con rapporto 1/1, come invece richiesto dal PEP medesimo. A questo punto i genitori hanno presentato ricorso, chiedendo l’annullamento dell’atto con cui gli erano state assegnate le ore di sostegno, inferiori a quelle richieste, l’accertamento del diritto alle ore di sostegno richieste e l’accertamento del diritto al risarci-
mento dei danni patiti. A rispondere - sia ben chiaro - erano stati chiamati il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna e la Direzione Didattica in ci era iscritto il bambino, nei confronti dei quali erano stati prospettati vizi di violazione di legge ed eccesso di potere. Nel momento in cui discutono la causa, i giudici rilevano che il sostegno era stato nel frattempo attribuito nella misura richiesta, cioè nell’ormai famoso rapporto uno a uno. Il bambino era rimasto con il rapporto “non corretto” per due mesi, fino all’inizio di dicembre. Per comprendere se potesse configurarsi il danno patrimoniale, i giudici del Tar non saltano il problema dell’illegittimità del comportamento (nonostante fosse ormai cessato), e ribadiscono che “è illegittimo l’operato della Amministrazione scolastica che, disattendendo la richiesta della scuola formulata nel Progetto Educativo Personalizzato, riduce il numero delle ore di sostegno ai minori portatori di handicap in situazione di gravità”. Citano la Corte costituzionale dicendo che “sebbene il legislatore goda di discrezionalità nell’individuazione delle misure necessarie per la tutela dei diritti delle persone disabili, tale discrezionalità non ha carattere assoluto e trova un limite nel rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati”;
Bambini come Pietro trasformano la scuola Il supporto ad un bimbo autistico in un istituto paritario I. P. UNA STORIA BELLA, quella di Pietro, dei suoi genitori e dei loro amici. Una di quelle che fanno bene al cuore: mostra quanta gente ancora lavora nella scuola senza guardare all’orologio e al portafogli, nonostante alcune vicende che abbiamo raccontato negli ultimi numeri. “Abbiamo mantenuto un buon livello di qualità delle scuole sarde e stiamo lavorando per migliorarla ancora - ha dichiarato il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Enrico Tocco, nei giorni scorsi - Quest'anno abbiamo perso 32 insegnanti che sono stati abbondantemente compensati con le deroghe per il sostegno (370 posti). La spending review non ha colpito gli organici della scuola in Sardegna". Raccontiamo la storia di persone come Ornella Bitticchesu, l’educatrice che ha seguito – prima a casa, poi a scuola – un bambino affetto da disturbi dello spettro auti-
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stico. Abbiamo scelto la storia di Pietro per un debito di riconoscenza verso i suoi genitori: non hanno avuto paura di raccontare la loro storia, facendo prevalere il bello che c’è. Due genitori alle prese con una scuola paritaria, in cui le difficoltà – per far seguire il bimbo in modo adeguato – si moltiplicano. Chi parla è l’educatrice, che dal 2008 segue il bambino: “Un conto è studiare l’autismo - ha detto durante un incontro affollatissimo organizzato dall’associazione Diversamente- un conto molto diverso è seguire davvero un bambino”. Cosa ha significato la sua esperienza in una scuola paritaria? Scontrarsi con diverse difficoltà, come l’organizzazione piramidale della scuola. Con tenacia è possibile riuscire a far vincere le proprie idee: non è facile, perché le cose vengono spesso imposte dall’alto. Per esempio? Ho riscontrato la tendenza da parte dell’istituzione scolastica a metter-
L’incontro organizzato dall’associazione Diversamente onlus.
si un po’ al di sopra delle singole situazioni. Questo rende più complicato far valere le proprie ragioni in ciò che si ritiene giusto, ma nel corso degli anni siamo riusciti a trovare numerosi punti di incontro. Quanto conta l’interazione con la famiglia? I componenti della famiglia devono essere i primi ad essere ascoltati: sono loro a conoscere meglio il bambino. E’ fondamentale l’atteggiamento tenace da parte dei genitori per vedere riconosciuti i diritti del proprio figlio. Un genitore che resta tranquillo, ad aspettare che dalle istituzioni arrivi il riconoscimento di ciò che è dovuto per legge, in realtà alla fine aspetterà molto più tempo. La scuola paritaria aggiunge una difficoltà in più? Ci sono aspetti positivi e altri certa-
mente negativi: tra i primi registro il fatto che la scuola paritaria permette maggior scelta ai genitori. Il mio caso è la dimostrazione di questo: i genitori sono riusciti a farmi assumere. Facendo valere le mie competenze, la conoscenza approfondita del bambino e le mie capacità, la scuola ha deciso di venire incontro alla richiesta della famiglia. E quelli negativi? Sui ricorsi per il sostegno, le resistenze dell’istituzione scolastica sono certamente maggiori. In questo tutto diventa più difficile. Quanto è difficile per chi fa il suo lavoro entrare in rapporto con un bambino autistico? Prima di tutto bisogna partire dalla considerazione che non si tratta di un mistero, ed instaurare subito un rapporto con il bambino. Dentro la
sotto il profilo normativo, difatti, il diritto all’istruzione del disabile è oggetto di specifica tutela da parte sia dell’ordinamento internazionale, sia di quello interno (e, in particolare, dall’art. 38, terzo comma Cost.). Quindi, “non può in ogni caso costituire impedimento alla assegnazione, in favore dell’allievo disabile, delle ore di sostegno necessarie a realizzare il proprio diritto, il vincolo di un’apposita dotazione organica di docenti specializzati di sostegno, giacché la L. n. 449 del 1997, all’art. 40, assicura comunque l’integrazione scolastica degli alunni handicappati con interventi adeguati al tipo e alla gravità dell’handicap, compreso il ricorso alla assunzione con contratto a tempo indeterminato di insegnanti di sostegno in deroga al rapporto docenti – alunni in presenza di handicap particolarmente gravi, consentendo così di garantire all’alunno bisognevole, l’integrazione scolastica attraverso il miglioramento delle sue possibilità nell’apprendere, comunicare e socializzare”. E’ una sorta di pietra tombale sulle discussioni: il testo è chiarissimo e non merita altri commenti. In più, i giudici rilevano come sia stato leso un diritto garantito a livello costituzionale, e perciò riconoscono il diritto al risarcimento, quantificando il danno patito in duemila euro, per i due mesi in cui il bambino è rimasto senza il sostegno nella misura richiesta.
relazione con lui, è importante capire le sue tendenze e ciò che gli piace: solo in questo modo si riesce ad entrare in un rapporto autentico. Seguo Pietro da cinque anni, oggi abbiamo un bel rapporto. Qual è l’aspetto più bello? Vedere come riusciamo a capirci, il fatto che lui mi riconosca e mi cerchi. La base del nostro rapporto è una conoscenza vera, non dettata solo da questioni di lavoro: è un rapporto che si è trasformato nel tempo in un affetto profondo. Che speranze ci sono per la vita sociale di bambini come lui? Possiamo cercare di migliorare la qualità della loro vita, insegnando loro abilità che riescano ad esercitare in modo indipendente. E’ il modo per renderli più felici possibile in una società sempre più complessa come la nostra: non stancarsi mai, la pazienza è l’aspetto fondamentale. L’aspetto più difficile. Gestire il rapporto con i genitori: seguire un bambino con un disturbo pervasivo dello sviluppo significa prendersi carico dell’intera famiglia. Un disturbo di questo genere pervade il suo ambiente familiare: per questo il coinvolgimento delle persone che ruotano intorno al bambino è intenso. La gestione delle emozioni di tutti coloro che sono coinvolti nella vita del piccolo è certamente l’aspetto più complesso.
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Scuola. il presidente regionale dell’Unione italiana Ciechi, Pietro Puddu, spiega la nuova iniziativa dell’associazione.
Al via un corso in lingua braille organizzato per gli insegnanti della scuola dell’infanzia Un ciclo di lezioni offre la possibilità di imparare la speciale scrittura, ma soprattutto impartirà tecniche e consigli per rapportarsi meglio con i bambini non vedenti GIOVANNI LORENZO PORRÀ IETRO PUDDU, presidente regionale dell’Unione Italiana Ciechi (UIC), parla con gioia della sua nuova “creatura”: il primo corso di lingua Braille rivolto ad insegnanti della scuola dell’infanzia, che si è chiuso questo 2 ottobre; il Braille - come noto - è la scrittura dei ciechi, inventata da Luis Braille nel 1821.“Se fosse vissuto ai tempi del Nobel, di sicuro l’avrebbe vinto – afferma Puddu – con la sua invenzione ha permesso ai ciechi di avere accesso alla cultura.” Purtroppo oggi non sempre un insegnante di sostegno può essere presente nella classe in cui c’è un bambino non vedente, e spesso i docenti non sanno come comportarsi; da qui la necessità di un corso, sollecitato da molte scuo-
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le :“Offriamo una formazione di base sul Braille e su come integrare un bambino non vedente nella classe”, sintetizza Puddu. Un’opportunità da non perdere per gli insegnanti, ma anche un aiuto in più per le famiglie. Il primo corso è già stato un successo, e anche per il prossimo si è quasi al completo, ma altri sono in arrivo, anche di livello superiore. Per accedere basta essere insegnanti e fare domanda all’UIC: le spese si aggirano intorno ai 300 euro. In passato l’unico modo per
imparare a rapportarsi con alunni disabili era frequentare i corsi per insegnanti di sostegno; la novità di questo corso è che non vuole formare insegnanti di sostegno, ma aiutare i “normali” insegnanti. Alla fine viene rilasciato un attestato: “Questo corso può essere importante per un docente precario – afferma sicuro Puddu – che con queste conoscenze verrà certamente scelto se nella classe c’è un bambino cieco. L’attestato non aggiunge punti in graduatoria, ma spicca in un
curriculum”. Il corso dura circa 40 ore e in cattedra ci sono degli insegnanti di sostegno. “Imparare il Braille è semplicissimo – afferma Puddu – la maggiore difficoltà è capire come rapportarsi col cieco. Spesso sono i non vedenti a insegnare il Braille, ma nel caso dei bambini gli insegnanti vedenti hanno una marcia in più, perché possono aiutare il bambino a mantenere una corretta postura mentre scrive. Naturalmente non voglio fare nessun torto agli insegnanti ciechi”. Durante l’intervista Puddu buca freneticamente un piccolo foglio di carta con un punteruolo, usando una sorta di righello con dei fori: “È questa la mia macchinetta per scrivere – spiega sorridendo – si scrive facendo dei puntini in rilievo nel foglio usando il punteruolo, da destra verso sinistra, e poi per leggere si gira il foglio, e si tastano i puntini. Con sei puntini, disposti in modo diverso, posso fare ogni segno. Le difficoltà maggiori per chi vede sono scrivere al contrario, ma soprattutto imparare a leggere con il tatto, perché nei vedenti il senso del tatto non è affinato come lo è nei ciechi. Per imparare il Braille devono aiutarsi con la memoria visiva”. Può sembrare un paradosso, ma di fronte al Braille un vedente è in svantaggio. Poi Puddu
mostra un foglio con la pianta del Pantheon di Roma in Braille: “Questo è l’esame finale”. “La cosa più importante di questo corso è che fornirà all’insegnante le conoscenze di base per non sentirsi spaventato di fronte ad un alunno disabile, e questo è un obiettivo da realizzare a lungo termine in tutte le scuole – conclude Puddu - le disabilità esistono e bisogna tenerne conto”. I prossimi progetti dell’UIC? “Il 13 ottobre si terrà nella nostra sede un convegno su come le pubbliche amministrazioni disattendono la normativa per i disabili”.
Dalla terra di Nurak è arrivata Iskida Il romanzo di Andrea Atzori e i riferimenti all’Isola G. L. P. L VENTO INFURIAVA NELLA terra di Lùn. Il mare in burrasca si scaraventava contro le scogliere facendo tremare il fuoco e l’aria…La Jana era seduta a gambe incrociate sulla nuda roccia, i lunghi capelli d’argento lisci sull’esi-
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le volto senza età, gli occhi bianchi e ciechi” Sono le prime righe di “Iskida della terra di Nurak”, il nuovo romanzo di Andrea Atzori. La carriera di Andrea come scrittore è iniziata da poco: 26 anni e un’esperienza in erasmus in Estonia, da cui è nato il suo primo libro, “Brogliaccio del nord”; ma la passione per la scrittura e per i viaggi sono diventati il suo lavoro di giornalista freelance. Poi è arrivato il primo romanzo fantasy, presentato in una sala gremita di appassionati nella libreria Feltrinelli di via Paoli a Cagliari: “Amore per la natura, empatia per gli animali, rabbia per chi non può esprimersi, questi sono i temi più importanti - racconta Fabio Attoli, tesoriere dell’associazione di appassionati di fantasy e giochi di ruolo Mondi Sospesi, e amico di Andrea – di un libro che nasce sicuramente anche dall’amore del suo autore per la Sardegna”. “L’esperienza in Estonia e la lontananza da casa è stata benzina per far nascere questo libro - conferma Andrea – una sorta di erasmus nuragico” . Basta una prima let-
Un’immagine della presentazione di Iskida.
tura per riconoscere parecchi nomi di luogo e di persona: il romanzo nasce infatti dalla cultura e mitologia sarda, ma vi sono anche altre influenze, soprattutto celtiche: “Ci sono tanti libri che parlano della nostra cultura in modo scolastico, ma io ho voluto sistematizzarla per la prima volta – spiega il giovane scrittore creando un mondo fantasy, un po’ come ha fatto Tolkien che per i suoi libri ha usato come base la mitologia inglese”. Il romanzo si propone di essere il primo di una saga: La trama è incentrata sulla figura di Iskida, una giovane ragazza del Clan del Cane, accompagnata dal suo fedele Ino, un molosso di Lùn, e dalla strega Lianda,
del Clan del Cavallo, nel suo viaggio per la terra di Nurak, il cui equilibrio è minacciato da oscuri pericoli. Un’altra influenza molto forte oltre a Tolkien è stata l’animazione giapponese, e in particolare il maestro Hayao Miyazaki: “grazie ai manga e agli anime, come vengono chiamati il fumetto e all’animazione giapponese, noi conosciamo tantissimo di quella cultura; sarebbe bellissimo – azzarda Andrea – che con questo romanzo anche la cultura e mitologia sarda diventasse famosa all’altro capo del mondo” E l’influenza del fumetto giapponese si vede anche nelle illustrazioni, a cura di Daniela Orrù e Daniela Serri , in arte le Dany and Dany,
giovani ma già autrici di fumetti come “La luna nel pozzo” ed “Eikon”, in vendita nelle librerie: “Noi siamo cresciute con i fumetti giapponesi e ci viene naturale disegnare così – spiegano –pensavamo già a un progetto simile: quando Andrea ci ha chiamato ci è parso quasi un segno del destino e siamo rimaste entusiaste della sua storia: l’unica difficoltà è stato il poco tempo a disposizione”; “Io non le conoscevo – racconta Andrea – ma quando ho visto i loro lavori sono rimasto folgorato: era proprio ciò che avevo in mente”. “Spero che questo libro vi piaccia – conclude l’autore – e che potremo vivere questa avventura insieme”.
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Facoltà teologica. E’ stato solennemente inaugurato il nuovo anno accademico.
“L’amore di Dio verso l’umanità attraversa i secoli come un filo d’oro” Così mons. Arrigo Miglio. Cominciate nel segno dell’Anno della fede le attività della Facoltà. Il preside padre Teani: “La Chiesa non è ferma, ma comunità in ricerca”. G. L. P. COMINCIATO NEL segno dell’Anno della fede il nuovo anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna: l’anno 2012, in cui ricorre il cinquantenario dal concilio Vaticano II, è stato dichiarato da Papa Benedetto XVI l’Anno della Fede. Questo è inoltre il primo anno accademico ad essere stato inaugurato dall’arcivescovo Arrigo Miglio, che è anche Gran Cancelliere della facoltà. “Il Concilio Vaticano II è stato un momento molto importante della storia della Chiesa – ha affermato il presule durante la messa dell’inaugurazione, tenuta nell chiesa del Cristo Re quanto mai affollata – eppure oggi per le generazioni più giovani appare come un evento passato, che interessa agli anziani, presi da polemiche e rimpianti: proprio in questo anniversario il suo intento non va dimenticato”. Nel corso dell’omelia, l’arcivescovo ha citato più volte gli atti del Concilio, e in particolare le parole di Papa Giovanni XXIII: “E’ necessario che
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Un momento della messa, in basso la prolusione di padre Teani.
la dottrina, certo immutabile, sia approfondita e presentata in modo da rispondere alle esigenze del nostro tempo”; in questi cinquant’anni, ha ricordato mons. Miglio, molto è stato fatto, dal nuovo codice di diritto canonico del 1983, all’ esortazione “Evangeli Nuntiandi” di Paolo VI, passando poi al nuovo Catechismo del 1992, per finire con l’importantissima enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate”, ma molto resta certo da fare. “Possiamo vedere un filo d’oro attraverso i secoli – ha concluso l’arcivescovo - che è quello dell’amore e della commozione che Dio nutre per l’uomo: lo si vede quando Dio promette a Noè che non farà più male all’uomo, quando rifiuta a Giona di distruggere Ninive, quando Gesù muore per la salvezza dell’uomo. Ogni volta che un cristiano o un credente fa riflettere nel suo volto la commozione di Dio ver-
so l’uomo, chi lo vede ne rimane incantato”. Il testo integrale dell’omelia in pagina 15. Anche padre Maurizio Teani, preside della Facoltà, è voluto ritornare sull’argomento del Concilio durante la sua prolusione: “L’anniversario è un’importante occasione per rileggere i testi conciliari – ha esordito - specie in questo momento in cui trionfa la carriera dei mediocri, la libidine del potere,
l’arroganza di chi crede di essere come il Papa”. E l’unico modo per uscirne è proprio tornare al Concilio, quanto mai attuale: “Esso ci ha spiegato come la Chiesa non vive una storia parallela a quella del mondo, ma c’è una sola storia del mondo in cui la Chiesa vive con il suo messaggio: bisogna rileggere la Parola e ascoltare le speranze e i desideri degli uomini e delle donne di oggi”. Padre Teani ha ricordato che la Chiesa deve essere non “non una comunità immutabile ed insediata, ma povera e in ricerca”, una “Chiesa dei poveri”, come già aveva detto Papa Giovanni XXIII. In conclusione sono state ricordate le principali attività della Facoltà, tra cui la presentazione del libro “La donna, la Chiesa e società sarda nel novecento”, di mons. Tonino Cabizzzosu, docente di Storia della Chiesa; il convegno “Retoriche del declino e desiderio di educazione”, con relatore Giorgio Chiosso, docente di Pedagogia generale all’università di Torino; e anche la presentazione del volume “Che cos’è la filosofia oggi: un’introduzione”, di Andrea Oppo, docente di Ermeneutica. Infine sono stati consegnati i diplomi di licenza, conseguiti quest’anno da quattro studenti di cui uno laico, a riprova del fatto che continuano ad essere numerosi gli iscritti alla facoltà, anche tra i non ecclesiastici. È stato poi ricordato più volte con affetto e commozione monsignor Ottorino Alberti, di sicuro un modello per tutti gli studenti della Facoltà.
Giornata della salute in mezzo a tanto verde
IL PORTICO
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brevi IL 13 OTTOBRE ALLE 18.30
Serata missionaria con don Franco Crabu Cambia l’orario di inizio della serata missionaria-musicale prevista per il 13 ottobre. L’incontro - cui parteciperà don Franco Crabu, missionario in Kenya - comincerà alle 18.30 nell’Aula magna del Seminario arcivescovile, ed è inserito nell'ambito delle iniziative organizzate dal Centro Diocesano Missionario per l'Ottobre missionario. Un’ottima occasione per conoscere da vicino un tema molto importante. PASTORALE FAMILIARE
La famiglia incontra Cristo, porta della fede La Commissione regionale della Pastorale familiare in Sardegna ha organizzato un incontro-dibattito dal titolo “La famiglia incontra Cristo, Porta della Fede”, a cui parteciperà don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana. L’appuntamento è per domenica 14 ottobre alle 16.30 nella sala stampa (al primo piano) del Seminario arcivescovile di via mons. Cogoni. Don Gentili è in visita a Cagliari per incontrare tutti i sacerdoti, laici ed associazioni che si interessano di pastorale familiare per una condivisione reciproca. IL 14 OTTOBRE
A Monte Claro giornata sulla sindrome di Down Domenica si celebra la Giornata nazionale delle persone con sindrome di down con lo slogan “Siamo differenti, tra noi". Il Centro Down onlus di Cagliari animerà in Sardegna la Giornata Na-
Successo per l’iniziativa benefica nella pineta di Sinnai ROBERTA USAI OMENICA 30 SETTEMBRE si è svolta a Sinnai la “Giornata della salute in Pineta”. La mattinata si è aperta con il canto del coro dei “Bambini di suor Paola” che, nello scenario verde pensato per l’iniziativa organizzata dai Lions, hanno introdotto le attività in programma. L’affluenza è stata particolarmente numerosa. Alla realizzazione dell’iniziativa hanno contribuito numerose associazioni locali quali Avis, La Misericordia, Gruppo Scout, TalassAzione. Il tempo è stato clemente e la breve pioggia, giunta a metà mattinata, non ha interrotto il programma e non ha scoraggiato i presenti. E’ stato così possibile realizzare interamente le iniziative programmate: screening medici, animazione per i bambini, convegno con i diversi in-
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terventi di specialisti sulle patologie oncologiche e la loro prevenzione. Sono intervenuti al convegno in qualità di relatori i rappresentanti di diverse associazioni quali: TalassaAzione, Astafos, Casa Lion. Allo stesso tempo, per consentire agli adulti di seguire gli interventi dei relatori ed effettuare gli screening, i numerosi bambini presenti sono stati intrattenuti con un’articolata proposta ludica: i giochi proposti dalla Cooperativa sociale Impara con Noi, il percorso sul pony offerto dalla scuderia di Serramanna, le attività realizzate dai piccoli Vigili del fuoco. Ai piccoli ospiti è stata offerta una merenda a metà mattina e le offerte donate per la partecipazione alle attività ludiche sono state destinate all’associazione Astafos che accoglie e ospita i bambini affetti da malattie oncologiche. Gli adulti hanno avuto occasione di
Don Carlo Rotondo celebra la messa nella pineta di Sinnai.
prestare un po’ di attenzione alla propria salute attraverso diversi screening: colesterolo, glicemia e vista, realizzati grazie alla collaborazione di medici, infermieri e ottici che volontariamente e gratuitamente hanno prestato la loro opera. Le offerte raccolte a seguito dell’attività di screening sono state devolute alla Casa Lions di Cagliari. Nella giornata del dono sono stati anche raccolti oltre cento occhiali usati: l’attività rientra nell’ambito del service internazionale Lions per la vista. A quanti hanno offerto il loro contributo è stata donata una delle cinquecento piantine della macchia mediterranea messe gentilmente a disposizione dall’Ente Fo-
reste della Sardegna. Una buona riuscita delle attività in programma che si deve principalmente alla creazione di sinergie e collaborazione tra associazioni, istituzioni e privati. Le attività si sono concluse con la messa, partecipata da un centinaio di persone ed animata dal coro della Misericordia. Il celebrante, don Carlo Rotondo, nelle sua omelia ha coinvolto tutti i partecipanti, realizzando così una piena sinergia della salute del corpo e dello spirito. Dopo la messa, tre canti del coro dei “Bambini di suor Paola” ed il volo dei palloncini blu e gialli hanno concluso la mattinata con un gesto gioioso e di speranza.
zionale, con una manifestazione al Parco di Monte Claro a Cagliari, con lo stesso tono delle altre manifestazioni parallele in tutta italia, ma con una motivazione in più. Il lavoro per le persone Down è una realtà in molte altre regioni d'Italia, lo stesso non è per la Sardegna dove, come raccontano le cronache giornaliere: già i normodotati fanno fatica a mantenere o trovare lavoro, nessun programma di inserimento per i disabili intellettivo/relazionali viene realizzato. Perciò il Centro Down vuole sensibilizzare la popolazione su questo tema con la Giornata al Parco di Monte Claro. Maggiori informazioni su www.centrodown.it.
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XXVIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO B)
dal Vangelo secondo Marco
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n quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Vendi quello che hai
Mc 10, 17-30 DON ANDREA BUSIA
il portico dell’Eucaristia
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atteggiamento di Gesù nei confronti dell'uomo che gli si avvicina è chiaramente di stima: costui non mente quando dice di aver osservato i comandamenti fin dalla giovinezza ed è sincera anche la sua ricerca della perfezione davanti a Dio. Non sempre Gesù mostra una tale stima per qualcuno che incontra, ma questo non è un caso isolato, capita anche, per esempio, nella chiamata di Natanaele (Gv 1,47) e nell'elogio a Giovanni Battista (Mt 11,11) e nel caso del centurione romano che non si ritiene neppure degno di incontrarlo (Lc 7,7). Tutti questi personaggi hanno in comune certamente una grande fede, ma anche il fatto di aver visto realizzata la loro attesa, diversamente da come avviene nel nostro brano. Qui si presenta una difficoltà: sebbene ci sia una grande fede in quest'uomo, questa fede condivide lo spazio con l'attaccamento ai suoi beni e Dio esige cuori indivisi. Quest'uomo ricco conosceva già la risposta, ma questa risposta non era an-
cora giunta al suo cuore: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze”. (Dt 6,5; Mc 12,30) Gesù mette davanti al ricco, e davanti a tutti noi, l'esigenza di amare Dio con tutti noi stessi, lasciando in secondo piano tutto ciò che può distrarre il nostro cuore. La ricchezza materiale è chiaramente la principale cosa da verificare, ma non è l'unica: ad essa si aggiungono, ad esempio, l'apparire, il seguire la moda, l'orgoglio e la carriera. Non si tratta necessariamente di cose di per sé negative, ma che rischiano, però, di essere utilizzate in maniera disordinata con l'effetto di creare divisione tra noi e gli altri, tra noi e Dio. Qualcuno potrebbe chiedersi, come gli apostoli, se sia possibile non avere niente a cui essere attaccati in maniera disordinata, se siamo in grado di maturare al punto da concentrare il nostro amore su Dio e far discendere da questo amore per Dio il nostro amore per gli altri. La domanda è quanto mai lecita e la risposta di Gesù è costruita in maniera tale da dare in modo pregnante due informazioni fondamen-
tali: la prima è che per l'uomo è impossibile salvarsi da solo. L'uomo ha il dovere di cercare di migliorarsi, di lavorare duro per controllarsi, ma è e rimane legato alla terra, a meno che non sia Dio a rialzarlo, ad indicargli la strada e sorreggerlo con la sua grazia. La seconda informazione è che Dio ha la possibilità di salvarci, nonostante le nostre debolezze, nonostante le nostre cadute. Inoltre, nel contesto del brano e di tutta la rivelazione, risulta evidente come questa “possibilità” di salvezza da parte di Dio rappresenti un “desiderio” di salvezza. Dio non è un capo di stato che deve decidere se concedere la grazia a un detenuto: è uno che ha già offerto la grazia e che aspetta solo che l'uomo la accolga. Grande è la nostra presunzione quando pensiamo di poterci salvare da soli, come è grande anche quando pensiamo di essere a posto con la coscienza davanti a Dio per i nostri “meriti”: l'unica via per la salvezza passa attraverso il dono gratuito di Dio, cioè attraverso Cristo. Non accettare questo significa allontanare i benefici che Gesù ha conquistato per noi sulla croce, si-
gnifica rifiutare l'aiuto di colui che è venuto “non per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Certamente le nostre azioni e il nostro impegno sono importanti, ma lo sono in quanto manifestazione del nostro desiderio di Dio e come risposta al suo amore o, anche, come partecipazione alla costruzione del regno; ma non possono essere sufficienti ad ottenerci la salvezza.Quanto detto non significa che davanti a Dio le nostre azioni siano prive di valore. Tutt'altro! Dio le desidera, anzi le esige e le premia, come mostra l'ultima parte del nostro brano: un premio che consiste nell'abbondanza di beni su questa terra e nella vita eterna. Le persecuzioni, le sofferenze, che in un certo modo inquinano il premio, sono come la zizzania nel campo di grano, di cui altrove parla Gesù (Mt 13,24-30). Queste tribolazioni non sono parte del piano di Dio ma sono comunque presenti in ogni esperienza umana e la promessa di Gesù della vita eterna vuole essere anche un modo per aiutarci a superarle.
IL CENTRO DELLA VITA DELLA COMUNITÀ In questo numero approfondiamo il legame tra l'Eucaristia e la vita sacerdotale facendo riferimento al testo della Presbiterorum ordinis, il decreto del Concilio Vaticano II sulla vita e il ministero dei presbiteri. Una prima realtà messa in luce dal documento conciliare è relativa al fatto che «tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d'apostolato, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati» (n. 5). Ciò deriva dal fatto che nell'Eucaristia troviamo la fonte e il culmine di tutta la vita ecclesiale, dall'incontro con Cristo nel Mistero Eucaristico infatti ogni credente prende la forza per accogliere e seguire fedelmente la chiamata di Dio. Il centro della vita di tutta la comunità cristiana è l'assemblea eucaristica presieduta dal presbitero, in tale prospettiva i sacerdoti «insegnano dunque ai fedeli a
offrire la vittima divina a Dio Padre nel sacrificio della messa, e a fare, in unione con questa vittima, l'offerta della propria vita» (n. 5). I presbiteri saranno capaci di guidare le persone loro affidate nella misura in cui in prima persona vivranno questa realtà di offerta incondizionata: «nella loro qualità di ministri della liturgia, e soprattutto nel sacrificio della messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che compiono, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze. Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l'opera della nostra re-
denzione e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli» (n. 13). Dal contatto vivo con il Signore nel Mistero Eucaristico nasce e si consolida anche la carità pastorale: «rappresentando il buon Pastore, nell'esercizio stesso della carità pastorale troveranno il vincolo della perfezione sacerdotale che realizzerà la unità nella loro vita e attività. D'altra parte, questa carità pastorale scaturisce soprattutto dal sacrificio eucaristico, il quale risulta quindi il centro e la radice di tutta la vita del presbitero, cosicché lo spirito sacerdotale si studia di rispecchiare ciò che viene realizzato sull'altare» (n. 14). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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Ancora posti liberi per il corso di formazione.
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Scienze del matrimonio e della famiglia ALDO PUDDU
a Diocesi e l' Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno dato il via al VI Corso in Scienze del matrimonio e della famiglia per coppie ed operatori nella pastorale familiare sul tema “Dio vide quanto aveva fatto... ed ecco... era cosa molto buona.” (Gen 1.31). Il corso intende far conoscere a coniugi e genitori, la ricchezza umana e cristiana del Sacramento del matrimonio e promuovere la Pastorale Familiare nella Chiesa locale con la formazione di famiglie come Chiese domestiche capaci di vivere e di comunicare i valori delle Nozze e della Famiglia per la Chiesa e la Società. “Noi - dice Giuseppe Antagonista che insieme alla moglie Paola sono i referenti per il corso abbiamo frequentato il primo anno, e possiamo dire che è stata una ricchezza personale e di coppia. Attraverso le diverse relazioni che negli incontri vengono proposte si ha la possibilità di avere maggiori strumenti per rivedere e riscoprire le motivazioni alla base della scelta di coppia. Il corso è sì rivolto alle coppie sposate ma anche a fidanzati, anzi sarebbe una gioia poterli avere perché è una ricchezza poter crescere insieme verso il matrimonio”. Gli obiettivi sono da un lato la formazioni psico-sociale dall'altro l'approfondimento culturale e spirituale, con la conoscenza dei fondamenti biblici, di quelli teologici, di quelli liturgici, e quelli spirituali del matrimonio e della
RISCRITTURE
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Era come se mi fosse successo questo: un giorno, non so quando, mi avevano messo in una barca e poi mi avevano allontanato da una riva qualsiasi a me sconosciuta e mi avevano indicato la direzione verso un’altra riva, avevano messo i remi nelle mie mani inesperte e mi avevano lasciato solo. Remavo come potevo e navigavo; ma, quanto più andavo verso il centro del fiume, tanto più rapida si faceva la corrente che mi portava lontano dalla meta e sempre più spesso incontravo dei rematori che, come me, erano trasportati dalla corrente. Vi erano rematori solitari che continuavano a remare; vi erano rematori che avevano gettato via i remi; vi erano grandi barche, bastimenti enormi pieni di gente; alcuni lottavano con la corrente, altri vi si abbandonavano. E quanto più avanzavo, tanto più, guardando in giù, in direzione di tutta la fiumana dei naviganti, io dimenticavo la direzione che mi era stata indicata. Proprio in mezzo alla fiumana, nel fitto delle barche e dei bastimenti che scendevano lungo la corrente, finii col per-
dere del tutto la direzione e gettai i remi. Da tutte le parti, con allegria e con giubilo intorno a me, con le vele o con i remi i navigatori venivano giù veloci seguendo la corrente, assicurando a me, e assicurandosi fra loro, a vicenda, che non vi poteva essere un’altra direzione. Ed io credetti loro e navigai per un po’ insieme con loro. E fui portato lontano, così lontano che sentii il rumore delle cateratte contro le quali dovevo andare a infrangermi e vidi le barche che vi si infrangevano. Ed io tornai in me. A lungo non riuscii a capire che cosa mi era successo. Vedevo davanti a me soltanto la perdizione, verso la quale correvo e di cui avevo paura, da nessuna parte vedevo scampo e non sapevo che fare. Ma avendo gettato uno sguardo indietro, vidi innumerevoli barche che senza interruzione, ostinatamente, fendevano la corrente, mi ricordai della riva, dei remi e della direzione, e cominciai a remare indietro per risalire la corrente verso la riva. La confessione, Tolstoj
famiglia. Il corso poi permette anche di conoscere i documenti del Magistero della Chiesa sul matrimonio ma anche gli aspetti fondamentali della psicologia, pedagogia, sociologia e diritto della famiglia, acquisendo consapevolezza e competenze familiari, ecclesiali e sociali. Un corso che dunque ha due livelli di formazione, non distinti ma complementari. “Da un lato riprende Giuseppe - ci aiuta a comprendere quelli che sono aspetti formativi in senso stretto, dall'altro invece aiuta a prendere coscienza delle dinamiche che quotidianamente si sviluppano all'interno della coppia e che caratterizzano la personalità del singolo, uomo o donna”. Nel suo messaggio l'Arcivescovo, mons. Miglio , ha definito il corso “Una possibilità preziosa per realizzare ciò che all'incontro mondiale delle Famiglie, svoltosi a Milano lo scorso maggio, è stato evidenziato, ovvero il compito di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma per irradiazione con la forza dell'amore vissuto. Tanti aspetti della ricchezza della Chiesa domestica - scrive ancora l'Arcivescovo - vengono ignorati dalle famiglie. È ora di prenderne coscienza”. Un invito esplicito dunque da parte di mons. Miglio, per un'iniziativa che viene incontro ad un'esigenza quanto mai sentita: quella di ridare vigore e aiutare il nucleo fondamentale della società, la famiglia, in tempi decisamente non facili.
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il PorTiCo
IL PORTICO DEI LETTORI
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LETTERE A IL PORTICO Caro direttore, notiamo negli stati di Europa ed America un crescendo di stupidità da parte di troppe persone che all'unico scopo di mettersi in evidenza e “apparire”, commettono azioni certamente riprovevoli e dannose per gli altri; di fatto azioni contrarie al rispetto dovuto verso i beni altrui e l'altrui persona; mi riferisco a coloro che in continuazione deturpano palazzi e monumenti, chiese e strade con pseudo scritte; mancano di rispetto alle idee diverse dalle loro (in specie se di religione) con atti e fatti di diverse estrazione (articoli, film, etc); mancano ai loro doveri relativi ad incarichi pubblici si arricchiscano senza alcuna remora. Di chi è la colpa? Credo di tutti coloro che omettono di educare in primis; ma non solo; anche di coloro che evitano di colpire chi ripetutamente, con impensabile e assurdo comportamento, provocano danni anche immensi e perché no anche morti! Morti dovute a quelle persone che dileggiano le opinioni diverse e si attivano per fomentare odio e di-
struzione (si vitupera su Gesù Cristo, su Maometto, provocando guerre di religione, mettendo contro cristiani e maomettani). Tra i colpevoli certamente certi irresponsabili politici, che con il loro comportamento lassivo, permissivo e fraudolento permettono tali fatti; sobillano persone che nulla fanno se non trovare la scusa di scendere in piazza e fare guerriglia!! Attivano la spendita di milioni di euro per interessi e attività personali, scaricandoli alla pubblica amministrazione. Se non fermiamo queste persone non potremo poi protestare o gridare allo scandalo, innanzitutto per i morti (vedi Libano nell'83, 63 morti; Kenia e Tanzania nel 98, 223 morti e 4000 feriti; Afganistan nel 2011, 12 morti; Libano nel 2012 3 morti e 4 feriti; per non parlare l'odio di razza e religione che ne scaturisce, America Torri Gemelle nel 2001, 2500 morti). Politici di ogni livello che in Italia, davanti ad uno stato agonizzante economicamente, hanno plaudito dapprima l'avvento di governi tecnici; ma che dopo 12 mesi di lontananza
dal potere fremono per riconquistare una poltrona, dimentichi dell'esigenza di dover correggere gli errori di anni di assurdo comportamento politico economico; dimentichi dell'esigenza di doversi dotare di nuova legge elettorale; di concretamente attivare una ripresa economica; di porre un freno al dilagare della spesa pubblica, per la conduzione dello stato, delle regioni, delle provincie e dei comuni (vedasi in proposito i tesorieri di partiti politici, i consiglieri regionali che nonostante i loro ampi compensi si appropriano illegittimamente di somme che altrimenti potrebbero essere destinate alla collettività, ormai vessata da imposte, tasse di ogni genere, oltre che da norme che rendono sempre più difficile la vita civile = leggesi burocrazia); dimentichi dell'esistenza di un numero stragrande di persone che giornalmente deve inventare soluzioni per sbarcare il lunario e che, in di più, deve sopportare l'affronto della notizia (letta nei giornali), che la magistratura non possa attivarsi per colpire le appropriazioni indebite dei politici,
rendendo quindi tali personaggi inattaccabili e impunibili! Se questa è democrazia!; per non dimenticare nella nostra isola il problema Alcoa, industria che va a chiudere, quando la Regione spende decine di milioni per il suo apparato e pensa di spendere fior di milioni per una altro carrozzone pubblico che gestirà una flotta sarda… (forse… un flop sardo?) Carlo Ponticelli Caro direttore, assistendo a una S.Messa di ringraziamento per i 50 anni di matrimonio, con l’accompagnamento di figli, nipoti e pronipoti, ho così riflettuto: bene, loro si festeggiano e valorizzano la famiglia in un rito semplice, inserito in una comune messa. Ci sono però persone che, avendo un handicap o una malattia grave e prolungata degenerativa o di origine genetica, non hanno mai avuto una festa proprio per loro, per la loro vita e per la loro famiglia. Certo non si può festeggiare di avere una malattia, ma si può cercare di averne sollievo fisico
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
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e spirituale. Dice Giov. Paolo II in Salvifici Doloris: “Il mondo dell’umana sofferenza invoca senza sosta un altro mondo: quello dell’amore umano”. Il protagonista, con il caregiver e gli altri familiari che si prendono cura, se e quando se la sentono, di loro iniziativa, dal basso della comunità parrocchiale, possono promuovere una loro festa della consolazione per invocare coraggio, pazienza e consolazione e ringraziare Dio del dono della fede e dell’amore familiare, un affetto che può anche crescere nel tempo in correlazione con l’impegno di cura e della condivisione del dolore. E così, valorizzando l’istituzione famiglia, si crea un evento che è e deve restare distinto e diverso dalla giornata del malato. Qui a Oristano, nella parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, un piccolo gruppo di famiglie amiche abbiamo proposto questa festa, in cui abbiamo anche offerto una rosa ad ogni protagonista e distribuito alla comunità una cartoncino con un pensiero di don Oreste Benzi o del Salmo 63 per sensibilizzare sulla visione della malattia e su come accompagnare il malato. Spero che anche altri vogliano promuovere la festa della Consolazione per il loro congiunto. Giacomina Mura
domeniCa 14 oTTobre 2012
IL PORTICO DI CAGLIARI
Bonaria. Per la terza volta padre Giovannino Tolu scelto come guida della parrocchia.
“Il mio impegno per la crescita del carisma mercedario nell’Isola”
Paolo II e di recente Benedetto XVI, la cui presenza ha dato lustro al Santuario e quindi alla parrocchia. C'è poi un grande afflusso di persone che quotidianamente passano di qui, ai quali poi si aggiungono i turisti delle navi da crociera che negli ultimi tempi sono in crescita. A volte però l'orario in cui arrivano non è dei migliori, il primissimo pomeriggio, e la chiesa è chiusa, pe darci la possibilità di avere un po' di riposo. Per assicurare una costante apertura dovremmo essere di più, ma per ora possiamo assicurare questo
servizio, anche se stiamo pensando di chiedere la collaborazione di volontari fidati, per poter lasciare fruibili gli spazi visitabili. Dopo la pausa estiva, se così la si può definire, riprendono le consuete attività in parrocchia? Sabato prende il via l'oratorio con un nuovo anno di lavoro e padre Nunzio come al solito sovraintenderà a tutto. Credo che sia una gioia vedere e sapere che attorno alla nostra parrocchia gravitano tanti bambini e ragazzi. Centinaia di loro partecipano al catechismo e alle attività dell'oratorio, realtà che lungo tutto l'anno portano avanti tantissime attività coinvolgendo anche le famiglie. Credo che l'importanza dell'oratorio e della catechesi stia proprio nel fatto che entrambe non interessano solo i ragazzi ma in un certo qual modo sono occasioni per avvicinare le famiglie, per le quali è necessario provvedere con incontri specifici. Non dobbiamo trascurare nessuno: figli e genitori devono avere un'adeguata formazione e sostegno nel cammino di fede. Il nostro è un carisma che ha nella redenzione e nella libertà due elementi importanti, senza dimenticare il culto alla Vergine. L'auspicio in questo nuovo mio impegno è che sia il carisma mercedario che la devozione alla Madonna crescano non solo in parrocchia o in Diocesi ma anche nell'intera Isola.
ramente maturate, ma sempre con l’unico obiettivo del servizio alla comunità ed al suo vero bene. Siamo qui anzitutto davanti al mistero della morte, sperimentiamo la sofferenza del distacco, siamo provocati a gettare il nostro sguardo oltre il confine della vita umana, là dove i nostri occhi non arrivano a vedere, in un orizzonte però verso il quale il nostro cuore sente un richiamo misterioso e insopprimibile. Il mistero della morte ci mette di fronte alla povertà radicale della nostra vita umana: tutti usciamo da questa vita come il Poverello di Assisi: nudi e adagiati sulla nuda terra. Il momento della morte è anche un momento di luce, una luce che ci porta a riconsiderare i passi della nostra vita, a misurarne la relatività a ridimensionare le vicende che ci hanno appassionati, o meglio a vederle con più pacatezza e con spi-
rito sapienziale. E come non pensare al giudizio di Dio? La liturgia cristiana per i defunti è anzitutto preghiera di intercessione per chi si è presentato davanti a Lui. Il libro della Sapienza ci ammonisce che “un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto” (Sap. 6,5), ma sappiamo anche che il giudizio di Dio unisce severitàcioè verità- e misericordia perché lui solo sa vedere nella profondità del cuore di ciascuno, con assoluta libertà e con riferimento al criterio fondamentale della Carità. Il passaggio della morte diventa così il varcare la vera soglia della speranza. La speranza del cristiano ha il suo solido fondamento nella divina persona di Gesù di Nazaret, crocifisso per la sua fedeltà all’amore verso il Padre e verso ciascuno di noi, realmente risorto e presente accanto a tutti coloro che piangono, che camminano tristi, che lo cercano, e più ancora presente in mezzo a coloro che sono radunati nel suo nome e spezzano il Pane del suo Corpo che Lui ci ha lasciato. Di questo Gesù è stato specchio fedele Francesco, che in Lui ha trovato la luce e la gioia per il suo Cantico delle Creature, dove anche la morte del corpo diventa sorella nostra morte, porta di passaggio all’unione con il Signore già risorto.
Dopo essere stato Ministro generale, torna a guidare la comunità: “Riprendo volentieri a fare un lavoro che mi piace”. Riprendono le attività e le iniziative dell’oratorio ROBERTO COMPARETTI ER LA TERZA VOLTA ritorna alla guida della parrocchia di Bonaria. Padre Giovannino Tolu, classe 1939, nativo di Elmas, ordinato nel luglio del 1965, domenica fa il suo ingresso ufficiale alla guida della parrocchia di Nostra Signora di Bonaria, quella del Santuario mariano più conosciuto in Sardegna. Dopo aver guidato l'ordine mercedario come Ministro Generale, padre Giovannino ritorna a fare il parroco? Sì, ma non è un declassamento anzi è un mettersi sempre al servizio, qualsiasi esso sia. Parroco, cantore di Bonaria o Ministro generale non fa differenza. Anzi direi che i primi due incarichi sono molto più impegnativi. Prima della nomina a parroco facevo tutto ciò che era necessario alla vita di questa comunità: le confessioni, la Messa, funerali e matrimoni, cantare. Og-
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Fedeli sul sagrato della Basilica N. S. di Bonaria; sotto padre Tolu.
gi mi viene chiesto di fare il parroco: è impegnativo perché questa è una comunità particolare, visto che ha un Santuario mariano così importante, una comunità mercedaria e quindi è necessario non solo organizzare il proprio lavoro ma anche quello degli altri. Comunque è un lavoro “favoloso” che a me piace, anche se impegnativo. Quella di Bonaria non è solo una parrocchia? Certo è il luogo mariano di tanti sardi, che ha visto la visita di tre Papi, Paolo VI, il beato Giovanni
“Un uomo che ha saputo servire il bene comune” L’omelia dell’arcivescovo al funerale di Emanuele Sanna + ARRIGO MIGLIO
i è sembrato doveroso accogliere l’invito a celebrare questa liturgia in suffragio dell’on. Emanuele Sanna, in considerazione delle responsabilità pubbliche da lui ricoperte lungo il corso della sua vita, a livello locale, regionale e nazionale. Oggi 4 ottobre la liturgia ricorda la festa di S. Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia; ad Assisi ogni anno una regione a turno offre la lampada che arde perennemente nella basilica di S. Francesco. Viviamo dunque una giornata ed una celebrazione molto significative per ribadire l’importanza del servizio al bene comune: questo servizio è compito di tutti e di tutte le istituzioni, non è esclusivo della politica, ma è evidente che il ruolo delle istituzioni politiche è comunque di primaria importanza. L’insegnamento cristiano in campo sociale non ha dubbi: il punto
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d’arrivo della vita cristiana è la Carità, che è più piena quando viene esercitata non solo verso le singole persone ma verso la comunità e verso la società nel suo insieme. I riconoscimenti ed i commenti che in questi giorni sono stati rivolti alla memoria dell’On. Emanuele Sanna mi dispensano dall’entrare in una rievocazione che non mi compete e che la maggioranza dei presenti è in grado di fare meglio di me. I tempi e le stagioni politiche cambiano rapidamente, oggi più di qualche decennio fa; può diventare sterile fermarsi al semplice ricordo del passato o ad una visione dei soli aspetti negativi del presente. La memoria di quest’uomo che ha dedicato la sua vita principalmente all’impegno politico, senza trascurare gli altri impegni, possa diventare un incoraggiamento per quanti hanno sensibilità verso l’impegno al servizio del bene comune, ciascuno con la propria sensibilità e cultura, con le proprie scelte libe-
il PorTiCo
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brevi AMBIENTE
Giornate sul campo a Monte Arcosu Saranno aperte sino al 24 ottobre prossimo le iscrizioni autunnali alle giornate sul campo insieme agli esperti WWF nell'Oasi Wwf di Monte Arcosu. Gli appuntamenti, tutti di sab a t o , consisteranno in 5 giornate a tema dalle 9,00 alle 17,00.Il primo appuntamento, il 20 ottobre, sarà costituito da un' escursione guidata che verterà sul tema“ Interpretare i luoghi”. Per le iscrizioni consultare il sito www.giovaniprotagonistiwwf.it. A SAN SEBASTIANO
XX Festival internazionale d’organo Per il terzo anno consecutivo la Parrocchia di San Sebastiano di Cagliari ospiterà il XX Festival Internazionale d'Organo organizzato dall'Associazione Musicale "Il Cromorno" e dal Maestro Enrico Pasini. Il programma prevede quattro concerti che si ten-
gono rispettivamente ogni sabato di ottobre alle ore 19 subito dopo la messa delle ore 18,00. IL 6 ottobre ha aperto la rassegna musicale il duo Daniele Pasini al flauto ed Enrico Passini all'organo. A seguire il 13 ottobre l'organista Saverio Filomena Coletta, mentre il 20 ottobre esibizione del duo Karl-Heinz alla tromba ed Enrico Pasini all'organo. Sabato 27 chiuderà la kermesse musicale l'organista Gabriele Studer. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Esercizi spirituali aperti a tutti Nel pomeriggio del 16 ottobre nella casa delle Suore di Donigala Fenugheddu (Oristano) sono previsti gli esercizi spirituali che termineranno il 19 ottobre alle 12. Il tema sviluppato sarà “Signore, aumenta la mia fede” a guidarli sarà padre Umberto Burroni, gesuita. È necessario per i partecipanti avere una copia della Bibbia ed il libro “Liturgia delle Ore”.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PorTiCo
brevi SAN PIETRO DI SORRES
Hanno preso il via le attività autunnali Ha preso il via l'Anno della Fede, voluto dal S. Padre Benedetto XVI, nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e nel ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Sappiamo che la finalità di quest'anno è duplice: ravvivare la fede di chi crede già, e annunciarne la bellezza a chi non ha questo dono. Unico l'impegno che ne deriva per i battezzati: educarsi ed educare gli altri alla fede. Con i due soliti incontri mensili (seconda e ultima domenica del mese ), con inizio alle 9.30 e alle 15.00, vogliamo anche noi Monaci di Sorres offrire la possibilità a quanti lo desiderano di riscoprire la fede, viverla e comunicare anche agli altri ciò che riscopriamo. La seconda domenica faranno da guide padre Ugo e padre Abate. Il primo alle 9.30 presenterà il grande “progetto di Dio” che è la Storia della salvezza, il secondo alle 15 presenterà quelle che sono le virtù teologali con le quali si aderisce al Progetto di Dio e i vizi capitali che sono una remora alla accettazione piena di quel progetto. L'ultima Domenica padre Gianni Pinna presenterà La vita in Cristo secondo i Documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica.
DOMENICA 14 oTTobre 2012
Quartucciu. Conclusi i festeggiamenti in onore del santo patrono, San Pietro Pascasio.
Il mercedario martire precursore del dogma dell’Immacolata Prima occasione di festa per il nuovo parroco, don Alessandro Simbula: “Una comunità unita che ha partecipato con devozione ai diversi momenti del programma” I. P. I SONO CONCLUSI lunedì a Quartucciu i festeggiamenti in onore di San Pietro Pascasio. La parrocchia, nata negli anni '70, nei primi tempi ha utilizzato un garage come luogo per la celebrazione Eucaristica con monsignor Giandomenico Fais, a guidare la comunità. Anni difficili, in cui iniziò l'opera di sensibilizzazione ai fedeli sulla necessità di una nuova chiesa. Vennero così costruiti prima i saloncini parrocchiali e dopo, nel maggio del 1985, l'attuale chiesa. L'opera fu terminata il 9 settembre del 1989.
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La processione di San Pietro Pascasio. Sotto la chiesa parrocchiale.
In questa nuova parte del centro di Quartucciu, dove molti residenti provengono dal capoluogo o da altri centri dell'Isola, la prima domenica di ottobre la festa patronale diventa elemento condivisione. “Nonostante Quartucciu sia oramai un centro popoloso la festa patronale assomiglia a quelle dei piccoli paesi dove in tanti, quasi tutti, non vogliono mancare - dice il parroco don Alessandro Simbula. Per me è stata la prima festa patronale,
dato che sono qui da poco meno di un anno, e devo dire che questa comunità è legata al suo patrono, ha partecipato al triduo di preparazione, con un'ora di adorazione Eucaristica, prima della messa vespertina predicata, così come alla processione di sabato sera per le vie della parrocchia con tanta gente per le strade”. A sovraintendere alla festa un apposito comitato permanente, formato da una ventina di persone, che lavora tutto l'anno in parrocchia e che in prossimità della festa inizia la questua tra le famiglie della comunità. Quest'anno, fanno sapere dal comitato, la crisi si è fatta sentire, e diverse famiglie non hanno potuto contribuire alla coper-
tura delle spese per quelli che sono stati i festeggiamenti civili. Ciononostante il comitato è riuscito anche quest'anno a realizzare una serie di appuntamenti di intrattenimento che si sono svolti nelle serate di sabato, domenica e lunedì. Alla festa patronale domenica si è associata la sagra della “Fregola sarda e della salsiccia arrosto”, un'iniziativa che ha riscosso un buon successo tra la gente che è accorsa numerosa. Di certo uno dei momenti maggiormente sentiti è stata la celebrazione di lunedì pomeriggio con gli ammalati e gli anziani, una Messa partecipata, specie da chi vive nella sofferenza e dai loro familiari. “La festa patronale segna un po' l'inizio delle attività conclude il parroco. Il nostro è un santo poco conosciuto: si tratta di un mercedario martire del 1300 che ha dedicato la sua vita per la liberazione dei prigionieri, specie se in mano ai musulmani. Lui stesso finì in una prigione per mano islamica e lì venne giustiziato, reo, a loro dire, di aver convertito alcune persone al cristianesimo. Fu lui che in anticipo di anni parlò del dogma dell'Immacolata Concezione”. A Quartucciu dunque la comunità ha festeggiato il proprio patrono: un'altra conferma di come la fede in Sardegna affondi le proprie radici nel sangue dei martiri.
domeniCa 14 oTTobre 2012
IL PORTICO DI CAGLIARI
Intervista. Parla Giampaolo Cassitta, autore di alcuni romanzi gialli di discreto successo.
“Bisogna saper leggere gli eventi e avere il coraggio di raccontarli” L’11 ottobre alle 19 a San Saturnino sarà presentato “Il piano Zero”, il nuovo romanzo che racconta i tanti misteri del nostro Paese LAURA CABRAS LASSE 1959, Giampaolo Cassitta è un uomo che nella vita riveste un doppio ruolo: dirigente dell’Ufficio detenuti trattamento per il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e scrittore appassionato già dalla fine degli anni ’80. Partiamo dal primo ruolo. Nasco come educatore nel 1983, quando in Italia e nei penitenziari siamo in un momento non molto semplice. E’ un ruolo, l’educatore, interessante sotto molteplici aspetti ed in particolare perché sei a stretto contatto con diverse persone. Nel 2000 ho avuto l’incarico di capo area educatori, e nel 2008 di dirigente ufficio detenuti e trattamento. Quanto è cambiato il ruolo dell’educatore in questi vent’anni? C’è un diverso approccio al lavoro di educatore per ogni istituto e area di competenza. Si cerca di metter in campo risorse soprattutto umane che possano effettivamente lavorare sulla persona, sul disagio in carcere e sul vissuto personale. Spesso si ricorre all’ausilio di esterni che collaborano con gli istituti. E non si può dimenticare le difficoltà dei col-
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leghi educatori dettate oggi anche dal soprannumero degli ospiti. L’esperienza di educatore-pedagogista all’Asinara ha portato alla pubblicazione di due romanzi, ma quando è nata la passione per la scrittura? L’esperienza all’Asinara è importante e mi ha dato molte soddisfazioni sia lavorative che da scrittore appassionato, con due romanzi: nel 2001 “Asinara, il rumore del silenzio”e l’anno seguente “Supercarcere Asinara”entrambi pubblicati da Frilli editore con un discreto successo. E’ una passione innata: ho iniziato nel 1979 con il concorso“Città di Ozieri”, avevo presentato una poesia in catalano. Ho continuato con una raccolta di versi e altre pubblicazioni: un saggio che parla di un sequestro di persona dal titolo “La zona grigia”del 2005, poi riedito nel 2010. Nel 2006 “il giorno di Moro”e
nel 2011“Il Piano Zero”, quest’ultimo editto da Arcadia. “Il giorno di Moro”appena citato si può definire una memoria degli anni bui del Paese? Oppure è bene parlare di inizio di una storia che ha una chiave di lettura nel successivo “Il Piano Zero”? I due romanzi sono entrambe le cose: una memoria romanzata con una chiave di lettura del tutto artefatta. Ho voluto raccontare una storia che coinvolgesse le generazioni passate, presenti e future. “Il Piano Zero” è un romanzo generazionale: tre amici apparentemente prendono tre strade diverse ma in realtà son tre lottatori, tutti contro le ingiustizie, ognuno con le sue ideologie ed ideali. I loro modi di lottare e i loro ruoli lavorativi completamente diversi: Violetta combattente B.R., Gianvittorio poliziotto, Claudio magistrato.
Perché il secondo libro non si è chiamato“Il giorno di Moro II” visto che c’è un collegamento fra i due romanzi? Il nome del romanzo doveva esser un nome che includesse in sè il centro del racconto: un piano. La memoria fa un viaggio nel passato ancora vivo e vero nelle menti di ogni uomo e nella vita delle vittime e dei sopravvissuti. Parliamo ad esempio di Ustica, del treno Italicus, di piazza Fontana. Ma chi erano davvero le B.R? e Violetta, la protagonista del romanzo? Le B.R. erano convinte in quegli anni di avere un grande consenso popolare e questo li portava ad agire in nome del popolo. Tutto era per la causa, anche le uccisioni. Violetta, un personaggio di fantasia, non si è mai pentita però vuol fare rivelazioni importanti a Claudio e per far questo cerca prima Gianvittore. Come ha vissuto lei quelle stragi? Male. Il mio pensiero è che chi ha commesso quei delitti non appartiene alla civiltà, hanno ucciso persone inermi come una bimba di appena tre anni. Confesso che mi piacerebbe sapere - anche in un’altra vita - chi è l’autore di queste stragi e perché sono state commesse. Si sente come Pasolini? Mi sento un’intellettuale proprio alla maniera di Pasolini: bisogna leggere fra le righe, avere gli occhi per vedere le cose e il coraggio intellettuale di dire anche se con un romanzo non per la storia, perché lì ci penseranno gli storici, quanto per non dimenticare in un modo un po’ dolce e curioso.
Annunciare il Vangelo all’umanità di oggi All’Istituto di Scienze religiose parte il corso di Missiologia I. P. N CORSO per formare ad una maggiore consapevolezza della missionarietà. Questa è la motivazione alla base dell'iniziativa che l'Istituto di Scienze Religiose, in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, ha avviato nei giorni scorsi. “Parlare di missiologia - dice padre Mario Maniero della Comunità Missionaria di Villaregia, che tiene le lezioni - significa guardare all'attività evangelizzatrice di Gesù e alla vita della Chiesa primitiva, per imparare come annunciare il Vangelo oggi. L'esperienza di Gesù e dei primi cristiani diventa paradigma del nostro annuncio del Vangelo, e invito anche a metterci in ascolto di tutti i missionari che attraverso i secoli hanno avuto il coraggio di accogliere il mandato
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missionario “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte le creature, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Il corso, quindi, si inserisce in un percorso di approfondimento della dimensione missionaria della Teologia”. “La spiritualità missionaria, anima di questo corso, - riprende il missionario - dovrebbe essere parte integrante della vita cristiana e costante spinta all'apertura universale. Il Concilio Vaticano II afferma che il cristiano oggi non si può dire tale se non è missionario, perché la missione è l'identità stessa della Chiesa che è il frutto della missione di Cristo nata in seno al mistero della SS.ma Trinità. Per questo è necessario che la spiritualità missionaria abbracci tutti gli aspetti della vita quotidiana del credente, il suo modo di pen-
il PorTiCo
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brevi ALLA GALLERIA COMUNALE
In esposizione tre opere di Ciusa La Scultura e l'Anima è il titolo dell'Esposizione che presenta al pubblico tre opere di Francesco Ciusa, gentilmente concesse in comodato d'uso gratuito al Museo dalla famiglia Ciusa. Le nuove sculture, Il Dormiente (1909), La Campana (1922-23) e Il Busto di Sebastiano Satta (1928-30), sono tre importanti opere che non solo arricchiscono il percorso espositivo del museo ma, essendo distanti cronologicamente l'una dall'altra, testimoniano, dal punto di vista stilistico e tematico, alcuni snodi fondamentali della produzione del maestro. MEIC
Inaugurazione dell'anno sociale Sarà la santa Messa presieduta dall'assistente mons. Mario Ledda ad inaugurare martedì 16 alle 18 nell'oratorio SS. Crocifisso, in piazza San Giacomo, a Cagliari il nuovo Anno Sociale 2012/2013 del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC). A seguire l'Assemblea con la presentazione del programma. Venerdì 19 invece nell'Aula Magna della Pontificia Facoltà Te o l o g i c a della Sardegna è previsto un convegno sul tema “Giuseppe Toniolo, Apostolo del Cattolicesimo Sociale”. Relatori saranno Ernesto Preziosi, presidente del Centro Studi Storici e Sociali (Censes) di Roma e il professor Vittorio Dettori dell'Università di Cagliari. Coordina i lavori il presidente diocesano del Meic Gianfranco del Rio. L'inizio è previsto per le 18. N.S. DEL CARMINE
Ad Assemini si ricorda Marco Morelli Padre Mario Maniero tra i bambini in missione.
sare, di agire, di riflettere. Tutto deve essere animato da questa tensione all'universalità”. “Il Concilio - dice ancora padre Mario - ha avuto il grande dono di “portarci in casa” la missione, perché ci ha messo in costante atteggiamento di missione, o meglio di apertura concreta ad essa. Certamente non è una verità facile da realizzare, perché ciascuno di noi è orientato a guardare al suo piccolo orticello, ai propri interessi, con uno sguardo ristretto.
Dobbiamo, pertanto, chiedere allo Spirito Santo una nuova Pentecoste per aprirci sempre di più a questa dinamica che la Chiesa ci propone. Credo sia una felice coincidenza la concomitanza dell'apertura delle celebrazioni per il 50° anniversario del Concilio e l'ottobre missionario, un'occasione non solo di commemorare un fatto storico ma soprattutto una possibilità per ripartire in modo nuovo, più profondo e autentico”.
Nella parrocchia di Nostra Signora del Carmine di Assemini sabato e domenica le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante ricorderanno il cosiddetto “Dies natalis”, ovvero i cento anni dalla morte del Venerabile Marco Morelli, fondatore della congregazione. Nel corso del fine settimana sarà possibile visitare una mostra sulle missioni che le suore hanno in America Latina, in Africa ed in Asia, mentre nel corso delle celebrazioni Eucaristiche le stesse religiose presenteranno il loro carisma e le attività portate avanti.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PorTiCo
brevi
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Villasor. dopo gli altri centri del Campidano, si concludono le feste in onore dei santi patroni.
SANT’ANTONIO A QUARTU
“La bellezza della Famiglia” Prende il via martedì 16 ottobre il ciclo di incontri che la parrocchia quartese di Sant'Antonio ha deidcato alla famiglia. “Vogliamo riflettere e pregare- scirve il parroco - padre Mario Solinas su questo grande progetto di Dio per noi per scroprire la trama concreta del grande amore di Dio per noi”. Due i binari su cui si muoveranno questi incontri il primo è la Sacra Scrittura curati dallo stesso parroco, il secodno ha per tema la Chiesa è saranno curati da padre Christian Steiner.
A SILIQUA
Una fiaccolata per l’Anno della Fede Sabato alle 18 la comunità di Siliqua si ritroverà, dopo la celebrazione della Messa vespertina per una fiaccolata tra le vie del paese con la quale verrà dato l'avvio all'Anno della Fede. Un
appuntamento con il quale verrà anche posto in luce l'ottobre missionario, il mese del Rosario e il mese del Mandato per l'anno catechistico 2012/2013.
“La venerazione di Santa Vitalia è diffusa in tutta la nostra Isola” Il parroco, don Collu: “Tantissime persone frequentano la chiesetta: chi per una preghiera, chi per confessarsi. E’ un culto che nei secoli è rimasto inalterato” R. C.
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ON LA FESTA di Santa Vita-
lia di Villasor si chiude una sorta di ciclo che nelle ultime 4 settimane ha animato i centri del Campidano di Cagliari. Dopo Santa Maria ad Uta, Santa Greca a Decimomannu e Santa Vitalia a Serrenti i festeggiamenti in onore di Santa Vitalia a Villasor rappresentano la conclusione delle feste che tradizionalmente attirano molti fedeli. “In effetti è così - dice il parroco di Villasor, don Salvatore Collu. Riceviamo telefonate con richieste di informazioni anche dall'Iglesiente, prova di come Santa Vitalia sia profondamente venerata dalla gente non solo di Villasor o del circondario, ma anche da diverse parti dell'Isola”. La tradizione vuole che già dall'ultimo sabato di settembre il simulacro della martire venga portato in processione nella chiesetta alla periferia del paese, di recente restaurata e portata agli antichi splendori. La chiesa venne ricostruita, grazie a donazioni della popolazione, alla fine dell'Ottocento, non lontano dal luogo dove anticamente sorgeva una precedente chiesa, interdetta a causa delle sue precarie condizioni nel 1888.
La processione di Santa Vitalia per le vie di Villasor; sotto la chiesetta campestre.
Il terreno su cui sorgeva l'antica chiesa apparteneva a privati, per questo venne costruito un nuovo edificio, grazie anche all'offerta di un nuovo terreno da parte di una persona facoltosa del paese che fece un lascito senza nessun vincolo, in modo da evitare le difficoltà incontrate con la prima costruzione. I lavori di costruzione della nuova chiesa iniziarono nel 1894 e terminarono probabilmente nel 1895, se ne ha notizia nell'inventario compilato dalla Diocesi nel 1902. Nella chiesetta di Santa Vitalia viene celebrato il triduo di preparazione con una messa vespertina, preceduta dalla recita del rosario con litanie. Domenica scorsa invece dopo la messa, la processione solenne con accompagnamento dei gruppi folk e della banda musicale, ha visto tantissimi fedeli al seguito: un fiume di persone ha attraversato le vie del centro coperte da sa rama-
AIUTIAMO LA CARITAS La Caritas ha attivi due conti correnti per raccogliere fondi a favore dei numerosi servizi che porta avanti. Per partecipare alla sottoscrizione: Banca Prossima: c.c.b. 1000/00001263 intestato Caritas Diocesana Cagliari via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. IBAN - IT26 P033 5901 6001 0000 0001 263 Bancoposta: Conto n. 000016211096 Intestato Caritas Diocesana Cagliari Via mons. Cogoni 9 09121 Cagliari. IBAN - IT 74 E 07601 04800 000016211096 Indicando come causale: Sostegno alla Caritas.
dura, e la conclusione nella chiesetta di Santa Vitalia. “La festa rappresenta uno dei momenti in cui la comunità si ritrova sotto l'aspetto religioso che quello civile - afferma il parroco. Un apposito comitato ha predisposto, come al solito, i festeggiamenti civili ma ciò che è caratteristico è il continuo via via di persone all'interno della chiesetta nei mo-
menti in cui non ci sono le celebrazioni. Tantissime persone nell'arco della giornata passano per una preghiera o magari per confessarsi, molti chiedono di poterlo fare e magari non lo facevano dalla festa dello scorso anno. La devozione è davvero forte e molti non vogliono mancare alle processioni oppure alla messa della domenica mattina. Quando Villasor era un centro essenzialmente agricolo Santa Vitalia rappresentava anche un momento di pausa per i lavori dei campi. Oggi lo scenario è diverso ma la devozione e l'attaccamento alla martire è inalterato”. Un altro appuntamento è quello del rientro del simulacro in parrocchia. Martedì scorso tra due ali di folla la statua della martire ha prima fatto una breve processione con rientro nella chiesetta dove è stata celebrata la messa, al termine della quale si è snodata la lunga processione di rientro in parrocchia. Anche quest'anno i villasoresi, ma non solo loro, hanno tributato l'omaggio a Santa Vitalia. Sulla storia della martire è stato di recente pubblicato uno studio, così come due nuovi quadri del pittore monastirese Salvatore Atzeni, che rappresentano Santa Vitalia e Santa Greca, sono oggi nella disponibilità della parrocchia.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
Facoltà teologica. Il testo integrale dell’intervento pronunciato da mons. Arrigo Miglio.
“Tornare allo spirito del Concilio significa ripartire da Nazaret” Benedetto XVI ci chiede di tornare alle sorgenti della nostra fede, di accogliere la grazia che oggi il Concilio ci offre, di riscoprire la gioia che la fede alimenta + ARRIGO MIGLIO NIZIAMO L’ANNO Accademico 2012 – 2013 in particolare unione con il Santo Padre Benedetto XVI che ci chiama a vivere l’Anno della Fede, nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, dall’11 ottobre 2012, giorno anniversario del Concilio, alla Festa di Cristo Re, 24 novembre 2013. Siamo anche alla vigilia di un Sinodo sulla nuova evangelizzazione, che vuole sottolineare il momento forte che oggi la Chiesa vive, o che per lo meno è chiamata a vivere, rendendosi conto che questo “non è tempo di ordinaria amministrazione”, come ebbe ad esprimersi il beato Giovanni Paolo II, che fin dagli inizi del suo pontificato lanciò l’appello per la nuova evangelizzazione. L’invito rivolto dal Papa Benedetto XVI a tutta la Chiesa con la Lettera Apostolica Porta Fidei ci chiede di tornare alle sorgenti della nostra fede; di accogliere la grazia che oggi il Concilio ci offre, con il suo magistero; di vivere l’esperienza della fede come un pellegrinaggio, senza fermarci mai, varcando una porta sempre aperta per tutti; di riscoprire la gioia che la fede alimenta; di crescere nella consapevolezza delle ricchezze che la fede ci dona; di condividere con gli altri la nostra esperienza di fede. cogliendo così il vero obiettivo che il Concilio si era dato e che oggi rischia di essere dimenticato. Per le generazioni più giovani infatti il Concilio appare come un avvenimento del passato, ormai lontano, che al massimo può ancora interessare le persone più anziane, spesso prese dalle discussioni e dalle polemiche sulla interpretazione dei testi conciliari o dai ricordi e magari dai rimpianti per ciò che il Concilio ha fatto o non ha fatto. Il Papa ci richiama all’essenziale e la sua Lettera dedicata alla “Porta della Fede che è sempre aperta” costituisce come il punto di arrivo di un percorso che parte proprio da quell’11 ottobre 1962. Mi pare utile riascoltare alcuni passi del discorso pronunciato quel giorno dal Beato Giovanni XXIII, il Papa che aveva indetto il Concilio: “Il gesto del più recente e umile successore di San Pietro, che vi parla, di indire questa solennissima assise, si è proposto di affermare ancora una volta la continuità del Magistero Ecclesiastico, per presentarlo in forma eccezionale a tutti gli uomini del nostro tempo, tenendo conto delle devi-
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L’inaugurazione del nuovo anno accademico alla Facoltà teologica.
azioni, delle esigenze, delle opportunità dell’età contemporanea…Il grande problema posto davanti al mondo, dopo quasi due millenni, resta immutato. Il Cristo, sempre splendente al centro della storia e della vita; gli uomini, o sono con Lui e con la Chiesa sua e allora godono della luce, della bontà, dell’ordine e della pace; oppure sono senza di Lui o contro di Lui, e deliberatamente contro la sua Chiesa: divengono motivo di confusione, causando asprezza di umani rapporti e persistenti pericoli di guerre fratricide…Il Concilio diventa così motivo di singolare impegno di grande riconoscenza al Supremo Datore di ogni bene, per celebrare con cantico esultante la gloria di Cristo Signore, Re glorioso e immortale dei secoli e dei popoli… Nell’esercizio quotidiano del nostro ministero pastorale ci feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazioni e rovina…A noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo. Nel presente momento storico la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che per opera degli uomini e per lo più al di là della loro stessa aspettativa si volgono verso il compimento di disegni superiori e inattesi; e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa… Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace…Il nostro dovere non è soltanto di custodire questo tesoro prezioso, come se ci preoccupassimo unicamente dell’antichità, ma di dedicarci con alacre volontà e senza timore a quell’opera che la nostra età esige, proseguendo così il cammino che la Chiesa compie da quasi venti secoli Dalla rinnovata serena e tranquilla adesione a tutto l’insegnamento della Chiesa, nella sua interezza e precisione…lo spirito cristiano, cattolico ed apostolico del mondo intero attende un balzo innanzi …è necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia ap-
profondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo…”. In questi 50 anni trascorsi, dopo i documenti conciliari “che non hanno perso nulla del loro smalto”, per usare le parole di Giovanni Paolo II riprese da Benedetto XVI, molti altri interventi hanno segnato il cammino della Chiesa per confermare, consolidare e approfondire il magistero del Concilio Ecumenico. Penso all’esortazione apostolica post sinodale Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, nel ’75; al CJC dell’83, alla trilogia di esortazioni apostoliche post sinodali Christifideles Laici – Pastores Dabo Vobis – Vita Consecrata, al Catechismo della Chiesa Cattolica del ’92, che Benedetto XVI invita caldamente a rileggere come uno dei frutti più importanti del magistero conciliare; mi piace anche ricordare la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del ’93 sull’Interpretazione della Sacra Scrittura, senza trascurare il cammino particolare della chiesa italiana a partire dal Documento Base del ’70 ai programmi pastorali decennali puntualmente susseguitisi e ritmati dai convegni nazionali di Roma, Loreto, Palermo, Verona e prossimamente Firenze. Una mole di lavoro che impressiona e che ha inciso molto nella vita delle nostre comunità parrocchiali e diocesane. Per comprendere meglio questo cammino, per non fermarsi soltanto agli aspetti esteriori in genere secondari è importante cogliere uno dei fili d’oro che hanno legato questi anni e questi passaggi, un filo che parte proprio dall’animo e dalle parole del beato Giovanni XXIII, trova una delle sue formulazioni più complete nella costi-
tuzione Gaudium et Spes e giunge fino alle encicliche sull’Agape – Caritas di Benedetto XVI; ma ha la sua vera sorgente nella Parola di Dio, dal momento in cui Dio si commuove al profumo del sacrificio offerto da Noè (Gen. 8, 21) alla tenerezza, che Giona non ha intuito, nei confronti di Ninive (Giona 4,11), alla commozione di Gesù di fronte alle folle (ad es. Mt. 9,36). È l’amore per l’uomo, per tutto il genere umano, per ogni uomo e ogni donna, che non è amore per il grigiume o tanto meno per le tenebre, né per il relativismo o per il secolarismo, ma per le persone, che tanto più commuovono il cuore di Dio quanto più sono ferite e bisognose di salvezza. Ogni volta che un cristiano, tanto più un pastore, sa riflettere nel suo volto la commozione di Dio per l’uomo questo ne rimane incantato. Penso ai Papi che il Signore ci ha donato in questi 50 anni, ma anche a tanti pastori che abbiamo incontrato, fino al compianto Cardinale Martini. Lo stupore di tanti non praticanti, non credenti, atei cercatori di Dio nasce proprio da questo animus. Certo, si corrono dei rischi, perché non manca mai chi vuole strumentalizzare, e molti oggi hanno perso il senso della distinzione tra errore ed errante, situazione oggettiva e responsabilità soggettiva, cadendo in corto circuiti pericolosi. Benedetto XVI nell’enciclica Caritas inVeritateinverte appositamente i termini del passo paolino Veritatem facientes in Caritate e parla di Caritas in Veritate: non è un gioco di parole ma un bel modo per farci comprendere che i due termini sono inseparabili, solo insieme riflettono il volto del Signore, mentre la verità senza la carità diventa una smorfia e la carità senza la verità una maschera, un guscio vuoto dove si può mettere qualsiasi contenuto, per citare ancora la medesima enciclica. Ripartire con l’anno della Fede, tornare al vero spirito del Concilio significa ripartire da Nazaret, dove lo Spirito ha trovato largo spazio nel cuore di Maria e dove Gesù ha presentato nella sinagoga la sua missione proprio con le parole riferite allo Spirito del Signore che è su di me, e che ora invochiamo su ciascuno di noi e sul cammino della nostra Facoltà.
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detto tra noi Spese folli per i matrimoni di D. TORE RUGGIU
Il 24 agosto scorso, il quotidiano della CEI “Avvenire” ha dedicato un'intera pagina, a firma di Raffaele Negro, al delirio che coinvolge la maggior parte delle coppie che decido di sposarsi. Si va dalle feste di addio al celibato/nubilato, alla scelta dell'abito iperapparscente; dal catering faraonico, alla folle lista regali: ecco il rito “barbarico” del matrimonio dei nostri tempi! È certo una maniera grottesca di festeggiare, specie se si considera come, ai nostri giorni, vanno a finire almeno la metà dei matrimoni celebrati. Ci sono alcuni aspetti che oserei definire comici, che vanno modificati. Per esempio: ci siamo chiesti che senso hanno le feste di addio al celibato/nubilato? O l'abito bianco della sposa? Insomma, va bene la festa, ma se si sconfina nell'eccesso dello show, allora no! Soprattutto se valutiamo che tante coppie, pur di accaparrarsi la mega festa, arrivano a chiedere dei prestiti, con conseguenti rate da rimborsare aumentate degli interessi che, banche e finanziarie, chiedono….Alla faccia della crisi! Però, nei nutriti bilanci per le spese nuziali, spesso ce n'è una sulla quale si è parchi: è l'offerta per la Chiesa. Chiariamo subito che si tratta di offerte che non vanno a finire nelle tasche dei preti, come molti erroneamente pensano, ma nella cassa parrocchiale, gestita dai parroci per le spese ordinarie e straordinarie della parrocchia, e controllata dal consiglio per gli affari economici, composto dal parroco e da 6 laici. Pochi sanno (ma è bene che tutti lo sappiano), che la parrocchia è tenuta, annualmente, a presentare alla Curia il bilancio consuntivo dell'anno precedente e il bilancio preventivo per l'anno successivo. Insomma: tutto alla luce del sole! E allora, le spese folli dei matrimoni dove si effettuano? Senz'altro per ristoranti, abiti, feste di addio al celibato/nubilato, servizi fotografici e filmini, bomboniere e tanto altro. Fate i conti da soli, aggiungete l'offerta per la Chiesa e l'addobbo floreale (per il quale si invita alla sobietà)…evviva gli sposi! Ma a che caro prezzo! Tempo fa un giornalista ebbe l'ardire di telefonare a diverse parrocchie di Cagliari, chiedendo quale fosse la spesa per un matrimonio, per fare poi un pezzo sui costi, attribuendo falsamente, il costo maggiore alle spese in Chiesa. Un parroco, raggiunto dalla telefonata- trabocchetto, gli ha risposto: “scusi, ha sbagliato numero. Per le spese folli per i matrimoni, telefoni altrove!”. E vi assicuro che l'audace giornalista ha capito! È tempo che i bagordi vengano ridimensionati, a vantaggio di feste più sobrie, magari in famiglia, come avveniva un tempo nei nostri paesi e, vi assicuro, non mancava nulla (anzi!), ma niente spese pazze. Al loro posto, feste semplici e ordinate, preparate con la solidarietà di parenti e amici (solidarietà ormai quasi scomparsa). Senza contare che, allora, i matrimoni resistevano ai venti contrari e alle tempeste, perché fondati su basi solide.
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IL PORTICO DEL CUORE
il PorTiCo
Anno della Fede. Quella appena cominciata è un’occasione di nuovo slancio.
Io credo perchè l’hai detto Tu
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari
ADORATRICI PERPETUE
e non vediamo non crediamo. La nostra natura, prigioniera dei sensi, fa propria l’espressione di San Tommaso: “Se non vedo, non crederò” (Gv.20,25) quando gli altri Apostoli condividono con lui la gioia di aver visto il Signore : “Abbiamo visto il Signore!”. Per venire incontro alla debolezza dell’uomo Dio si è rivelato nella carne stessa dell’uomo, in Gesù, perché l’uomo potesse vederlo, toccarlo, ascoltarlo. Poi si è nascosto di nuovo, in modo misterioso, nell’Eucaristia, dove è realmente presente in tutta la sua sostanza e che rimane il più grande mistero della nostra fede. Noi non abbiamo visto il Signore con i nostri occhi sensibili, ma crediamo alla Sua Parola. Egli ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt.28,20) e questa realtà, questa verità è nascosta nell’Eucaristia in cui è presente e di cui le Adoratrici Perpetue sono testimoni. A questo riguardo la Beata M. Maddalena scrive nel suo atto di fede: “E’ vero, o mio Gesù, che stai nell’Eucaristia in un modo a noi, miserabili creature, incomprensibile (il che forma il grande oggetto della nostra fede), ma io non vado dietro ai miei sensi che non possono vedere che le apparenze del pane, sotto le quali ti nascondi. La tua Parola, o Verbo Increato e Incarnato, o Verità infallibile, mi basta. Tu hai detto: “Questo è il mio Corpo”, io non altro cerco; io credo perché l’hai detto Tu”.
domeniCa 14 oTTobre 2012
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Il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto uno speciale anno della Fede come occasione di nuovo slancio nel cammino cristiano della Chiesa. La fede è la giusta compagna del nostro cammino, ed è ben giusto ricordarci questo aspetto dinamico della nostra vita. Siamo in cammino. Tutto quello che viviamo, tutto quello che facciamo e abbiamo è transitorio, destinato a passare, perché noi andiamo oltre, in cammino verso ciò che eternamente ci apparterrà, il Regno che Dio ha preparato per noi, la nostra vera patria. Siamo in cammino verso il Cristo che viene. La nostra vita è un andargli incontro, consapevolmente o no, perché Egli possa trovare la fede sulla terra:
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“Quando tornerò, troverò la fede sulla terra?” (Lc.18,8); possa trovare anime che hanno vissuto credendo in Lui, compiendo così l’Opera di Dio: “Questa è l’Opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato” (Gv.6,29). Perché credere in Gesù significa realizzare il piano di salvezza di Dio per l’umanità attraverso il Suo sacrificio. “Fin dall’inizio del mio ministero petrino ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggior evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” [P F 2]. Le parole del Santo Padre interpellano da vicino noi che abbiamo consacrato la vita per seguire Gesù, per camminare con Lui verso la pienezza della vita e maggiormente siamo invitati a testimoniare con la nostra vita la gioia che scaturisce dalla nostra unione con Lui. Gioia profonda, fondata sulla fede in Lui e nella sua Parola : “La vostra tristezza si cambierà in gioia”(Gv.16,20), a cui ci affidiamo e che tutto trasforma, anche il dolore più grande perché crede che in quel dolore è presente il Dio dell’ Amore che si è fatto “dolore” per amore dell’uomo, il Dio che salva proprio perché ha preso su di sé tutte le sofferenze del mondo. “Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore ci ha lasciato” [n°6]. Le Adoratrici Perpetue “sono chiamate a considerare e a vivere il Mistero Eucaristico nella sua totalità e a testimoniare la permanente particolare presenza del Signore sotto le sacre specie” [Cost. art.23]. Il consacrare la vita per stare di fronte a Gesù Eucaristia è il principale aspetto del nostro carisma perché la nostra presenza davanti al Pane Eucaristico deve scuotere le coscienze di coloro che vivono fuori della fede in Dio
e di coloro che sono detti “cristiani”, ma sono pigri nel confessare la loro fede, incostanti e incoerenti. Il Signore è vivo, è presente nell’Eucaristia, noi lo crediamo e lo adoriamo perché l’ha detto Lui e la sua Parola ci basta perché è la Parola di Colui che ci ama, che ci ha creati per Lui, che si è rivelato a noi perché noi possiamo diventare “capaci di rispondergli, conoscendolo e amandolo ben più di quanto saremmo capaci da noi stessi” [CCC 52]. La nostra testimonianza non si esaurisce solo davanti all’Eucaristia, come per ogni fedele nella partecipazione alla Santa Messa, ma si estende a tutta la nostra storia personale, quotidiana dove, con ancor più forza, dobbiamo testimoniare la presenza reale di Gesù a tutti coloro che incontriamo, in tutte le situazioni, difficoltà, sofferenze, prove, in tutto quello che ci circonda. In tutto quello che facciamo e diciamo dobbiamo amare e riconoscere l’amore di Dio. Dobbiamo stare di fronte a Dio nell’Amore verso Lui medesimo perché è il nostro Dio che merita di essere amato con tutte le forze del nostro essere, cuore, anima, corpo. E nell’Amore verso il prossimo che vediamo concretamente ed è immagine di Dio, e ancora verso tutte le situazioni quotidiane che viviamo. Le Adoratrici Perpetue, come tutte le monache di clausura, vivono la totalità del mistero Eucaristico, diventano esse stesse un mistero di fede, per se stesse e per gli altri perché vivono nascoste con Cristo in Dio. La loro vita, la loro testimonianza è velata dalla separazione dal mondo che non vede il consumarsi della loro offerta, come neanche loro vedono i frutti della loro consacrazione silenziosa, ma credono che il chicco di grano caduto in terra, nascosto sotto terra, che muore a tutto ciò che non è Dio, produce molto frutto.
Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, Giacomo Mameli, Maria Luisa Secchi, Vittorio Pelligra, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Giovanni Lorenzo Porrà, Marco Floris, Laura Cabras, Mariano Murru, Francesco Furcas, Michele Antonio Corona, Roberta Usai, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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